N. 07 - ottobre 2012

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ottobre 2012 | anno II

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L’Accademia del Fitness Wellness & Anti-aging Magazine

n.07


La dieta COM (acronimo di CronOrMorfo dieta) è un approccio integrato che tiene conto della Cronobiologia degli Ormoni e della Morfologia dell’essere umano. Non siamo tutti uguali e trovare la giusta alimentazione e tipologia di esercizio fisico per ognuno di noi è la strada per raggiungere la salute. Determinate morfologie, ovvero determinate forme del corpo, sono legate a specifiche espressioni caratteriali. Tutto questo, si sa, è legato alla genetica che indirizza il nostro sviluppo secondo le nostre predisposizioni. Oggi, tuttavia, si ha la certezza c he anche l’epigenetica (cioè l’influenza dell’ambiente esterno) gioca un ruolo fondamentale nel permettere o impedire il manifestarsi di determinate predisposizioni: “Nasciamo come siamo, diventiamo come mangiamo, come ci muoviamo, come pensiamo!”. La dieta COM tiene conto della Morfologia dell’individuo (a mela, a pera o a peperone) che corrisponde a specifiche prevalenze Ormonali, la cui influenza sulla distribuzione del grasso può essere controllata e modificata, in parte, dalla scelta qualitativa, quantitativa e Cronologica degli alimenti, favorendo, di conseguenza un dimagrimento localizzato.

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LA DIETA COM E IL DIMAGRIMENTO LOCALIZZATO

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numero 07 / 2012

Editoriale ACCADEMIA DEL FITNESS Galleria Crocetta 10/A 43126 PARMA Tel. 0521.941319 Fax 0521.294971 www.accademiadelfitness.com magazine@accademiadelfitness.com Direttore: Massimo Spattini In redazione: Claudia Bonini Cristiana Pedrazzini Cinzia Ruggeri Comitato scientifico: Prof. Marianno Franzini Prof. Fulvio Marzatico Dott. Filippo Ongaro Prof. Adolfo Panfili Prof. Mario Passeri Hanno collaborato a questo numero: Gianfranco Beltrami Krista Burns Marco Tullio Cau Alessandro Gelli Serena Missori Giovanni Montagna Giovanni Occhionero Adolfo Panfili Massimo Spattini Fotografi: Alex Ardenti SHUTTERSTOCK FOTO Editore: Profitness S.a.s. Galleria Crocetta 10/A 43126 Parma Tel. 0521.941319

In questo momento di contrazione generale dell’economia, il settore delle attività finalizzate al benessere è in controtendenza. Probabilmente il maggior stress, dovuto al disagio lavorativo ed economico, fanno acquisire una maggior consapevolezza dell’importanza della cura del proprio organismo come unità mente-corpo. Si preferisce quindi rinunciare a una macchina nuova e all’ennesimo vestito, ma investire piuttosto sulla propria forma fisica e sulla propria salute che, alla fine, sono il bene più importante che abbiamo e che dobbiamo tutelare. La corretta alimentazione, l’esercizio fisico, lo stress management, l’uso di integratori, diventano il cardine di un approccio funzionale per il miglioramento della nostra sensazione di benessere e nell’ottica della prevenzione delle malattie degenerative croniche che ormai riguardano anche individui relativamente giovani (obesità, diabete, malattie cardiovascolari, esaurimento

psico-fisico, malattie osteo-articolari). La medicina convenzionale è stata in grado di debellare o controllare quasi tutte le malattie acute ma ha fallito miseramente e anzi, ha forse contribuito, all’aumento delle malattie iatrogene (vedi gli effetti devastanti dell’abuso di farmaci antinfiammatori). Nuovi concetti stanno emergendo prepotentemente come quelli dell’allenamento funzionale e della medicina funzionale, che considerano l’organismo nella sua globalità e non come un assemblaggio di singoli muscoli e singoli organi indipendenti, bensì come un tutt’uno interconnesso. Siamo solo all’inizio di un cambiamento epocale che porterà innovazione e nuove possibilità. Il non comprendere questo porterà solo svantaggi in termini di competitività a chi non vuole accettarlo. Massimo Spattini Presidente dell’Accademia del Fitness

Stampa e distribuzione: Mattioli 1885 S.r.l. Str. della Lodesana, 649 sx Loc. Vaio 43036 Fidenza (PR) Tel. 0524.530383 www.mattioli1885.com Registrazione n. 12/2004 Tribunale di Parma

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Sommario Editoriale 3 di Massimo Spattini

TRATTAMENTI COSMETICI E DIMAGRIMENTO LOCALIZZATO di Massimo Spattini

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Integratori per la mente

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Combattere l'infiammazione il ruolo degli integratorI

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LE VITAMINE NELL’ATTIVITà SPORTIVA e per migliorare la gestione dello stress

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Piante medicinali e attività fisica l'azione sugli emuntori, gli organi della giovinezza

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La nuova rivoluzione per la salute in Italia: la Chiropratica

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La Sindrome Premestruale la Sindrome che ti trasforma

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Influenza della variazione del pH a livello metabolico

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Diagnosi dell’Ernia Discale

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di Marco Tulio Cau

di Gianfranco Beltrami

di Alessandro Gelli

di Giovanni Occhionero

di Krista Burns

di Serena Missori

di Giovanni Montagna

di Adolfo Panfili 4



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TRATTAMENTI COSMETICI E DIMAGRIMENTO LOCALIZZATO Abbiamo visto come la circolazione sanguigna abbia un effetto fondamentale nell’accumulo del grasso localizzato e come, quindi, ogni pratica rivolta al miglioramento della stessa abbia un significato nell’ottica di un dimagrimento localizzato. Anche se spesso esiste dello scetticismo sul fatto che le creme possano essere efficaci, non dobbiamo dimenticare che la pelle è un “organo” in grado di assorbire molteplici sostanze che, ovviamente, esercitano il loro effetto sia a livello sistemico sia, soprattutto se si tratta di sostanze vasoattive, sulla circolazione sanguigna locale. Anche per quanto riguarda la possibilità di ottenere un dimagrimento localizzato con prodotti topici esiste qualcosa in lettera-

tura scientifica. Uno studio pubblicato su Steroids (July 2005 Decio Armanini et al.: Glycyrrhetic Acid, the active principle of licorice, can reduce the thickness of subcutaneus thigh fat through topical application”) dimostra la possibilità di ottenere un dimagrimento localizzato tramite l’applicazione topica di una crema a base di acido glicirretico, che è un principio attivo che si ricava dalla pianta della liquirizia. L’acido glicirretico ha la proprietà di bloccare l’enzima 11Beta idrossisteroidedeidrogenasi1 che è quell’enzima in grado di rigenerare il cortisolo dal cortisone meno attivo. Questo enzima è particolarmente presente nel tessuto adiposo e, bloccandolo, si limita la disponibilità di cortisolo a li-

La cute assorbe bene gli ingredienti delle

sostanze farmacologiche, così come i principi attivi cosmetici, alla sera.

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Relatore: Massimo Spattini www.massimospattini.it

It is real … now we know it! I grandi del body building l’hanno sempre saputo : Arnold Schwarzenegger lo afferma nella sua enciclopedia del body building. Massimo Spattini lo sostiene da 20 anni. Chi lo nega si avvale di studi obsoleti e probabilmente non si è mai allenato. Ma ora lo sappiamo:

SPOT REDUCTION … it works!

La Spot Reduction o "dimagrimento localizzato" è un argomento controverso, ma recenti acquisizioni scientifiche ne hanno dimostrato l'esistenza. Nel seminario verranno analizzate le basi fisiologiche, i metodi di misurazione, le tecniche di all enamento, gli approcci dietologici, gli integratori, in riferimento ai vari biotipi costituzionali morfologici (ginoide, misto, androide) secondo i concetti della Dieta COM (CronOrMorfodieta) e della DADAM (Dieta e Allenamento Differenziati per Aree Muscolari) per ottenere un dimagrimento localizzato anche nelle zone più resistenti. QUOTA : € 120,00 (comprensiva della quota associativa)

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vello del tessuto adiposo, ed è risaputo come il cortisolo sia coinvolto nella distribuzione e nel deposito del grasso. Sono state valutate 18 donne (età compresa tra i 20 e i 33 anni) con un normale BMI (rapporto peso-altezza) e sono state assegnate con criterio casuale ad un trattamento a livello della gamba dominante con una crema contenente 2,5% di acido glicirretico o con un placebo contenente solo l’eccipiente. Prima e dopo un mese di trattamento, sia le circonferenze che lo spessore del grasso sottocutaneo delle cosce (tramite analisi ultrasonica) sono stati esaminati, e sono risultati significativamente diminuiti rispetto alla gamba controlaterale non trattata e rispetto ai soggetti trattati con le creme placebo. Non sono state osservate modificazioni dei livelli ematici di pressione, aldosterone o cortisolo. Di conseguenza l’acido glicirretico può essere usato efficacemente per ridurre il grasso localizzato indesiderato. Un altro studio (M.K. Caruso, “Topical fat reduction from the waist”) condotto presso la Lousiana State University Division of Human Ecology ( USA), ha coinvolto 50 fra uomini e donne, di età compresa tra i 21 e i 65 anni con un BMI > 27, che partecipavano ad un programma di esercizio fisico a base di camminata. Il gruppo di controllo ed il gruppo sperimentale hanno entrambi seguito una dieta con ridotto apporto calorico (1200 kcal.). Il gruppo sperimentale ha usato una crema contente lo 0, 5% di aminofillina frizionandone 15 cc, due volte al giorno, sulla zona del girovita. Non è stato segnalato nessun effetto collaterale

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significativo. Al termine del periodo di 12 settimane, il gruppo sperimentale ha registrato un calo di girovita in media di 6 cm maggiore rispetto al gruppo di controllo. Il BMI del gruppo che ha utilizzato l’aminofillina è risultato inferiore a quello del gruppo di controllo, così come il rapporto vita/fianchi si era ridotto nel gruppo che ha utilizzato la crema. Le donne hanno avuto maggior calo rispetto agli uomini. Lo studio ha affermato che questo era dovuto alla ridistribuzione della massa grassa. Sulla base dei risultati dello studio è stato concluso che l’applicazione di crema di aminofillina ha causato la riduzione del grasso. Infine citiamo uno studio effettuato dal dipartimento di Dermatologia del Rabin Medical Center di Petah Tiqva, in Israele, nel quale è stato approfondito come le capacità protettive e di barriera cutanea cambino in base al ritmo circadiano in soggetti di entrambi i sessi. La ricerca ha dimostrato come la permeabilità della pelle sia più alta di sera e di notte, mentre cali notevolmente al mattino. È certo che la cute assorbe bene gli ingredienti delle sostanze farmacologiche, così come i principi attivi cosmetici, alla sera. Dottor Massimo Spattini Specializzazione in Medicina dello Sport Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione Board Certificate in Anti-Aging & Regenerative Medicine (ABAARM-USA)



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Integratori

per la mente L’Italia è uno dei paesi più “vecchi” al mondo e nei prossimi 20 anni, secondo le previsioni, gli anziani diverranno il 25% e poco dopo si attesteranno oltre il 30%... L’età mediana è addirittura passata dai 28 anni del 1951 ai 42 odierni: ovverosia nel ‘51 metà della popolazione aveva meno di 28 anni oggi, 42… L’aumento dell’età media della popolazione (oltre 84 anni per le donne) ha dato luogo ad una messe di studi sulla qualità della vita: si è finalmente compreso che vivere a lungo è sì un traguardo, ma ancor più importante è in che condizioni si arriva a questo traguardo! L’alimentazione è una delle basi su cui si fonda un valido approccio anti-aging: un idoneo stile alimentare è fondamentale per raggiungere il giusto equilibrio psico-fisico e per mantenere un corpo il più efficiente possibile sia a livello estetico che funzionale. È chiaro a tutti come il raggiungimento di un aspetto esteriore gradevole sia possibile solamente con una dieta ad hoc, ma senza un corretto funzionamento di tutti gli organi, il risultato

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finale rimarrà sempre lontano: questo vale specialmente per il nostro cervello…se quel chilo abbondante di materia perde colpi, tutto il resto ne soffre irrimediabilmente! Vi sono molti alimenti e micro-nutrienti che concorrono ad un suo corretto funzionamento ma noi ci occuperemo solo dei più noti e di quelli che sono stati testati da più tempo. Iniziamo dai lipidi, dato che l’apporto di quelli comunemente detti “buoni” può essere ottenuto dal cibo stesso, senza il ricorso a supplementi che, oltre ad avere un costo, sono a volte guardati (ancora..) con diffidenza. È ormai universalmente noto come il consumo eccessivo di grassi saturi sia dannoso per la nostra salute, in particolar modo per l’insorgere dell’aterosclerosi e per i conseguenti problemi cardiaci e, in relazione al tema odierno, cerebrali. Di converso viene ovviamente suggerito l’uso di acidi grassi mono e polinsaturi, anche per l’aiuto che offrono contro i disordini neurologici e per la capacità di normalizzare lo stress ossidativo, ma l’odierna alimentazione è troppo ricca di Ω 6 (e


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L’Accademia del Fitness Ω 9), tanto che la ratio con gli Ω 3 arriva ad oltrepassare il rapporto 10/1 e può addirittura raggiungere, in determinati casi i 20-30/1! Bisogna peraltro sottolineare come i nostri antenati assumessero elevati quantitativi di Ω 3 (si suppone fino ad una ratio 1/1) poiché ingerivano molto pesce e frutta secca oleosa ed anche le carni della selvaggina (cervello incluso) ne erano particolarmente ricche grazie alla nutrizione forzatamente “naturale” degli animali preistorici Dato quindi l’elevato apporto esogeno di Ω 6 (alcuni dei quali pro-infiammatori) una maggiore introduzione di Ω 3 è raccomandata, e visto che i mammiferi sono poco efficienti nella sua produzione, va introdotto dall’esterno sia sotto forma di alimento che di integratore. Tra gli Ω 3 il DHA (acido docosaesaenoico) è uno dei più importanti (presente in quantitativi elevati in un cervello umano composto al 60% da grassi) e risulta essere una componente chiave della trasmissione neuronale a livello sinaptico, tanto da essere vitale per la struttura e la funzione cerebrale. La quantità di Ω 3 da assumere varia, a seconda dei casi, tra i 500mg ed i 2 gr, con una prevalenza di DHA sull’EPA. A livello di supplementi invece uno dei più utilizzati è la carnitina, una sostanza deputata al trasporto degli acidi grassi nei mitocondri, prodotta nel fegato e nei reni talvolta in quantità non sufficienti: è disponibile in diverse forme ma è altamente consigliabile utilizzarla sempre in forma L (levogira), da sola o legata ad acido acetico /propionico, mentre la forma D (destrogira) non deve mai essere adoperata. La carnitina è molto usata per coadiuvare i regimi dimagranti, dato il suo effetto” brucia- grassi”, ma ha molte altre potenzialità: i suoi effetti sul sistema nervoso centrale arrivano a stimolare le gonadi e quindi aiutano ad ottimizzare i livelli di testosterone. Ma è a livello di prevenzione e cura delle problematiche cerebrali che la carnitina sta vivendo un nuovo successo ed in questo caso la forma acetilata è la migliore, grazie alla maggior facilità a penetrare la barriera emato-encefalica. Un dosaggio medio si aggira tra 1 e 2 gr. Un altro integratore molto promettente è l’acido alfa lipoico, un composto che ha la particolarità di essere solubile sia in ambiente acquoso che lipidico e questa sua “universalità” lo rende particolarmente efficace in numerose applicazioni, tra le quali spicca la cura di varie malattie neurologiche. Inoltre, l’acido lipoico, oltre ad essere un antiossidante ideale, ha un effetto insulino-mimetico che predispone l’organismo a bruciare i grassi ed è per questo che viene utilizzato in ambito ospedaliero nella cura del diabete II. Le dosi suggerite vanno dai 100 fino ai 600-800 mg.

Anche il Coenzima Q10 ( ubiquinone) sta assurgendo ad un ruolo di primo piano nella nutrizione anti-age (e non solo) ed è presente nella maggior parte delle cellule umane, da cui il nome che richiama appunto la sua ubiquità Il CoQ10 agisce in sinergia con altri antiossidanti nel migliorare la funzionalità dei mitocondri, ed è utile anche in patologie come l’Alzheimer ed il Parkinson ove sopperisce ai difetti di trasporto degli elettroni quando utilizzato ad alti dosaggi (2-3 grammi rispetto ai 30-200mg usati “normalmente”). Un cervello in forma richiede sicuramente l’apporto di numerose vitamine: tra le più importanti quelle del gruppo B (acido folico, vitamina B6 e vitamina B12 ad esempio), in grado di rallentare l’atrofia cerebrale che si accompagna all’incedere degli anni preservando così le funzioni cognitive e necessarie anche per la sintesi di importanti neurotrasmettitori e per la formazione ed il mantenimento della mielina che riveste le fibre nervose. Numerosi altri studi dimostrano l’importanza anche di altre vitamine quali le notoriamente antiossidanti C, E ed anche D (il noto studio InChianti riguarda proprio queste ultime due). Il Resveratrolo è un composto polifenolico antiossidante noto per le sue proprietà benefiche a livello cardiovascolare, ma di recente si sta apprezzando sempre più l’aiuto che può dare al corretto funzionamento del cervello, migliorandone il flusso sanguigno. La sua scarsa biodisponibilità ne limita parzialmente le potenzialità… comunque se ne consiglia l’assunzione nella misura di 200-500 mg. Ci sarebbero altre sostanze da citare ma lo spazio è tiranno… non possiamo però trascurare un “supplemento” tra i più utili per la nostra mente: l’esercizio fisico! Da anni sappiamo infatti che l’attività aerobica migliora la vascolarizzazione del cervello ed incrementa la produzione dei fattori neurotropici necessari ad un suo corretto funzionamento, ed anche che la combinazione dei nutrienti appena elencati con il movimento fisico crea una sinergia che magnifica i risultati ottenibili ma, finalmente, molti studi stanno rendendo giustizia anche alla ginnastica con i sovraccarichi! Numerose ricerche, infatti, stanno dimostrando che anche il vituperato bodybuilding aumenta il livello di Brain Derived Neurotropic Factors e migliora molti parametri cognitivi in soggetti anziani ed anche in pazienti affetti da malattie neurologiche. Una conferma autorevole per quello stile di vita che l’Accademia del Fitness propugna da anni: una parte di pesi, un pizzico di aerobica e dieta corretta quanto basta…eseguire con cura e ripetere a volontà!

Per il raggiungimento

di un aspetto esteriore gradevole serve un

corretto funzionamento

di tutti gli organi, questo vale specialmente per

il nostro cervello… se quel chilo abbondante

di materia perde colpi, tutto il resto ne soffre irrimediabilmente!

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Dottor Marco Tullio Cau Laurea Specialistica in Psicologia indirizzo Clinico e Laurea Specialistica in Scienze della Comunicazione


SEDE: PARMA DURATA: 6 giornate + esame finale DATE 2012: 29-30 settembre / 13-14 ottobre / 20-21 ottobre

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Combattere l'infiammazione

Il ruolo degli integratori L’infiammazione acuta rappresenta una risposta positiva del nostro organismo e del nostro sistema immunitario ad una irritazione o a un danno cellulare e favorisce la guarigione attraverso la distruzione o il blocco degli agenti nocivi o dei tessuti malati. I segni clinici che conrtraddistinguono l’infiammazione acuta sono il calore, il dolore, l’arrossamento e la perdita della funzionalità, mentre gli eventi che si verificano nei tessuti sono una vasodilatazione con edema, risposta istaminica e migrazione dei globuli bianchi e dei macrofagi che favoriscono la guarigione tissutale. Come l’infiammazione acuta anche quella cronica rappresenta la risposta dell’organismo ad uno stimolo nocivo che può essere rappresentato da tossici, farmaci, allergeni, ma anche infezioni

croniche e stress. Questo tipo di reazione che dovrebbe portare alla riparazione e alla guarigione dei tessuti può diventare dannosa e negativa se lo stimolo infiammatorio è cronico. È nota infatti una correlazione stretta tra l’infiammazione e tutte le malattie croniche fra cui le patologie dell’apparato cardiovascolare, il diabete, l’ipertensione, varie forme di neoplasie, le malattie reumatiche. Uno stato infiammatorio è presente anche in concomitanza con tutti i fattori di rischio per le malattie dell’apparato cardiovascolare (depressione, stress, obesità, dislipidemie, fumo, diabete ecc) ma anche con i fattori di rischio per le malattie neoplastiche(inquinamento, deficit di vitamina D, insulinoresistenza, ecc.) oltre in altre malattie croniche fra cui Parkinson,

L’infiammazione cronica sarebbe strettamente correlata con la riduzione dell’aspettativa di vita che (causa incremento delle malattie croniche) potrebbe essere ridotta di oltre cinque anni.

foto Alex Ardenti

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L’Accademia del Fitness Alzheimer, Morbo di Crohn, degenerazione maculare. Secondo un recente rapporto del dipartimento di salute pubblica americano, l’infiammazione cronica sarebbe strettamente correlata con la riduzione dell’aspettativa di vita che (causa incremento delle malattie croniche) potrebbe essere ridotta di oltre cinque anni a meno che non vengano compiuti grossi sforzi

la curcuma, potente antiinfiammatorio. L’alimentazione dovrà prevedere inoltre una scarsa quantità di proteine animali e possibilmente carni provenienti da allevamenti biologici, uova di galline non da allevamento, pesce pescato e non allevato, cereali con farine integrali. In sintesi è necessario mangiare frutta e verdura colorata, eli-

in termini di prevenzione e di corretto adeguamento degli stili di vita. Proprio questi ultimi, fra cui in primis il fumo e la cattiva alimentazione, sarebbero i maggiori responsabili dell’infiammazione cronica insieme all’inquinamento del pianeta, basti pensare che secondo un recente lavoro pubblicato sull’Interntional Journal of Enviroment and Health circa un quarto del totale delle malattie del pianeta sarebbe legato a fattori ambientali. Quali sono quindi le principali cause dell’infiammazione cronica? Innanzitutto il fumo e i tossici ambientali, una alimentazione non corretta con un eccesso di zuccheri semplici, di cibi con additivi e coloranti, l’eccesso calorico, lo stress, la sedentarietà e la mancanza di esercizio fisico, la scarsa assunzione di acqua e liquidi, la tendenza all’acidosi e la mancanza di sole. Diversi sono i sintomi premonitori dell’infiammazione cronica che si può manifestare con affaticamento fisico, insonnia, malessere, dolori muscolari, turbe dell’umore, calo di memoria, stress psicofisico, cefalea, meteorismo, insonnia, ritenzione idrica, prurito, incremento dei valori pressori. In tutti questi casi potremo riscontrare con gli esami ematochimici un incremento dei valori dei markers dell’infiammazione, fra cui la proteina C reattiva assume il ruolo maggiormente rilevante. Come possiamo prevenire e combattere l’infiammazione cronica? Innanzitutto con una alimentazione corretta che preveda una introduzione quotidiana di cibi antiinfiammatori fra cui salmone e pesce azzurro (ricchi di omega tre), cipolle, mele, broccoli, uva rossa e te (ricchi di quercitina) noci, zucche e semi di lino (contenenti omega tre), mirtilli (ricchi di antiossidanti), spinaci, cardi rape e altri vegetali (ricchi di carotenoidi), ananas (che contiene bromelina), peperoncino rosso che contiene

minando gli zuccheri semplici e possibilmente i contaminanti chimici e i tossici ambientali. Le buone regole di vita dovranno prevedere una adeguta attività fisica, un sufficiente numero di ore di sonno ed il controllo periodico delle condizioni di salute attraverso adeguati e mirati controlli clinici e laboratoristici effettuati da medici esperti. Importante, se non essenziale, anche l’utilizzo di alcuni integratori che spesso si rendono necessari in quanto gli alimenti che normalmente vengono consumati molto spesso hanno uno scarso contenuto di nutrienti. Fra questi, importanti gli acidi grassi omega tre che molti studi dimostrano di essere in grado di ridurre l’infiammazione e l’insulino resistenza, il calcio che da benefici nell’ipertensione riducendo il rischio di tumore al colon, il complesso B in grado di ridurre i livelli di omocisteina, la vitamina D che possiede documentata attività contro diverse neoplasie, migliora la funzionalità cardiaca ed è attiva nella prevenzione di diverse patologie fra cui il diabete e le malattie infiammatorie cutanee. Anche alcuni minerali fra cui il cromo e il magnesio hanno la proprietà di ridurre l’insulinoresistenza, mentre diverse sono le sostanze dotate di attività antiossidante e antiinfiammatoria fra cui il te verde (ricco di polifenoli) il licopene, l’aglio, la curcuma il resveterolo, il ginkgo biloba e la quercitina.

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Dottor. Gianfranco Beltrami Specializzazione in Medicina dello Sport Presidente Commissione Medica IBAF e FIBS Docente a contratto di Medicina Antiaging Corso di Laurea in Scienze Motorie Università di Parma


L’IMPORTANZA DELL’ALIMENTAZIONE.

L’INVECCHIAMENTO PUO’ ESSERELIBERO BLOCCATO, SAPERE CIò CHENON MANGI TI RENDE MA SI PUO’ FARE MOLTO PERdell’alimentazione. RALLENTARLO! Ippocrate fu il primo a definire il ruolo fondamentale Egli sintetizzava

la propria filosofia in un semplicissimo concetto: “Fa che il cibo sia la tua medicina e la Il test CELLULAR medicina il tuo cibo”.AGING FACTORS (C.A.F.) di NatrixLab nasce con l’obiettivo di rispondere ad alcune preoccupazioni sentite dalla popolazione riguardo all’aspettativa Le attuali statistiche dimostrano che belli una persona su più dieci soffre consadi più invecchiare al meglio enutrizionali rimanere più giovani, più e più sani a lungo. pevolmente di allergie alimentari mentre almeno una sunella due categoria soffre di intolleranze pur Il C.A.F. è un test innovativo, il più completo e unico dei profili AntiAging,saperlo. poiché riunisce in un'unica analisi la valutazione deicausa principali processi disturbi, che por-i senza Questo accade perché queste ultime sono di tantissimi tano si all’invecchiamento: l’ossidazione, l’infiammazione, glicazione e la metilazione. quali manifestano in tempi e modi il più delle volte nonlaassociabili. Questo test può essere utilizzato come valutazione complessiva dello stato di benesseL’intolleranza alimentare è unadireazione avversa dell’organismo l’introdure dell’individuo: l’alterazione un parametro può rappresentareconseguente un importante fattore zione di alimenti di consumo comune che, per un dato periodo, sembrano non creare di rischio di invecchiamento cutaneo e tissutale. alcun disturbo all’organismo. E’ una reazione causata da un’iperproduzione di immunoMa quali sono le condizioni da modificare nello stile di vita per prevenire questo temuto globuline di classe G (IgG). invecchiamento precoce? Il sovrappeso e l’obesità, per tutte le complicazioni che ne Emicrania, respiratori, stanchezza derivano; lodisturbi stressgastro-intestinali psico-fisico, unaevita sregolata, freneticacronica, oppuredolore troppoarticolare, sedentaria e none da ultimo, undepressivi, eccessivo irritabilità, consumo didifficoltà alcol, droghe e fumo. Anche i fattori dermatiti ancora stati di concentrazione, cellulite, soambientalisono esterni protagonisti dell’invecchiamento, non dimentichiamo vrappeso, solosono alcunipurtroppo dei sintomi ricorrenti nei soggetti affetti da intolleranza alimenlo smog e i raggisapere UV. Quindi attenzione, da questa descrizione si evince che siatare. E’ importante che tutti questi problemi possono essere risolti definitivamente! mo tutti a rischio invecchiamento precoce! Ecco perché, qualunque sia il vostro disturbo, la prima cosa da fare è il FOOD INTOLEOggi loTEST specialista disporre di uno strumento di facile comprensione, affidabile e RANCE (F.I.T.), può un test di valutazione delle intolleranze alimentari eseguibile attracertificato, comodamente nel suo studio. E’ sufficiente un rapido prelievo di sangue verso un semplicissimo prelievo di sangue capillare. Ciò che ha reso il F.I.T. affidabile agli capillare da polpastrello per eseguire l’analisi C.A.F. e ricevere un referto di facile interocchi della comunità scientifica è la metodica analitica E.L.I.S.A, affidabile e ripetibile pretazione. eGrazie la lunghissima esperienza passo di Natrix nel campo delle intolleranze alimentari.loUna volta a questo importante avanti nella biologia dell’invecchiamento, specialiindividuati elementi causa di intolleranza è possibile richiedere una consulenza alista sarà ingli grado di personalizzare al massimo l’alimentazione, i trattamenti e l’attività fisica delpersonalizzata, paziente, a seconda delle e dei bisogni individuali. mentare garanzia di necessità recupero della tolleranza. È dimostrato che la terapia farmacologica in questo campo è un rimedio parziale e mai Altri test diagnostici effettuati da NatrixLab definitivo (si interviene sul sintomo ma non sulla causa del disturbo). È quindi importante ricordareFOOD che unINTOLERANCE test diagnostico affidabile e un regime alimentare corretto e personaTEST (F.I.T.): lizzato predispongono al mantenimento e/o al recupero delloinstato di salute. analisi quantitativa delle intolleranze alimentari E.L.I.S.A. ANTIAGING PROFILE (A.A.P.):

Altri test diagnostici effettuati da marker Natrix di Lab valutazione dello stress ossidativo: ossidazione ANTIAGING PROFILE (A.A.P.): valutazione dello stress ossidativo (marker di ossiLIPIDOMIC PROFILE (L.P.): dazione) profilo lipidomico e di membrana eritrocitaria CELLULAR AGING FACTORS (C.A.F.): valutazione completa dell’invecchiamento ZONA TEST cellulare (marker(AA/EPA): di ossidazione, metilazione, glicazione, infiammazione) rapporto acido arachidonico/acido eicosapentaenoico, indicazione LIPIDOMIC PROFILE (L.P.):grassi profiloOmega lipidomico dell’equilibrio tra acidi 6 eplasmatico Omega 3 e di membrana eritrocitaria CARDIO TEST (C.W.T.): ZONA PLUSWELLNESS TEST (Z.P.T.): valutazione del rapporto AA/EPA e indicazione dell’equivalutazione del rischio di incorrere in patologie cardiovascolari. librio ormonale CARDIO WELLNESS PROFILE (C.W.P.): valutazione del rischio di incorrere in patologie cardiovascolari PER ULTERIORI INFORMAZIONI:

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LE VITAMINE NELL’ATTIVITà SPORTIVA

E PER MIGLIORARE LA GESTIONE DELLO STRESS Brevi Cenni sul XY Symposium Centro Internazionale di Vitaminologia “La Integrazione Vitaminica nella dieta”. Presso la prestigiosa Accademia di S.A Sanitaria-Ospedale Santo Spirito di Roma, si è svolto con grandissima affluenza da parte dei medici e dei farmacisti, il XV Symposium Internazionale di Vitaminologia. Durante il Simposio il Prof. Alberto Fidanza, Presidente del Centro Internazionale di Vitaminologia, ha annunciato pubblicamente la nomina del Prof. Alessandro Gelli a Vicepresidente del Centro Internazionale di Vitaminologia. Tale nomina è stata accolta dal numeroso pubblico con grande entusiasmo a cui sono poi seguiti gli auguri del Prof. Alberto Fidanza. Sino a pochi decenni fa, lo sport era un’attività svolta principalmente da chi lo concepiva in modo agonistico con fine competitivo. Attualmente la scienza ha dimostrato che l’attività sportiva ben dosata, calibrata e personalizzata, associata ad un’ottimale alimentazione e stile di vita, va considerata un mezzo terapeutico ed un modo per conservare la buona salute. La moderne strategie anti aging, denominate anche age management, nel sistema globale non possono fare a meno di utiliz-

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zare specifiche metodologie d’allenamento fisico e psicofisico. Lo sport quindi è diventato, anche per scopi molto diversi tra loro, un’abitudine della popolazione in generale e questo può essere sia un bene che un male. Con la proliferazione di istruttori più o meno improvvisati, di vari tipi di sport, oltre il dilagare del “fai da te”, possono manifestarsi una serie di rischi della salute, molti dei quali esulano da questo scritto (Sindrome da sovrallenamento, strappi, sforzi eccessivi senza preparazione tipici dello sportivo della domenica, consigli alimentari errati ed anche rischiosi per la salute stessa ecc...). L’organismo inoltre percepisce un livello di stress totale per cui allo stress inevitabile della vita quotidiana, si può aggiungere lo stress da sport mal dosato in intensità e in durata; il risultato è senso di malessere e sintomi da sovra-affaticamento, specie poi applicando diete praticamente prive di carboidrati, a favore di alimenti prevalentemente proteici, insufficiente uso di verdura e frutta di stagione. In molti casi lo sportivo si può trovare ad assumere dosi quotidiane non ottimali di vitamine, ricordando che lo sportivo sotto stress, ha un incrementato fabbisogno vitaminico. Le vitamine, oltre ad una indispensabile corretta alimentazione,


PROGRAMMA: ANTROPOMETRIA: misurazioni- plicometria ed impedenziometria BIOCHIMICA ED ENDOCRINOLOGIA DELL’ALIMENTAZIONE ALIMENTAZIONE NELL’ATTIVITA’ FISICA DIETE DEL FITNESS: Gruppi sanguigni - Mediterranea - Metabolica - Zona - Paleodieta - Warrior Diet DIETA ‘COM’ e DIMAGRIMENTO LOCALIZZATO INTEGRAZIONE ALIMENTARE INTOLLERANZE ED ALLERGIE ALIMENTARI - I PREBIOTICI ALIMENTAZIONE ANTI-AGING PROGRAMMAZIONE NEUROLINGUISTICA: l’aspetto motivazionale Il corso di Educatore Alimentare serve a dare una credibilità ed una competenza maggiore all’operatore di fitness che si trova a relazionare nell’ambito del suo lavoro con persone che cercano di migliorare il loro stato fisico come estetica, benessere, salute, tramite un percorso che prevede un adeguamento dello stile di vita. Se la pratica dell’esercizio fisico corretta è fondamentale in questo percorso altrettanto lo è un corretto approccio alimentare. Questo traguardo è raggiungibile tramite un’adeguata educazione alimentare che può essere impostata appunto da una figura come l’“Educatore Alimentare”, che non deve essere confuso con il “dietista” o il medico specialista in Scienza dell’Alimentazione, il primo preposto alla costruzione di una dieta calcolata e impostata per specifici obiettivi, il secondo unica autorità preposta a prescrivere diete finalizzate alla cura di patologie. Il compito dell’Educatore Alimentare sarà appunto quello di insegnare a scegliere i cibi più indicati nelle corrette proporzioni e modalità di assunzione senza impostare diete specifiche con grammature e percentuali.

SEDE: Parma DATE: 2012 : 24 novembre -15 dicembre 2013 : 19 gennaio - 16 febbraio - 23 marzo - 20 aprile DATA ESAME : da definire QUOTA: € 460,00

(alla quota va aggiunta la quota associativa di € 40,00)

Il pagamento deve pervenire entro il 31-10-2012 L'importo può essere pagato, con una maggiorazione in due rate : - 1a rata entro il 31-10-2012 : € 250,00 - 2a rata entro il 28-02-2013 : € 250,00

ACCADEMIA DEL FITNESS Galleria Crocetta 10/A 43126 PARMA Tel. 0521.1682083 Tel. 0521.941319 Fax 0521.294971


L’Accademia del Fitness rappresentano un concreto aiuto sia nell’ottimizzare la performance sportiva sia nel sopportare meglio ogni tipo di stress e, a seconda della classe vitaminica, si ottengono effetti mirati per favorire la performance e/o contrastare alcune problematiche fisiologiche. Come accennato l’organismo percepisce lo stress globale, scaturente dalla somma dello stress sia fisico sia psichico; in pratica ogni evento stressante arriva a sommarsi ai precedenti producendo nel soggetto una risposta bio-chimica e fisiologica globale. Come noto, l’attività sportiva già a discreta intensità, incrementa la produzione dei radicali liberi (specie reattive dell’ossigeno che causano danni al DNA, alle proteine, ai tessuti, ecc..), per contrastare questa produzione servono adeguate quantità di vitamine anti ossidanti quali ad esempio l’acido ascorbico (500 mg/die in dosi frazionate per ottimizzare l’assorbimento) vitamine E ( alfa tocoferolo 30 mg/die). Già l’acido ascorbico e l’alfa tocoferolo a questi dosaggi e in situazioni non patologiche, possono aiutare a contrastare l’incremento dei radicali liberi indotto dall’attività sportiva (che per l’organismo dal punto di vista radicalico è visto come uno stress). L’attività sportiva è quindi da dosare esattamente come un alimento o un farmaco e più che mai vale il concetto di personalizzazione a causa della notevole variabilità soggettiva. Recentemente il Ministero della Salute italiano ha alzato i dosaggi utilizzabili di vitamine a dosi già considerate efficaci dai vitaminologi. Se le vitamine anti ossidanti sono particolarmente utile negli sport di endurance e quindi anche della durata di qualche ora, altre vitamine possono favorire e ottimizzare fisiologicamente la performance sportiva, nei gesti così detti esplosivi tipici dell’atletica, arti marziali e di altri sport in cui lo scatto ad alta intensità per breve tempo caratterizza il tipo di sport. Alcune vitamine del gruppo B sono di indubbia utilità nei casi sopracitati a cui bisogna anche aggiungere la così detta attività di palestra (fitness, bodybuilding) ovvero l’utilizzo di pesi, svolgendo l’esercizio contro resistenza, attività oggi molto diffusa ed anche questa da dosare in modo soggettivo. Per tutti gli sport che sollecitano in modo abbastanza traumatico la muscolatura, la piridossina o vitamina B6 è fondamentale poiché interviene nella sintesi proteica, favorendo così la formazione di nuovo muscolo laddove l’alimentazione sia bilancia-

ta e con un corretto apporto proteico, in equilibrio con tutti gli altri tipi di nutrienti. La piridossina tuttavia non manifesta la sua efficacia esclusivamente nell’ottimizzare la sintesi proteica ma rende il soggetto più brillante dal punto di vista dei riflessi, della forza, concentrazione e della grinta con cui affronta la gestualità atletica. Si può affermare che la piridossina agisce sia a livello corporeo sia a livello psichico aiutando a contrastare il senso di fatica eccessiva e in generale migliora l’umore. La piridossina infatti è coinvolta nella formazione della 5HT (5-idrossitriptamina) o serotonina poiché l’organismo la utilizza nel processo di conversione del triptofano in serotonina, la quale a sua volta è precursore della melatonina. La tiamina o vitamina B1, interviene nel metabolismo dei carboidrati e quindi fondamentale per ottimizzare la produzione energetica. Insieme alla piridossina, contribuisce ad incrementare il senso di brio e di forza vitale nello sportivo e aiuta ed ottimizza il recupero dalla fatica che sia indotta da stress fisico da allenamento o da stress di altro genere. L’acido pantotenico o vitamina B5 è un elemento costitutivo del Coenzima A, nello sport aiuta ad incrementare la forza e la resistenza e quindi lavora in tal senso in modo sinergico a piridossina e tiamina. La cianocobalamina e le sue varie forme o vitamina B12, interviene nella sintesi proteica e dell’emoglobina. Lo sportivo vegetariano potrebbe averne carenza in quanto questa vitamina è prevalentemente presente nella carne. L’acido nicotinico, la vitamina B3 nella sua forma carbossilica, per via della sua capacità vasodilatatrice, migliora l’irrorazione del muscolo e quindi ne ottimizza l’utilizzo, lo sviluppo, e potrebbe aiutare a migliorare la definizione muscolare per il fenomeno della capillarizzazione (vene muscolari più evidenti che è un effetto particolarmente ricercato da amanti del fitness e del bodybuilding), mentre tale funzione non è svolta dalla forma ammidica, la nicotinammide, che agisce come principio vitaminico ma non apporta vasodilatazione e “flushing”. Un ‘integrazione sufficiente di di acido nicotinico e/o nicotinammide permette una maggiore disponibilità di triptofano e quindi di serotonina, portando tra i vari benefici maggiore senso di benessere psicofisico, riduzione della fame nervosa, maggiore concentrazione e molto altro. La vitamina D3, fondamentale per il metabolismo dell’osso e

Alcune vitamine del gruppo B sono di indubbia utilità, a cui bisogna anche aggiungere la così detta attività di palestra (fitness, bodybuilding) ovvero l’utilizzo di pesi, svolgendo l’esercizio contro resistenza, attività oggi molto diffusa ed anche questa da dosare in modo soggettivo.

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L’Accademia del Fitness del suo turn over, è importante anche come dimostrato da recenti ricerche, per mantenere efficiente il sistema immunitario. Quindi con meccanismi diversi, da questo punto di vista si associa all’acido ascorbico, al retinolo e tocoferolo. È importante evidenziare che dopo periodi relativamente prolungati di assunzione di alcune vitamine del gruppo B è meglio poi assumere l’intero gruppo B completo, per evitare squilibri metabolici. L’assunzione di solo alcune vitamine del gruppo B, può quindi avvenire solo per brevi periodi e sotto controllo di un medico o farmacista esperto nella scienza della Vitaminologia. Le vitamine non sono DOPING poiché ottimizzano fisiologicamente la performance, la resistenza alla fatica, il recupero dalla fatica stessa, lo sviluppo muscolare e la forza vitale; ma non possono spingere l’organismo oltre i propri limiti, tipica caratteristica invece dei ben noti anabolizzanti. Le sostanze dopanti purtroppo molto usate non solo nello sport agonistico, ma anche molto in quello amatoriale, spingono sintesi proteica, performance e recupero della fatica molto oltre i limiti fisiologici e genetici dello sportivo, alterando in modo anche grave l’equilibrio ormonale del soggetto. L’utilizzo di dosaggi scientifici e razionali delle vitamine, nell’attività sportiva, ottimizza la normale fisiologia del soggetto senza

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alterare l’equilibrio ormonale, infatti anche assumendo discreti dosaggi vitaminici, il test antidoping sarà sempre tranquillamente superato. In effetti è molto probabile che molti istruttori, allenatori e medici dello sport, non conoscano ancora le potenzialità di queste meravigliose sostanze naturali, capaci di far ottenere la massima performance sia nello sport sia nella vita di tutti i giorni con in più un indubbio incremento della salute sia a breve sia a lungo termine (azione anti aging), cosa che di certo non possono promettere le varie sostanze dopanti dopo un‘uso scellerato (“muscoli rigonfiati al doping”). Ci si augura che il medico, il farmacista, gli allenatori, i mass media possano approfondire, studiare e quindi aiutare a far applicare in pratica una scienza che può agire con grandi benefici sul corpo e sulla mente: la Vitaminologia. Prof. Alessandro Gelli Vicepresidente Centro Internazionale di Vitaminologia Docente Accademico, formatore e direttore tecnico-scientifico presso l’Accademia delle Scienze Uranus Italia Docente Accademia S.Arte Sanitaria-Ospedale S. Spirito, Roma Docente all’ Università “La Sapienza” già om European Health Manager Forum Italy


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Piante medicinali e attività fisica:

l'azione sugli emuntori, gli organi della giovinezza Quando parliamo di integrazione per lo sport molto spesso trascuriamo le sostanze utili a favorire il fisiologico funzionamento degli organi emuntori, ovvero quegli organi come fegato, reni, intestino e polmoni deputati all'eliminazione dei metaboliti tossici (compresi i metaboliti dovuti ad attività fisica) e quindi fondamentali a garantire l'efficienza fisica e la longevità, difatti è appurato che non c'è integrazione che tenga se non siamo in grado di metabolizzare correttamente le sostanze assunte a causa del cattivo funzionamento dei nostri “filtri” naturali. La depurazione da sostanze nocive è un processo che avviene incessantemente all'interno del nostro organismo e il grado di detossificazione e di eliminazione delle tossine è in larga misura responsabile dello stato di salute di ciascuno di noi, in particolare durante il dimagrimento o la pratica di attività fisica. Poiché sappiamo che diverse tossine la cui concentrazione nell'ambiente è destinata ad aumentare, possono causare di-

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sturbi anche gravi, è essenziale promuovere il funzionamento ottimale degli organi emuntori. Quando gli emuntori funzionano in uno stato ottimale, le tossine prodotte vengono adeguatamente eliminate e l’organismo si mantiene in equilibrio e in salute. Quando, o per un eccessivo accumulo di tossine che rallenta l’attività degli emuntori, o perché i sistemi di drenaggio non sono sufficienti, si crea un sovraccarico di sostanze dannose e questo equilibrio viene meno. Risultato: lo scatenamento o la recrudescenza dei disturbi più disparati sia sul piano psichico come affaticamento, difficoltà mnemoniche, insonnia e talora ansietà e depressione, che sul piano fisico difficoltà digestive, facilità a febbri, costipazioni, raffreddori, recrudescenza delle malattie immuno-allergiche. Ne risente anche la pelle che appare asfittica e opaca; inoltre per osmosi queste tossine trattengono l’acqua, dando luogo al classico fenomeno della ritenzione idrica.


Drenaggio d’organo e Di Riequilibrio ENergetico

BIODREN Fitosoluzioni ad azione elettiva, integrata e sinergica secondo i princìpi della moderna fitoterapia coniugati con quelli dell’antica medicina tradizionale cinese

BIODREN F: fegato BIODREN VB: vescica biliare BIODREN C: cuore BIODREN IT: intestino tenue BIODREN MC Circ: circolazione periferica BIODREN MC Genit: apparato genitale BIODREN TR: apparato digerente

BIODREN MP: milza, pancreas BIODREN S: stomaco BIODREN P: polmoni BIODREN GI: grosso intestino BIODREN R: reni BIODREN V: vescica


L’Accademia del Fitness Naturalmente di fronte a questo disordine generale dell’organismo si impone il ritorno all’armonia di tutte le funzioni alterate; in particolare sarà necessario agire sulle funzioni epato-biliari, renali ed intestinali. In questi casi è opportuno un intervento detossificante operando su più fronti, dalla corretta alimentazione all'uso razionale delle piante medicinali. Possiamo pertanto parlare di fitoterapia anzi, per essere ancora più precisi, di fitogenomica. La Fitogenomica è la scienza che studia l’azione dei principi attivi vegetali a livello genomico. Grazie ai dati più recenti presenti in letteratura si riescono così a spiegare molte attività delle piante medicinali, soprattutto per quanto riguarda la loro azione sugli emuntori, i cosiddetti “drenanti”. Gli emuntori sono organi che per funzionare correttamente necessitano di una fisiologica trascrizione di enzimi a livello genomico; molte problematiche epatiche o renali sono correlate ad una alterata sintesi di enzimi deputati alla depurazione. Gli estratti vegetali, agendo a livello genomico, possono indurre la trascrizione degli enzimi necessari alle reazioni di coniugazione e di eliminazione delle tossine. Ci sono studi che evidenziano come i polifenoli svolgono azione epatoprotettrice agendo a livello del DNA e inducendo la trascrizione di enzimi antiossidanti deputati alle reazioni di fase 2 di coniugazione epatica. Dati sperimentali dimostrano che i polifenoli determinano un rafforzamento delle reazioni di coniugazione epatica endogene e che questo potenziamento si ottiene attraverso l’attivazione degli elementi di risposta antiossidante (antioxidant responsive elements, ARE), coinvolti nella induzione di enzimi detossificanti. I polifenoli inducono pertanto l'espressione dei geni codificanti per gli enzimi di fase II attraverso le vie intracellulari di attivazione degli ARE/EpRE. I polifenoli possono modificare la capacità di Keap1 di sequestrare l'Nrf2, oppure attivare le MAP chinasi (ERK, JNK e p38), probabilmente coinvolte nella stabiliz-

zazione dell'Nrf2. L'Nfr2 potrebbe così traslocare nel nucleo ed attivare i geni contenenti le sequenze ARE/EpRE nel promotore. Modificato da: Masella R et al. J Nutr Biochem 2005;16:577. Risulta pertanto fondamentale introdurre nella fisiologica integrazione sostanze in grado di svolgere azione "drenante sugli emuntori". Proprio per questo da millenni si utilizzano piante medicinali in grado di coadiuvare la fisiologica funzionalità epatica come Carciofo, Tarassaco, Cardo mariano, Crisantellum, Curcuma xanthorrhiza, Fumaria, Rosmarino gemme, Segale, Nocciolo gemme o piante in grado di coadiuvare la funzionalità renale come Equiseto, Betulla bianca, Finocchio selvatico, Pilosella, Ginepro bacche, Ononide, Tè di Giava foglie, Ortica comune, Zea mays L. Questo per citare solo due dei principali emuntori, ma per svolgere una corretta azione drenante bisogna conoscere molto bene tutti gli organi deputati alla depurazione. Ad esempio, che senso avrebbe seguire una corretta alimentazione, se problematiche intestinali impediscono il corretto assorbimento dei nutrienti? A questo proposito è molto interessante la filosofia della Medicina Biointegrata (www. medicinabiointegrata.it) e del sistema terapeutico MDT che pone l’attenzione oltre che sul rimedio mirato anche sull’organo da drenare (es. intestino, vescica biliare, polmoni etc) e sulle caratteristiche costituzionali dell’individuo. Possiamo affermare che un utilizzo corretto delle piante medicinali sugli organi emuntori migliora le performance atletiche e soprattutto lo stato di salute dell’individuo, tuttavia risulta fondamentale ricercare preparati in grado di agire in modo sicuro, specifico ed efficace.

La Fitogenomica è la scienza che studia l’azione dei principi attivi vegetali a livello genomico. Si riescono così a spiegare molte attività delle piante medicinali

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Dr. Giovanni Occhionero


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La nuova rivoluzione per la salute in Italia:

la Chiropratica

La Chiropratica si focalizza sul rapporto tra la colonna vertebrale e il sistema nervoso (il cervello, il midollo spinale e i nervi della colonna vertebrale) e su come tale rapporto influisca sul recupero e sul mantenimento della salute e del benessere. La Chiropratica è basata sul principio scientifico per cui il corpo è un organismo auto-regolante e auto-curante e i problemi legati alla struttura del corpo, in particolare al sistema nervoso, possano ripercuotersi sulle capacità di recupero del corpo. Le ricerche che dimostrano la sicurezza e l’efficacia della Chiropratica sono state pubblicate in tutto il mondo e continuano a dimostrarne i benefici. Le ossa della colonna vertebrale veicolano i messaggi del sistema nervoso attraverso il cervello, il midollo spinale e le radici nervose. Se questi passaggi del sistema nervoso sono indeboliti a causa di uno scorretto allineamento della colonna vertebrale, può verificarsi un malfunzionamento dei tessuti e della funzionalità degli organi di tutto il corpo. I dottori Chiropratici identificano e correggono questi disallineamenti con un aggiustamento manuale della posizione delle vertebre della colonna, permettendo in tal modo al corpo di auto-regolarsi, adattarsi e auto-guarirsi. La cura chiropratica è la chiave per la trasformazione della salute. I Chiropratici lavorano con un sistema che controlla tutte le funzioni del corpo: il sistema nervoso. Se il sistema nervoso non sta funzionando correttamente anche il corpo non sta lavorando ai suoi massimi livelli. Avere una colonna vertebrale e un sistema nervoso sani, che lavorano al meglio, può aiutare chiunque in ogni momento della propria vita a qualunque età, in qualsiasi condizione, in presenza o in assenza di dolori o sintomi evidenti. La Chiropratica è stata dimostrata sicura ed efficace per persone di tutte le età. Per esempio, la chiropratica aiuta i

bambini a rimanere in salute e a mantenere uno sviluppo corretto, aiuta a ridurre il livello di dolore e di fastidio negli adulti che passano molto tempo in piedi o seduti a lavorare, aumenta la propriocezione degli anziani prevenendo cadute e traumi, aiuta le mamme incinte a mantenere la giusta posizione delle anche e riducendo i rischi durante il parto e aiuta infine a migliorare le performances atletiche e a prevenire gli infortuni. La Chiropratica è un metodo per garantire un ottimo sollievo da sintomi e condizioni come: mal di schiena, cervicalgia, mal di testa, emicrania, problemi del sonno, sciatica, ernia del disco e, nei bambini, coliche, mal d'orecchi e altro. Ci sono molte indicazioni dei disallineamenti vertebrali. La postura è un buon esempio per la valutazione. Quando le ossa della colonna vertebrale sono disallineate, il corpo compensa naturalmente per bilanciare con un cambiamento della postura. Esempi di anomalie posturali sono: una spalla più alta rispetto all’altra, la testa bloccata o ruotata verso un lato, la testa posizionata anteriormente rispetto alle spalle, imparità nei fianchi o nella lunghezza delle gambe e anormalità delle curvature della colonna. La chiropratica e’effettiva per la correzione della postura, la gestione dei dolori del corpo, il miglioramento delle funzioni corporali e del sistema immunitario, il miglioramento della propriocezione e delle funzioni biomeccaniche e per il miglioramento generale della qualità della vita!

La Chiropratica garantisce sollievo da: mal di schiena, cervicalgia, mal di testa, emicrania, problemi del sonno, sciatica, ernia del disco e, nei bambini, coliche, mal d'orecchi ...

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Dott.ssa Krista Burns B.S, D.C. P.h.D. Bella La Vita Chiropratica S.R.L. www.BLVChiropratica.it Parma/Sassari/Olbia BLV@BLVChiropratica.it


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La Chiropratica Può Aiutarvi! La chiropratica si focalizza sui disturbi del sistema nervoso, e sugli effetti di questi disturbi per la salute in generale. Le interferenze del sistema nervoso indeboliscono le normali funzioni del corpo e abbassa la sua resistenza alle malattie. I disallineamenti vertebrali della colonna alterano molte importanti funzioni del corpo.

Bella La Vita Chiropratica S.R.L. Via Mazzini, 1 43100, Parma, PR Tel. 0521 180 1234 BLVChiropratica.it BLV@BLVChiropratica.it

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La Sindrome Premestruale

La Sindrome che ti trasforma In un pomeriggio routinario di attività ambulatoriale, entra nel mio studio un signore distinto sulla quarantina. Appare un po’ impacciato ed imbarazzato ed alla domanda canonica su quale era il motivo della visita ha risposto con molti giri di parole che il suo problema è la trasformazione della moglie in alcuni giorni del mese. Sorridendo lo invito a spiegarmi meglio ed egli, timidamente, mi racconta che la moglie per circa 15 giorni al mese ha un carattere dolce ed affabile ma nei 15 giorni che precedono le mestruazioni diventa via via sempre più intrattabile, nervosa, irascibile, a tratti depressa, a tratti ansiosa e che a lui sembra di aver sposato due donne completamente diverse. Mi ha anche detto che la moglie non si rende minimamente conto del suo cambiamento di umore e che quando ha tentato di farglielo notare si è sentito rispondere che è lui che ha dei problemi di salute e di rivolgersi ad un medico specialista. È per questo motivo che ha deciso di fissare un appuntamento. So che può sembrare paradossale, ma è successo veramente. Non mi ero mai soffermata prima di questo episodio a guardare con occhi maschili cosa succede alle donne durante la famigerata Sindrome Premestruale. La sindrome premestruale (PMS) è un disturbo psicosomatico anche se rappresenta un’entità nosologica non ancora ben definita per numerosi aspetti. I sintomi, che hanno un andamento ciclico e che sono in stretta relazione con il periodo post ovulatorio del ciclo mestruale, sono molto eterogenei e variabili per natura, numero, intensità e durata da una persona all’altra e, spesso, da un ciclo all’altro nel medesimo soggetto. È caratterizza da sintomi fisici e sintomi che coinvolgono la sfera emotiva ed il comportamento. Secondo una review di Milewicz e Jedrzejuk, la maggioranza delle donne in età fertile, ben l’85-97%, riferisce sintomi fisici e disturbi psichici di varia entità prima delle mestruazioni; in alcune circostanze, tuttavia, la PMS può assumere caratteristiche cliniche importanti, tanto da rientrare in quello che il DSM IV definisce come “Disturbo disforico premestruale”, che comporta un elevato livello di gravità e disabilità. Nella forma severa la sindrome interessa tra il 3 e il 5% della popolazione femminile, mentre la forma di sindrome premestruale più lieve o moderata interessa invece ben il 40% delle donne, quindi la maggioranza. Spesso la sindrome si manifesta già pochi anni dopo la comparsa del menarca (la prima mestruazione) e difficilmente le donne si rivolgono allo specialista. I sintomi tendono ad aggravarsi con l’età fino alla menopausa che infine li allevia. Probabilmente con il passare degli anni a causa di una vulne-

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L’Accademia del Fitness rabilità neurobiologica, i sintomi si sommano e si aggravano, causando disagi fisici ed emotivi che riducono in parte la qualità della vita e l’efficienza prestazionale. C’è da dire però che le donne che soffrono in età fertile di forme moderate-severe di PMS una volta arrivate alla menopausa, hanno un rischio maggiore di soffrire di vampate di calore, di umore depresso, di difficoltà nel sonno e di ridotto desiderio sessuale. Questo fa pensare che esista effettivamente una vulnerabilità neuronale sia alle aumentate fluttuazioni ormonali associate alla sindrome, sia alla successiva carenza estrogenica post-menopausale. Numerosi studi scientifici mostrano un’ elevata familiarità della sindrome che potrebbe deporre per la presenza di fattori genetici che a tutt’oggi però non sono chiari. L’osservazione meglio documentata è la diminuzione di concentrazione di serotonina in fase premestruale, altri dati invece riguardano una minore produzione di melatonina (secondaria probabilmente ad una riduzione della serotonina che ne è il precursore), una riduzione delle beta-endorfine nella fase premestruale, un aumento dell’ormone aldosterone con maggiore ritenzione di sodio e di acqua, un aumento seppur modesto della prolattina (tensione mammaria), dieta carente di magnesio e piridossina, sovrappeso ed obesità, Sindrome Metabolica, alcool, fattori ambientali e stress. L’osservazione clinica quindi suggerisce che esiste una sorta di vulnerabilità biologica che si rende più evidente nella fase premestruale, ma suggerisce anche che una dieta correttamente bilanciata, la gestione delle tensioni, e una maggiore conoscenza dei meccanismi della PMS, possano aiutare a ridurne i sintomi in termini quantitativi e qualitativi. Clinicamente la sintomatologia è rappresentativa di un disturbo dello spettro ansioso-depressivo con numerosi aspetti patologici sul versante comportamentale quali una facile irritabilità, un incremento del fumo di sigarette, un’insolita impulsività o un’alterazione della condotta alimentare (abuso di cioccolata o dolci per la carenza di magnesio e triptofano). Altri sintomi che fanno da corollario di frequente riscontro sono la bassa stima di se stesse, l’aumento dei conflitti interpersonali, una diminuzione di interesse verso le attività quotidiane e routinarie, una minore concentrazione, il continuo sentirsi “sotto pressione e prossime ad esplodere”, una sensazione di affaticamento, di non farcela, di perdere il controllo delle situazioni. I sintomi possono associarsi tra loro in modo variabile, anche nella stessa donna ed in modo diverso nel tempo e dar luogo a diversi quadri clinici anche in relazione agli eventi stressanti della vita. Entro certi limiti le fluttuazioni dell’umore e dei livelli d’ansia sono comunque fisiologici ed esprimono le diversi fasi della produzione ormonale, ma quando i sintomi diventano marcati possono limitare in modo evidente tutte le proprie attività.

Il DSM IV (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) ha stabilito dei criteri per la diagnosi del disturbo disforico premestruale, anche se la classificazione ha suscitato diverse critiche. Questo probabilmente perché, mettendo da parte il femminismo, pone l’accento sulla non stabilità emotiva e comportamentale delle donne legata alle fisiologiche fluttuazioni ormonali. In un certo senso l’inserimento nel DSM IV della PMS, sembra penalizzare la donna per una condizione fisiologica; d’altro canto pone l’accento su un problema che sta diventando sempre più emergente, ma che è sempre esistito (tuttavia in passato le donne probabilmente vivevano una condizione meno sul filo del rasoio e con stress più controllabili, occupandosi solo dei figli e della casa). Oggi le donne sono impegnate nella vita a 360° per cui sono soggette agli stessi stress degli uomini, con in aggiunta lo stress derivante dalla gestione della famiglia, dei figli e della casa. Questo surplus di stress potrebbe aver accentuato la soglia di fastidio della Sindrome premestruale con conseguente aumento dell’incidenza e della frequenza dei sintomi. Nel mondo scientifico è stato obiettato che i criteri del disturbo disforico premestruale siano troppo restrittivi e portino ad una sottostima della dimensione reale del problema; nel panorama sociale si sono opposti i movimenti femministi perché intravedono una medicalizzazione o persino una psichiatrizzazione della condizione femminile, anche se in altri ambienti femministi è invece stata considerata la possibilità di scagionare le donne affette da questo disturbo che abbiano commesso dei reati. In sintesi, i criteri per individuare un disturbo disforico premestruale sono i seguenti: A. Nel corso della maggior parte dei cicli dell’anno precedente, cinque o più dei seguenti sintomi sono quasi sempre presenti durante l’ultima settimana della fase luteale. Sono migliorati nel corso dei primi giorni della fase follicolare e sono stati completamente assenti durante la prima settimana dopo le mestruazioni (uno dei sintomi deve essere tra i primi quattro citati): 1. umore depressivo spiccato, senso di disperazione o autosvalutazione (idee di svalutazione); 2. tensioni, spiccata ansia, impressione di essere bloccata, tesa, nervosa; 3. spiccata labilità emozionale (per esempio spiccato senso di tristezza, voglia di piangere, ipersensibilità al rifiuto); 4. collera o irritabilità spiccata e persistente o aumento dei conflitti interpersonali; 5. diminuzione dell’interesse per le attività consuete (per esempio lavoro, passatempi, scuola, amici); 6. difficoltà soggettive a concentrarsi; 7. letargia, rapido affaticamento o mancanza di energia; 8. spiccate modificazioni dell’appetito, iperfagia, voglia imperiosa di certi alimenti;

Secondo una review di Milewicz e Jedrzejuk, la maggioranza delle donne in età fertile, ben l’8597%, riferisce sintomi fisici e disturbi psichici di varia entità prima delle mestruazioni.

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L’Accademia del Fitness 9. ipersonnia o insonnia; 10. impressione di essere sopraffatta o di perdere il controllo;altri sintomi fisici come gonfiore o tensione mammaria, cefalee, dolori articolari o muscolari, sensazione di “gonfiore”, aumento di peso. B. La sindrome premestruale disforica interferisce notevolmente col lavoro o l’attività scolastica, le attività sociali abituali e le relazioni con gli altri (per esempio si evitano le attività sociali, diminuisce la produttività o l’efficacia al lavoro o a scuola). C. La sindrome premestruale disforica non corrisponde solo all’aggravamento dei sintomi di un altro disturbo come una depressione grave, o un disturbo di panico, un disturbo distimico o un disturbo della personalità (benché possa aggiungersi a ciascuno di questi disturbi). D. I criteri A, B e C devono risultare confermati dalle registrazioni giornaliere comparative di almeno due cicli sintomatici consecutivi (la diagnosi può essere posta provvisoriamente in attesa di questo tipo di conferma). Un’ulteriore classificazione per diagnosticare la sindrome premestruale è stata elaborata dall’American College of Obstetricians and Gynecologists secondo la quale per la diagnosi

• la paziente riporta un danno, causato dalla PMS, dal punto di vista delle sue interazioni sociali/professionali e/o della sua performance economica. Dunque, appurato che la Sindrome Premestruale è un fenomeno complesso che coinvolge sia la sfera psichica sia la sfera fisica, la sua terapia deve necessariamente prendere in considerazione entrambi gli aspetti. Tra le cure non farmacologiche è di sicuro beneficio l’introduzione di misure dietetiche adeguate alla tipologia della persona e all’entità della sintomatologia. Andrà quindi consigliata attività fisica regolare (come anti-stress, per il mantenimento del peso corretto e per alleviare le tensioni), riduzione di sale per favorire l’eliminazione dei liquidi, di caffeina, alcool, dolciumi e grassi. Sembrano utili la supplementazione con magnesio, idrossi-triptofano (quale precursore di serotonina e melatonina) e vitamine del gruppo B in special modo la vitamina B1 e la vitamina B6. Il trattamento farmacologico è soprattutto mirato ad eliminare le diverse espressioni sintomatologiche ed in particolar modo quelle più severe ed invalidanti. Nei disturbi somatici, pertanto, possono essere utilizzati FANS,

è essenziale che la donna riporti uno o più sintomi affettivi e fisici durante i cinque giorni, o più, che precedono il ciclo, in ciascuno dei tre mesi precedenti la consultazione. • Sintomi affettivi: • Depressione • Scoppi di collera • Ansia • Irritabilità • Confusione • Ritiro dalla vita sociale • Sintomi somatici • Mastodinia • Meteorismo • Cefalea • Ritenzione idrica in mani e piedi • Inoltre, per definizione, i sintomi: • scompaiono entro il 4° giorno del flusso e non ricompaiono fino almeno al 13°; • sono presenti in assenza di qualsiasi terapia farmacologica, di terapie ormonali o di abuso di alcool o droghe; • si ripresentano - in modo quindi riproducibile - in due cicli valutati prospetticamente;

diuretici o quant’altro sia necessario allo specifico quadro clinico; nelle forme caratterizzate da importanti forme di natura psichica e comportamentale è possibile ricorrere a farmaci in grado di agire sul sistema nervoso centrale quali gli ansiolitici o gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI); questi ultimi, in particolare, hanno trovato un ampio consenso sia in letteratura che nella pratica clinica. Purtroppo però la terapia farmacologica tradizionale mira a contenere i sintomi, medicalizzando la donna e non mettendola nelle condizioni di poter affrontare con consapevolezza un disturbo che oltre ad essere ciclico e ricorrente, risulta essere per certi aspetti invalidante. Si può invece volgere uno sguardo alle terapie naturali e consigliare ad esempio una cura fitoterapica,integrativa e dietetica che accompagni la donna in tutte le fasi ormonali e le permetta di gestire con consapevolezza ed efficacia una componente fisiologica della sua natura.

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Dott.ssa Serena Missori Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio Docente Università Sapienza di Roma Docente Accademia delle Scienze U.R.A.N.U.S Italia


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Influenza della variazione del pH a livello metabolico Tessuto Osseo (il più controverso) Il Calcio in forma di carbonato e fosfato è una riserva alcalina e viene messa in circolo per tamponare un pH acido es. dovuto alla dieta moderna. [European Journal of Nutrition, vol. 40, no. 5, pp. 200–213, 2001.]. Si stima che a causa dell’alimentazione moderna vengano rilasciati 480 gr di calcio in 20 anni [American Journal of Clinical Nutrition, vol. 88, no. 4, pp. 1159–1166, 2008.]. Comunque la valutazione della sola perdita di calcio urinario non è indice di osteoporosi. Si è visto inoltre che la semplice supplementazione di bicarbonato di potassio può tamponare l’acidità preservando la perdita di calcio [New England Journal of Medicine, vol. 331, no. 4, p. 279, 1994.] mentre col solo potassio non si ha questo effetto

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[Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, vol. 94, no. 1, pp. 96–102, 2009.]. Più importanti sono invece i livelli plasmatici di Vitamina D, infatti livelli di vitamin D come 25 (OH)D >80 nmol/L, servono per un appropriato assorbimento di calcio, magnesio e fosfato [Journal of the American College of Nutrition, vol. 22, no. 2, pp. 142–146, 2003.] e purtroppo al giorno d’oggi la Vitamina D è spesso carente nelle persone [Public Health, vol. 124, no. 6, pp. 350–359, 2010.] Nell’insufficienza renale cronica, si è visto che correggendo l’acidosi con bicarbonati migliorano I livelli di paratormone (PTH) e quelli di vitamina D attiva 1,25(OH) 2D3 [Mineral and Electrolyte Metabolism, vol.21, no. 6, pp. 398–402, 1995.]. Se invece ci riferiamo ai fosfati, sembrerebbero avere un effetto


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L’Accademia del Fitness negativo sulla perdita di calcio urinario [Nutrition Journal, vol. 8, article 41, 2009.]. È una questione però ancora controversa, anche perché un vecchio studio dove si valutava la supplementazione con fosfati in persone allettate, mostrava una riduzione nella perdita di calcio urinario ma non quella di massa ossea [Journal of Clinical Investigation, vol. 50, no. 12, pp. 2506–2518, 1971.]. La più recente review e meta analisi ha mostrato invece che l’equilibrio del calcio è mantenuto e migliorato con l’apporto di fosfato (in contraddizione con l’ipotesi del carico acido nella dieta) [Journal of Bone and Mineral Research, vol. 24, no. 11, pp. 1835–1840, 2009.]. Ipotesi confermata recentemente dove non si mostrava una relazione tra assunzione di bevande gasate ricche di fostati e osteoporosi in donne in menopausa [Public Health Nutrition, pp. 1–7, 2011.]. Unica eccezione per i consumatori di diet cola, cola normale e in modo meno marcato in cola decaffeinata (Colas, but not other carbonated beverages, are associated with low bone mineral density in older women: The Framingham Osteoporosis Study-Am J Clin Nutr 2006;84:936–42.), probabilmente per l’effetto acidogenico della caffeina. Una recente revisione sistematica della letteratura alla ricerca di prove a sostegno della dieta alcalina per la salute delle ossa, non ha trovato alcun ruolo protettivo nella diminuzione del carico acido dietetico e osteoporosi [Nutrition Journal, vol. 10, no. 1, article 41, 2011.]. Una dieta alta in cloruro di sodio, invece, aggraverà la perdita proteica ed il riassorbimento osseo [Journal of Applied Physiology, vol. 111, no. 2, pp. 537–542, 2011.]. Proteine in eccesso provocano un carico renale acido. Se non compensate da cibi alcalini come frutta e verdure, potrebbero portare a perdita di osso [Journal of Nutrition, vol. 128, no. 6, pp. 1051–1053, 1998) Le proteine sono comunque necessarie sia per formazione dell’osso che nell’evitare sarcopenia. Bisogna aumentare frutta e verdura al posto di dimuire le proteine [American Journal of Clinical Nutrition, vol. 87, no. 5, pp. 156S–157S, 2008) come è stato ampiamento dimostrato in vari studi . (Eur J Nutr. 2001;40(5):231-237., Am J Clin Nutr. 1999;69(4):727-736., Am J Clin Nutr. 2001;73(1):118-122). Comunque un’alimentazione che neutralizza la produzione endogena di acido aumenta la ritenzione di calcio e fosfato, riduce i marker di riassorbimento osseo e aumenta quelli della formazione ossea in donne in menopausa (N Engl J Med. 1994;330(25):1776-1781.) Infatti si è dimostrato che la neutralizzazione dell’acidosi con potassio carbonato ha portato a migliore ritenzione di calcio e minore escrezione di azoto, in donne in postmenopausa [N Engl J Med 1994;330:1776–81., 43; J clin Endocrinol Metab

1997;82:254–9.] Maurer et al, hanno rilevato come l’assunzione di bicarbonato in ragazze ventenni migliora il bilanciamento del calcio e diminuisce i marker di degradazione ossea (pyridinolines and n-telopeptide) [Schw Med Wschr 2000;130:] Un’alimentaione alcalina seguita per 3 anni, si è visto ridurre la perdita urinaria di calcio, equivalente al 5% di calcio osseo [Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, vol. 90, no. 2, pp. 831–834, 2005).

Le proteine sono comunque necessarie sia per formazione dell’osso che nell’evitare sarcopenia. Bisogna aumentare frutta e verdura al posto di dimuire le proteine.

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Tessuto Muscolare Invecchiando si riduce la massa muscolare predisponendo a cadute e fratture ossee. (Frassetto, Morris, and Sebastian, 1997). In persone anziane, una dieta ricca di potassio presente ad esempio infrutta e verdure, preserva la massa muscolare (American Journal of Clinical Nutrition, vol. 87, no. 3, pp. 662–665, 2008.) Nell’insufficienza renale cronica si produce acidosi metabolica con conseguente perdita di massa muscolare (Mineral and Electrolyte Metabolism, vol. 22, no. 1–3, pp. 58–61, 1996), confermando l’ipotesi associata all’acidosi ed al catabolismo muscolare. La nota positiva viene dal fatto che correggendo l’acidosi si preserva la massa muscolare in condizioni come chetosi diabetica, trauma, sepsi, insufficenza renale e malattia respiratoria cronica ostruttiva (COPD) (Current Opinion in Clinical Nutrition and Metabolic Care, vol. 8, no. 1, pp. 73–76, 2005.). Come si può vedere dal grafico, un’aggiunta di bicarbonato di potassio all’alimentazione, con effetto alcalinizzante, riduce la perdita di tessuto muscolare.

Altra relazione tra acidità e perdita di massa muscolare si evidenzia in bambini con acidità tubulare, che hanno ritardo nella



L’Accademia del Fitness crescita (con aumentata eliminazione urinaria di azoto), reversibile dopo trattamento con alcalinizzanti L’acidosi metabolica aumenta il catabolismo proteico in umani e stimola l’ossidazione degli aminoacidi ramificati, inoltre la sintesi proteica (Albumina) è inibita nell’uomo. L’acidosi metabolica indotta sperimentalmente in soggetti sani induce una perdita di 360 mmol di azoto o circa 30 grams di proteine al giorno (Metabolic and endocrine effects of metabolic acidosis in humans; SWISS MED WKLY 2 0 0 1 ; 1 3 1 : 1 2 7 – 1 3 2). Sicuro et al. hanno dimostrato che l’acidosi metabolica, in soggetti sani, provoca un aumento dell’attività dei glucocorticoidi che a loro volta possono esplicare effetto catabolico-proteico. Altre alterazioni ormonali, legate al metabolismo proteico: variazione nell’asse ormonale GH/IGF-1 e nel metabolismo dell’ormone tiroideo.

tralizza il carico acido giornaliero con incremento di GH e osteocalcina [Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, vol. 82, no. 1, pp. 254–259, 1997.] Migliorare la secrezione di GH vuole dire migliorare la qualità di vita, rischio cardiovascolare, composizione corporea e memoria [Journal of Endocrinology, vol. 207, no. 2, pp. 125–126, 2010.] che in una visione anti-aging è è proprio quello che si ricerca. In uomini con acidosi metabolica, sembra diminuita anche la secrezione di IGF-I. Alcuni ricercatori mostrano che l’acidosi metabolica porta ad un’insensibilità dei recettoti del Gh ma con secrezione di ormone elevata (Gh-realising hormone in quantità elevate) [Kidney Int 1997;51:216–21.] Quindi non è ancora del tutto chiaro se il deficit sia più legato ad una diminuita secrezione di GH o ad un minor utilizzo a livello recettoriale.

Ormone della crescita Bambini con acidità tubulare hanno minor secrezione di ormone della crescita. Se trattati con bicarbonati [European Journal of Nutrition, vol. 40, no. 5, pp. 200–213, 2001; [J Clin Invest 1978;61:509–27.] ) o potassio citrato [Journal of Clinical Investigation, vol. 61, no. 2, pp. 509–527, 1978.], c’è aumento significativo di secrezione di GH e della loro crescita. L’utilizzo di potassio bicarbonato in donne in menopausa, neu-

Mal di schiena e dieta alcalina Ci sono alcune evidenze sul miglioramento del mal di schiena e l’assunzione di minerali alcalinizzanti [Journal of Trace Elements in Medicine and Biology, vol. 15, no. 2-3, pp. 179–183, 2001; Journal of the American Board of Family Medicine, vol. 22, no. 1, pp. 69–74, 2009]. Ciò sembra dovuto ad un piccolo ma significativo aumento di pH ematico e magnesio intracellulare. Un buon livello di magnesio intracellulare consente il funziona-

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Si ringrazia:

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Medical Hypotheses, Volume 73, Issue 3, September 2009, Pages 347–356 mento dei sistemi enzimatici compresa l’attivazione della vitamina D [Magnesium Research, vol. 8, no. 1, pp. 77–84, 1995.]. Ormoni tiroidei L’acidosi metabolica cronica nell’uomo diminuisce leggermente il T3 e T4 liberi aumentando il TSH (ormone stimolante la tiroide) ma senza abbassare il reverse T3 [Am J Physiol 1997;272:F648– 53.], instaurando un leggero ipotiroidismo. Glucocorticoidi Valutando l’escrezione di tetraidrocortisone e cortisolo urinari, si è visto che l’acidosi metabolica nell’uomo aumenta significativamente l’attività dei glucorticoidi [Am J Physiol 1998 Renal Physiol 43:F650–7.]. L’aumento dei glucocorticoidi indotto da acidosi, è anche responsabile della degradazione proteica [J Clin Invest 1994;93:2127– 213.]. È anche possibile che l’aumento dei glucocorticoidi possa determinare la risposta sistemica e renale al carico acido, tenuto conto degli effetti potenzianti dei glucocorticoidi sull’acidificazione renale [Am J Physiol 1980;239:F30–43) e sul meccanismo di trasporto acido-base nel tubulo renale [Am J Physiol 1993;264:F1027–31., Proc Natl Acad Sci USA 1984;81:630–4.]. Sono stati studiati gli effetti sulla neutralizzazione di una dieta a carico acido (quantità equimolari di NaHCO3 e KHCO3 sostituiti a NaCl e KCl) in 9 soggetti sani (6 uomini, 3 donne) senza alterazioni nel bilancio del calcio, marker ossei e ormoni legati al tessuto osseo [glucocorticoid secretion, IGF-1, parathyroid hormone (PTH)/1,25 (OH)2 vitamin D and thyroid hormones] . Dopo 7 giorni si ha una migliore ritenzione di calcio (10.7 +/-0.4 mmol) e una significativa riduzione dell’escrezione urinaria di deoxypyridinoline, pyridinoline, and n-telopeptide. Il cortisolo plasmatico si è ridotto da 264 +/-45 a 232 +/-43 nmol/l (P 0.032), e l’escrezione urinaria di tetrahydrocortisol (THF) diminuita da 2,410 +/-210 a 2,098 +/-190 g/24 h (P 0.027).

Nessuna variazione significativa per IGF-1, PTH/1,25(OH)2 vitamin D, o ormoni tiroidei. Migliorare gli effetti acidogenici dell’alimentazione, riduce i livelli di cortisolo ed i suoi eventuali effetti anche sul tessuto osseo (Am J Physiol Renal Physiol 284: F32–F40, 2003) ma anche sulla sensibilità insulinemica, visto che ormai è accertato che una cronica iperproduzione di cortisolo porti all’intolleranza glicemica con conseguente aumento di peso. L’acidosi metabolica latente può essere causa anche di aumento di peso fino all’obesità oltre a compromettere la perdita di grasso corporeo e la crescita muscolare Può essere corretta attraverso l’introduzione di bicarbonati e/o alimenti alcalinizzanti (verdura e frutta) Il ruolo di un’alimentazione iperproteica sembra controverso ma se ben bilanciato da cibi alcalinizzanti si è visto non creare problemi di abbassamento del pH Il grafico sopra mostra bene il contributo dell’acidosi latente nell’obesità: inabilità di sintetizzare massa muscolare e/o perdere peso Dottor Giovanni Montagna Dietista - Bio Age Advisor 393 9967076 - giannidiet@tiscali.it

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Diagnosi dell’Ernia Discale Con il trascorrere del tempo il corpo umano si disidrata progressivamente ed i dischi intervertebrali sono quelli che ne pagano lo scotto più immediato essendo costituiti prevalentemente di acqua. Quando ai fenomeni di tipo degenerativo si sommano posture scorrette, come quelle che si tengono ad una scrivania, per esempio, o in automobile, e non viene svolta un’idonea attività fisica, si creano delle condizioni di instabilità della colonna, che possono esitare in una erniazione del disco. Quando ai fenomeni di tipo degenerativo si sommano posture scorrette, come quelle che si tengono ad una scrivania, per esempio, o in automobile, e non viene svolta un’idonea attività fisica, si creano delle condizioni di instabilità della colonna, che possono esitare in una erniazione del disco. Se il disco scivola posteriormente verso il canale midollare (formato anteriormente dai corpi vertebrali, lateralmente dai pe-

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duncoli e posteriormente dalle lamine), questi può improntare il sacco durale, dal quale fuoriescono le radici nervose che vanno a costituire il nervo sciatico. Questo grosso nervo, il più grosso del nostro corpo, innerva l’arto inferiore, ed è questo il motivo per cui un insulto che ha origine a livello delle vertebre si ripercuote sulla gamba (sciatalgia): un dolore che ha partenza dalla schiena e si irradia all’inguine è però molto più probabilmente causato da una sindrome delle faccette articolari. Tipologie di Ernia Discale Diversi sono i gradi di fuoriuscita del disco dalla propria sede: si va dalla protrusione (vedi disegno), contenuta dal legamento longitudinale posteriore, che scorre lungo la parte posteriore dei corpi vertebrali, fino all’ernia vera e propria, quando cioè il disco intervertebrale è completamente fuori sede.


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L’Accademia del Fitness Le ernie si possono classificare in:

ERNIA CONTENUTA È il tipo più frequente di ernia discale: nell’anello fibroso si formano ampie fissurazioni sia radiali che circonferenziali che raggiungono la superficie del disco. Il tessuto erniario si fa strada incuneandosi nelle fissurazioni, ma non perfora l’anulus ed in esso rimane contenuta. ERNIA ESPULSA In questa varietà il tessuto erniario fuoriesce parzialmente o completamente dal disco, ma non migra spostandosi a distanza. Essa

può, in base la percorso seguito, a sua volta distinguersi in: • Sottolegamentosa, quando non perfora il legamento longitudinale posteriore; • Translegamentosa, quando una parte di essa perfora il legamento senza superarlo e la restante parte rimane sottolegamentosa; • Retrolegamentosa, l’ernia perfora il legamento e si libera nel canale senza migrare. ERNIA MIGRATA In questa condizione (evidente in figura) il frammento espulso migra a distanza dal disco di origine, più frequentemente in direzione caudale (in basso) o intraforaminale (nel forame di coniugazione dove fuoriesce il nervo e dove può verificarsi il conflitto con lo stesso). E’ importante rammentare che non sempre la sintomatologia dell’ernia discale è proprorzionale alla reale entità del materiale erniato; possono verificarsi ernie di dimensioni ragguardevoli praticamente asintomatiche, nonostante gli importanti segni di impronta sul sacco durale e sulle radici nervose e di contro piccole protrusioni possono evocare intenso dolore spesso recalcitrante ai comuni farmaci analgesici/antinfiammatori. Le immagini TAC ed RMN sono utilissime per contribuire a formulare diagnosi, ma è opportuno rammentare che non sempre sono inequivocabilmente attendibili poiché sono solo fotogrammi della reale situazione della sofferenza discale che può variare enormemente da una determinata posizione ad un’altra (di solito sdraiati e a riposo) e non è detto che un attimo dopo, sotto stress, la situazione non possa mutare.

Differenti proiezioni di RMN che raffigurano la presenza di ernie discali lombari da trattare con DE (Discectomia Endoscopica)

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L’Accademia del Fitness

Minisonda artroscopica penetrata all’interno del disco erniato nel corso di una normale DE (Discectomia Endoscopica)

Sintomatologia • Dolore nella posizione seduta prolungata, esasperato dai piegamenti/estensioni/torsioni, che si attenua con la deambulazione; • Dolore spesso inabilitante; • Debolezza, intorpidimento e/o formicolio agli arti inferiori; • Diminuzione e/o perdita del tono sfinteriale (vescica-intestino). Nella maggior parte dei casi i sintomi dolorosi dell’ernia del disco regrediscono con il semplice riposo a letto, terapia fisica, riabilitazione posturale e farmaci . Tuttavia, molti pazienti non sono così fortunati. Quando un disco è erniato, può generare compressione contro uno o più dei nervi spinali scatenando dolore, parestesie, intorpidimento ed astenia dal tratto lombare, lungo il decorso del nervo sciatico, dalle gambe fino ai piedi. Professor Dottor Adolfo Panfili Specialista in Ortopedia e Traumatologia dell’Apparato Locomotore Centro di Chirurgia Mininvasiva, Colonna, Spalla, Ginocchio, Mano e Piede Membro dell’EFSA (European Food Securety Authority)

Questo è ciò che il chirurgo può vedere con il microendoscopio durante l’intervento. Il materiale bianco nella parte posteriore è il disco erniato.

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