Sanpolopolis 103

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FEBBRAIO 2016 - N째 103


Editoriale

Segni di speranza… di Dante Mantovani Tra fine gennaio ed inizio febbraio il circolo Acli S. Polo, che realizza tra l’altro da quasi 21 anni questo periodico, ha celebrato il proprio congresso eleggendo un nuovo Consiglio Direttivo ed i propri delegati al Congresso Provinciale che si terrà il 12 e 13 marzo a Concesio. Ne parliamo nell’editoriale di SanpoloPolis non a scopo di propaganda o per piaggeria; la stragrande maggioranza dei nostri lettori non è aclista e quindi la cosa potrebbe anche non interessare. Ne parliamo invece per riflettere con voi sul come sia possibile diffondere segni di speranza in una società ed in un mondo dove sembra che nulla lasci ben sperare. I numeri del Congresso: su 360 iscritti, più di 80 (22%) hanno partecipato, in un sabato pomeriggio di gennaio, all’assemblea dei soci durata due ore; 22 sono stati i candidati alle elezioni; 118 iscritti (33%) hanno votato tra il sabato e la domenica; 11 gli eletti nel consiglio direttivo, 6 come delegati al congresso provinciale. Pochi giorni prima del nostro congresso, si è svolta l’assemblea dei cittadini convocata dal Consiglio di Quartiere (CdQ) S. Polo Cimabue: una presenza straordinaria di almeno 150 persone. Il 27 gennaio, giornata della memoria, a cura di US Acli, biblioteche e altre realtà del territorio, è stato presentato un libro, con la presenza dell’autore, sul decisivo contributo di Gino Bartali, alla salvezza di 800 ebrei dai campi di sterminio. Erano presenti più di 150 persone. Tre eventi che offrono altrettanti segni di speranza. Speranza per un risveglio della partecipazione dei cittadini alle cose che riguardano il bene collettivo, segnali di una nuova coesione sociale, di voglia di stare insieme per migliorare le cose che sono di tutti e non solo le proprie, di discutere insieme i problemi che sono sociali per trovare comuni proposte e possibili soluzioni. Ho citato il circolo Acli, il CdQ, le biblioteche, l’US Acli, realtà fatte da persone che dedicano tempo, energie, intelligenze, professionalità in modo assolutamente gratuito e disinteressato, proprio per promuo-

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vere partecipazione, coesione sociale, bene comune… Ma potremmo citare anche la Caritas, la parrocchia, la Casa delle Associazioni… Da molti anni ormai, c’è gente che nel nostro quartiere opera in questo senso, spesso non cogliendo frutti proporzionali all’impegno profuso. Ecco perché i due eventi citati inducono ad una nuova speranza. Il circolo Acli ha fatto fino ad ora la propria parte offrendo agli iscritti e alla popolazione occasioni formative, servizi verso le persone, occasioni di aggregazione, opportunità culturali. Ha partecipato attivamente al progetto “Il quartiere come bene comune” ed è parte attiva nella rete di associazioni che ne è nata: “S. Polo bene comune”. Il nuovo consiglio direttivo vuole decisamente proseguire sulla strada della costruzione di una indispensabile coesione sociale che oltre alle realtà organizzate coinvolga sempre più i cittadini e le famiglie. Gratuità e coesione sociale sono due valori fondamentali che dobbiamo assolutamente riscoprire singolarmente e collettivamente se vogliamo creare le condizioni per un profondo rinnovamento della politica e delle istituzioni. Politica ed istituzioni malate di autoreferenzialità e di corruzione, malattie che affondano però le loro radici nell’individualismo e nelle cultura dell’ interesse privato che hanno invaso l’intera società. Anche la religione, oggi, viene vissuta per lo più come un fatto privato ed intimistico. Dobbiamo uscire insieme da questa malattia infetta e contagiosa. Noi delle Acli vogliamo con decisione percorrere questa strada del cambiamento, ma vogliamo farlo con compagni di viaggio che, seppur diversi, si pongono gli stessi obiettivi di fondo operando tra la gente sul territorio. Le Acli sono una associazione cristiana, che fonda il proprio agire sul Vangelo di Cristo e proprio per questo accoglie al proprio interno anche persone non credenti o diversamente credenti, ma che condividono le prospettive evangeliche ed i più grandi va-lori umani della pace, della giustizia, della solidarietà, dell’accoglienza del diverso… da vivere e testimoniare nel concreto. Facciamo quindi in modo che questi segni di speranza possano crescere e diventare concreto cambiamento verso una società migliore.


Gli argomenti

Editoriale Guerra e pace Dalle ACLI

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Segni di speranza

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Sempre più guerra… Ambiente e questione sociale I veri problemi della famiglia A proposito di Unioni Civili L’Unione Europea esiste ancora? Legge di stabilità 2016 La riforma della sanità lombarda Raccolta differenziata: ragioni etiche di un cambiamento Raccolta differenziata: i perché di una scelta Lo Sportello dei reclami e delle proposte Discarica Castella, adesso… Parco delle Cave Acqua, dati di prima mano Punto Comunità San Polo Cimabue, pronti? via! Risultati elezioni Circolo Acli S. Polo Il Topo di biblioteca Per sentito dire… Tra idee ed ideologie Da Rosarno allo yogurt biologico Donazione organi, importante novità Capodanno da incubo Unità dei cristiani Contraddizioni stridenti Ricordate le radici giudaico-cristiane dell’Europa? Europa, che si inquini pure! Bullismo e mass media Spazio aperto per le realtà organizzate del Quartiere

Pag. 26 Pag. 5 Pag. 4

La politica

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Dal territorio

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Dal circolo Acli e dintorni La Cultura

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I colori della nostra società

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Chiesa e società La mina vagante

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Genitori e figli

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Inserto colorato

da I a IV

di Dante Mantovani di Andrea Culetto a cura della redazione di Angelo Alioto di Fabrizio Molteni di Luciano Pendoli di Laura Di Palma di Gianluigi Fondra a cura di Gianni Rossini di Angelamaria Paparazzo di Andrea Culetto a cura della Redazione A cura della Redazione di Ernesto Paroli di Ernesto Paroli di Dante Mantovani di Ernesto Paroli a cura di AIDO di Centina Bazzana di Andrea Culetto a cura di Dante Mantovani di Dante Mantovani da Voce del Popolo di Beppe Pasini Autori vari

In copertina La copertina l’abbiamo interamente dedicata ai segni di speranza di cui il presidente del circolo Acli San Polo scrive nell’editoriale. Alcuni eventi delle ultime settimane nel nostro quartiere, hanno registrato una partecipazione molto numerosa che sembra indicare una inversione di tendenza rispetto agli ultimi tempi. Una grande speranza.

Hanno collaborato Redazione: Laura Di Palma - Dante Mantovani – Centina Bazzana – Sandro Sandrini – Ernesto Paroli – Gianni Rossini – Andrea Culetto – Angelo Alioto – Giorgio Pellegrino Stampa - assemblaggio – distribuzione: Liliana Serventi - Albino Alzini - Antonio Bologna - Mario Bolpagni - Marino Corato - Natalino Filippini - Luigi Messina - Gianni Rossini – Luigina Scalvini - Vincenzo Zaltieri – Giuliana Lussignoli – Romeo Bani – Vincenza Viola – Teresa Agnelli – Teresa Facchetti – Guglielmo Tinti - Centina Bazzana – Ernesto Paroli – Maurizia Zaltieri –Nicoletta Postiglione – Angelo Di Meo – Ugo Bontempi – Andrea Garzoni – Elio Geroldi – Clara Signorelli – Amidani Roberto – Alberto Peri ni – Sandro Sandrini – Angelo Savani – Giovanni Roasio

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"SanpoloPolis" - periodico bimestrale del Circolo ACLI S. Polo - Brescia Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 10 del 13/2/2009. Direttore Responsabile: Laura Di Palma Editore: Circolo ACLI San Polo - via Cimabue 271 - Brescia Coordinatore di Redazione: Dante Mantovani

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La politica

A proposito di unioni civili a cura di Clara Signorelli In questi ultimi mesi i commenti sulla legge Cirinnà, in discussione al Parlamento, stanno riempiendo pagine di giornali e serate di talk show. C’è chi vede in questa legge finalmente una “liberazione” da certi stereotipi di famiglia e chi, invece, vede un annunciato disastro valoriale collettivo, con conseguente morte e sepoltura della famiglia cosiddetta “naturale: madre, padre e figli”. Io credo ci possa essere una lettura più equilibrata tra queste due posizione estreme. Per esprimere ciò, utilizzerò, condividendole pienamente, le riflessioni di Monica Cocconi, giurista, docente universitaria, ma anche donna credente impegnata all’interno della Chiesa locale (articolo apparso il 28/1/2016 su “Il Borgo” di Parma). Facendo riferimento alla nostra Costituzione, ella scrive: “ …l’Assemblea Costituente del 1948 non aveva in mente l’unione di persone omosessuali quando scrisse l’art. 29 sulla «famiglia come società naturale fondata sul matrimonio»; l’innovazione decisiva dell’art. 29 fu quella, in realtà, di introdurre «l’uguaglianza giuridica e morale dei coniugi» per sancire il progressivo superamento, nella realtà sociale, del modello di famiglia patriarcale. E’ in ogni caso da escludersi, allo stesso modo, un’interpretazione dell’aggettivo «naturale» utilizzato dall’art. 29 in relazione alla famiglia, inteso come riferito al dato biologico della diversità dei sessi che precluda il riconoscimento dei diritti civili ad una coppia omosessuale. Come precisò Aldo Moro all’Assemblea Costituente, l’intenzione del legislatore costituzionale era piuttosto quella di scongiurare un’ingerenza indebita dei pubblici poteri nelle dinamiche della vita familiare, non di irrigidire il modello familiare in uno specifico dato biologico. Il diritto regola i rapporti sociali e ne coglie, recepisce e orienta i mutamenti in atto, non dovrebbe mai imporre modelli astratti o lontani dalla realtà, pena la sua disapplicazione o irrilevanza. Ci è richiesto inoltre un grande sforzo, come cittadini e credenti, per mutare e adeguare i nostri schemi concettuali alla realtà del mutamento sociale e abbandonare quelli ormai inadatti a interpretarlo, senza paure o resistenze irragionevoli che non siano effettivamente fondati su valori meritevoli di tutela.

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L’universo familiare si presenta, oggi, come una realtà molto variegata riconducibile ormai con difficoltà al modello costituzionale di famiglia, se rigidamente interpretato o alla fissità dello schema convenzionale «mamma, papà, bambino/a». Vi sono convivenze di fatto, nuclei monogenitoriali con minori, coppie sterili o adottive, coniugi rimasti soli per la morte del congiunto, nuclei riformati dopo lo scioglimento di un precedente matrimonio, genitori separati e divorziati con figli e coppie omosessuali, talora con figli. A queste realtà negheremmo oggi con difficoltà, nella sostanza e nel linguaggio quotidiano, la definizione di «famiglia». Appare quindi altrettanto inconcepibile negare a qualcuna di queste il riconoscimento dei diritti e l’imposizione delle responsabilità necessarie a garantire il rispetto e la dignità di ciascuna persona impegnata in una convivenza affettiva stabile, solo sulla base del suo orientamento sessuale.” Secondo la giurista, non si tratterrebbe quindi di equiparare l’unione civile tra persone dello stesso sesso al regime giuridico del matrimonio, piuttosto si tratterrebbe di riconoscere dei diritti civili ad un’unione affettiva stabile tra persone dello stesso sesso, superando così qualsiasi discriminazione basata sull’ orientamento sessuale. E a proposito della stephchild adotion scrive: “Nessun alibi ad evitare l’approvazione di tale disciplina può essere rinvenuto nel pericolo, tanto paventato, del ricorso alla maternità surrogata (utero in affitto) da parte dei partner di un’unione civile. Il suo utilizzo, peraltro praticato illegalmente, per il 98%, da coppie eterosessuali, non è in alcun modo previsto dalla disci-


La politica plina in corso di approvazione (legge Cirinnà) ed è anzi sanzionato nel nostro Paese con la reclusione fino ai due anni, oltre che nella maggior parte dei Paesi europei. L’eventuale introduzione della stepchild adoption, la cosiddetta «adozione in casi particolari», ossia la possibilità di adozione del figlio naturale del partner di un’unione civile è, giustamente, da valutare con la massima prudenza e delicatezza richieste dal rischio di assegnare una priorità ai desideri degli adulti sui diritti dei minori. …. … A chi obietta, in modo condivisibile, che «ogni bambino ha diritto di crescere con un padre e una madre» secondo una logica antropologica e non ideologi-

ca, si può rispondere che questa condizione in linea di principio può venir meno o non essere possibile: per mancato riconoscimento, abbandono o morte di uno dei genitori naturali. Se infatti non sempre la sessualità coincide con la procreazione, non sempre il concepimento si abbina ad assunzione di responsabilità genitoriale.“ Per i credenti, Monica Cocconi aggiunge che “proprio il Vangelo della Misericordia imporrebbe la massima delicatezza e rispetto umano nell’affrontare temi così legati alla vita intima e affettiva delle persone e l’astensione da alcun giudizio o condanna che possa ferirne la dignità o produrre inutili sofferenze.”

PICCOLO GLOSSARIO IN MATERIA UNIONI CIVILI: Si definiscono unioni civili tutte quelle forme di convivenza fra due persone, legate da vincoli affettivi ed economici, che non accedono volontariamente all'istituto giuridico del matrimonio, o che sono impossibilitate a contrarlo, alle quali gli ordinamenti giuridici abbiano dato rilevanza o alle quali abbiano riconosciuto uno status giuridico.

STEPCHILD ADOPTION: La stepchild adoption (in italiano "adozione del figliastro") o adozione in casi particolari è un istituto giuridico che consente al figlio di essere adottato dal partner (unito civilmente o sposato) del proprio genitore.

UTERO IN AFFITTO (maternità surrogata): è il ruolo che nella fecondazione assistita è proprio della donna (madre portante) che assuma l'obbligo di provvedere alla gestazione ed al parto per conto di una persona o una coppia sterile, alla quale si impegna a consegnare il nascituro. La fecondazione può essere effettuata con seme e ovuli sia della coppia sterile che di donatori e donatrici attraverso concepimento in vitro.

Dalle ACLI nazionali

I veri problemi della famiglia «Sul tema della famiglia, fatta di mariti e di mogli, di papà, di mamme e di figli, – spiega Santino Scirè, responsabile Famiglia e vicepresidente delle Acli nazionali - le Acli non sono mai state in difesa, piuttosto sono da sempre impegnate con servizi, attività, iniziative, progetti per promuoverne il protagonismo. Il clima da tifoseria che si è creato in questi giorni a ridosso del Family Day non fa certo bene alle vere priorità della famiglia, che conosciamo non solo attraverso i nostri iscritti e il costante lavoro sul territorio, ma anche attraverso le migliaia di persone che si rivolgono ogni giorno al nostri servizi di Caf e Patronato diffusi su tutto il territorio della penisola. Le Acli – afferma Scirè - non condividono la strumentalizzazione delle piazze e, rispetto al processo legislativo in atto, hanno a cuore la tutela dei soggetti più deboli. Per questo le Acli ritengono che l’ipotesi della stepchild adoption possa essere rischiosa perché può aprire la strada alla aberrante pratica dell’utero in affitto. Tuttavia, affermia mo l’importanza di riconoscere le unioni civili, anche omosessuali, sottolineando la necessità che vengano tutelati i diritti individuali fuori da ogni possibile equiparazione al matrimonio. Idealmente ci riconosciamo nel ruolo di fondamento e centro del tessuto sociale che la Costituzione assegna alla famiglia ed evidenziamo il fatto che essa preesiste allo Stato, da cui invoca solo di essere riconosciuta. Pertanto, conclude Santino Scirè - chiediamo che il Parlamento continui a concentrarsi su argomenti concreti come il fattore famiglia, la promozione di politiche di conciliazione e la definizione di misure di welfare nuove e affidabili. Questo sì che sarebbe un segnale di modernità per un Paese che sa investire sul proprio futuro».

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I colori della nostra società

Tra idee e ideologie di Dante Mantovani Il problema del riconoscimento delle unioni civili ha messo ancora una volta in luce la difficoltà ad affrontare con serenità le questioni più delicate al fine di ricercare soluzioni condivise ed avendo come obiettivo il bene di tutti, non solo quello delle maggioranze. Da una parte la “piazza” che rivendica diritti sempre e comunque, basandosi su un concetto di libertà individuale che non sempre viene adeguatamente coniugato col concetto di responsabilità verso l’altro. Dall’altra parte la “piazza” che vorrebbe imporre una propria visione etica e/o religiosa della vita anche a chi quell’etica e/o quella religione non condivide e non pratica; non vorrebbe cioè che lo Stato pensi ad offrire diritti, abbinati ai doveri, anche a minoranze che oggi ne sono escluse. Queste “piazze”, più o meno gremite, avrebbero ambedue la pretesa di imporre allo Stato la propria visione. Se fossero queste “piazze ideologiche” a dover decidere in termini di legislazione, vivremmo costantemente in clima di guerra civile senza mai risolvere al meglio le questioni che sono sul tappeto. Fortunatamente esiste una terza componente sociale, anche plurale, che non scende in piazza con slogan o con insulti verso gli avversari, ma che affronta con pacatezza e con serietà le varie sfaccettature del problema, dialoga, si confronta, ascolta le ragioni dell’altro… al fine di trovare soluzioni che non escludano nessuno dai diritti e che salvaguardino il bene di tutti. Questa “terza parte” stenta però ad emergere ed a far sentire le proprie ragioni, sia nella Chiesa che nella società, per tre motivi di fondo:  I mass media preferiscono dare voce alle posizioni estreme che fanno audience, agli slogan semplici anche se falsano la realtà  Le riflessioni più pacate, i ragionamenti che cercano motivazioni e soluzioni condivise non fanno “spettacolo”, richiedono applicazione e quindi non aumentano l’audience e quindi restano nell’ombra  Le posizioni “radicali” e ideologiche creano identità e senso di appartenenza culturale, identificano un avversario/nemico contro cui combattere,

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creano masse di manovra. Chi invece ammette di non avere verità in tasca, ma ricerca la verità insieme a tutti, non trova molti adepti. Purtroppo anche dentro la Chiesa sembrano prevalere le posizioni intransigenti che vorrebbero distruggere le idee degli avversari per difendere le proprie, nonostante Papa Francesco che dice “non mi immischio nella politica italiana”. Le idee non si proclamano, si testimoniano; la famiglia non va difesa, va promossa; la morale non va imposta, va vissuta. Le energie devono essere spese per testimoniare, promuovere e vivere, non per proclamare, difendere e imporre. Questa è la “sana” laicità che è l’esatto contrario degli ideologismi; le idee sono indispensabili, ma non per usarle come clave per annientare chi ha idee diverse, ma per orientare il proprio agire e per dare spessore al confronto con altri pensieri, nella ricerca del meglio per

tutti.


Politica nazionale

La nuova raccolta differenziata: ragioni etiche di un cambiamento di Laura Di Palma

Manca poco più di un mese all’avvio del nuovo sistema per la raccolta differenziata dei rifiuti a Brescia. Dopo aver valutato i pro e i contro di un’operazione simile, dunque, anche la nostra città si avvia a introdurre un sistema di raccolta domiciliare combinata. In pratica, carta e cartone, vetro metalli e imballaggi in plastica saranno raccolti porta a porta, mentre per i rifiuti organici e quelli indifferenziati saranno predisposti degli speciali cassonetti a calotta, apribile con una tessera elettronica personale. La prima zona ad essere coinvolta sarà la gialla (Quartieri Buffalora, Caionvico, Sant’Eufemia, Porta Venezia, San Polo Case, San Polo Cimabue, San Polo Parco e Sanpolino), mentre le altre quattro zone in cui è stata suddivisa la città, verranno interessate progressivamente dal cambiamento, fino alla copertura totale entro il 2017. Certamente adeguare tutte le zone della città a questo nuovo tipo di raccolta necessiterà di un processo piuttosto lungo e dispendioso: e allora, perché mai adeguarsi?! Innanzi tutto perché con semplici gesti quotidiani ognuno di noi può contribuire alla salvaguardia dell’ambiente che ci circonda e in cui viviamo. Il consumo di materie prime dovrebbe diminuire e il vetro, i metalli, la carta, la plastica e l’organico, se raccolti correttamente, potranno essere

riciclati e trasformati in altri prodotti. Ad esempio, come ci ricorda l’opuscolo di A2A in distribuzione in questi giorni, con 37 lattine riciclate si può realizzare una nuova moka, da 7 bicchieri di vetro si ricava una bottiglia, con 5 flaconi di plastica si può fare un innaffiatoio e con gli scarti di cucina si ottiene un terriccio adatto alla coltivazione di piante e fiori. Il nuovo sistema di conferimento e raccolta, con la collaborazione dei cittadini, dovrebbe consentire di raggiungere l’ambizioso obiettivo europeo del 65% di raccolta differenziata, attualmente ferma al 37%, migliorando l’ambiente e rendendo Brescia una città orientata al futuro. La raccolta differenziata è il modo migliore per preservare l’ambiente e le risorse naturali, per noi e soprattutto per le generazioni future. Alla base della produzione di ogni singolo oggetto, c’è una serie di processi industriali che hanno consumato risorse naturali, provocando un notevole impatto sull’ambiente, utilizzando energia nei processi di produzione ed immettendo nell’atmosfera CO2 ed altre sostanze residue della lavorazione, non certo salutari per l’aria e l’ambiente. Una volta utilizzato, l’oggetto viene gettato e diviene rifiuto. Il termine “rifiuto” ha in sé un'accezione piuttosto negativa, a tal punto che generalmente ci fa pensare a qualcosa che non può essere recuperato e che gettiamo via perché non ha più alcuna utilità. In realtà non è esattamente così: con la raccolta differenziata ogni rifiuto prende vita e si trasforma in un nuovo oggetto. Differenziare in modo corretto riduce drasticamente la quota da stoccare in discarica; carta, plastica, vetro ed alluminio, se riciclati, produrranno risparmio e valore. Senza dubbio non sarà automatico da subito, ma aderire alla raccolta sarà un gesto di grande civiltà con risultati visibili a breve e l’opportunità di dare vita ad un grande cambiamento, offrendo alle generazioni future una migliore qualità di vita e una città meno inquinata e maggiormente ecosostenibile.

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Dal territorio

Raccolta differenziata, i perché di una scelta di Gianluigi Fondra * Ci siamo; dal 4 aprile a Brescia prende il via il nuovo sistema di raccolta combinata dei rifiuti. Il primo appuntamento è con la zona gialla, zona delimitata dagli otto quartieri che si sviluppano a est della città: Buffalora, Bettole, Caionvico, S. Eufemia, S. Polo Cimabue, S. Polo Case, S. Polo Parco, Sanpolino, Porta Venezia. Gli abitanti di questi quartieri hanno ricevuto, oltre alla lettera del Sindaco con opuscolo esplicativo del nuovo sistema, una missiva a firma dell’Assessore all’Ambiente con allegato l’elenco degli appuntamenti delle assemblee alle quali poter partecipare e le date di distribuzione dei kit per esporre correttamente i rifiuti. Ma andiamo per ordine. Innanzitutto è importante partecipare alle assemblee appositamente pensate per divulgare le motivazioni che hanno portato alla scelta del sistema di raccolta e per rispondere alle domande dei cittadini. In seconda battuta ci si deve recare presso il centro di distribuzione dei kit in Via Bissolati, dove è stato appositamente messo a disposizione il parcheggio lato metrò fermata Poliambulanza, portando con sé il modulo di ritiro e un documento di identità. Giallo Verde

Qui verranno consegnati, oltre ai bidoncini, verde per il vetro e le lattine e blu per la carta, anche i sacchetti e la pattumiera da sottolavello per i rifiuti organici e i sacchetti per la plastica, una tessera elettronica tipo “badge” per ogni componente maggiorenne della famiglia. La tessera servirà per aprire, in qualunque ora del giorno e della notte, le calotte poste sui cassonetti marroni dell’umido e grigi dell’indifferenziato che saranno posizionati sempre nelle attuali piazzuole. Molti già sono stati gli incontri con i Consiglieri e i Presidenti dei consigli di quartiere ai quali abbiamo illustrato, passo passo, l’avanzare dei lavori e dai quali sono arrivati numerosi e preziosi suggerimenti. Adesso spetta a tutti, amministrazione in primis, adoperarsi perché il risultato sia il migliore possibile, con un po’ di pazienza e impegno per dimostrare che anche in questo campo i cittadini di Brescia possono eccellere. La prima assemblea è all’auditorium del liceo Leonardo il 28 febbraio e poi, dal 7 al 31 Marzo, tutti a ritirare il kit in via Bissolati. Così finalmente comincia una nuova era per una città più pulita. Tutti insieme raggiungeremo il 65% di raccolta differenziata. I rifiuti raccolti e separati correttamente possono diventare una grande risorsa. Per l’ambiente, per Brescia, per tutti noi. * Assessore all’Ambiente, al Verde e alla Protezione civile del Comune di Brescia

Azzurro

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Marrone

Grigio

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La politica

Legge di stabilità 2016 di Fabrizio Molteni

Poco prima di Natale il Parlamento ha emanato la Legge di Stabilità. Il valore complessivo della manovra ammonta a 35,4 miliardi di euro, con un disavanzo per i conti pubblici che nel 2016 salirà al 2,4% sul PIL, sfiorando il limite consentito dalle norme europee. Vediamone alcuni contenuti, partendo da due tra i provvedimenti più controversi. Uno di questi prevede l’abolizione della Tasi sugli immobili residenziali adibiti ad abitazione principale, ad esclusione degli immobili di particolare pregio, quali ville e castelli. Un altro alza la soglia all’uso del contante, che passa da 1.000 a 3.000 euro. Queste due misure sono state oggetto di numerose critiche: la prima perché si applica indistintamente a tutti i proprietari di casa, prescindendo dalle condizioni di reddito; la seconda perché favorirebbe l’evasione. Un altro provvedimento che ha suscitato non poche perplessità è quello che riguarda il canone Rai; se, infatti, l'importo scende da 113,50 a 100 euro, d’altro canto si introduce una nuova presunzione di possesso dell'apparecchio televisivo, ai fini dell'accertamento di situazioni di evasione del canone: la presenza di un contratto di fornitura dell'energia elettrica, nella cui fattura sarà addebitato il canone, con la rateizzazione in 10 mensilità. Anche il solo possesso di un apparecchio TV giustificherà l'applicazione del canone tv. Non sarà quindi più possibile la denuncia di cessazione di abbonamento televisivo per "suggellamento", che consiste nel rendere inutilizzabili, generalmente mediante chiusura in appositi involucri, gli apparecchi televisivi detenuti dal titolare e dagli

appartenenti al suo nucleo familiare presso qualsiasi luogo di loro residenza o dimora. Un'ulteriore misura che, specialmente in tempi di scarsità di risorse, desta parecchie perplessità, è quella con cui viene eliminata la supertassa sulle imbarcazioni di lusso. Giudizio negativo anche per l’aumento del prelievo su newslot e videolottery, poiché si dà l’idea di uno Stato che specula sul gioco, si lascia la possibilità di apertura di nuove sale gioco e non si argina un fenomeno dagli effetti devastanti. Guardando la manovra in positivo, sottolineiamo: - il bonus mobili per le giovani coppie - sposate o di fatto, di cui almeno uno dei componenti abbia meno di 35 anni - che abbiano acquistato l’abitazione principale, per le quali è prevista una detrazione fiscale del 50% fino ad un massimo di 16.000 euro, a fronte di spese sostenute per l'acquisto di mobili nel 2016. - la proroga al 31 dicembre 2016 delle detrazioni Irpef per interventi di riqualificazione energetica e per la ristrutturazione degli edifici nella misura, rispettivamente, del 65% e del 50%. - la previsione di misure per la lotta alla povertà, in particolare quella infantile, con l'istituzione del fondo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale. - l’introduzione della “carta della famiglia”, destinata, su richiesta, alle famiglie costituite da cittadini italiani o da stranieri regolarmente residenti nel territorio nazionale, con almeno 3 figli minori a carico; la carta sarà rilasciata dai comuni in base all'ISEE e consentirà riduzioni di tariffe e sconti per l'acquisto di beni e di servizi - la proroga dello sgravio contributivo per le nuove assunzioni con contratti di lavoro a tempo indeterminato, vero asse portante del Jobs Act; nel 2016 è previsto l'esonero dal versamento del 40% dei contributi previdenziali complessivi a carico del datore di lavoro, nel limite di 3.250 euro su base annua, per un massimo di 24 mesi; mentre nel 2015 lo sgravio dei contributi era totale, fino ad un tetto di 8.060 euro, per 3 anni.

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Dal territorio

Punto Comunità, pronti? Via! a cura della Redazione Sabato 9 gennaio 2016 sono stati inaugurati i locali rinnovati del Punto Comunità S. Polo Cimabue gestito dal circolo ACLI S. Polo. La sobria cerimonia del taglio del nastro è stata preceduta da un incontro delle realtà del territorio che hanno aderito al progetto: Caritas S. Angela Merici, Parrocchia, Punto Famiglia, Gruppo EVA, US Acli S.Polo, Casa delle Associazioni. All’incontro ha partecipato Felice Scalvini, Assessore ai servizi sociali e alla famiglia. È stata la prima occasione per uno scambio di impressioni su questa nuova realtà di quartiere che rappresenta uno dei tasselli del nuovo welfare avviato col progetto “Brescia, città del noi”. L’assessore ha tracciato le linee di fondo che hanno ispirato il progetto cittadino ed il quadro entro il quale si collocano i Punti Comunità, gestiti interamente dalle realtà della società civile, che già operano sul territorio. La finalità è quella di valorizzare e di mettere in rete i soggetti che offrono servizi di vario genere a favore della cittadinanza. Obiettivo strategico è quello di favorire al massimo lo sviluppo della coesione sociale che renda il territorio una comunità. Il taglio del nastro, effettuato dall’assessore Scalvini, ha visto anche la presenza dell’assessore Valter Muchetti e dei rappresentanti delle associazioni, dei gruppi e dei Consigli di quartiere. Dopo alcuni brevi interventi degli assessori, di Luciano Pendoli, in rappresentanza delle Acli Provinciali, del presidente del circolo Acli, dei presidenti dei Consigli di Quartiere presenti, il parroco don Flavio Saleri ha impartito la benedizione ai nuovi locali, ma soprattutto agli operatori volontari che opereranno a diretto contatto con i cittadini utenti del servizio. Alla fine, un piccolo rinfresco ha permesso ai presenti di proseguire un dialogo informale sempre utilissimo per la costruzione di buoni rapporti di conoscenza e collaborazione. Adesso, come si dice sempre, viene il bello: si tratterà infatti di “costruire” il Punto Comunità avviando le iniziative di raccordo tra i vari soggetti coinvolti per fare in modo che il lavoro svolto da ciascuno possa positivamente integrarsi con tutto il resto che opera sullo stesso territorio. Quindi, buon lavoro a tutti!

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I colori della nostra società

Da Rosarno allo yogurt biologico di Ernesto Paroli

Non ci vedevamo da un sacco di tempo, almeno da due anni. L’ultima volta Ismael era stato qui a Brescia per incontrare suo zio. Con l’aiuto della nostra Caritas parrocchiale gli avevamo procurato gli occhiali da vista. Li aveva rotti nella raccolta della frutta in provincia di Cuneo dove aveva finalmente trovato un contratto di lavoro regolare che gli aveva consentito di ottenere il tanto sognato permesso di soggiorno. Non aveva i soldi per pagare le lenti. La montatura l’aveva regalata il negozio. Quando è tornato a Cuneo mi ha promesso che mi avrebbe pagato gli occhiali. Ma nessuno di noi aveva insistito, in effetti non ci interessavano quei 60 euro, ci bastava vederlo partire contento. Poi, mesi dopo, una persona mi ha chiamato. Ricordo che pioveva a dirotto. Aveva del denaro da darmi. Lui aveva mantenuto la promessa. Grande Ismael! Ogni tanto una telefonata, un sms, un saluto, due parole per dirci che ci ricordavamo. Ed ora è qui davanti alla mia porta, in questa gelida sera dei primi di dicembre. Indossa un vestito leggero di stoffa grigia: dice che non ha freddo, ma non ne sono tanto convinto. Fra qualche giorno, quando ci saluteremo, porterà un bel giubbotto caldo e un maglione di lana rossa. Sta tornando in Benin e forse si sposerà. E’ venuto a trovarmi per darmi di persona la notizia. È anche questa una promessa telefonica, di questa estate, quando, allibito, lo avevo visto su RAI 3 in una trasmissione televisiva di cucina legata all’Expo. Nella chiamata che ne era seguita gli avevo chiesto se, ora che andava in televisione, si ricordava ancora del suo primo insegnante di italiano. “Tu sarai sempre il mio

amico” mi ha detto e mi ha accennato ad un’attività legata al cibo che svolgeva a Roma. Per questo era in quella trasmissione della Rai.Ismael era arrivato a Brescia anni fa come clandestino. Ovviamente non aveva trovato lavoro. Così parecchi mesi dopo era andato in Puglia per la stagione agricola, in mano ai caporali e poi era finito a Rosarno in Calabria per la raccolta degli agrumi. Di male in peggio. Da laggiù mi aveva mandato un breve resoconto sulle condizioni di lavoro cui erano costretti moltissimi migranti, che noi abbiamo pubblicato su Sanpolopolis nell’aprile 2012. Poi Ismael era andato a Torino e a Cuneo. Ora vive a Roma dove partecipa ad un’esperienza produttiva di grande interesse.Dallo sfruttamento di Rosarno alla produzione di yogurt biologico. Alcuni immigrati africani a Roma hanno investito in un progetto di micro-credito il loro desiderio di riscatto e la voglia di libertà che li ha spinti alla fuga dall’Africa e dallo sfruttamento nelle campagne calabresi e pugliesi. E’ nata così Barikamà: una cooperativa agricola che fa yogurt naturale in un casale agricolo, nei pressi di Roma e lo distribuisce porta a porta nelle case e nei mercatini della Capitale. Con Ismael ci sono alcuni ragazzi che con lui condividono la provenienza dall’Africa, le vicende di sfruttamento e la voglia di uscirne.Mi racconta del suo compagno Suleman:” Mentre io sono venuto in Italia in aereo lui ha attraversato il deserto. Il suo viaggio per arrivare in Italia è durato 4 anni. Fuggito dal Mali e sbarcato a Siracusa, si è subito diretto a Rosarno. Ci è andato perché non aveva il permesso di soggiorno e aveva saputo che lì c’era la possibilità di lavorare in nero”. Orari sfiancanti, paga misera, fame e violenze: l’esperienza di bracciante schiavizzato è finita con la rivolta del 2010, quando gli immigrati africani si sono riversati in strada per denunciare aggressione e maltrattamenti. Poi è fuggito a Roma per cercare lavoro e ottenere il permesso di soggiorno. Qui ci siamo conosciuti, nel centro di accoglienza dove ancora viviamo e dal quale speriamo di trasferirci presto in una vera casa.” “All’inizio non conoscevamo nessuno, non avevamo un posto dove stare. In più la crisi economica aggravava le difficoltà. La scelta era tornare al sud, nelle campagne, oppure rimanere qui e insistere. Senza l’aiuto

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I colori della nostra società concreto delle persone non sarebbe stato possibile avviare questo lavoro. Siamo stati aiutati da alcuni ragazzi dei centri sociali, come l’ex Snia, e dai gruppi di acquisto solidale per avviare il progetto. Anche il laboratorio nel casale ci è stato praticamente dato gratis. Siamo partiti con 15 litri di latte a settimana, ora ne lavoriamo più di 150”. La cooperativa è nata così: dall’unione e dall’aiuto di un gruppo di persone. Barikamà in lingua bambara significa resistenza - spiega Ismael L’obiettivo del progetto è garantire una paga base a tutti i suoi membri. E magari in futuro espanderci, per aiutare altri immigrati in cerca di occupazione. “Speriamo di comprare presto delle mucche per diventare più autonomi”, continua. E in internet mi mostra un filmato col quale mi indica per nome i suoi compagni di lavoro, mentre versano nei barattoli di vetro il latte pastorizzato e i fermenti lattici. “Seguiamo metodi tradizionali e non usiamo addensanti, coloranti, dolcificanti o conservanti. E’ un prodotto bio che è anche rispettoso dell’ambiente. Ma il bello è che viene consegnato ai GAS della capitale o nelle case dei clienti in bicicletta e viene venduto in barattoli di vetro con il sistema del vuoto a rendere. Cioè il contenitore, dopo essere stato pulito, viene restituito alla cooperativa. E’ una bella iniziativa vero?” Dice Ismael contento. E poi dal suo borsone estrae due barattoloni con tanto di etichetta. Lo yogurt è veramente buonissimo. Certamente questa è una notevole iniziativa imprenditoriale, di integrazione sociale, di solidarietà e di

eco-sostenibilità. Ma indica soprattutto la forza di resistere a una violenza subita, alla lontananza da casa, alla povertà: “L’Italia non è un Paese facile per un immigrato – commenta Ismael – Ma se si dice così e non si fa nulla, rimarrà sempre tutto uguale, no? Ma poi dice tutto fiero - abbiamo anche l’orto biologico, perché il casale ha molta terra intorno. Coltiviamo ortaggi, frutta, alleviamo animali. Nel casale si producono formaggi bio e insaccati, c’è pure un piccolo agriturismo col ristorante che utilizza i nostri prodotti. Si è fatto un buon nome nella zona e perciò abbiamo una folta clientela che viene a gustare la cucina della casa e viene a visitare il nostro laboratorio”. Il racconto continua fluviale con nuovi particolari sui prodotti, sulle storie dei compagni, dei progetti futuri, con foto e filmati mentre fuori la notte è ormai scesa e nessuno di noi ha voglia di andare a dormire.

Risultati delle elezioni del 30-31 gennaio 2016 al Circolo San Polo Aventi diritto al voto 361

Votanti 118 (33%)

Eletti nel Consiglio di Presidenza 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12.

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Mantovani Dante Torri Lorenzo Bazzana Innocentina Signorelli Clara Bani Riccardo Mantelli Giacomo Sandrini Sandro Gaffurini Elio Pirotti Laura Bina Mario Assoni Paolo Zaltieri Vincenzo presidente U.S. Acli

Schede valide 118

schede nulle 0

Delegati al Congresso Provinciale 1. 2. 3. 4. 5. 6.

Signorelli Clara Entrada Riccardo Mantelli Giacomo Sandrini Sandro Molteni Fabrizio Bongioanni Manuela

Nella prima seduta del consiglio sono state decise le seguenti cariche: Dante Mantovani presidente Riccardo (Romeo) Bani amministratore


Dal territorio

L’attività dello “Sportello dei Reclami e delle Proposte” a cura di Gianni Rossini

Riconosciuto dal Comune di Brescia

Problemi segnalati allo “sportello” Nel mese di settembre da alcuni residenti della via Allegri ci è stato chiesto di segnalare la situazione di notevole disagio causato dalle deiezioni canine non raccolte, come richiesto dalle norme vigenti, nelle ampie aree verdi esistenti tra quelle schiere. Lo scorso ottobre siamo stati interessati alla mancata manutenzione di potatura di siepi, piante e pulizia di diverse aree.

Segnalazione agli uffici competenti

In data 18 settembre abbiamo girato la Siamo in attesa di riscontro. segnalazione all'Assesore al verde e parchi ed al Consiglio di Quartiere per una verifica della situazione; soprattutto in riferimento all'impossibilità, per adulti e bambini ,di fruire delle aree in questione senza i facilmente immaginabili rischi.

Con lettera del 19 ottobre abbiamo elencato il tutto ai responsabili del verde ad al Congiglio di Quartiere; con particolare riferimento alle siepi che delimitano le aree cassonetti, ad un gelso di via Allegri ed alla carreggiata del percorso ciclopedonale che collega Sanpolino aIle vie Verrocchio-Cimabue. Ci è stato segnalato che da parecchie Il 27 maggio scorso abbiamo scritto al settimane parte della segnaletica settore comunale di competenza ed al verticale al centro dello spartitraffico Consiglio di Quartiere. di via Verrocchio, antistante l'ingresso al complesso scolastico, risulta danneggiata o addirittura mancante. Da tempo alcuni utenti lamentano, alla confluenza tra la ciclabile di via Cimabue e quella di via Vannucci, l'assenza del necessario abbassamento al cordolo del marciapiede. Ci sono stati segnalati altri cedimenti ai vialetti pedonali ed alle carreggiate attigue ad alcuni box della via Cimabue. Un residente in via Cimabue ha segnalato la situazione di grave disagio per la presenza in più punti di barriere architettoniche e di tratti sconnessi lungo i percorsi pedonali, tali da impedire la circolazione ai mezzi per diversamente abili. E' stato da tempo segnalato un percorso parallelo alla via Maggia, di circa un chilometro, ben tracciato e mantenuto, che potrebbe diventare, con minima spesa, un tratto importante di pista ciclabile. Basterebbe infatti raccordare il tutto alla via stessa.

Risposte ricevute e problemi risolti

A partire dal mese di gennaio sono stati effettuati interventi per alcune situazioni di pericolo o di urgenza. Riferiremo circa il prosieguo delle operazioni.

In data 11 giugno la situazione è stata correttamente ripristinata. Ma attualmente parecchi sono i paletti ed i cartelli già nuovamente danneggiati dagli autoveicoli in manovra negli orari di punta del plesso scolastico. In data 31 maggio abbiamo interessato il Riferiremo appena in possesso di Settore Mobilità ed avvisato il Consiglio di riscontro. Quartiere, chiedendo un intervento che non costringa i ciclisti ad un pericolosa discesa sulla trafficata carreggiata della via Cimabue . Il giorno 6 febbraio abbiamo comunicato il Restiamo in attesa di riscontro. tutto al Consiglio di Quartiere ed al settore strade del comune; rammentando le precedenti richieste per interventi analoghi e non ancora effettuati. In data 7 aprile è stata inviata una richiesta di verifica ai settori strade e verde del comune ed al Consiglio di Quartiere; che a sua volta ha provveduto a trasmettere anche l'opportuna documentazione fotografica.

Alla fine di luglio sono stati sistemati gli autobloccanti di alcuni tratti della pista ciclopedonale. Per il resto siamo in attesa.

E’ del 14 ottobre 2012 la prima richiesta all’allora Assessore ai lavori pubblici e del 29/1/2013 quella all’assessore competente alle piste ciclabili, con la risposta che per il mese di giugno 2013 il tutto sarebbe stato sistemato. Nel frattempo in comune è cambiata l'amministrazione, ma il nostro pressing è continuato.

E.... appena prima dello scorso Natale è stata inaugurata la ciclabile che, recuperando il tratto in questione, permette ora il collegamento del quartiere di San Polo Storico alla zona della Cascina Maggia. Resta da completare il già progettato prolungamento fino alla via Cadizzoni. Riferiremo circa gli attesi sviluppi.

Lo “Sportello dei reclami e delle proposte” è aperto tutti i venerdì dalle ore 18 alle ore 19 in via Cimabue 271, Sala S. Alessandro a fianco del Circolo ACLI 13


La politica europea

L’Unione Europea esiste ancora? di Angelo Alioto L’Unione Europea dei 28 Stati dopo 65 anni dalla nascita del nucleo fondante (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Olanda), finalizzato a ricostruire l’economia di un territorio lacerato dalla seconda guerra mondiale, mostra delle crepe preoccupanti. Ai già noti tentativi di demolizione degli eurofobi alla Salvini e Le Pen si sono aggiunti i tradizionali sostenitori dell’europeismo che, spinti nei loro paesi dal populismo xenofobo, incominciano a chiudere (temporaneamente) le frontiere, contraddicendo i valori originali che ispirarono i padri costituenti Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, teorizzatori nel “Manifesto per l’Europa”, di un autentico federalismo europeo. I cadaveri dei profughi continuano a galleggiare e l’Europa dei nazionalismi, spinta dal vento delle destre xenofobe e dalla crisi economica, si sostituisce inesorabilmente all’Europa comunitaria. Governance economica ed immigrazione stanno minando alla base l’Unione. In assenza di soluzioni comunitarie adeguate ai problemi epocali che l’Europa sta vivendo, ogni governo trova la propria soluzione che quasi sempre mette in difficoltà il vicino di casa. Si strumentalizza la paura del terrorismo per costruire muri che non potranno mai fermare chi fugge dalla fame (reale, non metaforica) e/o da morte sicura. Se si dovesse arrivare all’abolizione del Trattato di Schengen (di fatto già temporaneamente sospeso fino a maggio, in Francia, Germania, Austria, Danimarca e Svezia) si chiuderebbero nuovamente le frontiere attorno ad ogni Stato. L’Unione europea è nata per abbattere le frontiere, per creare un territorio dove far circolare liberamente merci, capitali e persone. Disconoscere il trattato di Schengen significherebbe semplicemente negare l’idea sulla quale è nata l’Europa unita. Il ripristino delle frontiere interne al territorio europeo causerebbe anche un notevole danno economico che qualcuno (France Strategie, gruppo di ricercatori francesi) fa già corrispondere ad una tassa del 3% su tutte le merci trasportate all’interno dell’Unione, distruggendo lo 0,8% del PIL europeo corrispondente a 28 miliardi per la Germania, 13 per l'Italia, 10 per la Spagna e 6 per l'Olanda.

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La reazione a catena coinvolgerebbe pesantemente

anche i paesi più piccoli dell’area Schengen: il 70% dell'economia della Slovacchia dipende dai rapporti commerciali con gli altri paesi continentali. Per meglio comprendere il senso e la dimensione del fenomeno migratorio che si sta verificando nel mondo ed investe in particolare l’Europa, occorre riflettere su alcuni dati: all’inizio del secolo scorso la popolazione europea era il 25% di quella mondiale, adesso è ridotta al 10%; quella africana era il 25% di quella europea ed adesso è il doppio e continuerà a crescere fino alla fine di questo secolo; nei paesi meno sviluppati la popolazione aumenterà del 50% entro il 2050, mentre in quelli più sviluppati diminuirà del 30%. A ciò si aggiunge il fatto non trascurabile della forbice economica del reddito pro-capite tra ricchi e poveri del mondo che si è allargata, passando dai 25.000 dollari del 1980 ai 40.000 di oggi. Questi nuovi scenari planetari, imprevedibili alla fine del secondo conflitto mondiale, dalle cui macerie nacque la coscienza di unire i popoli europei in difesa della pace e del benessere comune, chiedono nuove strategie politiche e non sterili contrattazioni su decimali del rapporto tra deficit e PIL. La gravità delle crisi internazionali, economiche ed umanitarie, è tale che ormai soltanto un’Europa federata sul modello degli Stati Uniti d’America, può provare a contenerne gli effetti devastanti. Per affrontare crisi economiche mondiali e flussi migratori epocali, che non si esauriranno certamente nel breve periodo, occorre andare avanti nel processo di unificazione del territorio europeo, creare un esercito ed una polizia europea (in analogia alla FBI degli Stati


La politica europea Uniti) che difenda i confini esterni dell’Unione e ne controlli il territorio. In questa direzione si è già mossa la presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha consegnato ai presidenti del Parlamento europeo, Martin Schulz, e della Commissione europea, Jean Claude Juncker, la Dichiarazione intitolata “Più integrazione europea: la strada da percorrere”, sottoscritta il 14 settembre dell’anno scorso, anche dai presidenti delle Camere di Francia, Germania e Lussemburgo. L’Unione nel momento più critico della sua storia è ad una svolta: o cambia la sua architettura istituzionale costruendo nuovi organismi unitari di governo, sacrificando parte delle sovranità nazionali, o si ridurrà ad

una delle tante sigle svuotate di potere come altre organizzazioni internazionali. Le conseguenze sarebbero terribili, perché ogni Stato per difendere i propri interessi ritornerebbe a lottare contro gli altri, con effetti devastanti anche per gli Stati economicamente più forti; il conflitto prevede sempre uno spreco di risorse. Privarsi di una difesa comune, di un mercato comune per competere con i colossi mondiali dell’economia, potrebbe fare felici soltanto le miopi destre nazionaliste, che si oppongono a qualsiasi riduzione della sovranità nazionale, preferendo il conflitto alla cooperazione in difesa degli interessi comuni delle popolazioni.

Mina vagante

Ricordate le radici giudaico-cristiane dell’Europa? di Dante Mantovani Ricordate qualche anno fa la battaglia scatenata da vari ambienti religiosi e politici per l’inserimento nella Costituzione europea del riferimento alle “radici giudaico-cristiane”? Ricordo che allora SanpoloPolis assunse una posizione così riassumibile: “è più importante fare in modo che le radici del giudaismo e del cristianesimo ispirino e siano incarnate nella quotidiana legislazione europea, piuttosto che pretendere che siano iscritte nella carta costituzionale e magari contraddette dalle decisioni concrete delle istituzioni europee”. L’accoglienza dello straniero è un principio morale fondamentale che si trova sia nella Bibbia che nel Vangelo. Oggi assistiamo alla chiusura delle frontiere per sbarrare la strada al flusso di

migranti che fuggono da guerre sanguinose e devastanti delle quali anche l’Europa non è senza responsabilità. Non parliamo dei cosiddetti “migranti economici”, cioè di quelli che sono alla ricerca di condizioni di vita almeno accettabili: costoro devono essere immediatamente ricacciati. Gli altri, quelli richiedenti protezione a causa di guerre o persecuzioni politiche, li accogliamo col contagocce finché non compromettono il nostro standard di vita. E poi c’è da garantire la sicurezza …! La maggioranza dei Paesi dell’Unione Europea sta chiudendo i confini, l’Europa sta rinnegando tutti i principi sui quali i padri fondatori l’hanno costruita. Avete sentito qualcuno rivendicare le radici giudaicocristiane per questa situazione di chiusura e di rifiuto nei confronti dello straniero e di chi è bisognoso di aiuto? Anche in questo caso risulta chiaro che i valori è sempre meglio praticarli che proclamarli. E papa Francesco, anche su questo, ci è di esempio: è andato a celebrare la Messa a pochi metri dal muro costruito dagli Stati Uniti sul confine con il Messico per bloccare i migranti. È certamente più facile fare le “guerre” ideologiche, mentre è più complicato e costa spesso emarginazione fare battaglie sui problemi concreti che richiedono coerenza con le proprie idealità anche religiose. Noi ci aspetteremmo quantomeno la stessa foga con la quale si chiese l’introduzione delle “radici giudaico-cristiane”, nell’opporsi alla costruzione di “muri” europei per respingere chi è nel bisogno.

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La cultura “LA POESIA E’ L’ UNICA PROVA CONCRETA DELL’ ESISTENZA DELL’ UOMO”

IL TOPO DI BIBLIOTECA

Luis Cordoza y Aragòn poeta di La Antigua - Guatemala

di Ernesto Paroli Mentre noi siamo qui, fra consuete cose sepolti.È sul mondo la luna e bagna il canto ai contadini. Quiete ascoltano le siepi. Il fondo ascolto della mia vita a quel lume di luna

Sandro Penna – da “Poesie”

FACCENDIERI AVVENTURIERI E SOGNATORI Una mattina, dal ramo di uno dei secolari sicomori di Saganeiti, un giovane pastore vede penzolare un impiccato: è uno dei braccianti della vicina stazione agricola. L'indomani, a pendere dallo stesso albero, ci sono altri due braccianti. Il giorno dopo di nuovo, ora l'impiccato è uno, ma vale per tre perché è il padrone della stazione agricola: un marchese, un t'lian, un bianco. Tocca al capitano Colaprico dei Carabinieri reali e al suo buluk-bashi Ogbà investigare su questa strana serie di morti, di cui l'unica testimone potrebbe essere stata la strega, una vecchia che vive in una capanna isolata, tra le iene e che è appena scomparsa. Mentre la moglie del marchese preme per risolvere il caso, così da sistemare in fretta la questione eredità, Colaprico e Ogbà si muovono in una colonia pervasa dalle reticenze dei militari, dalle bugie di strani avventurieri e dall’ambiguità di amanti e faccendieri, ma anche dalla febbre dell'oro. Perché ai primi del Novecento tutti erano sicuri che avrebbe reso questo lembo d’Africa più ricco del Klondike canadese. Siamo nell’Eritrea di inizio Novecento, terra problematica che si pensava potesse nascondere enormi giacimenti d’oro e che attirò personaggi di ogni tipo, generando di conseguenza anche problemi di ogni tipo. L’Eritrea aveva già connotato anche una precedente opera di Lucarelli, L’ottava vibrazione, che rievocava, sullo sfondo, la drammatica disfatta di Adua. Carlo Lucarelli è molto noto al pubblico, soprattutto per le sue indagini televisive sui misteri d’Italia. Ma è autore di numerosi polizieschi dai quali sono stati tratti film, come Amost blue e le indagini tragicomiche dell’ispettore Coliandro. Ha avviato anche una documentatissima serie di romanzi ambientata nel periodo coloniale di inizio ‘900, nei quali gli aspetti di fantasia si innestano su fatti storici assodati. Queste avvincenti storie sono per altro caratte rizzate da una prosa linguisticamente molto espressiva e raffinata come in questa, dove la vicenda prosegue con un intercalare di termini della lingua tigrigna e incisi dialettali (romagnolo e non solo). Il titolo fa riferimento alla immediata fine del tempo dei sogni di facile ricchezza del rapace colonialismo italiano, il quale si rivelò assai spregiudicato e sempre più sanguinario con il suo sogno dell’oro e di produrre il Chianti eritreo. Alcuni personaggi, come l’avvocato faccendiere Cagnassi e il governatore Martini, sono figure storiche. I due protagonisti, invece, si ispirano ai grandi Holmes e Watson. La spalla di Colaprico, l’eritreo Ogbà, non può aver letto Conan Doyle, ma lo “usa” come se lo conoscesse: “non c’è niente di più innaturale dell’ovvio”. È un ottimo momento per il giallo storico scritto da autori italiani; un vero e proprio sottogenere che conquista fette di lettori sempre più larghe e che ci narra di varie zone e momenti separati da tempo e spazio, in grado non solo di intrattenerci ed emozionarci, ma anche di farci riflettere sulla nostra stessa epoca attraverso la lente del passato; perché la presenza di speculatori, faccendieri ed avventurieri, non è prerogativa di oggi, così come quella dei sognatori e delle vittime.

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Carlo Lucarelli – IL TEMPO DELLE IENE - Einaudi

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Politica nazionale

Discarica Castella, adesso… Parco delle Cave di Angelamaria Paparazzo *

La Regione Lombardia ha definitivamente bocciato il progetto presentato dalla Società Castella per la realizzazione della discarica di putrescibili e relativo impianto di Cogenerazione di Biogas nel comune di Rezzato ma vicinissimo a noi. Dopo 5 anni di impegno costante, di articoli sui giornali, di conferenze stampa, di raccolte firme, petizioni, assemblee pubbliche, gazebo con distribuzione di mele per dire NO alla discarica, osservazioni e contro osservazioni, incontri con assessori, dirigenti, tecnici etc, ieri si è arrivati al diniego definitivo per "Incompatibilità Ambientale." Avere più e più volte cercato il dialogo con gli enti competenti, aver mobilitato i cittadini, alla fine ha dato i suoi frutti.

Siamo orgogliosi come Co.Di.SA di aver potuto incidere su una decisione importante per la salute di tutti noi. Ora dobbiamo lavorare tutti insieme affinché si realizzi il Parco delle Cave o come qualcuno comincia a chiamarlo il Parco dei Laghi, Brescia città del Parco delle Colline e del Parco dei Laghi? Chissà, in futuro potrebbe essere! Se non vogliamo che si deturpi ulteriormente il nostro territorio dobbiamo salvaguardarlo e difenderlo: la realizzazione di un Parco sovra comunale è il nostro futuro ed è arrivato il momento di impegnarci in questa direzione. Riuscire a non far autorizzare la discarica Castella sembrava una impresa impossibile; abbiamo dimostrato che stando uniti e lavorando duramente tutto è possibile. Un grazie da parte del Co.Di.SA a tutti quanti voi che ci avete sostenuto ed aiutato anche solo firmando la petizione che comunque ci ha permesso di raggiungere un obiettivo così importante. Insieme ai ringraziamenti una preghiera: aiutateci in questa altra grande impresa che se riusciremo a realizzare cambierà il volto della nostra città. Realizziamo il Parco ...

* Presidente Co.Di.SA

Guerra e pace

Guerra mondiale… a pezzi? Non possiamo chiudere SanpoloPolis senza fare almeno un cenno alla situazione internazionale che si va complicando sempre di più: approfittiamo di questo piccolo spazio residuo per esprimere tutta la nostra preoccupazione per una situazione la cui gravità viene troppo sottovalutata. Abbiamo l’impressione che i governi stiano giocando a fare la guerra, mentre sul campo la guerra c’è davvero e rischia di allargarsi sempre di più. Non smetteremo mai di sottolineare come questa crisi che coinvolge ormai tutto il Medioriente sia la conseguenza di “errori” compiuti dall’Occidente negli ultimi 25 anni, in primis dagli Stati Uniti, che hanno portato alla totale destabilizzazione di quell’area. Errori tra virgolette perché in verità non sono mai stati degli errori, ma decisioni consapevolmente assunte dai vari presidenti: chi in modo più spavaldo (Bush), chi in modo più timido (Obama), ma le conseguenze sono sempre state le stesse. Chi ride di questa situazione sono solo ed esclusivamente le lobby delle armi che fan no soldi a “palate” in barba ai civili bombardati e ai profughi rifiutati. Purtroppo questa crisi colpisce anche il movimento pacifista mondiale che sembra essere sprofondato in un sonno infinito: speriamo sia sonno e non coma irreversibile. Ad ottobre ci sarà la Marcia Perugia-Assisi: speriamo non sia un rituale, ma un risveglio scoppiettante!

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Ambiente e territorio

Acqua, dati di prima mano di Andrea Culetto Un paio di anni fa SanPolopolis è uscito con un articolo relativo alla qualità dell’acqua distribuita dall’acquedot-to comunale dopo la scoperta della presenza di cromo esavalente nelle falde cittadine. Si tratta di una specie chimica particolarmente temuta perché è molto solubile in acqua, quindi può essere facilmente trasportata da essa con il suo scorrere nella falda, e ha comprovati effetti negativi sulla salute umana. Con questa breve introduzione non voglio generare inutili allarmismi: primo perché gli effetti si manifestano dopo un’assunzione prolungata, secondo perché la qualità dell’acqua distribuita è sempre molto elevata, come spiegheremo a breve. Inoltre in questi due anni è stata implementata una nuova tecnologia mirata a trasformare il cromo esavalente in quello trivalente, molto meno pericoloso, e a rimuoverlo con appositi filtri. Perché le falde sotto Brescia contengono questo elemento più di quanto sarebbe naturale? La risposta va cercata più a Nord, in Val Trompia per la precisione, e qualche decennio fa. Il cromo trova largo impiego nella lavorazione dei metalli e, un tempo, sono stati fatti abbondanti scarichi di acque contaminate che hanno raggiunto la falda. In essa l’acqua si muove da Nord verso Sud, perciò, col passare del tempo, il metallo è arrivato fino a Brescia. Questa vicenda ci offre lo spunto per annunciare ai lettori che nei prossimi numeri di SanpoloPolis troveranno alcuni articoli su temi ambientali di particolare importanza per il nostro territorio. Periodicamente il Comune, ASL, ARPA, A2A pubblicano relazioni circa la qualità dell’ambiente a Brescia. Riguardano l’acqua ed il suo sistema di distribuzione, le attività del termovalorizzatore ecc. Purtroppo i più ne sono all’oscuro per mancanza di informazione. Riteniamo importante condividere con voi i loro contenuti, perché solo possedendo notizie verificate si può evita di cadere nella trappola delle

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cosiddette bufale o luoghi comuni, che, ahinoi, trovano fin troppi ascoltatori. Tornando all’acqua, quella che esce dai nostri rubinetti proviene principalmente da pozzi diffusi su tutta la città. Le sorgenti di Mompiano e quella di Cogozzo ormai contribuiscono a soddisfare meno del 20% del fabbisogno idrico. Pozzi e sorgenti sono monitorate 24 ore su 24, sono dotati di filtri per rimuovere le sostanze presenti abitualmente nelle acque e di sistemi di allarme per interrompere l’erogazione dell’acqua qualora si presentassero inquinanti nuovi o in grande quantità. L’ASL periodicamente preleva l’acqua da alcune fontane pubbliche, in particolar modo vicino a noi da quelle di Corso Bazoli e via Fiorentini (Sanpolino), via Raffaello, via Sabbioneta, via Sant’Orsola (Sant’Eufemia), via San Benedetto (Buffalora) e viale Piave. I campioni sono sottoposti ad un’analisi chimica e ad una batteriologica. Quelle svolte a gennaio hanno dato esito negativo, ovvero tutti i limiti di legge sono rispettati, tranne nel caso di viale Piave, dove l’acqua è risultata troppo ferrosa. Questi esiti non si possono estendere ai pozzi privati, riguardano solo la dalla rete pubblica nelle aree adiacenti ai punti di prelievo. Il “cloro residuo”, quello aggiunto prima dell’immissione dell’acqua negli acquedotti per proteggerla da possibili contaminazioni post potabilizzazione, è presente con concentrazioni minime. Chi fosse interessato a visionare direttamente i referti, può farlo collegandosi al sito dell’ASL di Brescia (basta inserire in Google le parole chiave “ASL qualità


acqua Bresciaâ€?), il quale è abbastanza chiaro e facilmente accessibile. Altri riferimenti normativi sono il D.Lgs. 31/2001 ed il D.Lgs. 152/2006.

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I colori della nostra società

Donazione organi, importante novità Da oggi esprimersi sulla donazione di organi e tessuti è ancora più facile. Quando si va a rinnovare la carta d’identità oppure a richiederla per la prima volta è possibile chiedere all’ufficiale d’ana-grafe il modulo per la dichiarazione, compilarla indicando la propria volontà, firmarla e riconsegnare il modulo all’opera-tore. La decisione espressa verrà trasmessa immediatamente al Sistema Informativo Trapianti, dove il Ministero della Salute raccoglie tutte le dichiarazioni dei cittadini maggiorenni. Non esistono limiti di età per esprimere la propria volontà. In ogni momento è comunque possibile cambiare idea sulla donazione. E’ possibile esprimere la propria volontà di donare anche presso la propria ASL di appartenenza o firmare l’atto olografo dell’AIDO (Associazione Italiana Donatori di organi, tessuti e cellule). Perché è giusto donare i propri organi e tessuti? Migliaia di persone ogni anno sono salvate con il trapianto, grazie alla solidarietà di coloro che hanno scelto di compiere questo gesto d’amore e di solidarietà.

Mina vagante

Europa: che si inquini pure…! di Maurilio Lavatti* II 3 febbraio il Parlamento europeo, nonostante il parere contrario della commissione ambiente, con solo 6 voti di scarto, ha approvato su proposta della Commissione europea la norma che raddoppia (da 80 mg/km a 168) i limiti delle emissioni di ossidi d'azoto consentite ai motori delle automobili fino al 2020. Questa notizia ha suscitato gran rammarico e preoccupazione in tutti coloro che sono attenti all'ambiente e alla salute delle persone. Mentre l'Ocse aveva lanciato l'allarme sul previsto raddoppio dei morti per polveri sottili (saranno 3,6 milioni a metà secolo) e dopo che erano stati scoperti i trucchi per evadere i controlli sulle emissioni delle auto da parte di molte case automobilistiche, la Commissione europea ha proposto di moltiplicare per due i valori massimi consentiti. Vista la maggior severità dei controlli e con il Redi Driving Emissions Test sarà impossibile barare, si sono alzati i limiti per favorire chi fabbrica automobili. Una scelta che da qui al 2020 potrebbe comportare, a parità di tutte le altre condizioni ambientali, 75 mila morti all'anno provocati dalle emissioni dei motori delle auto. Mentre per diminuire i danni dell'inquinamento sarebbe necessario un concorde impegno delle istituzioni per ridurre le emissioni nocive, il parlamento europeo va sorprendentemente nella direzione opposta, contribuendo così ad aumentare il discredito delle istituzioni comunitarie nella pubblica opinione. Hanno votato a favore dell'aumento del tetto alle emissioni i leghisti (compreso Salvini), popolari e Forza Italia, contrari I Verdi, Cinquestelle, Socialisti e Democratici (con 5 isolate astensioni, tra cui quella dell'unico europarlamentare bresciano, Luigi Morgano). Secondo la Commissione europea, l'aumento temporaneo dei limiti è giustificato dalla necessità di considerare "i dubbi tecnici relativi all'uso dei nuovi dispositivi portatili di misurazione delle emissioni". È molto difficile non sospettare che i giganteschi interessi economici in gioco abbiano condizionato la decisione. *da “La Voce del Popolo”

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Genitori e figli

Bullismo e mass media di Beppe Pasini Le notizie che leggo sui giornali e vedo in televisione su episodi di aggressione di giovani bulli mi allarmano. Come genitore la prima reazione che vivo, è quella di una diffusa preoccupazione e inquietudine. La tentazione di voltare velocemente pagina o cambiare canale senza capire è forte: chi è un bullo? Come si diventa bullo e perché? Se però ci ripenso, mi rendo conto che questa reazione lineare ed istintiva è la reazione ad una forma di bullismo mediatico di cui mi sento a mia volta oggetto. Titoli sensazionalistici, servizi dai toni urlati, generalizzazioni e luoghi comuni. Nel mondo dell’in-formazione (di certa informazione) c’è un detto: sbatti il sangue in prima pagina e venderai. Non so se vi capita poi, di prestare attenzione alla martellante musica che accompagna il sottofondo dei servizi dei tg: strategie di seduzione dello spettatore per tenerci inchiodati davanti allo schermo ad ogni costo e chissenefrega se serve una buona dose di violenza quotidiana. Il meccanismo del bullismo mediatico può essere riassunto in pochi semplici passaggi: informazione aggressiva, reazione allarmata, impoteza/con-danna. La riflessione e l’approfondimento sono scoraggiati. E’ un addestramento quotidiano, costante, scientifico cui siamo sottoposti. E’ vero anche il contrario? A quale livello a nostra volta come spettatori determiniamo questo meccanismo? Il sangue alza l’au-dience. E allora ho pensato di confrontarmi con i bulli faccia a faccia. Non con quelli veri, perché non si trovano facilmente, ma quelli dei videogiochi. Ho chiesto a tre adolescenti, accaniti utilizzatori di videogame di aiutarmi a capire il fascino e i motivi di successo che esercitano i videogiochi che hanno bulli come protagonisti presso ragazzi come loro cercando di entrare cautamente nel loro modo di pensare. In particolare di due assai diffusi che mi sono fatto raccontare: Bully e GTA (ladri d’auto). Le trame sono complesse e articolate e conducono invariabilmente verso una escalation di violenza e aggressività. Il primo ha come ‘eroe’ il giovane quindicenne Jimmy dall’animo ribelle, che viene rin-

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chiuso dalla madre, in una scuola privata governata da bande di bulli. Qui incontra una varietà di persone, che vanno dall'autoritario preside al semi-psicopatico Gary. In una lotta senza quartiere, per diventare il re della scuola, Jimmy tiranneggia i ragazzi del luogo. Tutto questo tra avventure e peripezie varie in un crescendo progressivo di violenza e soprusi. Nel secondo videogioco, Claude soprannominato Speed, per guadagnare soldi e farsi una reputazione all'interno in una città dominata dalla violenza, si scontra con i criminali e le gang rivali, portando a compimento le missioni che gli saranno assegnate dagli amici, dagli alleati, dai boss o dalla gang di appartenenza. Seguendo le storie di questi bulli virtuali e delle loro deprecabili avventure sono però emerse molte e cruciali questioni come ad esempio l’importanza di essere protagonisti nella propria vita, la capacità di reagire alle avversità, il riscattarsi da una vita di stenti, il senso di legalità e di giustizia, i ruoli e gli stereotipi culturali di femmine e maschi, la funzione cruciale dei legami familiari, l’influ-enza di questi videogiochi sulla vita reale. Sono uscito da quell’incontro con la sensazione che limitarsi a condannare non è sufficiente. E’ essenziale ora più che mai cercare di entrare nel mondo dei nostri figli, magari dalla porta di servizio, per aiutarli a riflettere e a farsi un’opinione, e non rimanere fruitori passivi e ingenui di ciò che vivono proponendo loro domande che possano generare possibilità di pensiero anziché la facile retorica dei consigli. Forse il vero contrasto alla assuefazione e alla violenza di chi sbatte il bullo in prima pagina.


Chiesa e società

Unità dei cristiani Nel 1842 nei Paesi Bassi un colonnello di cavalleria protestante sposa una donna cattolica. All’epoca nel Paese la segregazione religiosa è una questione molto sentita, tanto che i luoghi pubblici sono divisi in due parti, una per ciascuna confessione. Il loro matrimonio suscita molto scalpore, ma, contro ogni previsione, dura fino al 1880, anno della morte di lui. In punto di morte la moglie esprime il desiderio di essere sepolta vicino al marito, ma ciò non è possibile. Per ovviare ai divieti vigenti le tombe dei due coniugi sono poste a ridosso del muro che separa le parti riservate alle due confessioni e i loro monumenti funebri si stringono la mano al di sopra di esso. Ci è sembrato utile ricordare questa vicenda per introdurre alcune riflessioni sul tema dell’unità dei Cristiani, la cui settimana si è celebrata come di consuetudine lo scorso gennaio. Sono più di mille anni che si è consumata la prima frattura all’interno della cristianità, nota come scisma d’Oriente, seguita cinquecento anni dopo da quello d’Occidente e da tanti altri di carattere minore. Al giorno d’oggi la grande famiglia cristiana è composta da un variegato mosaico di confessioni. Nella storia non mancano tentativi di riavvicinamento tra le Chiese. Ne sono un esempio il Concilio di Firenze (1439), in cui si raggiunge un buon accordo tra Cattolici e Ortodossi rimasto però lettera morta, il fronte comune contro il Nazismo in Germania, lo storico incontro tra Paolo VI e Atenagora oppure le varie dichiarazioni congiunte nate dal dialogo ecumenico intensificatosi negli ultimi cinquant’anni. Si ha però l’impressione che tale questione sia sentita soltanto da alcuni gruppi illuminati appartenenti alle varie confessioni. Ancora adesso i più puntano l’attenzione sulle differenze anziché sulla comune natura della propria fede, nonostante non manchino riferimenti biblici in merito. Gesù dopo l’ultima cena rivolge a Dio un’accorata preghiera perché tutti i Cristiani siano una cosa sola come lo sono lui e il Padre. San Paolo nella sua lettera ricorda ai Corinzi che sono stati tutti battezzati nel nome di Cristo e non di questo o quell’esponente, perciò, nonostante le divergenze di pensiero, non devono dimenticare di essere parte della stessa famiglia. L’unità non è dunque un aspetto opzionale, fa parte del cosiddetto testamento di Gesù ed il suo mancato raggiungimento spesso offusca la bontà del messaggio

di Andrea Culetto

cristiano in quanto fa perdere credibilità a chi lo diffonde. Limitando l’analisi al mondo cattolico, a cui chi scrive appartiene, si può tranquillamente affermare senza rischiare di usare frasi fatte che, se per risolvere questo problema si mettesse una minima frazione dell’impegno profuso per difendere i famosi valori non negoziabili, ma comunque secondari rispetto a questo aspetto, la soluzione sarebbe trovata in breve tempo. Fortunatamente non mancano barlumi di speranza per il futuro. In tal modo si possono leggere gli eventi in programma l’anno prossimo per il cinquecentenario della riforma protestante oppure le celebrazioni congiunte tra cattolici ed altri cristiani. Anche nella nostra diocesi non mancano casi di collaborazione, ad esempio con la Chiesa Valdese. Certamente la vicenda dei due sposi non è un caso isolato e testimonia come si possa trovare un’unione nel rispetto delle peculiarità delle varie confessioni distinguendo tra verità immutabili e quelle mutabili. Ciò è fondamentale, giacché le proprie radici in Cristo devono essere la prima questione non negoziabile per un Cristiano.

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Guerra e pace

Capodanno da incubo di Centina Bazzana Centinaia di donne hanno vissuto una notte tragica a Colonia e in altre grandi città; ci sono voluti 5 giorni prima che la notizia venisse data, eppure c’erano più di 200 poliziotti in piazza. Si sono poi succedute denunce per stupro, molestie sessuali pesanti, furti, azioni con molotov: 653 a Colonia, 108 ad Amburgo, 6 a Zurigo, alcune anche a Salisburgo e ad Helsinki. Leggere le testimonianze delle donne provoca orrore e rabbia perché ad essere aggredite da branchi di uomini ubriachi e farneticanti non sono state solamente giovani sole, ma anche ragazze accompagnate da madri, fidanzati o mariti, perfino una poliziotta. L’azione è stata programmata, lo dimostra il fatto che gli aggressori erano muniti di foglietti con scritte in tedesco affinché le loro minacce fossero chiare, insulti e offese comprese. Dopo parecchi giorni sono stati identificati solo 31 giovani (sui 1000 stimati in azione) di cui 18 richiedenti asilo, in gran parte nordafricani. Sembra che la polizia abbia tollerato una situazione già nota in città, abbia reagito poco durante la nottata e se la sia cavata con le dimissioni del suo capo. Si è forse voluto coprire la gravità dei fatti per non riglia con stupri e violenze di ogni tipo da parte del nemisvegliare i rigurgiti xenofobi e razzisti della destra tedeco; ricordiamoci anche la politica dell’ISIS, lo schiavisca ed europea? Non si è voluto mettere ancora più in smo sessuale proclamato facente parte del suo prodifficoltà la cancelliera Merkel per la sua politica di gramma, le donne-oggetto date ai combattenti in camapertura ai profughi? Certamente i branchi hanno privibio della loro adesione. legiato un obbiettivo: le donne, la loro libertà, il loro Assistiamo anche tra noi occidentali allo scarto tra le corpo, attaccando in pieno centro, tra la stazione e il dichiarazioni di principio sull’uguaglianza uomo/donna duomo, sotto gli occhi di tutti, anche persone che uscie le pratiche concrete. Pensiamo a quanto può essere vano da un concerto serale o gente che andava in stadifficile per un giovane mussulmano, cresciuto in un zione. ambiente dove la donna vive in modo totalmente diverImbarazzo nei commenti da parte di chi è per l’ acso, accettare la visione di una società democratica; il coglienza, le femministe stesse, a parte qualche voce tutto aggravato dalle inevitabili frustrazioni dovute alla fuori dal coro, minimizzano o non prendono posizione, solitudine, alle difficoltà economiche e di integrazione. ma i fatti sono gravi e bisogna rifletterci. Siamo alla soConsiderazioni queste che non possono lasciarci indiflita mentalità indulgente verso le molestie, ancora così ferenti dato che il 90% degli immigrati sono uomini soli; diffusa nella nostra società, o allo “scontro di civiltà”, forse si dovrebbe dare più spazio alle famiglie, alle allo svelarsi di una cultura che vede il rapporto uomodonne e ai bambini. Non dovremo badare soltanto ad donna in modo arcaico, patriarcale, subordinato? E’ insegnare la lingua del Paese che accoglie, ma avviare una mentalità questa molto diffusa tra i giovani maschi seri programmi pedagogici e pratiche quotidiane per mussulmani osservanti. far conoscere i valori e i principi della società in cui gli immigrati vogliono vivere; tra questi è fondamentale il L’imam di Colonia ha dichiarato che “la colpa è delle rispetto per tutti, soprattutto per le donne e le loro liberdonne che vanno in giro poco vestite e profumate”: tà. Il dovere dell’accoglienza e il multiculturalismo non l’affermazione si commenta da sola! Del resto da semdevono essere un alibi per mascherare ancora una volpre le donne in guerra diventano oggetto di rappresata la violenza maschile, da qualsiasi parte provenga.

La donazione, scelta di amore alla vita!

BUONA PASQUA ! 22


Politica nazionale

Riforma della sanità lombarda

di LucianoPendoli *

La legge regionale 23/2015 ha dichiaratamente l’ambizione di riformare il modello lombardo e fungere da riferimento per tutte le regioni. L’iter non è però stato semplice, anche in seno ai partiti che governano la Regione; ad un certo punto si sono contate 15 proposte di legge. Di per sé la lunghezza dei tempi per una riforma non è cosa negativa in quanto è compito della lettura dello stato dell’arte, in questo caso della salute, far emergere le nuove situazioni di bisogno ed evidenziare eventuali carenze del sistema che si vuole riformare. Il Presidente della Regione ha però voluto forzare i tempi: si vedrà se ha avuto ragione. Certamente le premesse contenute nel documento che ha avviato il percorso per la riforma, il Libro Bianco, erano interessanti, significative, nonché coraggiose, soprattutto in alcuni passaggi di analisi critica dell’attuale modello. Per riuscire, almeno un poco, a capire il modello lombardo bisogna risalire agli anni ’90 e riferirsi a quel periodo che va sotto la guida regionale di Formigoni. Nelle intenzioni dichiarate della riforma sono espresse conferme e novità. Conferme su alcuni principi cardine del modello Formigoni quali: la separazione tra enti finanziatori ed enti erogatori, la competizione tra enti erogatori accreditati, sancendo di fatto la parità tra pubblico e privato. Inoltre, la libertà di scelta che ne rappresenta il perno, anche politico, del siste-

ma, in grado, secondo i suoi sostenitori, di essere lo strumento capace di incrementare la stessa qualità delle prestazioni. A questi ne possiamo aggiungere altri quali: la sussidiarietà, il sostegno alle famiglie, la valorizzazione del Terzo Settore. Le novità espresse dal Presidente Maroni, riportate nel “Libro Bianco” sul disegno di riforma, riguardano la necessità di unire sanità e sociale, il cui plastico manifesto sta nell’Assessorato unico al welfare. Ma le vere novità, che sono anche la differenza rispetto al modello Formigoni, riguardano il passaggio da un sistema settoriale e frammentato, ad una presa in carico della persona globale ed integrata. L’altra qualificante intenzione è quella della maggior articolazione e coinvolgimento del territorio. Si dovrebbero qui aprire evidenti opportunità positive riguardanti i percorsi di dimissioni protette ed altri ambiti delle situazioni post-acute; in poche parole realizzare una migliore relazione tra ospedale e territorio a tutto vantaggio del cittadino-paziente, novità che viene definita come “presa in carico”. La legge, approvata l’11 agosto 2015, si compone di due parti; sanità e sociale. Inoltre punta a realizzare migliori servizi con minori costi, con la conseguenza di ridurre il carico fiscale per i contribuenti. Le prime variazioni le abbiamo viste in questi ultimi mesi con le nuove dimensioni territoriali di competenza. Il passaggio cioè da 15 Asl a 8 ATS (Agenzie di Tutela della Salute) e la riduzione dei distretti da 81 a 24 denominati ASST (Aziende Socio-Sanitarie Territoriali). Per Brescia avremo 1 ATS e 3 ASST, a cui si aggiunge l’ASST di Valle Camonica che si unirà con quella della Valtellina formando la ATS della Montagna. Da questa razionalizzazione dovrebbero derivare risparmi per 300 milioni di euro, somma che sarà destinata, secondo le intenzioni, per ridurre i ticket sanitari, le liste d’attesa e le rette delle Rsa. Tante quindi le aspettative per questa riforma ed ovviamente se sarà buona o meno sarà verificata dal cittadino lombardo, valutando se i servizi miglioreranno in qualità e costi. Ad oggi registriamo che l’Asses-sorato unico al welfare è ancora di là da venire. Attendiamo di capire come la “presa in carico” si concretizzerà sul territorio a vantaggio delle singole persone e della collettività. *Segretario FAP Brescia

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Chiesa e società

Contraddizioni stridenti a cura di Dante Mantovani Penso sarà capitato a tutti di partecipare a funerali di persone appartenenti a qualche associazione d’arma: alpini, marinai, artiglieri… Alla fine della celebrazione viene letta la preghiera di quella associazione, con i compagni sull’attenti e la presentazione del gagliardetto. È sempre una cerimonia commovente che trasmette il forte senso di appartenenza degli ex soldati al proprio “corpo”. Una cosa però mi lascia sempre molto perplesso: il contenuto della preghiera. Siccome mi è capitato di sentire solo la preghiera dell’alpino e del marinaio, mi sono preso la briga di andare in internet a cercare le altre preghiere e ne ho trovate ben ventisette. Leggendole tutte, devo dire che parecchie sono preghiere che, pur nella retorica che è connaturata all’ambiente militare, sul piano della fede non presentano grosse contraddizioni. Anzi, alcune presentano pure un’impostazione, direi, quasi pacifista (preghiera del geniere e del carabiniere). Altre, però, hanno dei testi che sono in netta contraddizione con lo spirito evangelico e con la dottrina cattolica post concilia-

re e, ciò nonostante, continuano ad essere lette sull’altare di Cristo che non ha opposto resistenza nemmeno ai suoi torturatori. Se tutti gli eserciti chiedono a Dio di benedire le proprie armi e di concedere la vittoria sul nemico, chi dovrebbe ascoltare ed esaudire il Padre che è di tutti? Come è possibile voler chiudere Dio nei propri confini nazionali, o nei colori della propria bandiera? Non volendo assolutamente mettere in discussione la buona fede degli ex militari e delle loro associazioni, molte delle quali realizzano encomiabili azioni di solidarietà civile, credo sarebbe oltremodo necessario rivedere i testi di alcune di queste preghiere per renderli maggiormente coerenti col Vangelo. Speriamo che qualcuno provveda. Pubblichiamo di seguito la preghiera dell’Alpino e del Marinaio che presentano parti del testo (in grassetto) non pienamente in linea col Vangelo. Pubblichiamo anche la preghiera del Carabiniere e del Geniere che invece ci sembrano, tutto sommato, molto meno contraddittorie rispetto al Vangelo.

PREGHIERA DELL'ALPINO Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai, su ogni balza delle Alpi ove la Provvidenza ci ha posto, a baluardo fedele delle nostre contrade, noi, purificati dal Dovere pericolosamente compiuto, eleviamo l’animo a Te, o Signore, che proteggi le nostre mamme, le nostre spose, i nostri figli e fratelli lontani, e ci aiuti ad essere degni delle glorie dei nostri Avi. Dio Onnipotente, che governi tutti gli elementi, salva noi, armati come siamo di Fede e di Amore. Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta, dall’impeto della valanga; fa che il nostro piede posi sicuro su le creste vertiginose, su le diritte pareti, oltre i crepacci insidiosi; rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà Cristiana. E Tu, Madre di Dio, candida più della neve, Tu che hai conosciuto e raccolto ogni sofferenza e ogni sacrificio di tutti gli Alpini caduti; Tu che conosci e raccogli ogni anelito e ogni speranza di tutti gli Alpini vivi e in armi, Tu benedici e sorridi ai nostri Battaglioni. Così sia.

PREGHIERA DEL CARABINIERE Dolcissima e gloriosissima Madre di Dio e nostra, noi Carabinieri d'Italia a Te eleviamo reverente il pensiero, fiduciosa la preghiera e fervido il cuore! Tu, che le nostre Legioni invocano confortatrice e protettrice col titolo di "Virgo Fidelis", Tu accogli ogni nostro proposito di bene e fanne vigore e luce per la Patria nostra.

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Chiesa e società Tu accompagna la nostra vigilanza, Tu consiglia il nostro dire, Tu anima la nostra azione, Tu sostenta il nostro sacrifico, Tu infiamma la devozione nostra! E da un capo all'altro d'Italia, suscita in ognuno di noi l'entusiasmo di testimoniare, con la fedeltà sino alla morte, l'amore a Dio e ai fratelli Italiani. E cosí sia!

PREGHIERA DEL MARINAIO A Te, o grande eterno Iddio, Signore del cielo e dell'abisso, cui obbediscono i venti e le onde, noi, uomini di mare e di guerra, Ufficiali e Marinai d'Italia, da questa sacra nave armata della Patria leviamo i cuori. Salva ed esalta, nella Tua fede, o gran Dio, la nostra Nazione. Dà giusta gloria e potenza alla nostra bandiera, comanda che la tempesta ed i flutti servano a lei; poni sul nemico il terrore di lei; fa che per sempre la cingano in difesa petti di ferro, più forti del ferro che cinge questa nave, a lei per sempre dona vittoria. Benedici , o Signore, le nostre case lontane, le care genti. Benedici nella cadente notte il riposo del popolo, benedici noi che, per esso, vegliamo in armi sul mare. Benedici!

PREGHIERA DEL GENIERE Santa Vergine Barbara, che per la fede affrontasti il martirio del fuoco e del ferro, guarda benigna a noi, Genieri d’Italia, che di fede viviamo e col ferro e col fuoco operiamo. Come i nostri predecessori, che in guerra e in pace, sin dall’origine si rivolsero a Te, convinti del Tuo esempio di coraggio ed ammirati dalla potenza della Tua intercessione, affinché rendessi saldo il cuore, lucida la mente e sicure le mani, quando a rischio dei già pericolosi strumenti d’impiego si aggiungeva la minaccia mortale del nemico e della natura avversa, così noi oggi Ti invochiamo. Siamo fiduciosi di meritare la Tua protezione anziché per la generosità del nostro costante impiego ad operare per il bene e la sicurezza degli altri. Soldati di un carattere particolare perché chiamati più a costruire che a distruggere, più a proteggere che ad offendere, noi Genieri vogliamo essere, come ha insegnato Cristo portatori di amore e costruttori di pace. Fa, perciò, che i nostri simboli: la fiamma - l’ascia - la spada - la torre, che sono anche i simboli del tuo martirio, siano apprezzati e riconosciuti, nelle nostre opere, come segni destinativi dei nobili valori ideali a cui ci ispiriamo. E che, dove e quando la nostra capacità e perizia umana si rivelino insufficienti, nonostante la nostra buona volontà, sia la Tua mano a sostenerci nell’adempiere i compiti che la Patria ci ha affidato per concorrere a garantire, con le nostre armi, la libertà e la sicurezza in un mondo di pace. Amen!

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Guerra e pace

Ambiente e questione sociale di Andrea Culetto esteri, Sudan, Brasile, Argentina. Tra gli accaparratori citiamo Cina, Regno Unito, Stati Uniti, Israele, Egitto, India et cetera. Per ora l’Italia ha un ruolo quasi marginale. Le conseguenze di tutto questo sono sia sociali che ambientali. Quando si vende un appezzamento non ci si cura di chi già vi risiede che è così costretto a cercare un nuovo luogo in cui vivere. Un esempio molto eclatante è quello degli Indios dell’Amazzonia. Inevitabilmente destinare acqua e terra alla produzione estera diminuisce le quantità disponibili per quella interna, aggravando la scarsità di risorse che già affligge queste regioni. Papa Francesco nella “Laudato Sì” ha difeso con forza la necessità di un’ ecologia integrale, sintesi tra tutela dell’ ambiente, sviluppo sociale e progresso tecnologico ed economico. In questo articolo si vuole portare all’attenzione dei nostri lettori un esempio concreto di cosa succede quando tale equilibrio non viene rispettato, parlando del land and water grabbing, cioè l’accaparramento di terra ed acqua. Il fenomeno coinvolge da un lato multinazionali, cittadini ricchi o governi di Paesi sviluppati, dall’altro stati in via di sviluppo. I primi acquisiscono dai secondi vasti appezzamenti di terra con la stessa equità descritta in Fontamara, in cui l’acqua del ruscello è divisa in due parti da 3/4 ciascuna, delle quali l’ Impresario prende la prima e la seconda resta ai contadini del villaggio. I governi dei Paesi poveri spesso non muovono molte obiezioni pur di ottenere qualche fondo o perché privi di mezzi per farlo. L’accaparramento ha fini diversi: ovviare alla mancanza di acqua esternalizzando le attività agricole, soddisfare il proprio fabbisogno alimentare quando la produzione nazionale non basta, ricavare biomasse destinate a diventare biocarburanti, et cetera. Le aree acquisite arrivano fino al 20% del territorio nazionale. Tra i Paesi più afflitti si annoverano Congo, Indonesia, Filippine, Australia che, pur non essendo uno stato povero, ha molte terre vendute a soggetti

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Si sta verificando una corsa all’oro vegetale. Molti cittadini occidentali stanno fondando dei veri e propri imperi agricoli con i quali soddisfano i fabbisogni alimentari ed energetici di diversi Paesi. Le zone boschive si stanno riducendo a vista d’occhio, con conseguente perdita di biodiversità e riduzione dei polmoni verdi del pianeta. L’agricoltura intensiva, oltre a consumare le risorse idriche, sfrutta il suolo oltre le sue potenzialità, perciò si rende necessario l’uso di fertilizzanti. Questo, unito all’impiego massiccio di insetticidi, rilascia nell’ ambiente molte sostanze inquinanti. Le popolazioni locali, private delle già poche risorse, sono costrette a migrare, magari giungendo sino ai nostri lidi. Alcune nazioni occidentali stanno cercando di arginare il fenomeno proponendo regolamenti internazionali. A queste gli accaparratori e i Paesi poveri ribattono dicendo che in Europa in passato abbiamo sfruttato l’ambiente per consentire il nostro sviluppo, perciò ritengono di avere il diritto di fare altrettanto ora che ne hanno l’occasione. Quello descritto non è soltanto uno scambio iniquo di merci tra ricchi e poveri, dal momento che implica habitat distrutti, abitazioni perse, risorse altrui consumate, terre e acque inquinate al posto di quelle delle nazioni ricche ed infine l’impossibile sviluppo delle popolazioni coinvolte e conferma la necessità di quell’ ecologia integrale descritta da Papa Francesco e citata in apertura.


La cultura

Per sentito dire… di Ernesto Paroli E’ IL CINEMA, BELLEZZA “Nelle ore piccole non ho più molto giudizio” John Wayne e Marlene Dietrich in “La taverna dei sette peccati” 1940 Michela Marzano – SII BELLA E STAI ZITTA - Feltrinelli Dopo gli immensi progressi in termini di diritti, uguaglianza e libertà ottenuti dai movimenti libertari negli anni Sessanta e Settanta, le donne sembrano ora contare solo per come appaiono e costrette a emulare un unico, pervasivo modello di riferimento, quello delle veline. Ma che cosa dicono questi corpi sottomessi alle diete, alla chirurgia plastica, allo sport, allo sguardo dell’uomo? Non a caso, dall’anoressia alla bulimia, passando per le automutilazioni, sono ormai numerosi i sintomi della profonda “emorragia identitaria” che ha investito e interessa tuttora il corpo femminile. Michela Marzano, docente alla Sorbona di Parigi, è una delle menti più attente alla realtà odierna e una delle voci più incisive del nostro panorama culturale. Alessandro Leogrande – LA FRONTIERA - Feltrinelli C’è una linea immaginaria eppure realissima, un luogo di tutti e di nessuno di cui ognuno, invisibilmente, è parte: è la frontiera che separa e insieme unisce il Nord del mondo, democratico, liberale e civilizzato, e il Sud, povero, morso dalla guerra, arretrato e antidemocratico. Questa soglia è inafferrabile, indefinibile, non-materiale e la scrittura vi si avvicina per approssimazioni, tentativi, muovendosi nell’inesplorato, là dove si consumano le migrazioni e i respingimenti, là dove si combatte per vivere o per morire. Leogrande ci porta a bordo delle navi dell’operazione Mare Nostrum e pesca le parole dai fondali marini in cui stanno incastrate e nascoste. Ci porta a conoscere trafficanti e baby-scafisti, insieme alle storie dei sopravvissuti, ai naufragi del Mediterraneo, al largo di Lampedusa. CD di Chet Baker ALMOST BLUE live in Paris and Tokio Grande classico del jazz pubblicato nel 1987 e subito entrato a buon diritto fra le più grandi creazioni musicali del dopoguerra, questo album propone la voce inconfondibile e la straordinaria tromba di Chet Baker, l’infelice musicista dalla vita tormentata, ma dal talento cristallino. La sua tromba era delicata ed espressiva come un’orchidea ma altrettanto sensuale, misteriosa e lirica. Film di Stéphane Brizé LA LEGGE DEL MERCATO al cinema Ha 50 anni, è disoccupato, trova un lavoro come guardia giurata in un grande supermercato. Dovrà badare ai furtarelli, ai piccoli imbrogli. Ma è proprio così facile individuare i disonesti? O, al giorno d’oggi, è piuttosto il bisogno, la povertà insospettata, l’indigenza che ti piomba addosso improvvisa a costringerti all’umiliazione di rubare? E come reagisce allora una guardia giurata?Protagonista straordinario è Vincent Lindon (già interprete di “Welcome”) Gran Premio come miglior attore al Festival di Cannes del 2015 27


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