Sanpolopolis

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Editoriale

Covid-19, ci cambierà davvero? di Laura Di Palma Un virus venuto da lontano ci ha sorpresi, costringendo ognuno di noi, di fatto, a ripensare la propria vita, almeno momentaneamente. Tra gli insegnamenti che la Pandemia in atto ci ha lasciato, c’è sicuramente quello che gli uomini e le donne di ogni etnia e di ogni provenienza sono tutti uguali, nella fragilità, davanti alle evenienze naturali. Di fronte all’avanzare incessante e prepotente di questo virus sconosciuto, infatti, non ci sono state differenze di genere, di nazionalità o di stato sociale: il Covid-19 ha colpito pressoché l’intero Pianeta, chi più, chi meno e tutti ne hanno dovuto affrontare la subdola potenza. Tutti noi, dopo un periodo di grande preoccupazione e di forti restrizioni, durante il lungo lockdown, stiamo ora attendendo che questa emergenza sanitaria ma anche economica finisca al più presto; tuttavia, non può non sfiorarci il pensiero che questa voglia di riprenderci la normalità perduta, nasconda, in realtà, il desiderio di tornare esattamente come prima, come se nulla fosse successo. Non riuscire a trarre giovamento da ciò che una situazione tanto imprevedibile quanto abnorme come quella che stiamo vivendo ci ha insegnato, sarebbe veramente un peccato. Sono molte, infatti, anche le personalità della cultura, dell’economia e del mondo ecclesiale che auspicano per un reale e definitivo cambiamento, a vantaggio dell’intera umanità. Durante i mesi più difficili abbiamo assistito al manifestarsi di svariate forme di solidarietà, indirizzate a tutti coloro che ne necessitavano e, sarebbe opportuno e significativo, che questa solidarietà potesse ora essere considerata e rappresentata anche a livello politico ed istituzionale. Come già detto, infatti, sono molte le persone che stanno chiedendo alla politica una conversione capace di ridarle credibilità, nella riscoperta della sua funzione di servizio disinteressato alla società. Economia e politica dovrebbero camminare di pari passo: proprio attraverso l’azione politica, infatti, l’economia potrebbe e dovrebbe ritornare al servizio della persona e della collettività e non soltanto del profitto.

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Per far ciò sarebbe necessario progettare un modello di sviluppo economico e sociale che fosse veramente a misura d’uomo e di donna, che avesse al centro la persona, il lavoro ed il benessere collettivo, evitando ciò verso cui si stava giungendo in questi ultimi anni: ad esempio, l’eccessiva privatizzazione di alcuni settori come la sanità. E allora, proviamo a chiederci: “che cosa succederà dopo il Coronavirus?” Anche se non sappiamo quanto tempo sarà necessario, il mondo uscirà da questa catastrofe e dovrà fronteggiare una crisi economica e sociale cercando di ripartire anche dal punto di vista sociale, culturale, intellettuale. Molti saranno i temi “caldi” che andranno affrontati: gli stili di vita, la salute e la sanità pubblica, la ricerca medica e scientifica, i cambiamenti climatici, l’economia globale e locale, l’ambiente da proteggere, le varie forme di cittadinanza, la cultura. In questa crisi ci siamo misurati sulle produzioni essenziali da tenere aperte e su quelle da chiudere, temporaneamente, per limitare i rischi per la salute. Abbiamo quindi accettato la chiusura della maggior parte dei negozi, che ha comportato un taglio drastico, seppur temporaneo, dei nostri consumi. Le auto, salvo poche eccezioni, sono rimaste ferme e la qualità dell’aria nelle città pare essere davvero migliorata. Ma cosa succederà tra poco tempo? Torneremo, come se non fosse successo nulla, a produrre ogni cosa, necessaria e superflua senza più pensare alla salute? Torneremo al consumismo imperante? Certo avremmo potuto e potremmo imparare molte cose dalla dura lezione di questa pandemia. Per ora, la vera speranza, è quella di esserne in grado.


In questo numero…

Gli argomenti Editoriale La politica e l’economia Noi ed il computer

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La società al tempo del Coronavirus

Pag. 14

A voi la parola...

Pag. 22

Dal Consiglio di Quartiere

Pag. 24

Guerra e pace

Pag. 12

La Cultura

Pag. 16

Pag. 6 Pag. 10 Pag. 20 Pag. 17 Pag. 21

Pag. 24 Pag. 25 Pag. 13 Pag. 19 Pag. 7

La mina vagante

Pag. 18 Pag. 27

I colori della società

Pag. 8

Il circolo ACLI e dintorni al tempo della pandemia

Pag. 4 Pag. 5 Pag. 11

Punto Comunità S. Polo Cimabue

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In ricordo di…

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Covid-19, ci cambierà davvero? Referendum costituzionale: quale futuro? Modifica Decreti sicurezza, una vittoria della politica Windows 10: aggiornamenti in corso Possiamo cambiare? Tempo di pandemia, cosa abbiamo imparato... Mascherine solidali Lettera aperta alla politica A S. Polo un giardino intitolato a Maria Montessori Alcune novità sulla torre Tintoretto La scuola nel nostro quartiere: un augurio L’unione fa la forza, nasce la “Rete Pace e Disarmo” Italia-Egitto, il contratto militare della vergogna Migrazioni in Italia e nel mondo Per sentito dire... Minigonne a scuola A proposito di libertà... Quando l’ideologia fa male alla politica “Orologiaio matto”: calendario multireligioso Siamo ripartiti... Il circolo ACLI S. Polo si programma

di Laura Di Palma di Angelo Alioto di Dante Mantovani di Davide Riccardi di Stefano Bazzana intervista a don U. Dell’Aversana a cura di “Sartoria multietnica” seguono firme a cura del CdQ di Fabio Basile di Elisa Lavanga a cura della Redazione di Piergiulio Biatta di Franco Valenti di Ernesto Paroli di Centina Bazzana di Dante Mantovani di Dante Mantovani a cura di Spazio Solidale onlus di Dante Mantovani di Dante Mantovani Resoconto “Progetto Coronavirus, sostegno alla fragilità” di Dante Mantovani Progetto Coronavirus, la risposta del Punto Comunità di Centina Bazzana di Giuseppe Foresti Prestazioni sociali per Covid-19 a cura della Redazione Orari Sportelli Punto Comunità Pensione agli invalidi civili assoluti: importanti novità di Giuseppe Foresti Franco Buffoli a cura del circolo ACLI

In copertina La copertina di questo numero 125 di SanpoloPolis è interamente dedicata alla ripresa delle attività del circolo ACLI e del quartiere dopo il doloroso periodo del lockdown. Non è che i dati dei contagi di queste ultime settimane siano incoraggianti, ma vogliamo rappresentare un segno di speranza che può però tradursi in realtà solo attraverso la responsabilità di tutti nel rispettare le regole indicate dalle nostre istituzioni.

Redazione Laura Di Palma - Dante Mantovani – Centina Bazzana – Sandro Sandrini – Ernesto Paroli – Gianni Rossini – Andrea Culetto – Angelo Alioto – Giorgio Pellegrino – Fabio Basile – Andrea Garzoni – Riccardo Entrada "SanpoloPolis" - periodico bimestrale del Circolo ACLI S. Polo - Brescia Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 10 del 13/2/2009. Direttore Responsabile: Laura Di Palma Editore: Circolo ACLI San Polo - via Cimabue 271 – 25134 Brescia Coordinatore di Redazione: Fabio Basile

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Dal Circolo ACLI

Siamo ripartiti… di Dante Mantovani Anche il circolo ACLI sta riprendendo le proprie attività “normali”, dopo lo stravolgimento provocato dalla pandemia tra febbraio e maggio. Questi mesi hanno lasciato in tutti noi alcune emozioni di segno diverso, che difficilmente dimenticheremo: gli amici che si sono ammalati, alcuni dei quali non hanno superato la malattia e ci hanno lasciati; la chiusura forzata del bar per tre mesi; la riconversione del Punto Comunità in centro di solidarietà per le persone fragili del quartiere; la spontanea disponibilità di decine di volontari per la spesa agli anziani soli, per la distribuzione dei pacchi alimentari, per la distribuzione delle mascherine… Ora si tenta di ripartire, consapevoli che non potremo essere gli stessi di prima, anche come circolo. Il Bar Punto Mescita. Abbiamo riaperto il bar il 24 Maggio, dopo aver predisposto il tutto in modo da assicurare ai nostri collaboratori, ai volontari ed ai soci frequentatori il massimo della sicurezza rispetto ai rischi del contagio. Abbiamo sanificato tutti gli ambienti; abbiamo ristrutturato i servizi igienici per renderli, appunto, più igienici; abbiamo sistemato i tavoli interni ed esterni in modo da rispettare il distanziamento sociale (oggi, la capienza massima del bar è di 28 presenze in contemporanea); all’entrata, viene rilevata la temperatura corporea a tutti e viene registrato il nome di ciascuno per permettere la tracciabilità in caso di positività di qualcuno dei frequentatori (il registro viene distrutto dopo 14 giorni); tutti devono disinfettare le mani con il gel presente all’entrata ed in altri punti dei locali; la mascherina è obbligatoria ogniqualvolta ci si alza dal posto a sedere; sono segnalati i percorsi di entrata e di uscita che sono diversificati; i fornitori entrano da altra entrata… Tutte queste cose sono raccolte in un protocollo scritto ed appeso all’interno del bar, che tutti possono consultare e verificarne l’applicazione. Le presenze giornaliere sono però notevolmente diminuite: un po’ a causa della sospensione forzata delle gare di carte, un po’ perché le persone anziane hanno ancora, comprensibilmente, paura del contagio; di conseguenza, anche gli introiti sono notevolmente diminuiti, dopo essere stati azzerati per la chiusura forzata di tre mesi. Tutte le iniziative del circolo ACLI sono rese possibili, in larga misura, proprio dalle entrate del bar, per cui ci stiamo ingegnando per promuovere iniziative che possano rilanciare la nostra presenza. Senza dimenticare che anche gli introiti dei collabora

tori che gestiscono il bar dipendono sempre da ciò che entra nel “cassetto”. Abbiamo quindi lanciato l’idea di alcune “Serate al circolo” nel primo week end di luglio, che hanno riscontrato una buona risposta da parte dei soci. Il Punto Comunità. Anche quello è ripartito con la riapertura di tutti gli sportelli. Per garantire sicurezza a volontari ed utenti, oltre alle misure previste per chi entra al bar, sono stati collocati schermi protettivi in plexiglass su tutte le scrivanie, è stata prevista la disinfezione ad ogni cambio di utente e la disinfezione completa alla chiusura di ogni sportello. Gli utenti vengono ricevuti solo su appuntamento in modo da evitare qualsiasi assembramento in sala d’attesa che è stata chiusa in modo da rendere possibili percorsi distinti per entrata ed uscita degli utenti. La richiesta di appuntamenti è alta, segno che le persone e le famiglie hanno bisogno di qualcuno che li sostenga e li accompagni in questo momento in cui i bisogni sono aumentati e, per molti, anche aggravati. Il viaggio in Romania, previsto a metà maggio, è stato ovviamente annullato e gli iscritti hanno recuperato le somme versate, esclusa una trattenuta del 25% praticata dalla compagnia aerea sul costo del volo. Rispetto a tante situazioni negative di mancati rimborsi, di cui abbiamo avuto notizia, la conclusione del nostro viaggio mancato si può ritenere decisamente positiva. Come molte altre realtà del nostro Paese, tentiamo la ripartenza con tanta voglia di tornare ad una certa “normalità”, con la speranza che la responsabilità di tutti possa evitare il ripetersi di questa triste esperienza ed auspicando che questa abbia insegnato qualcosa, per costruire una convivenza più serena e più accogliente verso tutti. * Presidente circolo ACLI S. Polo

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Dal circolo Acli

Il circolo ACLI S. Polo si programma di Dante Mantovani

Domenica 4 ottobre, il circolo ACLI S. Polo si è riunito in assemblea con la finalità di riflettere sul come ricostruire la propria presenza dopo la tragica esperienza della pandemia che, proprio in queste settimane, sembra voler riprendere forza e creare nuove difficoltà. La mattinata si è sviluppata in questo modo: partecipazione alla S. Messa delle ore 8.00, avvio dei lavori alle 9.00 con introduzione del presidente, un saluto ed una riflessione in streaming del presidente provinciale Pierangelo Milesi, la relazione del presidente seguita dal dibattito, proseguito fino ad ora del pranzo consumato presso il punto mescita del circolo ACLI. Milesi ci ha invitato a non rincorrere cose nuove da inventare, ma a fare le cose che caratterizzano la missione delle ACLI, ricercando però modalità e strumenti nuovi, adatti alla realtà odierna. Il lavoro, la pace, la democrazia, la salvaguardia dell’ambiente, sono ambiti sui quali dobbiamo continuare ad impegnarci attraverso la formazione e l’azione sociale. Nella sua relazione introduttiva, il presidente del circolo ha ricordato il triste periodo della chiusura totale durante la quale cinque nostri soci sono purtroppo deceduti a causa del Coronavirus; ad essi si è aggiunto don Angelo Cretti, fondatore della parrocchia di S. Angela Merici e primo promotore del circolo ACLI S. Polo nel 1994, che non ha superato la malattia che da tempo lo affliggeva. Ha ripercorso quindi tutta la fase della riapertura delle attività garantendo il massimo della sicurezza possibile ad operatori, volontari ed utenti; un impegno che coinvolge quotidianamente dirigenti e volontari. Ha richiamato quindi i valori fondanti dell’ associazione, rileggendo gli articoli 2 e 3 dello Statuto: la fratellanza, la giustizia sociale, la pace e la solidarietà; valori ai quali la nostra azione deve costantemente ispirarsi non solo a livello individuale, ma anche associativo. Don Milani diceva: “Ho imparato che il proble-

ma degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia”. Realizzando insieme le opere che mettiamo in campo, ispirate ai valori evangelici, facciamo politica, cioè ricerchiamo il bene comune. Obiettivo principale delle ACLI è quindi quello di promuovere coscienze (a partire dalle nostre) capaci di scegliere liberamente il bene per sé e per la società intera, ispirandosi a valori condivisi. Ha passato quindi in rassegna tutte le cose che il circolo sta facendo: la formazione, SanpoloPolis, FestAcli, il bar, l’attività di socializzazione (le cenette, i viaggi, le visite guidate...) ed ha invitato la presidente dell’US Acli, la coordinatrice del Punto Comunità ed il presidente del Gruppo di Acquisto Solidale, a parlare dei rispettivi ambiti di attività. Riguardo la formazione, il presidente ha quindi formulato alcune proposte che, in sintesi, riguardano:  La lettura ed approfondimento della nuova enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”  La promozione di un gruppo culturale aperto che, attraverso la lettura di libri, articoli o la visione di film o video, favorisca liberamente uno scambio di idee e di impressioni su vari argomenti.  La realizzazione di iniziative, da studiare, per valorizzare alcune Giornate o ricorrenze Mondiali, Europee o Nazionali che spesso vengono trascurate o ridotte a pura formalità (Giornata della pace, contro la povertà...) Il presidente ha concluso dicendo che L’obiettivo delle cose che facciamo come circolo Acli è quello di aiutarci ed aiutare a modificare il nostro modo di pensare, il nostro modo di vivere, i nostri stili di vita, le nostre scelte sul piano personale, sociale, economico… per renderle sempre più coerenti nella costruzione di un mondo migliore, più giusto, più fraterno, più in pace; e compito di chi “governa” un circolo Acli e di chi è più sensibile è quello di favorire un cammino, un percorso verso questo obiettivo. Si è sviluppato quindi un dibattito molto interessante, che sarebbe difficile sintetizzare in un articolo, dal quale sono scaturite riflessioni e proposte che sarà compito del Consiglio Direttivo tradurre in iniziative concrete da realizzare in questo anno sociale, Covid19 permettendo.

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La politica locale e nazionale, l'economia

Referendum costituzionale: quale futuro? di Angelo Alioto Il referendum costituzionale del 20 e 21 settembre ha confermato il taglio dei parlamentari sia alla Camera, sia al Senato, con il 69,96 % dei consensi ed il 30,04 % dei voti contrari; sono andati a votare il 53,84 % degli aventi diritto. Se ricordiamo che questa legge di riforma costituzionale, approvata alla Camera un anno fa (8/10/19) con 553 voti favorevoli (pari al 97,2 % dei votanti), 14 contrari (pari al 2,5 % dei votanti) e 2 astenuti, ci accorgiamo dello scollamento che si è verificato tra i nostri parlamentari ed il Paese reale. Perché quella maggioranza bulgara non è compatibile certo con il 30,04 % dei contrari alla riforma. Chi ha votato contro la riforma non era contrario alla riduzione del numero dei parlamentari, riteneva demagogico e pericoloso intervenire soltanto sulla quantità della rappresentanza popolare, senza tener conto della complessità di un processo riformatore rispettoso di tutte le garanzie istituzionali. Cosa cambia con la vittoria del Si al referendum ? Il cambiamento più radicale riguarda il taglio dei parlamentari che passeranno da 945 a 600. I Deputati si ridurranno da 630 a 400 ed i Senatori da 315 a 200. La riforma prevede inoltre che nessuna Regione possa eleggere meno di 3 senatori (finora erano 7), con l'eccezione del Molise (2) e la Val d’Aosta (1). Finita la battaglia referendaria, chi ha responsabilità di governo deve trovare il modo di recuperare, per quanto possibile, le ragioni di chi ha perso. Affinché il Paese possa trovare un nuovo punto di equilibrio tra i diversi poteri su cui si regge il nostro sistema democratico. Chi ha votato Si in buona fede, credendo di avviare il Paese su una strada di riforme istituzionali, e chi ha votato NO per difendere la democrazia rappresentativa, dubbioso di un reale iter riformatore, mirato a dare maggiore efficienza al lavoro delle Camere, adesso aspetta:  la modifica del bicameralismo paritario;  una nuova legge elettorale con il superamento della base regionale per l'elezione del Senato, tale da assicurare una giusta rappresentanza ai territori più piccoli, al momento penalizzati in particolare dalla forte riduzione dei senatori;  il voto ai diciottenni oggi esclusi dal Senato ed eleggibilità ai venticinquenni;

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 ridefinizione delle commissioni e dei regolamenti parlamentari per evitare che il lavoro di Camera e Senato anziché risultare più efficiente, venga paralizzato dalla riduzione di deputati e senatori;  nuove modalità relative all'elezione del Presidente della Repubblica con lariduzione dei delegati regionali per evitare che il loro peso superi quello dei parlamentari. Il ritardo o addirittura l'assenza di queste riforme, non renderebbe il Parlamento più agile ed efficiente, come promesso, ma ne svilirebbe il ruolo e ne indebolirebbe la capacità di rappresentare il Paese. Dando ragione ai sette milioni e mezzo di cittadini (30,04 % dei votanti a favore del No), che, avendo buona memoria, non si sono fidati della politica dei due tempi: prima la riforma costituzionale e poi tutti gli aggiustamenti legislativi diventati necessari per evitare che le criticità, derivanti dalla riduzione dei parlamentari, potessero penalizzare la rappresentanza popolare. Vogliamo credere che il taglio dei parlamentari non sia l'inizio della perversa volontà di voler smantellare la democrazia rappresentativa per sostituirla con quella della piattaforma digitale, dove con un click si pretende di risolvere le problematiche più complesse.Per fugare i sospetti di chi ha votato NO, occorre che le forze politiche al governo del Paese, con atteggiamento responsabile, arrivino al giusto punto di equilibrio tra l'esigenza del pluralismo della rappresentanza e quella altrettanto importante della governabilità. I cittadini di questo Paese, sia quelli del SI che quelli del NO, potranno laicamente condividere il minor numero dei parlamentari, solo se essi risulteranno più rappresentativi dei loro territori, se le due Camere occupandosi di proble-


La politica locale e nazionale, l'economia

matiche diverse, renderanno più agile ed incisivo il funzionamento dello Stato. Per fugare i sospetti di chi ha votato NO, occorre che le forze politiche al governo del Paese, con atteggiamento responsabile, arrivino al giusto punto di equilibrio tra l'esigenza del pluralismo della rappresentanza e quella altrettanto importante della governabilità. I cittadini di questo Paese, sia quelli del SI che quelli del NO, potranno laicamente condividere il minor numero dei parlamentari, solo se essi risulteranno più rappresentativi dei loro territori, se le due Camere occupandosi di problematiche diverse, renderanno più agile ed incisivo il funzionamento dello Stato.

Chi si fa incantare dalla democrazia diretta, senza mediazione, e ritiene ormai obsoleta la democrazia rappresentativa, ignora la funzione storica del dibattito parlamentare. La democrazia diretta non prevede il confronto, ognuno è solo nella decisione da prendere e nella inevitabile ridotta conoscenza di ogni problema su cui è chiamato a decidere. La sfiducia verso il Parlamento ha, comunque, un fondamento: le frequenti tornate elettorali sono il risultato di una incapacità a governare, i tempi lunghi per l'approvazione di una legge sono incompatibili con la velocità degli eventi che si susseguono nella quotidianità della vita reale. Diventa necessaria la riforma della rappresentanza democratica ad incominciare da una legge elettorale che consenta ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti, limitando lo strapotere dei partiti. Senza negare la loro necessaria azione di mediazione politica, almeno che non li si voglia sostituire con la “Rete”. In assenza di queste riforme si allargherà il solco tra la politica nazionale ed il corpo sociale del Paese destinato ad un ribellismo gravido di pericoli.

La mina vagante

Minigonne a scuola di Centina Bazzana Primo giorno di scuola in un liceo romano: la vicepreside avvicina una studentessa e le suggerisce di non presentarsi a scuola con la minigonna perché “al professore gli cade l’occhio”! La notizia si diffonde, fa scalpore, il giorno dopo quasi tutte le alunne si presentano in minigonna in nome della libertà femminile e contro il sessismo di genere. Spero che l’insegnante si sia resa conto di aver sbagliato sia la modalità di intervento, sia il contenuto. Perché è facile rispondere, come hanno fatto le studentesse, “ se gli cade l’occhio è lui il volgare, non noi”! Altrettanto facile è sostenere che siamo alle solite: è il corpo della donna che provoca, che induce il maschio a comportamenti scorretti, come se l’uomo fosse incapace di contenersi. Però da qui a farne l’emblema di una battaglia femminista di cultura e civiltà ce ne vuole… Per chi ha fatto e continua a sostenere la lotta delle donne per il riconoscimento paritario in ogni settore della vita sociale, quanto successo è solo un piccolo episodio, impostato male. Io penso che la vicepreside insieme a tutto il collegio docenti e al consiglio di istituto avrebbe dovuto raccomandare a tutti gli studenti, maschi e femmine, di andare a scuola con un abbigliamento adatto: perché anche i pantaloni abbassati sulle mutande, le canottiere o i pantaloncini corti non sono accettabili! E non perché agli insegnanti, al resto del personale o ai compagni “gli cade l’occhio”, ma perché siamo in un luogo dedicato alla formazione e all’educazione e ci vuole un certo decoro come in altri ambienti: chiesa, ufficio… Forse è proprio a scuola che si dovrebbe apprendere che ci si veste diversamente in spiaggia, in città, in discoteca o al ristorante. Ma questo dovrebbe far parte di un’educazione civica, di un’educazione al rispetto reciproco e di genere che ci si guarda bene dal proporre. Siamo lontani dai tempi in cui si imponeva una divisa, un grembiule nero, che doveva coprire anche le differenze economiche; tuttavia un po’ di buon senso e di buon gusto non guasterebbero per tutti, insegnanti compresi. P.S.: Proprio in questi giorni mi è arrivata la foto dei figli di una mia amica pakistana, trasferitasi in Inghilterra, al loro primo giorno di scuola: dalla materna alla media i due maschi in completo blu con cravatta e la bimba in vestito blu longuette e camicia bianca.. scuola pubblica naturalmente!

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La politica

Modifica ai “Decreti sicurezza“, una vittoria della politica di Dante Mantovani

I Decreti sicurezza voluti esattamente due anni fa dall’allora Ministro degli Interni Matteo Salvini e condivisi dalla maggioranza del primo governo Conte, sono stati profondamente modificati con decreto dall’attuale governo, dopo un anno di trattative non facili. SanpoloPolis, sui numeri 116 e 117 di fine 2018, pubblicò due articoli molto critici sui contenuti dei “decreti sicurezza” e sulla cultura politica che li ispiravano: l’odio nei confronti degli immigrati ed in particolare dei richiedenti asilo, la penalizzazione delle organizzazioni umanitarie che li soccorrono, l’abolizione di percorsi finalizzati all’accoglienza ed alla integrazione. Il fatto che l’attuale Governo sia giunto ad una profonda modifica di quei contenuti legislativi, correggendo radicalmente quella cultura politica, non può che trovare la nostra condivisione. Che sia stato necessario un anno di trattative tra le forze della maggioranza per trovare una soluzione condivisa non ci scandalizza, anzi rappresenta secondo noi una rappresentazione alta della politica che non può essere semplificazione ideologica di problemi complessi, ma dialogo, confronto e ricerca di soluzioni condivise, ispirate al bene comune che non è riconducibile al solo bene degli italiani, ma anche al bene di chi chiede comprensione e solidarietà per situazioni difficili e drammatiche. Un plauso merita il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed il Mov5Stelle per il coraggio dimostrato nel modificare un provvedimento votato anche da loro due anni fa, al tempo del Governo con la Lega: non crediamo sia semplice trasformismo, ma capacità della politica a riconoscere errori e/o omissioni. Ecco le principali novità. Protezione internazionale Per quanto riguarda la protezione internazionale degli stranieri, la normativa vigente prescrive il divieto di

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espulsione e respingimento nel caso in cui il rimpatrio determini, per l’interessato, il rischio di tortura. Con il decreto, si aggiunge a questa ipotesi il rischio che lo straniero sia sottoposto a trattamenti inumani o degradanti e se ne vieta l’espulsione anche nei casi di rischio di violazione del diritto al rispetto della sua vita privata e familiare. In tali casi, si prevede il rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale. Sempre in materia di condizione giuridica dello straniero, il provvedimento affronta anche il tema della convertibilità dei permessi di soggiorno rilasciati per altre ragioni in permessi di lavoro. Alle categorie di permessi convertibili già previste, si aggiungono quelle di protezione speciale, calamità, residenza elettiva, acquisto della cittadinanza o dello stato di apolide, attività sportiva, lavoro di tipo artistico, motivi religiosi e assistenza ai minori. Accoglienza e Sprar Il provvedimento riforma anche il sistema di accoglienza destinato ai richiedenti protezione internazionale e ai titolari di protezione, con la creazione del nuovo “Sistema di accoglienza e integrazione”. Le attività di prima assistenza continueranno ad essere svolte nei centri governativi ordinari e straordinari. Successivamente, il Sistema si articolerà in due livelli di prestazioni: il primo dedicato ai richiedenti protezione internazionale, il secondo a coloro che ne sono già titolari, con servizi aggiuntivi finalizzati all’integrazione. Ong Il testo interviene poi sulle sanzioni relative al divieto di transito delle navi nel mare territoriale. Si prevede che, nel caso in cui ricorrano i motivi di ordine e sicurezza pubblica o di violazione delle norme sul traffico di migranti via mare, il provvedimento di divieto sia adottato, su proposta del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro delle infrastrutture, previa informazione al Presidente del Consiglio. Per le operazioni di soccorso, la disciplina di divieto non si applicherà nell’ipotesi in cui vi sia stata la comunicazione al centro di coordinamento ed allo Stato di bandiera e siano rispettate le indicazioni della competente autorità per la ricerca ed il soccorso in mare. In caso di violazione del divieto, si richiama la disciplina vigente del Codice della navigazione, che prevede la


La politica reclusione fino a due anni e una multa da 10.000 a 50.000 euro. Sono pertanto eliminate le sanzioni amministrative introdotte in precedenza. Il decreto introduce inoltre norme volte a contrastare il fenomeno dello spaccio di stupefacenti attraverso siti web e, sempre in materia di sicurezza, il divieto di frequentare locali pubblici per soggetti che abbiano riportato una o più denunce o una condanna non definitiva, nel corso degli ultimi tre anni, relativamente alla vendi-

ta o cessione di sostanze stupefacenti prevedendo forti sanzioni a chi non rispetta il divieto. Un’altra novità importante riguarda l’inasprimento delle pene per i soggetti coinvolti in risse, spesso determinate da uno sfondo razziale: qualora qualcuno resti ucciso o riporti lesioni personali, il solo fatto della partecipazione alla stessa sia punibile con la reclusione da sei mesi a sei anni.

Dal circolo ACLI

Resoconto progetto “Coronavirus, sostegno alla fragilità” di Dante Mantovani Nella fase acuta dell’epidemia, alle prime avvisaglie di difficoltà economica per alcune famiglie del nostro quartiere, il circolo ACLI ha promosso una sottoscrizione di solidarietà tra i propri soci con la finalità di provvedere alla preparazione di pacchi alimentari da consegnare alle famiglie biosgnose segnalate dai Servizi Sociali del Comune, dalla Caritas S. Angela Merici, da Casa Associazioni e dal Punto Comunità. Questa iniziativa si è affiancata alla “Spesa sospesa” presso il supermercato Conad di via Masaccio, alla spesa per alimenti e farmaceutici per conto di persone anziane impossibilitate a provvedere in modo autonomo, alla distribuzione delle mascherine fornite dalla Protezione Civile. Tutte queste azioni, compresa la consegna dei pacchi alimentari, sono state possibili grazie ad una rete di oltre quaranta volontari che hanno offerto tempo ed energie per i concittadini meno fortunati. Il tutto organizzato attraverso una positiva collaborazione tra tutte le realtà che operano nel nostro quartiere: il Consiglio di Quartiere, circolo ACLI, Punto Comunità, Casa Associazioni, Caritas parrocchiale. Già sul numero di aprile di SanpoloPolis, Centina Bazzana (coordinatrice del Punto Comunità) e Fabio Basile (Presidente del CdQ) hanno fatto un completo resoconto delle azioni realizzate. Qui ci preme presentare un resoconto della sottoscrizione di solidarietà effettuata tra i soci del circolo ACLI e di quanto si è realizzato con la somma raccolta.

Entrate da versamenti dei soci e simpatizzanti

4.390,00 euro

Uscite per:

acquisti presso Coop Lombardia Acquisti presso azienda Castelverde A Caritas per Acquisti presso “Ottavo giorno” Versamento a Suore Operaie Contributo a progetto “Mascherine”

591,61 euro 285,72 euro 3.300,00 euro 500,00 euro 500,00 euro

Totale uscite

5.176,93 euro

La differenza tra le entrate e le uscite è stata coperta dal circolo ACLI. Un grande grazie ai soci aclisti che hanno voluto contribuire a sostenere questo progetto che ha offerto un sostegno indispensabile a parecchie decine di famiglie del quartiere. La collaborazione avviata tra le realtà organizzate del quartiere non si è chiusa con la fine del lockdown, ma si prefigge di continuare nel tempo per fare in modo che i servizi che ciascuno offre alla realtà sociale del quartiere possa diventare sempre più incisiva e vicina ai reali bisogni di chi si trova nella difficoltà. 11


Guerra e pace

L’unione fa la forza, nasce “Rete Italiana Pace e Disarmo” a cura della redazione E’ dal lontano 1981 che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata Internazionale della Pace, da celebrarsi il 21 settembre di ogni anno. E tutti gli stati membri, le organizzazioni regionali e non governative ed ogni singolo individuo sono invitati a commemorare il giorno in maniera appropriata, attraverso l'educazione e la consapevolezza pubblica. Ma quella di quest’anno è stata per il nostro Paese una ricorrenza ancora più particolare, destinata a fare storia! Il 21 settembre 2020 ha visto annunciare infatti la nascita della Rete Italiana Pace e Disarmo. Una nuova realtà organizzata, nella quale sono confluite la Rete della Pace (fondata nel 2014) e la Rete Italiana Disarmo (fondata nel 2004). Di entrambe le quali anche le Acli già facevano parte. Il tutto ha avuto inizio a gennaio, presso la sede della CGIL di Milano, con un incontro tra i rappresentanti delle due reti che ha affidato ad un gruppo, nominato dalle varie organizzazioni aderenti, il compito di preparare l'avvio di questa esperienza. Il processo di fusione ha richiesto un impegno straordinario, aggravato anche dall’emergenza sanitaria e dalle conseguenti restrizioni. Ma grazie alla collaborazione di tutti è stato possibile portare a termine la fase di convergenza con la creazione della nuova realtà: più numerosi e più motivati! Dopo un’attenta riflessione e pur in coincidenza con il Referendum e le Elezioni regionali e comunali in Italia, è stata scelta la data del 21 settembre 2020 per chiudere la fase costitutiva e comunicare ufficialmente la nascita della nuova “Rete Italiana Pace e Disarmo”. Il tema scelto dall'Onu per il 2020 era “Shaping Peace Together, creiamo insieme la pace”. Ed è prorpio per creare insieme la pace che è stato deciso di partire con l’unione delle forze e degli obiettivi comuni, per rafforzare e far crescere il lavoro collettivo per la pace ed il disarmo.

L’appuntamento del 21 settembre ha rappresentato quindi un'ulteriore tappa del lungo percorso che ha visto lavorare insieme le due reti su alcuni temi e Campagne già in corso, anche a livello internazionale: Stop Bombe in Yemen, NO F-35, Difesa Civile non armata e nonviolenta, disarmo nucleare con ICAN per l’adesione al Trattato per la messa al bando della armi nucleari, IoAccolgo, Pace Diritto Giustizia in Israele/Palestina, per la riduzione delle spese militari, per il controllo dell'export di armi e la difesa della Legge 185/90, per gli interventi civili di pace nei conflitti in corso, campagna Control Arms, rete ENAAT, campagna Stop Killer Robots, campagna INEW contro le armi esplosive. Ora si tratta di andare avanti su quanto fatto e quanto resta ancora da fare, per dare voce alle esperienze di resistenza civile e nonviolenta e fissare nuovi obiettivi comuni. Le prossime tappe saranno il Seminario interno nazionale, indicativamente nel mese di novembre prossimo e la convocazione della 1° Assemblea della nuova Rete, prevista nel corso del mese di gennaio 2021. L’Assemblea avrà il compito di ratificare il documento che emergerà dal Seminario, approvare un regolamento interno ed il programma di lavoro, nominare il Comitato di Coordinamento Nazionale ed una Segreteria Nazionale oltre che le varie articolazioni operative legate alle Campagne, intraprese o da intraprendere. Per il periodo di transizione, dal 21 settembre all’Assemblea, la nuova Rete può comunque già contare sul pieno funzionamento della Segreteria Tecnica presso la Casa per la Nonviolenza di Verona.

Vedi anche: http://retepacedisarmo.org/2020/lunione-fa-la-forza-nasce-rete-italiana-pace-e-disarmo/

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Guerra e pace, internazionale

Italia-Egitto il contratto militare della vergogna di Piergiulio Biatta*

«In quel volto irriconoscibile ho visto tutto il male del mondo». Quando penso all’Egitto mi tornano alla mente le parole di Paola Deffendi, la mamma di Giulio Regeni, davanti al cadavere del figlio all’obitorio di Roma. L’immagine che il nostro governo ha del regime retto col pugno di ferro dal generale al-Sisi è, invece, alquanto diversa. Così diversa da voler stipulare un contratto che non riguarda solo la vendita all’Egitto di due fregate multiruolo Fremm destinate alla Marina miliare italiana (la Spartaco Schergat e la Emilio Bianchi del valore di 1,2 miliardi di euro), ma anche altre quattro fregate, 20 pattugliatori, 24 caccia multiruolo Eurofighter e altrettanti aerei addestratori M346 e un satellite di osservazione militare. Un contratto tra i 9 e gli 11 miliardi di euro che è già stato definito “la commessa del secolo”. “La commessa della vergogna” l’hanno ribattezzata Amnesty International, Rete Italiana per il Disarmo (di cui il nostro Osservatorio è membro) e Rete della Pace (di cui fanno parte anche le ACLI) che hanno lanciato l’appello “Stop Armi all’Egitto” per chiedere al governo di bloccare il contratto in discussione tra Roma e il Cairo. Una nuova fornitura di armamenti, dopo gli oltre 871 milioni di euro di esportazioni militari autorizzate dall’Italia all’Egitto nel 2019, che è oltraggiosa non solo nei confronti della memoria di Giulio Regeni, ma anche di tutti coloro – oppositori politici, sindacalisti, giornalisti, attivisti dei diritti umani – che vengono tuttora perseguitati, torturati e incarcerati perché non graditi al regime di al-Sisi, come dimostra anche il caso del giovane universitario di Bologna, Patrick Zaky. Per qualcuno il maxi-contratto sarebbe un modo per far ripartire l’Italia, ancor più necessario vista la crisi

economica a seguito dell’epidemia da Covid-19. Ci si dimentica di dire che la vendita delle due fregate Fremm avverrebbe con fondi anticipati dal nostro Paese per circa 1,1 miliardi di euro di cui – secondo diverse fonti di stampa – 650 milioni già versati a Fincantieri a cui si aggiungeranno 450 milioni garantiti dalla Cassa Depositi e Prestiti coinvolgendo la Sace e alcune banche. E, similmente, anche per le altre forniture vi saranno prestiti da parte dell’Italia. La Marina Militare verrebbe compensata con due nuove fregate Fremm, anche queste a spese dello Stato e del contribuente italiano. L’operazione risulta ancor più dannosa per lo Stato egiziano già gravato da un debito insostenibile che ha portato alla drastica riduzione di servizi sociali. Ed è particolarmente deleteria per la popolazione egiziana: come riporta una recente indagine dell’Agenzia ufficiale statistica dell’Egitto Campas, il tasso di povertà continua a crescere tanto che quasi un terzo degli egiziani, 32 milioni di persone, vive sotto la soglia di povertà mentre all’incirca altro terzo solo poco sopra. Gli egiziani hanno bisogno di tutto, tranne che di navi e aerei da guerra. La nostra città e la nostra provincia hanno pagato un prezzo altissimo all’epidemia da Covid-19. Se c’è una cosa che l’emergenza ha evidenziato è che l’Italia possiede un’industria militare in grado di produrre tutti gli armamenti necessari per fare una guerra, ma è gravemente insufficiente nella produzione di apparecchiature medico-sanitarie. Continuare a incentivare la produzione militare, che per due terzi è diretta al di fuori dei paesi alleati e soprattutto nelle zone di maggior conflitto, significa sostenere un comparto che non solo mette a repentaglio la sicurezza e la pace internazionale, ma distoglie risorse necessarie a settori, come quelli sanitario, assistenziale e educativo che sono seriamente carenti. “Non è questo il tempo in cui continuare a fabbricare e trafficare armi, spendendo ingenti capitali che dovrebbero essere usati per curare le persone e salvare vite” – ha scritto papa Francesco nel messaggio di Pasqua. Qualche volta faremmo bene ad ascoltarlo. * Presidente OPAL, Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa

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La società al tempo del Coronavirus

Possiamo cambiare? di Stefano Bazzana* Sono passati ormai parecchi mesi dal primo caso in Italia di CoVid 19 e ci sono almeno due cose che questa epidemia può insegnarci. La prima è che la nostra perduta e presunta “normalità”, a cui tutti vorremmo tornare, non è affatto normale. Un secondo insegnamento, per tutto il mondo, è che la salute non è solo un fatto privato, ma coinvolge l’intera società (con buona pace dei no-vax). Concetto che i nostri padri costituenti conoscevano bene e che hanno scolpito nell’art. 32 della Carta: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti (…)”. Principi universalistici che la preziosa legge 833 del 78 ha reso attuali per oltre 40 anni ma che, soprattutto in Lombardia, a causa degli interventi del legislatore regionale sono sempre più sotto attacco. Nella gestione dell’epidemia è prevalsa la logica di erogazione di singole prestazioni, al di fuori di prioritari e complessivi obiettivi di salute. Il paradosso è che non sono in vista cambiamenti. Rimangono invariate le condizioni di fondo che, nella fase di esplosione epidemica, hanno favorito la ben nota situazione fuori controllo: un territorio senza direttive né supporti, ospedali intasati sin dalle prime ore. La stagione del coronavirus ha fatto emergere un vecchio problema italico, ovvero quanto il rapporto tra tecnico e politico sia per lo più ambiguo e confuso, sicchè troppo spesso la parola del politico non fa presa sulla concreta realtà dei bisogni e dei servizi (come ben sanno operatori e cittadini). Una criticità evidente è stata la mancata declinazione pratica sul piano scientifico e operativo della decisione politica. Anche perché il vero spettro che, pur al termine del lockdown, ha continuato ad aggirarsi per la Lombardia e per l’Italia è il collasso dei sistemi sanitari, soprattutto laddove si è deliberatamente attuato lo smantellamento dei servizi territoriali. I Servizi epidemiologici e di prevenzione delle ATS (ex ASL) sono stati svuotati di competenze e di strumenti, come denunciato da una decina di ex direttori lombardi con lettera alla stampa. Quegli stessi servizi che in Veneto e in Emilia Romagna, indipendentemente quindi dal colore politico, sono rimasti e sono considerati strategici. Il dato di fatto drammatico è che il cosiddetto “modello lombardo”, considerato un’ eccellenza, ha puntato tutto sulle prestazioni ospedaliere, come se la salute fosse sempre e solo un problema acuto. Ma i bisogni di salute sono per l’80% cronici (dati OMS) e la riforma Maroni sulla presa in carico della cronicità, superato ormai il giro di boa dei 5 anni, è stata un totale fallimento. Sia per i professionisti coinvolti ma soprattutto per le persone che hanno bisogno di risposte

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precoci e globali alle loro esigenze assistenziali e ai complessi problemi di salute che ricomprendono anche fragilità, disabilità e non autosufficienza. Da sottolineare, a proposito di assistenza agli anziani, che il trasferimento di ogni responsabilità dalla Regione sugli attori dei servizi periferici, risulta sopportabile e favorente, solo per le grandi organizzazioni private, che dispongono di infrastrutture dirigenziali organizzate e, soprattutto, un capitale cui fare affidamento. Nel caso delle RSA, tra l’altro, le cordate sovra-territoriali sostenute da capitale privato potranno proporsi come acquirenti della svendita delle piccole strutture, radiate sì al proprio territorio, ma in grave difficoltà economica. Inoltre questa legge regionale (n. 23/2015) ha frazionato le funzioni delle ex ASL tra le 8 Agenzie di Tutela della Salute (ATS), enti di “programmazione-acquistocontrollo” e le 27 Aziende Socio-Sanitarie Territoriali (ASST), trasformazione delle ex Aziende Ospedaliere, enti pubblici di “erogazione di prestazioni sanitarie”, in competizione con la ricca e composita schiera degli altri enti privati accreditati e a contratto. Questa divisione ha comportato una frammentazione non solo di funzioni, ma anche di operatori e sistemi informativi, oltre che di patrimoni e contratti. La disgregazione delle funzioni ha impedito, e impedisce tuttora, una chiara e univoca catena di comando, come è risultato evidente durante l’esplosione epidemica in primavera. Si pensi, ad esempio, che attualmente, a seguito della segnalazione di un nuovo sospetto Covid, l’ATS, cui è affidato il compito di espletare l’indagine epidemiologica e di mettere in atto le conseguenti misure di isolamento del focolaio, commissiona l’esecuzione del tampone ad uno degli erogatori (ASST o privato accreditato), il quale prende contatto con l’assistito per programmarne l’ esecuzione e, una volta effettuato il controllo, ne comunica l’esito all’ATS (solo se positivo!) e lo rende accessibile all’assistito solo tramite il SISS (fascicolo sanitario elettronico); solo a questo punto l’ATS inizia a mettere in atto le azioni conseguenti, prevalentemente via telefono. È evidente il dispendio di tempo e risorse oltre al rischio di


La società al tempo del Coronavirus

disguidi e, soprattutto, ritardi! Risulterebbe opportuno ricomporre un gruppo di lavoro unitario, almeno funzionalmente, guidato da una chiara e unica catena di comando: ciò tuttavia non è consentito dal macro-assetto organizzativo regionale che anzi favorisce, tramite il chiaro orientamento competitivo messo in atto, conflittualità tra gli enti, gelosamente preoccupati di salvaguardare le proprie funzioni e risorse. La sperimentazione del modello di sanità lombardo, iniziata con la giunta Maroni e continuata con Fontana, è in scadenza a fine anno: è un’ottima occasione per cambiare. I nostri governanti sembrano ignorare che l’ospedale è solo una parte della medicina, che la medicina è solo una parte della sanità e che la sanità è una piccola parte della Salute. Il concetto di salute comprende i vissuti e i significati attribuiti alle storie di malattia, ma anche gli aspetti sociali ed economici, come conseguenze sempre presenti che richiedono politiche integrate in campo sanitario, sociale, ambientale e culturale. Viceversa, nella nostra regione assistiamo al triste primato della frammentazione, dove il cittadino non è per nulla al centro, ma deve vagare tra un dedalo di uffici, sigle incomprensibili e strutture. Occorrono urgenti iniziative per ricomporre questa frammentarietà dei servizi e connettere le tante risorse che sul piano professionale, scientifico ed umano sono disponibili per la nostra comunità, nei diversi ambiti della salute. Una di queste figure è l’infermiere case manager, che si occupa di seguire il percorso del paziente/assistito, in una logica di continuità ospedale-territorio e che collabora in modo interdisciplinare con tutte le altre figure professionali. Purtuttavia si assiste ai tagli degli organici e all’impoverimento dei servizi sul territorio. Alcune scelte in questi mesi potevano fare la differenza. Se la Lombardia avesse davvero istituito l’infermiere di famiglia e comunità (previsto dalla già citata Legge 23 del 2015 ma mai attuato), come l’OMS raccomanda dal ‘98 e come altre Regioni hanno applicato, i medici di base non sarebbero stati soli ad affrontare questo dramma, con le sofferenze e le perdite umane che sappiamo.

Ecco, quando il panico e il dolore saranno del tutto passati, sperando di non dover affrontare nuove ondate, dovremo evitare che tutto sia accaduto invano facendo finta di nulla. Dalla metà degli anni 90 ad oggi, i posti letto pubblici della Lombardia sono stati dimezzati, mentre quelli privati sono cresciuti in proporzione. È il modello Formigoni che dura da un quarto di secolo: privatizzazione selvaggia, arricchimento privato (anche illegale) sulla pelle della salute pubblica. L’ultimo rapporto della Fondazione Gimbe sulla sostenibilità del Servizio Sanitario ha confermato che si tratta di un trend nazionale: “In un momento di gravissima difficoltà della sanità pubblica pesantemente segnata dalla carenza e stanchezza del personale, non è accettabile che le agevolazioni fiscali destinate a fondi integrativi e welfare aziendale favoriscano la privatizzazione del SSN”. È questa la normalità a cui vorremmo subito tornare? Vogliamo mantenere questa gestione della sanità regionale? Sarebbe una pessima idea, perché sappiamo con certezza che tra pochi anni avremo bisogno di una struttura sanitaria decisamente più efficace ed appropriata di quella di oggi: fra 30 anni l’età media si sarà alzata di cinque anni e gli over 65 saranno più del 50% della popolazione. In altre parole, il virus a cui certamente non scapperemo si chiama vecchiaia: e dovremmo attrezzarci ad affrontarlo ricostruendo la sanità pubblica, in termini di personale e strutture intermedie, non solo ospedali! Oggi in Italia abbiamo, per esempio, 5,5 infermieri per 1000 abitanti, quando la media Ocse è di 8,9 (ne mancano 50mila). Ma la lezione del virus non riguarda solo i servizi sanitari. Possiamo e dobbiamo riflettere sulle impressionanti immagini dei cieli in Cina a febbraio, elaborate dal satellite dell’Esa, preposto al controllo della qualità dell’aria: il biossido di azoto è diminuito del 30%. Abbiamo visto tutti le immagini della nostra pianura padana passare da rosso ad arancio e poi giallo. Per ritrovare un simile disinquinamento bisogna risalire alle grandi recessioni economiche. Altro tema emerso in questi mesi è la “Disinformazione virale”. Il contagio da notizie false è tanto insidioso quanto dannoso. Già nel 2018 uno studio del Mit ha dimostrato che le notizie false si diffondono più velocemente e più in profondità di quelle vere. Giusto per darvi un’idea: una notizia falsa ha il 70 per cento di probabilità in più di essere ritwittata di una vera. La domanda finale quindi è: non potremmo prendere questo forzato e (si spera) temporaneo cambio di paradigma come la prova concreta che cambiare è possibile? * Responsabile Gestionale RSD Seppilli SITRA Territoriale Spedali Civili Brescia Professore a Contratto Università degli Studi di Brescia

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I colori della nostra società

Migrazioni in Italia e nel mondo di Franco Valenti * Il dibattito sull’immigrazione in Italia è polarizzato da anni sull’agen-da politica dei partiti più interessati a catalizzare dei consensi usando strumentalmente l’ argomento, evitando dal dare le necessarie letture di quel che sta accadendo a livello mondiale. Gli occhi puntati sulle faccende nazionali ignorano qual che avviene al di fuori dei propri. Non solo, la tematica dibattuta in molti programmi radio o televisivi ignora, o meglio, sottace, la storia migratoria del nostro paese e della stessa Europa. Gli italiani e gli europei emigrano ancora oggi, non tanto in cerca di un asilo politico, ma per trovare delle condizioni lavorative migliori e un futuro meno fosco di aspettative. Dalla rivoluzione industriale si calcola che 52 milioni di europei si siano messi in movimento alla ricerca di opportunità lavorative. L’Italia vi ha contribuito con più di 27 milioni di persone. L’Europa, poco solidale nell’affrontare i flussi migratori contemporanei, sembra sempre più ripiegata su sé stessa e non è in grado di cogliere le opportunità che i continenti che l’abbracciano, Asia e Africa, le possono offrire. Un continente in continua crisi demografica ed economica non può rimanere fuori dalle dinamiche globali che modelleranno il prossimo futuro. L’Africa, continente con un’età media di 19 anni e mezzo, dispone di un capitale umano immenso rispetto a noi e, se riuscisse a superare le profonde contraddizioni che ancora contraddistinguono i suoi assetti di potere e di dipendenza neocoloniale, dalla Cina e ancora soprattutto dall’ Europa, potrebbe diventare il continente del futuro. Sue sono il 50% circa delle aree fertili del pianeta e sue sono il 30% delle risorse del sottosuolo. Il saccheggio cui è sot16

toposta da secoli ha causato una condizione di continente impossibilitato a raggiungere una forma di sovranità alimentare. La stessa condizione demografica è stata compromessa per secoli dalla tratta degli schiavi sia verso occidente che oriente; il continente ha perso oltre 50 milioni di persone e questo accadeva ancora quando il pianeta era abitato da meno di un miliardo di individui. L’Asia è il continente della grande mobilità, soprattutto interna e della grande crescita economica. Negli anni ’60 del secolo scorso si pensava che un sovrappopolamento avrebbe causato una situazione di sottosviluppo e di povertà perenne. La storia ci ha dato torto, il capitale umano fa la differenza. L’invecchiamento della popolazione e la scarsa natalità rappresentano un chiaro segno di fragilità italiana ed europea. In Italia abbiamo nel 2020 oltre 170 persone che hanno compiuto 65 anni rispetto ai 100 al di sotto dei 14. A queste condizioni lo stato sociale non può essere garantito a lungo. Occorre aprire lo sguardo su quel che sta accedendo intorno a noi: degrado ambientale e cambiamento climatico, aree di tensioni e conflitti furi dell’uscio di casa nostra, la globalizzazione economica e finanziarie che stanno concentrando le ricchezze nelle mani di poche persone causando una crescita della povertà non solo nei paesi poveri ma anche nelle opulente società occidentali, Europa inclusa. Il futuro va affrontato insieme e per questo occorre essere meglio informati. Il libro “Migrazioni in Italia e nel mondo”, edito dalla Morcelliana, intende dare degli spunti di conoscenza per potersi orientare meglio negli eventi che sembrano travolgerci ma che hanno in sé una causa ed un effetto di cui siamo pure noi attori attivi sulla scena. * Autore del libro


Chiesa e società La pandemia ha provocato situazioni inedite che hanno interessato anche la Chiesa: basti pensare alla sospensione di qualsiasi liturgia con la presenza dei fedeli. Abbiamo posto qualche domanda a don Umberto Dell’Aversana, parroco di S. Angela Merici che, dopo pochi mesi dalla sua nomina a parroco, si è trovato nel pieno della pandemia.

Tempo di pandemia, cosa abbiamo imparato e cosa ci si prospetta? Intervista a don Umberto Dell’Aversana Come ha vissuto la pandemia la parrocchia di S. Angela Merici? La nostra parrocchia ha cominciato a fare esperienza del virus nel pomeriggio di domenica 23/2. Stavamo vivendo la festa di carnevale, nel cortile dell'oratorio, quando cominciarono a filtrare le prime notizie che parlavano di un'imminente chiusura degli oratori e delle chiese in Lombardia. Il clima era di perplessità. Si ipotizzava, nei commenti dei presenti, un eccesso di prudenza e si immaginava che la cosa sarebbe durata poco, forse una settimana al massimo... La sera la messa non venne celebrata. Non si pensava si sarebbe potuto riprendere solo il 18/5...

Cosa l’ha colpita maggiormente in questo periodo? Lo spaesamento, il timore e la paura diffusi tra le persone, ma anche la resilienza, subito emersa tra le famiglie della parrocchia. La chiesa è rimasta sempre aperta e tante persone, alla spicciolata, si sono alternate per una visita, una preghiera. Dopo qualche giorno di attesa don Andrea ed io, facendoci partecipi di alcuni desideri che emergevano, abbiamo cercato, insieme con tanti altri, di essere vicini alle sofferenze della popolazione: la santa messa comunque celebrata e annunciata dal suono delle campane, l'adorazione quotidiana, video ed audio indirizzati alle persone che conoscevamo. Le suore Ancelle hanno telefonato più volte agli anziani e ai malati, le suore Operaie, duramente colpite dalla morte di undici consorelle anziane, in pieno Capitolo generale, hanno cercato di essere punto di riferimento per Sanpolino. La messa, trasmessa la domenica con Youtube, è stata certamente occasione di conforto per tanti, ammalati e non. Anche la carità si è manifestata. La Caritas parrocchiale, con le Acli, il Consiglio di quartiere e numerosi volontari, anche non credenti, ha effettuato sei distribuzioni a domicilio, per cinquantacinque nuclei familiari, di generi alimentari, prodotti per l'igiene, la pulizia, la sanificazione e, quando è stato possibile, mascherine. Un bel segno che ha accomunato persone con riferimenti culturali e credi diversi, ma unite dalla volontà di soccorrere chi era nel bisogno. Un linguaggio universale, quello della carità/assistenza, facilmente comprensibile. Cosa pensa dello scenario che va delineandosi? La risposta è molto complicata e articolata. La situa zione non è stata risolta, il virus circola ancora e in attesa di un vaccino sicuro o almeno di una cura efficace, tutto è ancora molto aleatorio. Giustamente, con prudenza, si vuole ripartire. Il lavoro e le scuole sono riprese, si è potuto votare. Durante l'estate le parrocchie della diocesi, sia pure in modo diverso e forzatament e limitato, hanno proposto i Grest (da noi cinquanta ragazzi, per quattro settimane, con un'ottima presenza di giovani maggiorenni e adolescenti motivati). In parrocchia è ripresa anche l'attività del doposcuola, comprendente varie proposte aggregative, sia tre settimane prima dell'inizio delle scuole, sia attualmente. Una quarantina i ragazzi accolti; ma apprendiamo anche che la curva dei contagi è in continuo rialzo e lo scenario futuro, specie a breve termine, incerto. Preoccupa la situazione economica e sociale, che, terminato l'effetto degli ammortizzatori sociali e in attesa dei fondi europei, potrebbe esplodere, ma preoccupa ancor più la salute dei cittadini, che deve venire al primo posto. Anche la Chiesa si interroga su questo tempo. Da noi stanno per ripartire i catechismi e l '8/12 abbiamo in animo di recuperare le cresime e le prime comunioni, sospese in aprile, ma la frequenza alle messe è calata. Non è ancora radicata quella "Chiesa domestica", che il Concilio ci ha consegnato, oltre cinquant'anni fa e la Parola di Dio stenta 17


Chiesa e società a diffondersi nelle famiglie, in un clima di lettura e preghiera condivisa, che avrebbe sicuramente supplito e giovato in questa pandemia. Fortunatamente, papa Francesco, indiscussa autorità mondiale a livello morale, con tanti segni e celebrazioni, guida e sostiene non solo la Chiesa, ma tutti "gli uomini di buona volontà" e ci consegna una nuova enciclica, "Fratelli tutti", che dalle anticipazioni emerse, potrebbe davvero dare una rilettura sapienziale di quanto avvenuto e delineare nuove prospettive, a tutto campo, per riprendere la nostra vita sul pianeta non "come prima" e quindi anche con tutti i problemi, le diseguaglianze, le ingiustizie, gli stili di vita insostenibili, che la contraddistinguevano, ma "meglio di prima", con una nuova consapevolezza dei nostri limiti e della necessità di rinnovare rapporti di fraternità, di solidarietà diffusa ed inclusiva, di condivisione economica, sociale e politica, nel rinnovamento delle strutture e di tecnologie al servizio dell'umanità, nel rispetto per i fragili equilibri del nostro pianeta, per scongiurare le catastrofi ambientali, sanitarie, economiche e morali e i conflitti armati che minacciano la sopravvivenza dell'umanità stessa.

Mina vagante

A proposito di libertà... di Dante Mantovani

La libertà di Boris Johnson e quella di Sergio Mattarella Anche nella crisi sanitaria che stiamo ancora vivendo e che colpisce duramente tutto il nostro pianeta, si è manifestata in modo molto chiaro la diversità di vedute, e quindi di comportamenti, rispetto al concetto di libertà. Emblematica l’affermazione di Boris Johnson, il premier britannico, secondo il quale “in Inghilterra ci sono stati più contagi che in Italia, perché gli inglesi amano di più la libertà”. Qual è il concetto di libertà che ne esce da una simile dichiarazione? Ciascuno faccia quel che vuole, senza tener conto degli altri e della società. Mattarella ha risposto senza far polemiche, ma con decisione: “Anche noi italiani amiamo la libertà ma abbiamo a cuore anche la serietà“. In un’altra occasione, Mattarella ebbe ad affermare: “Talvolta viene evocato il tema della violazione delle regole di cautela sanitaria come espressione di libertà. Non vi sono valori che si collochino al centro della democrazia come la libertà. Naturalmente occorre tener conto anche del dovere di equilibrio con il valore della vita, evitando di confondere la libertà con il diritto di far ammalare altri“. Parole che coincidono perfettamente con il nostro concetto di libertà che non può e non deve mai essere disgiunta dalla responsabilità sociale. Vale quindi ancora la famosa frase di M.L. King: “la mia libertà finisce dove comincia la vostra”. Per tradurre in soldoni: la mia libertà di non portare correttamente la mascherina, laddove è prevista, finisce quando rischio di contagiare chi incontro.

La libertà di Charlie Hebdo La rivista satirica francese Charlie Hebdo venne alla ribalta nel 2015 quando, il 7 gennaio, un commando di estremisti islamici entrò nella sede della rivista uccidendo tutti coloro che si trovavano presenti, 12 persone; altre 8 persone persero la vita nei fatti successivi collegati all’attentato. L’attentato fu “provocato” da vignette satiriche su “Maometto”, pubblicate in prima pagina dalla rivista nelle settimane precedenti, giudicate “blasfeme” dagli estremisti islamici. Quelle stesse vignette sono state ripubblicate dalla stessa rivista a fine settembre, in occasione dell’inizio del processo agli attentatori del 2015, un modo “per mostrarsi determinati a difendere la libertà di espressione e il diritto alla blasfemia garantito dalla Costituzione francese”. Una volta stabilito che la violenza non può mai avere alcuna giustificazione, ci chiediamo: è giusto sfruttare il proprio diritto alla libertà anche offendendo e bestemmiando le credenze religiose di un altro? Sapendo anche di poter innescare spirali di violenza, come regolarmente è avvenuto con due feriti a colpi di accetta da parte di un diciottenne pakistano nei pressi delle sede della rivista? Secondo noi, la libertà individuale non può mai essere separata dalla responsabilità nei confronti della società intera, così come non può mai contrastare o limitare la libertà dell’altro.

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La cultura

PER SENTITO DIRE Di Ernesto Paroli E’ IL CINEMA BELLEZZA “Quella donna era un pericolo per me e lo sapevo bene” Humphrey Bogart e Lauren Bacall in “il grande sonno” 1946

AUTORI VARI - ANDRA’ TUTTO BENE – GLI SCRITTORI AL TEMPO DELLA QUARANTENA - E-BOOK GARZANTI Ritanna Armeni, Stefania Auci, Alice Basso, Barbara Bellomo, Gianni Biondillo, Caterina Bonvicini, Federica Bosco, Marco Buticchi, Cristina Caboni, Donato Carrisi, Anna Dalton, Giuseppe Festa, Antonella Frontani, Enrico Galiano, Alessia Gazzola, Elisabetta Gnone, Massimo Gramellini, Jhumpa Lahiri, Florence Noiville, Clara Sánchez, Giada Sundas, Silvia Truzzi, Ilaria Tuti, Hans Tuzzi, Marco Vichi, Andrea Vitali. Un'antologia e-Book che mette insieme 26 racconti di scrittrici e scrittori che a scopo benefico raccontano la loro vita al tempo del virus. Tutti loro sono convinti che le parole, i libri, le storie, uniscono. Creano vincoli invisibili che spezzano ogni barriera. Mentre leggiamo non siamo mai soli. E siamo forti. E tutto appare come sarà. Perché andrà tutto bene. TUTTI I PROVENTI DELLA VENDITA DI QUESTO E-BOOK SARANNO DEVOLUTI IN BENEFICENZA ALL’OSPEDALE PAPA GIOVANNI XXIII DI BERGAMO

MARCO MALVALDI - IL CASTELLO DALLE MILLE BOTOLE - Sellerio Marco Malvaldi, divulgatore scientifico ma, conosciuto soprattutto per le storie dei vecchietti in “I delitti del Bar-Lume”, offre un regalo a tutti i lettori, grandi e piccini, stretti insieme in una bolla sospesa dal futuro incerto. Un racconto inedito, una favola per tenere svegli i bambini e sostenere, chi lo volesse, la Terapia Intensiva dell’Ospedale di Livorno: www.uslnordovest.toscana.it/come-fare-per/4760-emergenza-covid-19-come-donare.

FABRIZIO DE ANDRE’ e PFM. Il concerto ritrovato. DVD e CD Documentario diretto da Walter Veltroni e prodotto da Sony Music con Except pubblicato nel 2020. Dopo il grande successo al cinema del docufilm di Valter Veltroni (campione d'incassi a febbraio) tratto dal filmato recentemente ritrovato dello storico concerto di Genova di De Andrè con la PFM, esce ora la colonna sonora originale. Il cofanetto sarà disponibile dal 22 maggio in due versioni: CD con libretto, e doppio LP. Per la prima volta, il concerto del 3 gennaio 1979 al Padiglione C della Fiera di Genova si potrà ascoltare integralmente e con una qualità mai sentita prima. L'intera registrazione viene pubblicata in altissima qualità, grazie ad un meticoloso ed importante lavoro di restauro e master izzazione. Grandissima emozione l’ascolto di questo gruppo, caposaldo indiscusso del rock italiano, che si fonde con la straordinaria poesia di Fabrizio in una sintesi unica e irripetibile

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Noi ed il computer

Windows 10: aggiornamenti in corso di Davide Riccardi Microsoft ha provato (e sta provando tutt’oggi) a fare di Windows 10 il sistema operativo più snello e stabile possibile, con scansioni antivirus e aggiornamenti di sistema che vengono fatti silenziosamente e che dovrebbero (usiamo il condizionale) risultare quasi invisibili all’utente. Gli ultimi aggiornamenti di Windows 10 rilasciati in questi mesi del 2020 hanno portato invece per molti utenti, più problemi che soluzioni. In tanti hanno segnalato, infatti, una serie di gravi anomalìe come blocchi e schermate blu, o continui riavvii. Nel passato, alcuni utenti avevano avuto difficoltà ad installare gli aggiornamenti e a creare ancora più confusione ci avevano pensato alcuni misteriosi messaggi di errore. Chi, però, era tuttavia riuscito a installarli ha dovuto affrontare disservizi ancora più gravi. Il “meccanismo d’aggiornamento” pare agevole per la funzione antivirus ma per gli aggiornamenti del Sistema Operativo ci sono un sacco di lamentele. Sembra infatti che, ogni volta che Microsoft rilascia un aggiornamento di Windows 10, si risolvano alcuni bug ma ne nascano sistematicamente altri. Oppure ci sono vecchie falle che ritornano nuovamente in vita. Tutto questo, talvolta, può causare anche perdita di dati! Fare una lista di tutti i bug e/o problemi che si possono verificare dopo un aggiornamento di Windows 10 è un’impresa ardua perché essi sono davvero tanti. Di sicuro, nel tempo, si sono riscontrati i seguenti problemi: cancellazione dei contenuti della cartella Documenti, problemi audio, blocco improvviso di Windows con schermata blu, problemi con l’associazione tra file e applicazioni, licenza Windows non più riconosciuta valida (per gli utenti Windows 10 Pro) e tanti altro ancora… Tra le problematiche più comuni, inoltre ci sono queste: l'assistente di aggiornamento Windows 10 blocca il download dell'Update al 40% al 75 o anche al99%; impossibile installare aggiornamenti di Windows 10; l’installazione fallisce per mancanza di spazio disco; impossibile aggiornare; impossibile aggiornare la partizione del sistema riservata; schermo nero durante l'aggiornamento; il microfono non funziona; la

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webcam non funziona con le applicazioni; audio non buono o non funzionante come prima; la stampante non viene riconosciuta; ripristino configurazione di sistema viene disabilitato; alcune App vanno in blocco (freeze); si deve riattivare la copia di Windows 10; errore: il software incompatibile blocca il processo di aggiornamento. Come vedete, non sono piccoli bug ma sono dei grossi problemi che possono causare parecchi disagi all’utente. Allora, che cosa fare concretamente? Se sono aggiornamenti facoltativi è bene - se non si è particolarmente esperti - non installarli sul proprio computer, in particolare se è destinato ad attività lavorative che potrebbero essere compromesse. Se dopo l'installazione comunque volontaria dell'aggiornamento, il computer dovesse avere problemi, un punto di ripristino creato precedentemente permette di ritornare alla situazione più recente. Una precauzione che, peraltro, dovrebbe essere sempre adottata quando si installano nuovi software o si aggiornano i driver. È importante non improvvisarsi Tecnici o tentare soluzioni “lette su internet”, poiché se non si ha la giusta dimestichezza e sicurezza (molte soluzioni comportano fasi laboriose ed estremamente delicate da realizzare, nonché sequenze precise), se non si conoscono bene a fondo le numerose sfaccettature dei Servizi che compongono Windows, si potrebbero generare conseguenze ulteriori. Il rivolgersi a persone qualificate è l’ancora, il “salvagente” a cui affidarsi per riprendere il pieno controllo del proprio computer.


Dal territorio

“MASCHERINE SOLIDALI” intervento per la comunità a seguito dell’emergenza Covid-19 a cura del gruppo “Sartoria Multietnica” re Partecipazione, Servizi Sociali e Protezione Civile) e da altre realtà territoriali (Il Punto Comunità Sanpolo Cimabue e il Circolo Acli, il Punto comunità Sanpolino e i consigli di quartiere. Capofila e coordinatore delle attività è l’Associazione Junior Rugby Brescia, attiva sul territorio in ambito sportivo ed educativo, grazie ad una proposta di progetti in rete con le realtà territoriali. Il campo di Rugby e le strutture ospitano infatti non solo l’attività sportiva ma progetti educativi/formativi, di integrazione e socializzazione. Partecipa inoltre l’Associazione “Anche Noi”, attiva in ambito Educativo, civico, di utilità sociale e solidaristico.

Le donne della Sartoria Multietnica “Ricuciamo la Solidarietà”, progetto attivo presso Casa delle Associazioni del Comune di Brescia hanno voluto dimostrare vicinanza ai propri concittadini attraverso la realizzazione di 6000 mascherine lavabili da donare a nuclei familiari di Sanpolo. A loro la parola. Raccontando la nostra idea abbiamo subito trovato sostegno e collaborazione da parte dell’Amministrazione Comunale (Casa Associazioni con il Setto-

Il lavoro di squadra con tutti gli attori ha dato subito i suoi frutti. Ognuno sta dando il proprio contributo che rappresenta per noi una grande risorsa. E’ per noi un modo per metterci a disposizione della nostra comunità ma anche un’occasione di crescita professionale e di socialità. Siamo al lavoro quotidianamente, divise in gruppi e nel rispetto delle normative antiCovid, nei locali di Casa Associazioni. Dopo l’acquisto dei tessuti certificati e garantiti per 100 lavaggi, abbiamo cercato, con la maestra Vincenza Baiguera, di individuare un modello comodo e performante, a doppio strato. Superata la fase del taglio ora stiamo assemblando le mascherine che verranno poi confezionate grazie alla donazione di 5000 sacchetti da parte della Protezione civile del Comune. Prevediamo di iniziare la distribuzione entro fine ottobre. Nella speranza che al più presto si possa superare questo difficile momento, ci auguriamo che il nostro piccolo dono possa essere gradito dai nostri concittadini. Grazie a tutti per aver contribuito a realizzare il nostro desiderio

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A voi la parola... Durante il lockdown abbiamo ricevuto questa lettera, sottoscritta da alcune decine di persone. La pubblichiamo, nonostante sia già stata pubblicata dai giornali locali, per l’importanza dei suoi contenuti.

Lettera aperta alla politica Coloro che sottoscrivono questa lettera aperta alla politica sono semplici elettori che auspicano un profondo cambiamento sociale, politico ed economico in seguito all’esperienza di questa pandemia. Tutti stiamo attendendo che questa emergenza finisca il più presto possibile, ma siamo però preoccupati che questa voglia di riprenderci la normalità nasconda il desiderio di tornare esattamente come prima, come se nulla fosse successo: in economia, nei rapporti sociali, in politica, in tutti gli ambiti della convivenza civile. Sono invece molte le personalità della cultura, dell’economia e del mondo ecclesiale che stanno auspicando un cambiamento definitivo, per salvare l’umanità e il Pianeta. Impegni di svolta radicale si erano manifestati anche in occasione della crisi economica del 2008, ma la realtà del “dopo” è stata ben diversa dai buoni propositi: il sistema economico ha creato maggiori diseguaglianze, le guerre e la corsa agli armamenti non sono cessate, gli appelli alla difesa dell’ambiente sono rimasti voci nel deserto. Non vorremmo che ciò avvenisse anche ora e, proprio per questo, ci sentiamo in dovere di esprimere qualche auspicio che rivolgiamo in primis alla politica, ma anche a tutti i cittadini-elettori. Durante questa pandemia abbiamo potuto assistere al manifestarsi di una solidarietà senza alcun distinguo ideologico, politico o religioso, dentro gli ospedali e sul territorio, solidarietà che richiede di essere considerata e rappresentata anche a livello politico ed istituzionale. Tutte quelle persone stanno chiedendo alla politica una conversione capace di ridarle credibilità, nella riscoperta della sua funzione di servizio disinteressato alla società nel suo complesso, ricercando partiti in grado di rappresentarne le potenzialità. È una sfida lanciata a tutte le forze politiche. La politica deve ritornare preminente sull’economia, affinchè questa ritorni al servizio della persona e della collettività e non del solo profitto. L’impresa deve tornare consapevole della propria responsabilità, sancita dalla Costituzione, nei confronti della società e non solo dei propri azionisti. Lo Stato deve riappropriarsi del diritto/dovere di indirizzare l’economia verso il bene collettivo. Colui che oggi più di tutti sta indicando al mondo intero le strade da percorrere per costruire una nuova umanità è senza dubbio Papa Francesco. Alcuni economisti e sociologi si stanno spendendo per offrire gambe politiche agli stimoli del Papa. Pensiamo, ad esempio, a Stefano Zamagni, a Leonardo Bechetti, Alessandra Smerilli, Mauro Magatti, ma anche a “profeti” quali Alex Zanotelli e don Luigi Ciotti. E’ necessario progettare un modello di sviluppo economico e sociale che sia veramente a misura d’uomo e di donna, che abbia al centro la persona, il lavoro ed il benessere collettivo perché l’attuale sistema neoliberista, smantellando lo Stato Sociale in generale, ha creato diseguaglianze in tutto il mondo e, privilegiando il profitto, ha penalizzato istruzione e cultura. L’economia reale deve tornare ad essere prevalente rispetto alla finanza, paradossalmente l’unica forma di globalizzazione che ha funzionato, ma solo a vantaggio di pochi. Il profitto non dovrà più essere finalizzato solo all’arricchimento individuale, ma in primis alla costruzione del bene comune. Il sistema economicoproduttivo non potrà più prescindere dal preservare e valorizzare l’ambiente in tutti i suoi elementi e da un uso sostenibile delle risorse naturali (non è escluso il nesso tra l’inquinamento atmosferico e la diffusione del Coronavirus). Questa crisi è l’occasione per ripensare le “certezze” di questi ultimi decenni durante i quali la parola d’ordine è stata “privatizzare”, soprattutto i servizi essenziali quali la sanità. Di quelle scelte politiche stiamo tragicamente pagando le conseguenze in queste settimane, soprattutto in Lombardia, dove il privato è stato ampiamente privilegiato rispetto al pubblico, pure con gli scandali ai quali abbiamo assistito.

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A voi la parola... E’ necessario pensare ad una gestione soprattutto pubblica, efficiente e non lottizzata dei servizi essenziali alla persona, in primo luogo della sanità, integrata sì dal privato soprattutto no profit, ma con indirizzi e controlli stringenti finalizzati ad un servizio veramente pubblico, cioè accessibile a tutti. È indispensabile rivedere tutto il sistema della regionalizzazione della sanità: non è più sostenibile avere 20 sistemi sanitari diversi uno dall’altro, in concorrenza tra loro. Ma anche tutto il rapporto tra Stato centrale ed autonomia dovrà essere ripensato. È opportuno rivalutare l’ipotesi di un Servizio Sanitario Nazionale unitario indirizzato sì dalla politica, ma gestito da tecnici al servizio dei cittadini. I partiti devono ridare alla politica una forte valenza pedagogica nei confronti della società, ispirata ai valori costituzionali della dignità di ogni persona e di tutte le persone, della solidarietà, dell’uguaglianza e della pace, abbandonando la rincorsa spasmodica del consenso. Non vogliamo una politica che speculi sull’immigrazione per raggranellare voti, mettendo in secondo piano temi essenziali alla nostra convivenza. Certo, l’immigrazione è questione complessa che deve essere governata con intelligenza, ma senza condizionamenti ideologici e con l’obiettivo di una positiva integrazione, non certo attraverso provvedimenti quali i “decreti sicurezza”. L’emergenza del coronavirus ci ha posto di fronte ad una verità scontata, ma non sempre riconosciuta: gli uomini e le donne di ogni etnia, di ogni provenienza sono tutti uguali nella fragilità di fronte alle evenienze naturali. E’ necessario uscire dalla logica delle alleanze militari che rappresenta l’alibi per scaricare su altri la responsabilità di abnormi spese belliche e del mantenimento di focolai di guerra sparsi in tutto il mondo. Le ingenti risorse sprecate nelle armi devono essere investite per difendere le persone dalle malattie e dalla povertà: questa è la difesa che serve. Vogliamo che i partiti diventino luoghi di elaborazione partecipata di programmi e di preparazione di una classe dirigente capace di assumere ruoli istituzionali con una impostazione morale e culturale fondata sui valori della Costituzione. Abbiamo bisogno di statisti che pensino al bene comune e non di politici concentrati solo sulle prossime scadenze elettorali; necessitiamo di politici che, una volta assunti incarichi istituzionali, non siano più uomini di parte, ma autorità responsabili di tutti i cittadini. Le istituzioni non dovranno più essere utilizzate strumentalmente per costruire consenso al proprio partito, perciò sarebbe opportuno che almeno gli incarichi istituzionali più importanti fossero dichiarati incompatibili con responsabilità dirette di partito. Ai partiti spetta il ruolo di costruire partecipazione democratica tra i propri iscritti ed i propri elettori, favorendo il consenso attraverso proposte di contenuto programmatico e non propagandistico e alimentando un confronto/dibattito scevro da ideologismi, ma non privo di visioni ideali e culturali. Chiediamo a tutti i partiti di farsi carico di questa necessità di cambiamento che attraversa larghe fasce di cittadini ed elettori, di diventare luoghi dove uomini e donne possano esercitare una cittadinanza attiva e contribuire a costruire un mondo diverso, di diventare soggetti politici dove si possa coltivare la speranza di una società e di una umanità nuove. Un’ultima, ma non meno importante sollecitazione, senza voler scadere nella demagogia: che vengano eliminati tutti i privilegi di cui godono ancora oggi parlamentari e consiglieri regionali per eliminare almeno un appiglio, non infondato, della retorica dell’antipolitica. Angelo Alioto – Fabio Basile - Centina Bazzana – Luigi Bazzana – Augusto Berardi - Maurizio Billante – Alessio Bonetti – Simona Bonometti – Fabiana Conti - Domenica Currò - Luciano Faverzani - Renzo Fracassi – Matteo Franceschini – Andrea Franchini - Andrea Garzoni - Bruno Ghidoni - Emanuela Hoc - Pierluigi Labolani – Anna Maria Lonati - Paolo Mancino - Angiola Mantovani - Dante Mantovani - Elisa Mantovani - Sara Mantovani – Lia Matti – Mariella Mentasti - Pierangelo Milesi - Lino Molinari – Fabrizio Molteni - Gabriele Morosini – Paolo Mostarda – Angelo Onger – Maurizio Panelli – Ernesto Paroli – Luciano Pendoli - Nicoletta Postiglione - Giuseppina Imelda Rigosa – Stefania Romano - Gianni Rossini - Donatella Saiani - Angelo Savani - Matteo Savani - Angelo Scaroni - Franco Serra - Clara Signorelli - Gabriele Spiller - Mauro Spiller

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Dal Consiglio di Quartiere

C.d.Q. San Polo Cimabue

A San Polo il primo giardino in Italia intitolato a Maria Montessori Inizialmente previsto per l’8 marzo, ma rinviato per le note vicende legate all’emergenza sanitaria, il 31 agosto è stato inaugurato il giardino “Maria Montessori” in via Cimabue, nella spazio dove è presente la stazione della metropolitana San Polo Cimabue e nelle immediate vicinanze della scuola dell’infanzia Andersen, nonché dell’Istituto Comprensivo Est 1, dove ci sono la scuola primaria Santa Maria Bambina e la scuola secondaria di 1° grado Tovini. L’iter relativo alla richiesta di intitolazione era iniziato nell’estate dello scorso anno, con una formale richiesta dell’Associazione di promozione sociale Montessori Brescia al Consiglio di Quartiere. Quest’ultimo nella seduta dell'8 luglio ha accolto volentieri la proposta individuando, quale possibile luogo di intitolazione nel quartiere, proprio la "piazza" antistante la stazione Metro di Via Cimabue. La scelta di dare un nome così rilevante ad un luogo pervaso, nei mesi scolastici, dalle urla, risate e chiacchierate di coloro a cui tanto si è dedicata Maria Montessori, vuole essere il riconoscimento del suo ruolo all’interno del panorama della storia della scienza dell’educazione, del suo ruolo di donna che rivoluzionò la pedagogia e l'educazione infantile con il suo metodo e lo esportò in tutto il mondo. Rappresenta anche un luogo dove il nostro quartiere, da qualche anno si raccoglie piacevolmente per trascorrere una serata tutti insieme, con una cena che rappresenta innanzitutto l’unione. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del 150/mo anniversario della nascita di Maria Montessori, proprio il 31 agosto, coincidente con l’intitolazione del giardino, l’ha ricordata con queste parole: “la comunità della scuola è risorsa decisiva per il futuro della comunità nazionale, proprio in quanto veicolo insostituibile di socialità per i bambini e i ragazzi: ne comprendiamo ancor più l’importanza dopo le chiusure imposte dalla pandemia. Esempi come quello di Maria Montessori esortano ad affrontare efficacemente le responsabilità di questo momento difficile”. Siamo orgogliosi che il primo giardino in Italia intitolato a Maria Montessori sia proprio nel nostro quartiere!

Alcune novità sul futuro della torre Tintoretto Nel mese di giugno si è aperto un capitolo nuovo per la torre Tintoretto. È stata infatti assegnata l’asta di vendita dell’immobile “colorato” (quello vuoto) di San Polo all’unica società partecipante, la Redo sgr di Milano, quest’ultima partecipata da Fondazione Cariplo e da Investire sgr., con un’offerta di 1.355.000 euro (Iva esclusa). 24


Dal Consiglio di Quartiere Inizia così un nuovo corso per questa parte del quartiere. A breve verrà sottoscritta la nuova convenzione urbanistica con il Comune per l’attuazione dell’intervento che porterà allo smantellamento dell’attuale edificio con i suoi 195 appartamenti e rimpiazzato con alloggi di housing sociale per il 70%, il restante 30% invece verrà destinato servizi. Per quanto riguarda le tempistiche l’apertura dei cantieri è ipotizzabile per la primavera del 2021 mentre per vedere come cambierà via Robusti bisognerà aspettare il 2023, salvo imprevisti o ritardi. In ogni caso però, stavolta siamo vicini, vedremo finalmente questa parte del quartiere restituita ai cittadini ed all’intera città! Fabio Basile Presidente del Consiglio di Quartiere

La scuola nel nostro quartiere: un augurio Ho voluto dedicare poche parole alla Scuola del quartiere nella quale ho lavorato per trent’anni. Nel periodo del Coronavirus vi ho pensato tutti: alunni, genitori, insegnanti! Ho seguito l’attitudine costante di insegnanti che hanno con le loro potenzialità e professionalità effettuato la didattica a distanza! Così , semplicemente siete entrati nelle case delle famiglie! Le famiglie si sono dovute riorganizzare anche loro con la tecnologia: computer, tablet, telefonini. Era un continuo collegarsi e scollegarsi! Le insegnanti trascorrevamo le loro giornate al computer, il telefono inviava messaggi didattici anche fino a sera tardi. Sono stati mesi faticosi sia per gli insegnanti che per gli alunni e le famiglie. Per fortuna si è superata la prima fase del COVID-19 e a settembre con enormi sforzi si sono riaperte le scuole! La nostra Scuola è ripartita in sicurezza ed è un grande traguardo in quanto i nostri ragazzi e ragazze hanno potuto tornare tra i banchi sebbene distanziati e con mascherine, hanno ritrovato quella socialità che tanto è mancata nei difficili mesi del lockdown. Tutto ciò è stato possibile grazie al fruttuoso impegno dei dirigenti scolastici e delle varie componenti dell’istruzione. La nostra Scuola del quartiere di San Polo si distingue: per innovazione, sicurezza, qualità della didattica, inclusione! Alle famiglie del quartiere auguro buon anno scolastico insieme ai vostri figli e sempre attenti a una fattiva collaborazione con la Scuola. Ai docenti e a tutte le strutture che cooperano con la scuola, buon anno scolastico all’insegna del Sapere e dell’Apprendimento! La sfida del nuovo anno scolastico è grande voi siete in grado di affrontarla, certi di aver fatto il possibile per garantire tanto il diritto all’istruzione quanto quello alla salute. Ma non dobbiamo dimenticare la parola “responsabilità“, lavoriamo tutti insieme per mantenere aperte le nostre scuole del Quartiere! Elisa Lavanga cdqsanpolocimabue@comune.brescia.it

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Dal territorio

PROGETTO CORONAVIRUS: la risposta del Punto Comunità san Polo Cimabue di Centina Bazzana Quando il 5 marzo ci arrivò la prima email per il coronavirus da parte della dott.ssa Megni, con la richiesta di collaborazione per soddisfare le necessità degli anziani soli o comunque fragili, non pensavamo certo di essere coinvolti in un percorso così lungo e di tale impatto sociale. Il nostro Punto Comunità rispose positivamente e subito ci attivammo col Consiglio di Quartiere per dare corso all’organizzazione seguendo le indicazioni ufficiali; a noi si aggiunse subito anche il quartiere di San Polo Parco che chiese di appoggiarsi al nostro coordinamento, che si scelse di affidare alla referente del Punto Comunità San Polo Cimabue. Dopo la chiusura ordinata l’8 marzo ci rendemmo conto che la situazione stava precipitando e dal 14 diventammo attivi con una decina di volontari; nel corso del tempo l’adesione è stata numerosa fino ad arrivare a più di 40…io come coordinatrice li ho incontrati tutti, istruiti, dotati di cartellino di riconoscimento, mascherine e guanti, regole scritte e permesso del Comune. Per farla breve nei 3 mesi di confinamento abbiamo assistito 50 famiglie per spesa, farmaci e poi anche prelievo bancomat e pagamento bollettini in posta, entrando in contatto prima telefonicamente e poi di persona con le famiglie che avevano richiesto il servizio e che ci venivano via via segnalate dai servizi sociali. Il servizio bancomat, ricariche e pagamenti vari sono sati affidati esclusivamente a Fabio Basile, presidente del CdQ. Il progetto si è arricchito con l’individuazione dei negozi amici disponibili a consegnare la spesa a domicilio, la proposta della spesa sospesa presso il supermercato Conad, l’aiuto alla Caritas di San Luigi Gonzaga per la distribuzione quindicinale di pacchi alimentari a 51 famiglie del quartiere e alla Caritas di S. Angela Merici per un numero sempre più consistente di famiglie bisognose, arrivando a 56, in parte segnalateci man mano dalle assistenti sociali. Anche gli anziani della torre Cimabue, di solito aiutati da Casa Associazioni, non sono stati dimenticati; al 25 giugno in totale abbiamo svolto 658 interventi! In particolare voglio ricordare che 26

abbiamo coperto quasi completamente le spese effettuate dalla nostra Caritas con una sottoscrizione lanciata fra i soci Acli che hanno contribuito molto generosamente. Nel contempo abbiamo anche eseguito un faticoso lavoro di distribuzione di mascherine forniteci dalla protezione civile: per ben tre volte i volontari hanno prima imbustato e poi percorso il quartiere per dare agli abitanti questo presidio sanitario, inizialmente introvabile. In base al numero di mascherine avute abbiamo fatto una prima distribuzione agli ultrasettantenni e alle associazioni che ne hanno fatto richiesta; la seconda volta agli ultrasessantacinquenni e la terza a tutte le famiglie del quartiere. Tutto questo è stato possibile grazie a un grande impegno di donne e uomini di ogni età, che gratuitamente si sono messi al servizio dei propri concittadini con coraggio, nel senso di “ azione del cuore” come dice il teologo Mancuso, superando le proprie paure. Naturalmente con le parziali riaperture del 18 maggio e soprattutto del 3 giugno le richieste si sono via via ridotte, tuttavia la nostra disponibilità permane fino al 31 luglio, data in cui ufficialmente dovrebbe terminare l’emergenza. E’ stata un’esperienza a volte faticosa, ma coinvolgente e ricca di umanità! Abbiamo conosciuto persone nuove, disponibili, giovani e mature, tutte coese nel dare una mano a sconosciuti, solo più fragili e bisognosi. Anche gli assistiti hanno trovato nei coordinatori e nei volontari persone disponibili ad ascoltarle, scambiando quattro chiacchiere in un periodo di solitudine ed isolamento; il telefono del Punto Comunità è stato acceso giorno e notte, con-


Dal territorio

fidando nel buon senso degli assistiti ( cosa che non sempre si è avverata!). Tante realtà, quali Acli, Consigli di quartiere, Servizi Sociali, Caritas, Casa Associazioni, La Rete, Suore Operaie, anche se già riunite nel Punto Comunità, hanno finalmente lavorato insieme per un progetto comune e questo rimarrà nella nostra storia e nella nostra coscienza. I nostri concittadini si sono resi conto che anche in questa situazione nuova e spaventosa non sono stati lasciati soli e numerosi ci hanno ringraziato per questo.

Molti volontari sono ormai tornati al proprio lavoro e ai propri studi, li abbiamo invitati per un saluto e un aperitivo al circolo Acli e alcuni di loro si sono dichiarati disponibili a continuare la loro attività, anche se saltuariamente. Il patrimonio umano costruito durante l’epidemia non è andato perduto del tutto. In autunno ci stiamo ritrovando per impegni diversi, che certo non mancano nei nostri quartieri. In particolare vogliamo riprendere il progetto di somministrazione di un questionario agli anziani che ci permetterà di rilevarne i bisogni specifici, anche relativi alla tipologia abitativa. Nel frattempo, a partire dal 3 giugno abbiamo riaperto tutti gli sportelli, anche perché i bisogni del quartiere non sono solo quelli alimentari. Naturalmente, come abbiamo già comunicato, la riapertura è avvenuta in assoluta sicurezza per tutti, volontari e utenti, seguendo le regole imposte da un rigido protocollo e solo su appuntamento. Tutto questo comporta una dilatazione dei tempi per soddisfare le richieste e la presenza ulteriore di un volontario per controllare gli ingressi.

La mina vagante

Quando l’ideologia fa male alla politica di Dante Mantovani

Non entro nel merito del come questo Governo abbia gestito l’emergenza sanitaria e dei contenuti dei provvedimenti finalizzati alla ripresa. Voglio solo evidenziare una questione di metodo che, secondo me, ha rappresentato una significativa e positiva novità nel panorama politico degli ultimi tre decenni. Finalmente la politica ha riconosciuto nel concreto di non essere detentrice di tutti i saperi e di non possedere la verità per definizione. Infatti, prima di prendere decisioni che spettano ai vari livelli istituzionali, sono stati sentiti sempre gli “esperti”, coloro che si pensa siano competenti nelle materie soggette a decisione politica. Anche per riprendere un cammino interrotto, che ha provocato tante crisi in vari settori economici, il Governo e parte della politica, hanno, per una settimana intera, ascoltato analisi e proposte di tutti i settori della società italiana ed anche europea, per poter decidere non solo in base alle opinioni della politica, ma soprattutto in base alle indicazioni di chi opera sul campo. Mi sembra un metodo molto positivo, di una politica che ascolta e che fa sintesi con decisioni basate sulle proprie visioni ideali e politiche ma, ancor prima, sulla conoscenza dei problemi. La cosa che mi ha meravigliato, è stato invece il rifiuto delle opposizioni (Lega – Fratelli d’Italia – Forza Italia) di partecipare ai lavori di quello che hanno chiamato “una passerella”. Per loro, ascoltare industriali, artigiani, sindacati dei lavoratori, Terzo Settore, banche…, prima di prendere decisioni, è una “passerella”. Per loro, l’unico luogo in cui si deve discutere è il Parlamento, cioè nei luoghi di una politica che, secondo loro, è autosufficiente, tuttologa, che non ha bisogno del parere di nessuno, che prende decisioni senza consultare chi vive sul campo… Se questa è la novità che ci aspetta, un pensierino è indispensabile…

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Dal Punto Comunità S. Polo Cimabue

Prestazioni sociali per COVID-19 (decreto legge 104/2020) di Giuseppe Foresti * Le misure previdenziali ed assistenziali predisposte per fronteggiare l’emergenza COVID 19 per un quadro di sintesi andrebbero ricercate principalmente in tre decreti legge. Il decreto “Cura Italia” (18/2020) il decreto “Rilancio” (34/2020) e da ultimo il decreto “Agosto” (D.L. 14.8.2020 n. 104) oramai prossimo alla conversione in legge con la necessità di verificare eventuali modifiche introdotte dal Parlamento. Si tratta di molteplici misure già attuate oppure in fase di attuazione. Alcune di esse sono anche scadute per quanto concerne la presentazione delle domande. Proviamo pertanto a presentare le misure di maggiore attualità contenute nell’ultimo decreto, tenendo conto che se si volesse avere un quadro complessivo di quanto attuato e della miriade di disposizioni contenute, prima di tutte la cassa integrazione, sarebbero necessario decine e decine di pagine. E’ abbastanza evidente che non si tratta di nuove prestazioni sociali ma di bonus che hanno l’intento di andare incontro a quei lavoratori che, avendo lavori temporanei o precari, specie nei settori più colpiti, sono state le prime vittime del lockdown. Proroga NASPI (indennità disoccupazione) di due mesi al termine di fruizione nei mesi di marzo e aprile ed anche nel bimestre maggio/giugno. In sostanza chi avrebbe finito di percepire l’indennità di disoccupazione nei primi due mesi ha avuto una proroga di due mesi ed ora di altri due (quattro mesi in totale), nei mesi di maggio e giugno proroga di due mesi. Indennità onnicomprensiva di 1.000 €. Nei mesi di marzo aprile e maggio sono state erogate una serie di indennità, in generale di 600 € mensili, le cui domande sono scadute alla fine di agosto. Si trattava e si tratta anche ora di lavoratori più o meno precari che col lockdown non hanno potuto riprendere l’attività (liberi professionisti con partita IVA, collaboratori coordinati e continuativi, lavoratori in affitto, stagionali del turismo e di altri settori, lavoratori a chiamata, autonomi occasionali dello spettacolo, ecc.). Col decreto di agosto viene introdotta una indennità onnicomprensiva di 1.000 € in generale per attività cessata involontariamente dal 1 gennaio 2019 al 17 marzo 2020, incompatibile con ogni altra prestazione sociale, pensione e lavoro, per: - lavoratori stagionali, dipendenti a tempo determinato del turismo o lavoratori in affitto del turismo e degli stabilimenti termali,

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- lavoratori stagionali in genere, - lavoratori dello spettacolo (almeno 30 giorni di lavoro nel 2019 entro limiti di reddito) - lavoratori a chiamata (almeno 30 giornate lavorate tra 1.1.2019 e 17.3.2020) - lavoratori autonomi occasionali privi di partita IVA ed in caricati delle vendite a domicilio. Reddito di emergenza (REm). Dopo le due mensilità introdotte dal decreto “Rilancio” è prevista una ulteriore quota per i nuclei familiari, così articolata: 400 € per una sola persona incrementata fino ad un massimo di 800 € (840 € con disabili gravi) in base al numero di familiari. I requisiti sono i seguenti: residenza in Italia del richiedente, valore del reddito familiare di maggio 2020 inferiore all’importo di REm spettante, valore del patrimonio mobiliare del 2019 inferiore a 10.000 € accresciuto di 5.000 € per ogni componente successivo al primo fino ad un massimo di 20.000 €, valore dell’ISEE valido al momento di presentazione della domanda inferiore a 15.000 €. Il REm è incompatibile con altre indennità COVID, con pensioni, con rapporto di lavoro e col reddito o pensione di cittadinanza. La scadenza, salvo proroghe, per il Rem è il 15 ottobre. A proposito di reddito di cittadinanza sono arrivati a scadenza, per chi l’ha avuto dall’inizio, i 18 mesi oltre i quali questa prestazione cessa. Ma la cessazione prevede la possibilità di ripresentare una nuova domanda trascorso un mese dalla cessazione per tutti coloro che mantengono i requisiti e che hanno assolto ad eventuali obblighi presi coi centri per l’impiego o coi comuni. Le norme indicate hanno carattere molto sintetico a fronte di molte particolarità che vanno verificate col patronato ACLI per capire nel dettaglio ogni requisito e per l’inoltro delle domande all’INPS. * Presidente Provinciale Patronato ACLI Brescia


Punto Comunità San Polo Cimabue Via Cimabue 271 – 25134 Brescia Telefono 030 2311303 – Cellulare 3476602343 puntocomunitasanpolocimabue@gmail.com www.aclisanpolo.it

Tutti gli sportelli e gli orari Sportello

Patronato Servizio Fiscale

Sportello InformaLavoro

Sportello Reclami e Proposte Lega Consumatori Sportello “Donna e famiglia”

Sportello Volontariato Micro credito

Cosa offre

Apertura

Il Patronato ACLI offre un servizio di assistenza, in buona parte gratuiMartedì to, a tutti i cittadini, lavoratori dipendenti ed autonomi, pensionati in materia di: pensioni di ogni tipo, assegni al nucleo familiare, invalidità, 17.00 – 18.00 * assistenza sociale… Il servizio fiscale per l’assistenza nella compilazione dei Modelli 730 e Mercoledì Unico (ex 740) e per le dichiarazioni e versamenti Imu, viene gestito in 16.00 – 18.00 collaborazione con la società provinciale “ACLI Servizi Brescia s.r.l.” e (aperto solo da marzo a giugno) con il CAAF ACLI. - Per qualsiasi problema di carattere fiscale – ISEE – Modello RED Giovedì Assegno di maternità – Bonus elettrico, gas, idrico – Modulo postale 10.00 – 12.00 ** per Carta Acquisti – IMU e TASI nei periodi di scadenza - Compilazione e aggiornamento del Curriculum Vitae Lunedì - Lettera di presentazione 17.00 – 19.00 ** - Aiuto nella ricerca di offerte di lavoro ed invio CV Martedì - Segnalazione di corsi di formazione professionale - Azione di accompagnamento, supporto e informazione a chi è in 10.00 – 12.00 ** cerca di lavoro Venerdì - Orientamento riguardo ai problemi del lavoro 17.00 – 19.00 ** - Segnalazioni a Dignità e Lavoro - Raccoglie segnalazioni di problemi riguardanti il territorio Venerdì - Trasmette le segnalazioni agli uffici ed enti competenti - Segue i problemi segnalati fino alla loro conclusione 18.00 – 19.00 *** - Informa sull’iter delle pratiche attraverso Sanpolopolis - Offre servizi di consulenza gratuita in materia bancaria, assicurativa,, familiare, condominiale, turistica, immobiliare. - Tutela i consumatori che, in quanto tali, ritengono siano stati violati i diritti previsti dalla normativa vigente in materia - Ascolto, informazione, orientamento ed eventuale accompagnamento delle donne per qualsiasi problema di disagio e di bisogno - Problemi riguardanti i minori - Informa e orienta le persone che desiderano mettere a disposizione alcune ore per fare volontariato, sulle opportunità sul territorio e a livello cittadino - Istituito dalla Caritas Zonale, il micro credito è finalizzato a sostenere l'avvio di un'attività imprenditoriale o per far fronte a spese d'emergenza da parte di persone in difficoltà economica, generalmente escluse dalla finanza ufficiale

Venerdì 18.00 – 19.00 *** Mercoledì 15.00 – 16.00 *** Mercoledì 15.00 – 16.00 *** Lunedì 17.00 – 18.00 ***

Tutti gli sportelli informano, indirizzano e orientano correttamente verso gli uffici e gli enti competenti a dare risposta ai vari bisogni e problemi di persone e famiglie * Riceve solo su appuntamento telefonando al 3474739458 il lunedì dalle 10,30 alle ore 12,00 ** Ricevono solo su appuntamento telefonando allo 030 2311303 il lunedì dalle ore 15 alle ore 16,00 *** Ricevono solo su appuntamento telefonando al 3476602343 il lunedì dalle ore 10,00 alle ore 12,00 29


Dal Punto Comunità S. Polo Cimabue

Sportello

Caritas S. Angela M. presso Oratorio

Ricuciamo la solidarietà Presso Casa Associazioni

Centro Psico Sociale Via Romiglia 1

Servizio Sociale Territoriale Zona Est Comune Brescia Corso Bazoli 7, Sanpolino

Cosa offre Ascolto Distribuzione viveri Alfabetizzazione cittadini stranieri

Apertura Martedì ore 9.30-11.30 Venerdì ore 14.30-16.00 Attualmente sospesa

Progetto di sartoria multietnica finalizzato a raggiungere i seguenti obiettivi:  di promuovere la conoscenza della lingua italiana e degli strumenti necessari per rapportarsi con le Istituzioni del territorio;  di promuovere percorsi di autonomia nell’ambito lavorativo;  di sollecitare la società civile per la costruzione di un tessuto sociale capace di inclusione e cooperazione.

Giovedì ore 9.30 – 11.30

Il Centro Psicosociale è il punto di riferimento territoriale per le persone che presentano disturbi psichiatrici ed offre una serie di trattamenti di tipo farmacologico, sociale, psicologico, educativo, infermieristico integrati in percorsi di cura in base alle caratteristiche ed i bisogni degli utenti e delle loro famiglie.

Da lunedì a venerdì dalle 8.00 alle 17.00 Tel. 030 2405611

Il Servizio Sociale Territoriale si occupa del supporto e del sostegno ai cittadini in tutte le fasi della vita:  Famiglie con minori  Adulti in difficoltà  Persone con disabilità  Persone anziane

Lunedì 9-12,30 e 14-16 Martedì 14-16 Mercoledì 9-12,30 e 14-16 Giovedì ore 9-12.30 Venerdì ore 9-12,30 e 14-15,30 Si riceve solo su appuntamento Tel. 0302977093-94

Pensione agli invalidi civili assoluti: importanti novità! di Giuseppe Foresti Il decreto legga 104/2020, al di fuori delle misure COVID, attua una importantissima sentenza delle Corte Costituzionale (152/2020) che ha stabilito l’illegittimità delle norme che regolano la pensione agli invalidi civili totali dai 18 ai 60 anni. Per essi l’importo mensile vigente nel 2020 è di € 286,81 entro limiti di reddito ai fini IRPEF di € 16.982,49. Un limite di reddito elevato ma una pensione misera. La Corte non avrebbe potuto individuare una cifra più alta perché tocca al legislatore decidere l’importo degli assegni assistenziali ma rifacendosi alla norma che prevede un incremento fino al milione di lire tradotte nella misura attuale di € 651,51 dal 60° anno di età ha stabilito che è illegittimo concedere tale aumento solo dai 60 anni in poi. Pertanto il decreto legge in questione, che recepisce il dispositivo della sentenza, ha stabilito che il diritto a questa maggiorazione si può ottenere dal 18° anno. Gli invalidi civili assoluti (ma anche i ciechi assoluti, i sordi, gli invalidi INPS totali) dal 18° anno di età (al pari di chi ha 60 anni) possono ottenere dunque un assegno di € 651,51 (516,46 per gli inabili totali INPS) anziché € 286,81 a condizione di non superare un limite di reddito personale di € 8.469,63 ed un limite, se coniugati, di € 14.447,42 comprendente redditi di qualunque natura (escludendo però casa di abitazione, indennità di accompagnamento, i trattamenti di famiglia). Un limite di reddito basso ma un importo decisamente migliore. Chi supera questo limite di reddito continuerà a percepire € 286,81. L’INPS se in possesso dei redditi dovrebbe concedere l’aumento d’ufficio ma in ogni caso è possibile presentare domanda tramite il patronato ACLI. 30


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