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FUTURO
from Maggio 2022
Nella Giornata Mondiale dell'Acqua 2022 la delegazione della Puglia a Expo 2020 Dubai si è ritrovata sul palco del Padiglione Italia per "Water for Life: AQP Award", un premio per la sostenibilità promosso da Acquedotto pugliese. L'evento è stato condotto dalla giornalista Carmen Lasorella.
Andri Snær Magnason, scrittore, poeta, drammaturgo, comunicatore scientifico nonché primo vincitore del nuovo premio “WATER FOR LIFE”, istituito da Acquedotto Pugliese nel 2022 e celebrato - con la sua prima edizione - in occasione della “Water Week” nel prestigioso contesto della Esposizione Universale EXPO Dubai. Presso il Padiglione Italia, che ha accolto in sei mesi due milioni di visitatori proponendosi con il claim “la bellezza che unisce le persone”, la giornalista Carmen Lasorella ha avuto occasione di incontrarlo in un dialogo aperto confrontandosi con lui sulla sua storia, i suoi progetti, le sue riflessioni sul domani in tema di ambiente, sostenibilità, cura del pianeta, bellezza e approccio multiculturale e intergenerazionale nella gestione delle problematiche ambientali.
Andri, qual è oggi la tua emozione a Dubai? Tu vieni da un Paese molto diverso dove domina la presenza del ghiaccio, l’Islanda, certo non una terra sabbiosa come questa.
È vero, vengo da un posto direi opposto a quello che oggi ci sta ospitando, ma sono sempre stato curioso di conoscere gli Emirati Arabi e visitare in particolare Dubai, perché in qualche modo questo posto esemplifica molte fra le più grandi sfide attuali che stiamo affrontando come umanità. Questo Paese in grande accellerazione vive oggi la necessità di passare in ottica di transizione da una “economia petrolifera” ad una “economia solare”. L’orizzonte di 30 anni è forse un orizzonte possibile per prefigurare uno scenario diverso. Ma le basi si possono e si devono mettere oggi. Ci sono molte cose che meritano attenzione, a partire dalle scelte compiute in campo di architettura, design e cultura, che hanno reso e rendono questo un luogo rispettoso e innovativo. Qui ritroviamo il fulcro della sfida, così come avviene in Islanda. Viviamo in un mondo interconnesso, motivo per cui se i ghiacciai si sciolgono in Islanda il riflesso che ne consegue
è che la palma procederà velocemente in direzione sott'acqua ed è il motivo simbolico per sottolineare che ogni cosa ha bisogno di trovare il suo specifico equilibrio.
Questo è il tuo ultimo libro sul tempo e sull'acqua, dentro vi è una narrazione particolare in cui spieghi ciò che nel tempo potrebbe essere la vita di un ragazzo nato oggi.
Tutto può cambiare sul pianeta se non facciamo le cose giuste nei tempi giusti, se non abbiamo le giuste attenzioni, il giusto rispetto e la giusta sensibilità, senza rinviare cio’ che dobbiamo con responsabilità fare subito e senza indugi. È la nostra generazione che è chiamata a fare la differenza, adesso. Faccio un esempio: noi pensiamo ancora che l'anno 2000 sia il futuro perché siamo sempre stati cresciuti con la consapevolezza che il 2000 sarebbe stato qualcosa che doveva rappresentare “IL” futuro e poi in un battibaleno è arrivato l’anno 2020 ed io penso veramente che quando uno scienziato dice “2080 o 2100” ci sembra surreale comprenderlo e pertanto non ci relazioniamo correttamente con questo orizzonte. Eppure arriva in un attimo.
Usiamo esempi molto semplici: il tuo esempio di vita, i tuoi esempi di famiglia per spiegare che siamo di fronte a un problema molto grande ma è necessario avere la giusta attenzione, altrimenti se non lo facciamo ne pagheremo tutti le conseguenze.
Una delle sfide mentre scrivevo il libro era quella di sentirmi come se il problema fosse più grande del linguaggio che provavo ad utilizzare ed a mettere in campo; tu non puoi semplicemente prendere gli elementi scientifici e raccontare di nuovo i dati nella loro essenza oggettiva sempre nello stesso modo. I dati devono essere intrecciati in altri contesti è un pò come fra le nonne e le nipoti, a volte gli scienziati non riescono a trovare le parole giuste. Ci vogliono più sensibilità. Io ho avuto il privilegio di incontrare uno scienziato che mi ha invitato a scriverne uno! Uno scienziato – leader in Germania – che mi ha in qualche modo scosso. La mia prima reazione è stata quella di dirgli che non credevo di avere l’autorevolezza di scrivere in merito ad un tema così grande, allo stesso modo con cui non mi sarei sentito di dare consigli medici non essendo io un medico. Lui mi ha fatto riflettere dicendomi che la prospettiva era completamente diversa e che andava ribaltata, perché questo è un problema che tocca tangibilmente ciascuno di noi,
L'ambiente è un unicum interconnesso che genera riflessi a prescindere dalle latitudini. Nella foto il tratto di deserto tra Dubai e Abu Dhabi.
in qualità di persone, di cittadini singoli, come professionisti indipendentemente dall’ambito in cui si esprime la nostra aziona quotidiana. E questo sarebbe stato mio “dovere” - come cittadino e come scrittore del tempo di oggi – prendendo la mia posizione ed esprimendola con la mia forza e presentandola con le mie parole e il mio punto di vista. Ho riflettuto a lungo su tutto ciò ed alla fine ho pensato che fosse come un punto di svolta per me, il dovermi mettermi a servizio di una causa raccontandola con i miei strumenti. Spesso per cambiare paradigma nella cultura, nella scienza e nella società servono proprio storie, canzoni, poesie, danza, musica, arte. In una parola un approccio multiculturale. Certo, io non posso pensare che un libro cambi tutto, mentre invece un movimento che si rafforza con 10 – 100 -1000 libri, canzoni, produzioni artistiche questo sì che potrà fare realmente la differenza, aprendo la nostra mente e spingendoci all’azione. È così che possiamo cominciare a parlare in modo diverso e alla fine diventeremo incapaci di tornare al vecchio modo di pensare e di essere.
Oggi hai ricevuto un premio speciale sull'acqua “Water for life”. E proprio nell'acqua si ritrova l'inizio di tutto…
Duemilaseicento anni fa Talete, un vecchio filosofo diceva le stesse cose ma le persone – nonostante lo scorrere del tempo ed il progresso delle conoscenze – spesso continuano a non avere la giusta attenzione nei confronti dell’acqua. Quella della risorsa idrica è una delle sfide che sto cercando di sottolineare: se fossimo culturalmente distaccati dall'essenza dell'acqua – e questo anche solo esplorando la sua “santità” perché una volta in molte culture l'acqua era considerata davvero santa – non abbracceremmo tutto secondo una sfera esclusivamente razionale. Rispetto alla natura, ad esempio, tutte le piante e le creature servono, tutto è utile ma gli umani continuano a usare la natura senza rispetto, e senza rispetto sprechiamo ogni giorno le cose che abbiamo sotto i nostri occhi, le prendiamo, le scartiamo. Potremmo continuare a lungo, ma proviamo a prendere un’altra parola: la pace. È una parola che tutti conoscono ovunque, e che ricercano, ma non abbiamo pace per esempio in questo momento in Europa, abbiamo un cielo scuro sopra di noi e quindi dobbiamo muoverci davanti a questo obiettivo per affrontarlo pur non essendo così
facile. Ci sarebbe bisogno di così tanto tempo.
Nel tuo libro si parla del Dalai Lama.
Sì, dopo averlo incontrato per due volte. Sono rimasto in entrambi i casi sbalordito dalla sua forza, la forza di un uomo di Pace, quella che non ti fa odiare il nemico, quella che ti fa contenere l'impulso istantaneo di contrattaccare, quella che ti fa combattere più efficacemente con modi pacifici e ovviamente quella stessa forza-motore capace di ispirare le persone in tutto il mondo grazie a carisma e leadership. Lui è riuscito a mantenere questa forza morale in circostanze estremamente difficili e se ti chiedi oggi quale sia la risposta ad un attacco come quello che stiamo vivendo non puoi che dire: “va esercitato il dialogo”, un'altra parola molto importante. Penso veramente che gli eventi recenti ci stiano ricordando che ci sono stati momenti nella storia in cui non era scontato che un italiano un francese un tedesco e un inglese potessero sedersi intorno al tavolo e parlare insieme. Era qualcosa considerata estremamente difficile ma poi la storia ci ha insegnato cosa si è fatto, abbiamo costruito l'Unione Europea! Solo dialogo e comunicazione aprono i confini e solo il cambiamento culturale e la comprensione reciproca possono aiutarci in questa impresa, anche se difficile. Lo stesso concetto che possiamo applicare in merito allo stress del cambiamento climatico, perché di fronte ad un problema così o tutti vincono o tutti perdono!
Tu sei un esperto di cambiamento climatico, puoi dirci in poche parole cosa è assolutamente necessario fare subito dal tuo punto di vista?
Ciò che è assolutamente necessario è decarbonizzare il prima possibile ed in modo molto radicale per aumentare in scala l'energia solare ed eolica perché non possiamo rimanere senza energia per re-naturalizzare i luoghi, per recuperare aree che sono andate perdute, quindi è molto ovvio cosa deve essere fatto. Quando parlo con i giovani dico loro che non importa in quale campo scelgano domani di operare o ad esempio cosa ci si dice fra genitori e figli o nei propri campi professionali specifici vuoi in qualità di ingegnere, o di professore o stilista di moda o cuoco, agricoltore o architetto. Non importa qual è o quale sarà la tua professione ed il tuo campo disciplinare oggi ed in futuro, perché ogni singola professione deve essere rivoluzionata nel prossimi 30 anni: rifiuti di moda, rifiuti alimentari, abitudini agricole, abitudini culturali… ogni tipo di tecnologia sarà investito dal cambiamento e cambierà. Non importa pertanto cosa scegli e cosa fai ma è importante l’atteggiamento con cui lo farai: questo problema è centrale in quasi ogni singolo settore (dall'architettura, all’'edilizia, dai trasporti, all’alimentare).
Un’ultima parola sulla Puglia. Sei stato lì, conosci questa regione del Sud, apprezzi molto queste persone. Hai ricevuto questo premio da una società di servizi pubblici, un'azienda di servizi idrici. Cosa significa questo per te oggi a Dubai nel contesto della Esposizione Universale?
Rispetto allo scenario ambientale, le società di servizi idrici hanno ovviamente enormi responsabilità trattandosi di aziende che hanno l’assoluta necessità di pensare in cicli di centinaia di anni perché non possono semplicemente sfruttare le risorse per 30 anni ed oltre. Penso a cosa ci sia dentro la cultura degli acquedotti soprattutto in Italia andando indietro fino al vecchio Impero Romano italiano, che ci dice molto sul pensiero a lungo termine e su come qualcosa che fai oggi possa durare centinaia di migliaia di anni. È il momento giusto per fare e per cambiare. In fondo sto pensando anche un po’ a mio nonno, che lavorava per i servizi idrici in Islanda, e mi dico: “oggi sarebbe stato orgoglioso di me!”.