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pag Fede e distanziamento sociale

Fede e

distanziamento sociale

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Nonostante le avvisaglie ci fossero tutte, da un giorno all’altro ci siamo sentiti catapultati in un inaspettato mondo surreale. Se prima ci si confrontava sulla data dei Passaggi del prossimo anno, in questi mesi uno degli interrogativi più pressanti è stato: “Che dite... CoCa la facciamo su Zoom o su Skype?” Anche molte parrocchie e sacerdoti si sono attrezzati: Messe su Youtube, Rosari su Facebook, Consigli pastorali su Google Duo. Personalmente ho celebrato ogni giorno per due mesi su Facebook, e dopo il rodaggio iniziale, è diventata un’abitudine anche piacevole: ad inizio Messa facevo partire la diretta, chiedevo se l’audio si sentiva e salutavo i presenti che via via si affacciavano allo schermo, idem al termine della celebrazione. Al centro, la Messa vera e propria: una celebrazione raccolta (vorrei vedere, ero solo...), con qualche canto e qualche stecca in solitaria, omelia tutti i giorni, e via via che le settimane passavano, al momento della Comunione sentivo un imbarazzo crescente nel pronunciare quell’invito: “Beati gli invitati alla Cena del Signore: ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”. In quel momento mi sentivo come il ricco della parabola di Gesù, che banchetta lautamente mentre ai piedi della sua tavola il povero Lazzaro riceve solo le briciole. Nel mio caso, neanche quelle: io la Comunione tutti i giorni, ai miei follower, ehm, fedeli, rimaneva il vedere me che la facevo, mentre a nome loro recitavo la preghiera della Comunione Spirituale. Dal 18 maggio via libera alle Messe. Ne siamo felici, certo. Ma ogni giorno che entro in chiesa con mascherina e guardo l’assemblea ma mi sembra di vedere tante isole e dico “scambiatevi uno sguardo di pace” e poi do la Comunione con i guanti e a fine Messa non posso abbracciare né la dare la mano a nessuno, ogni volta mi tornano in mente queste parole di don Roberto Fiscer: “La nostra è una fede vissuta, da abbracci, da

Padre nostro mano nella mano! Non è vero che siamo come i musei, i supermercati e i mezzi di trasporto. Noi siamo famiglia. Ci tocchiamo, ci abbracciamo, ci prendiamo in braccio.” Ora che qualche riunione si può fare, l’idea di dire agli educatori “Ragazzi, stiamo a distanza e con mascherine”, senza potersi mai toccare, mi fa comprendere come nessun rapporto può crescere alla giusta distanza. Tra un bacio mimato e uno sulle labbra, la differenza è quantificabile con il metro? In fin dei conti, se Dio ha voluto farsi uomo, un motivo ci sarà: per starci vicino e soprattutto dare a noi la certezza di averlo vicino. Oggi più che mai, come Capi, abbiamo bisogno di tenere accesa la nostra fede e quella dei nostri ragazzi: cosa stiamo facendo e cosa faremo ancora per accompagnare in questi prossimi mesi il nostro e il loro desiderio di Assoluto? Un paio di piccoli spunti su cui confrontarsi come Capi: - in questi giorni abbiamo capito come la fede possa e debba essere sostenuta da piccoli momenti quotidiani: potremmo inviare periodicamente su Whatsapp ai ragazzi una piccola preghiera, adatta alla loro età e a ciò che vivono, dicendo loro che sarebbe bello recitarla insieme, ognuno a casa propria, in un orario serale concordato; - la mancanza della Mensa dell’Eucaristia in questi mesi ha messo in risalto, anche nelle celebrazioni in streaming, l’importanza della Mensa della Parola di Dio: inviare piccoli estratti di Vangelo con breve commento (anch’esso adatto a loro: che meraviglia se fossero i Capi a prepararlo, attingendo alla loro vita e alla loro esperienza di fede!) può essere un altro modo di condividere con loro la gioia di incontrare Gesù e conoscere meglio il Vangelo. Tutto ciò, nell’attesa del momento in cui potremo nuovamente cantare abbracciati alle stelle: o la nostra fede è anche comunitaria, o forse non la si può neppure chiamare fede.

A cura di Stefania Dodero

Diamo i numeri

(Ovvero i simboli 2^ parte)

Eccoci qui di nuovo a parlare di simboli… questa volta diamo i numeri… no non siamo tutti improvvisamente impazziti (anche se messi a dura prova dalla reclusione forzata per pandemia). Nella vita quotidiana ci sono proverbi o modi di dire che riguardano i numeri, pensateci (se non ve ne vengono in mente non preoccupatevi, ma provate ad ascoltare questa banalissima quanto divertentissima canzone per bambini di circa 10 anni fa dal titolo “Sette”: https://www. youtube.com/watch?v=l0Ujyt1IqhQ )

Dicevamo… anche i numeri fanno parte del nostro vivere, non a caso abbiamo appena passato un periodo di quaresima e quarantena, cioè 40 giorni lontani dagli altri, per scelta o necessità, per cammino spirituale o per questioni sanitarie… poi, se pensiamo alla Bibbia e al Vangelo, ci saremo

certo accorti che sono costellati di numeri che spesso non hanno valore quantitativo, bensì qualitativo, ovvero simbolico. Il 7, per esempio, non indica solamente i giorni della settimana impiegati per la creazione, ma è un segno di pienezza e perfezione (insieme ai suoi multipli). In questa luce si comprende anche perché Gesù ci ammonisca di perdonare non solo sette volte, ma settanta volte sette (Mt. 18,21-22).

Adesso mettiamo in luce il numero 10, sicuramente ha un riscontro biblico, ma è anche un numero propriamente scout. È rappresentato nel distintivo AGESCI (ma anche in quello delle organizzazioni mondiali WOSM e WAGGGS) dalle 5 punte delle 2 stelle e ricorda i 10 punti della legge. Un numero facile da ricordare, basta guardare le dita delle nostre mani, e ,appunto per questo, è il numero che indica la memoria e qualcosa che deve essere ricordato (non a caso anche i comandamenti sono 10).

Abbiamo parlato delle 2 stelle: per i lupetti è facile ricordarsi il perché, i punti della legge del Branco sono 2, come 2 sono le orecchie tese del lupo attento (o le antenne della cocci) e per questo anche le dita del saluto in Branco e Cerchio (fino a una trentina di anni fa, 2 erano anche le stelle che segnavano la pista di progressione personale dei lupetti). Infine mi soffermerei su un ultimo numero che è sempre sotto i nostri occhi, perché anch’esso è rappresentato nel distintivo e nel saluto: il 3! Tre sono infatti le punte del giglio come 3 sono le foglie del trifoglio… e, a proposito di trifoglio, dovete sapere che S.Patrizio, vescovo missionario Irlandese, lo usava proprio per spiegare ai cattolici il significato e il mistero della SS.Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo come i tre cuori che si uniscono in un unico stelo)…e proprio per questo, nella bibbia, il 3 significa il tutto, la totalità. Se poi ci pensiamo il cammino di progressione personale, che ci porta a crescere nella nostra interezza, è diviso in 3 tappe.

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