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Tecnologia e tradizione fanno il buon latte cuneese A MARENE “LA FERDINANDA” DEI FRATELLI LINGUA ALLEVA OLTRE 450 BOVINI DI RAZZA FRISONA CON LE MIGLIORI TECNICHE
Paolo Ragazzo
Collari per rilevare l’attività motoria e lo stato di salute di ogni capo e una sala computer per il monitoraggio da remoto. È utilizzando la tecnologia che le aziende produttrici di latte stanno ormai affrontando le nuove sfide, consapevoli dell’utilità dell’innovazione per una gestione sempre più efficiente dell’allevamento. Lo abbiamo visto di persona nell’azienda “La Ferdinanda” in località Mallone a Marene, dove i due fratelli Giovanni Battista (50 anni) e Michele (39) Lingua conducono un allevamento di oltre 450 frisone. “L’arrivo della tecnologia in stalla ha per noi una data ben precisa: gennaio 2018 – spiega Michele Lingua –. Da allora abbiamo iniziato ad appendere intorno al collo delle nostre manze (dopo l’anno di vita) dei sensori che non sono fastidiosi per gli animali, rilevano i calori 24 ore su 24, basandosi sul mo- vimento, e ci permettono anche di tenere sotto controllo la salute delle bovine attraverso i dati di ruminazione ed ingestione, identificando l’animale in sala di mungitura. Il tutto è controllato a monitor attraverso due differenti software”. E i benefici sono evidenti, grazie anche ad un sistema di messaggi “alert” e notifiche che avvisa l’allevatore sullo smartphone e gli consente di intervenire repentinamente in caso di problemi. In questo modo si migliora di gran lunga non solo il benessere animale, ma anche la qualità del lavoro di chi opera in stalla, che riesce ad avere sempre la situazione sotto controllo.
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Questa propensione all’innovazione è insita nei fratelli Lingua che, da quando si sono insediati in azienda nel 2003, l’hanno fatta crescere passando dai 42 animali in mungitura (70 in tutto) agli attuali 210 in mungitura, più almeno altrettanti capi, tra in asciutta, in accrescimento e i piccoli.
Stiamo parlando di un allevamento storico della provincia di Cuneo. “Siamo nati nel 1932 - continua Michele – grazie al lavoro di mio nonno, il fondatore, portato avanti poi da mio papà e mio zio, che hanno permesso a questa realtà di mettere radici e consolidarsi. Ora tocca a noi proseguire e lo stiamo facendo misurando bene ogni passo, perché questi non sono tempi facili da decifrare”. Fondamentale è l’organizzazione aziendale. E su questo fronte i due fratelli hanno compiti precisi: Giovanni Battista si occupa della conduzione dei 56 ettari di terreni da cui si ricavano foraggi preziosi per l’alimentazione delle vacche, mentre a Michele tocca la gestione di tutto il lavoro in stalla. Ad aiutarli anche tre lavoratori di origine indiana, che ormai da tempo sono in azienda e seguono prevalentemente le fasi di allevamento e di mungitura. Quest’ultima operazione viene svolta tre volte al giorno (alle 5, 13 e 20) e il latte ricavato viene conferito da ben 89 anni alla Biraghi di Cavallermaggiore: “Saremo tra i loro conferenti più storici”, dice sorridendo Michele.
Il clima torna a farsi subito serio quando chiediamo ai due allevatori come se la passa il comparto.
Preoccupano la siccità e il forte rialzo dei costi
“Siamo preoccupati anzitutto per la mancanza di acqua – confida Giovanni Battista –. In queste settimane stiamo irrigando il foraggio prima dello sfalcio, ma lo facciamo anche per preparare la successiva semina del mais. Il periodo siccitoso, che sembra non avere fine, non ci fa stare tranquilli sul prosieguo della campagna. I nostri animali hanno bisogno di molto foraggio per produrre e già lo scorso anno abbiamo avuto un calo del 30% sull’anno precedente, quest’anno temiamo andrà ancora peggio.
È una situazione che non si risolve acquistando altrove, pur a caro prezzo, perché erba e fieno di questo passo mancheranno per tutti. Per via di una produzione ridotta, abbiamo quasi terminato anche gli insilati e il prodotto fresco che andremo a generare ha bisogno di almeno tre mesi per maturare ed essere così nutriente per gli animali. Non so, però, se riusciremo ad attendere”. Sul mercato, inoltre, i prezzi di vendita del latte alla stalla sono aumentati in questi mesi, ma non abbastanza da compensare il rialzo dei costi di produzione, che per alcune componenti ha toccato addirittura quota +300%.
Come fare allora per continuare a garantire latte di qualità per i tanti prodotti caseari di eccellenza di cui è ricca la nostra tradizione gastronomica?
“Non aumenteremo il numero di animali – continua
Michele Lingua –, ma lavoreremo sempre meglio sulla genetica dei nostri capi e sulla maggiore efficienza delle operazioni in azienda. Solo così potremmo continuare ad essere competitivi”. Un’interessante e funzionale scelta in questa direzione, ad esempio, è la condivisione con oltre 30 aziende del territorio di alcuni macchinari e attrezzature attraverso la Cooperativa Agricola Marenese (CAM) di cui “La Ferdinanda” è socia. “Ciascun membro della cooperativa si occupa della gestione di alcuni macchinari necessari alle lavorazioni in stalla o in campo e ne organizza la condivisione. In questo modo riusciamo a contenere i costi e ad avere sempre attrezzature aggiornate e dalle elevate prestazioni”, conclude Michele. È anche con la condivisione di esigenze comuni, in fondo, che si può scrivere il futuro dell’agricoltura cuneese in uno scenario in rapida e costante evoluzione.
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