Editoriale
Sarà vero cambiamento? di Dante Mantovani * Pandemia che non si arresta, piano vaccinale da attuare nel minor tempo possibile, crisi economica da superare evitando gli errori del passato, crisi sociale da affrontare a partire dalle categorie maggiormente colpite dalla crisi, politica internazionale che ponga l’Italia in una reale prospettiva di pace, politica migratoria coerente con il diritto internazionale e rispettosa della carta Internazionale dei diritti umani… Problemi che il Governo “giallo/rosso” di Conte non ha avuto il tempo di affrontare. In un documento fatto circolare tra i propri soci, il circolo ACLI, ha energicamente riprovato la scelta di chi ha provocato la crisi del Governo Conte: una crisi al buio che ha di fatto sancito la sconfitta di tutta la politica che ha dovuto affidarsi ad un “tecnico” come Mario Draghi per affrontare i problemi elencati in apertura. Con l’affidamento dell’incarico a Draghi, un po’ tutte le forze politiche e gli schieramenti sono entrati in crisi. Per non parlare dei capovolgimenti di fronte: chi tuonava contro l’Europa ed era fautore del sovranismo è diventato d’un tratto europeista; chi giurava “mai con questo o con quello” si ritrova ora fianco a fianco a votare lo stesso governo. In una situazione come questa, destra e sinistra si confondono in un crogiuolo indistinto che ci auguriamo non porti giovamento solo ai mercati ed alla finanza; non è un caso che, con l’incarico a Draghi, i mercati abbiano esultato e lo spred sia sceso ai minimi storici in pochissimi giorni: cosa senz’altro buona per il debito italiano, ma certamente poco rassicurante per chi auspica un futuro non determinato dalla finanza, ma dalla politica. Non sono pochi quelli che sostengono la fine e l’insignificanza della divisione tra Destra e Sinistra. Quelli che hanno tentato una via politica che non tenesse conto di queste categorie, lo sanno bene i 5stelle, alla fine si sono trovati a fare i conti con due schieramenti interni incarnati da Di Battista (a destra) e Di Maio (a sinistra); e gli elettori che avevano votato al 36% il Mov5stelle sull’onda di una contestazione globale del sistema, se ne sono tornati, in buona parte, da dove erano arrivati: chi a sinistra e chi a destra. Destra e Sinistra, possiamo anche chiamarle che nomi diversi, ma esisteranno sempre, ovunque esista un sistema democratico.
2
Economia che abbia come priorità il lavoro per tutti ed una equa distribuzione del reddito, oppure un’economia che permette la concentrazione delle ricchezze creando sempre maggiori diseguaglianze; una politica migratoria improntata all’accoglienza e al rispetto dei diritti umani, oppure una politica migratoria improntata alla chiusura delle frontiere; una politica internazionale finalizzata a rapporti di pace, oppure una politica internazionale basata sulla forza e sul conflitto; una politica interna dialogante e rispettosa delle differenze, oppure una politica interna che schiaccia e reprime le differenze e le opposizioni; e si potrebbe continuare toccando altri problemi per vedere come le proposte di soluzione siano generalmente diverse per le forze che si dichiarano di sinistra o di destra. Destra e sinistra saranno parole desuete o inadeguate, ma rappresentano comunque due visioni diverse del mondo e della società. A sostegno di Mario Draghi si sono ritrovati gruppi parlamentari provenienti sia da destra che da sinistra che fino ad ora si sono dichiarati, reciprocamente, incompatibili. Questo potrebbe prefigurare tre diversi scenari nella politica del nostro Paese: 1. Una conflittualità permanente: ogniqualvolta si affrontano argomenti che manifestano posizioni diverse o contrapposte si assisterà a veti ed ultimatum che provocheranno di fatto la paralisi del Governo. 2. Uno scenario di trasformismo in cui alcune forze modificano a 360° le proprie posizioni precedenti per calcoli di potere o di convenienza elettoralistica. 3. Un tentativo bipartisan di dialogo e di ricerca di sintesi politiche anche su argomenti sui quali le posizioni sono oggi distanti e divaricanti. I primi due scenari non cambierebbero di una virgola il modo di fare politica che abbiamo conosciuto in tutti questi anni. Non c’è dubbio, invece, che il terzo scenario sia quello che noi auspichiamo con forza. Non è più rinviabile una stagione in cui maggioranza ed opposizione, destra e sinistra si confrontino sui contenuti senza pregiudiziali e senza posizioni precostituite ed indiscutibili. Solo così ci si potrà incamminare verso una stagione politica in cui il bene del Paese viene posto al di sopra e prima di ogni calcolo di convenienza di parte. Questa fase potrebbe davvero rappresentare l’avvio di una politica diversa e noi, da parte nostra nella società, continueremo ad operare in questo senso. * Presidente Circolo ACLI S. Polo APS
In questo numero…
Gli argomenti Editoriale
Pag. 2
Sarà vero cambiamento?
di Dante Mantovani
Pag. 9
È necessaria una nuova politica
di Roberto Bellia
Pag. 16
USA: due presidenti, due democrazie
di Giorgio Pellegrino
Pag. 19
Regione Arlecchino, o Regione Pulcinella?
di Fabrizio Molteni
Pag. 20
Covid-19, economia… con uno sguardo aclista
di Martino Troncatti
Pag. 15
Minorenni e social network, rischi ed uso corretto
di Davide Riccardi
Pag. 18
Ripristinato il filare di alberi in via Gatti
di Fabio Basile
Pag. 4
Il mondo cattolico bresciano in campo contro armi nucleari
di Anselmo Palini
Pag. 22
Il Topo di biblioteca
di Ernesto Paroli
Pag. 11
Il Papa “apre” alle donne
di Centina Bazzana
Pag. 12
Il vaccino della memoria
di Centina Bazzana
Pag. 14
8 Marzo, festa della donna
di Laura Di Palma
Pag. 21
US Acli al tempo del Covid-19
di Clara Signorelli
Pag. 25
Tesseramento ACLI al circolo S. Polo
a cura del circolo ACLI
Pag. 5
Torre Tintoretto, stretta finale?
di Michela Tiboni
Pag. 8
Via Gatti, dalle “casette” alla casa
di Marco Fenaroli
Pag. 13
Il Parco delle Cave
di Giorgio Pellegrino
Pag. 23
Un altro anno di lavoro
di Centina Bazzana
Pag. 24
Pensioni 2021
di Giuseppe Foresti
Pag. 26
Gli orari degli Sportelli
a cura del Punto Comunità
Pag. 27
Il lavoro degli sportelli nel 2020
a cura del Punto Comunità
Chiesa e società
Pag. 10
Quale immagine di Chiesa con Papa Francesco?
di Don Umberto Dell’Aversana
In ricordo di…
Pag. 9
…Pierarcangelo Di Vora
a cura della Redazione
Pag. 17
…Piero Garzetti
a cura della Redazione
La politica e l’economia Noi ed il computer Dal C.d.Q. Guerra e pace La Cultura La mina vagante I colori della società
Il circolo ACLI e dintorni Dal territorio
Punto Comunità S. Polo Cimabue
In copertina La copertina di questo numero è dedicata al Trattato internazionale per l’abolizione delle armi nucleari entrato in vigore il 22 gennaio scorso. È un evento molto importante, ma non ancora decisivo. I 53 Paesi che fino ad ora hanno aderito non detengono armi nucleari, ma si impegnano comunque a non possederle. Adesso il compito principale spetta alle società civili degli altri Paesi fare in modo che i propri Governi e Parlamenti decidano a loro volta di aderire. Da parte nostra ci stiamo impegnando nei confronti dell’Italia, con la campagna “Italia ripensaci”.
Hanno collaborato Redazione: Laura Di Palma - Dante Mantovani – Centina Bazzana – Sandro Sandrini – Ernesto Paroli – Gianni Rossini – Angelo Alioto – Giorgio Pellegrino – Fabio Basile – Andrea Garzoni
Stampa - assemblaggio – distribuzione: Liliana Serventi - Antonio Bologna - Marino Corato - Gianni Rossini – Luigina Scalvini - Vincenzo Zaltieri – Giuliana Lussignoli – Romeo Bani – Teresa Agnelli – Teresa Facchetti – Guglielmo Tinti - Centina Bazzana – Ernesto Paroli – Nicoletta Postiglione – Andrea Garzoni – Clara Signorelli – Sandro Sandrini – Sara Savoldi – Luigi Mancini – Vladimiro Pezzotti – Zaverio Trentarossi – Marisa Santini – Ottorino D’Alesio – Giuseppina Battaglia – Augusto Arduini – Fabiana e Gianni Bussi – Carmelo Manera – Davide Riccardi – Lia Matti – Luigi Bazzana – Gianni Rossini – Dante Mantovani
"SanpoloPolis" - periodico bimestrale del Circolo ACLI S. Polo - Brescia Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 10 del 13/2/2009. Direttore Responsabile: Laura Di Palma Editore: Circolo ACLI San Polo - via Cimabue 271 – 25134 Brescia Coordinatore di Redazione: Fabio Basile
3
Guerra e pace, internazionale
Il mondo cattolico bresciano in campo contro le armi nucleari di Anselmo Palini Brescia è la città di Paolo VI, ossia del Pontefice che con il 1° gennaio 1968 ha introdotto la Giornata Mondiale della Pace e che l’anno prima aveva istituito il Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace. Un Pontefice che il 4 ottobre 1965 alle Nazioni Unite aveva invitato i potenti della terra a lasciar cadere le armi dalle loro mani. Ebbene, proprio da Brescia, la terra di Paolo VI, è partita un’iniziativa che si spera possa avere anche ulteriori sviluppi.
Lo scandalo delle armi nucleari Oggi nel mondo vi sono circa 14mila testate nucleari e nuove armi ancora più sofisticate sono in fase di sviluppo. Gli Stati dotati di ordigni atomici stanno anche realizzando nuovi vettori e altri strumenti che rendano più facile il loro utilizzo. A tali programmi militari sono destinate enormi risorse finanziarie che in questo modo vengono sottratte al loro uso per l’istruzione, per la sanità, per l’ambiente, per lo sviluppo dei popoli più poveri, per la cura della pandemia. In Italia, nelle basi di Aviano (Pordenone) e di Ghedi (Brescia), sono presenti ordigni nucleari (B61), una quarantina circa. E nella base di Ghedi si stanno ampliando le strutture per poter ospitare i nuovi cacciabombardieri F35, ognuno dal costo di almeno 155 milioni di euro, in grado di trasportare nuovi ordigni atomici ancora più potenti (B61-12). Il nostro Paese si è impegnato ad acquistare 90 cacciabombardieri F35 per una spesa complessiva di oltre 14 miliardi di euro, cui vanno aggiunti i costi di manutenzione e quelli relativi alla loro operatività. Nel suo viaggio in Giappone del novembre 2019 papa Francesco non solo ha condannato l’uso o la semplice minaccia dell’uso di armi nucleari, ma anche il mero possesso di tali ordigni. Le parole chiare e nette del Papa hanno tolto ogni possibile alibi. Il mondo cattolico è chiamato ad essere in prima fila in questo impegno per la pace e contro le armi nucleari. Parola d’ordine: coinvolgere Questa sfida è stata raccolta a Brescia da un gruppo di persone, espressione di varie sensibilità presenti nella realtà ecclesiale locale e già questa è una grande novità: la proposta è venuta non dai soliti quattro pacifisti che da anni ci martellano su questi temi, ma anche da altre persone. Il documento che hanno preparato è stato poi inviato a tutte le realtà del mondo cattolico bresciano: parrocchie, movimenti, associazioni, con4
gregazioni religiose, singoli sacerdoti, gruppi missionari e Caritas, vertici della Curia e uffici diocesani… L’obiettivo infatti era quello di coinvolgere il più possibile. Solo in questo modo infatti si può essere incisivi. Il risultato? Molto positivo. Hanno sottoscritto il documento le Acli provinciali e una quarantina di circoli locali delle Acli, l’Azione Cattolica diocesana e diversi gruppi parrocchiali di AC, il Movimento dei Focolari, Pax Christi, le Comunità missionarie dei saveriani e dei comboniani, altri gruppi missionari locali, la S. Vincenzo, gli Scout, diversi gruppi della Caritas, le suore Mariste, le suore canossiane, le suore Paoline, Noi Siamo Chiesa, Mani Tese, la rete Radié Resch e altre realtà locali; poi diverse parrocchie e Unità Pastorali, una quarantina di sacerdoti; poi ancora esponenti del mondo universitario, della società civile, del volontariato… oltre a centinaia di persone singole.
L’adesione della diocesi Alla vigilia dell’entrata in vigore del Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari è arrivata anche l’adesione della Diocesi, con un comunicato del vescovo, mons. Pierantonio Tremolada, il quale ha espressamente dichiarato di sottoscrivere “l’appello rivolto allo Stato italiano perché aderisca al Trattato Onu contro le armi nucleari, che vede tra i primi sottoscrittori la Santa Sede”. Molto gradita anche l’adesione al documento di mons. Domenico Sigalini. Se a livello nazionale… Se un’esperienza simile di coinvolgimento si realizzasse in altre diocesi e poi a livello nazionale, certamente le richieste avanzate avrebbero una forza sempre più grande e non potrebbero essere sottaciute dalla politica. La parola d’ordine deve essere: coinvolgimento! Unire le forze e non andare in ordine sparso, unire le forze per avere una voce più alta e forte. “L’eliminazione totale delle armi nucleari diventa sia una sfida sia un imperativo e umanitario” (papa Francesco in “Fratelli tutti”).
Dal territorio
Torre Tintoretto, stretta finale?
di Michela Tiboni *
ASPETTI PROCEDURALI Il compendio immobiliare della Torre Tintoretto è un’immobile di Edilizia Residenziale Pubblica, costruito tra il 1984 e il 1987, nell’ambito dell’attuazione del Piano di Zona A/9 San Polo. L’area acquisita dal Comune di Brescia venne ceduta allo I.A.C.P. Brescia, ora ALER, parte in diritto di superficie, su cui è stato costruito l’edificio residenziale, e parte in proprietà, su cui è stata costruita la piastra commerciale. Nel lotto è ricompreso anche un parcheggio di standard assoggettato ad uso pubblico. Nel 2010 Comune e ALER hanno costruito un accordo per l’attuazione del Contratto di quartiere “S.Polo Torre Tintoretto” finalizzato alla riqualificazione e rigenerazione dell’ambito. Il Comune di Brescia, con Deliberazione di Consiglio Comunale del 16.4.2018 n. 35, ha approvato la variante al PGT che prevede la possibilità di procedere alla riquali-
ficazione e valorizzazione della Torre Tintoretto, anche attraverso intervento di demolizione e ricostruzione. Con Deliberazione di Giunta Comunale n.438 del 25.7.2019 viene confermata la volontà di realizzare un intervento di “Housing sociale” coerentemente con gli obiettivi del Contratto di Quartiere e vengono aggiornati i criteri per l’alienazione della piena ed esclusiva proprietà del compendio immobiliare denominato Torre Tintoretto e la riqualificazione del medesimo In data 16 settembre 2019 la Giunta Regionale, ha autorizzato la vendita della torre, pertanto in data 18 settembre 2019 ALER ha indetto il bando d’asta pubblica per l’ alienazione. In data 4 febbraio 2020 la società REDO SGR ha presentato un’offerta per l’acquisto dell’immobile (l’unica pervenuta) e in questi giorni dovrebbe essere stipulato l’atto ci compravendita con ALER. In data 25 settembre 2020 REDO ha trasmesso al comune di Brescia il progetto planivolumetrico per l’ attuazione dell’intervento e lo studio di fattibilità delle opere di urbanizzazione che intende realizzare.
ASPETTI URBANISTICI
Il compendio immobiliare “Torre Tintoretto”, si trova in un quartiere, a funzione prevalentemente residenziale e, realizzato a partire dagli anni Settanta su progetto dell’Arch. Leonardo Benevolo, si basa sull’individuazione di “Unità di abitazioni” (riprese da Le Corbusier) ripetibili e integrate ai servizi. Le “Unità di abitazione”, 9 in tutto e disposte sull’area a semiarco sono articolate in tre principali tipi edilizi: la casa a schiera (2 o 3 piani), la casa alta (17 piani) e la casa a spina (4 o 5 piani). Le costruzioni del compendio sono composte da:
- un edificio a torre: un parallelepipedo che in pianta misura 80,70 x 15,30 m, alto circa 56 m, di 18 livelli fuori terra (2 inferiori di accesso, 15 destinati alla residenza per 195 alloggi); - da una piastra, 70 x 100 m di un livello fuori terra la cui copertura è allestita a verde pubblico, destinata ad attività commerciali-terziarie ed ai box auto pertinenziali degli alloggi. I due blocchi sono composti ad “elle” incastrati con un portico passante posto al secondo livello dell’edificio residenziale a torre posta a nord a diretto contatto, fisico e visivo, con le aree verdi del quartiere; la piastra è invece posta a sud ed è collegata al parcheggio pubblico. Negli ultimi anni la qualità della vita per i residenti negli appartamenti collocati negli edifici delle torri denominate Tintoretto e Cimabue, ha visto una pesante involuzione con conseguente grave disagio abitativo. Al fine di migliorare e risolvere tali criticità, il Comune ha identificato le due aree su cui insistono le torri inserendole nelle schede dei Progetti speciali del Piano delle Regole allegato al PGT vigente, prevedendo per esse progetti di recupero della qualità urbana.
5
Dal territorio CONTENUTI DEL PROGETTO Gli obiettivi e le finalità da conseguire con l’intervento di riqualificazione, sono quelle di favorire l'insediamento della residenza e promuovere un efficace mix funzionale (localizzazione di funzioni e destinazioni diversificate) per il recupero della qualità urbana. In quest’ottica l’intervento proposto da REDO nel progetto planivolumetrico intende superare il concetto di separazione tra le unità di abitazione del quartiere di San Polo, nonché mettere a sistema lo spazio pubblico per attivare processi di rigenerazione urbana che abbiano come obiettivo la riappropriazione, la condivisione e l’uso dei luoghi della collettività creando un contesto favorevole alla creazione della comunità. Il progetto prevede l’articolazione degli edifici intorno a due grandi corti verdi, che definiscono lo spazio di relazione tra la via Filippo Lippi e il parco a nord e le connessioni est-ovest tra l’unità Tintoretto e l’unità Cimabue. Il sistema a corte aperta permette di avere visuali incrociate, di generare nuove aperture sul contesto e sul paesaggio nonché di favorire la permeabilità ciclopedonale all’interno del quartiere. Le corti costituiscono il luogo di incontro e di identificazione e sono caratterizzate da percorsi alternati a zone verdi ed a aree attrezzate come ad esempio giochi per bambini, percorsi ed aree fitness. La composizione planivolumetrica delle costruzioni garantisce la permeabilità pedonale dell’isolato con un percorso centrale lungo l’asse nord-sud e due percorsi paralleli lungo l’asse est-ovest. Viene altresì garantita la percorribilità ciclo-pedonale lungo tutto il perimetro. Le destinazioni degli spazi coperti e scoperti a terra è così declinata: il piano terra degli edifici in lato ovest ospiterà servizi e funzioni pubbliche per una percentuale minima del 5% della SLP (ovvero almeno 1.070 mq), mentre il piano terra degli edifici in lato sud ed est sarà destinato a spazi commerciali per una percentuale minima del 5% della SLP (ovvero almeno 1.070 mq); gli spazi scoperti verranno in gran parte asserviti all’uso pubblico e comunque per una superficie minima pari a 4.000 mq. Il parcheggio a raso sul lato ovest entro il perimetro dell’area fondiaria sarà privato e pertinenziale, mentre i posti auto del parcheggio a raso oggi esistente in lato sud in fregio a via Lippi, saranno ridistribuiti in lato est sul confine dell’unità Cimabue entro area di proprietà comunale e resteranno pertanto pubblici.
Verranno creati nuovi filari alberati lungo il perimetro in lato sud ed est, verrà mantenuto quello presente in lato ovest, a nord l’intervento si aprirà verso il grande parco restituendo al parco l’angolo mancante all’estremità sudovest, oggi occupato da un’appendice della torre. Il progetto non si limita strettamente all’area d’intervento indicata nella scheda di piano, ma include alcune aree limitrofe che vengono riqualificate e collegati con il nuovo comparto al fine di perseguire gli obiettivi di ricucitura e connessione con il contesto. In particolare, si prevedono delle opere sulla viabilità a Ovest, nel comparto Cimabue, che prevedono il rifacimento della strada carrabile e della pista ciclabile, e sul lato nord ove il parco esistente verrà completato con la porzione che precedentemente era occupata da un’appendice dell’edificio a torre.
OPERE DI URBANIZZAZIONE Le opere di urbanizzazione primaria e secondaria previste nel progetto di fattibilità coinvolgono aree attualmente in proprietà pubblica che saranno oggetto in parte di cessione a REDO per l’attuazione dell’intervento e, successivamente al completamento delle opere previste nel progetto, cedute al Comune di Brescia ovvero asservite all’uso pubblico: - riqualificazione ed adeguamento del tratto di via Lippi a sud del perimetro d’intervento e realizzazione
6
dell’intersezione per il collegamento tra via Lippi e via Cimabue; - riqualificazione ed adeguamento, in adiacenza del perimetro in lato est, di un tratto di via Cimabue mediante realizzazione di nuovi parcheggi a raso, attraversamenti pedonali rialzati, illuminazione, segnaletica, elementi di regolazione del traffico nelle traverse laterali; - riqualificazione, su via Lippi lungo in confine in lato sud, del percorso ciclabile con asse est-ovest (com
Dal territorio preso adeguamento dell’impianto di pubblica illuminazione) ed adiacente aiuola piantumata - sistemazione a verde dell’area a parco in fregio all’area - pista ciclabile con asse nord-sud ed adiacente aiuola con filare alberato, entrambe da realizzare in prossimità del confine in lato est; - sistemazione a verde nell’area a nord-ovest per il completamento della porzione di parco,
- pavimentazioni, sistemazione a verde ed impianti di illuminazione entro l’area asservita all’uso pubblico, con superficie minima di 4.000 mq, ricompresa entro le due corti e lungo i percorsi di collegamento, con assi est-ovest e nord-sud, interni al sedime fondiario La realizzazione di opere di urbanizzazione è stimata, sulla base del progetto di fattibilità in € 446.005,25. Le opere devono essere concluse prima della ultimazione degli interventi edilizi.
CONCLUSIONI Il principio che sta alla base dell’intervento in sintesi è quello di intervenire sull’area per realizzare abitazioni secondo la visione dell’housing sociale: ciò significa mettere al centro i bisogni dei cittadini, di chi lì andrà ad abitare, e avrà dunque bisogno non solo di un alloggio in cui chiudersi, ma di una comunità verso la quale aprirsi, in connessione con il quartiere circostante. Per questo è necessario affiancare alle case spazi per la socialità e la condivisione, per riuscire ad avere una comunità il più possibile equilibrata, con la presenza di giovani ed anziani, famiglie, coppie giovani e single. La presentazione della segnalazione certificata di agibilità degli edifici di Housing Sociale è subordinata alla stipula di una Convenzione o un Atto d’obbligo disciplinante, i requisiti ed i criteri di selezione dei locatari degli alloggi in affitto e degli acquirenti degli appartamenti in vendita, nonché ulteriori prescrizioni e caratteristiche dell’intervento di Housing Sociale. In particolare è previsto uno specifico vincolo di destinazione per le superfici destinate ad Housing Sociale corrispondenti al 90% della SLP massima per l’intervento
(21.400mq), da destinare come segue: - il 34% della SLP totale per la realizzazione di residenze da destinare alla vendita Convenzionata, in alternativa alla vendita convenzionata è ammessa la realizzazione, per la medesima superficie, di residenze da destinare alla locazione per un periodo non inferiore a 10 anni con patto di futura vendita. - Il 56% della SLP totale per la realizzazione di residenze da destinare in locazione permanente per un periodo non inferiore a 20 anni. La proprietà costituisce, con la firma della presente convenzione, specifico vincolo di destinazione per le ulteriori seguenti superfici destinate a servizi e commercio, corrispondenti ad almeno il 10% della SLP massima ammissibile, da destinare: - almeno il 5% della SLP massima ammissibile, pari a 1.070 mq, per la realizzazione di unità immobiliari con destinazione commerciale; - almeno il 5% della SLP massima ammissibile, pari a 1.070 mq, per la realizzazione di unità immobiliari a servizi pubblici. * Assessore all’Urbanistica
Immagini di progetti analoghi realizzati da REDO
5
Dal territorio
6
Dal territorio
Via Gatti, dalle “casette” alla casa di Marco Fenaroli * Occupate nell’aprile del 2013: quelle scampate alla demolizione sono state abitate da decine di persone che non avevano altra possibile dimora, soprattutto perché sfrattate. Questi sono stati i numeri degli sfratti negli ultimi anni: 789 nel 2014, 572 nel 2015, 471 nel 2016, 363 nel 2017, 257 nel 2018, 238 nel 2019 nella sola città di Brescia. Nemmeno la rete dei dormitori riusciva e riesce ad ospitare tutti quelli che non hanno un tetto sulla testa: la città è catalizzatrice di questo tipo di domanda sociale per tutta la provincia, essendo l’anonimato impossibile nei piccoli centri. Il vincolo a verde dell’area ha reso impossibile l’utilizzo a norma delle cinque casette ancora in piedi. Attorno agli ospiti si è da subito, ed è continuata negli anni, un’opera di larga solidarietà di associazioni, di singole persone; importante l’attenzione che i Consigli di Quartiere della zona hanno sempre prestato allo stato delle strutture ed alla positiva convivenza; i Servizi Sociali Territoriali della zona Est hanno fatto da riferimento per le fragilità che i singoli presentavano, offrendo le risposte possibili. L’autogestione è diventata il modello di gestione che ha consentito il buon uso di strutture che presentavano debolezze fin dall’inizio ed ha assicurato un buon clima di convivenza all’interno. La “sorveglianza” operata dell’associazione Diritti per Tutti ha garantito un equilibrio che ha tenuto per tutto questo tempo ed ha accompagnato molti casi verso soluzioni positive di autonomia. La situazione di “forte tensione abitativa” che, anche dal punto di vista legislativo, connota la città e l’obiettiva emergenza della precarietà ha consentito l’erogazione dei servizi essenziali dell’acqua e del riscaldamento. Insieme alla Casette negli anni passati erano stati occupati alberghi in disuso: il Sirio al Carmine, l’albergo di via Corsica, sequestrato alla mafia, l’hotel Alabarda vicino alla tangenziale Sud, un palazzo disabitato in via Marsala. Ci stavano sfrattati, anche qualche famiglia, persone senza titolo di soggiorno (perché respinte nelle sanatorie, perché private del permesso di soggiorno per aver perso lavoro e reddito, perché denegati nella richiesta di asilo). A queste ultime situazioni si è data risposta utilizzando lo strumento dell’housing sociale: coinvolgendole in un progetto che, offrendo un alloggio per 12 mesi fino a 24, le accompagni a soluzioni autonome sia per
8
Le casette di via Gatti demolite nei giorni scorsi
il lavoro sia per l’abitazione. Un investimento notevole che sta dando buoni risultati, affidato dal Comune alla cooperativa Scalabrini-Bonomelli e situato in locali del Franciscanum. Sulla base di questa esperienza è stato possibile ricollocare le cinquanta persone che abitavano le Casette nei locali della Fondazione Marcolini-Facella. I manufatti delle Casette erano ridotti piuttosto male, per aver svolto un servizio notevole e di durata assai più lunga di quella per cui erano state progettate. Ora abitano in uno stabile di qualità, in due piani di stanze a due letti, ognuna dotata di bagno autonomo, con a disposizione spazi cucina, con spazi comuni adeguati. Ognuno è seguito da educatori ed operatori per affrontare i problemi di inserimento sociale e lavorativo, in collaborazione con i Servizi Sociali comunali. Sono linee La Casa Marcolinidi intervento Facella dove sono stati fino ad ora trasferiti gli abitanti sostenute da delle casette di via Gatti specifici finanziamenti regionali utili a far fronte all’emer-genza abitativa, ora esauriti… Purtroppo l’emergenza non è finita, anzi, è destinata a riprendere con la fine del blocco degli sfratti e dei licenziamenti. La fatica e l’impegno sociale non vengono mai meno. * Assessore ai Servizi Sociali
Dal territorio
8
La politica
È necessaria una nuova politica di Roberto Bellia
L’incarico del Presidente della Repubblica diretto a Mario Draghi finalizzato al tentativo di costituire un nuovo Governo sulla base di un auspicato e raccomandato consenso delle forze politiche parlamentari ha evidentemente segnato un punto di svolta nello scenario politico del nostro Paese. La delicatezza del periodo dovuta all’emergenza sanitaria rende l’incarico ancor più strategico. La nomina di Draghi si traduce nell’imperativo: non è più permesso sbagliare. Stiamo assistendo e abbiamo assistito, durante le consultazioni con le forze politiche, ad un valzer di atteggiamenti, di prese di posizione, di improvvisi ribaltoni da parte degli esponenti di partito che a tratti hanno avuto del grottesco, del paradossale. Svolte europeiste, consultazioni web, imbarazzi strategici, di fronte all’autorevolezza che trasmette l’ex Bce hanno evidenziato ancora una volta la pochezza di una certa classe politica e partitica italiana. Sembrerebbe che il governo Draghi rappresenti l’ennesimo time out di ricostruzione nella vita di un paese incapace di governarsi e che periodicamente necessita dell’azione di un “salvatore” esterno, che consente al sistema decomposto dei partiti di rifiatare,
anche per non essere oggetto di contestazione da parte della popolazione, e poi tornare a prendere la guida del paese. Mentre Mario Draghi sarà impegnato nell’impresa di condurre il Governo nel corso dei prossimi impegnativi mesi, diventerà ancora più urgente ripensare all’attività e ai ruoli dei partiti e della politica più in generale, all’interno del sistema istituzionale e democratico della Repubblica. Sarebbe un evidente errore ritenere che il sostegno al nuovo esecutivo da parte dei partiti, sempre meno rappresentativi delle istanze e delle realtà della popolazione, sia sufficiente a rimettere in moto il Paese e a guarire magicamente un sistema istituzionale fortemente deficitario. Il perseguimento dell’interesse generale non può ridursi alle qualità personali di chi ricopre le massime cariche istituzionali, ma deve implicare un cambiamento radicale che si può tradurre in diversi elementi. In primo luogo, l’azione immediata deve necessariamente sposarsi con una visione di lungo periodo: l’istruzione e più in generale, l’investimento sui giovani, sono oramai non più rinviabili, rappresentando infatti il tratto cogente degli stanziamenti europei. La coesione sociale e l’inclusione dovranno concretizzarsi con il coinvolgimento di cittadini adeguatamente informati in ogni fase del processo decisionale, attraverso forme di rafforzamento degli strumenti di partecipazione democratica. È solo mediante l’avvicinamento della cittadinanza alla vita pubblica che si può elevare il livello della politica, sia locale che nazionale. È un momento storica di particolare delicatezza. L’intervento del Capo dello Stato è un chiaro invito al cambiamento, rivolto sia ai vertici della politica, che alla base della cittadinanza.
In ricordo di…
…Pierarcangelo Di Vora Pierarcangelo non risiedeva nel nostro quartiere, ma alla Volta; ciò nonostante si era molto legato alla nostra realtà grazie a SanpoloPolis che aveva letto per la prima volta una decina d’anni fa, gli era piaciuto e ci ha contattato per poter collaborare. Insegnante di lettere in pensione, ha iniziato quindi a collaborare scrivendo articoli su temi religiosi e soprattutto su ecumenismo e rapporti interreligiosi. L’ultimo suo articolo dal titolo “Natale al tempo del Coronavirus” è apparso sul numero 126 di SanpoloPolis uscito a fine dicembre 2020. Lo vogliamo salutare con tanto affetto e riconoscenza. 9
Fede Chiesa e società
Quale immagine di Chiesa con papa Francesco? di don Umberto Dell’Aversana * Quali modelli di Chiesa e conseguentemente quale modo di vivere la fede oggi, si possono ricavare dal pensiero di papa Francesco? È questo l'arduo compito che mi è stato chiesto di svolgere dalla redazione di SanpoloPolis. Ci proverò, ben conscio dei miei limiti e sicuramente senza la pretesa di una trattazione esaustiva. Più che un'analisi comparativa tra i più significativi documenti del magistero di papa Francesco (Evangelii Gaudium, Laudato Sii, Fratelli Tutti, per non citarne che alcuni), partirei da alcune percezioni ed immagini che da essi mi pare si possano ricavare. Il documento programmatico del pontificato di papa Francesco è senza dubbio l'Evangelii Gaudium, un'esortazione apostolica, indirizzata alla Chiesa cattolica, sull'annuncio del Vangelo nel mondo attuale. L'esortazione è datata 24/11/2013, solennità di Cristo, Re dell'Universo, al termine dell'Anno della fede. Francesco è da poco stato eletto papa e fa capire chiaramente che la fede si innesta su un annuncio audace e gioioso del Vangelo della salvezza. La Chiesa deve riscoprirsi oggi più che mai missionaria, nello stile della sua nascita a Pentecoste, sotto l'azione dello Spirito. La Chiesa deve essere "Chiesa in uscita", secondo una celebre definizione del pontefice e percorrere le strade della vita incontrando gli uomini del nostro tempo, non per fare proselitismo, ma attraendoli col suo volto caritatevole e una capacità d'accoglienza frutto della "rivoluzione della tenerezza". La Chiesa deve uscire dal chiuso dei suoi templi e delle sue sacrestie e farsi "ospedale da campo", senza paura di sporcarsi le mani o di ferirsi", per lenire le piaghe di un'umanità sofferente per le guerre, la fame, l'inequità che genera ingiustizie, e che è figlia di "un'economia che uccide", perchè improntata ad una globalizzazione speculativa, che genera "scarti", "vuoti a perdere", "ultimi della fila". Papa Francesco ha in mente le periferie geografiche ed esistenziali del pianeta, che sono colme di poveri, che patiscono ingiustizie. La Chiesa deve essere fedele alla sua missione, annunciando il Vangelo con uno sforzo catechistico e omiletico rinnovato, che doni speranza e lasci sempre la porta aperta alla misericordia smisurata del Padre, che ama tutti gli uomini e le loro complicate vicende terrene. Il papa immagina una Chiesa povera, che mette i poveri al centro della sua
10
azione pastorale, una Chiesa più collegiale, ministeriale, capace di discernimento sinodale, che dia maggiore spazio ai carismi femminili e laicali in genere. Ha a cuore la ricerca di cammini ecumenici e l'apertura al dialogo con le altre fedi, vuole riportare al centro del dibattito teologico una "teologia di popolo", non in contrapposizione alla Gerarchia, ma in dialogo fecondo con essa, perchè il pastore deve avere addosso "l'odore delle pecore". La parola di papa Francesco è stata fin da subito accompagnata da gesti eloquenti: la scelta di vivere in due stanze al S. Marta, le telefonate a sorpresa, gli incontri ravvicinati, con la gente comune, sconvolgendo ogni protocollo e misura di sicurezza. La lavanda dei piedi ai carcerati, celebrando in un istituto penitenziario il Giovedì Santo, il suo primo viaggio apostolico a Lampedusa, porta d'Europa per tanti immigrati, rendendo omaggio alle vittime del commercio di esseri umani, che giacciono in fondo al Mediterraneo. Ovviamente non hanno tardato a manifestarsi reazioni e contrapposizioni a viso aperto, di eminenti cardinali, che prendendo a pretesto un testo di audace misericordia come "L'Amoris Laetitia", l'hanno apertamente e strumentalmente accusato d'eresia, immobilismo e ostruzionismo all'interno della Curia e dei Dicasteri vaticani e di molti vescovi. Massimo Franco, in un suo articolo sul Corriere della Sera, del 20/5/2015, svelava "le misure", non certo da modella, del Papa: 20-10-70. Dove il 20% dei vescovi era decisamente a suo favore, il 10% più o meno apertamente contro e il 70% "stava alla finestra", cercando di capire l'evoluzione della situazione e confidando magari in un nuovo conclave non troppo distante. Papa Francesco ha profuso la sua azione in molti campi. Celebri i suoi discorsi alla Curia vaticana e con sguardo internazionale al Corpo diplomatico, i suoi
Fede Chiesa e società
viaggi, numerosi e particolarmente significativi, la sua svolta nel campo della trasparenza economica, riformando lo IOR e per la pulizia morale della Chiesa, con gesti eclatanti in riferimento al tema della pedofilia e agli abusi da parte di ecclesiastici su minori e persone fragili. Il suo magistero è proseguito con un'enciclica epocale, la Laudato Sii, sulla cura della Casa comune e la salvaguardia del Creato, per preservare la specie umana e la ricchezza delle biodiversità, in un nuovo equilibrio sostenibile, con la bellezza della natura, abbandonando un sistema tecno-finanziario che non funziona e favorendo la centralità di una politica volta a salvaguardare il bene comune, per debellare la fame, vivendo in modo più sobrio e consapevole. Nella "Fratelli Tutti" papa Francesco ricorda che libertà e uguaglianza si raggiungono pienamente solo in un clima di fraternità e di dialogo. Vanno riformate la politica e l'economia, riconosciuti i diritti dei migranti, occorre cancellare la guerra, come strumento per la risoluzione dei conflitti e in modo particolare le armi atomiche, abolire la pena di morte. E' un papa che po-
ne al centro delle politiche sociali il cibo, la casa, il lavoro e solo per questo viene definito "comunista". In piena pandemia ha lasciato un segno indelebile, col suo passo quasi claudicante, nella solitudine di piazza S. Pietro, il 27/3/2020, con parole di autorevolezza assoluta, da leader spirituale di statura mondiale, ricordando che "siamo tutti sulla stessa barca, fragili e disorientati, chiamati a remare insieme" Ha così risposto in modo eloquente a chi in Italia nel 2018 lo dava in calo di consensi dall'82% ad un più "modesto" (!) 72%, sempre comunque di gran lunga superiore al 38% della Chiesa cattolica nel suo insieme. E qui s'innesta un altro tema. Nella Chiesa è sempre stato aperto il confronto e spesso lo scontro, tra carisma profetico e autorità gerarchica, con quest'ultima ad arrancare faticosamente e con molte incomprensioni, dietro i testimoni suscitati dallo Spirito Santo nelle varie epoche storiche; con papa Francesco la cosa s'inverte e spiazza: ora è il pastore supremo che assume vesti profetiche e ciò scompagina i modelli curiali e la stessa CEI, al punto che è recentissima la "tirata d'orecchie" di papa Francesco ai vescovi italiani, sostanzialmente immobili, dopo il Convegno ecclesiale di Firenze del 2015, con la richiesta pressante d'indire sinodi in ogni singola diocesi, per confluire al più presto in uno dell'intera Chiesa italiana Cfr. udienza del 30/1/2021 ai catechisti, nell'ambito di un convegno CEI. Il cammino è lungo, le resistenze ancora molte, papa Francesco sa di non avere molto tempo davanti a sé, per inevitabili problemi anagrafici, ma non demorde.; sa che "il tempo è superiore allo spazio" e lo Spirito Santo soffia dove vuole...
Papa Francesco “apre” alle donne di Centina Bazzana Nella pratica da anni abbiamo visto le bambine chierichette e le donne alternarsi agli uomini nelle letture della Parola durante la Messa o nel distribuire l'Eucarestia… e non solo relegate al ruolo di massaie all'interno della Chiesa. Ma dall'11 gennaio 2021 il Papa ha stabilito motu proprio “Spiritus Domini” che i ministeri del Lettorato e dell'Accolitato siano aperti anche alle donne. Francesco si rifà al rinnovamento tracciato dal Concilio Vaticano II “per riscoprire la corresponsabilità di tutti i battezzati della Chiesa e, in particolar modo, la missione del laicato. Non è un passo verso il sacerdozio e neppure verso il diaconato, sul quale è al lavoro una commissione; questi ministeri “ordinati” restano riservati agli uomini, mentre quelli “laicali” basati sul sacramento del Battesimo possono essere affidati a tutti i fedeli, senza distinzione di sesso. Grande delusione per tutte quelle teologhe che da anni si battono per l'uguaglianza di genere nella Chiesa Cattolica...ma ci vorrà ancora tempo prima di vedere una donna diacona o sacerdote: forse quando si imporrà la dura realtà della mancanza di vocazioni maschili! Il 6 febbraio il Papa ha però dato un altro importante segnale nominando la suora francese Nathalie Becquart come sottosegretaria della segreteria generale del Sinodo dei Vescovi e che come tale potrà votare alla prossima assemblea indetta per ottobre 2022. Un'altra porta aperta: finora le donne erano ammesse solo come uditrici o esperte.
11
I colori della nostra società
Il vaccino della Memoria di Centina Bazzana Qualche giorno fa è stata diffusa la notizia che Emanuele Filiberto, erede dei Savoia, ha inviato una lettera alla Comunità Ebraica per chiedere perdono delle cosiddette “Leggi razziali”: meglio tardi che mai, verrebbe da dire! In effetti il 5 settembre del 1938 Benito Mussolini firmò il primo di una lunga serie di decreti e circolari per adeguare l'Italia alla legislazione antisemita della Germania nazista che già dal '33 prevedeva una serie di provvedimenti contro gli Ebrei.. Il re Vittorio Emanuele III promulgò senza batter ciglio: si voleva difendere “la pura razza ariana italiana”! Questo 1° decreto riguardava in particolare il mondo della scuola: ad esempio 4.400 bambini della primaria furono allontanati di colpo dalle loro classi e così via fino all'università; gli insegnanti ebrei di ogni grado dovettero lasciare le loro cattedre, fu un duro colpo per la cultura e gli intellettuali e scienziati italiani. Tutti i dipendenti pubblici persero il lavoro, come pure un lungo elenco di professionisti, furono proibiti i matrimoni misti. Per 7 lunghi anni chi era ebreo, anche solo per un genitore, fu iscritto all'anagrafe con tale dicitura e discriminato. Infatti preventivamente nell'agosto del '38 erano stati censiti 47.000 ebrei (0,1 % della popolazione italiana) e 10.000 ebrei stranieri; molti lasciarono il Paese volontariamente (circa 6.000), arrestati 7.579, deportati 6.806: ne morirono 5.969, mentre ne sopravvissero 837. Questo il contributo italiano alla Shoah! Possono sembrare numeri piccoli rispetto ai 6 milioni sterminati in totale, ma dietro ognuno di essi c'è una storia, una famiglia, lutti incancellabili come il numero tatuato sul braccio non appena si entrava in un campo. La maggioranza degli ebrei italiani non fu internata, ma obbligata ai lavori forzati o chiusa nei campi di concentramento creati in Italia. Moltissimi furono salvati dai loro concittadini che li aiutarono nascondendoli. I sopravvissuti hanno poi raccontato queste storie di ordinario eroismo: lo stesso Primo Levi, internato ad Auschwitz nel '44, raccontò di essersi salvato grazie ad una improbabile zuppa che un aiutante del campo gli passava, a rischio della propria vita. Le leggi razziali, o meglio, razziste, sono una delle pagine più vergognose della storia italiana e dimostrano ancora una volta come si possa montare una campagna denigratoria, e creare un capro espiatorio, contro cittadini perfettamente integrati in un Paese dove il problema razziale non era assolutamente sentito! A proposito di razza: è stato scientificamente provato che
12
Memoriale della Shoah Binario 21 Stazione Centrale Milano
le razze non esistono, solo la razza UMANA, come disse Einstein quando arrivando in America, anche lui esule ebreo, rispose al funzionario che lo interrogava. E' tuttavia necessario prestare attenzione ai problemi della gente, al disagio che può portare quasi un'intera popolazione a seguire il delirio di un leader e dei suoi accoliti che per sete di potere hanno progettato e attuato il più incredibile e spietato sterminio, senza contare i morti e le distruzioni causate dalla guerra da loro voluta! Per questo io penso che abbiamo bisogno di vaccinarci contro il rigurgito fascista e nazista che purtroppo ha ancora tanti seguaci: la MEMORIA è il nostro vaccino, essa va conosciuta, coltivata, preservata contro l'indifferenza dilagante. Anzi, anche in Italia ogni giorno si assiste ad oltraggi e offese ai superstiti e ai loro parenti; dobbiamo dare una scorta a Liliana Segre che ha dedicato gli ultimi 30 anni della sua lunga vita ad educare i nostri figli alla pace, al rispetto e alla cura della memoria. La scuola non può fare tutto, ognuno di noi deve impegnarsi a diffondere la verità e a salvaguardare la nostra fragile democrazia. Tornando ai Savoia, non so se gli Ebrei perdoneranno, comunque perdonare non significa dimenticare perché, come dice anche Papa Francesco, la Shoah NON si può comprendere e “non va dimenticata” (Fratelli tutti cap.VII, par.247).
Firma per legge antifascista È in corso la raccolta di firme su una proposta di legge di iniziativa popolare promossa dal Comune di S. Anna di Stazzema dal titolo: “Norme contro la propaganda e la diffusione di messaggi inneggianti a fascismo e nazismo e la vendita e produzione di oggetti con simboli fascisti e nazisti”. A Brescia si può firmare presso palazzo Rizzotti in Piazza della Loggia 2 (a fianco della Loggia), tutti i giorni dalle 9 alle 12,30 fino al 31 marzo.
Dal territorio
Il Parco delle Cave
di Giorgio Pellegrino
città. Il progetto dello studio Abnorma, e degli Architetti Giuseppe Marrelli e Paolo Livi di Brescia, prevede, per meglio inserirsi nello spazio ambientale esistente, uno sviluppo in orizzontale e non in verticale, seguendo il perimetro della precedente cava. L’utilizzo nella struttura di una grande quantità di legno, come già attuato dal medesimo Studio nella realizzazione della RSA in funzione e di proprietà della Cooperativa il Calabrone di via della Volta a Brescia, La RSA “Casa del Parco delle Cave” in costruzione al laghetto permetterà un basso impatto energedell’ex cava Nuova Beton tico. La casa di riposo sarà gestita dal Gruppo Zaffiro di Sapete qual è il parco Urbano più grande d’Europa? A Udine ed i lavori, iniziati a fine 2019 e ritardati per questa semplice domanda possiamo rispondere, con una l’emergenza covid, dovrebbero concludersi verso la fine punta d’orgoglio: l’abbiamo noi vicino casa, a San Polo. del 2021, invece dell’estate 2020. Quella che fino a qualche anno fa poteva sembrare una Il Parco, di notevoli dimensioni, è in fase di attuazione risposta insensata, è ora una splendida realtà. Infatti la con la progettazione e la costruzione di ampie e protette precedente Cava dell’Impresa Faustini, dopo numerosi “passerelle” in legno con strutture in metallo. Sovrastelavori di sbancamento, di decespugliazione, di piantumaranno il lago e raggiungeranno ed attraverseranno meglio zione di numerose piante autoctone ed ai numerosi intergli angoli a disposizione di tutta la comunità. venti di sistemazione e messa in sicurezza delle rive, è A questo ambiente si aggiungerà, ma non ancora visidiventata un Parco pubblico di oltre 2,5 Km. di circonfetabile e recintato, un ulteriore e più grande analogo sparenza, inaugurato dal Comune di Brescia nell’aprile 2018. zio, verso Borgosatollo. Le tre realizzazioni ora presentaNel Parco, aperto 24 ore su 24, è possibile correre e te, formeranno, a lavori ultimati, un unico grandioso polcamminare a piacimento, liberi da ogni problema di traffimone verde per la città, realizzando quello che citavo in co, di auto e di inquinamento. Con il passare dei mesi, il premessa, il più grande Parco urbano. Parco è stato implementato con panchine di marmo e per Nel progetto iniziale, il primo ed il secondo Parco, seessere comodamente raggiunto, attraverso via Cerca, parati dall’attuale via San Polo e dal Cavalcavia sovracon le macchine da parcheggiare in un ampio spazio stante l’Autostrada A4, dovrebbero essere collegati da un prospicente. sottopasso. L’intero Parco delle Cave si potrebbe unire A questo proposito occorre avvertire che il parcheggio, meglio a Brescia con mezzi ecologici, o studiare una soragevole ma incustodito, potrebbe essere l’occasione per i ta di “navetta” elettrica, per percorrerli e collegarli insiemalintenzionati, come già accaduto, per rompere i vetri me. delle autovetture e sottrarne il contenuto. Al primo parco, È forse ipotetico proporre ai Comuni interessati, essensi è ora aggiunto con entrata da via Bettole, verso Castedo questo un Parco intercomunale come da decreto del nedolo e Borgosatollo, un’altra allocazione similare, ancoPresidente della Provincia di Brescia dell'8 maggio 2018, ra più grande del precedente, ed in fase di realizzazione. di realizzare tutto questo con parte dei fondi Europei del In questo ambito è in costruzione una nuova RSA, deRecovery Fund, in italiano Fondi di recupero? nominata “Casa del Parco delle Cave” dove, alla tradizioL’obiettivo di questi fondi è anche quello di migliorare nale ospitalità della casa di riposo, si aggiungerà un biloil trasporto pubblico e l’ambiente urbano , con un impatto cale per alloggiare il custode del Parco, alcuni locali da “green”. Potrebbe essere un’ipotesi in aggiunta ai proadibire a sedi di associazioni ambientalistiche, un bar per getti già approvati e che riguardano il Castello Cidneo. tutti e una sala polivalente a disposizione per incontri e Ricordiamoci sempre che l’Italia ha utilizzato negli anni relazioni culturali e non. Il complesso avrà una dimensioscorsi i fondi Europei precedenti solo nella misura del ne complessiva di 12.000 metri quadrati, e la RSA tradi40% ed anche questa nostra ritrosia ha condizionato il zionale darà ospitalità a circa 300 ospiti. parere favorevole degli altri Paesi per la relativa concesLa struttura si affaccia sul “laghetto” della ex-cava Nuosione. va Beton e avrà alle spalle le colline che circondano la
13
I colori della nostra società
8 marzo, festa della donna di Laura Di Palma “Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società”. Un’affermazione profonda e significativa, difficile da confutare e nata dalla bocca di una grande donna come Rita Levi Montalcini. Tra poco meno di un mese, sarà l’8 marzo, una giornata che, da tempo, ha preso una connotazione molto importante: è trascorso infatti oltre un secolo da quando questa stessa data venne scelta per una “celebrazione” internazionale del genere femminile. Così come già accaduto lo scorso anno, anche quest’anno, per ovvie ragioni legate alla pandemia di Covid-19, non si potrà festeggiare: gli spazi culturali e dello spettacolo resteranno pressoché inaccessibili a causa dell’emergenza sanitaria, così come bar e ristoranti. Tuttavia, sarà importante che ogni donna non dimentichi di esprimere il proprio parere, lottando oggi più che mai per eliminare definitivamente le disuguaglianze e le discriminazioni che, purtroppo, e nonostante tutto, le donne subiscono ancora ripetutamente. È importante tornare all’origine di questa giornata per riscoprirne il significato reale e le ragioni che, ancora oggi ci portano a celebrare le donne e le loro quotidiane battaglie. La Giornata della Donna è, infatti, la celebrazione dei diritti sociali e delle conquiste delle donne e serve a ricordare che, nonostante i passi avanti fatti negli anni, violenze ed ingiustizie, colpiscono ancora, troppo spesso, il genere femminile di tutto il mondo. Non ci sarà mai un vero sviluppo senza parità e pieno riconoscimento del valore della donna. Lottare contro le discriminazioni e per il raggiungimento della parità, sia in termini lavorativi che sociali significa quindi andare oltre la rivendicazione di ciò che ancora oggi manca, significa puntare sulla valorizzazione della donna e del talento femminile. Come ogni anno si riaccende dunque il dibattito sulla condizione femminile, proprio in occasione della Giornata della Donna; da alcuni anni a questa parte, si parla della condizione femminile anche in termini occupazionali ed economici e i numeri che ne escono ribadiscono quanto sia necessaria un’azione che abbracci più settori, da quello legislativo a quello politico, da quello economico fino a quello contrattuale. Lo scorso 12 gennaio, anche Papa Francesco, che lo scorso anno “celebrò” la donna con questo tweet, “È proprio della donna prendere a cuore la vita. La donna
14
mostra che il senso del vivere non è continuare a produrre cose, ma prendere a cuore le cose che ci sono. #GiornatadelleDonne”, si è nuovamente espresso a favore delle donne, con un passo avanti molto importante verso la modernizzazione dei ministeri cattolici: attraverso la lettera apostolica in forma di Motu proprio “Spiritus Domini” ha consentito l’accesso delle donne ai ministeri istituiti del lettorato e dell’accolitato, stabilendo la modifica del canone 230 § 1 del Codice di Diritto Canonico, che, sinora, li prevedeva soltanto per gli uomini. A breve, quindi, anche le donne potranno leggere la Bibbia in Chiesa e svolgere servizio all’altare. A discapito di questi passi in avanti, tuttavia, non si può non ricordare che il femminicidio è ancora una delle cause maggiori di morte nelle donne: l’elenco delle donne uccise, purtroppo, si allunga ogni giorno, così come gli episodi di violenza domestica, le discriminazioni, le differenze di salario, le dimissioni in bianco. Per tante donne, ancora bambine, invece, è già prevista mutilazione genitale, matrimonio precoce, futuro triste ed incerto. L’8 marzo dovrebbe quindi essere anche il giorno in cui fare il bilancio della lotta contro i femminicidi, far muovere le coscienze e tornare ad essere una grande giornata del lavoro, dell’uguaglianza, della dignità e del rispetto di tutte le donne. * Direttrice di SanpoloPolis
Noi ed il computer
Minorenni e social network, rischi ed uso corretto
di Davide Riccardi
Oggi l’uso dei social è molto diffuso. L’età media in cui si comincia a navigare è di soli sette anni. Insomma, a partire dai più piccoli fino agli adulti, navigare in rete e collegarsi ai social network per chattare, condividere foto ed esperienze è ormai all’ordine del giorno. I genitori sono perciò chiamati a vigilare e a cercare di circoscrivere i possibili pericoli. Cerchiamo allora di inquadrare il problema e di capire cosa, in pratica, si può fare per tutelare i ragazzi senza per questo negare loro le opportunità del web. I giovani e il web - I giovani sono troppo connessi e l’uso eccessivo di web e social network determina disturbi comportamentali e psico-fisici negli adolescenti, fino a sfociare in una vera e propria dipendenza”. Una recente ricerca americana ha evidenziato come, nella fascia d’età 12-15 anni, la “sovraesposizione a social e internet ha acuito i casi di disturbi psico-fisici, squilibri nel sonno e nell’alimentazione, comportamenti asociali, sino ad arrivare a gravi casi di dipendenza da social network”. Cosa possiamo fare? L’età a rischio è la preadolescenza ma forse anche prima. I bambini ormai quando piangono, e ancor prima di camminare, vengono messi davanti allo smartphone a guardare i cartoni. Già a due anni rischiano di essere abbandonati alla rete da soli, senza alcun filtro. E ancora, secondo l’Osservatorio nazionale adolescenza, i più piccoli vedono la prima immagine pornografica già a 7 anni e un adolescente su cinque subisce molestie in rete. I video su YouTube - Il primo rischio nella primissima infanzia sono proprio i cartoni animati e non tutti i genitori lo sanno. Il rischio per i minori è quello di saltare da un cartone animato all’altro e senza rendersene conto trovarsi davanti a video violenti o a sfondo sessuale. Sono presenti anche cartoni che inneggiano
all’odio o ancor peggio video modificati/alterati con lo specifico intento di trasmettere anche contenuti subliminali o volutamente ipnotici. C’è il falso cartone dove Peppa Pig subisce torture dal dentista, mangia il padre o beve candeggina. C’è Spider-Man che urina nella vasca da bagno e Mickey Mouse in una pozza di sangue investito da un’auto. Purtroppo la rete è piena di cartoni con le peggiori atrocità e spesso anche pochi secondi di queste immagini possono restare impresse indelebili nella mente dei più piccoli. Il grooming - Poi c’è il grooming, ovvero l’adescamento dei minori su Internet. E’ il metodo utilizzato dai pedofili per entrare in contatto con le piccole vittime. Questa tipologia di adescamento è molto pericolosa e spesso dura anche mesi. Il pedofilo lentamente crea un legame di fiducia e si insinua nella vita del minore mediante i social o attraverso chat, forum, messaggi etc. La vittima è così indotta ad accettare un incontro o a dare informazioni riservate sulla sua vita: indirizzo di casa, numero di telefono etc. Si crea lentamente un legame che porta il minorenne a considerare come normali atti sessuali tra adulti e bambini. Sex extortion - Letteralmente sono le estorsioni a sfondo sessuale e colpiscono prevalentemente gli adulti; ma non solo. Il minore vittima di questi reati è anzi ancor più indifeso rispetto all’adulto perché non riesce a reagire, ha paura, si sente colpevole e non ha i mezzi per difendersi. Vi sono stati casi di adolescenti minorenni le cui immagini e rapporti sessuali circolavano in modo virale sul web. Ragazzine che non hanno sopportato la vergogna e si sono anche suicidate. Cosa possono fare i genitori? Non si può banalizzare il ruolo educativo dei genitori con un decalogo di cose da fare o non fare; anche perché i genitori non sempre hanno delle colpe. Possono però sicuramente limitare i rischi. Per esempio: non dovrebbero mai smettere di cercare il dialogo e far capire l’importanza di condividere le esperienze nel mondo reale ancor prima che nel web. Dovrebbero ribadire che c’è un limite alla condivisione, dovrebbero spiegare cosa è la riservatezza, dovrebbero spiegare il rischio del gioco d’azzardo. Dovrebbero insegnare l’importanza di navigare con prudenza e di non divulgare dati personali. Il minore non può essere lasciato da solo in rete. Un’ora o cinque ore potrebbero non fare la differenza se non vengono messi dei paletti, non viene insegnata la prudenza e se il minore non viene allertato sui rischi. Poi
15
Noi ed il computer andrebbe ricostruito un legame di fiducia fra l’adulto ed il minore che consenta a quest’ultimo di percepire il genitore come un modello a cui ispirarsi, e confidarsi se necessario. Il genitore che a casa rimane ore davanti allo smartphone, e dice al figlio di staccarsi e vivere una vita “reale”, non è credibile. Ma i minori spesso non vogliono ascoltare il genitore ed anzi fanno
esattamente il contrario di quello che gli viene detto. In tal caso l’adulto può farsi aiutare da alcuni strumenti per “filtrare” i contenuti, per verificare l’utilizzo che viene fatto degli stessi. Se il minore non ascolta l’importante è “reagire” per prevenire: è il genitore che deve educare il figlio non i social.
La politica internazionale
USA: due presidenti, due democrazie di Giorgio Pellegrino Il 1° ed il 2° emendamento della Costituzione Americana (redatta nel 1791) recitano: “Il Congresso non potrà fare alcuna legge per il riconoscimento di qualsiasi religione, o per proibirne il libero culto; o per limitare la libertà di parola o di stampa; o il diritto che hanno i cittadini di riunirsi in forma pacifica e di inoltrare petizioni al governo per la riparazione di torti subiti. Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben ordinata milizia, il diritto dei cittadini di tenere e portare armi non potrà essere violato.” Questi emendamenti sono stati la base della Presidenza di Donald Trump durante i suoi quattro anni di durata ed hanno avuto il proprio atto finale nell’assalto, non certo dal tono pacifico, al Campidoglio il 6 gennaio 2021. In oltre 200 anni degli U.S.A., infatti, non era mai capitato un episodio del genere, divulgato e commentato in tempo reale dai media di tutto il mondo! È indubbio che la fomentazione da parte del Presidente alla popolazione, sia nei discorsi pubblici, ampiamente trasmessi dai media, sia in forma di messaggi scritti attraverso i social, hanno concesso una “sorta di giustificazione” ai più facinorosi ed all’operato di alcune frange della Polizia sfociando, dopo molti anni, nell’odio razziale della supremazia “bianca”. Con le armi facili da detenere, sono aumentate anche il numero delle stragi, perpetrate da giovani studenti nelle proprie Università. Questi i presupposti della Presidenza Trump, che sarebbe difficile da commentare in tutte le sue sfaccettature, e che mi limito a paragonare, se pur nei primi giorni, con quella del successore Biden, in soli due aspetti caratteristici: la difficile gestione della pandemia e la “squadra” di Governo. Certamente l’epidemia mondiale da coronavirus non era preventivata, ma ciò non toglie che gli aspetti e la prevenzione siano stati diversi a livello mondiale.
16
A fronte di una chiusura forzata delle attività, con diverse modalità nei vari Paesi Europei, si è assistito alle dichiarazioni del “noto virologo Trump” che ha affermato, minimizzando l’epidemia, definendola “una semplice influenza. Come vengono igienizzati gli oggetti, così pure una somministrazione di dosi di disinfettante nel corpo umano terrà lontano i germi del coronavirus”. Questa affermazione assurda trova la reazione indignata dell’intera classe medica e soprattutto di quelli operanti nei Pronto Soccorso a fronte di ricoveri da parte di persone intossicate per aver preso alla lettera la dichiarazione del Presidente. Tutto questo mentre, sabato 24 maggio 2020, il New York Times affermava in prima pagina: “Verso i 100.000 morti, una perdita incalcolabile”. L’ introduzione dell’articolo, che evidenziava oltre 1.000 nominativi ed una brevissima biografia di ognuno, una decima parte dei deceduti, veniva resa più “umana” la tragedia con l’affermazione “Essi non erano una semplice lista di nomi, erano NOI.” Purtroppo i centomila deceduti sono stati un “primo e tragico traguardo” dell’intero Stato Americano che, alla data odierna, hanno raggiunto la spaventosa cifra di 400.000 (oltre il numero di quella del secondo conflitto mondiale) con quasi 20 milioni di contagiati (sito
La politica internazionale
John Hopkins University) collocando gli Stati Uniti al primo posto mondiale. Le precauzioni in essere in tutto il mondo per evitare il contagio, vengono disattese dal Presidente Trump che si presenta in pubblico senza l’auspicata mascherina ed incitando i propri sostenitori a fare altrettanto, mentre il Consigliere per la pandemia, l’immunologo Anthony Fauci, fautore di approfonditi studi sull’AIDS, è tacciato di “infauste previsioni”. Il comportamento del suo successore John Biden, dal suo insediamento del 20 gennaio 2021, è invece improntato alle precauzioni in essere nella maggioranza dei Paesi in tutto il mondo, con l’imposizione obbligatoria della mascherina in tutti gli uffici, mezzi pubblici e locali al chiuso. Non sottovaluta l’emergenza ed auspica che la vaccinazione in essere sia accelerata entro l’estate per creare il cosiddetto “effetto di immunità di gregge” e ridando pieni poteri al Dr. Fauci ed alla sua equipe di virologi. Questi, in un’intervista al New York Times del 25 gennaio 2021, affermava che durante il suo anno di gestione sotto la Presidenza Trump, era considerato dai collaboratori della Casa Bianca “una puzzola da pic-nic ed i miei problemi iniziarono quando osai contraddire il Presidente”. Bell’esempio di Democrazia! Solitamente il Presidente Americano uscente partecipa alla cerimonia di insediamento del nuovo eletto, accompagnato dagli onori militari per il servizio svolto con il suo mandato. Nel caso del passaggio di conse-
gne, da Trump a Biden, questo non è avvenuto perché Trump non solo non si è presentato alla cerimonia inaugurale del 20 gennaio, ma non ha mai accettato la sconfitta elettorale. Passando all’altro aspetto, la compagine Presidenziale, un esempio di democrazia è anche dato dalla composizione della squadra di John Biden che, cominciando dalla Vice Presidente, Kamala Harris, prima donna e prima afro-americana ad occupare l’ambito incarico, è composta in maggioranza da donne, a differenza della compagine Presidenziale precedente. La scelta al femminile è avvalorata anche nella decisione di dar voce alle minoranze che compongono l’intera popolazione statunitense. Questa svolta non potrà che trovare consensi anche nell’elettorato Repubblicano, ampliando il potere del Presidente. Un detto popolare afferma che “dietro un grande uomo, c’è sempre una grande donna”. E questo sembra confermarsi con la presenza alla Casa Bianca della moglie di Biden che, seguendo le precedenti First Ladies, è destinata a lasciare un buon ricordo, almeno dalle prime uscite pubbliche. Jill Biden, infatti, non vivrà all’ombra del marito, ma continuerà ad insegnare nell’ Università del Delaware e la sua biografia ci svela che, oltre al proprio lavoro, dirige anche una Fondazione per le donne operate al seno. Ugualmente, coloro che l’hanno preceduta, Barbara e Laura Bush, Nancy Reagan, Hillary Clinton e Michelle Obama, per non citare la “mitica” Jacqueline Kennedy, hanno lasciato un ricordo indelebile nella memoria mondiale, sia per il loro incarico in opere sociali meritorie, che per il proprio impegno civile. L’ultima First Lady della Casa Bianca, Melania Trump, schiacciata dalla forte personalità del coniuge, è sempre rimasta estranea alla vita sociale, e forse sarà ricordata soltanto per il suo sfarzoso e, spesse volte, inopportuno abbigliamento e per le sue “smorfie” che non avvaloravano le scelte dissennate del marito.
In ricordo di… … Piero Garzetti Molti dei lettori di SanpoloPolis non hanno conosciuto Piero Garzetti perché risiedeva a S. Eufemia, ma vogliamo ugualmente ricordarlo perché è stato un personaggio che dovrebbe essere portato ad esempio a tutte le persone impegnate nel sociale e nel politico. Umile, appassionato, sempre dialogante, coerente con i propri ideali, costruttore di pace, sempre dalla parte dei più poveri. Per Piero, fare politica ha sempre significato operare per costruire una società improntata al bene comune ed in tal senso è rimasto impegnato nel suo quartiere fino alla fine. Uomo di sinistra da sempre, ha dialogato sempre con tutti fin dai tempi della “guerra fredda. Ciao Piero.
17
La politica
Regione Arlecchino o Regione Pulcinella? di Fabrizio Molteni
Il periodo di crisi pandemica che stiamo attraversando, drammatico - per vastità, gravità e durata del fenomeno – ed inedito nelle proporzioni e nel suo svolgersi, sta mettendo in crisi un po’ tutti, a vari livelli. Dai semplici cittadini alla classe politica, che deve assumere decisioni non facili, non scontate, che si devono misurare con un fenomeno pressoché sconosciuto. Proprio per questo le varie polemiche, da parte di altri soggetti politici o di semplici cittadini, alle quali abbiamo assistito nei confronti di Governo, presidenti di Regione e sindaci, di qualunque parte e colore politico, sono apparse fuori luogo, in particolare nella prima fase del contagio. Facendo la tara sulla buona fede dei nostri amministratori, tutti ci hanno provato, tutti hanno cercato di fronteggiare la crisi con gli strumenti che si avevano a disposizione, tutti hanno agito per quello che pensavano essere il bene dei cittadini o, per lo meno, lo speriamo. Certo, ne abbiamo viste di tutti i colori, con richieste assortite di chiusure e aperture, da parte degli stessi soggetti... In questo, ha spiccato Regione Lombardia che, a inizio anno, prima ha paventato misure più stringenti poi ha chiesto di passare da regione rossa ad arancio, polemizzando con il Governo circa chi avesse sbagliato sui dati in base ai quali la Lombardia è rimasta rossa quando aveva i numeri per diventare arancio. L’Istituto Superiore di Sanità, chiamato in causa dalla Regione, ha segnalato che da maggio 2020 ha invia-
to 54 segnalazioni di errori, incompletezze e/o incongruenze alla Lombardia, aggiungendo che il sistema non è mai stato contestato e che nessun’altra Regione ha mai segnalato anomalie. Sempre secondo l’ISS, la percentuale di incompletezze e/o assenza di informazioni nel campo “stato clinico” nei dati Covid trasmessi dalla Lombardia nel periodo 13 dicembre 2020/13 gennaio 2021, è stata pari al 50,3%, a fronte del 2,5% delle altre Regioni. Nonostante le proteste del presidente della Lombardia, la situazione pare abbastanza chiara: i dati errati che hanno lasciato la Lombardia in zona rossa sono dipesi dal fatto che migliaia di persone erano state contate dal Pirellone come positive, mentre non lo erano. Un errore causato dalla mancata specifica dei sintomi da parte dei tecnici regionali e forse dipeso anche dal fatto che, come uscito successivamente, incredibilmente vi era un solo addetto destinato al conteggio dei casi. La Giunta dà un'altra versione ed il 23 gennaio il presidente Fontana e l'assessora al Welfare Letizia Moratti hanno indetto una conferenza stampa, nella quale si sono potute sentire affermazioni paradossali. Come quella secondo cui, per il duo Fontana-Moratti, ci sarebbe un errore nell’algoritmo che calcola l’indice Rt. Una giornalista ha fatto opportunamente notare che, se fosse così, allora sarebbero sbagliati tutti i dati, anche quelli delle altre Regioni; per tutta risposta, il presidente Fontana non ha saputo trovare di meglio da dire che a lui, quello che riguarda le altre Regioni, non interessa… I giornalisti, però, hanno omesso di far notare un’altra cosa, semplice e scontata conseguenza del presunto errore nel calcolo dell’algoritmo: se fosse effettivamente così, allora i dati presentati da Regione Lombardia dall’inizio ad oggi, sarebbero stati errati, senza che la Regione se ne accorgesse! Magari questa sottolineatura avrebbe incontrato l’interesse del presidente Fontana… Ma poi, alla fine: perché sollevare questo polverone politico, quando gli errori erano “solamente” di natura tecnica?
19
L’economia
Covid-19, economia… ed uno sguardo aclista di Martino Troncatti * Siamo in un periodo di attraversamento, una fase complessa, faticosa, segnata da un profondo dolore per la perdita di tante persone care e da un quadro di grande incertezza legato a questa pandemia di cui non riusciamo a intravedere una fine. Ma se ci preoccupa capire quando usciremo da questo periodo, ci preoccupa ancora di più immaginare come ne usciremo, consapevoli che non saremo più ciò che eravamo. Siamo consapevoli che l’emergenza rappresenta una causa, forse quella più evidente, di questa difficile situazione; ciò che ci inquieta di più sono i suoi effetti: ci preoccupa la crisi occupazionale con il rischio che quasi mezzo milione di posti di lavoro venga meno nei prossimi mesi; ci preoccupa il tracollo del PIL e un’economia che deve essere sì ristorata, ma anche rilanciata e ripensata; ci preoccupano le sorti di migliaia di giovani che si misureranno con le conseguenze di questo periodo per molti anni, giovani che non hanno potuto vivere la scuola come uno spazio di relazione e socialità, oltre che di apprendimento e confronto. L’epidemia ha svelato alcuni pregi, ma anche molti limiti dei sistemi economici e sociali che hanno dovuto confrontarsi con essa, rivelando, esattamente come uno specchio, condizioni e pensieri che forse erano già in buona misura conosciuti, ma non altrettanto visti. Il covid-19 ha messo a nudo la fragilità della nostra società e la domanda che rimane è se sapremo reagire alle accelerazioni innescate dall’emergenza. Si tratta di accelerazioni anzitutto culturali, che hanno reso evidenti e naturali scelte che prima sembrava-
no impensabili e lontane: si pensi alla velocità con cui una parte del mondo del lavoro si è riconvertito a distanza nel giro di pochissimo tempo; alla scuola, che ha sostituito in brevissimo tempo l’aula con la didattica a distanza; ai processi di sostituzione, che hanno visto un incremento degli acquisti on line al posto del supermercato o fenomeni di autorganizzazione per trovare soluzioni nuove per problemi inediti. Forse il nodo è proprio questo: alcuni bisogni sono e rimangono quelli di sempre e a questi si sommano nuovi bisogni, generati dalla situazione attuale; ciò che cambia profondamente e che emerge con forza è però l’esigenza di trovare nuove risposte, soluzioni, servizi, modalità organizzative. Come ACLI abbiamo di fronte un grande compito: quello di promuovere mutualismo e forme di reciproco aiuto tra le persone, contribuendo al ripensamento del sistema sociale, culturale ed economico, con azioni a sostegno dei lavoratori e delle famiglie grazie ai nostri Servizi e alla nostra presenza sul territorio; quello di organizzare sistemi di risposta che assicurino l’esigibilità dei diritti e l’accesso ad adeguate tutele per i cittadini, insieme a lungimiranti misure di qualificazione e riqualificazione professionale, investendo risorse ed energie sul potenziamento delle competenze, anzitutto relazionali e digitali, per evitare di entrare in una crisi che rischia altrimenti di diventare irreversibile. Non da ultimo, abbiamo il compito di essere interlocutori, critici e propositivi, dei decisori politici affinché gli impieghi delle risorse del recovery fund siano investite per generare valore sociale, promuovere sostenibilità economica e ambientale e garantire, anche ai soggetti più fragili, condizioni di dignità ed equità. * Presidente Regionale ACLI Lombardia
Martino Troncatti, autore dell’articolo riportato sopra, è da poche settimane il nuovo presidente regionale delle ACLI lombarde. Negli anni ’70 è stato dirigente di Gioventù Aclista di Brescia ed attualmente è anche presidente del circolo ACLI di Concesio Pieve. È stato segretario della FIM/CISL a Brescia dal 1976 al 1986. Dal 1986 al 2016 ha ricoperto alte cariche dirigenziali in aziende quali Indesit, Merloni, Zoppas, Artsana rimanendo per trent’anni lontano da Brescia. Con la pensione, ha ripreso l’attività sociale nelle ACLI con l’incarico di Vice Presidente nazionale delegato al Patronato, a fianco del Presidente Nazionale Roberto Rossini. A Martino tanti auguri di buon lavoro nella sua nuova carica.
20
Dal circolo ACLI e dintorni
al tempo del Covid-19 di Clara Signorelli *
Come tutti possono immaginare, dal 23 febbraio 2020 a fine maggio 2020 tutte le attività sono state sospese per il lockdown nazionale. A settembre, considerata la riapertura del Circolo ACLI presso il quale abbiamo la nostra sede, il Consiglio direttivo ha deciso di ripartire con i corsi di ginnastica. Abbiamo adeguato il locale Spazio Incontro in base alle norme anti-covid e adottato un rigido protocollo per la gestione dell’attività ginnica seguendo le linee guida ministeriali. L’adesione ai corsi è stata buona, anche se non come il precedente anno, inevitabile la paura, rivelatasi poi fondata, di un aumento dei contagi. Dopo sole tre settimane di attività abbiamo dovuto interrompere i corsi causa decreto ministeriale che sospendeva tutte
le attività delle palestre. A questo punto si è deciso di proporre le lezioni online a tutti: adulti, giovani e bambini negli stessi orari delle lezioni in presenza, l’intenzione era proprio quella di consentire comunque un’attività fisica guidata e poter mantenere, allo stesso tempo, una relazione tra le persone. La proposta è stata accolta da un 50% degli iscritti, qualcuno non ha aderito per difficoltà all’uso informatico, qualcun altro semplicemente perché non ama fare attività davanti ad un pc o ad uno Smart-phone. Attualmente stiamo continuando con le lezioni online per giovani e adulti, mentre abbiamo ripreso da poco l’attività ludico motoria dei bambini in presenza, in quanto consentito nel rispetto delle linee guida del Dipartimento per le politiche della famiglia (allegato 8 DPCM del 14 gennaio 2021).Per quanto riguarda le altre attività, le gare delle carte sono sospese fino a termine pandemia, il gruppo escursionistico AGAPE riprenderà in sicurezza appena possibile; il gruppo di cammino attualmente è ancora in standby, come pure il gruppo dei podisti. Siamo in attesa e speriamo che anche il vaccino faccia la sua parte, oltre a quella che ciascuno di noi deve fare! * Presidente US Acli S. Polo
Celebrato l’8° congresso provinciale US Acli Brescia di Riccardo Entrada Il 30 gennaio 2021 si è tenuto il congresso provinciale di US ACLI di Brescia dal titolo “US ACLI: associazione in rete. Con lo sport protagonista dei cambiamenti”, hanno partecipato una ventina di delegati in rappresentanza delle 16 società affiliate, erano in collegamento anche il presidente regionale ed il vice presidente nazionale; la preghiera iniziale è stata fatta da don Alfredo Scaratti, nella sua riflessione ha ricordato che tutto lo sport deve essere educativo ed ha una valenza sociale e pastorale; si sono susseguiti poi gli interventi del presidente uscente Emilio Loda poi riconfermato il quale ha voluto sottolineare che lo sport deve essere inclusivo, deve avere una attenzione particolare per chi pratica lo sport di base e che deve avere come obiettivo l’aiutare gli altri, lo sport deve essere uno strumento sociale e non un fine personale, e poi i
vari interventi dei delegati delle società i quali hanno fatto proposte e portato i loro problemi e difficoltà. Il saluto finale è stato fatto da Pierangelo Milesi, presidente provinciale delle ACLI Brescia. Con Loda come presidente, sono stati eletti gli otto consiglieri Daniele Almici, Pierpaolo Beccalossi, Sandra Belli, Francesca Chinotti, Riccardo Entrada, Renato Giuliani, Renzo Scalmati e Gianmauro Spiller. Concludo con una frase presa dalla preghiera letta da don Alfredo: “credo in uno sport che sappia privilegiare la qualità delle relazioni umane al di sopra dell’organizzazione, dello spettacolo e dei trofei. Credo in uno sport che rifiuta la cultura dello scarto e si attrezza e organizza nella prevenzione di ogni forma di disagio sociale.” Consigliere provinciale US Acli
21
La cultura
“LA POESIA E’ L’ UNICA PROVA CONCRETA DELL’ ESISTENZA DELL’ UOMO” Luis Cordoza y Aragòn poeta di La Antigua - Guatemala
IL TOPO DI BIBLIOTECA di Ernesto Paroli
...salve Fenice forte ti nomino Presidente della vera Repubblica degli uccelli e ti faccio dono in anticipo della cicca della mia vita affinché tu risorga quand'io sarò morto dalle ceneri di colui che era tuo amico
Jacques Prévert da”Saluto all'uccello” in Poesie inedite e segrete
Violette Toussaint è la guardiana del cimitero di una cittadina della Borgogna. Dietro un’apparenza di normalità, nasconde una grande personalità e una vita piena di misteri. Durante le visite ai loro cari, tante persone vengono a trovare, nella sua casetta, questa bella donna, semplice, dal cuore grande, che ha sempre una parola gentile per tutti ed a tutti è sempre pronta a offrire un caffè caldo o un cordiale. Ricorda un po’ Renée, la protagonista dell’”Eleganza del riccio”, perché come lei. nasconde un'esistenza impensabile. Come un naufrago, aggrappandosi ai relitti della sua storia è giunta a quel lavoro, ad una spiaggia sicura perché la vita di Violette non è certo stata una passeggiata, è stata anzi, un percorso irto di difficoltà e contrassegnato da tragedie, Eppure, nel suo modo di approcciare le cose, quel che prevale sempre è l’ottimismo e la meraviglia quella che si prova guardando un fiore o una semplice goccia di rugiada su un filo d’erba. Un giorno un poliziotto arrivato da Marsiglia si presenta con una strana richiesta: sua madre, recentemente scomparsa, ha espresso la volontà di essere sepolta in quel lontano paesino nella tomba di uno sconosciuto signore del posto. Da quel momento le cose prendono una piega inattesa, emergono legami fino allora taciuti tra vivi e morti e certe anime, che parevano nere, si rivelano luminose. Attraverso incontri, racconti, flashback, diari e corrispondenze, la storia personale di Violette si intreccia con mille altre vicende perché questa non è solo la storia del matrimonio infelice di Violette e Philippe, è la storia di Célia, la prima amica che Violette abbia mai avuto. È la storia di Luc e Françoise, la giovane zia dalla gonna troppo corta. È la storia di Sasha, guardiano e guaritore, il primo che riesce a far ridere una madre cui viene strappata la figlia. Ed è anche la storia di Julian, un poliziotto che da Marsiglia arriva alle porte del cimitero in cerca di risposte. Sarà che è un poliziotto e un poliziotto deve portare con sé una scia di misteri da risolvere. Ma da quando compare nel romanzo, le pagine si popolano di domande, le vite di tutti si intrecciano, si scontrano, si separano, facendo emergere urgenze fino ad allora sconosciute. Urgenze che il lettore beve, ubriacandosi, fino all’ultima pagina che non si vorrebbe mai che finisse La casa dove vive Violette è profumata. Sa di candele, tè, saponi, altre candele e altri romanzi. Si trova al limitare di un cimitero di cui Violette è guardiana. Ma questa storia non parla solo di morte, di donne che si strappano capelli sulla tomba e di una triste guardiana che passa la sua vita china sui fiori. C'è molta malinconia, ma tra le pagine si scorge anche una luce inaspettata, si intravvedono germogli che, crescendo tra le crepe di un terreno che si credeva arido, danno vita a un romanzo infinitamente toccante mai forzato e mai ripetitivo. Con grande delicatezza l'autrice costruisce magistralmente un coro di voci tra cui risalta quella di Violette e della sua sete di vita.
Valerie Perrin – CAMBIARE L'ACQUA AI FIORI- Edizioni E/O
22
Dal Punto Comunità
Un altro anno di lavoro di Centina Bazzana *
Anche nel tribolato anno 2020 il nostro Punto Comunità ha lavorato in modo quasi continuativo per un totale di 1110 persone aiutate, equamente divise tra italiani e stranieri. Abbiamo forzatamente chiuso dal 7 marzo al 31 maggio a causa del lockdown nazionale, ma sempre attenti a richieste di urgenza. Dal 1° giugno tutti gli sportelli hanno riaperto dopo aver predisposto negli uffici tutti i dispositivi previsti per la sicurezza sanitaria e aver organizzato un sistema di prenotazione su appuntamento per ciascun utente. Nel periodo autunnale, anche durante le settimane in zona rossa, abbiamo deciso di restare aperti soprattutto per lo sportello informalavoro, patronato, donna e famiglia e comunque sempre disponibili a dare indicazioni telefoniche. Durante il lockdown e poi in autunno la referente del Punto Comunità ha organizzato il progetto “Coronavirus” rispondendo all'appello del Comune, in collaborazione con i Servizi Sociali e il Consiglio di quartiere; dopo aver reperito e formato i volontari abbiamo avviato le seguenti attività sui due quartieri San Polo Cimabue e San Polo Parco: ”Spesa assistita, farmaci, bollette e prelievi bancari” per un totale di 56 famiglie e 700 interventi “Spesa sospesa” in collaborazione col supermercato Conad di via Masaccio preparazione e distribuzione di pacchi alimentari gratuiti con la Caritas di S.Angela Merici per una media di 45 famiglie aiuto nella distribuzione quindicinale di pacchi alimentari gratuiti con la Caritas di San Luigi Gon-
zaga per 55 famiglie distribuzione gratuita di alimentari a 16 famiglie di anziani della Torre Cimabue in collaborazione con la Casa della Associazioni individuazione di due professionisti per assistenza infermieristica a domicilio e per sostegno psicologico aiuto per la compilazione online dei buoni spesa gestiti dal Comune distribuzione per tre volte delle mascherine fornite dalla Protezione Civile ad anziani e persone fragili del quartiere distribuzione delle mascherine realizzate dalle donne della sartoria “Ricuciamo la solidarietà” per i soggetti più anziani e fragili del nostro quartiere. In definitiva durante la chiusura abbiamo lavorato molto più del solito! Al di là della fatica e dell'impegno che sono stati necessari per coordinare tante realtà coinvolte, rimangono: la soddisfazione per la buona riuscita di tante iniziative la riconoscenza verso tutti i volontari che hanno voluto collaborare e che continuano a farlo la sorpresa per la grande disponibilità dimostrata da parte di persone spesso sconosciute la consapevolezza che finalmente le Realtà in rete nel Punto Comunità hanno collaborato con tanta buona volontà, in primis il Consiglio di Quartiere. Il punto Comunità ha anche elaborato il progetto “Re-Stiamo bene a San Polo” per individuare le problematiche degli ultrasettantenni del nostro quartiere riferite in particolare alle difficoltà inerenti alle tipologie di abitazioni presenti, al fine di studiare un progetto comune per ridurne i problemi. Avevamo preparato il questionario, ma la pandemia ci ha impedito di passare nelle case per somministrarlo: riprenderemo appena possibile. * Coordinatrice del Punto Comunità
23
Dal Punto comunità
Pensioni 2021 di Giuseppe Foresti * È sempre molto difficile comprendere le regole per accedere alla pensione anche in un anno nel quale le modifiche legislative sono state poche. Ma le norme degli anni precedenti e le molte particolarità sempre in vigore richiedono un orientamento che proviamo a dare per l’anno 2021 cercando di distinguere tra regole generali che interessano la maggior parte dei lavoratori e la casistica particolare, quella più significativa, che interessa un certo numero di persone.
Le regole della pensione di vecchiaia La pensione di vecchiaia si matura con l’età e con un numero minimo di contributi. Quest’anno l’età è di 67 anni e di 20 anni di contributi. Chi ha maturato i contributi in anni molto lontani può anche accedere con meno di 20 anni di contributi mentre per quanto riguarda l’incremento dell’età, soggetta all’incremento per il pro-
lunga-mento delle aspettative di vita, quest’anno non si è verificata questa situazione. Il diritto all’integrazione al minimo delle pensioni (se di importo inferiore) richiede l’accertamento dei redditi personali e del coniuge: al di sopra di un certo livello l’integrazione non spetta.
Le regole per la pensione di anzianità La pensione anticipata, senza alcun limite di età, resta ferma a 41 anni e 10 mesi per le donne ed a 42 anni e 10 mesi per gli uomini, requisiti bloccati fino al 2026. Per accedere a pensione servono tre mesi di attesa (finestra). L’altra forma di pensionamento anticipato, quota 100, ancora valida quest’anno, richiede almeno 62 anni di
età e almeno 38 anni di contributi con una attesa di tre mesi per il settore privato e di sei mesi per il settore pubblico (finestre). L’intento quest’anno è quello di trovare l’accordo per una modifica onde evitare che dal 2022 si arrivi al salto verso il requisito dei 42 e 41 anni sopraddetti ovvero ai 67 anni.
Altre forme di pensionamento Opzione donna È stata prorogata questa particolare forma di pensionamento per le donne che hanno maturato 58 anni di età (lavoratrici dipendenti) e 59 anni (lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi nel 2020. Si ricorda che il calcolo di questa pensione è basato esclusivamente sul sistema contributivo e richiede un’attesa di 12 mesi (finestra) per le lavoratrici dipendenti e di 18 mesi per le lavoratrici autonome. Ape sociale Si tratta di un assegno, previsto anche nel 2021, per accompagnare alla maturazione della pensione vera e propria. Viene concesso a chi ha 63 anni compiuti entro il 2021 per un importo massimo di 1500 € per dodici mensilità. Con almeno 30 anni di contributi ne possono beneficiare i disoccupati o che hanno concluso un lavoro a termine, che non siano rioccupati a tempo indeterminato e devono aver cessato l’indennità di disoccupazione da almeno tre mesi. Ne possono beneficiare 24
anche i lavoratori che da almeno sei mesi continuativi assistono un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità. Ne possono altresì beneficiare i lavoratori invalidi con invalidità civile almeno del 74%. Ne possono beneficiare con almeno 36 anni di contributi i lavoratori che da almeno sette anni negli ultimi dieci, oppure di sei anni negli ultimi sette, svolgono lavorazioni gravose indicate in apposita tabella (es. conduttori di mezzi pesanti e camion, conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante, professioni sanitarie con lavoro a turni, insegnanti della scuola di infanzia, siderurgici di prima e seconda fusione, ecc.). Bisogna presentare apposita domanda di riconoscimento (prima scadenza 31 marzo) e poi la domanda di assegno.
Lavoratori precoci È in vigore in via definitiva il diritto a pensione per i lavoratori precoci (12 mesi di contributi prima dei 18 anni) con 41 anni di contributi ed una attesa di tre mesi
Dal Punto Comunità (finestra). Ma attenzione, si tratta di particolari categorie di lavoratori già indicate per l’Ape sociale o con lo svolgimento di lavori gravosi e usuranti.
guardia (otto volte) per consentire il pensionamento con le vecchie disposizioni. Ora è stata reintrodotta una nona salvaguardia che riguarda poche migliaia di persone previa domanda entro il 2 marzo. I requisiti storici molto complessi richiedono una attenta valutazione al Patronato.
Nona salvaguardia Si ricorderà che con l’entrata in vigore della riforma Fornero del 2011 furono introdotte norme di salva-
Fatta questa mini rassegna delle possibilità di pensionamento nel 2021 non possiamo dire che tutto è chiaro. In primo luogo bisogna verificare col Patronato quando effettivamente si rientra in questa casistica e, in secondo luogo, bisogna verificare altre particolari opportunità di pensionamento. Bisogna anche considerare anche le diverse regole del sistema esclusivamente contributivo per chi ha avuto coperture assicurative solo dal 1996 in poi. Tra queste ultime vogliamo ricordare il diritto alla pensione di vecchiaia con 71 anni di età e soli cinque anni di contributi: il diritto c’è ma con contributi esigui sarà insignificante anche l’importo a meno che non vi siano le condizioni reddituali per maturare anche l’assegno sociale o la pensione di cittadinanza. * Presidente Provinciale Patronato ACLI
Dal circolo ACLI
Tesseramento ACLI al circolo S. Polo La situazione sanitaria che stiamo vivendo rende tutto più difficile e da questa difficoltà non è certamente esente il nostro circolo ACLI. Difficoltà economica dovuta alle lunghe chiusure del nostro Punto Mescita, difficoltà nell’organizzazione delle iniziative, difficoltà nella gestione del Punto Comunità, difficoltà nel promuovere la campagna del tesseramento… Come generalmente capita, è proprio nelle difficoltà che si può misurare la solidità di una organizzazione ed il suo radicamento nella base dei propri iscritti e sul territorio. Ed è quanto si è manifestato nel nostro circolo. Nelle difficoltà, si è manifestata una grande solidarietà che ha permesso al circolo di mantenere viva la propria presenza: volontari che si alternano nell’accoglienza dei soci al circolo per la misurazione della temperatura corporea ed il controllo del rispetto delle regole anti Covid; volontari del Punto Comunità che si sono resi disponibili per mantenere aperti gli Sportelli in sicurezza su appuntamento; soci che, rinnovando la tessera per il 2021, hanno versato una somma, piccola o grande, a sostegno del circolo; volontari che collaborano con i gestori nella preparazione e distribuzione dei pranzi da asporto organizzati sempre a sostegno del circolo; volontari che continuano a lavorare con grande dedizione per garantire le operazioni ordinarie necessarie per la gestione quotidiana del circolo… una solidarietà diffusa e radicata che dimostra un importante attaccamento alla realtà del nostro circolo ACLI. Anche l’andamento del tesseramento dimostra questo attaccamento: siamo a febbraio ed i tesserati hanno già raggiunto quota 238. Il grafico evidenzia l’andamento negli ultimi dieci anni.
TESSERE
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019
2020
Rilasciate al Circolo
264
265
298
294
299
312
321
319
317
301
Rilasciate Sede Prov.
57
62
66
73
83
88
83
85
123
Non ancora pervenuti
Totale
321
326
364
367
382
400
404
404
440 25
Dal Punto comunità
24
Punto Comunità San Polo Cimabue Via Cimabue 271 – 25134 Brescia Telefono 030 2311303 – Cellulare 3476602343 puntocomunitasanpolocimabue@gmail.com www.aclisanpolo.it
Tutti gli sportelli e gli orari Sportello
Patronato Servizio Fiscale
Sportello InformaLavoro
Sportello Reclami e Proposte Lega Consumatori Sportello “Donna e famiglia”
Sportello Volontariato Microcredito
Cosa offre
Apertura
Il Patronato ACLI offre un servizio di assistenza, in buona parte gratuiMartedì to, a tutti i cittadini, lavoratori dipendenti ed autonomi, pensionati in materia di: pensioni di ogni tipo, assegni al nucleo familiare, invalidità, 17.00 – 18.00 * assistenza sociale… Il servizio fiscale per l’assistenza nella compilazione dei Modelli 730 e Mercoledì Unico (ex 740) e per le dichiarazioni e versamenti Imu, viene gestito in 16.00 – 18.00 collaborazione con la società provinciale “ACLI Servizi Brescia s.r.l.” e (aperto solo da marzo a giugno) con il CAAF ACLI. - Per qualsiasi problema di carattere fiscale – ISEE – Modello RED Giovedì Assegno di maternità – Bonus elettrico, gas, idrico – Modulo postale 10.00 – 12.00 ** per Carta Acquisti – IMU e TASI nei periodi di scadenza - Compilazione e aggiornamento del Curriculum Vitae Lunedì - Lettera di presentazione 17.00 – 19.00 ** - Aiuto nella ricerca di offerte di lavoro ed invio CV Martedì - Segnalazione di corsi di formazione professionale - Azione di accompagnamento, supporto e informazione a chi è in 10.00 – 12.00 ** cerca di lavoro Venerdì - Orientamento riguardo ai problemi del lavoro 17.00 – 19.00 ** - Segnalazioni a Dignità e Lavoro - Raccoglie segnalazioni di problemi riguardanti il territorio - Trasmette le segnalazioni agli uffici ed enti competenti - Segue i problemi segnalati fino alla loro conclusione - Informa sull’iter delle pratiche attraverso Sanpolopolis - Offre servizi di consulenza gratuita in materia bancaria, assicurativa,, familiare, condominiale, turistica, immobiliare. - Tutela i consumatori che, in quanto tali, ritengono siano stati violati i diritti previsti dalla normativa vigente in materia - Ascolto, informazione, orientamento ed eventuale accompagnamento delle donne per qualsiasi problema di disagio e di bisogno - Problemi riguardanti i minori - Informa e orienta le persone che desiderano mettere a disposizione alcune ore per fare volontariato, sulle opportunità sul territorio e a livello cittadino - Istituito dalla Caritas Zonale, il micro credito è finalizzato a sostenere l'avvio di un'attività imprenditoriale o per far fronte a spese d'emergenza da parte di persone in difficoltà economica, generalmente escluse dalla finanza ufficiale
Venerdì 18.00 – 19.00 *** Venerdì 18.00 – 19.00 *** Mercoledì 15.00 – 16.00 *** Mercoledì 15.00 – 16.00 *** Lunedì 17.00 – 18.00 ***
Tutti gli sportelli informano, indirizzano e orientano correttamente verso gli uffici e gli enti competenti a dare risposta ai vari bisogni e problemi di persone e famiglie * Riceve solo su appuntamento telefonando al 3474739458 il lunedì dalle 10,30 alle ore 12,00 ** Ricevono solo su appuntamento telefonando allo 030 2311303 il lunedì dalle ore 15 alle ore 16,00 *** Ricevono solo su appuntamento telefonando al 3476602343 il lunedì dalle ore 10,00 alle ore 12,00 26
Dal Punto Comunità S. Polo Cimabue
Sportello
Caritas S. Angela M. presso Oratorio
Ricuciamo la solidarietà Presso Casa Associazioni
Centro Psico Sociale Via Romiglia 1
Servizio Sociale Territoriale Zona Est Comune Brescia Corso Bazoli 7, Sanpolino
Cosa offre
Apertura Martedì ore 9.30-11.30 Venerdì ore 14.30-16.00 Attualmente sospesa
Ascolto Distribuzione viveri Alfabetizzazione cittadini stranieri Progetto di sartoria multietnica finalizzato a raggiungere i seguenti obiettivi: di promuovere la conoscenza della lingua italiana e degli strumenti necessari per rapportarsi con le Istituzioni del territorio; di promuovere percorsi di autonomia nell’ambito lavorativo; di sollecitare la società civile per la costruzione di un tessuto sociale capace di inclusione e cooperazione.
Giovedì ore 9.30 – 11.30
Il Centro Psicosociale è il punto di riferimento territoriale per le persone che presentano disturbi psichiatrici ed offre una serie di trattamenti di tipo farmacologico, sociale, psicologico, educativo, infermieristico integrati in percorsi di cura in base alle caratteristiche ed i bisogni degli utenti e delle loro famiglie.
Da lunedì a venerdì dalle 8.00 alle 17.00 Tel. 030 2405611
Il Servizio Sociale Territoriale si occupa del supporto e del sostegno ai cittadini in tutte le fasi della vita: Famiglie con minori Adulti in difficoltà Persone con disabilità Persone anziane
Lunedì 9-12,30 e 14-16 Martedì 14-16 Mercoledì 9-12,30 e 14-16 Giovedì ore 9-12.30 Venerdì ore 9-12,30 e 14-15,30 Si riceve solo su appuntamento Tel. 0302977093-94
Il lavoro degli Sportelli nel 2020 Crediamo sia opportuno porre a conoscenza dei lettori di SanpoloPolis e di tutta la cittadinanza di S. Polo Cimabue la statistica del lavoro svolto dagli Sportelli del Punto Comunità a servizio dei cittadini nell’anno 2020. I numeri in tabella si riferiscono alle persone ricevute dai singoli sportelli su appuntamento. SPORTELLI
ITALIANI
STRANIERI
TOTALI
Sportello Microcredito
4
4
8
Sportello Informalavoro
40
468
508
Sportello Patronato
79
7
86
Sportello Volontariato
2
1
3
Sportello Donna e Famiglia
8
22
30
Sportello fiscale
274
68
342
Sportello Consumatori
14
0
14
Sportello Reclami e Proposte
9
0
9
433
570
1.004
TOTALI
31
Il Mese della Pace 2021
di Annamaria Lonati e Beppe Venturelli Il titolo di questo articolo è stato anche il titolo del primo incontro del Mese della pace 2021. Le diseguaglianze nel mondo producono: povertà, discriminazioni, conflitti sociali, disparità di trattamento in termini di accesso alla giustizia, all'assistenza sanitaria, all'istruzione. Diventano quindi una questione sociale oltre che economica; ed è un fenomeno che richiede analisi e tentativi di risposta di ampio respiro, che si devono basare "sulla consapevolezza diffusa che il cambiamento di un modello socio economico che è diventato insostenibile ed iniquo, richiede uno sforzo organizzativo condiviso e di tutti". Hanno trattato il tema: ELISA CHIAF economista, esperta di impresa sociale e di welfare, vice sindaca di Borgosatollo e ANTONIO MOLINARI, giovane economista partecipante all’evento Economy of Francesco. Elisa Chiaf è partita da una breve analisi storica del nostro dopoguerra: dopo una fase più egualitaria tra gli anni '45 e '80 dovuta alla crescita demografica e al boom economico, ad una tassazione progressiva delle ricchezze e del patrimonio e alla diffusione del Welfare pubblico, ...dagli anni '80 ad oggi il Neoliberismo è tornato a far crescere le diseguaglianze con il sopravvento della rendita finanziaria sul reddito da lavoro e sul risparmio; ha prevalso l'idea che il capitale vale più del lavoro ed è cresciuta la forbice tra le retribuzioni più elevate e le altre, è aumentata l'accumulazione e la concentrazione dei patrimoni, insieme alla riduzione della capacità di difesa dei redditi da lavoro. Ciò provoca: sofferenza collettiva: si accentua la frammentazione sociale e prevale la ricerca di soluzioni individuali a problemi collettivi, arretra lo stato, le istituzioni sono meno efficienti, aumenta la perdita di fiducia nella politica, cresce l’adesione a politiche populiste, aumentano tensioni sociali e violenza, una minor partecipazione alla vita della comunità e una peggior qualità delle relazioni sociali (c'è desiderio di prevalere su chi sta peggio, insofferenza sociale, razzismo, fobie verso il diverso). Sofferenza individuale:
maggiori problemi di salute legati ad un più difficile accesso alle cure e all'assistenza sanitaria, maggiori comportamenti a rischio, aumento di ogni forma di dipendenza, dei disturbi psichici o psichiatrici, del precariato nel lavoro, dell’abbandono scolastico, difficile accesso alla giustizia e al far valere i diritti umani. Entrambi i relatori, partendo da dati ed esperienze diverse, hanno sottolineato come, per limitare le disparità si debba: perseguire una nuova visione di fiscalità e di redistribuzione, ripristinando una progressività del sistema di imposte fiscali con una tassazione sui grandi patrimoni; agire sull'istruzione rendendola di facile accesso a tutti; ripensare il sistema favorendo quelle organizzazioni che, pur facendo attività di mercato, hanno come riferimento l'economia sociale e non solo il profitto individuale. "Il silenzio dei media su ciò che è stato il cammino di molti giovani in Economy of Francesco e sul documento che ne è scaturito”, ci ha spiegato Antonio Molinari, "è indicativo del poco tempo e del poco interesse che i “grandi” vogliono dedicare a temi come questi. Ma si sbagliano. Abbiamo creato idee avviando processi, più che occupando spazi!". "È necessario incontrare chi oggi si sta formando e sta iniziando a studiare, per indicare loro la pratica di una economia diversa, quella che fa vivere e che non uccide, che include e non esclude, che umanizza e non disumanizza, che si prende cura del creato e non lo depreda; questo è il sentire comune di Economy of Francesco. E' stato un evento che ci ha aiutato a stare insieme, a conoscerci e ci ha guidato a fare un patto per cambiare l'attuale economia e dare un'anima all'economia di domani. Un processo da vivere come vocazione, cultura, legame". Insomma, un processo di nuovo umanesimo che fa ben sperare, alla luce di una pandemia non ancora passata e, immersi ancora in questo tempo sospeso, ripartiamo da un profondo sentimento di coscienza sociale e diciamo sì a rimettere al centro la persona in un cammino comune di giustizia ed equità.
I
Inserto colorato – Mese della Pace 2021 di Anna Braghini Questo è stato il tema della seconda settimana e del secondo incontro del Mese della Pace 2021, al quale hanno partecipato come relatori Antonietta Potente, teologa e suora domenicana e Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne della Rete italiana Pace e Disarmo. Antonietta Potente ha centrato la sua riflessione sulla necessità che la nostra cultura per la pace debba essere fondata su due basi fondamentali: il disarmo individuale, il disarmo politico/sociale. Il disarmo individuale (disarmiamoci) che dobbiamo perseguire attraverso un cammino di cambiamento della nostra mentalità, di trasformazione interiore; il disarmo politico e sociale (disarmare) che riguarda tutta la comunità umana e l’esigenza di abitare la realtà in un altro modo, cambiando il rapporto che l’umanità ha con tutto il creato. È importante curare ambedue queste basi per costruire una “città” di pace. La nostra cultura è profondamente in sofferenza, non veniamo aiutati a pensare, ad avere il gusto della ricerca, del cammino. È urgente una formazione alla diversità, alla differenza, soprattutto ora dove tanta moltitudine è in movimento. È urgente rileggere la storia in un altro modo, rileggerla con criteri di pace, non solo con l’attenzione data agli accadimenti violenti. Nessuno può chiedere la pace se non diventa pacificata, pacificato. Francesco Vignarca nel suo intervento ha ricordato l’importanza del Trattato per la proibizione delle armi nucleari, entrato in vigore il 22 gennaio scorso, e anch’egli sottolinea che l’impegno per una visione pacifista e non violenta, non può essere solo una scelta personale e spirituale, ma deve avere come sbocco una scelta politica (Ghandi, Martin Luther King, Aldo Capitini) e per costruire una società di pace è necessario intervenire sul sistema politico-sociale-economico. Il discorso sulle spese militari è fondamentale se pensiamo che togliendo anche solo il 10% alle risorse attualmente destinate alle spese di guerra, si potrebbero raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030: ridurre a zero la fame e la malnutrizione nel mondo, dare a tutti accesso scolastico… Bisogna anche sfatare la “leggenda” che giustifica la produzione e il commercio delle armi nel nostro Paese: “non possiamo rinunciarvi senza sacrificarci”. Non è vero: in Italia, la produzione di armi è marginale dal
II
punto di vista economico. Il fatturato delle aziende che producono armi è meno dell’1% del Pil; l’export è meno dello 0,6%; il fattore occupazionale, considerando anche l’indotto, è lo 0,4% della forza lavoro. Bisogna allora rendere non conveniente investire nella produzione e nel commercio delle armi. Con la firma del Trattato per la proibizione delle armi nucleari, alcune agenzie finanziarie si sono sganciate da questa produzione (Fondo sovrano norvegese, Fondo pensioni olandese…). Questi spostamenti finanziari tolgono benzina alla macchina della guerra. Ciascuno di noi può agire togliendo i propri risparmi da quegli istituti di credito che hanno a che fare con le industrie delle armi. Con una proposta di legge di iniziativa popolare depositata la scorsa legislatura, “Un'altra difesa è possibile” ha chiesto la costituzione di un Dipartimento di difesa civile non armata e non violenta. Ora, con un’altra legge di iniziativa popolare, si vuole dare la possibilità ad ogni cittadino di poter fare un’opzione fiscale: esiste la scelta per devolvere il 5 per mille (associazioni), l’8 per mille (confessioni religiose); noi proponiamo che ogni cittadino possa scegliere che il 6 per mille della propria tassazione possa essere destinato al dipartimento della difesa civile, non armata e non violenta, oppure alle forze armate tradizionali. Sono stati interventi pieni di significato e di forza. Disarmo che tutte e tutti dobbiamo compiere dal di dentro e disarmo come questione politica che riguarda tutta la comunità umana e l’eco-sistema; due “disarmi” che devono sempre andare insieme. Da entrambi i relatori l’invito a ripensare alla nostra vita e ad interrogarci sul futuro dell’umanità.
Inserto colorato – Mese della Pace 2021
Rotta balcanica, vergogna dell’Europa di Angelo Alioto E' da poco passato il 27 gennaio, giornata dedicata alla memoria dei milioni di morti nei campi di sterminio nazisti. Ed è giusto ricordare, affinché tali atrocità non si ripetano. Ma sarebbe opportuno esercitare oltre alla memoria anche la vigilanza coniugata ad umana solidarietà per ciò che succede alle porte di casa nostra. Solo dopo l'incendio del campo profughi di Lipa, (ad una ventina di chilometri dalla città bosniaca di Bihac, al confine con la Croazia) abbiamo saputo qualcosa della tragedia che si sta consumando sulla rotta balcanica. Il percorso che dalla Grecia, attraverso i boschi di Bosnia, Croazia, Slovenia porta i migranti alle porte del nostro Paese. “E’ una rotta in cui si muore di assideramento, nei boschi, nei fiumi ghiacciati dei Balcani, o dove si può scomparire e finire vittime dei trafficanti.” Sono parole di Silvia Maraone, volontaria dell’Ipsia (Istituto pace sviluppo innovazione Acli) che opera a Bihać, in collaborazione con la Caritas e la Croce Rossa locale. L'incendio di Lipa ha fatto entrare nelle nostre case le terribili immagini di uomini, donne, bambini in fila in mezzo alla neve, sommariamente coperti, in attesa di
un pasto. Solo allora si è messa in movimento la macchina mediatica che ci ha fatto vedere quelle scene, evocative di altri tragici momenti che credevamo irripetibili. Il campo di Lipa, costruito e finanziato con i fondi dell'Unione Europea, ospitava circa 1500 persone, ed era gestito dall'OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni, espressione di 173 Stati membri) su mandato dell'Unione Europea a sostegno del Ministero di sicurezza bosniaco che gestisce i migranti. L'OIM aveva deciso di abbandonare il campo il 23 dicembre perché ormai sovraffollato e privo di acqua corrente, elettricità, fognature. Impianti più volte richiesti al governo bosniaco, prima dell'arrivo dell'inverno, e mai realizzati. Lo stesso giorno è scoppiato l'incendio che ha distrutto le tende, unico riparo per i profughi che non sapevano più dove andare. Alcuni sono rimasti nel campo, nonostante le condizioni di vita disumane, altri si sono spostati nella vicina Bihac, utilizzando vecchi edifici abbandonati e restando nella completa clandestinità, vittime delle violente retate della polizia locale. Nel territorio di Bihac c'è un centro di accoglienza che potrebbe ospitare temporaneamente i fuoriusciti da Lipa, anziché lasciarli senza riparo, ma l'amministrazione locale non vuole aprirlo perché i cittadini di quella città non amano veder girovagare tra le loro case soggetti ritenuti potenzialmente pericolosi. In realtà sono persone provenienti da Afghanistan, Pakistan, Siria, Iraq, Bangladesh fuggiti, come ormai tutti sanno, da guerre, persecuzioni etniche, conflitti religiosi. C'è il ragazzo afghano che scappa perché obbligato a combattere per i Talebani, quello perseguitato per il suo orientamento sessuale e mille altre storie simili. III
Inserto colorato – Mese della Pace 2021 Tutti questi migranti hanno il diritto di vedere esaminate le loro richieste di asilo o di riconoscimento dello stato di profughi, diritto riconosciuto da norme internazionali, europee e nazionali. Per essere più precisi si possono citare: l'articolo 10 della Costituzione italiana, l'articolo 33 della Convenzione di Ginevra sui rifugiati, l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Grazie a questo quadro normativo, il Tribunale Ordinario di Roma in data 18/01/21 ha emesso un'ordinanza (Giudice dott.ssa Silvia Albano; N.R.G. 56420/2020) che condanna l'Italia per i respingimenti irregolari dei migranti, eseguiti ai sensi dell'accordo bilaterale di riammissione, sottoscritto con la Slovenia nel 1996 e mai ratificato dal Parlamento italiano. La pratica dei respingimenti irrituali è stata fatta propria negli ultimi anni, anche dai governi di Lubiana e Zagabria, ignorando totalmente le convenzioni internazionali. L'intervento del giudice italiano è stato conseguente al ricorso presentato da un giovane pachistano che a luglio, dopo il decimo tentativo era riuscito a raggiungere Trieste attraversando i confini meno sorvegliati di Bosnia, Croazia, Slovenia. Arrivato al confine italiano (ma è bene ricordare che già in Croazia era in territorio europeo, cioè in area Schengen) è stato respinto fisicamente in Slovenia, in assenza di qualsiasi provvedimento formale, quindi con una palese lesione del diritto di difesa. La Slovenia con metodi altrettanto sbrigativi ha consegnato il ragazzo alla polizia croata che dopo averlo “maltrattato” l'ha ricacciato in Bosnia. A questo tragico andirivieni a cui ormai da anni si sottopongono i migranti, hanno anche dato un nome: game (gioco), un terribile gioco che può costare la vita per conquistare un futuro in Europa. L'analisi di queste vicende, per onestà di ragionamento, ci fa dire che non è il piccolo Stato della Bosnia l'unico carnefice di questa umanità dolente. Non sono i “cattivi” bosniaci o croati i responsabili delle disumane condizioni di vita dei migranti; in realtà i respingimenti
IV
a catena mettono in evidenza l'ipocrisia europea che di fronte al fenomeno migratorio, lascia soli i Paesi di prima accoglienza. Il difensore civico europeo (l'irlandese Emily O'Reilly) a seguito di un dettagliato rapporto presentato da Amnesty International sta aprendo un'inchiesta sulle possibili responsabilità della Commissione europea relativa al mancato rispetto dei diritti dei migranti. In particolare si indagherà sui respingimenti a catena tra Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia, operati in netto contrasto con il principio di “non refoulement” che vieta i respingimenti senza formalità, operati senza alcuna fase istruttoria, come recita l'art. 33 della Convenzione di Ginevra: “Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche .” Tenuto conto anche delle innumerevoli tragedie che ormai annualmente si verificano nel Mediterraneo, diventa sempre più evidente e necessario, considerare i migranti come una risorsa per l'Europa, un continente che invecchia; pertanto, al di là di più o meno condivisibili ideologie, l'unica soluzione al fenomeno migratorio è la regolarizzazione degli ingressi con relativi finanziamenti da considerare reali investimenti e non sofferta beneficenza.