L’antico porto di Palermo, situato alla Cala era molto importante e vi arrivava merce di ogni tipo da ogni parte del mondo. Lungo le mura della città, proprio all’altezza della Cala, vi erano ben 5 porte d’ingresso, tra cui una, da cui entravano il carbone e la legna da ardere, si chiamava appunto Porta Carbone. Fu abbattuta nel 1875 e di questa porta ormai non rimane più niente tranne una storia, tramandataci da Antonino Mongitore. C’era una volta un cane, un piccolo cane bastardo. Questo cane veniva malnutrito dal suo padrone, un uomo molto cattivo, ma la bestiola non si perdeva d’animo: ogni giorno puntualmente si presentava ad ora di colazione nei pressi di Porta Carbone chiedendo «con vezzi a quanti vi passavano, come un mendico, la limosina». Molti cittadini che lo conoscevano gli davano qualche moneta. Allora l’intraprendente cagnetto correva subito da un vicino fornaio ad acquistare del pane e ciò faceva «con tanta scaltrezza», con un’espressione talmente convincente che anche volendo il venditore non poteva frodarlo sul peso. adattato da Rosario La Duca, La città perduta, pp.44-45
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