Sanpolopolis 105

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GIUGNO 2016 - N°105


Editoriale

“Facciamo la differenza!” di Giacomo Mantelli Pronti via! È partito il conto alla rovescia della Festacli di San Polo, ufficialmente dal 24 giugno al 3 luglio, in realtà' presente nei nostri pensieri e nelle nostre azioni fin dalla primavera, fra idee, progetti e preparativi. Questa volta il tema sarà "la differenza": una occasione per riflettere sulle diversità di genere, di cultura, di stile.... Differenze generazionali e differenze religiose, differenze etniche e differenze etiche. In un mondo nel quale siamo spesso spinti a giudicare .... e a scegliere fra l'accettazione e il rifiuto, fra un sì è un no, fra un ponte e un muro... noi delle Acli mandiamo a tutti un messaggio: "non giudicare sbagliato ciò che non conosci, cogli l’occasione per comprendere". Sulla copertina di questo numero abbiamo voluto rappresentare lo spirito di questa nostra festa come un gioco (il biliardino) nel quale oltre al confronto sportivo, divertente e socializzante, viene inserito anche un elemento di novità: la differenza appunto, di una ballerina fra i calciatori, di una figura femminile fra figure maschili, di una protagonista delicata, fra giocatori rudi e muscolosi.... Perché secondo noi i piedi buoni e le buone idee possono averli sia gli uni che l'altra...e anzi, proprio la "innovazione" apportata da uno stile e da una cultura apparentemente lontana e diversa può' essere quel "di più" che fa vincere la partita della vita, sia a livello personale che a livello sociale. Ci sarà come sempre la buona musica e la buona cucina, le serate danzanti e gli 2

eventi sportivi.... Ci saranno di sicuro persone "differenti" le une dalle altre, che parteciperanno in modi differenti alla nostra festa; ci saranno gli incontri con persone speciali: sportivi, ex carcerati, giovani, donne, volontari e amministratori pubblici, con il clou del primo luglio, e la testimonianza di Don Luigi Ciotti, fondatore della Associazione "Libera", insieme al nostro Presidente nazionale delle Acli Roberto Rossini. Diversi anche gli appuntamenti più squisitamente locali: la Vertical Race all’apertura della festa, per tenere viva l’attenzione sul tema delle torri di San Polo, così come la corsa podistica del giovedì, attraversando i parchi del quartiere e “affiancando” anche l’Alfa acciai, per far conoscere e sperimentare il percorso ciclopedonale attiguo; non mancherà il tradizionale appuntamento con il Sindaco e l’Amministrazione comunale per verificare la nuova modalità (differenziata) di raccolta rifiuti e non mancherà la musica interpretata dai giovani di una band locale né la danza e le emozioni suscitate da giovanissime atlete e ballerine. La domenica 3 luglio infine, avremo il piacere e l’onore di vivere la Santa Messa sotto i tendoni della Festa con il nostro Vescovo Luciano, il nostro Parroco e tutta la Comunità. La festa di San Polo è stata scelta come "festa provinciale" dalle Acli bresciane, grazie al fatto che "facciamo la differenza " anche come Circolo, nel creare occasioni di crescita sociale; e facciamo la differenza grazie ai tanti volontari, che anche quest'anno ci permettono di proseguire l'avventura della Festacli di San Polo; un grande grazie a tutti loro e un grande invito a tutti a partecipare alla Festa.


Gli argomenti Editoriale

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FestAcli 2016: “Facciamo la differenza!”

di Giacomo Mantelli

Chiesa e società

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“Amoris laetitia”

di Andrea Culetto

Pag. 19

Diaconato: si apriranno nuove prospettive per le donne cattoliche?

di Laura Di Palma

Pag. 6

Referendum Costituzionale, riforma o tradimento della Costituzione

di Angelo Alioto

Pag. 24

La riforma della sanità lombarda

di Roberto del Bono

Pag. 10

Ricuciamo la solidarietà

di Centina Bazzana

Pag. 18

Lo Sportello dei reclami e delle proposte

a cura di Gianni Rossini

Pag. 5

Il viaggio in Irlanda Scozia

di Sandro Sandrini

Pag. 8

Il “bocciodromo” cambia connotati

di Dante Mantovani

Pag. 9

Gestori che arrivano… Buon lavoro!!!

di Dante Mantovani

Pag. 22

Per sentito dire…

di Ernesto Paroli

Pag. 12

Il topo di biblioteca

di Ernesto paroli

I colori della nostra società

Pag. 26

Sicurezza e rassicurazione

di C. A. Romano

Pag. 16

La legge sulle unioni civili, proviamo a spiegarla

di Ernesto Paroli

Dalle ACLI

Pag. 14

Il XXV Congresso delle ACLI

di Fabrizio Molteni

In ricordo di

Pag. 11

Don Piero Verzeletti

di Laura Di Palma

Pag. 21

Perché fuggire dalla realtà?

di Dante Mantovani

Pag. 15

Musulmani aiutano i cattolici

da AsiaNews.it

Pag. 17

Una preghiera per Gianluca Buonanno

da Mosaico di Pace

Pag. 25

Drappi rosso-sangue

di Centina Bazzana

La politica Dal territorio Dal circolo Acli e dintorni La Cultura

La mina vagante Genitori e figli

Pag. 20

La pedagogia del perdono responsabile

di Beppe Pasini

Inserto colorato

da I a IV

Spazio aperto per le realtà organizzate del Quartiere

Autori vari

In copertina La copertina è interamente dedicata al tema scelto per la FestAcli Provinciale che si tiene a S. Polo: “Facciamo la differenza”. La spiegazione del titolo si trova tutta nell’editoriale a firma di Giacomo Mantelli

Hanno collaborato Redazione: Laura Di Palma - Dante Mantovani – Centina Bazzana – Sandro Sandrini – Ernesto Paroli – Gianni Rossini – Andrea Culetto – Angelo Alioto – Giorgio Pellegrino – Piergiuseppe Pasini Stampa - assemblaggio – distribuzione: Liliana Serventi - Albino Alzini - Antonio Bologna - Mario Bolpagni - Marino Corato - Natalino Filippini - Luigi Messina - Gianni Rossini – Luigina Scalvini - Vincenzo Zaltieri – Giuliana Lussignoli – Romeo Bani – Vincenza Viola – Teresa Agnelli – Teresa Facchetti – Guglielmo Tinti - Centina Bazzana – Ernesto Paroli – Maurizia Zaltieri – Nicoletta Postiglione – Angelo Di Meo – Ugo Bontempi – Andrea Garzoni – Elio Geroldi – Clara Signorelli – Roberto Amidani – Alberto Perini – Sandro Sandrini – Angelo Savani – Giovanni Roasio – Sara Savoldi – Carmen Zanchi – Luigi Mancini

"SanpoloPolis" - periodico bimestrale del Circolo ACLI S. Polo - Brescia Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 10 del 13/2/2009. Direttore Responsabile: Laura Di Palma Editore: Circolo ACLI San Polo - via Cimabue 271 – 25134 Brescia Coordinatore di Redazione: Dante Mantovani

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Dalle Acli e dintorni

Roberto Rossini è Presidente Nazionale ACLI di Dante Mantovani L’8 maggio è una data che rimarrà impressa nella storia delle ACLI bresciane: per la prima volta in 70 anni, un bresciano è stato eletto presidente nazionale del movimento. È Roberto Rossini già presidente a Brescia negli ultimi otto anni. Anche le Acli, purtroppo, sono state non poco contagiate da una grave malattia che incombe sulla democrazia italiana da due decenni: il leaderismo. Nelle istituzioni, nei partiti, nel sindacato, nelle associazioni ed anche nei movimenti spontanei, la figura del leader è diventata preminente rispetto ai contenuti, alle idee, ai programmi, alle proposte, ai problemi da risolvere… Alcuni esempi: del referendum costituzionale, al quale saremo chiamati ad ottobre, non si discute tanto dei contenuti della riforma, quanto del destino della leadership di Renzi dopo il risultato della consultazione; per le elezioni comunali, non si parla di programmi, ma del sindaco da eleggere; nei partiti non si discute tanto di idee o di società da promuovere, quanto di chi debba essere il segretario; nelle Acli, in tutta la fase congressuale, non si è parlato tanto di progetti, di proposte politiche, di prospettive gestionali, ma di chi doveva essere il presidente: Gianni Bottalico presidente uscente oppure un esponente vicino a Paola Vacchina vice presidente uscente? Ed è proprio questa contrapposizione sui nomi che ha favorito stavolta la manifestazione di una figura terza, rimasta sempre piuttosto estranea alla logica della contrapposizione. Il congresso provinciale delle Acli Bresciane già aveva votato un ordine del giorno in cui si denunciava la mancanza di dibattito sui contenuti e la troppa attenzione agli schieramenti intorno ai candidati alla presidenza nazionale e nello stesso tempo si mettevano a disposizione i propri dirigenti per assumere responsabilità anche nazionali. È stato il primo passo di un percorso che si è poi concretizzato con l’elezione di Roberto Rossini con l’86% dei voti congressuali. Perché le Acli di Brescia sono molto contente di aver portato Roberto alla carica di presidente nazionale? Innanzitutto perché è una persona di cultura, di spiccata sensibilità politica, con una grande capacità nel valorizzare i collaboratori e nel fare “squadra”, con esemplare capacità di dialogo e di confronto, rispettoso delle opinioni altrui, un autentico cristiano laico adulto, rigoroso dal punto di vista morale. L’altro motivo importante di soddisfazione è che Rossini sa privilegiare i contenuti ed il bene comune rispetto agli interessi particolari delle persone e dei gruppi e questo è quanto serve oggi alle Acli per farle uscire dalla logica leaderistica che attanaglia tutte le organizzazioni sociali, politiche ed istituzionali. Non è certamente un compito facile quello che lo attende, ma la determinazione non gli manca e non gli mancherà nemmeno il sostegno degli amici aclisti di Brescia, compresi quelli di S. Polo che lo hanno ospitato ed apprezzato molte volte nelle iniziative del circolo. Alla prossima FestAcli provinciale, che sarà la nostra FestAcli di S. Polo, avremo modo di incontrarlo, di fargli i nostro più sinceri auguri ed assicurargli il nostro appoggio nella necessaria opera di rinnovamento dei Movimento. 4


Dal circolo Acli e dintorni

Il viaggio Irlanda-Scozia di Sandro Sandrini Da Orio al Serio con un volo Ryanair Domenica 8 maggio, 45 nostri soci sono partiti con destinazione Dublino, prima tappa dell’annuale viaggio di una settimana organizzato dal nostro Circolo Acli. Ad attenderci all’aeroporto c’erano Mark, l’autista del nostro pullman e Irene, la nostra guida, una delle poche autorizzate ad operare sia in Irlanda che in Scozia, i due Paesi mete del nostro viaggio. Irene è stata veramente preziosa nell’illustrare esaurientemente le bellezze paesaggistiche e la tormentata storia di quelle terre. Dublino, capitale della Repubblica d’Irlanda, e Belfast che dal 1920 è capitale dell’Eire, sono due città molto vivaci, ricche di parchi e monumenti che ricordano un glorioso e tragico passato. Città con molti giovani, essendo sedi di università come il Trinity College da noi visitato, ricche di pub e con una vita notturna molto movimentata. Il famoso verde d’Irlanda l’abbiamo visto nei pascoli, “casa” di numerosi greggi di pecore, delimitati dai classici muretti a secco. Verdi sono anche i prati che finiscono ai margini delle favolose scogliere di Moher, le più spettacolari ed imponenti scogliere d’Irlanda, che si innalzano dall’Oceano Atlantico ad oltre 200 metri d’altezza per 8 chilometri d’estensione: uno spettacolo da togliere il fiato. Una piacevole scoperta è stata la regione di Connemara con i suoi cottage dai tetti di paglia, le numerose fattorie con i campi divisi dai soliti muretti. Kylemor Abbey, dimora ottocentesca immersa in un enorme parco, ed i ruderi del Monastero di Devenish

Island, uno dei più grandi d’Irlanda, li abbiamo raggiunti in battello: le ultime bellezze visitate prima di prendere a Belfast il traghetto che, dopo un’attraversata di due ore, ci ha condotto a Glasgow in Scozia. La cruda bellezza delle vallate, fiumi e laghi delle Highlands ci ha colto tutti di sorpresa; a Lockness non abbiamo visto il famoso mostro, ma abbiamo visitato i ruderi del Castello di Urquhart che lo domina da un’altura. Essendo in Scozia, non poteva mancare la visita ad una distilleria di Whisky, dove una paziente guida ha illustrato le fasi per ottenere questo prezioso liquore che fa incassare alla Scozia 135 sterline al secondo. Il nostro albergo ad Edimburgo, capitale della Scozia, è posto in una posizione meravigliosa, in centro, come quasi tutti quelli che ci hanno ospitato durante questo viaggio; a poche centinaia di metri dalla città vecchia, dominata dal Castello che è il monumento più importante della città. Sempre alloggi di qualità, grazie all’impeccabile lavoro dell’Elite Viaggi, l’agenzia che ci organizza i tour da parecchi anni. La visita alla città è coincisa con la fine del nostro viaggio, una degna chiusura di una settimana ricca di emozioni, supportata dal bel tempo che ha reso il nostro viaggio molto appagante. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i partecipanti perché con la loro correttezza hanno reso facile anche il mio compito e di rimando la soddisfazione da loro espressa è il regalo migliore a tutti coloro che nei mesi scorsi si sono prodigati per organizzare questo viaggio.

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Politica nazionale

Referendum Costituzionale Riforma o tradimento della Costituzione? di Angelo Alioto Mancano ancora parecchi mesi all’appuntamento con il referendum che dirà se gli italiani vogliono riformare o meno la Costituzione, e lo scontro politico già rovente sfiora solo marginalmente i contenuti del cambiamento. Cosa cambia nella nostra Costituzione dopo l’ultima riforma approvata con legge costituzionale, del 15 aprile 2016, ancora in attesa di entrare in vigore dopo il referendum ? Proviamo a ricordare che la Costituzione italiana nasce subito dopo la tragedia della seconda guerra mondiale. Gli italiani, sconfitto il fascismo, furono chiamati il 2 e 3 giugno del 1946, a scegliere tra monarchia e repubblica, e ad eleggere l’Assemblea Costituente con il compito di scrivere la carta costituzionale. Quell’insieme di “regole” fondamentali per la convivenza pacifica di tutti gli italiani, alle quali tutti i governi, di qualsiasi orientamento politico, si sarebbero dovuti adeguare. Furono eletti 556 deputati provenienti dai diversi partiti che all’epoca rappresentavano l’intero panorama politico italiano. In quasi settant’anni di vita la nostra Costituzione è stata già modificata più volte, ma quest’ultima riforma affronta due vizi originari; per dirla con Giorgio Napolitano: “Le due debolezze fatali della storia repubblicana sono state la minorità dell’esecutivo ed il bicameralismo perfetto”. Che negli anni hanno portato ad un immobilismo politico fortemente penalizzante per la vita sociale ed economica del paese. Non dimentichiamo, infatti, che il Presidente Napolitano diede l’incarico di governo a Matteo Renzi con il preciso compito di far decollare le riforme istituzionali, con particolare riferimento alla legge elettorale. Togliendo, così il paese dalla profonda crisi in cui si trovava. Chi oggi pretende di difendere a priori i principi formulati dai padri costituenti, trascura il fatto che questa riforma si riferisce solo alla parte della Costituzione riguardante il funzionamento dello Stato, non ai principi fondativi. 6

Per fornire una guida minima al cittadino che dovrà esprimere con un semplice SI o NO il suo parere su una riforma molto complessa, riportiamo in un elenco schematico le maggiori modifiche apportate alla “vecchia” Costituzione:  Si elimina il bicameralismo perfetto, secondo cui qualsiasi legge per essere promulgata doveva essere approvata, con lo stesso testo, sia dalla Camera, sia dal Senato.  Il Senato sarà ridotto da 315 a 100 componenti, di cui 5 senatori (non più a vita, nominati dal Presidente della Repubblica per 7 anni), 21 sindaci e 74 consiglieri regionali (nominati dalle Regioni). Non voterà più la fiducia al Governo.  Aumentano i poteri del Governo, sulle cui proposte di legge la Camera dovrà pronunciarsi entro 70 giorni (prorogabili eccezionalmente di 15 giorni per leggi particolarmente complesse). La certezza dei tempi di discussione dei disegni di legge obbligherà il Governo a ridurre il ricorso alla decretazione d’urgenza tanto criticata dalle opposizioni.  Diventa più facile l’esercizio della democrazia diretta. Sono confermate le 500 mila firme per chiedere un referendum abrogativo, ma se si superano 800 mila firme, esso sarà valido anche se non voterà la metà più uno degli aventi diritto, sarà sufficiente la metà più uno dei votanti alle ultime elezioni politiche. Il Parlamento dovrà varare un regolamento che fissi tempi certi per valutare le leggi di iniziativa popolare la cui discussione


Politica nazionale - Il Senato pur non essendo eletto direttamente dai cittadini, conserverebbe, seppur limitata, la funzione legislativa; - Manifestamente sproporzionato il rapporto numerico tra Camera (630 deputati) e Senato (100 senatori) quando in seduta comune potranno eleggere il Presidente della Repubblica ed i componenti laici del CSM; - I senatori pur non essendo eletti direttamente dal popolo godrebbero dell’immunità parlamentare; - La riforma della Costituzione abbinata alla nuova legge elettorale aumenterà in maniera ingiustificata i poteri del Governo  non potrà più essere rimandata a tempo indeterminato.  Al maggiore impegno del Parlamento corrisponde l’innalzamento da 50 mila a 150 mila firme di richiedenti.  Sono abolite le Province, attualmente trasformate in enti di secondo livello, con temporanee competenze (scuole, ambiente, manutenzione stradale) ridotte alla gestione del territorio.  Si riduce la capacità legislativa delle Regioni e si rafforza quella statale. Si torna indietro rispetto alla precedente riforma del titolo V della Costituzione, che spostava alcune competenze legislative dal centro alla periferia. Le regioni parteciperanno all’attività parlamentare attraverso i loro rappresentanti nel nuovo Senato. Questi radicali cambiamenti accendono timori e speranze trasversali agli schieramenti di destra e sinistra.

I timori - La riforma costituzionale è stata prodotta da un’iniziativa del governo e quindi sottratta al parlamento; - Il Senato verrebbe eletto, con esclusione di 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica, dai consigli regionali e non dai cittadini. Negando in tal modo il manifestarsi della sovranità popolare (art. 1 della Costituzione.);

Le speranze - Governi più stabili, perché il Senato non potrà più sfiduciare il Governo; - Il Governo sarà eletto dai cittadini, perché solo la lista (e non la coalizione), votata dagli elettori, che raggiunge il 40 % alla prima votazione o vince al ballottaggio avrà il premio che gli consentirà la maggioranza in Parlamento (ormai monocamerale) con 340 deputati su 630 - Fine delle estenuanti contrattazioni tra i partiti per formare il Governo. - Leggi più rapide, quindi più in sintonia con il rapido mutare delle condizioni del paese. - Si riduce la conflittualità tra Stato e Regioni sulla quale più volte dal 2001 (riforma del Titolo V) è intervenuta la Corte costituzionale, con il risultato di allungare oltremodo i tempi di attuazione delle leggi e quindi le risposte ai problemi della vita quotidiana. Per evitare al Paese lacerazioni difficilmente ricomponibili, sarebbe opportuno che in questi mesi di cammino verso il referendum, si lavorasse per superare le criticità derivanti soprattutto dall’intreccio tra riforma costituzionale e nuova legge elettorale, così da recuperare quello spirito unitario che dovrebbe essere alla base di qualsiasi Costituzione. Sicuramente l’attuale sistema non è adeguato, quindi riformare le istituzioni è ormai una necessità non più rinviabile.

Appuntamento a settembre… Il circolo ACLi S. Polo organizzerà a settembre occasioni di approfondimento dei temi costituzionali sui quali saremo chiamati a votare e di confronto tra le ragioni del SI’ e le ragioni del NO. Il circolo pubblicizzerà adeguatamente gli appuntamenti. 7


Dal circolo ACLI

Il “bocciodromo” cambia connotati di Dante Mantovani La storia Il “bocciodromo” è un locale lungo una trentina di metri e largo tredici. Costruito circa 25 anni fa, parroco don Angelo Cretti, grazie anche al lavoro di moltissimi volontari appena giunti ad abitare nel quartiere ancora in costruzione, è di proprietà della parrocchia di S. Angela Merici. I soldi allora erano pochissimi e quindi il locale, per tutti questi anni, è rimasto adibito a magazzino, anche del circolo Acli, Con don Cesare Polvara parroco, si era abbozzato un progetto che prevedeva di ricavare un grande salone polivalente con pareti mobili che prevedessero un uso flessibile e plurimo. Il progetto fu però subito accantonato, sempre a causa dei debiti per la costruzione della chiesa. La novità Due mesi fa si affaccia la proposta di un’associazione bresciana di arcieri che chiede l’utilizzo del locale a fronte di una sistemazione a proprio carico, comprensiva di impianti di riscaldamento, raffrescamento ed illuminazione. L’utilizzo sarebbe per 13 anni a titolo gratuito per il recupero dell’investimento realizzato. Alla fine del periodo, la parrocchia si sarebbe trovata con l’immobile sistemato. Al circolo Acli si chiedeva di liberare il locale dal soppalco in ferro realizzato quasi vent’anni fa e da tutto il materiale lì depositato. Il coinvolgimento del circolo Acli In un primo momento il direttivo del circolo si era concentrato sul disagio che lo sgombero avrebbe provocato alla propria attività. Ma questa preoccupazione ha lasciato subito il campo ad una riflessione circa l’opportunità che un locale costruito con il lavoro ed il contributo economico della popolazione venisse assegnato ad una associazione sportiva esterna alla comunità e di fatto a suo uso esclusivo. 8

La nostra proposta Da questa riflessione è nata una proposta: perché il circolo Acli non si mette a disposizione per recuperare il “bocciodromo” ad un uso immediato della comunità e del territorio? “Detto, fatto”. Nel giro di pochi giorni abbiamo stilato un progetto di massima, un preventivo di investimento, un’ipotesi di utilizzo, abbiamo trovato la fonte del finanziamento. Abbiamo quindi presentato l’ipotesi al parroco don Flavio e al Consiglio per gli Affari Economici della parrocchia. Al Consiglio Pastorale Parrocchiale sono stati presentati i due progetti ed è nato un dibattito che ha visto il consiglio propendere per l’ipotesi avanzata dal nostro circolo. Una posizione, però, che contrastava con l’orientamento del Consiglio Affari Economici favorevole all’ipotesi degli arcieri. Quindi c’è stato un passaggio in Curia, un sopraluogo del responsabile dell’ufficio che segue i problemi legati all’uso degli immobili delle parrocchie e la visita di un tecnico della stessa curia. La decisione Alla fine del percorso il parroco, a cui spetta la decisone finale su qualunque cosa riguardante la parrocchia che gli è affidata, ha preferito la proposta del circolo ACLI.


Dal circolo ACLI Perché il circolo ACLI si è messo in gioco?  Sicuramente non per sbarrare la strada all’ associazione degli arcieri che legittimamente avevano visto in questo locale la soluzione al loro problema di sede per gli allenamenti. Ci spiace veramente che rimangano con il loro problema irrisolto dopo aver sperato in una soluzione.  Non per salvaguardare lo spazio per il nostro magazzino, anche se la nostra riflessione è partita proprio da qui.  Non per garantire al circolo ulteriori spazi di utilizzo, anche se non possiamo negare che quello che andremo a realizzare preveda opportunità anche per le nostre attività.  Il motivo principale che ci ha spinto a prendere l’iniziativa è il nostro attaccamento alla comunità e

la passione per il bene comune del territorio nel quale operiamo. Gli impegni Il circolo Acli si assume un grosso onere e la restituzione del prestito si trascinerà almeno per 10/15 anni. Oltretutto non vogliamo che questo investimento vada a scapito degli impegni economici che, in tutti questi 25 anni, ci siamo assunti nei confronti della parrocchia. Vorrà dire che saremo ancora più attenti nel misurare le spese e incrementare le entrate; per questo già la FestAcli sarà una buona occasione. Come è nel nostro stile, assicuriamo che anche questa operazione di rivalutazione del bocciodromo, sarà effettuata nella massima trasparenza nei confronti dei nostri soci e della comunità.

Gestori che arrivano... Buon lavoro!!! di Dante Mantovani Sul numero precedente di SanpoloPolis abbiamo salutato i gestori che, per quattro anni, hanno condotto il punto mescita del circolo Acli S. Polo, ringraziandoli per la grande disponibilità con cui hanno attuato il loro compito. In quell’articolo parlavamo della delicatezza che, per molteplici motivi, riveste sempre il cambio di gestione. Stavolta abbiamo scelto di affidare il punto mescita a due giovani: Roberto, un ragazzo di 33 anni con diploma tecnico dei servizi alberghieri e della ristorazione ed Alessandra una ragazza di 19 anni con diplomata di scuola secondaria quinquennale con indirizzo di grafica e fotografia. È un atto di fiducia che il circolo affronta con responsabilità ed anche con grande piacere perché offrire a due giovani la possibilità d i uno sbocco lavorativo, non può che renderci orgogliosi. Le recenti normative in materia di lavoro (Jobs act) ci hanno anche obbligato a cambiare il tipo di contratto

da stipulare tra il circolo ed i nuovi gestori. Questo può anche tradursi in una reale opportunità di crescita professionale per i due giovani, visto che il contratto prevede ampia autonomia di gestione del punto mescita e quindi ampio spazio per una creativa imprenditiva, pur dentro i ristretti spazi previsti dalla legge sugli enti non commerciali in cui rientra la nostra associazione. Dando quindi il benvenuto ai nuovi gestori, il circolo Acli augura loro un inserimento proficuo e collaborativo che avrà certamente un ottimo banco di prova nei dieci giorni della FestAcli che quest’Anno, assumendo un carattere provinciale, richiederà da parte di tutti, anche dei gestori, il massimo dell’ impegno e della capacità collaborativa. Quindi, buon lavoro a Roberto ed Alessandra! Dimenticavo: Roberto si è sposato il 2 giugno scorso con Barbara e quindi merita sicuramente il doppio degli auguri.

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Dal territorio

“Ricuciamo la Solidarietà” rinnova le sale della Loggia di Centina Bazzana

Siamo salite a gruppetti cercando accuratamente di non calpestare la nuova passatoia blu dello scalone che porta al salone Vanvitelliano. Ci aspettava il sindaco e uno stuolo di giornalisti e fotografi per la presentazione alla cittadinanza del nuovo arredo della Loggia. In tutto una trentina di donne che a vario titolo hanno partecipato alla realizzazione di questo progetto che ha visto in prima fila il Comune e il circolo Acli di San Polo, il quale ha presentato una richiesta di contributo per alcune opere di solidarietà

da svolgere nel quartiere. Tra queste la più importante è stata l’assegnazione del lavoro di sartoria al gruppo di donne che da 6 anni si riunisce tutti i giovedì mattina a Casa delle Associazioni per imparare i rudimenti dell’arte, a beneficio delle proprie famiglie. All’inizio il compito ci è sembrato superiore alle nostre forze, ma poi grazie alle competenze messe in campo dalla sarta Vincenza e dalle volontarie (Centina, Daniela, Franca, Lauri, Lina, Nives) che la aiutano e da alcune donne che hanno imparato l’arte, in soli due mesi e mezzo abbiamo portato a termine il lavoro: più di 300 poltroncine rivestite, tre grandi tappeti e una tenda a coprire gli impianti fonici. Amira, Baharia, Eleonore, Florence, Fouzia, Habiba, Halima, Heba, Khadija, Mariam, Moscera, Nathalie, Sabrin, Shaimaa, Souat, Wafa sono i nomi delle donne che hanno lavorato a vario titolo e con impegno diverso a questo progetto solidale che le ha viste per la prima volta protagoniste di un’impresa pubblica importante, come ha sottolineato Del Bono; il che ha consentito loro di percepire qualche vau

Le sedie del Salone Vanvitelliano ed il gruppo di donne di “Ricuciamo la solidarietà” che ne ha realizzato il nuovo rivestimento insieme al Sindaco

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Dal territorio cher con cui hanno prontamente pagato le bollette arretrate. Mi hanno commosso i loro volti, gli sguardi meravigliati soprattutto sugli affreschi della sala dei Giudici, la soddisfazione per la gentilezza del sindaco e del suo staff: quasi tutte si erano vestite bene per l’occasione sfoggiando anche qualche coloratissimo abito tradizionale. Una delle signore più anziane, analfabeta, più volte mi ha preso le mani, dicendomi “Grazie, grazie”: una delle poche parole che sa dire in italiano! Il giovedì successivo ho chiesto ad alcune di loro che cosa pensavano dell’esperienza e tutte mi hanno risposto che è stata molto positiva, bella, che vogliono ripeterla al più presto perché facendo questo lavoro difficile hanno imparato molto di più che a cucire i soliti orli. E’ stata per tutte un’occasione anche per parlare, discutere e chiarire gli obbiettivi del gruppo. Ci auguriamo quindi di riuscire a costituire una cooperativa, perchè almeno alcune di loro possano

davvero lavorare contribuendo così alle spese delle loro famiglie, in cui spesso il marito è disoccupato. Per fare questo dobbiamo trovare una stanza dove lasciare stabilmente le attrezzature necessarie, anche se siamo sempre grate al Comune che ci concede settimanalmente l’utilizzo gratuito degli spazi di Casa delle Associazioni. A questo proposito non possiamo dimenticarci delle dipendenti comunali della Casa e delle ragazze del servizio civile che ci hanno sostenuto in questa avventura e che da sempre collaborano con noi per conoscere, aiutare e integrare tutte le donne italiane e straniere che vogliono partecipare. Noi del circolo Acli crediamo in questo progetto e invitiamo tutti alla bancarella di “RICUCIAMO LA SOLIDARIETA” che sarà presente anche quest’anno alla nostra FestAcli, ricordandovi che il gruppo si autofinanzia grazie ai lavoretti posti in vendita.

In ricordo di...

…Don Piero Verzeletti di Laura Di Palma Lo scorso 12 maggio, in mattinata, si è spento don Piero Verzeletti, fondatore ed anima della Cooperativa Sociale “Il Calabrone”. Don Piero, 84 anni, era nato a Cazzago San Martino (BS) nel 1932. Ordinato sacerdote nel 1959, divenne vicedirettore del Seminario Diocesano fino al 1966, mentre tra il 1970 e il 1971 ne fu vicerettore. Il 1982 fu l’anno della svolta, con la nascita della Cooperativa “Il Calabrone” che don Piero ha amato e servito fino alla fine, nonostante la malattia con la quale combatteva da tempo. “Una perdita incalcolabile. Don Piero, persona ricca di umanità, ha lasciato un segno indelebile nella nostra città. La sua passione e il suo entusiasmo per il servizio reso agli altri, ai giovani in difficoltà in particolare, rappresentano un esempio straordinario per tutti noi. Un invito a rimboccarci le maniche e ad accettare le sfide più ardite, come lui ha fatto fondando la Cooperativa “Il Calabrone. Una realtà che, da allora, dona fiducia e speranza a tantissimi ragazzi, strappandoli alla disperazione e alla rassegnazione. Nel ricordare don Piero, il suo carisma e il suo cuore grande mi stringo al dolore dei collaboratori, degli amici e di tutte le persone che lo hanno conosciuto”. Con queste parole, il sindaco della città, Emilio Del Bono, ha espresso il suo cordoglio, anche a nome della Giunta Comunale di Brescia. Anche il Circolo Acli San Polo, che l’ha avuto ospite in alcune iniziative e ad una FestAcli di alcuni anni fa, lo ricorda con molta stima, ammirazione e riconoscenza.

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La cultura

IL TOPO DI BIBLIOTECA di Ernesto Paroli …ricordo fummo presi ma non imprigionati nello scorrere delle ore perché pendevano sospese e tre oi ascoltava o per u ’ulti a volta e guardava o co u ulti o sguardo…

“LA POESIA E’ L’ UNICA PROVA CONCRETA DELL’ ESISTENZA DELL’ UOMO” Luis Cordoza y Aragòn poeta di La Antigua - Guatemala

Bob Dyla

da Ca pa e della libertà

“CHE QUESTO AMORE SIA UN’ISOLA NEL TEMPO” Questo è un romanzo bellissimo. Narra l'amore fra Liat israeliana e Hilmi palestinese, in una New York effervescente, fra mostre d'arte e locali notturni. Lei fa la traduttrice ed è in America con una borsa di studio, lui è un pittore e nei suoi quadri c’è sempre un bambino che sogna il mare. E poi c’è la magia di New York in autunno. Liat lo ha appena conosciuto e gli cammina accanto chiedendosi cosa sta facendo e si dice che deve fermarsi finchè è in tempo, ma Hilmi ha gli occhi dolci e grandi, color cannella, riccioli neri e un sorriso che colpisce al cuore. Lei è di Tel Aviv. Ha servito nell’esercito israeliano e ama la sua famiglia (Che cosa penserebbero, se lo sapessero?). Lui è di Ramallah e dal palazzo al nono piano dove viveva, vedeva solo una scaglia di mare, lontano. Lei era soldato nell'esercito israeliano, lui ha scontato quattro mesi di carcere in Israele per aver dipinto bandiere palestinesi nelle strade. "Per divertirsi - ricorda - i miei guardiani mi umiliavano facendomi cantare una popolare canzone in ebraico, 'Nel cuore ho un uccellino' ". E’ un amore a tempo determinato il loro perché Liat deve tornare a Tel Aviv. La data è sul visto e sul biglietto aereo di ritorno. Ma è un amore troppo grande, libero, inebriante, venato dalla nostalgia per la loro terra comune e anche pieno di conflitti perché la propria cultura e la propria storia non si possono dimenticare e bussano continuamente alla porta. In Israele questo romanzo ha suscitato il malumore della direzione pedagogica del ministero dell’Istruzione. Il motivo? Come riporta Repubblica, la lettura non pare appropriata per adolescenti israeliani “perché il suo contenuto potrebbe incoraggiare ‘l’assimilazione’, ossia renderli più aperti a matrimoni con non-ebrei”. E ciò ha innescato una polemica furibonda fra i vertici del ministero dell'Istruzione, diretto dal leader nazional-religioso Naftali Bennett, ed esponenti della cultura laica israeliana fra cui scrittori di fama mondiale come Amos Oz, Abraham B.Yehoshua e Meir Shalev. Nel frattempo chi beneficia della polemica è la stessa autrice il cui libro è andato a ruba nelle librerie. Di conseguenza nei prossimi giorni si provvederà ad una ristampa. Fra gli altri scrittori è ora palpabile l'invidia: " Scrivono alcuni su Facebook - Magari il ministero dell'Istruzione sconsigliasse ora anche i miei libri!". Al di là comunque di questi divieti pretestuosi e sterili quanto ridicoli, resta la bellezza accorata di questo romanzo dalla prosa magnifica, piana e profonda, musicale e lirica. E’ una storia di una malinconia struggente, che si dibatte fra tanti muri, non solo quello costruito in Israele, ma soprattutto quelli dentro le persone che Liam e Hilmi amano, incontrano e li aspettano a casa, muri che separano Tel Aviv da Ramallah, così vicine ma così lontane.

DORIT RABINIAN - BORDERLIFE - LONGANESI 12


Chiesa e società

“Amoris laetitia” di Andrea Culetto

Dopo la conclusione dei due sinodi sulla famiglia e delle relative consultazioni, papa Francesco ha raccolto quanto è emerso in un documento, “Amoris laetitia” (la gioia dell’amore) in cui confluiscono anche insegnamenti del Concilio Vaticano II e dei papi che l’hanno seguito. L’alta attenzione mediatica purtroppo si è soffermata solo due questioni, il divorzio e l’omosessualità. Giacché questo documento è di respiro molto più ampio, riteniamo utile fare una sintesi dei contenuti salienti tralasciando quelli citati. La Bibbia riporta le vicende di molte famiglie reali con le loro gioie e i loro dolori mediante descrizioni molto concrete. Al contrario, quando si parla a livello teologico di questo argomento, sovente si scivola su un piano teorico, mentre i fedeli, grazie alla propria fede e alle sfide affrontate sono andati più a fondo nella comprensione della realtà familiare. Un’altra autocritica riguarda le modalità con cui si affronta questo argomento. Ci si è soffermati troppo su obblighi e divieti invece di parlare della bellezza dell’amore, rendendo il matrimonio un vincolo spaventoso. La famiglia, basata sul triangolo relazionale “io, l’altro, Dio”, è una realtà fondamentale in quanto scuola di società e di religione. È scuola di società grazie alle relazioni che si instaurano al suo interno e di religione perché è la via primaria per la trasmissione della fede. Le dinamiche famigliari, se ben vissute, ci insegnano che esistono altre persone oltre a noi con i loro diritti e bisogni e che ci possono amare e dare molto. La famiglia è a tutti gli effetti una chiesa domestica e la Chiesa è, a ben vedere, una famiglia di famiglie.

Quella al matrimonio è una vera vocazione che, al pari delle altre, merita la sua dignità e cure particolari, perciò si auspica nei seminari la presenza di laici esperti di questa realtà. Il matrimonio non è un punto di arrivo al termine del fidanzamento, ma il punto di partenza per la crescita comune degli sposi. L’indissolubilità non è un elemento acquisito a priori con il sacramento, ma il frutto della maturazione del rapporto. Bisogna riuscire a mantenere l’unità nella diversità. Non si deve cercare di plasmare l’altro a propria immagine, ma formare una comunione tramite il dialogo, la preghiera condivisa, il riconoscimento dei reciproci bisogni e libertà. Con il passare del tempo le persone cambiano inevitabilmente e anche il sentimento evolve, è importante dunque riscoprire e rinnovare i fondamenti dell’unione. Uno strumento di dialogo peculiare degli sposi è la sessualità. Essa è un dono di Dio agli sposi con cui abbellire il loro rapporto; li rende partecipi del suo potere creatore, anche se non è esclusivamente finalizzata alla procreazione, in quanto costituisce un mezzo di completa donazione tra i due sposi. Bisogna evitare di rifuggire la corporeità o l’aspetto spirituale, perché ciascuno dei due senza l’altro perde la propria dignità. Nella sfera sessuale, come in qualsiasi altro ambito, non devono mai mancare il rispetto e la libertà. Tutto va concordato e condiviso e nessuno deve tralasciare del tutto la cura di sé a vantaggio dell’altro. La sottomissione di cui parla San Paolo non va presa alla lettera perché questo linguaggio appartiene a categorie vecchie di duemila anni. Essa va intesa come un’appartenenza reciproca tra gli sposi scelta liberamente. Infine ci sembra doveroso citare i figli. Anch’essi sono un dono con cui Dio affida ai genitori le sue creature, tanto che questi scelgono il nome con cui Dio continuerà a chiamare i loro figli per l’eternità. Essi vanno amati a prescindere dai loro meriti e accompagnati sempre nel loro percorso di crescita. Questo è un compito da cui la famiglia non può esimersi. Un documento di cui consigliamo vivamente la lettura. 13


Dalle Acli e dintorni

di Fabrizio Molteni* Si è conclusa, con il Congresso Nazionale svoltosi a San Vincenzo (Li) dal 5 all’8 maggio, la lunga stagione congressuale delle Acli: fondamentale momento di democrazia che ogni quattro anni attraversa il movimento ad ogni livello. Lasciando ad un altro articolo il riferimento al livello nazionale - per le Acli provinciali conclusosi con “il botto” - e tralasciando quanto accaduto in un deLa delegazione bresciana al congresso nazionale con al ludente congresso regionale, concencentro Roberto Rossini appena eletto presidente nazionale triamo l’attenzione su quello provinciale che, pur con tutte le problematiche in è dato avvio ad un precorso sui circoli, che sono tornati essere, ha delineato un movimento unito, vivo ed in al centro della nostra azione. E’ però innegabile che, a salute, capace di rigenerare la propria dirigenza sia a fronte della nascita di alcuni nuovi circoli, sono ancora livello di consiglio che di presidenza provinciale, a partanti, troppi, quelli che soffrono, che fanno fatica, che tire dal nuovo presidente provinciale Pierangelo Milesi. hanno bisogno di una rigenerazione e di un aiuto punQuesto esercizio di democrazia interna ha preso avtuale e costante del livello provinciale che, del resto, se vio con i pre-congressi dei 72 circoli che rappresentano rimanesse fine a se stesso, se non fosse funzionale ai l’articolazione territoriale fondamentale della galassia circoli, oltre che non avere molto senso, non avrebbe aclista, ed ha avuto il suo momento culminante nel nemmeno una grande prospettiva. congresso svolto al Centro Paolo VI di Concesio. Accanto a questa prioritaria attenzione, la mozione Mettendo insieme i temi emersi e gli spunti raccolti congressuale indica i temi di carattere generale ai quali nella due giorni congressuale, una priorità è risaltata in ci dedicheremo. Impegna l’Associazione a stare dentro maniera netta: la necessità di ritornare ancora magla storia, capire le cose, “abitare” i processi e coltivare giormente e con ancora più forza sui territori, in primis la speranza. Sprona le Acli alla diffusione di una cultunei circoli. Il momento appare particolarmente indicato ra dell’ospitalità, in particolare dei poveri e degli straper andare in tale direzione, visto che a livello provinnieri che premono alle nostre porte. Mette in risalto il ciale vi sono una serie di attività ed appuntamenti ortema della lotta alle disuguaglianze, perché l’iniquità mai strutturati e consolidati, che camminano quasi “con sarà il tema dei prossimi anni. Indica alle Acli di contrile proprie gambe”: dal corso di geopolitica a quello di buire a cambiare l’attuale modello economico, profilosofia, dai corsi per futuri amministratori locali ai remuovendo la costruzione di uno più umano, che valoport dei redditi e del patronato, dai momenti di spirituarizzi il quotidiano in un’ economia di prossimità. In quelità agli sportelli lavoro, ai vari forum, incontri, convegni. sto contesto, a fronte della necessità di una profonda Il prossimo quadriennio, quindi, si caratterizzerà anelaborazione sociale e politica, richiama ad un rinnovacor di più per un’attenzione privilegiata verso i territori. to impegno per la formazione, anche stimolando con La base di partenza è buona: infatti se, come detto, forza a sostenere e praticare, con perseveranza, la nell’ultimo quadriennio è stata completata la strutturaprofonda opera di riforma pastorale ed ecclesiale avzione della realtà provinciale, contemporaneamente si viata da Papa Francesco.

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Dalle Acli e dintorni

Dagli orientamenti nazionali, predisposti per il confronto congressuale, cogliamo tre attenzioni che vengono evidenziate con l’invito a tradurle in azione concreta rivolta al territorio. La prima va ai “penultimi”, ai poveri ed ai fragili che appartengono a quel ceto po-

polare che ci sta a cuore e verso il quale indirizziamo tante nostre azioni; una seconda è per le persone che bussano alle nostre porte, i senza lavoro, i senza casa, i senza reddito, gli stranieri, i profughi, le persone in condizione di povertà assoluta; un’ultima è diretta ai giovani, che rischiano di diventare i nuovi esclusi della società. A queste necessità dobbiamo dare risposte impegnandoci ad essere punto di riferimento aperto a tutti, nodo di una rete sociale territoriale, tessitori di dialogo sociale, sperimentatori di alleanze generative. Attraverso i nostri servizi dobbiamo continuare ad offrire quotidianamente risposte ai concreti bisogni sociali dei cittadini e raccoglierne istanze e necessità, da interpretare e, con la nostra azione sociale, portare ai tavoli decisionali della politica. * vice presidente provinciale Acli bresciane

Mina Vagante

Musulmani che aiutano i cattolici Contadini musulmani che contribuiscono ad una raccolta fondi per la costruzione di una chiesa cattolica. È il grande gesto di generosità di cui sono protagonisti gli abitanti di Khalsabad (villaggio in lingua urdu) del Punjab, situato vicino a Gojra. Lì le famiglie cristiane sono solo otto, e la cappella di fango che usavano come luogo di culto è stata distrutta dalle piogge monsoniche dell’ultimo anno. Costretti a pregare in casa, i cattolici hanno deciso di fondare una nuova chiesa e hanno chiesto aiuto alla cittadinanza. “Ho saputo di questo progetto in un incontro comunitario il mese scorso, afferma Dilawar Hussain, negoziante musulmano. Anche una chiesa è una casa di Allah, la preghiera è ciò che conta. Noi veneriamo lo stesso Dio”. Hussain ha donato 10mila rupie (95 dollari) per la costru-

zione del nuovo luogo di culto, mentre un uomo d’affari locale ha deciso di devolvere 30mila rupie alla commissione del villaggio che si occupa dei lavori. Per ora sono stati eretti i muri esterni della struttura. “Questo è dialogo della vita”, afferma p. Aftab James Paul commentando le donazioni. Il sacerdote è assistente parroco della chiesa di San Fedele a Khushpur e Khalsabad è uno dei 56 villaggi a cui fa visite pastorali. “Un altro fedele musulmano ha donato 2mila rupie la domenica di Pasqua” - fa sapere Padre Paul che per nove anni ha guidato la commissione della diocesi di Faisalabad per il dialogo interreligioso, e afferma che non è la prima volta che i musulmani aiutano la costruzione di un luogo di culto cattolico. Nel 2005 fu finanziata una chiesa nel sotto distretto di Gojra Tehnsil. Quel territorio, però, divenne famoso solo nel 2009 per un episodio negativo: a seguito di sospetti di blasfemia, 10 cristiani furono uccisi, almeno sette dei quali arsi vivi. Quattro chiese furono distrutte nell’attacco. “Abbiamo troppi pregiudizi – afferma il sacerdote – e lasciamo che le azioni di pochi facciano ricadere la colpa su tutti i fedeli dell’islam”. (Fonte: Kamran Chaudhry in AsiaNews.it)

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I colori della nostra società

La legge sulle Unioni civili Proviamo a spiegarla a cura di Ernesto Paroli quelle interdette per infermità mentale, i parenti stretti, i condannati in via definitiva per omicidio o tentato omicidio di un coniuge o contraente di unione civile dell’altra parte, quelle il cui consenso all’unione è stato estorto con violenza o determinato da paura.

Che cos’è la legge sulle unioni civili? Approvata l’11 maggio 2016, nasce dal disegno di legge che porta il titolo di “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e Disciplina delle convivenze”. Durante la discussione il decreto legge è stato spesso indicato con il nome della senatrice del Partito Democratico Monica Cirinnà, prima firmataria dell'iniziativa parlamentare. La legge è abbastanza complessa in quanto introduce la regolamentazione giuridica di vari casi si unione e convivenza. Ecco di seguito alcuni chiarimenti circa i quesiti più importanti.

Cosa sono le unioni civili? La nuova legge regolamenta l’unione tra persone dello stesso sesso, qualificate come “specifiche formazioni sociali”, che potranno usufruire di un nuovo istituto giuridico di diritto pubblico denominato “Unione Civile”. A tal proposito si fa riferimento alla Costituzione (articolo 2, relativo ai diritti inviolabili dell’uomo e all’uguaglianza dei cittadini senza distinzione di sesso e all' articolo 3, sulla pari dignità sociale di tutti i cittadini). Come funziona l'unione civile? L’unione civile tra due persone maggiorenni avverrà di fronte ad un ufficiale dello stato e alla presenza di due testimoni e, assieme agli atti dell'unione indicanti i dati anagrafici, il regime patrimoniale, la residenza, ed altre disposizioni, verrà registrata nell'archivio dello stato civile. Chi non rientra nelle unioni civili? Non possono contrarre unioni civili le persone che sono già sposate o sono parte di altra unione civile,

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Le unioni civili sono uguali a un matrimonio? No! E' un legame diverso dal matrimonio fra eterosessuali, anche se presenta molti doveri e diritti in comune. Il comma 20 dice esplicitamente che, al fine di tutelare diritti e doveri, “le disposizioni che si riferiscono al matrimonio” in tutte le altre leggi, e quelle che contengono le parole “coniuge” e “coniugi”, si intendono applicate anche alle persone che si uniscono civilmente. Il matrimonio si differenzia per l’obbligo di usare il cognome dell’uomo come cognome comune, attendere un periodo di separazione da sei mesi a un anno prima di sciogliere l’unione (per le unioni civili ne bastano tre), la possibilità di sciogliere l’unione matrimoniale nel caso che non venga “consumata” e fare le “pubblicazioni” prima di contrarre l’unione. Le distinzioni maggiori riguardano la cosiddetta stepchild adoption e l’obbligo di fedeltà. Come funziona nei casi di adozione? Il testo originario del Disegno di Legge prevedeva la possibilità che il genitore non biologico potesse adottare il figlio, naturale o adottivo, del partner (stepchild). Questa parte è stata eliminata dopo il voto in Senato del 25 febbraio. In Italia questa pratica è invece prevista per le coppie eterosessuali sposate da almeno tre anni o conviventi per almeno tre anni, ma che siano sposate al momento della richiesta. Nel DDL è stato però inserito un comma che precisa che "resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti", una specifica che non vieta che i giudici si possano pronunciare sui casi di adozioni per le coppie omosessuali. Vale l’obbligo di fedeltà per le unioni civili? No. Nelle unioni civili non c’è obbligo di fedeltà, previsto invece nel matrimonio eterosessuale (regolato dal Titolo VI del codice civile in cui le parti acquistano gli stessi diritti e doveri).


I colori della nostra società Come si divorzia dalle unioni civili? Con le stesse modalità di un matrimonio, ma viene applicato il cosiddetto divorzio breve (tre mesi invece di sei o un anno come nei matrimoni comuni). Come funziona per le successioni, l’eredità e la reversibilità della pensione? Vale il regime patrimoniale regolato dal diritto di famiglia e la comunione dei beni, ciò anche per la successione e la reversibilità. E per il cognome e la comunione dei beni? Le due persone scelgono quale cognome comune assumere, concordano una residenza comune e possono decidere di usare il regime patrimoniale della comunione dei beni. È vero che le unioni civili permetteranno la pratica dell’utero in affitto? No, in Italia è proibita. C'è chi pensa però che con il riconoscimento delle unioni civili aumenterà il numero di coloro che si recheranno in paesi in cui è possibile avere un figlio da una donna che porta a termine la gestazione (ma questa pratica oggi avviene anche per i matrimoni). Perché questa legge riguarda anche gli eterosessuali? La seconda parte della legge disciplina la convivenza di fatto sia fra eterosessuali che omosessuali, cioè fra le persone che non sono sposate, ma che potranno stipulare i cosiddetti contratti di convivenza in forma scritta. Non è l’unione civile, che vie-

ne stipulata davanti ad un ufficiale di stato civile, ma è un rapporto redatto davanti a un notaio che lega due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un'unione civile. Il contratto di convivenza si differenzia dal matrimonio? I conviventi di fatto (che, occorre precisare, non sono le unioni civili) hanno gli stessi diritti spettanti al coniuge nei casi previsti dall'ordinamento penitenziario, in caso di malattia o ricovero, in caso di morte (la donazione di organi, le modalità di trattamento del corpo e le celebrazioni funerarie). Diritto alla casa. In una convivenza di fatto, cosa succede in caso di morte? In caso di morte del proprietario della casa di comune residenza il convivente di fatto superstite ha diritto di continuare ad abitare nella stessa casa per due anni o per un periodo pari alla convivenza se superiore a due anni e comunque non oltre i cinque anni. Se nella stessa casa coabitino figli minori o figli disabili del convivente superstite, il medesimo ha diritto di continuare ad abitare nella casa di comune residenza per un periodo non inferiore a tre anni. Il diritto alla casa viene meno nel caso in cui il convivente superstite cessi di abitarvi stabilmente o in caso di matrimonio, di unione civile o di nuova convivenza di fatto.

Mina vagante

Una preghiera per Gianluca Buonanno da Mosaico di Pace Ora Giuanluca Buonanno guarda la realtà dall’altra parte del cielo. Ha sicuramente uno sguardo nuovo su migranti, uso della violenza, rom… Se, come credo, la vita dopo la morte realizza quella fraternità che stentiamo a vivere sulla faccia della terra, sarà stato accolto con un sorriso. Da tutti. Anche dai migranti strappati ai sogni di una vita degna e agli affetti più cari, dagli avversari politici che ha irriso, da coloro che si sono sentiti discriminati e offesi dalle sue parole e dai suoi gesti eclatanti. Non esiste contrappasso ma soltanto la profonda benevolenza della misericordia. Nei giorni scorsi, partecipando al summit internazionale dei ma-

gistrati contro la tratta delle persone e sulla criminalità organizzata, convocato in Vaticano dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, ho ascoltato tanti racconti di ragazze profondamente e intimamente ferite e segnate nell’anima. Sono convinto che, nella trasparenza della verità, quelle che non ce l’hanno fatta stanno raccontando ora anche a Buonanno il loro dolore. Come il ricco della parabola evangelica, anche lui chieda al Padre di informare i suoi compagni di partito. Mi viene spontanea una preghiera. Che quella richiesta gli venga accordata.

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Dal territorio

L’attività dello “Sportello dei Reclami e delle Proposte” a cura di Gianni Rossini

Riconosciuto dal Comune di Brescia

Problemi segnalati allo “sportello”

Segnalazione agli uffici competenti

Oltre a quelli già segnalati, continuano Prosegue, di conseguenza, anche la a pervenire solleciti e nuove situazioni nostra attività di informazione e di di pericolo causate dalle deformazioni sollecito al settore comunale competente. provocate dalle piante ai marciapiedi.

Risposte ricevute e problemi risolti Per il momento riscontriamo un primo, parziale intervento di sistemazione ad un marciapiedi di via Verrocchio, nel punto in cui si era verificata la caduta di una signora.

Risale allo scorso anno la segnlaazione della necessità di ridimensionare un platano che, situato nell’area del plesso scolastico, costituisce, in occasione di vento e temporali, un serio pericolo per il muro ed il tetto di una confinante schiera di via Verrocchio. Sono pervenute diverse lamentele circa la poca attenzione alla necessità di interventi di manutenzione e pulizia nelle aree adiacenti la Torre Tintoretto. In particolare da quando questa risulta chiusa. Da tempo alcuni utenti lamentano, alla confluenza tra la ciclabile di via Cimabue e quella di via Vannucci, l'assenza del necessario abbassamento al cordolo del marciapiede.

Dopo l’informazione a suo tempo Riferiremo appena in possesso di trasmessa, lo scorso 16 marzo abbiamo riscontro. scritto al Consiglio di Quartiere e ripetuto la richiesta di intervento al competente settore comunale.

Un residente in via Cimabue ha segnalato la situazione di grave disagio per la presenza in più punti di barriere architettoniche e di tratti sconnessi lungo i percorsi pedonali, tali da impedire la circolazione ai mezzi per diversamente abili.

In data 7 aprile 2015 è stata inviata una richiesta di verifica ai settori strade e verde del comune ed al Consiglio di Quartiere; che a sua volta ha provveduto a trasmettere anche l'opportuna documentazione fotografica.

E' stato da tempo segnalato un percorso parallelo alla via Maggia, di circa un chilometro, ben tracciato e mantenuto, che potrebbe diventare, con minima spesa, un tratto importante di pista ciclabile. Basterebbe infatti raccordare il tutto alla via stessa.

E’ del 14 ottobre 2012 la prima richiesta all’allora Assessore ai lavori pubblici e del 29/1/2013 quella all’Assessore competente alle piste ciclabili, con la risposta che per il mese di giugno 2013 il tutto sarebbe stato sistemato. Nel frattempo in comune è cambiata l'amministrazione e, dopo le informazioni forniteci, il nostro pressing è continuato.

In data 7 maggio abbiamo informato il Consiglio di Quartiere, anche in considerazione del fatto che lo stesso argomento era stato sollevato in occasione di una assemblea da questi organizzata, alla presenza dell’assessore comunale. In data 31 maggio 2015 abbiamo interessato il Settore Mobilità ed avvisato il Consiglio di Quartiere, chiedendo un intervento che non costringa i ciclisti ad un pericolosa discesa sulla trafficata carreggiata della via Cimabue .

Siamo i attesa di riferire circa gli auspicati positivi sviluppi della situazione.

Il 6 giugno scorso l’Assessore alla Mobilità ci ha informato che l’intervento richiesto è stato inserito nel progetto “SOS Barriere 2016 ”. Con previsione di esecuzione entro la fine di quest’anno. Lo scorso aprile il Consiglio di Quartiere ci ha trasmesso la notifica comunale con la quale si informa circa il programmato intervento, per il mese di giugno, dell’abbattimento dei pioppi e successiva sistemazione dei percorsi pedonali. Il 6 giugno l’Assessore alla Mobilità, dopo aver confermato l’intervento di cui sopra da parte del Settore Verde, ci ha assicurato anche l’eliminazione delle barriere architettoniche. E.... appena prima dello scorso Natale è stata inaugurata la ciclabile che, recuperando il tratto in questione, permette ora il collegamento del quartiere di San Polo Storico alla zona della Cascina Maggia. Resta da completare il già progettato prolungamenro fino alla via Cadizzoni. Riferiremo circa gli attesi sviluppi.

Lo “Sportello dei reclami e delle proposte” è aperto tutti i venerdì dalle ore 18 alle ore 19 in via Cimabue 271, Sala S. Alessandro a fianco del Circolo ACLI 18


Chiesa e società

Diaconato: si apriranno nuove prospettive per le donne cattoliche? di Laura Di Palma

Il diacono è un ministro della Chiesa che ha ricevuto il proprio ministero in seguito a un’ordinazione vera e propria da parte del Vescovo. L’etimologia della parola “diacono”, che deriva dal greco diákonos (servitore), ci aiuta a comprendere quale sia il ruolo di questi ministri all’interno della Chiesa. Il loro compito principale è il servizio: i diaconi, infatti, servono il popolo di Dio nel ministero dell'altare, della Parola e della carità. Inoltre, possono presiedere la celebrazione di alcuni sacramenti: battesimo e matrimoni, distribuire la Comunione, esercitare il ministero della Parola e impartire benedizioni. Compiti del diacono sono dunque: insegnare e proclamare le Sacre Scritture, santificare attraverso l’amministrazione di alcuni Sacramenti e, infine, dedicarsi alle opere di carità e di animazione delle comunità cristiane. Attualmente, il diaconato è un'ordinazione conseguita dai seminaristi nel percorso formativo verso il sacerdozio quale primo grado del ministero sacerdo-

tale: inoltre, dopo il Concilio Vaticano II è stato re-introdotto il ministero del diaconato permanente, al quale possono accedere gli uomini, anche se sposati, purché la moglie e la famiglia del futuro diacono siano d’accordo con il cammino che lo stesso andrà a intraprendere. Nella Chiesa delle origini, all’interno delle prime comunità cristiane, esistevano senza dubbio anche donne diacono. A confermare tale tesi, ci sono le parole di San Paolo all’interno del capitolo 16 della Lettera ai Romani, dove fa riferimento a una certa Febe, sorella in Cristo e diacono della chiesa di Cencre. Anche nella Chiesa Anglicana e protestante, tuttora, sono presenti le diaconesse, ministero invece abolito, nella Chiesa Cattolica, sin dall’XI secolo. A riportare l’attenzione sul ministero del diaconato alle donne è stato però lo stesso pontefice: papa Francesco, infatti, nel corso di una recente udienza con le superiori generali di alcuni istituti religiosi femminili, ha annunciato l'intenzione di istituire una Commissione di studio sul diaconato femminile, ritenendo che i tempi potrebbero essere maturi per dare nuova possibilità alle donne diacono. A incalzare questa riflessione di Papa Francesco, le stesse religiose, che si sono rivolte a lui chiedendo per quale motivo la Chiesa non ammetta le donne al ministero del Diaconato. Il Papa ha quindi risposto che si sarebbe potuta istituire, a breve, una Commissione ufficiale per studiare la questione. Dar luce a questo punto, sarebbe infatti fare il bene della Chiesa. Francesco ha infine affermato che "la Chiesa ha bisogno che le donne entrino nel processo decisionale o che possano guidare un ufficio in Vaticano”. A suo parere, questo crescente ruolo delle donne nella Chiesa non sarebbe infatti femminismo, ma la rivendicazione di un diritto comune a tutti i battezzati. 19


Genitori e figli

La pedagogia del perdono responsabile A scuola per fare la pace di Beppe Pasini In un bel libro recente Gherardo Colombo, uno dei magistrati che faceva parte del pool ‘mani pulite’ a proposito del significato del carcere e della reclusione si chiede: si può educare al bene attraverso il male? E’ una domanda semplice che però fa pensare a molte questioni. Ad esempio a quali sono gli obiettivi possibili di rieducazione e reinserimento sociale del carcere visto che le recidive sono molto alte, gli ambienti di detenzione sono spesso sovraffollati, le condizioni disumanizzanti creano presupposti per una ulteriore affiliazione criminale. Questa forma di giustizia chiamata retributiva, è quella alla quale siamo abituati e poggia sul principio cardine secondo il quale ad un determinato reato deve corrispondere una pena proporzionale. La logica è in fondo quella veterotestamentaria del taglione o dell’ “occhio per occhio dente per dente” che di fatto raddoppia il reato. Quale perdono e riconciliazione è possibile in questo scenario? E’ proprio questa logica ad essere messa in discussione da un’altra forma di giustizia alla quale anche Colombo si riferisce, chiamata riparativa. Nel senso che è tesa a riparare, a ricucire o ricomporre lo strappo o rottura causato dal reato avvenuto tra vittima e reo e non solo alla sua punibilità. Poiché infatti nessuno vive da solo, il reato non riguarda ovviamente solamente le persone protagoniste, ma si estende anche alla cerchia dei familiari reciproci, alla rete delle amicizie e quelle legate al lavoro. Potremmo dire, e a ragione, che la questione del significato della giustizia e della sua applicazione riguarda tutta la società e interroga profondamente il

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nostro stesso senso di convivenza sociale. Modelli di intervento di giustizia riparativa si sono realizzati in molti e grandiosi eventi recenti, ad esempio all’indomani della fine della dittatura razzista in sud Africa a seguito della liberazione di Nelson Mandela. oppure dopo gli sconvolgenti eccidi avvenuti in Rwanda e in molte altre occasioni in cui i governanti si sono trovati ad affrontare le conseguenze di terribili crimini per interrogarsi su quale futuro di riconciliazione fosse possibile per una intera nazione. Il problema, oltrechè preventivo, infatti riguarda soprattutto le conseguenze. In questa formidabile e importantissima cornice di senso si sono diffuse nel tempo anche in ambito educativo pratiche di pedagogia riparativa. In particolare in contesti scolastici dove avvengono piccoli reati, soprusi, atti di bullismo o aggressione psicologica tra gli studenti , non così gravi certo da prevedere una reclusione ma che incidono fortemente sulla qualità dei rapporti quotidiani al punto da creare rancore, risentimento, difficoltà di comunicazione. In questi istituti scolastici gli insegnanti hanno frequentato percorsi formativi orientati


Genitori e figli ad acquisire competenze di intervento attraverso metodologie che si rifanno alla giustizia riparativa affinchè i protagonisti, vittima e reo, si incontrino spontaneamente faccia a faccia alla presenza di un terzo mediatore in modo che si ascoltino e provino a parlarsi e l’autore dell’infrazione si renda conto, ascoltando la viva voce di chi ha subito il torto, cosa ha significato e quali conseguenze ha avuto per la sua vita quanto è accaduto. L’esito è che i rapporti lacerati si appianano, si ritorna a guardarsi e a parlarsi e magari a riconciliarsi. Il valore di questo approccio è, ritengo, che ci si educa collettivamente ad una forma di legalità che non demanda ad altri: istituzioni, organismi repressivi, alla politica o al carcere la soluzione delle contro-

versie, ma ce ne si assume in prima persona e concretamente la responsabilità. Spesso infatti nei percorsi di giustizia tradizionale, la voce delle vittime è drammaticamente assente. E’ proprio sulla implementazione e diffusione di queste pratiche educative che si giocherà il senso di giustizia sociale e di possibile convivenza nel nostro prossimo futuro. Oltre al bel libro di Gherardo Colombo di cui accennavo in apertura, segnalo lo straordinario e recente testo “Il libro dell’incontro” Il Saggiatore, 2015 dedicato all’incontro di riconciliazione tra familiari ed ex brigatisti e “Giustizia riparativa. Ricostruire legami, ricostruire persone” Il Mulino, 2015 in cui si presentano esperienze realizzate proprio in contesti scolastici.

La mina vagante

Perché fuggire dalla realtà? di Dante Mantovani

Il fenomeno della ricerca della scuola che protegga al meglio i propri figli e permetta loro il miglior apprendimento esiste da sempre. Negli anni ’70-’80 abitavo a S. Eufemia ed allora, con il preside Romano Colombini, era partita la prima scuola media a tempo pieno. Molte famiglie pensarono bene di iscrivere i propri figli alla Carducci di viale Piave per difenderli dalle idee comuniste della scuola a tempo pieno. La storia si ripete, ma ora i figli sono da difendere dalla presenza degli stranieri che rallentano i programmi, portano culture con le quali è meglio non mischiarsi. Ed allora anche dalla scuola di via Del Verrocchio si registra una fuga verso altre scuole più protette e protettive, dove ci sono meno stranieri. Fatta salva la libertà di scelta di tutti, resta da chiedersi se sia giustificata questa ansia di protezione dei figli da realtà che possano danneggiarlo o contaminarli. Per chi si pone nella prospettiva del Vangelo sarebbe poi quasi un dovere vivere il proprio territorio con le sue positività e le sue contraddizioni. Il figli non vanno difesi dalla realtà, ma educati a viverla; anche perché, prima o poi, la campana di vetro si rompe e se manca l’abitudine al confronto con la realtà vera, l’impatto può anche essere devastante.

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La Cultura

Per sentito dire di Ernesto Paroli E’ IL CINEMA, BELLEZZA “Temo di non averti dato granché” ”Oh sì, mi hai dato qualcosa di stupendo: mi hai resa infelice” James Stewart e Kim Novak in “Strega in Paradiso” 1958

Walter Kasper – TESTIMONE DELLA MISERICORDIA, il mio viaggio con Francesco - Conversazioni con Raffaele Luise - Garzanti Con la straordinaria figura di papa Francesco la Chiesa ha intrapreso un'epoca di riforme e di cambiamenti di ampio respiro. Per far luce su questo cammino complesso non c'è testimone migliore del cardinale Walter Kasper, teologo eminente, fedele collaboratore del pontefice e ispiratore del tema della misericordia, vero fulcro dell'intero magistero di Bergoglio. Il cardinale Kasper ci guida nella comprensione profonda della figura di papa Francesco, ci illustra dall'interno tutti gli aspetti del suo pontificato e ci accompagna nel percorso del Sinodo sulla famiglia e dell’Anno Santo della misericordia.

Umberto Eco – DIARIO MINIMO – Bompiani Questo libro viene molto citato, ma credo sia stato poco letto. Parlarne però ti dà un certo tono. Hanno fatto epoca sia il breve saggio su Mike Buongiorno che quello su Superman, ma ancora più divertenti sono le riflessioni di un archeologo del futuro su un molto incompleto settimanale con testi di Sanremo analizzati come i frammenti dei Lirici Greci, l’elogio di Franti (il cattivo di Cuore) e gli altri pastiches letterari. E’ l’anima allegra e dissacrante di Umberto Eco che si diverte a scompigliare le carte, ma sempre con un bagaglio culturale sconfinato.

Ray Charles e Cleo Laine - PORGY AND BESS DI GEORGE GERSHWIN - CD Rovistando fra i dischi in vinile della mia quasi dimenticata prima raccolta, mi sono imbattuto in questo album che, ricordo, ascoltai con emozione quando uscì nel 1976. Riascoltandolo oggi in CD provo inalterata la stessa emozione perché le voci dei due artisti, che si misurano con questo immortale classico di George Gershwin, hanno impresso un segno indelebile nella storia del jazz.

SUFFRAGETTE - film di Sarah Gavron - al cinema Londra 1912. Solidali e militanti, le suffragette combattono per il diritto al voto che è diritto alla loro dignità di persone. Ignorate dai giornali che temono la censura governativa e dai politici che le considerano inette e instabili fuori dal controllo maschile, decidono di passare alle maniere forti. Pietre contro le vetrine e boicottaggi, bombe e scioperi della fame. Subiscono percosse, carcere, intimidazioni e soprusi, ma non demordono. Maud è mite ma diventa presto una combattente, decisa a non sopportare più le violenze della polizia, della fabbrica e del marito che la ripudia e le strappa il figlio. Ma il mondo alla fine le dovrà ascoltare. 22


I colori della nostra società

La Banca, questa sconosciuta di Giorgio Pellegrino

Tutti abbiamo letto e sentito su quanto accaduto negli ultimi mesi alle famose 4 Banche nazionali meravigliandoci della vicenda e di come i clienti siano stati indotti a sottoscrivere prodotti finanziari a rischio, dimenticandoci di casi simili del passato (ex BIPOP). La vicenda delle 4 Banche ha interessato i clienti retail (il ceto medio insomma) che pensavano di investire, non in azioni ritenute a rischio, ma in prodotti sicuri: le obbligazioni. Queste, dal Sito di Borsa Italiana, sono definite: “un titolo di credito che rappresenta una parte di debito acceso da una società o da un ente pubblico per finanziarsi. Garantisce all'acquirente il rimborso del capitale più un tasso di interesse.” Gli investitori di quelle banche, invece, hanno investito in obbligazioni subordinate definite: “titoli il cui rimborso, nel caso di liquidazione o fallimento dell'emittente, avviene successivamente a quello dei creditori ordinari, comprese le normali obbligazioni. Si tratta di titoli con rischio più elevato rispetto a quello delle obbligazioni ordinarie e pertanto sono caratterizzate da un maggior rendimento.” Va da sé che, per un investimento, la prima richiesta era: “Quanto mi rende?”. A parità di durata tra i titoli, ci si lasciava ingolosire da quello con il rendimento più alto perché “Mi fido della mia banca”. E qui, scusate, casca l’asino. Se fino a qualche decennio fa la Banca trasmetteva fiducia con investimenti sicuri e rendimenti vantaggiosi ed elevati, ora con i tassi dei BOT o BTP addirittura negativi, vengono proposti prodotti ad alto rischio celando molte volte i veri rischi o minimizzandoli. Questo per soggiacere alla richiesta dei vertici bancari che, forti dei benefit “ad personam” ottenuti e di quelli ventilati agli operatori, devono aumentare la redditività della propria Banca. Tale pressione fa accantonare a molti bancari ogni remora. La voglia di far carriera e di emergere nella massa, cancella ogni scrupolo ed ogni ritrosia. La scelta poi di prodotti che fino a qualche an-

no fa erano inusuali al mondo bancario, aumenta la competitività e l’aggressività a scapito della coscienza singola. Il mancato rispetto delle direttive ed il mancato allineamento del famigerato e vituperato budget personale, comporta frequentemente uno stop alla carriera. Non si guarda in faccia a nessuno e si offre quindi quello che i “vertici” propinano. Il prodotto, anche se altamente a rischio, viene suggerito agli investitori, perché “proposto solo a clientela selezionata ed affezionata”, come emerso dalle vicende giudiziali delle 4 banche. Rifacendo il verso a Manzoni, “e gli sventurati firmarono!”. A distanza di mesi, dopo l’azzeramento del capitale, ci si rende conto dell’incauta operazione e scatta la rabbia, non solo per il danno, ma anche per essersi fatti “fregare” da un elegante sbarbatello, a cui ci si era completamente affidati. L’epilogo tragico del suicidio di un investitore ha scatenato numerose proteste di piazza. Sono in corso trattative per rimborsare, se non tutto, una parte del capitale ai clienti. E’ giusto ricordare e sottolineare un distinguo della scelta che il legislatore o l’arbitro giudiziale dovrà fare: verificare correttamente se l’investimento è stato adeguato alla conoscenza finanziaria del cliente e proporzionale alla propria patrimonialità o perché consapevolmente ingolosito soltanto dal rendimento elevato. D’altra parte, è anche giusto punire, se ne viene rilevato il dolo, quegli operatori bancari che sempre consapevolmente hanno alterato la documentazione sottoscritta o manipolato la fiducia degli investitori. A maggior ragione, naturalmente, dovrà essere sanzionato chi ha impartito le disposizioni aziendali o, come riportato dalla stampa, “ha fatto da regista”. Per concludere, sono cosciente dell’esistenza di un gran numero di bancari che per convinzione personale opera con correttezza ed onestà rinunciando ai giochi di potere, disposti a compiere volontariamente un passo indietro nella propria vita professionale. La recente esperienza delle 4 Banche e l’ accresciuta informazione dei media nei confronti degli investitori, sembra abbia fatto cambiare rotta alle banche che stanno ora puntando la propria pubblicità non tanto sul rendimento dei singoli titoli ma sulla propria solidità. Spero che questo possa continuare negli anni consentendo al tanto vituperato settore bancario di riprendere la credibilità e la fiducia perse negli ultimi anni.

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I colori della nostra società

La riforma della Sanità Lombarda di Roberto Del Bono *

Tutto parte dalla Legge Regionale 31/'97 che l'on. Formigoni aveva voluto per la Lombardia copiando il modello sanitario che la Thatcher aveva introdotto in Inghilterra nel ’91. Le novità riguardavano la libertà di scelta di cura fra pubblico e privato, la parità pubblico-privato, il pagamento a prestazione, la separazione delle competenze ecc. Dopo più di 10 anni la L.R. 30/12/2009 n. 33 “Testo unico delle leggi regionali in materia di sanità” diventava la legge di riferimento per le “disposizioni legislative in materia di sanità”. Dopo 17 anni viene pubblicato Il libro Bianco della nuova gestione regionale di Maroni. Nonostante i continui riferimenti alla legge del ’97 e ai suoi principi, si compie in pratica un grande cambiamento rispetto alla legge precedente. Il “cambiamento” è tale che porterà addirittura alla presentazione di più proposte di legge di riforma sanitaria da parte della sola maggioranza di governo. Al libro bianco fa seguito la proposta Rizzi (Lega Nord, “testa pensante” della nuova legge sanitaria). Anche questa proposta si riallaccia alla 31/’97, ne accetta l’ispirazione “al principio di libera scelta delle persone e della famiglia, alla separazione di competenze tra ente programmatore e controllore (ASL) ed ente erogatore di prestazioni (AO), alla parità tra soggetti di diritto pubblico e privato nell’erogazione delle prestazioni sanitarie. A distanza di 17 anni, però, la continua evoluzione in ambito sanitario, impone una manutenzione al sistema che non era stata effettuata in occasione della stesura della legge 33/’09”. Nasce così la Legge. Regionale dell’11 agosto 24

2015 n. 23 “Evoluzione del sistema socio-sanitario lombardo: modifiche al titolo I e al titolo II della L.R. 33 del 30 dicembre 2009”. La nuova legge viene sottoposta alle osservazioni, per quanto di competenza, dei ministeri nazionali della Salute, della Giustizia e dell’Economia e Finanze, che impongono delle modifiche che vengono accettate. Ecco finalmente la L.R. 22 dicembre 2015 n.41 “Ulteriori modifiche…” che entra in vigore l’8 gennaio 2016. Dopo i primi passi della legge (accorpamenti e nuove divisioni territoriali, nomine dei direttori, assegnazione del personale secondo i nuovi assetti ecc.) c’è l’arresto dell’on. Rizzi che porta al momentaneo arresto dei lavori. Soprattutto questi ultimi anni hanno reso evidente a tutti la crisi dei servizi sanitari, vuoi quelli privatistici (ingiusti, costosi e inefficaci), vuoi quelli universalistici (definanziati e inefficienti). La crisi é derivata dalla variazione epidemiologica delle malattie, dall'allungamento della vita media, dalle nuove esigenze della popolazione, dall'insostenibilità economica ecc. Il dibattito è aperto e parte dall’affermazione che la “sanità” deve essere centrata sul paziente e la “salute” riguarda tutti. I protagonisti quindi siamo noi, i semplici cittadini che stanno cambiando i rapporti sia col proprio medico di base, verso una condivisione delle scelte terapeutiche e dei consigli per preservarci in salute, sia nei confronti della struttura nella rivendicazione della propria centralità come malati finalizzata ad interventi necessari e appropriati. Gli altri protagonisti sono i medici, partendo da quelli di base, i più vicini e i più avvicinabili (sono infatti i medici di fiducia) i quali devono dismettere un loro atteggiamento spesso paternalistico, per condividere paritariamente e consensualmente col paziente ogni rapporto e ogni intervento che sempre deve essere mirato al caso specifico. Il personale del Servizio, sia sanitario che amministrativo, devono gestire e continuamente migliorare i servizi in maniera sempre meno burocratica e paternalistica, ed evitare atteggiamenti dilazionatori e menefreghistici. Quali potrebbero essere alcuni stimoli alla discussione sulla sanità che vogliamo? Mi permetterei di suggerirne alcuni.


I colori della nostra società Per quanto riguarda i malati, gli interventi terapeutici devono essere mirati sui singoli pazienti con metodologie provate e appropriate attraverso anche una nuova organizzazione ospedaliera (superare anche il vecchio concetto di “reparto” per un “posto” dove curare le patologie complesse e croniche). Per i sani si deve dare più valore alla prevenzione (curare costa di più che mantenersi in salute) attraverso l’educazione a “stili di vita sani” che tutti conosciamo e favorendo l’elimina zione, quanto possibile, degli inquinanti che avvelenano l’aria, l’acqua, il suolo e i cibi che mangiamo. Una nuova organizzazione presuppone un nuovo modo di rimborso finanziario non più a “prestazione” ma a “intero ciclo di cura”. Occorre premiare il risul-

tato della cura e non l’intervento in sé (cosa significa se no il passare dal “curare” al “prendersi cura”?). Bisogna remunerare di più il mantenimento in buona salute dei propri assistiti, invece di penalizzare i ricorsi ad interventi sanitari: cioè pagare la salute e non la malattia. Recita uno studio internazionale “Un sistema sanitario reattivo che non interviene finché il paziente non si ammala, si trova a sostenere i costi, sempre più proibitivi, della cura delle malattie... Un sistema concentrato su strategie assistenziali proattive, quali la previsione, la prevenzione personalizzata, la diagnosi/terapia precoce e la gestione delle patologie, può contribuire a creare e mantenere più sana la popolazione, potenzialmente a un costo minore”. *Medicina Democratica

Mina vagante

Drappi rosso-sangue di Centina Bazzana

Il 2 giugno, accanto alle bandiere tricolori, sono spuntati su molti balconi drappi rossi, rossi come il sangue delle donne uccise anche quest’anno in Italia. A scatenare la reazione sono stati gli ultimi tremendi delitti che tutti conosciamo, ma anche la consapevolezza che non cambia niente: ogni volta discorsi, articoli, parole, drammi teatrali e quant’altro, ma la realtà è che anche nei primi 5 mesi del 2016 sono state 55 le donne uccise, 43 in famiglia e 27 da parte del compagno, marito, fidanzato. Che cosa hanno in testa certi uomini? Perché è così difficile per loro accettare un rifiuto, un cambia-

mento sicuramente doloroso, ma che fa parte delle esperienze di tutti noi? Come si fa ad uccidere una persona, a darle fuoco e poi tornarsene tranquillamente al lavoro mostrandosi sereno? Non basta più la violenza psicologica, l’aggressione fisica, la soggezione e la gelosia distruttiva, occorre uccidere e cancellare col fuoco anche il corpo, quel corpo che si rifiuta ormai di essere tuo, solo tuo! Facile il ricordo dei roghi delle streghe di medioevale memoria, ricordi che pensavamo di avere sepolto nella nostra memoria storica. Essi ricompaiono ogni volta che episodi del genere li riportano alla luce insieme alla consapevolezza che questi episodi di possesso ossessivo ed assoluto si ripresentano nei fatti di cronaca, evidenziando il perdurare di una mentalità culturale difficile da cambiare. Ma noi donne non torneremo indietro, non rinunceremo ai nostri diritti faticosamente conquistati, non rinunceremo alle nostre libertà, tra cui anche quella di poter scegliere con chi stare e di poter cambiare se ci accorgiamo di aver sbagliato.

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I colori della nostra società A seguito di un interessantissimo incontro organizzato dal CdQ San Polo Cimabue sul tema della sicurezza nel quartiere, con l’Assessore Muchetti e C.A. Romano consulente del Comune su questi temi, abbiamo chiesto a quest’ultimo di scriverci un articolo che potesse divulgare l’argomento.

Sicurezza e rassicurazione di Carlo Alberto Romano* La questione della sicurezza urbana costituisce un fenomeno complesso, in continua e rapida trasformazione temporale, inevitabilmente legato a problematiche locali e non locali. Ciononostante essa è spesso oggetto di dibattito e intervento da parte di molti commentatori, non sempre ascrivibili all’elenco degli esperti della materia. Si tratta di un fenomeno difficile da valutare, quantomeno in prospettiva scientifica. Diversi sono i discorsi da bar, che ai bar lasciamo volentieri. Sicurezza “urbana”, ad esempio, significa attribuire alla sicurezza un significato differente rispetto ai concetti tradizionali di “sicurezza e ordine pubblico”, ma anche e soprattutto evidenziare una condizione che sia non solo assenza di minaccia, ma percezione collettiva di sicurezza stessa. Per questo motivo, all’interno del concetto di governo della sicurezza da parte dell’amministrazione pubblica credo possa e debba albergare quello di rassicurazione, finalizzata alla diffusione di una corretta conoscenza del fenomeno criminale, specialmente nella sua declinazione più particolare e localistica. La rassicurazione serve a confermare il ruolo attivo dei soggetti istituzionali che in passato sono tendenzialmente rimasti estranei alle competenze e responsabilità evocate dalla prevenzione e dal contrasto della criminalità. Occorre anche evitare un errore macroscopico: la qualificazione “urbana” non esclude le relazioni profonde che molti dei fenomeni locali hanno con livelli decisamente non locali, nazionali o sovranazionali. La percezione di insicurezza viene spesso rimarcata a diversi livelli e l’attenzione ai fatti criminali da parte del sistema mediatico è caratterizzata da variazioni di intensità rilevanti, del tutto indipendenti dalle dinamiche di realtà. Anche a Brescia, infatti, si afferma una situazione, caratterizzata da un’attenzione ai fatti criminali da parte dei media molto accentuata e variabile da un periodo all’altro, senza che tali variazioni dipendano dalle dinamiche di realtà. Il senso di insicurezza risulta poco legato all’effettiva diffusione dei reati violenti e dipende invece dalla per26

cezione di diffusione delle condotte riconducibili alla cd microcriminalità, dalla visibilità di evidenti segni di degrado e disordine (atti vandalici, strade sporche, rifiuti non sgombrati, deturpamenti) e soprattutto dalla narrazione sovradimensionate del fenomeno criminale attuata dai media. Parlando del fenomeno criminale a Brescia occorre premettere che il fenomeno non è di facile definizione, stante la complessità da cui è contraddistinto e la difficoltà sottesa all’esigenza di omogeneizzare gli indicatori utili a misurarlo. A ciò poi si aggiunge l’esistenza del percepito (e delle numerose variabili in grado di influenzare quest’ultimo dato) ed emerge immediatamente l’esigenza di muoversi con prudenza e correttezza scientifica. Si può comunque affermare che in Italia il trend del fenomeno criminale non costituisce fonte di particolare preoccupazione, né in prospettiva temporale né in prospettiva comparata con altri paesi europei e Brescia non si discosta da tale statuizione. I reati non sono un valore in preoccupante aumento nel sistema Italia e tantomeno nel territorio bresciano e amche per alcune tipologie di reato, che tanto preoccupano i concittadini che ne percepiscono il preteso e smisurato aumento (come ad esempio i furti nelle abitazioni9 il dato comparato ci dice che la situazione bresciana è assolutamente in linea con quelle delle città vicini e simili, se non migliore (vedi Bergamo e Verona) L’amministrazione locale può dimostrarsi attenta ai temi della sicurezza? Si, soprattutto se non utilizza le emergenze e le argomentazioni sulla paura in modo strumentale, sapendo leggere le differenti esigenze del territorio e proponendo un modello di fiducia e condivisione. *Presidente Associazione “Carcere e Territorio”


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