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Puntare in alto in Zona

foto Paolo Saracino

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Ritorno da Loppiano, un luogo che ha molto da insegnare a proposito di progetti che mirano in alto. Ma il convegno ha proposto altro, molto interessante, l’incontro di tutte le Zone AGESCI d’Italia.

Tre giorni intensi, ripenso lavori di gruppo, ai pensieri, ai sentimenti che ho provato. E c’è anche entusiasmo, curiosità, voglia di migliorare.

Il primo obiettivo del convegno era un momento di condivisione sul vissuto delle zone rispetto alla “riforma Leonardo”, l’ultimo progetto di rinnovamento delle strutture associative varato dal Consiglio Generale nel 2016.

Era un progetto che puntava alto? Probabilmente sì, viste le difficoltà che ci sono a renderlo pienamente funzionante.

Perché non si tratta solo di eleggere il Consigliere generale in Zona, ma di rovesciare una prospettiva in cui la Zona e soprattutto il Gruppo diventano centrali nel nostro fare scautismo.

Non più strutture che “dirigono” spesso staccate e lontane, ma strutture al servizio che ascoltano e supportano.

Difficoltà tante, a cominciare dal trovare il Consigliere Generale giusto, appassionato ma attento al suo territorio, problema soprattutto delle Zone piccole, fino al vero problema: il cambio di mentalità dei Capi e delle Comunità Capi che devono sentirsi protagonisti e attivi nelle loro Zone, rinunciando ad una posizione che talvolta è solo di attesa.

Su questo dobbiamo ancora lavorare tutti, senza colpevolizzarci o arrenderci.

Anche nella fatica di del nostro essere capo è sempre molto stimolante e di aiuto aprirci. Aprire la nostra esperienza agli altri gruppi della Zona, aprire il nostro Gruppo nella condivisione e nella collaborazione ove possibile, senza pregiudizi e sospetti.

Aprirsi vuol dire anche accogliere, idee, esperienze, novità. Non nascondiamoci dietro regole talvolta neanche condivise, per proteggere il nostro equilibrio, tranquillizzare le nostre paure. Poi accogliere gli altri, anche estranei, sempre fonte di arricchimento. Tanto più siamo affaticati tanto più dobbiamo trovare rifugio negli altri, quelli che il Signore ci mette sulla strada.

Solo in questo modo il nostro fare Zona non sarà solo luogo di gestione di emergenze o conflitti, ma potrà diventare luogo in cui “fare pensiero” come ci richiede la riforma Leonardo.

E, forse, questo vuol dire puntare in alto.

Mantenimento e sviluppo.

Fra i tanti spunti interessanti di questa tre giorni, ripenso a quel laboratorio in cui mi sono ritrovato (in 500 la scelta del laboratorio è un po’ opinabile) il cui titolo era “ Zona e sviluppo”. Ebbene sì, in questo momento di generale difficoltà, perché tutte le zone da Nord a Sud d’Italia vivono grandi difficoltà per carenza di capi, ci siamo ritrovati a confrontarci sullo sviluppo dello scautismo sul territorio. E’ così che ho scoperto che in alcune zone esiste l’incaricato al “mantenimento e sviluppo” (mantenimento perché comunque in zona abbiamo ancora il senso della realtà e non pensiamo solo allo sviluppo…), ho scoperto che, con qualche fatica, qua e là nascono ancora dei nuovi gruppi. È l’effetto soprattutto dell’entusiasmo di qualche parroco e di qualche adulto di buona volontà, con tanta voglia di partire e poco aiuto dell’Associazione che non offre idonei momenti formativi, però un segnale e la convinzione diffusa di quanto lo scautismo sia importante per la formazione dei ragazzi e di quanto potenziale possa ancora esprimere.

Su questo la Zona raccoglie idee, rilancia, inventa, perché questo è il suo compito.

E allora abbiamo condiviso le testimonianze di tante esperienze che anche noi stiamo vivendo o sperimentando: il rientro di vecchi scout o genitori ex scout, l’entrata di

genitori e adulti mai stati scout, il supporto di gruppi vicini soprattutto nella gestione delle Comunità R/S, l’attenzione alle esigenze educative espresse dal territorio dove non è possibile aprire nuovi Gruppi ma si possono realizzare esperienze educative aprendosi alle multiformi realtà distanti dalle nostre. Poi la circolazione dei R/S in servizio per far accettare subito l’idea che si può fare servizio educativo anche in altri Gruppi.

Dovremo sempre più verificare i limiti di un territorio che cambia velocemente perdendo talvolta la sua identità. Le frontiere cambiano, l’ambiente si evolve. Come collaborare con le famiglie quando sono sempre più assenti? La fatica delle Zone che insistono su più Diocesi, fenomeno diffusissimo in tutta Italia, la fatica di comunicare la nostra esperienza e, non ultima la fatica di saper chiedere aiuto. Talvolta dovremmo avere il coraggio di fare il primo passo, di far innamorare gli altri di una proposta, quella scout, che è vita, crescita se e solo se la proposta avrà un futuro.

La sfida è superare l’idea che il solo obiettivo sia quello di seguire le regole: è sempre più necessario seguire quello che ci dice il cuore, imparare a leggere i nostri sentimenti a partire dalle nostre attività, per capire ciò che è veramente importante e indispensabile e rispondere sempre, con i nostri limiti, alle chiamate.

La riforma Leonardo

Con l'obiettivo di avvicinare i singoli scout alle strutture si decide di rilanciare la Zona che è la prima struttura sopra al Gruppo percepita e vissuta.

L'Associazione, cresciuta e ricca di differenze, rischia di non essere rappresentata nel suo Consiglio Generale. Da qui la delega a Ciascuna Zona di eleggere almeno un Consigliere Generale.

Inoltre, le strutture hanno senso solo se orientate al servizio dei Capi dei quali devono conoscere le esigenze.

La Zona posta al centro sarà il luogo dove si progettano le attività utili ai Capi, Regione e Nazionale raccoglieranno e svilupperanno Azioni Prioritarie Regionali (APR) e Strategie Nazionali di intervento (SNI) entrambe provenienti dalle esigenze delle Zone.

Nella primavera 2020, il Consiglio Generale farà una verifica intermedia di questa riforma, dopo tre anni di applicazione. La commissione Grande Nibbio si sta occupando di elaborare i precedenti passaggi di verifica ai vari livelli associativi.

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