FEBBRAIO 2020 - N° 123
Editoriale
Le ACLI a congresso, in una democrazia rarefatta di Dante Mantovani Lo affermo con un po’ di orgoglio, ma anche con un po’ di preoccupazione: le ACLI sono rimaste una delle pochissime organizzazioni socio/politiche che celebrano congressi “veri”, cioè congressi che coinvolgono tutti gli iscritti, dove si discutono e si approvano i programmi, che eleggono democraticamente i propri dirigenti. E questo succede a tutti i livelli: nei circoli, nelle provincie, nelle regioni ed al nazionale. Il 25 gennaio scorso, anche il circolo ACLI S. Polo ha tenuto la propria assemblea congressuale, alla presenza della vice presidente provinciale Stefania Romano, che ne ha garantito la regolarità, e che ha presentato le linee programmatiche che sono alla discussione delle varie assise. Purtroppo oggi, soprattutto in campo politico, troviamo partiti e movimenti che ruotano solo attorno ad un leader e che hanno messo in soffitta la pratica della democrazia interna; come possono gestire le istituzioni democratiche, partiti e movimenti non abituati alla democrazia? Noi delle ACLI vogliamo invece testardamente ripetere ogni quattro anni i “riti” della democrazia, riti che non sono però liturgie esteriori e formali, ma processi realmente partecipativi. All’assemblea congressuale del circolo, il presidente uscente Enzo Torri ha svolto una relazione introduttiva con la quale ha tracciato le linee e gli impegni che hanno caratterizzato la presenza dell’associazione nella realtà di S. Polo; i 60 soci presenti (circa il 20% dei soci invitati, aventi diritto di partecipare) avrebbero avuto tutti la possibilità di intervenire per esprimere i propri pareri e le proprie proposte per il futuro del circolo; 24 aclisti sono entrati nella lista dei candidati per la elezione del nuovo Consiglio di Presidenza; i 131 aclisti (35% degli iscritti) che hanno partecipato alle elezioni hanno espresso il loro voto scegliendo i propri dirigenti per i prossimi quattro anni. Questa è la democrazia della quale andiamo fieri e che vorremmo caratterizzasse tutte le organizzazioni sociali e politiche. 2
Gli argomenti scelti per il dibattito di questi congressi sono quelli che ancora oggi caratterizzano le ACLI: essere cristiani ed essere Chiesa in questo contesto sociale; il lavoro come elemento essenziale per la dignità umana; la democrazia come presupposto fondamentale per la giustizia sociale e per la pace. In un mondo che sta velocemente abbandonando ogni riferimento di carattere spirituale, riducendo tutto a quanto ha a che fare col corpo e con la materia, ribadire il nostro ancoraggio alla fede nel Vangelo di Gesù ed all’esperienza comunitaria nella Chiesa, acquista un valore di testimonianza non banale. Gli insegnamenti e gli stimoli di papa Francesco in materia di giustizia sociale, di economia dello scarto, di uguaglianza, di salvaguardia del creato, di Chiesa in uscita che cammina a fianco dell’umanità per trasformarla alla luce del Vangelo, ci trovano sensibili e pronti ad offrire concretezza a questi stimoli. Le trasformazioni profonde e rapide che caratterizzano il mondo dell’impresa e dei servizi, producono effetti non ancora del tutto prevedibili sul lavoro che negli ultimi vent’anni si è sempre più precarizzato ed individualizzato. Occorre operare affichè il lavoro mantenga quella centralità che la nostra Costituzione repubblicana e l’insegnamento sociale della Chiesa gli assegnano, anche a fronte dei cambiamenti tecnologici che, insieme ai tanti vantaggi di cui sono portatori, possono anche rappresentare la causa di peggioramento nelle condizioni di lavoro. La democrazia rimane per noi il sistema migliore nell’organizzazione di una società. Populismi, nazionalismi ed estremismi stanno minacciando i sistemi democratici in quasi tutto l’occidente minandone le basi. Dobbiamo sostenere ed incoraggiare il risveglio giovanile che in questi ultimi mesi si è manifestato nel movimento dei giovani studenti contro i cambiamenti climatici e nel movimento delle “Sardine” che sembrano recuperare i valori dell’antifascismo, della tolleranza, dell’accoglienza e della solidarietà che sembrano essere perduti. I Congressi delle ACLI devono servire a ridare vigore e speranza a queste prospettive positive.
In questo numero…
Gli argomenti Editoriale La politica e l’economia
Dal territorio Fede, Chiesa e società
La Cultura La mina vagante Guerra e pace I colori della nostra società
Dal circolo ACLI Punto Comunità S. Polo Cimabue A voi la parola In ricordo di…
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E. Severino: “Avvicinarsi alla morte è avvicinarsi alla gioia
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di Angelo Civardi Vogliamo tutti vivere al sicuro ed in pace Medio Oriente in fiamme In Italia, dopo i Decreti Sicurezza
Pag. IV
Accoglienza migranti, la “disobbedienza civile” delle Caritas
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L’inserto colorato
Le ACLI a Congresso Diseguaglianze e povertà Dopo l’Emilia Romagna Le crisi aziendali a Brescia Le “Sardine” si presentano Quando l’ideologia rende ciechi e violenti Parco Cave, a che punto siamo? Il Mese della Pace 2020 La pagina del Consiglio di Quartiere Noi stiamo con Francesco Per sentito dire... Il Topo di biblioteca A proposito di “Sardine”… Negazionisti e smemorati Spegniamo la guerra, accendiamo la pace I magnifici 32 Al circolo ACLI si può leggere… Elezioni al circolo ACLI S. Polo Le novità sociali nella legge di bilancio 2020 Gli orari degli sportelli del Punto Comunità Considerazione su copertina di Natale ed editoriale
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di Dante Mantovani di Carmine Trecroci di Dante Mantovani di Flavio Squassina 6000 Sardine Brescia e Prov. da Facebook di Fabio Capra a cura del circolo ACLI di Fabio Basile di Laura Di Palma di Ernesto Paroli di Ernesto Paroli di Laura Di Palma di Centina Bazzana La rete della pace di Giorgio Pellegrino a cura del circolo ACLI a cura del circolo ACLI di Giuseppe Foresti a cura del Punto Comunità di Michele Bicchierai a cura di Ernesto Paroli di Centina Bazzana di Angelo Alioto di Giuditta Serra a cura della Redazione
In copertina La copertina di questo numero 123 di SanpoloPolis è dedicata alle ACLI che in questi primo mesi del 2020 celebrano il loro 25° congresso dal titolo “Più uguali; viviamo il presente, costruiamo il futuro”. Il congresso è sempre un momento di democrazia, di riflessione, di dibattito e di crescita. È quindi a questo importante momento che abbiamo dedicato la nostra copertina.
Hanno collaborato Redazione: Laura Di Palma - Dante Mantovani – Centina Bazzana – Sandro Sandrini – Ernesto Paroli – Gianni Rossini – Andrea Culetto – Angelo Alioto – Giorgio Pellegrino – Enzo Torri
Stampa - assemblaggio – distribuzione: Liliana Serventi - Antonio Bologna - Marino Corato - Natalino Filippini Luigi Messina - Gianni Rossini – Luigina Scalvini - Vincenzo Zaltieri – Giuliana Lussignoli – Romeo Bani – Vincenza Viola – Teresa Agnelli – Teresa Facchetti – Guglielmo Tinti - Centina Bazzana – Ernesto Paroli – Maurizia Zaltieri – Nicoletta Postiglione – Angelo Di Meo – Ugo Bontempi – Andrea Garzoni – Elio Geroldi – Clara Signorelli – Roberto Amidani – Sandro Sandrini – Angelo Savani – Sara Savoldi – Carmen Zanchi – Luigi Mancini – Vladimiro Pezzotti – Zaverio Trentarossi – Marisa Santini
"SanpoloPolis" - periodico bimestrale del Circolo ACLI S. Polo - Brescia Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 10 del 13/2/2009. Direttore Responsabile: Laura Di Palma Editore: Circolo ACLI San Polo - via Cimabue 271 – 25134 Brescia Coordinatore di Redazione: Dante Mantovani
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I colori della nostra società
Diseguaglianza e povertà, queste sconosciute di Carmine Trecroci * Carissimo lettore, porta pazienza, bisogna partire dai fatti e dai numeri. Secondo Oxfam nel 2019 i 2.153 miliardari top nessuno dei quali dichiara redditi da lavoro - possedevano più ricchezza di 4,6 miliardi di persone. L'1% più ricco del mondo detiene più del doppio della ricchezza di 6,9 miliardi di persone. Secondo la Banca Mondiale quasi la metà della popolazione mondiale vive ancora con meno di 5,50 dollari al giorno, e dopo decenni di declino, la povertà assoluta e le diseguaglianze di reddito e ricchezza hanno ricominciato a crescere in moltissimi Paesi in via di sviluppo. La situazione va già deteriorandosi per le implicazioni del riscaldamento globale. La catastrofe climatica è un gigantesco amplificatore di tensioni e conflitti redistributivi. Redditi e patrimoni in Italia evidenziano una concentrazione relativa molto preoccupante e anch’essa in deterioramento. Il 20% più ricco degli italiani detiene quasi il 70% della ricchezza nazionale, il successivo 20% è titolare del 16,9% della ricchezza, lasciando al 60% più povero appena il 13,3% della ricchezza nazionale. Il top 10% in termini patrimoniali della popolazione italiana possiede oggi oltre 6 volte la ricchezza della metà più povera. La ricchezza del 5% più ricco degli italiani, titolare del 41% della ricchezza nazionale netta, è superiore a tutta la ricchezza detenuta dall’80% più povero. La posizione patrimoniale netta dell’1% più ricco, che detiene il 22% della ricchezza nazionale, vale 17 volte la ricchezza detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione italiana. In Italia il 20% della popolazione con i redditi più alti può contare su entrate superiori di sei volte quelle di coloro nel quintile più in difficoltà. Questo divario nel nostro paese nel 2018 è aumentato passando dal 5,92 al 6,09; l'Italia ha il rapporto peggiore tra i paesi europei più grandi. Secondo Istat ed Eurostat il nostro Paese vive un significativo peggioramento degli indicatori multidimensionali di povertà, ed è al settimo posto, nell’Europa a 28, per rischio di povertà. A pensarci bene il metodo generale per curare questa condizione di grave diseguaglianza e per alleviare la povertà si somigliano moltissimo su scala planetaria e per l’Italia. Innanzitutto, dato il carattere complesso
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del problema, occorre darsi una strategia, ossia una programmazione organica degli interventi, piuttosto che misure discontinue ed estemporanee. L’attacco a diseguaglianza e povertà parte da nuove politiche educative, sanitarie e finanziarie, in grado di migliorare le dotazioni di capitale umano con cui gli individui si affacciano, per esempio, nel mondo del lavoro. Ad esse vanno affiancate misure che orientino le scelte occupazionali, di innovazione e di investimento da parte delle imprese, influenzando i prezzi relativi, il contesto negoziale e quello regolatorio. Ad esempio, interventi per il salario minimo, per regole contrattuali e industriali di base, per la promozione dell’innovazione, della concorrenza nel mercato dei beni e dei servizi. Infine, va rafforzato il raccordo garantito da politiche fiscali redistributive: potenziare la progressività dei sistemi fiscali, estendere i trasferimenti, ridurre le diseguaglianze nell’accesso a istruzione e diritto alla salute. La soluzione, nel mondo in via di sviluppo come da noi, è chiarissima ed è sollecitata da ONU e Banca Mondiale come dall’Unione Europea: adottare politiche pubbliche come quelle descritte accelererebbe la costruzione di un futuro inclusivo, sostenibile e resiliente, per le persone e il pianeta. Si chiama sviluppo sostenibile, e mira ad armonizzare tre elementi-chiave, interconnessi e tutti cruciali per il benessere degli individui e delle società: crescita economica, inclusione sociale, protezione ambientale. Personalmente credo non ci sia tema pubblico più rilevante, anzi, urgente di questo. Carissimo lettore, aiutiamo la politica italiana a liberarsi dell’insostenibile, insopportabile leggerezza che la rapisce ogni giorno? *Professore di economia, Università Statale di Brescia, carmine.trecroci@unibs.it
I colori della nostra società La redazione si è prefissa di segnalare mensilmente alcuni, o anche un solo episodio, che possano dare un esempio positivo, in questa Società dove regna il negativismo e il disfattismo. Lo spunto di oggi ci è dato dai 32 cittadini che, con “motu proprio”, il Presidente della Repubblica On. Sergio Mattarella, ha insignito il 20 dicembre 2019 con le Onorificenze al Merito della Repubblica Italiana.
I magnifici 32 E’ la quinta volta che durante il Suo mandato il Presidente sceglie i nominativi che, come si legge da una nota del Quirinale, sono “…cittadine e cittadini che si sono distinti per atti di eroismo, per l'impegno nella solidarietà, nel soccorso, nella cooperazione internazionale, nella tutela dei minori, nella promozione della cultura e della legalità, per le attività in favore della coesione sociale, dell'integrazione, della ricerca e della tutela del-l'ambiente. Ha individuato, tra i tanti esempi presenti nella società civile e nelle istituzioni, alcuni casi significativi di impegno civile, di dedizione al bene comune e di testimonianza dei valori repubblicani". Ma chi sono questi nostri connazionali balzati all’onore della cronaca? Alcuni si possono definire “eroi per caso” che, per uno scherzo del destino, si sono trovati, inconsapevolmente, al posto ed al momento opportuno. Altri invece hanno fatto della propria vita uno stile ed un comportamento per poter donare al prossimo una maggiore dignità non fermandosi soltanto al proprio orticello. E’ impossibile ricordarli tutti, ma ne segnaliamo soltanto qualcuno. Per motivi campanilistici, Marco Giazzi di Castiglione delle Stiviere: "Per il suo esempio e l’ammi-revole contributo nell’affermazione dei valori della correttezza sportiva e della sana competizione nello sport". Da coach di una squadra giovanile di basket (Amico Basket di Carpenedolo) durante una partita, in seguito a proteste e insulti dei genitori nei confronti dell’arbitro (di soli 14 anni), ne ha prima richiesto la sospensione e poi ritirato i propri ragazzi visto il perdurare degli insulti. La generosità e l’altruismo non ha età, come dimostra Romolo Carletti, 84 anni, di Montemignaio (Firenze) "Per lo straordinario esempio di generosità e solidarietà che lo ha visto ogni giorno
di Giorgio Pellegrino accompagnare a scuola un bambino non vedente che altrimenti sarebbe stato impossibilitato a frequentarla”. L’altruismo non ha neanche origine ed etnia come la testimonianza di Samba Diagne, 52 anni, originario del Senegal: "Per il suo prezioso contributo in soccorso di un caporalmaggiore dell’esercito italiano aggredito con delle forbici e ferito dall’attentatore a Milano". Nel settembre 2019 infatti è intervenuto in soccorso del caporalmaggiore dell’Esercito Matteo Toia, aggredito con forbici e ferito in Piazza Duca d’Aosta a Milano. La generosità non ha nemmeno sesso. Non solo uomini, dunque, ma anche donne come Emanuela Evangelista: "Per il suo costante impegno, in ambito internazionale, nella difesa ambientale, nella tutela delle popolazioni indigene e nel contrasto alla deforestazine". Biologa, è impegnata in progetti di cooperazione volti a favorire la conservazione dell'Amazzonia, dove vive dal 2000, e il contrasto all’esodo dei nativi. In questo velocissimo excursus dobbiamo sottolineare anche che l’altruismo non ha dimensioni lavorative come l'amministratore unico dell'azienda Cpi-Eng Christian Bracich, 44 anni, di Trieste: "Per il suo esemplare contributo nella promozione di politiche aziendali fondate sulla conciliazione tra vita professionale e familiare e sulla tutela del valore della persona anche nel mondo del lavoro" (n.d.r.: ha trasformato il contratto di una sua dispendente da tempo determinato ad indeterminato, nonostante la gravidanza di essa). In ambito medico, un riconoscimento al Dott. Carlo Santucci, 34 anni, di Roma, medico chirurgo precario "Per l’altruismo e l’impegno profuso nel delicato intervento di primo soccorso che, nell’agosto 2019, ha permesso di salvare la vita a una donna in arresto cardiaco su un treno austriaco diretto a Dobbiaco". Si diceva “eroi per caso” e chi può esserlo se non Angelo Pessina, 57 anni, e Francesco Defendi, 55 anni, di Bergamo: "Per il coraggio e l’altruismo con cui, a proprio rischio, sono intervenuti in soccorso dei passeggeri del velivolo privato che, nel settembre 2019, in provincia di Bergamo, è precipitato al suolo, prendendo fuoco" dopo l'incidente all'Aeroclub Taramelli. In un attimo la propria vita e quella di altri è cambiata. Noi, ne saremmo stati capaci?
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La politica
Dopo l’Emilia Romagna di Dante Mantovani È velleitario pensare che il Parlamento possa prendere l’iniziativa per riunificare in una sola tornata le elezioni in tutte le Regioni italiane? Perché mi pongo questo auspicio, da libro dei sogni, come cappello ad una riflessione sull’at-tuale momento politico? Perché ritengo assurdo che ogniqualvolta si avvicina la scadenza elettorale, anche di una sola Regione o di qualche Comune importante, si scateni il solito teatrino che blocca di fatto l’attività politica in attesa dei risultati. In caso di vittoria, la minoranza pensa di dare una spallata al Governo nazionale in carica e di andare alle elezioni anticipate; la maggioranza pensa di ricavarne una boccata d’ossigeno per il Governo. Questo utilizzo strumentale di una qualsivoglia scadenza elettorale per proiettarla su altri livelli istituzionali, è accaduto per le elezioni Europee ed è regolarmente accaduto alle ultime elezioni regionali in Emilia Romagna, vinte dal PD che ha confermato Bonaccini alla Presidenza, ed in Calabria, dove invece ha vinto il Centrodestra. Ogni scadenza elettorale, dovrebbe valere per sé stessa: se voto per il sindaco di Brescia, voto per quello; se voto per il Presidente della Regione, voto per quello; se voto per il Parlamento nazionale, voto per quello; se voto per Del Bono a Brescia, non voto per il PD che è in maggioranza nel Governo nazionale; se voto Fontana in Regione Lombardia, non voto per la Lega che è all’opposizione del Governo nazionale... In Italia è sempre stato un po’ così, ma Salvini ha moltissimo accentuato questa “schizofrenia” elettorale, tant’è che in Emilia Romagna la campagna elettorale l’ha fatta lui, non la Bergonzoni. E gli altri partiti, invece di “denunciare” la distorsione, finiscono sempre per avvalorarla. Nel 2018, i partiti che appoggiano Angela Merkel in Germania, hanno perso per la prima volta la maggioranza assoluta nelle elezioni regionali in Baviera (sarebbe come se il PD avesse perso in Emilia Romagna), ma non si è sentito nessuno chiedere le dimissioni della Merkel, oppure elezioni politiche anticipate. In Italia succede! In conseguenza di questa anomalia italiana, dopo il voto regionale, il Governo ha tirato un sospiro di sollievo, anche se i problemi sono gli stessi di prima, quelli di cui sentiamo parlare tutti i giorni.
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Legittime sono invece le valutazioni politico/partitiche anche se ci vuole sempre massima attenzione alle componenti di carattere locale. La batosta del M5S ha provocato le dimissioni del capo politico Luigi Di Maio e la recrudescenza di un dibattito interno tra chi vorrebbe alleanze a destra e chi a sinistra e chi non vorrebbe alleanze. Segno, questo, che destra e sinistra sono portatrici di valori e di prospettive diverse e spesso divergenti tra loro, nonostante qualcuno continui a spiegarci che destra e sinistra sono categorie ormai superate ed obsolete. Destra e Sinistra potranno assumere nomi diversi, ma tra chi combatte le diseguaglianze e chi le difende, tra chi pratica l’intolleranza e chi è aperto al dialogo, tra chi chiude al diverso e chi è per un’accoglienza intelligente, tra chi snobba i problemi ambientali e chi persegue invece uno sviluppo sostenibile..., c’è una lontananza abissale ed una alternatività sostanziale. E questa è la crisi, totalmente comprensibile, dei grillini. Nel Centrodestra è ormai aperta la competizione tra Lega e Fratelli d’Italia, con Forza Italia destinata a sciogliersi come neve al sole nonostante Berlusconi continui a ribadire, in modo un po’ patetico, la loro centralità nello schieramento. Zingaretti ha annunciato un cambiamento radicale del PD dal quale dovrebbe nascere “un partito nuovo” non “un nuovo partito”: staremo a vedere. Intanto il movimento delle “Sardine” sembra tener fede ai propri inizi, resistendo alle sirene che li vorrebbero trasformati in un partito o fiancheggiatori di uno esistente. Ma di questi parliamo in altra pagina perché abbiamo chiesto a loro di presentarsi per SanpoloPolis.
La cultura
PER SENTITO DIRE Di Ernesto Paroli E’ IL CINEMA BELLEZZA “Quella donna era un pericolo per me e lo sapevo bene” Humphrey Bogart e Lauren Bacall in “il grande sonno” 1946
PIETRO ICHINO - LA CASA NELLA PINETA - Giunti Nella primavera del 1962 la famiglia Ichino, borghesia ebraica di Milano, riceve la visita di un amico di famiglia. E’ un giovane prete. Costui, indicando i libri e il benessere che si respira in quel salotto milanese, si rivolge a Pietro, tredicenne: «Per tutto questo non sei ancora in colpa; ma dal giorno in cui sarai maggiorenne, se non restituisci tutto, incomincia a essere peccato». Marchiato a fuoco da questo monito, Pietro rifiuta di intraprendere la tradizionale carriera di avvocato al fianco del padre per dedicarsi al movimento operaio, studiare il diritto del lavoro, nell’epoca della fine delle ideologie, del terrorismo rosso e poi della sua nuova fiammata al passaggio del millennio. Pietro Ichino è, oggi, uno dei massimi studiosi di diritto del lavoro. Il sacerdote che incontrò tredicenne era don Lorenzo Milani. Romanzo saggio autobiografia di un impegno civile e sociale mai disatteso. GUSTAVO ZAGREBELSKY – GIUDA - Einaudi Scrutando le "ragioni di Giuda" è possibile esplorare uno dei territori più inquieti del pensiero cristiano, non solo perché vi è in gioco la libertà della creatura rispetto ai disegni del creatore, ma anche perché in Giuda si condensano, tutte le ombre del cuore umano: il suo sogno di bene e la sua capacità di male. Giuda andò incontro alla misericordia di Dio nonostante la disperazione del suo gesto? Condannato nei secoli, non è in fondo molto vicino a tutti noi? Il tradimento è solo suo? Di quale peso collettivo abbiamo caricato nei secoli la sua figura? Giuda è una figura dell’ambiguità: più ci si riflette più si scopre che questa icona del male, l’imperdonabile, nella sua ambiguità non smette di interrogarci, sempre, di nuovo con domande alle quali forse non è possibile rispondere. Anzi, forse il senso di tutto ciò che lo riguarda è proprio questo: ci sono interrogativi ai quali non possiamo sfuggire, ma ai quali non possiamo rispondere. Gustavo Zagrebelsky grandissimo giurista, è stato presidente della Corte Costituzionale ed è uno dei più importanti intellettuali del nostro paese. SCHINDLER’S LIST – Film di Steven Spielberg DVD John Williams è considerato uno dei più grandi compositori di musica da film. Il suo capolavoro nasce con Steven Spielberg e “Schindler’s List”, il grande film sul tema della shoah, uno dei più grandi capolavori del cinema. Per questo film compose una musica straordinaria, fortemente evocativa, commovente, a tratti di una lacerante poesia. C’è un dolore struggente nelle immagini di Birkenau, negli occhi sconfinati dei prigionieri e in questa musica che aleggia sulle baracche, sui recinti, sui reticolati, nelle fauci bavose dei cani, sui tanti che sono andati e sui pochissimi che sono sopravvissuti. Un assoluto capolavoro il film e un capolavoro la colonna sonora meravigliosamente interpretata dall’incantevole Stradivari di Itzhak Perlman In questi giorni di rigurgiti razzisti penso sia giusto reagire anche con questa piccola proposta di rivedere il film “Schindler’s list” di Spielberg e di ascoltarne la musica. SCHINDLER’S LIST – Colonna sonora originale – Violino Itzhak Perlman
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Dal territorio Qualche settimana fa è apparso su una pagina Facebook intitolata “Brescia solidale e libertaria”, un delirante documento contro il Parco delle Cave così come si sta realizzando. Gli autori sono abbastanza identificabili, risiedono anche nel territorio di S. Polo/Sanpolino, ma non si firmano. Siamo rimasti indecisi se pubblicarlo o meno su SanpoloPolis perché non vorremmo fare da cassa da risonanza a simili fandonie, ma alla fine abbiano optato per la pubblicazione per due motivi: uno perché vengono infangate le ACLI accusate di essere “Lacchè” della Giunta; il secondo perché crediamo utile far constatare ai lettori a quale settarismo e violenza può portare la visione ideologica di qualsiasi contenuto. (Riportiamo il testo tale e quale, anche con eventuali errori)
Quando l’ideologia rende ciechi e violenti dalla pagina Facebook “Brescia solidale e libertaria” La storia del Parco delle Cave, che sarebbe più opportuno chiamare il Parco delle Farse e dei Lacchè, si arricchisce di un nuovo capitolo: pare, infatti, che il comune di Brescia stia dialogando con il cavatore Faustini (quello della discarica di amianto) e che si appresti a sottoscrivere un patto di collaborazione per la gestione del parco anche con lui. Diciamo “anche” perché Faustini sarebbe il terzo imprenditore ad entrare a far parte della cerchia degli eletti del Parco delle Farse e dei Lacchè: gli altri due, come è noto, sono il Sig Odolini, che fino all’altro ieri voleva costruire un polo logistico a ridosso del parco - e chissà se lo vuole ancora - e l’azienda CEMBRE, che, negli ultimi anni, sempre a ridosso del parco, ha ottenuto per ben due volte l’autorizzazione ad edificare su area agricola. Tre esempi di grande e disinteressato amore per la natura, tre soggetti chiaramente meritevoli di mettere becco nella gestione di quello che avrebbe dovuto essere il polmone verde della città intera e che si sta rivelando solo un grande bluff. Del resto, cosa ci si poteva aspettare da politici che in materia di salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità sono addirittura imbarazzanti? Imbarazzante è soprattutto l’assessore Cominelli, che sta all’ecologia come Trump al pacifismo. Un’assessore che è eufemistico definire poco competente, ma che sa senza dubbio circondarsi di bravi lacchè, a partire da sedicenti comitati ambientalisti, che di ambientalista hanno solo il nome. Pensiamo al Co.di.s.a. (comitato difesa salute e ambiente), che ha sostenuto questa aberrante idea di parco, dove gli unici esseri viventi a non essere graditi sono quelli che ci abitavano prima che i lavori di realizzazione del parco li cacciassero. Siano benvenuti gli umani, i loro cani, i loro cavalli, ma che ci importa degli uccelli, dei piccoli mammiferi, dei rettili e degli anfibi, che i lavori di realizzazione del parco hanno cacciato? Sia benvenuta la promozione turistica (argh!!!) del parco, siano benvenuti gli sport di terra e di acqua, ma Dio ci guardi dal birdwatching, che tanto di bird da guardare non ne è rimasto manco uno. Possiamo dire che cani e porci (senza offesa per i cani e per i porci) hanno sottoscritto questi patti di collaborazione (dagli imprenditori all’ACLI, passando per le associazioni di sportivi –la stragrande maggioranza- ). E ve li ricordate quelli che il parco l’hanno difeso bloccando l’inizio dei lavori di realizzazione della discarica di amianto? Quelli che per sette mesi (da luglio a febbraio) hanno impedito l’accesso a camion e ruspe grazie ad un presidio permanente? Quelli che hanno fatto lo sciopero della fame in Piazza Loggia? Ecco, quelli, invece, l’assessore non li ha voluti. E probabilmente ha fatto bene: è difficile immaginarli nella cricca dei lacchè, e l’assessore quello vuole, perché i lacchè non dissentono e sono mansueti come bravi cagnolini che scodinzolano quando arriva il padrone. Ora attendiamo di sapere chi farà parte del comitato scientifico del Parco delle Farse e dei Lacchè. Non illudetevi: non ci saranno zoologi e/o naturalisti. Ma ci saranno senz’altro architetti ed agronomi. Perché il bresciano è così: dagli una gara di triathlon, una fontanella ed una canoa, dagli un prato inglese ed una panchina e lui si convincerà di essere in un ambiente sano e naturale, anche se i dati sulle patologie correlate all’inquinamento dicono esattamente il contrario. Ma a noi piace continuare a sognare, magari un’onda anomala nel laghetto ex Faustini, magari durante una gara di triathlon, magari con tutti i lacchè accorsi ad applaudire l’evento sportivo.
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Dal territorio Dopo la “pars destruens” della pagina precedente, in questa riportiamo la “pars construens”, un articolo di Fabio Capra che da trent’anni si batte per raggiungere il risultato del Parco delle Cave e che ci racconta a che punto si è giunti nella realizzazione di quello che sarà il più grande parco urbano d’Europa.
Parco Cave, a che punto siamo? di Fabio Capra* dei lavori. Nel frattempo sempre Brescia Infrastrutture sta completando il progetto della “casa nel parco” che sarà realizzata sul sedime del laghetto di Via Fusera: una struttura leggerissima, non impattante, in grado di ospitare una guardianìa, un punto ristoro e un locale pluriuso, per la cui realizzazione sarà necessario un altro bando di gara, ma che tuttavia vogliamo vedere realizzata anche questa il 2021. Alla fine le ex cave restituite al territorio, fruibili dalla popolazione, saranno ben cinque. Un risultato enorme; unico esempio in Italia di recupero di siti industriali ad aree di mitigazione ambientale. La prima metà del parco delle cave è realtà: fruita, condivisa, partecipata, in progress. Nei mesi scorsi è stata illuminata Via Cerca, ora è da asfaltare il manto stradale. Attrezzato il parcheggio, è in via di realizzazione la pista ciclabile che da Sanpolino porterà all’ingresso del laghetto. In prospettiva abbiamo inserito nella proposta di variante al pgt il vincolo per realizzare un altro ingresso da Via Mons. Manziana. Potenziate le alberature, installate staccionate e bacheche sia nell’area di Via Cerca, che di Via Bose. In sintesi, continui miglioramenti che hanno aumentato l’apprezzamento delle persone che amano fare due passi o una corsa nel parco, frequentatissimo dai runners. La seconda metà è ai nastri di partenza. Quasi 1 milione di mq: due specchi d’acqua e 8 ettari di terreno agricolo. I lavori di recupero e valorizzazione dell’ex ATE 19 Nuova Beton, terminato il bando, sono stati infatti assegnati e inizieranno a giorni. Il progetto è stato realizzato da Brescia Infrastrutture, azienda del Comune di Brescia: bello, ricco di camminamenti, alberi e naturalità; riprende e valorizza tutto il risultato della progettazione partecipata, la cui realizzazione si era interrotta per la chiusura di Nuova Beton. La vasta area sarà dotata di punti di belvedere e di un ponte in legno e ferro che unisce le sponde a nord. Costo dell’intervento 1,2 milioni di euro, totalmente coperto dalla fideiussione che abbiamo escusso dalla assicurazione di Nuova Beton. Un anno per la conclusione
Già ora, tuttavia, stiamo lavorando per recuperare l’ex Ate 20 Taglietti-Rezzola ed evitare la realizzazione del polo logistico nell’ex ATE 24, così da allargare il parco e togliere ogni criticità. Sì, perché anche sull’ex cava Piccinelli non manca la sinergia con la Prefettura per bonificare e rimuovere il degrado. Una cosa è certa: è terminata l’attività estrattiva che insisteva sui quartieri di Bettole, Buffalora e San Polo dagli anni cinquanta. E’ di questi giorni poi il varo del Comitato di Gestione e del Comitato Scientifico, che avranno il compito di coordinare le varie iniziative delle associazioni che hanno sottoscritto con il Comune patti di collaborazione. Volontariato, consigli di quartiere e cittadini in questo modo diventano protagonisti del futuro del parco. Un impegno e una promessa che ci siamo assunti e che così onoriamo. Infine, una fitta rete di collegamenti e piste ciclabili è in programma, per la cui realizzazione non mancano le risorse rinvenienti dagli oneri di escavazione opportunamente vincolati. Ancora, è in divenire un’area boscata che farà da argine alla tangenziale e unirà Via Cerca con Via Serenissima. Passo, dopo passo, con tanto buon senso e determinazione arriveremo all’obiettivo finale. Non ci fermano le sicumere dei soliti polemisti, ma tiriamo diritto, perché sentiamo forte il consenso e l’apprezzamento della popolazione. *Assessore al bilancio Comune di Brescia
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La cultura “LA POESIA E’ L’ UNICA PROVA CONCRETA DELL’ ESISTENZA DELL’ UOMO”
IL TOPO DI BIBLIOTECA
Luis Cordoza y Aragòn poeta di La Antigua - Guatemala
di Ernesto Paroli
Gli dei danzano sui propri corpi Nuovi fiori si aprono dimenticando la Morte Occhi celestiali al di là del cuore infranto dell’illusione …
da Mandala in Jukebox all’idrogeno di Allen Ginsberg
IL QUADRILATERO DEGLI AFFETTI La vita gioca brutti scherzi e sicuramente ne ha riservato molti alle protagoniste di questo libro. E’ il compleanno di nonna Vera. L’intero kibbutz partecipa alla festa quando arriva anche chi non era assolutamente attesa, Nina, sua figlia, dalla vita confusa, errabonda, tormentata. E lo sconcerto è palpabile, ma lo è anche la gioia del suo arrivo, in Vera, che non sperava più di rivederla e in Rafi che l’ha sempre amata. Ma che ci fa qui? Si chiede invece Ghili, la figlia di Rafi e Nina che lei ha abbandonato quando era piccola per andarsene chissà dove. Perché Nina è una donna che ha sempre scelto di non esserci nell’esistenza dei suoi familiari. Ma perché Nina non c’è mai stata? Se lo chiede con rabbia e risentimento sua figlia, se lo chiede sua madre Vera e se lo chiede l’uomo che continua, nonostante tutto, ad amarla. Tre donne, appunto: madre, figlia e nipote, Vera, Nina e Ghili, che è anche la voce narrante della vicenda. Perché Nina è tornata? Cos’ha in mente? Ma non importa, ora è qui e ovviamente inizia a stravolgere la tranquillità che la famiglia ha conquistata giorno dopo giorno e lo fa riempiendo tutti di domande, in cerca di risposte sul passato. Perché è arrivato il momento che molte risposte devono essere date. Perché mi hai abbandonato? Perché hai preferito la sua memoria a me? Ma per queste risposte si deve tornare indietro nel tempo e rivangare dolori e tempi indicibili. Vera, all’epoca di Tito, era detenuta nel campo di rieducazione di Goli Otok, in Iugoslavia. Così per rispondere non può proporre altro che un ritorno chiarificatore là dove tutto è iniziato. Per ripercorrere il doloroso olocausto di sua madre in un’isola slava, Nina, Rafi, Ghili e Vera partono verso quei luoghi e la verità giunge come un fiume in piena a travolgere le loro esistenze. Ma mentre ci si avvicina alla verità della storia c’è anche la verità di quelle parole che a poco a poco irrompono sempre meno confuse fra di loro e un po’ alla volta tolgono distanza, avvicinano, riconquistano affetti sopiti e mai dimenticati e questo quadrilatero degli affetti riconquista legami mai recisi, riscopre amori indubitabili e aiuta a fare scelte importanti. Tre donne, tre destini differenti, tre sofferenze diverse, tre ricerche di un’identità comune perduta. Il messaggio percepito è essenziale. “Nella vita scegliere significa escludere”. E’ il concetto intorno al quale ruota l’intera narrazione. Ma escludere è un percorso a ostacoli che porta con sé dolore e sofferenza. Ne sa qualcosa Vera, che ha lasciato sua figlia Nina quando la piccola aveva sei anni e ora che Vera ne ha novanta si sente, giustamente, chiedere il perché. Nina ha sempre subito con sofferenza questo abbandono, al punto che nella sua esistenza ha sempre pellegrinato tra un luogo e l’altro, tra un uomo e l’altro e, pur amando Rafi, ha fatto di tutto pur di mettere tra lei e la sua famiglia quanti più chilometri era possibile. E Rafael? Resta in disparte a contemplare una madre adottiva che ama, la donna della sua vita, la figlia che adora. Lui è colui che accoglie, sempre, nel corso di tutto il romanzo. In particolare, cerca continuamente Nina, perdona le sue avventure sessuali, nonostante la gelosia e il dolore si facciano più forti a ogni nuova rivelazione. Eppure Rafael sa amarla, sempre e comunque e questo è al tempo stesso un "talento" e una maledizione, perché l'ossessione per Nina lo porta a vivere dipendendo totalmente da lei. Dunque, quanto può essere cancerogeno l'amore? E quanto un'assenza può traumatizzare per sempre una giovane vita? Ce lo chiediamo più volte noi lettori, zigzagando (qualche volta con un po' di fatica) tra i pensieri e le emozioni di queste tre donne, tenere e violentissime, sia nell'amore che nell'odio.
David Grossman – LA VITA GIOCA CON ME - Mondadori 10
A voi la parola
Considerazioni su copertina di Natale ed editoriale Alla cortese attenzione della redazione Sanpolopolis. Buongiorno, mi chiamo Michele Bicchierai e vi scrivo questa e-mail per delle considerazioni riguardanti la copertina e l’editoriale di don Umberto dell’Aversana, apparsi sul numero 122 di dicembre 2019. Devo dire di essermi trovato spaesato nel leggere di come il succitato parroco abbia sposato le tesi raffigurate dal murales di Orgosolo, in Sardegna. Gli elementi della mia sorpresa sono molteplici, a cominciare dal nome del Salvatore, Gesù, che nella realtà della letteratura biblica originale è invero Gioshua, da tradursi come Giosuè, nome comune nella tradizione ebraica a cui appartiene. La dicitura Gesù non è altro che uno stratagemma stilistico utilizzato nell’alveo del Cristianesimo per appropriarsi di una figura appartenente ad un tessuto sociale e storico-politico, quello della Giudea sotto dominazione romana, e attribuirvi un ruolo salvifico universale, ruolo estraneo al Gioshua rabbi ebreo, impegnato in un’attività di predicazione prettamente locale (Matteo, 10,5). Passando ora alla nazionalità, essa viene definita palestinese, quando in realtà Nazareth, paese di residenza, si trova in galilea e Betlemme, luogo di nascita, in Giudea. La qualificazione palestinese, inoltre, ulteriormente impraticabile poiché si deve considerare il fatto che “palestinese” è un sostantivo derivato da “Filistei”, popolazione che, all’epoca fondativa della realtà ebraica nella terra di Canaan, era quella nemica per eccellenza, basti pensare che la Bibbia si prodiga ad elencare gli ascendenti di Gesù fino a risalire a Davide, re celeberrimo tra le cui imprese si annovera quella di aver abbattuto 200 Filistei (Samuele, capitolo 18 versetto 27). Certo, si potrebbe obbiettare come sia possibile che il Figlio di Dio abbia parentele con dei comuni mortali, ma è solo una delle illogicità a cui la Parola di Dio ci ha abituati. Successivamente, nell’esposizione di don Umberto l’attenzione si sofferma sulla condizione di clandestino, che andrebbe a qualificare la Sacra Famiglia, costretta, a causa della persecuzione erodiana di cui non vi è alcuna conferma storica, a rifugiarsi in Egitto. Ebbene L’Egitto a quel tempo era un dominio romano nel quale qualunque individuo o nucleo famigliare, appartenente ad una provincia o protettorato romano, poteva circolare senza particolari questioni burocratiche. L’adempimento alla registrazione per il censimento ordinato dalle autorità romane pone la famiglia di Gesù nell’orbita dell’amministrazione dell’Urbe, il che ne rende impossibile l’identificazione con la condizione di clandestinità nei suoi territori. Concludo con i consueti auguri di Buon Natale, ma anche in questo caso devo assecondare la mia irritante vena polemica. Don Umberto, all’inizio dell’editoriale, afferma che per i credenti questa ricorrenza ricorda la venuta del Signore, ma come non appuntare che la scelta del 25 Dicembre è stata carpita dalla festa del Sol Invictus, culto molto in voga nel tardo Impero Romano e uno, se non il, principale concorrente del cristianesimo dei primi secoli. Ringraziandovi anticipatamente per l’attenzione (e la pazienza di Giobbe), porgo cordiali saluti. Michele Bicchierai Gentile Signor Bicchierai, la redazione di SanpoloPolis mi ha passato la Sua e-mail proponendomi una replica. Le assicuro che provo il medesimo “spaesamento” nel leggere le Sue argomentazioni. Premetto che sono abituato a dialogare con chiunque e ho molti amici tra dichiarati non credenti. Leggendo il Suo scritto confesso di non aver compreso una questione che sta a fondamento di tutto: Lei dà valore alla figura storica di Gesù di Nazareth, così come ce la presentano i Vangeli? Molti in passato hanno negato ciò, ma la critica storica è da tempo di avverso parere, come Lei sicuramente ben sa. Mi lascia quindi “spaesato” il Suo definire Gesù ”uno stratagemma stilistico del cristianesimo per appropriarsi con un ruolo salvifico universale (ma Lei stesso lo definisce poche righe prima Salvatore) della predicazione di tale rabbi Gioshua”, a Suo giudizio riferita in Matteo 10,5 (Gesù invia i dodici alle pecore perdute della casa di Israele). Che poi ”la parola di Dio ci abbia abituato a delle illogicità” mi fa pensare, con tutto il rispetto da parte mia, che Lei non sia credente, ma io lo sono e perdoni la mia “illogicità”, credo pure che la parola di Dio sia stata scritta sotto l’ispirazione dello Spirito Santo…
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A voi la parola Tralasciando altri aspetti della Sua esposizione, personalmente mi basta ricordare gli insegnamenti di molti ed autorevoli docenti del nostro seminario, alcuni dei quali, passati da qualche tempo a contemplare quel Gesù, che ci ha salvati risorgendo dalla morte (ma forse anche questo le sembrerà un mito, un’ indebita pretesa dell’annuncio cristiano). Detto questo ho invece l’impressione che Le abbia dato fastidio l’aver “sposato” le tesi del murales di Orgosolo. E qui si apre un altro discorso. Il mio intento era riflettere sul senso del Natale, contestualizzandolo nella situazione socio-politica odierna. Molti preti hanno il vizio di incarnare l’annuncio evangelico, io non ne sono immune, ma ritengo di essere nel solco della Dottrina sociale della Chiesa. Infine, ci lasci “carpire la festa del sole invitto”, si figuri che era noto persino a me di questa festa romana, cui la Chiesa sovrappose la nascita di Gesù, per soffocare alcune licenziosità che l’accompagnavano. Se Lei vuole ripristinarla nel suo significato più originale, ne ha facoltà… Don Umberto Dell’Aversana
Dal territorio
Il Mese della Pace 2020 a cura del Circolo ACLI S. Polo Anche il 2020 è iniziato, per la zona Est della città e dell’hinterland, con un forte impegno per la pace. Il Mese della Pace, iniziato a S. Polo fin dalla seconda metà degli anni ’90 per iniziativa del nostro circolo e della parrocchia di S. Angela, si è via via esteso ad altre parrocchie ed associazioni fino alla costituzione della Tavola della Pace Brescia Est che d alcuni anni organizza le iniziative del mese di gennaio. Negli ultimi anni si è introdotta una formula che prevede: l’ormai tradizionale Marcia della Pace del 1° gennaio sempre molto partecipata da persone provenienti da tutta la provincia; alcuni incontri di carattere generale sul tema scelto che quest’anno è stato “No ad una economia che uccide”; alcune “Tende della Pace” organizzate nei quartieri della città e nei comuni dell’Hinterland. Le Tende della Pace sono contenitori, degli spazi dove tutti, associazioni e cittadini, possono portare il proprio contributo per confrontarsi, riflettere, pregare e operare per la pace. C'è chi ha offerto gli spazi, chi le strutture, chi ha montato e allestito la tenda, chi ha lavorato sul tema dell'ecologia e del rispetto del Creato, chi ha pregato e chi ha condiviso una torta, un piatto tipico o una pizza. Ognuno ha portato e donato quanto poteva e voleva condividere perché il tema della pace coinvolge tutti ed è più grande di qualsiasi pensiero e ideologia. La Tenda della Pace vuole essere un luogo dove, partendo anche da posizioni e idee diverse, si possa sviluppare quel cammino di speranza che, attraverso il dialogo, porta alla riconciliazione e alla conversione verso la pace, proprio come ci ha invitato a fare
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papa Francesco nel suo Messaggio per la 53a Giornata della Pace: “la pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”. Nella Tende della Pace di S. Angela Merici sono state parecchie le iniziative messe in atto: laboratori con alcune classi dell’Istituto Comprensivo Est1 e la biblioteca “Parco dei Libri”; musica e riflessioni di pace con Isaia Mori; cena multietnica a sostegno di progetti di Medicus Mundi Attrezzature; laboratorio esperienziale sulla pace per bambini 6-14 anni organizzato da Azione Cattolica, Scout e catechisti; S. Messa animata dalle suore Operaie; una lettura scenica intitolata “Quella mattina a Lampedusa” con un testimone oculare della tragedia del 2014 in cui morirono quasi 400 migranti. Nelle Tende sono state raccolte anche le firme per la campagna per l’abolizione dei decreti sicurezza promossa da “#IOACCOLGO” a livello nazionale. Un’esperienza quindi positiva che sta “contagiando” un territorio sempre più vasto, con iniziative simili, in vari luoghi della città e della provincia.
La politica e l’economia
Le crisi aziendali a Brescia di Flavio Squassina*
La riorganizzazione produttiva ha causato l’espulsione di centinaia di lavoratori a tempo indeterminato, sostituiti con lavoratori precari, dalle situazioni produttive della nostra provincia. Lavoro povero, part-time involontario, demansionamento e frantumazione del lavoro sono situazioni che la Camera del Lavoro, con le categorie, l’Inca e l’Ufficio vertenze, deve affrontare quotidianamente. Il comparto produttivo metalmeccanico, nel Bresciano, ha chiuso il terzo trimestre 2019 con una leggera diminuzione della produzione. Il rischio di ulteriori situazioni di crisi è ancora elevato, come dimostra l’aumento delle ore di cassa integrazione straordinaria di cui sia operai sia impiegati hanno usufruito nel 2019. In generale, comunque, diverse aziende metalmeccaniche sul nostro territorio sono ben lontane dall’aver superato la crisi. Emblematica è la situazione di Metalli Capra, fallita a gennaio 2019. Per i 66 lavoratori che attualmente stanno percependo la Cigs (con scadenza 2020) è già stata avviata la procedura di licenziamento collettivo. Simile la situazione alle ex Industrie Pasotti spa. L’azienda, che ha dichiarato fallimento nel 2017 ha affittato un ramo della produzione alla Orange 1 Foundry, dove si sta ricorrendo alla Cigs per 237 dipendenti (la situazione attualmente coinvolge 153 lavoratori a Sabbio Chiese e 84 a Prevalle). Simile la situazione nel settore tessile e in quello chimico – gomma plastica. Si prenda ad esempio la situazione della Conceria Faglia di Torbole Casaglia. Dopo una crisi durata diversi anni e conclusasi con 22 lavoratori in mobilità volontaria e 16 in Cigs, nel 2019 la società è stata liquidata; ai 16 lavoratori rimasti è stato offerto un incentivo all’esodo concordato. La cassa integrazione straordinaria per cessazione è stata sottoscritta anche per le lavoratrici e i lavoratori coinvolti nella vertenza Invatec-Medronic. L’anno di
cassa integrazione sarà funzionale ad accompagnare l'ingresso di BCI Retrago Srl, la nuova società che subentrerà a Invatec. Contemporaneamente, garantirà anche il graduale passaggio dei lavoratori alla nuova realtà: alla fine dell’anno di cassa tutti e 259 dipendenti passeranno infatti alla nuova società. L’ultimo anno è stato critico anche per il settore commercio/servizi e grande distribuzione. Si pensi, ad esempio, ai 600 lavoratori e lavoratrici coinvolti nel Bresciano nella vertenza Sma-Auchan-Conad (sono 3mila a livello nazionale). Al centro della vertenza il nodo legato alle tutele occupazionali e contrattuali dei lavoratori. Al momento, risulta aperta la procedura per grave crisi aziendale. Nello stesso settore, la Crisi della Shernon Holding Srl e il successivo fallimento hanno fatto sì che anche il punto vendita di Castegnato venisse chiuso. Al momento, i 30 i lavoratori coinvolti sono in Cigs. Simile la situazione per 8 lavoratori di Grancasa a Desenzano. Terminato il contratto di solidarietà è stata aperta la procedura di licenziamento per gli 8 coinvolti. Ci sono, poi, interi settori in crisi, come il comparto marmo. Nel corso del 2019, infatti, il comparto lapideo bresciano è stato interessato da una grossa riduzione sugli ordinativi del trasformato (marmette). Al momento, in diverse situazioni si stanno utilizzando ammortizzatori sociali per tamponare (Cigo). Incerto è anche il futuro di 173 addetti su 288 che, al momento, sono impiegati del servizio pulizia e ausiliariato delle scuole di Brescia e provincia. Per la partecipazione al bando del Miur (in scadenza il 31 gennaio) volto all'assunzione a tempo indeterminato di personale con mansioni analoghe, infatti, sono richiesti requisiti minimi che, in diversi casi, le lavoratrici non posseggono: un'esperienza di 10 anni e la licenza media. Anche il settore del credito è interessato da riorganizzazioni e incertezza. Si prevede, infatti, che nel triennio 2020-2023, circa 200 lavoratori bresciani verranno coinvolti in processi di riorganizzazione aziendale. Emblematico è il caso di Unicredit, che qualche giorno fa ha annunciato 6mila esuberi nel nostro Paese al netto di una situazione economica solida. Perdurano, poi, la preoccupazione e incertezza per i tagli nel settore trasporti che, verosimilmente, causeranno una riduzione dei servizi del Tpl provinciale. *segreteria CGIL Brescia
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La politica Data la risonanza che il movimento delle “Sardine” ha avuto in questi ultimi mesi e visto che anche a Brescia si sono fatte sentire con manifestazioni ampiamente partecipate, abbiamo chiesto loro di scriverci un articolo per presentare il significato della loro presenza ed i loro obiettivi. Non conosciamo direttamente nessuno, ma attraverso un indirizzo mail che abbiamo trovato in Internet, siamo riusciti a contattarli. Abbiamo quindi ricevuto un loro scritto che volentieri pubblichiamo.
Le ”Sardine” si presentano a cura di “6000 sardine Brescia e provincia” * Rispondiamo volentieri alla richiesta di descriverci… per natura ed obiettivi, che ci viene gentilmente posta dalla redazione di SanpoloPolis… Cosa sono le Sardine? E’ una domanda, che emotivamente, nelle pause di un lavoro frenetico che ci ha coinvolto da due mesi, ormai, spesso ci chiediamo anche noi. Un breve, ma ciclico, momento di sbandamento, dato dal fatto che è effettivamente tutto veloce, troppo veloce…ma poi la risposta arriva ancora più rapida. Il senso del perché, tra sconosciuti, ci troviamo oggi a lavorare fianco a fianco, con dei volti che vediamo ormai più delle nostre famiglie ed amici, è la sensazione nitida, quasi materiale, che tutto questo non fosse più rimandabile. Ottobre, Novembre, l'Umbria che cade, l’odio ovunque, in ogni discorso, dai media al vicino di casa, la ricerca forsennata di un nuovo colpevole, fabbricato con odio in laboratorio, per farci scadere ancora di più, un pezzo in più, ogni volta, in basso. E così, al richiamo di quei quattro ragazzi di Bologna, che sentivano il rischio per la loro casa di andare in fiamme, di cadere, dopo 75 anni di libertà, a quel coraggio di dire: “Qua, NO!”, una scossa ha attraversato l’Italia. D’improvviso tutti legati, legati quei pensieri di paura, legata tutta assieme l’insofferenza a tutto questo. In tante parti d’Italia, comuni cittadini, hanno detto in cuor loro e trovandosi “Qua, No!, Basta!” Perché questa politica cattiva è si un virus, che tutto prende, non solo le scelte nazionali, ma la qualità dei rapporti tra le persone, accentua l’individualismo e sfilaccia la comunità che dovrebbe esistere per sostenersi e supportarsi. E’ una narrazione seducente e pericolosa che ci vuole ancora più soli, ancora più opposti gli uni agli altri in un’eterna battaglia per la supremazia. E allora tornano parola da un passato che doveva restare chiuso: “razza”, “buonista”, “controllo”, “confine”…ed il baratro dell’essere umano torna a piegarsi minaccioso. Noi siamo questo, il muro a quel baratro…che è partito come una scossa per istinto di sopravvivenza.
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Una speranza che ha messo in connessione i cuori, i corpi e le teste. Perché un altro racconto è possibile…come potrebbe non essere così, se dei ragazzi e non, in questo Paese oggi, rinunciano al poco tempo libero ed alle notti per cercare, disperatamente, di cambiare rotta. Le Sardine sono nate dalla speranza, di una politica diversa, di un racconto dei problemi reale e di soluzioni oneste, che includono e che non crocifiggono nessuno. Questo abbiamo fatto anche a Brescia, riempiendo due volte piazza Vittoria, modificando i linguaggi con cui raccontare i temi e così cercheremo di continuare a fare, stando nei luoghi, creando reti, cercando di portare un racconto diverso e costruttivo a più persone possibile. Questo sono le Sardine italiane, comuni cittadini che non si arrendono e che cercano, con la forza della speranza e con l’urgenza del tempo, di invertire la rotta, tenendo tutti assieme. Se riusciremo ad esserne all'altezza lo faremo nelle piazze, nelle scuole, nelle reti di chi fa già, sostenendo quella connessione silenziosa che ci ha fatto alzare, tutti nello stesso istante. E amplificheremo quella rete, perché arrivi a tutti, e diventi finalmente più forte, di quel messaggio che ci vorrebbe già soli, poveri d’anima e sicuramente, non più umani. Lo faremo a Brescia, lo faremo in tutta Italia." * firma suggeritaci dal movimento delle “Sardine”
Fede, chiesa e società
Noi stiamo con Papa Francesco di Laura Di Palma Era l’11 febbraio del 2013 quando, Joseph Ratzinger, ossia papa Benedetto XVI, annunciava al mondo cattolico la sua decisione di rinunciare al soglio pontificio. Una scelta storica, la sua, che soltanto sei pontefici prima di lui avevano compiuto. Per la prima volta, dopo secoli, i cattolici si ritrovavano senza un Papa e con il precedente ancora in vita. Circa un mese dopo, in seguito al Conclave, veniva eletto Pontefice Jorge Mario Bergoglio, gesuita e primo papa proveniente dal Continente Americano, che scelse il nome di Papa Francesco. Sin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco si è presentato in modo molto diverso rispetto ai suoi predecessori, con parole specifiche, indicazioni “innovative”, modi di fare ben più affabili, che l’hanno portato ad essere molto amato tra i fedeli; almeno inizialmente. Se, infatti, fin da subito, un piccolo gruppo di fedeli si dissociò dal suo modo di fare e di parlare, arrivando al punto di riconoscere come unico pontefice il Papa Emerito, Benedetto XVI, la maggior parte del popolo cattolico, ne riconobbe la figura e l’insegnamento. I “dubbi” contro Francesco partirono in seguito alla pubblicazione dell’esortazio-ne apostolica “Amoris Laetitia”del 2016,anche se su alcuni social cattolici (legati alle destre politiche) si è arrivati a scrivere, nel tempo, che Francesco è marxista, comunista, persino idolatra. E così, gli attacchi gratuiti nei confronti della figura di papa Bergoglio, si sono susseguiti: se il Papa parlava della necessità di accogliere i migranti, lo si è accusato di voler svendere la cattolicità a favore dei musulmani. Quando ha pubblicato un’Enciclica sulla difesa del Creato, le reazioni di qualcuno hanno fatto capire che il vero problema non è l’ambiente e il creato, bensì lo scontro tra le civiltà. Ancora, sullo spinoso tema della pedofilia tra i sacerdoti, l’ex Nunzio apostolico negli Stati Uniti, Carlo Maria Viganò lo ha accusato di aver coperto l’ex cardinale (ormai spretato) McCarrick e lo ha invitato pubblicamente a dimettersi. Nell’ottobre 2019, poi, Papa Francesco ha indetto un sinodo sulla possibilità di concedere il sacerdozio a uomini onesti ma sposati, seppur in casi del tutto eccezionali.
Questa sua scelta, è stata l’occasione per accusarlo di voler rendere legittimo il matrimonio per i sacerdoti, contravvenendo così alla norma del celibato. In seguito a questo Sinodo si è quindi innescata la polemica sui “due papi”, fino alla pubblicazione del libro uscito in Francia il 15 gennaio, che avrebbe dovuto riportare, in copertina, la doppia firma di Benedetto XVI e del cardinale Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino, ultraconservatore e ritenuto punto di riferimento degli oppositori al pontificato di Bergoglio, ma che, in realtà, è stato pubblicato a sola firma di Sarah, in quanto Benedetto XVI ha affermato di non avere mai dato il via libera a un volume a quattro mani, ma di aver soltanto dato un proprio contributo al libro. E Papa Francesco? Nonostante le accuse, il Pontefice continua a ribadire che la Chiesa non può “rassegnarsi” ad essere “una Chiesa di pochi”, “non si può chiudere in un circolo di perfetti”, ed essere “solo lievito isolato”. Mentre, oltre a coloro che attaccano, diverse voci difendono, come quella del Cardinal Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, che, in occasione dell’incontro con i giornalisti, lo scorso 24 gennaio, ha affermato a gran voce: “Se a qualcuno non piace questo Papa lo dica perché è libero di scegliere altre strade. Criticare va bene ma questo distruttismo no…Ognuno faccia le sue scelte. Scusatemi per lo sfogo ma l’obiettivo di tutti deve essere quello di cercare risposte per il bene della Chiesa e dell’umanità”.
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Guerra e pace Sabato 25 gennaio 2020 si è celebrata una giornata di mobilitazione internazionale per la pace. La “Rete per la pace”, alla quale aderiscono le ACLI, ha steso un documento che condividiamo totalmente nei contenuti e che pubblichiamo.
Spegniamo la guerra, accendiamo la Pace! contro le guerre e le dittature, a fianco dei popoli in lotta per i propri diritti “La guerra è un male assoluto e va ‘ripudiata’, come recita la nostra Costituzione all’Art. 11: essa non deve più essere considerata una scelta possibile da parte della politica e della diplomazia”. Il blitz del presidente Trump per uccidere il generale iraniano Soleimani, il vicecapo di una milizia irachena ed altri sei militari iraniani, è un crimine di guerra compiuto in violazione della sovranità dell’Iraq. Insieme alla ritorsione iraniana si è abbattuto anche sui giovani iracheni che da tre mesi lottano contro il sistema settario instaurato dall’occupazione Usa e contro le ingerenze iraniane, in un paese teatro di guerre per procura ed embarghi da decenni. Irak, Iran, Siria, Libia, Yemen: cambiano i giocatori, si scambiano i ruoli, ma la partita è la stessa. Nella crisi del vecchio ordine internazionale, potenze regionali e globali si contendono con la guerra aree di influenza sulla pelle delle popolazioni locali. La sola alternativa consentita al momento è il mantenimento dei regimi teocratici o militari – comunque illiberali e non rispettosi dei diritti umani - con i quali si fanno affari, chiudendo occhi e orecchie su repressione, torture, corruzione. La guerra non produce solo distruzione, umana ed ambientale, ma cancella anche dall’agenda politica la questione sociale, oramai incontenibile ed esplosa nelle proteste delle popolazioni che hanno occupato pacificamente le piazze e le strade. Non possiamo stare a guardare ! Dobbiamo gridare il nostro no alla guerra, alla sua preparazione, a chi la provoca per giustificare la produzione e la vendita di armi. Guerre che, in ogni momento, possono fare da miccia ad un conflitto globale tanto più preoccupante per il potenziale degli armamenti nucleari oggi a disposizione dei potenti del mondo. Le vittime innocenti dell'aereo civile abbattuto "per errore" da un missile, dimostrano una volta di più che la guerra è un flagello per tutti, nessuno può chiamarsi fuori, siamo tutti coinvolti. Manifestiamo il nostro sostegno alle popolazioni, vere vittime delle guerre, a chi si rivolta da Baghdad a Teheran, da Beirut ad Algeri, da Damasco, al Cairo, a Gerusalemme, a Gaza. Quel che sta avvenendo nel Golfo Persico, aggiungendosi alle sanguinose guerre e alle crescenti tensioni in corso, mette in luce la drammatica attualità e il vero realismo dei ripetuti ma inascoltati appelli di Papa Francesco per l’avvio di un processo di disarmo internazionale equilibrato. L’UE, nata per difendere la pace, deve assumere una forte iniziativa che – con azioni diplomatiche, economiche, commerciali e di sicurezza – miri ad interrompere la spirale di tensione e costruisca una soluzione politica, rispettosa dei diritti dei popoli, dell’insieme dei conflitti in corso in Medio Oriente e avviare una rapida implementazione del Piano Europeo per l’Africa (Africa Plan) accompagnandolo da un patto per una gestione condivisa dei flussi migratori. Fermare la spirale di violenze è responsabilità anche italiana e chiediamo al nostro Governo di farlo con atti concreti: opporsi alla proposta di impiego della Nato in Iraq e in Medio Oriente; negare l’uso delle basi Usa in Italia per interventi in paesi terzi senza mandato ONU; bloccare l’acquisto degli F35; fermare la vendita di armi ai paesi in guerra o che violano i diritti umani come sancito dalla L.187/90; ritirare i nostri soldati dall’Iraq e dall’Afghanistan, richiedendo una missione di peace keaping a mandato ONU ed inviare corpi civili di pace; adoperarsi per la sicurezza del contingente italiano e internazionale in missione UNIFIL in Libano; aderire al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari eliminandole dalle basi in Italia; sostenere in sede europea la necessità di mantenere vivo l’accordo sul nucleare iraniano implementando da parte italiana ed europea le misure di revoca dell’embargo porre all’interno dell’Unione Europea la questione dei rapporti USA-UE nella NATO;
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Dal Consiglio di Quartiere San Polo Cimabue
C.d.Q. S. Polo Cimabue
“Intitolazione al femminile della piazza della stazione metro” di Fabio Basile * Alcuni giorni fa si è concluso l’iter relativo alla richiesta di intitolazione della piazza e dei giardini della stazione metro di San Polo Cimabue. L’estate scorsa era pervenuta al Consiglio di Quartiere, da parte dell’Associazione di promozione sociale Montessori Brescia, la proposta di intitolare una via, piazza o area verde del nostro quartiere a Maria Montessori, la donna che rivoluzionò la pedagogia e l'educazione infantile con il suo metodo e lo esportò in tutto il mondo. “Le scoperte educative di Maria Montessori, frutto dei suoi studi e delle sue osservazioni su bambini di tutto il mondo, hanno dato vita a un approccio all’educazione universale, valido con bambini di tutte le culture, religioni ed estrazioni sociali. Il suo approccio educativo è infatti riconosciuto e applicato in moltissimi paesi con straordinari effetti sui bambini e sugli adolescenti. Maria Montessori considerava il suo metodo un aiuto alla vita e il suo obiettivo è stato quello di promuovere lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti, renderli adulti maturi e indipendenti, in grado di vivere in pace e armonia con il loro ambiente e con il mondo. Negli ultimi anni nel territorio bresciano sono nate numerose sezioni a metodo Montessori, dal nido alla scuola primaria, in molti casi su istanza di gruppi di genitori. E’ evidente quindi che anche a Brescia c’è un risveglio di interesse nei confronti di questo metodo e di questa donna straordinaria”. Oggi il suo metodo è applicato in oltre 22.000 scuole. Nel corso degli ultimi anni della sua vita Maria Montessori ricevette molte onorificenze da ogni parte del mondo per la sua dedizione alla causa del bambino e per tre volte, fu candidata al premio Nobel per la pace. Il nostro CdQ, nella seduta dell'8 luglio ha accolto volentieri la proposta che ci è stata presentata e ha individuato, quale possibile luogo di intitolazione nel quartiere, la "piazza" antistante la stazione Metro di Via Cimabue, e ha dunque formalizzato l’istanza agli assessori competenti: Roberta Morelli Pari Opportunità e Federico Manzoni Mobilità. La scelta di dare un nome così empio di significato alla piazza adiacente la metro si sposa bene con la vicinanza dell'Istituto Comprensivo Est 1, che è sede della scuola Primaria e Secondaria di 1° grado, nonché della scuola Materna. Anche per questo, oltre che per la speciale ricorrenza del 150° anniversario della sua nascita, desidereremmo che le venisse confermato, ancora una volta e ancora in un luogo pervaso, nei mesi scolastici, dalle urla, risate e chiacchierate di coloro a cui tanto si è dedicata, il riconoscimento del suo ruolo all’interno del panorama della storia della pedagogia e le sia dunque meritatamente dedicata la via/strada/piazza. La data dell’intitolazione è stata fissata per l’8 di marzo… si commenta da sola! Si tratterebbe di una delle poche vie o piazze che nella nostra Italia, sono dedicate alle donne. Nel giorno della festa delle donne e laddove è presente quella “panchina rossa” che, sono certo, non lascia indifferente nessun passante. Dove il nostro quartiere, da qualche anno si raccoglie piacevolmente per trascorrere una serata tutti insieme, con una cena che rappresenta innanzitutto l’unione. * Presidente del Consiglio di Quartiere
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In ricordo di...
Emanuele Severino: “Avvicinarsi alla morte è avvicinarsi alla gioia” a cura di Ernesto Paroli 16 ore fa Emanuele Severino il filosofo nato a Brescia nel 1929, è morto il 17 gennaio, la notizia è stata diffusa dopo i suoi funerali. Avrebbe compiuto 91 anni il prossimo 26 febbraio. Per ricordare questo gigantesco pensatore, fra i più grandi del ‘900, proponiamo qui un testo che egli ha pubblicato sul numero di “VITA” di luglio-agosto 2019, in cui racconta alcuni fatti della sua vita, parla del suo pensiero e di come si preparava ad affrontare l’inevitabile. Colpiscono in queste parole la lucidità, la serenità e la consapevolezza della vastità dell’orizzonte che si accingeva ad attraversare. Ho studiato a Brescia e mi sono laureato a Pavia con Gustavo Bontadini, il mio maestro. Fu a Bontadini che, al mio terzo anno, chiesi la tesi. Gli chiesi di occuparmi di Martin Heidegger. Era il 1948 e di Heidegger si parlava ancora poco in Italia. Scrissi la tesi e, nel 1950, venne pubblicata. Avevo 21 anni, ero molto giovane per i criteri odierni, ma ero anche stato uno studente particolarmente brillante. Dopo essermi laureato, Esterina, che di lì a un anno sarebbe diventata mia moglie, ed è scomparsa nel 2009, aveva letto un annuncio sul Corriere della Sera. Diceva che cercavano professori per la “libera docenza”. Significava che non si dovevano attendere quattro anni dalla laurea per poter insegnare. Partecipai al concorso in filosofia teoretica e lo vinsi. Fu così che cominciò la mia carriera all’università, insegnando per due anni a Pavia. Può stupire la mia giovane età. Ma allora non ci stupiva affatto. Come non mi stupisce, oggi che di anni ne ho compiuti 90, sapere che Martin Heidegger lesse e commentò, con crescente stupore, il mio lavoro su di lui. Oggi molti pensano alle relazioni come a un veicolo di autopromozione. Allora conta chi cita chi o chi è citato da chi e in che modo viene citato. Ma le cose stanno diversamente. Torno all’esempio di Heidegger perché ci fa capire come un filosofo affermato e formato come lui, che era nato nel 1889 e aveva pubblicato “Essere e tempo” nel 1927, si interessasse della tesi di laurea di un ventenne, anche se questo ventenne aveva già pubblicato dei libri. Dopo la guerra c’era voglia di fare, c’era un fermento tra le generazioni. E c’era una rete di interessi per cui le idee si dibattevano e si discutevano. Giovani, vecchi: importa? Il problema, oggi, è che si invecchia male. Ho 90 anni, di libri ne ho pubblicati molti, e al mio pensiero è stato dedicato un ultimo, recentissimo convegno dal titolo “Heidegger nel pensiero di Emanuele Severino”. Non smetto di studiare, di pensare, di lavorare. Bisogna adattarsi alla vecchiaia, senza cadere nel futile e nella logica del “passatempo”. Certo, questo è anche il tempo in cui ci si confronta con la morte e col dolore, tema di tanti miei libri e del recente “Dispute sulla verità e la morte” (Rizzoli).
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Si teme la morte perché la si confonde con l’agonia, con la sofferenza che sono fenomeni della vita. Ma dopo l’agonia che cosa c’è? Ecco dunque il problema della morte. La nostra cultura concepisce la morte come annientamento. Ma è davvero così? O la morte, piuttosto, è un proseguire infinito oltre il dolore che caratterizza la nostra vita? Quando mi chiedono se ho paura della morte o perché la guardo con serenità rispondo che l’Occidente crede che morire sia andare verso il nulla. Dobbiamo capire che questo che crediamo un andare nel nulla è, in verità, lo scomparire degli Eterni. Quando la legna diventa cenere, crediamo si annienti la legna e nasca la cenere. Ma se sappiamo guardare a fondo, vediamo lo scomparire progressivo di singoli eventi (la legna che brucia, poi che brucia un po’ meno, la cenere che compare…): la morte ci appare nella forma dell’agonia, morire è il progressivo scomparire degli Eterni che escono dal cerchio del-l’apparire. Ma l’uomo è destinato alla Gioia. Ecco il tema della Gioia. Gioia, il superamento di tutte le contraddizioni che attraversano la nostra vita. Viviamo nella contraddizione, ma esiste un luogo in cui ogni contraddizione è oltrepassata? E noi, che cosa siamo, rispetto alla totalità di quel luogo? Quel luogo non è, forse, ciò che realmente siamo? La risposta è “sì, siamo quel luogo”. Un luogo che chiamo Gioia. Gioia non è la felicità, che è sempre una volontà soddisfatta. La Gioia, invece, è infinitamente più alta. Non è volontà, ma eliminazione di ogni contraddizione. Ecco perché avvicinarsi alla morte è avvicinarsi alla Gioia. Emanuele Severino
La mina vagante
A proposito di “Sardine”... di Laura Di Palma Un “prete sardina”: così è stato erroneamente apostrofato, via social, don Matteo Menini, parroco dell’unità pastorale di Ponte Nori, Piana e Massignani a Valdagno, in provincia di Vicenza. Ad affermarlo, Alex Cioni, consigliere comunale di Schio, con un post alquanto polemico pubblicato sul suo profilo Facebook. Volto storico dell'estrema destra da oltre 20 anni, da Alternativa d'Azione, poi Forza Nuova Fratelli d'Italia e Lega, Cioni, si è detto indignato per uno striscione esposto dal parroco all’esterno della parrocchiale: “Nella foto lo striscione appeso che si trova su una facciata della chiesa a Ponte dei Nori a Valdagno” ha scritto. “Oltre ai preti immigrazionisti, abbiamo anche i preti sardine. Roba da matti!” ha concluso. Ma, con un simile commento, il politico non ha fatto altro che scivolare in una tremenda gaffe. Il simbolo, come ricorda anche la scritta ΙΧΘΥΣ posta al di sotto dell’immagine del pesce, significa, per l’appunto, “pesce” ed è una delle icone del cristianesimo delle origini. Inoltre, le lettere che compongono quella parola greca, formano un acronimo che tradotto significa “Gesù Cristo, figlio di Dio, Salvatore”, una sorta di codice segreto tra i primi cristiani perseguitati. Nonostante l’evidenza, Cioni difende a spada tratta il suo pensiero e, pur di non ammettere l’errore, ha risposto a coloro che gli hanno fatto notare che sarebbe stato opportuno informarsi prima di commentare: “è evidente anche ad un cieco che il don ha giocato con la simbologia del pesce, marcando nello striscione la figura in maniera da far passare anche un altro messaggio; il prete in questione ha voluto provocatoriamente dare un doppio significato allo striscione”. A volte, è proprio il caso di dirlo: “non si sa più che pesci pigliare!”
Negazionisti e smemorati di Centina Bazzana Per il 15% degli italiani la Shoah non è mai esistita (rapporto Eurispes 2020). Se a questo dato aggiungiamo che un altro 16,1% dice che è avvenuta, ma non è stata un fenomeno importante, e ancora, sapendo che nel 2004 i negazionisti erano il 2,7%, forse è il caso di chiedersi a che cosa è dovuto questo aumento: solo ignoranza? Anche perché molti sottovalutano tutti gli episodi di antisemitismo che stanno succedendo, classificandoli come bravate o scherzi (più del 60%). Personalmente sono preoccupata, anche se fosse solo frutto di ignoranza, cosa che non credo. E’ intollerabile che, nell’età della tecnologia quando basta un clic per avere tutte le documentazioni del mondo su un tema studiato e approfondito da tutti i punti di vista, ci sia ancora qualcuno che mette in dubbio l’esistenza dei campi di sterminio. A tutti questi proporrei la visita ad Auschwitz-Birkenau: si può vedere anche su internet, ma l’atmosfera che si vive là (in quel che resta) è assolutamente indescrivibile, la vista di quelle montagne di scarpe, capelli, valigie, occhiali, sottratti a coloro che venivano mandati alle camere a gas e ai forni crematori è insopportabile! Eppure pochi mesi fa una gentile signora italiana di mezza età, fondatrice di un gruppo neonazista, dichiarava che ad Auschwist c’erano la piscina, il teatro e i bambini giocavano nei parchi… A questi che continuano a tracciare svastiche e scritte oltraggiose sui muri e sui portoni di persone che spesso hanno combattuto anche per la loro libertà, vorrei ricordare che nessun nazista processato dopo la guerra ha mai negato l’Olocausto, ma ha solo detto che obbediva agli ordini di Hitler.
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Dal circolo ACLI
Al circolo ACLI si può anche leggere… Ci sembra giusto far conoscere a tutti i nostri lettori che presso i locali del Circolo, oltre ai quotidiani “Giornale di Brescia”, “Gazzetta dello Sport” e “Corriere della Sera” (in edizione nazionale e locale), sono disponibili diversi altri prestigiosi periodici e precisamente: LA VOCE DEL POPOLO – Settimanale fondato nel 1893 ma che si qualifica ancora oggi come voce della Diocesi di Brescia e strumento di informazione, formazione e dialogo. MOSAICO DI PACE - La rivista promossa dalla sezione italiana di Pax Christi - movimento cattolico internazionale per la pace. Pace, ambiente, nonviolenza, disarmo, dialogo interreligioso per la pace, economia di giustizia... sono alcuni dei temi su quali mensilmente interroga e provoca. ALTRECONOMIA – Mensile che dal 1999 pubblica inchieste, reportage, interviste e approfondimenti sul sistema economico e sul suo funzionamento, dedicando con rigore, chiarezza e imparzialità, ampio spazio alle cosiddette “economie solidali“; ovvero tutte quelle attività imprenditoriali capaci di rispettare diritti, ambiente, benessere in Italia e nel mondo. COMBONIFEM – La rivista delle Missionarie Comboniane per promuovere la dignità di ogni persona nel rispetto delle differenze di genere, di cultura e di religione, per far crescere società inclusive orientate al bene comune. FAMIGLIA CRISTIANA - Ogni settimana riafferma la sua identità e missione nella Chiesa e nella società; con grande attenzione alle parole e ai gesti di Papa Francesco, sempre dalla parte della famiglia e delle nuove generazioni, attraverso approfondimento politico, attualità, volontariato…
In ricordo di…
…Angelo Civardi
i “sassolini” di Angelo
di Matteo Franceschini A poco più di un mese dalla scomparsa di Angelo Civardi (19.1.1934 – 18.1.2020), socio del nostro Circolo ACLI e socio anziano del Gruppo AGAPE , ricordiamo l’amico che ci ha lasciati, uomo buono semplice e umile, amico di tutti e sempre disponibile a dare una mano qualsiasi fosse il servizio richiesto. Io l’ho conosciuto nei primi anni sessanta quando al mio primo impiego (ultra giovanissimo....) all’Istituto Zooprofilattico, mi hanno assegnato in un reparto dove lui, giovane veterinario di notevole valore, era uno dei dirigenti. E ho avuto la fortuna di continuare a lavorare al suo fianco per decenni, …. fortuna sì perché lui è sempre stato così nel lavoro e nella vita, come lo abbiamo conosciuto tutti noi, in questi anni, sia durante le innumerevoli camminate in montagna con il gruppo AGAPE o presso la sede del Circolo dove era facile fare con lui brevi ma intense chiacchierate che svelavano la sua saggezza, la sua umiltà e il suo grande senso della vita. Quando si camminava in montagna era solito fermarsi presso gli ometti di pietra posti come importanti punti di segnalazione e riferimento per gli escursionisti , sistemandoli se necessario e aggiungendo sempre e comunque qualche sassolino dei suoi. Un gesto semplice, ma importante perché dimostrava attenzione e interesse per coloro che sarebbero passati successivamente sullo stesso sentiero, gesto che è una icona della sua vita durante la quale ha messo ben evidenza “sassolini”di riferimento fondamentali per tutti noi quali, bontà, onestà e mitezza di cuore. Grazie Angelo, ti abbiamo voluto bene tutti.
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Dal Punto Comunità
Le novità sociali nella Legge di bilancio 2020 di Giuseppe Foresti* Nella legge di bilancio 2020 non vi sono misure strategiche in campo sociale, vi sono tuttavia alcune innovazioni interessanti degne di essere sottolineate. Provvedimenti per i figli I temi della famiglia e specialmente della cura dei figli stanno diventando un’emergenza per le forme di denatalità oramai strutturali. La questione demografica è tanto consolidata che è difficile decifrare quanto per le giovani generazioni sia un problema culturale e di stili di vita e quanto sia rimediabile con politiche di sostegno e di stabilità economica non più dilazionabili. Sembra vi sia un’ampia presa di coscienza di questo tema anche a livello politico ma le risorse necessarie e soprattutto l’esigenza di nuove normative ben definite stentano a farsi strada. Anche nella legge di bilancio 2020 (legge 160/2019) si continua con la politica dei bonus. L’unico dispositivo consiste in uno stanziamento (certo insufficiente) per la creazione di un fondo finalizzato alla erogazione di un “assegno universale e servizi alla famiglia” di 1.044 milioni nel 2021 e 1244 milioni nel 2022. Dovrebbe trattarsi di una revisione generale, tutta da definire, delle attuali norme che regolano l’assegno al nucleo familiare nella direzione di individuare un assegno rivolto a tutte le famiglie e non più solo ai lavoratori (e pensionati) dipendenti. Intanto è necessaria una ricognizione dei bonus in vigore, come aggiornati nel 2020. Viene confermato e rimodulato il “bonus bebè” prorogato al 2020, per un anno (bimbi nati nel 2020) nel seguente modo: - 160 € mensili in presenza di un ISEE fino a 7.000 € - 120 € mensili in presenza di un ISEE fino a 40.000 € - 80 € mensili con ISEE superiore a 40.000 € - Dal 2° figlio gli importi sono incrementati del 20% Viene ridefinito il bonus asili nido che passa da 1.500 € (valido per tutti, senza limiti di reddito) a 3.000 € fino ad un Isee di 25.000 € ed a 2.500 € in presenza di un ISEE fino a 40.000 €. Ricordiamo che resta in vigore il bonus mamme (premio alla nascita) di 800 € senza limite di reddito. E’ istituito un “bonus latte artificiale” fino a 400 € per sei mesi nei casi di impossibilità di allattamento naturale. La materia sarà attuata attraverso un decreto.
Dal 2020 il congedo parentale (obbligatorio) per i papà, alla nascita o adozione di un figlio, sale a 7 giorni anche frazionabili. Incremento delle pensioni Non vi sono novità significative relative all’adeguamento delle pensioni che quest’anno è stato rilevato nella misura dello 0,4%. Questo incremento è riconosciuto in misura piena sulle pensioni fino a 3 volte il trattamento minimo e dal 2020 fino a 4 volte il minimo (fino a 2.052,04 € lordi). Per importi superiori l’incremento è riconosciuto per fasce decrescenti in misura minore. Si rammenta che la pensione integrata al trattamento minimo nel 2020 è di € 515,07, l’assegno sociale € 459,83, l’indennità di accompagnamento € 520,29. Novità previdenziali Nel 2020 è prorogata l’APE sociale (pensione con 63 anni di età e 30 anni di contributi per lavoratori licenziati, che assistono familiari con handicap grave e lavoratori invalidi civili al 74%, con 36 anni di contributi per lavoratori che effettuano lavori gravosi o usuranti). E’ prorogato l’accesso anche col sistema “opzione donna”: 35 anni di contributi e 58 anni di età (dipendenti) o 59 anni di età (autonome) maturati entro il 31.12.2019. Il calcolo è col sistema contributivo ed è necessaria l’attesa (finestra) di 12 o 18 mesi (autonome). Resta in vigore la pensione anticipata con quota 100 (almeno 62 anni di età ed almeno 38 anni di contributi), mentre la pensione anticipata senza i 62 anni richiede almeno 42 anni e 10 mesi (uomini) e 41 anni e 10 mesi (donne). La pensione di vecchiaia si ottiene con 67 anni di età e 20 anni di contributi, salvi i casi delle vecchie deroghe per le quali bastavano 15 anni. Queste norme generali non escludono casi particolari che vanno sempre accertati col Patronato ACLI. Abolizione superticket Da settembre 2020 è abolito il superticket di 10 €, che in regione Lombardia è modulato con importi diversi in base al tipo di analisi. * Presidente Patronato ACLI Brescia
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Punto Comunità San Polo Cimabue Via Cimabue 271 – 25134 Brescia Telefono 030 2311303 – Cellulare 3476602343 puntocomunitasanpolocimabue@gmail.com www.aclisanpolo.it
Tutti gli sportelli e gli orari Sportello
Patronato Servizio Fiscale Sportello GasPolo e US Acli
Sportello InformaLavoro
Sportello Reclami e Proposte Lega Consumatori Sportello “Donna e famiglia”
Sportello Volontariato Micro credito
Cosa offre
Apertura
Il Patronato ACLI offre un servizio di assistenza, in buona parte gratuiMartedì to, a tutti i cittadini, lavoratori dipendenti ed autonomi, pensionati in materia di: pensioni di ogni tipo, assegni al nucleo familiare, invalidità, 17.00 – 18.00 assistenza sociale… Il servizio fiscale per l’assistenza nella compilazione dei Modelli 730 e Mercoledì Unico (ex 740) e per le dichiarazioni e versamenti Imu, viene gestito in 16.00 – 18.00 collaborazione con la società provinciale “ACLI Servizi Brescia s.r.l.” e (aperto solo da marzo a giugno) con il CAAF ACLI. - Per qualsiasi problema di carattere fiscale – ISEE – Modello RED Giovedì Assegno di maternità – Bonus elettrico, gas, idrico – Modulo postale 10.00 – 12.00 per Carta Acquisti – IMU e TASI nei periodi di scadenza - Informazione su attività GAS (Gruppo Acquisto Solidale) e Giovedì US Acli 17.45 – 18,45 - Iscrizioni al GAS e alle varie attività US Acli - Compilazione e aggiornamento del Curriculum Vitae Lunedì - Lettera di presentazione 17.00 – 19.00 - Aiuto nella ricerca di offerte di lavoro ed invio CV Martedì - Segnalazione di corsi di formazione professionale - Azione di accompagnamento, supporto e informazione a chi è in 10.00 – 12.00 cerca di lavoro Venerdì - Orientamento riguardo ai problemi del lavoro 17.00 – 19.00 - Segnalazioni a Dignità e Lavoro - Raccoglie segnalazioni di problemi riguardanti il territorio - Trasmette le segnalazioni agli uffici ed enti competenti - Segue i problemi segnalati fino alla loro conclusione - Informa sull’iter delle pratiche attraverso Sanpolopolis - Offre servizi di consulenza gratuita in materia bancaria, assicurativa,, familiare, condominiale, turistica, immobiliare. - Tutela i consumatori che, in quanto tali, ritengono siano stati violati i diritti previsti dalla normativa vigente in materia - Ascolto, informazione, orientamento ed eventuale accompagnamento delle donne per qualsiasi problema di disagio e di bisogno - Problemi riguardanti i minori - Informa e orienta le persone che desiderano mettere a disposizione alcune ore per fare volontariato, sulle opportunità sul territorio e a livello cittadino - Istituito dalla Caritas Zonale, il micro credito è finalizzato a sostenere l'avvio di un'attività imprenditoriale o per far fronte a spese d'emergenza da parte di persone in difficoltà economica, generalmente escluse dalla finanza ufficiale
Venerdì 18.00 – 19.00 Venerdì 18.00 – 19.00 Mercoledì 15.00 – 16.00 Mercoledì 15.00 – 16.00 Lunedì 17.00 – 18.00
Tutti gli sportelli, oltre al loro ruolo specifico, informano, indirizzano e orientano correttamente verso gli uffici e gli enti competenti a dare risposta ai vari bisogni e problemi di persone e famiglie 22
Dal Punto Comunità S. Polo Cimabue
Sportello
Caritas S. Angela M. presso Oratorio
Ricuciamo la solidarietà Presso Casa Associazioni
Centro Psico Sociale Via Romiglia 1
Servizio Sociale Territoriale Zona Est Comune Brescia Corso Bazoli 7, Sanpolino
Cosa offre
Apertura Martedì ore 9.30-12.00 Venerdì ore 14.30-16.00 Martedì e venerdì ore 9.00-10.30
Ascolto Distribuzione viveri Alfabetizzazione cittadini stranieri Progetto di sartoria multietnica finalizzato a raggiungere i seguenti obiettivi: di promuovere la conoscenza della lingua italiana e degli strumenti necessari per rapportarsi con le Istituzioni del territorio; di promuovere percorsi di autonomia nell’ambito lavorativo; di sollecitare la società civile per la costruzione di un tessuto sociale capace di inclusione e cooperazione.
Giovedì ore 9.30 – 11.30
Il Centro Psicosociale è il punto di riferimento territoriale per le persone che presentano disturbi psichiatrici ed offre una serie di trattamenti di tipo farmacologico, sociale, psicologico, educativo, infermieristico integrati in percorsi di cura in base alle caratteristiche ed i bisogni degli utenti e delle loro famiglie.
Da lunedì a venerdì dalle 8.00 alle 17.00
Il Servizio Sociale Territoriale si occupa del supporto e del sostegno ai cittadini in tutte le fasi della vita: Famiglie con minori Adulti in difficoltà Persone con disabilità Persone anziane
Lunedì-martedìmercoledì ore 9-12.15 e 14-15.30 Giovedì ore 14-15.30 Venerdì ore 14-15.30
Dal Circolo ACLI
Elezioni al circolo ACLI S. Polo Il 25 gennaio 2020 si è celebrato il Congresso del circolo ACLI S.Polo alla presenza del vice Presidente delle ACLI Provinciali Stefania Romano. Dopo la relazione del presidente uscente Enzo Torri che ha ripercorso il significato e l’attività del circolo ACLI nella realtà del quartiere di S.Polo e l’intervento di Stefania Romano che ha illustrato sinteticamente i documenti preparatori al congresso provinciale e a quello nazionale, è stato aperto il seggio elettorale per la elezione del nuovo Consiglio di Presidenza che rimarrà in carico per i prossimi quattro anni. Di seguito gli 11 eletti in ordine di preferenze ricevute: Consiglio di Presidenza Mantovani Dante Signorelli Clara Mantelli Giacomo Torri Lorenzo Basile Fabio Bazzana Innocentina
Rossini Gianni Pirotti Laura Sandrini Sandro Zaltieri Vincenzo Entrada Riccardo
Il Consiglio Direttivo ha quindi eletto: Presidente Dante Mantovani
Delegati al Congresso Provinciale Bongioanni Manuela Mantelli Giacomo Mantovani Dante Molteni Fabrizio Pirotti Laura Torri Lorenzo Vice-presidente Riccardo Entrada
Nelle prossime riunioni il Consiglio provvederà ad assegnare gli incarichi e le responsabilità per i vari settori di attività del Circolo
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