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COPIA OMAGGIO
PERIODICO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA NAPOLI CLUB - ANNO IX N. 102 - 06 MAGGIO 2014
A PAG. 8-9 LE FOTO DI FIORENTINA-NAPOLI A PAG. 11 TIFO IN... PARLAMENTO
E’ TUA!
A PAG. 31 LE STELLE DEL NAPOLI
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C’ERA UNA VOLTA IL CALCIO ITALIANO Max Bonardi
a pessima dimostrazione che ha dato il calcio italiano, ma direi di più, lo stato italiano in occasione della finale di coppa Italia, fa capire quanto siamo scesi in basso. I fatti sono noti a tutti: l’aggressione vile da parte di ultras romanisti a tifosi napoletani, la reazione dei supporter azzurri, il caos generale che ha ritardato l’arrivo di un’ambulanza per trasportare un ferito grave all’ospedale più vicino, e poi dulcis in fundo la farsa davanti a telecamere di mezzo mondo della pseudo trattativa tra funzionari di Polizia e pseudotifosi in odore di camorra, chiamarli così è un eufemismo, per far giocare la finale tra Napoli e Fiorentina e per garantire una sorta di ordine pubblico ed evitare conseguenze più gravi. Il tutto sotto gli occhi del presidente del Consiglio, Matteo Renzi e del presidente del Senato, Pietro Grasso, ex capo della Direzione Nazionale Antimafia, ovvero la figura che sempre lottato contro mafia e camorra. Naturalmente in tribuna d’onore, poi, c’era il fior fiore della politica e della burocrazia italiana, tra presidenti vari di enti, associazioni e quant’altro. Insomma sembrava di assistere a
Osservatorio arbitrale
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TEMPO E PERSONALITÀ Giuseppe Gargiulo (ex arbitro)
e a pochissime giornate dalla fine di un altro bel campionato, forse per alcuni, ma ad altri è parso noioso e scontato, statisticamente abbiamo trattato in proporzione al numero di gare non molti episodi contestati, può voler dire che tutto sommato anche per quest’anno il bilancio per la categoria verticistica arbitrale, è stato abbastanza positivo. Ed è per questo che per "festeggiare" questo risultato, provo piacere anche questa volta, ad addentrarmi in un aspetto psicologico, che è determinante per la formazione e la valutazione di un arbitro: la personalità. La definizione di "personalità" è già di per sé difficile, perché racchiude elementi come il carattere, il temperamento, l’inclinazione, l’istinto e l’individualità. E chi si avvicina all’arbitraggio deve già dagli inizi possedere doti come l’intelligenza, la motivazione, l’onestà, sicurezza, coraggio, attenzione, ma soprattutto essere "field indipendent", capace cioè di controllare l’ansia, e di gestire un gruppo in modo carismatico. E pertanto, di un arbitro si potrà infine dire che ha una spiccata personalità, quando avrà ottenuto da parte di tutti, il massimo della disciplina, senza apparenti sforzi e con la giusta naturalezza. Ma come in qualche altra occasione avemmo modo di parlarne, tutte queste caratteristiche non devono portare all'"esaltazione" del ruolo, più comunemente definito "fanatismo", che è poi, come risaputo, essere una proprio una deviazione della personalità stessa. Nel rappresentare che l'argomento per le varie implicazioni e caratteristiche sarà sicuramente oggetto di un nuovo approfondimento, per concludere ci limitiamo solo a dire che per formare un arbitro con tutte queste caratteristiche occorrono oggi circa quindici anni, e dunque dovrebbe diventare moralmente doveroso quando è giunto a certi livelli, essere per certi versi giustamente critici, ma non cercare a tutti i costi come avviene da parte degli addetti ai lavori, di affossarne la figura, solo e spesso per salvarne la propria.
un film dell’orrore. Tutto ciò e questo spettacolo indecoroso fa capire che per ricostruire il calcio in Italia bisogna partire dalle fondamenta. La prima cosa è che, complice una federazione ottusa e volutamente cieca, si sta alimentando un odio “razziale” e territoriale che sta coinvolgendo più tifoserie e vede vittime soprattutto i tifosi napoletani. Non bastano più provvedimenti finti di punizione quali la chiusura delle curve, ma ci vuole il pugno di ferro, se no il fenomeno non verrà mai estirpato. Responsabili sono le stesse società che non fermano i propri supporter o presunti tali, responsabili sono gli stessi dirigenti che contestano anziché appoggiare i provvedimenti puntivi a danno dei loro tifosi, pur sapendo che hanno sbagliato. Non parliamo poi delle contestazioni per presunti torti arbitrali. Offese da una parte e dall’altra. Un vero caos. E alla ripresa della stagione si presenta una Supercoppa Italiana da giocarsi tra Juventus e Napoli. Che vogliamo fare, la giochiamo in Svizzera controllati dai caschi blu?
CLASSIFICA DI SERIE A 2013/2014 SQUADRA
JUVENTUS AS ROMA NAPOLI FIORENTINA INTER TORINO PARMA MILAN LAZIO VERONA ATALANTA SAMPDORIA UDINESE GENOA CAGLIARI CHIEVO BOLOGNA SASSUOLO CATANIA LIVORNO
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93 85 69 61 57 55 54 54 52 52 47 44 42 41 39 30 29 28 26 25
35 36 35 35 36 36 36 36 35 35 35 36 36 36 35 36 36 35 36 36
30 26 20 18 14 15 14 15 14 16 14 12 12 10 9 8 5 7 6 6
3 7 9 7 15 10 12 9 10 4 5 8 6 11 12 6 14 7 8 7
2 3 6 10 7 11 10 12 11 15 16 16 18 15 14 22 17 21 22 23
75 72 64 59 57 55 55 54 49 56 40 43 41 38 34 31 27 34 30 39
23 23 36 38 36 45 45 46 47 58 47 54 52 46 46 53 55 56 64 74
3 7 ª G I O R N A TA SABATO 10 MAGGIO VERONA - UDINESE INTER - LAZIO DOMENICA -11 MAGGIO ATALANTA - MILAN BOLOGNA - CATANIA
3 8 ª G I O R N A TA DOMENICA 18 MAGGIO CATANIA - ATALANTA CHIEVO - INTER FIORENTINA - TORINO GENOA - ROMA JUVENTUS - CAGLIARI
CAGLIARI - CHIEVO LIVORNO - FIORENTINA SAMPDORIA - NAPOLI SASSUOLO - GENOA TORINO - PARMA ROMA - JUVENTUS
LAZIO - BOLOGNA MILAN - SASSUOLO NAPOLI - VERONA PARMA - LIVORNO UDINESE - SAMPDORIA
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Sede legale: via G. Porzio, 4 - ISOLA G5 Centro Direzionale (Na) Anno IX - n° 102 - 6 maggio 2014
Direttore responsabile: Saverio Passaretti Coordinamento giornalistico: Max Bonardi hanno collaborato: Valerio Ceva Grimaldi, Giuseppe Gargiulo, Carlo Longobardi, Bruno Marra, Marco Martone, Mario Passaretti, Giuseppe Piccolo, Riccardo Sorrentino, Carmine Tascone Registrazione Tribunale di Napoli N. 92 del 5/12/2007 Fotocomposizione e Stampa: POLIGRAFICA RUGGIERO s.r.l. Grafica: Tiziana Astarita - Edito dalla A.I.N.C. chiuso in redazione lunedì 5 maggio 2014 - ore 13,00
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di Mimmo Carratelli Raggiunto l’unico traguardo possibile, la Coppa Italia, in una stagione di profondo rinnovamento, difficile quindi da rendere immediatamente vincente a più alti livelli, il Napoli concluderà il campionato senza altri stimoli, col terzo posto non a rischio (Fiorentina a -8, basterebbero due pareggi per stare al sicuro) e senza nessun altro obiettivo. Che cosa potranno dare al Napoli le tre restanti giornate di campionato? Solo un record nella storia del club: il numero di vittorie esterne che diventerebbero dieci se gli azzurri faranno il pieno nell’ultima trasferta con la Sampdoria. Che cosa sarà allora questo Napoli - Cagliari, tre giorni dopo la finale di Coppa vinta a Roma? Neanche la squadra sarda chiede ancora qualcosa alla sua stagione, una volta raggiunta la sicurezza della permanenza in serie A (+10 sulla zona-retrocessione). E, allora, il match “insignificante” potrebbe essere la festa del Napoli per la vittoria in Coppa. Sarà possibile? Giocheranno per il doveroso saluto festoso gli undici di Roma? Almeno all’inizio. Intanto, più di un azzurro, non è nelle migliori condizioni fisiche. Higuain e Hamsik hanno preso altre botte. Napoli-Cagliari potrà essere allora la passerella per quelli che hanno giocato meno? Vedremo che cosa deciderà Benitez, mentre, ormai, il pensiero è rivolto alla prossima stagione, a come rinforzare questo primo Napoli del tecnico madrileno per inserirlo nella prossima lotta-scudetto e renderlo più forte in Europa. Fino a che punto questo match che non avrebbe ripercussioni anche nei riguardi di altre squadre potrà essere una elegante “amichevole” di fine stagione? Qualunque risultato non farà danni né alle due squadre di fronte al San Paolo, né a terzi. Si potrà giocare solo per il gusto di giocare? E fino a che punto il Cagliari vorrà approfittare della inevitabile stanchezza psicofisica del Napoli per avere voglia di vincere? La partita andrà presa festosamente dai tifosi azzurri qualunque risultato dovesse venir fuori. Ormai, tutto è andato nel cassetto dei ricordi di questa annata. A tratti è stato un bel Napoli, anche spettacolare. Il declino è stato netto nel girone di ritorno. Con la volata in testa di Juventus e Roma, c’era solo da centrare il terzo posto per la prossima Champions. L’obiettivo sembra centrato. Non a torto Benitez considera positivo questo primo anno alla guida del Napoli. Ed è inutile fare raffronti col secondo posto dell’anno scorso. Diverse le situazioni. Il Napoli giocherà ancora in casa l’ultima partita di campionato, contro il Verona. Che siano questi due impegni al San Paolo due esibizioni di bel gioco. Se proprio il Napoli vorrà ancora “dare tutto” sarà, come detto, nella trasferta con la Sampdoria per il record esterno. Stasera c’è solo da applaudire gli azzurri. Però, con una vittoria, il terzo posto sarebbe matematicamente sotto chiave.
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LA LEGGE DI… BENITEZ Saverio Saverio Passaretti Passaretti (presidente (presidente AINC) AINC)
afa Benitez non smentisce la sua fama di predestinato alla vittoria finale negli scontri di coppa, e anche la squadra viola è costretta a subire la sconfitta nella finale romana della Tim Cup 2014. La cornice dei tifosi delle due squadre che hanno riempito gioiosamente gli spalti dell’Olimpico è stata spettacolare con una cospicua presenza di bambini, tutto lasciava prevedere una bella serata, e fulmine a ciel sereno sono rimbalzate velocemente tra il pubblico la notizia di scontri violenti con feriti gravi. La solita triste storia, una festa trasformata in incubo per il calcio italiano che ha rimediato l'ennesima magra figura internazionale. La finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli doveva giocarsi alle 21, è slittata di 45 minuti per quei maledetti scontri prima del match che ne hanno macchiato l'attesa e il regolare svolgimento alimentando una tensione palpabile all'interno dell'Olimpico. Emblematico il malcapitato Hamsik, diventato improvvisamente ambasciatore e mediatore tra i dirigenti delle forze dell’ordine e la infuriata tifoseria azzurra, una scena raccapricciante che ha ben poco da dividere con il calcio giocato… il nostro amato sport che annega in un marasma di notizie allarmanti e sconcerto generale. Giusta la decisione di iniziare comunque la partita stemperando ogni perplessità per riportare sui giusti binari la manifestazione e riparlare finalmente di calcio, unico sport che riesce a mobilitare migliaia di sportivi. Finalmente il calcio d’inizio dopo una frettolosa apertura con ingenerosi fischi all’inno di Mameli e il Napoli che ha saputo, poi, imporre la legge del più forte e in pochi minuti lo “scugnizzo“ Insigne trova una bella doppietta che lasciava presagire una partita in comoda discesa. Tutto sbagliato… ed ecco che una secca realizzazione di Vargas riapre la partita che sembrava avviata alla logica conclusione di un Napoli completamente padrone del campo, grande sofferenza con il 2 a 2 mancato per un soffio dai viola, fino al provvidenziale gol di Mertens, entrato da pochi minuti col Napoli in inferiorità numerica a causa del doppio giallo di Inler. Coppa in cassaforte, ma quanta amarezza a vedere il calcio così ridotto. Grazie azzurri!
LA VIGNETTA DI
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VINCERE È MEGLIO DI PERDERE Carmine Tascone
e si vince o si perde è la stessa cosa. Queste le parole di Benitez prima di Fiorentina – Napoli, finale della coppa Italia 2013-2014. No, mister non è così, abbiamo avuto la dimostrazione che non è così grande la festa azzurra con De Laurentiis felice come una Pasqua. Ottimo il gesto del presidente di dedicare la coppa italia a Ciro Esposito, il tifoso napoletano ferito gravemente, ricoverato al Gemelli di Roma, mi associo alle sue parole. La partita ha dimostrato quanto si sapeva e si diceva da giorni, ovvero che il Napoli è molto più forte ed era favorito rispetto alla Viola. La Fiorentina senza Gomez, Cuadrado e con Pepito Rossi in campo per pochi minuti per onore di firma, è una squadra monca del suo attacco e quindi ha difficoltà a trovare la rete. Fa un possesso palla molto intelligente ma in fase realizzativa e poco o niente e per vincere le gare si deve tirare in porta. Di contro nel Napoli grandissimo Insigne, due gol e migliore prestazione nell’era napoletana così come Mertens che entra a pochi minuti dalla fine e fa gol, un uno contro uno eccezionale in occasione del terzo gol, il belga non merita di stare fuori. Va tenuto più in considerazione. Tornando al match nel suo toto, ottimo l’approccio alla partita da parte di un Napoli concentrato, determinato, con la giusta cattiveria agonistica che dopo il secondo gol ha pensato di aver già vinto la partita, si è seduto e ha pemnsato
di gestire il risultato. Cosa che sappiamo dall’inizio di stagione che la squadra di Benitez non sa fare. Così la Fiorentina si è rianimata, ha trovato il gol del 2-1 con Vargas e ha ricominciato a crederci. E se ilicic non fallisce il pareggio nel finale solo davanti a Reina, col Napoli in inferiorità numerica, ora staremmo ad analizzare ben altro risultato. Invece, il calcio è strano, gli azzurri proprio con l’uomo in meno fanno il colpaccio. Ci vuole l’ingresso di Mertens per evitare il disastro. Entra il piccolo grande belga e chiude la partita. Sulla gara di domani col Cagliari c’è poco da dire, dovrebbe essere una gara di celebrazione della coppa, sarà una festa per il quintio trionfo nella competizione nazionale. Invece, riguardo all’ultima giornata di 5 campionato che ha laureato la Juventus campione d’italia, qualcosa va detta sulla gara Catania - Roma. Non perché coinvolga Napoli o Juventus, ma perché la formazione giuallorossa deve spiegare a chi lotta per la retrocessione il perché è successo tutto ciò: 4-1 a favore dei siciliani. Due le spiegazioni: o non avevano voglia di giocare, oppure la dichiarazione di Garcia alla vigilia del match con la quale faceva i complimenti alla Juventus campione d’Italia, pur non avendo raggiunto la aritmetica certezza, ha demotivato Totti e compagni che sono scesi in campo scarichi e demotivati. E ora vaglielo a dire alle altre squadre implicate nella lotta per non retrocedere!
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NAPOLI - CAGLIARI
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N. 1 2 3 5 7 8 9 11 13 14 16 17 18 19 20 21 22 24 25 31 33 85 88 91
Giocatore CABRAL RAFAEL ANTONHY REVEILLERE ADRIANO HENRIQUE MIGUEL ANGEL BRITOS JOSÉ CALLEJON JORGE LUIZ JORGINHO GONZALO HIGUAIN CHRISTIAN MAGGIO FAOUZI GHOULAM DRIES MERTENS GIANDOMENICO MESTO MAREK HAMSIK JUAN CAMILO ZUNIGA GORAN PANDEV BLERIM DZEMAILI FEDERICO FERNANDEZ JOSIP RADOSEVIC LORENZO INSIGNE JOSÉ PAEZ REINA FAOUZI GHOULAM TORTAJADA RAUL ALBIOL VALON BEHRAMI GOKHAN INLER DUVAN ESTEVAN ZAPATA
Ruolo P D D D A C A C d A C C C A C D C A P D D C C A
Classe 1990 1979 1986 1985 1987 1991 1987 1982 1991 1987 1982 1987 1985 1983 1986 1989 1994 1991 1982 1991 1985 1985 1984 1991
Naz. BRA FRA BRA URU SPA BRA ARG ITA alg BEL ITA SLO COL MAC SVI ARG CRO ITA SPA ALG SPA SVI SVI COL
Presenze 8 12 10 14 34 24 32 20 30 9 26 4 28 22 24 6 34 25 13 32 21 30 13
Gol 1 1 13 7 17 8 6 6 5 2 1 2 2
N. 1 4 5 7 8 9 10 13 14 15 16 18 19 20 21 22 23 24 25 27 29 32 34 51
Giocatore Ruolo Classe MARCO SILVESTRI P 1991 ANDREA TABANELLI C 1990 DANIELE CONTI C 1979 ANDREA COSSU C 1980 DANILO AVELAR D 1989 MARCO SAU A 1987 AGIM IBRAIMI C 1988 DAVIDE ASTORI D 1987 FRANCESCO PISANO D 1986 LUCA ROSSETTINI D 1985 SEBASTIAN ERIKSSON C 1989 ANDERSON MIGUEL NENE' A 1983 MARIOS OIKONOMOU D 1992 ALBIN EKDAL C 1989 DANIELE DESSENA C 1987 MATIAS JULIO CABRERA C 1986 VICTOR IBARBO A 1990 GABRIELE PERICO D 1984 VLADA AVRAMOV P 1979 MATIAS FALERO VECINO C 1991 NICOLA MURRU D 1994 OLIVEIRA ADRYAN C 1994 DARIO DEL FABRO D 1995 MAURICIO PINILLA A 1984
Naz. ITA ITA ITA ITA BRA ITA MAC ITA ITA ITA SVE BRA GRE SVE ITA URU COL ITA SER ITA ITA BRA ITA CIL
Presenze 1 1 29 27 17 28 21 31 22 33 18 23 1 22 30 19 27 17 21 6 19 5 3 25
Gol 4 6 2 5 1 1 4 1 7
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DUE UGUALI A RAFA E CAMBIERÀ IL NAPOLI
iù le mani da questa Coppa, per favore! Ci hanno provato in tutti i modi, i soliti denigratori di professione, a trasformare la finale di Coppa Italia in una sorta di partitella tra scapoli e ammogliati. Il trofeo che non vale nulla, la coppetta, il salvagente (per dirla alla Conte), la vittoria di Pirro. Tanti modi per ridimensionare un eventuale successo (per fortuna poi arrivato), che sembrava non contare nulla. Senza avere, invece, l’onestà intellettuale e la coerenza di considerare la conquista del trofeo come un grande risultato, proprio come avrebbero fatto a Roma, Torino, Milano e Firenze, se fosse toccato a loro. Invece no, c’è di mezzo il Napoli, le antipatie per De Laurentiis, i pregiudizi su Benitez, le presunzioni di parte e allora ecco che la Coppa Italia non vale niente e, in fin dei conti, la vinci o la perdi, la stagione degli azzurri un po’ deludente resta lo stesso. Ora a completare il quadro c’è anche il dramma del tifoso ferito, i tafferugli, la bagarre del pre-gara all’Olimpico e la mini-invasione di campo, a scatenare i benpensanti del dio pallone. Alla fine della fiera, leggendo i commenti e le analisi della serata, il Napoli dovrebbe quasi vergognarsi di aver vinto, esultato e festeggiato una vittoria importante per la città e per la società azzurra. Nelle stesse pagine di questo periodico ci sarà chi la pensa legittimamente in maniera differente, ma in questo spazio, invece, rivendichiamo il diritto alla gioia per una partita
Fabrizio Piccolo
ra le tante battute celebri made in Boskov ricordate in questi giorni ne scovo anche io una, che non è passata alla storia ma che può valere anche come monito per il Napoli del futuro. Nell’assolato stanzone di Soccavo un cronista chiese a zio Vuja se sarebbe cambiato qualcosa nell’avvicendamento tra “Pecchia che è un po’ una zanzara a centrocampo e Boghossian che è più geometrico”. Il serbo lo guardò con quegli occhi liquidi e azzurri e disse: “Due uguali non hai”. Ora è vero che Boskov amava parlare inventandosi una grammatica tutta sua, figlia di una cultura zingara e colta, mix di esperienze di vita e di tecnico tra Spagna, Italia e Jugoslavia, ma spesso si divertiva a ignorare le regole. Farlo vezzosamente passare per uno che ignorava congiuntivi e parlava solo a infiniti sarebbe irriverente per un Signore del pallone che ha insegnato a mezzo mondo e che parlava cinque lingue. Ma è quell’espressione “due uguali non hai” che mi è tornata in mente pensando al Napoli di Benitez. Uno che come zio Vuja ha seminato in tante terre e ha sempre raccolto. Uno che può davvero riuscire in quel sogno lontano che vagheggiava proprio Boskov, che guardava Napoli e pensava a Madrid: “Napoli può diventare grande nel mondo, ha tutto per riuscirci”. A lui però diedero poco, dovette inventarsi gli Imbriani buonanimae i Pecchia per andare avanti. A don Rafaè qualcosa hanno
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GIÙ LE MANI DA QUESTA COPPA! Marco Martone
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giocata bene per lunghi tratti e vinta con merito, anche in inferiorità numerica, contro una Fiorentina mai doma e ben allenata da Montella. Quanto ai fatti di cronaca nera verificatisi prima dell’evento, sono al vaglio degli inquirenti. Chi si è reso responsabile dell’accaduto dovrà pagare e bene faranno le forze dell’ordine a indagare sui rapporti tra le tifoserie, sempre più beceri e imperniati su una rivalità fatta di violenza e crimine. Così come ci sarà da decifrare cosa sia realmente accaduto all’interno dello stadio. Da quanto si è capito il dialogo tra Hamsik e il capo tifoso è servito per mediare un accordo che ha consentito di giocare la partita. Non si capisce quale sia lo scandalo e lo sconcerto per tutto questo. La richiesta di non giocare, alla presenza di un fatto tragico, come il ferimento quasi mortale di un ragazzo di 30 anni che si recava allo stadio, non è fuori dal mondo, anzi per certi versi può essere addirittura sensata. In tanti, davanti al televisore, si saranno schierati a favore di questa ipotesi. Può dare certamente fastidio che questa “istanza” abbia avuto come terminale il cosiddetto “Carogna”, capo ultrà dalla dubbia parentela e dal passato non proprio limpido. Se però quello che conta è il risultato, allora bisogna 7 ammettere che alla fine è stata adottata la scelta più giusta, che ha garantito la sicurezza di 60mila persone e il regolare svolgimento di una partita di calcio. E almeno per una volta lo sport è sopravvissuto alla violenza.
dato ma qualcosa ancora manca. Cosa? Due uguali. E se due uguali non hai, almeno due che si somiglino. Ovvero i doppi ruoli coperti con giocatori importanti, così che quando Higuain ha il raffreddore non si deve cominciare a sudare per capire come giocare e se Albiol è squalificato si possa star tranquilli che senza di lui non cambi niente o quasi. Due uguali non come caratteristiche ma come capacità, che se togli uno e metti l’altro o è uguale o meglio. Per giocare in Champions come in campionato come un blocco unico a tante facce. E non devono essere mica tutti top-player perché lo sappiamo che il Napoli non è e mai sarà il Real Madrid, che dietro c’è solo De Laurentiis e non sceicchi, petrolieri o palazzinari affaristi. No. Ma non si vince solo coi top-player. Si gioca e si vince con intelligenza, con scelte oculate, con la capacità di saper scovare i Mertens, valorizzare i Callejon e far crescere gli Henrique e i Ghoulam. La strada intrapresa è vincente, se riusciremo a non vendere nessuno dei campioni che abbiamo già e ad aggiungere quelli che mancano assieme ad altre scommesse importanti chissà che anche zio Vuja da lassù non possa sorridere. E pensare ai suoi cervi che uscivano di foresta, alla sua idea sulla moviola in campo che è diventata leggenda (“rigore è quando arbitro fischia”) e a quel Napoli di doppioni di valore che non ha mai avuto.
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FIORENTINA – NAPOLI 1-3 Fiorentina (4-3-1-2): Neto; Tomovic, Gonzalo, Savic, Pasqual (10' st Fernandez); Aquilani (38' st Matri), Pizarro, Vargas; Borja Valero; Joaquin (27' st Rossi), Ilicic. A disp.: Rosati, Diakite, Compper, Bakic, Ambrosini, Wolski, Anderson, Matos. All. Montella Napoli (4-2-3-1): Reina, Henrique, Fernandez, Raul Albiol, Ghoulam, Jorginho, Inler, Hamsik (17' st Mertens), Inisgne (35' st Behrami), Callejon, Higuain (25' st Pandev). A disp.: Colombo, Dublas, Revelliere, Britos, Maggio, Zuniga, Mesto, Dzemaili, Zapata. All. Benitez. Arbitro: Orsato Marcatori: 11', 17' Insigne (N), 28' Vargas (F), 45' st (+3') Mertens (N) Ammoniti: Borja Valero, Ilicic, Tomovic, Fernandez (F); Albiol, Inler, Reina, Insigne (N) Espulso: Inler (N)
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DOPPIETTA DI INSIGNE, ILICIC E POI MERTENS
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TIFO IN... PARLAMENTO Valerio Ceva Grimaldi
Il campionato volge al termine. Facciamo il punto della stagione del Napoli con l'europarlamentare, e tifosissimo del Napoli, Clemente Mastella.
Un momento sportivo al quale è particolarmente legato? Innanzitutto la vittoria della coppa Uefa a Stoccarda. Fu una serata di un'emozione entusiasmante. Ricordo anche tutte le volte che giocavamo contro la Juve ai tempi di Maradona: era una sfida singolarissima.
E un ricordo amaro? Provo nostalgia e recriminazione per la perdita del secondo scudetto nel campionato '87-88, quando – ahimè – fummo superati dal Milan.
Come valuta il campionato di quest'anno del Napoli? Buono. Ora speriamo che l'anno prossimo si vada un po' più avanti. Diciamo che non si può recriminare più di tanto: quando si costruisce una squadra c'è bisogno del tempo necessario per metterla a punto nel modo migliore. Toccherà ad allenatore e dirigenza recuperare qualcosa in difesa e acquistare qualche incontrista più forte di quelli che abbiamo attualmente.
Il presidente De Laurentiis sostiene che la Juve vince perché ha un fatturato superiore. È d'accordo? Io credo ci sia da tenere in conto anche una serie di combinazioni. Pogba l'hanno preso quasi a costo zero, per esempio. Certo, c'è la componente legata un po' al caso, ma dipende anche dalle scelte dei dirigenti, del settore giovanile e non, nell'individuare talenti che possono venire a giocare a Napoli. Mentre prima i contratti col Napoli erano difficili a realizzarsi, oggi i giocatori vengono volentieri e questo è già importante.
Un acquisto che consiglierebbe a De Laurentiis? Innanzitutto vorrei capire come finisce la questione del por-
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tiere. Se va via Reina, e se Rafael diventa titolare, occorre individuare un buon secondo. Numero uno a parte, sceglierei qualcuno del Barcellona, magari un po' in decadenza. Certo, se la scelta cadesse su Iniesta sarebbe una cosa eccezionale.
Napoli ce la farà ad avere in tempi brevi uno stadio finalmente di stampo europeo? Bisogna assolutamente farlo. Una città come Napoli, una società come il Napoli e un tifo come il nostro, francamente... avere uno stadio come il San Paolo grida vendetta. La Juve, peraltro, è certamente avvantaggiata dall'avere un campo tutto suo...
Cori di discriminazione territoriale: cosa ne pensa? Quando allo stadio i cori hanno un sfondo razzista non sono in alcun modo accettabili.
UN VIAGGIO CHIAMATO FELICITÀ Mario Passaretti
re 19,30 riesco insieme ad amici a entrare allo Stadio Olimpico, e quando sembrava che mancasse poco si sparge la voce che un tifoso del Napoli era stato sparato, così comincia l'angoscia da parte di tutti. Il terrore era che la partita non si giocasse e che una probabile festa si trasformasse in tragedia. Invece così non è stato e il match, nonostante il considerevole ritardo, si è svolto regolarmente. Assistere a una finale ti dà una sensazione unica. L'attesa sembra non finire mai, ma ecco che le squadre entrano sul terreno di gioco e dopo l'inno (fischiato per protesta dopo l'increscioso episodio avvenuto all'esterno dello stadio) finalmente si comincia. Passano i primi dieci minuti dove si ha la sensazione che il Napoli possa tenere il pallino del gioco, e infatti all'undicesimo è Lorenzo Insigne a mettere alle spalle del portiere viola. Passano soltanto cinque minuti e sempre lo scugnizzo napoletano firma il 2-0. Incredibile ma vero: il Napoli in soli sedici minuti si trova avanti di due gol. A questo punto la squadra di Benitez subisce
un'involuzione e invece di amministrare agevolmente il risultato subisce gli attacchi viola che si concretizzano con il gol. Il primo tempo va in archivio sul punteggio di 2-1. Inizia la ripresa e il tema non cambia con la Fiorentina all'arrembaggio. Mancano venti minuti ed è un susseguirsi di emozioni continue che vedono di seguito Ilicic sbagliare davanti a Reina, l'espulsione di Inler per doppia ammonizione e poi la magia del belga Mertens che segna il terzo gol e fa esplodere lo stadio. Ormai, dopo la patita sofferenza, questo gol suona come una liberazione e partono i cori incessanti dei tifosi:"Oj vita,Oj vita mia". Un grandissimo spettacolo non degno di quello che tristemente è accaduto all'esterno dello stadio. Arriva finalmente il triplice fischio finale e i festeggiamenti hanno inizio. Partono applausi scoscianti verso la squadra e tutti esultano quando la Coppa Italia viene alzata in cielo. Lo stadio si svuota e festeggianti si ritorna a casa nella tarda notte, ma consapevoli che quel viaggio ci ha regalato la “felicità”.
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I PARRUCCHIERI DAL CUORE AZZURRO
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NAPOLI – LAZIO 4-2 Napoli (4-2-3-1): Reina; Henrique, Britos, Albiol (1' st Fernandez), Ghoulam; Jorginho (38' st Mesto), Behrami; Insigne, Pandev, Mertens (20' st Callejon); Higuain. A disp.: Doblas, Colombo, Reveillere, Dzemaili, Inler, Hamsik, Zapata. All. Benitez Lazio (3-4-3): Berisha: Ciani, Cana, Radu; Konko, Onazi, Ledesma, Lulic (29' st Cavanda); Candreva, Mauri (10' st Postiga), Felipe Anderson (18' st Novaretti). A disp.: Strakosha, Guerrieri, Crecco, Pereirinha, Minala, Kakuta, Perea. All. Reja Arbitro: Banti Marcatori: 21' Lulic (L), 41' Mertens (N), 4' st rig. Higuain (N), 22' st Higuain (N), 37' st Onazi (L), 49' st Higuain (N) Ammoniti: Jorginho, Higuain, Mertens, Britos, Fernandez (N); Cana, Ledesma (L) Espulso: Cana (L)
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UDINESE – NAPOLI 1-1 Udinese (4-3-2-1): Scuffet; Heurtaux (35' st Basta), Danilo, Domizzi, Gabriel Silva; Pinzi (33' st Nico Lopez), Allan, Badu; Pereyra, Fernandes; Muriel (41' st Widmer). A disp.: Brkic, Benussi, Naldo, Bubnjic, Jadson, Yebda, Maicosuel, Zielinski, Di Natale. All. Guidolin Napoli (4-2-3-1): Reina; Reveillere, Fernandez, Henrique, Ghoulam; Behrami (29' st Jorginho), Inler; Callejon, Hamsik (45' st Albiol), Insigne; Zapata (22' st Pandev). A disp.: Doblas, Colombo, Mesto, Zuniga, Radosevic, Dzemaili. All. Benitez Arbitro: Calvarese Marcatori: 39' Callejon (N), 9' st Bruno Fernandes (U) Ammoniti: Pinzi, Pereyra (U), Behrami, Jorginho, Fernandez (N) Espulso: Fernandez (N)
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LA BANDA… BASSOTTI
Carlo Longobardi
i è già detto tutto. La morbosità tutta italiana di andare a scavare i dettagli, le immagini più intime, i gesti più nascosti, ha avuto la sua becera rappresentazione. Tutti hanno sapientemente scavato nella vita di Ciro Esposito, a cui vanno i più grandi auguri di una perfetta guarigione, e degli altri attori che non meritano alcuna menzione per aver avuto già una immeritatissima pubblicità. “Il sabato della vergogna fa il giro del mondo” è il titolo più abusato e la frase che più deve far riflettere sulla abnorme importanza sociale che ha assunto il calcio, che ha acquisito (forse veicolato ad arte) il ruolo di moderatore dell’humus di un popolo disperso tra mille immotivati conflitti di campanile, di territori, di bandiere. Nel frattempo l’esercizio più importante sembra essere diventato l’identificazione di chi ha scagliato la prima pietra, di chi ha iniziato prima, di chi ha proferito la prima offesa, il primo coro contro. Ma di che cosa si sta discutendo, della follia strutturata? L’odio, molto pericoloso che si sta diffondendo, sempre più alimentato - stupidamente - da tanti addetti ai lavori che in-
Giuseppe Piccolo
razie ai piccolini… del Napoli riconquistata la Coppa Italia, una sfida contro i viola di Montella, che nonostante fossero privi dei più titolati attaccanti, erano reduci da un buon periodo, ma nulla hanno potuto contro le straordinarie prestazioni di Insigne e Mertens due autentici fuoriclasse che a dispetto della loro limitata statura sono da considerare veri giganti in campo. Due incomparabili giocatori, orgoglio della tifoseria azzurra, che hanno saputo regalare la prima soddisfazione importante nella nuova era Benitez, un 3 a 1 colto grazie al loro impegno e abnegazione ai colori azzurri, a loro giunga con forza il ringraziamento per aver rinverdito le stupende sensazioni dell’epoca Maradona. In questa rosea atmosfera giunge il Cagliari di Cellino al San Paolo, che camuffato da indifesa compagine potrebbe rivelarsi una inaspettata insidia, i giocatori del Napoli sono avvisati, fidarsi è bene non fidarsi è meglio, bisogna proseguire sull’onda vincente che porterebbe nuove gratificazione a tutto l’ambiente. Tant’è che già si parla dei successivi acquisti, su quali reparti lavorare maggiormente e sulle eventuali partenze, anticipazioni che eccitano le fantasie dei tifosi ma che fanno mentalmente ar-
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IL COMUNE SENTIRE
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vece di stare sul “pezzo” in posizione da sciacallo dovrebbero avere l’intelligenza e la sensibilità di stimolare la riflessione si dovrebbe inevitabilmente fermare. Altrimenti diventa tutta una discesa nell’abisso. Il mondo sgonfio, depresso, deprimente, del pallone, è lo specchio del nostro comune sentire, ciò che avviene in politica, nel mondo del lavoro, dell’arte, delle scienze è ivi perfettamente residente. Con la colpa più grande che è la frattura intergenerazionale. Chi restituirà il sorriso, la gioia, l’entusiasmo ai tantissimi bambini presenti all’Olimpico? Chi dovrà suggerire le risposte o le bugie più appropriate ai padri che sono scappati con i propri piccoli in braccio maledicendo il desiderio di vivere una giornata di festa “normale”? Un esodo allegro, festante, è tornato a casa con una coppa feticcio, quella finta di polistirolo che si vendeva fuori lo stadio. 23 L’anti-stato ha solo un antagonista: lo Stato. L’apparato istituzionale è il vero colpevole del degrado descritto. Chi vuole vincere deve solo dimostrare di essere più forte. Ma deve dimostrarlo, appunto.
chiviare un campionato con altre tre sfide in programma. L’aspetto psicologico è diventato fondamentale nel calcio moderno, basti riflettere sulle ultime partite del Bayern Monaco ormai rilassato sul campionato ma che, colpa del calo emotivo, ha subito una sonora lezione dal Real Madrid, ben quattro le reti subite in casa dallo squadrone di Pep Guardiola che ha messo in discussione persino la tattica di gioco finora adottata. Bello il gioco del calcio nessuno può essere certo di aver trovato la soluzione finale, i fatti smentiscono le più affermate tattiche e quello che poteva essere sancito come lo schema perfetto diventa in un attimo da rivedere completamente poiché annichilito semmai da una semplice strategia di difesa a oltranza. Partendo da queste considerazioni possono partire le prime critiche al modulo di Mister Benitez fondamentalista convinto sulla sua impostazione, nulla può scalfire le convinzioni dello spagnolo, fino a oggi deve considerarsi positiva la stagione con la qualificazione Champions a un passo e la vittoria in Coppa Italia. Il futuro darà tutte le risposte a queste perplessità, per ora godiamoci il momento e soprattutto battiamo il Cagliari per proseguire la striscia positiva.
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INTER – NAPOLI 0-0 Inter (3-5-2): Handanovic; Campagnaro, Ranocchia, Andreolli; D'Ambrosio (23' st Zanetti), Hernanes (29' st Guarin), Cambiasso, Kovacic, Nagatomo; Icardi (35' st Kuzmanovic), Palacio. A disp.: Carrizo, Castellazzi, Taider, Botta, Milito. All. Mazzarri Napoli (4-2-3-1): Reina; Henrique, Britos, Albiol, Ghoulam; Jorginho, Inler; Callejon, Insigne, Mertens (25' st Hamsik); Higuain (42' st Pandev). A disp.: Doblas, Colombo, Reveillere, Mesto, Zuniga, Radosevic, Behrami, Dzemaili, Zapata. All. Benitez Arbitro: Rizzoli Ammoniti: Hernanes (I); Britos, Henrique, Ghoulam (N)
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13 APRILE 2014
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C’ERA UNA VOLTA L’ALLENATORE NEL PALLONE Da “Sergente di ferro” a sex symbol, quando il tecnico era saggezza e non apparenza
a morte di Vujadin Boskov non ha segnato solo l’addio a uno degli ultimi grandi uomini di calcio, ma anche la fine di una intera generazione di allenatori. Quelli che erano considerati saggi, filosofi, veri e propri padri spirituali e fautori di una cultura calcistica pregna di valori. Nell’ultimo ventennio la figura del tecnico di calcio è cambiata diametralmente rispetto al passato, assorbendo un po’ gli influssi del tempo, della moda e dei canoni che la Società ci ha imposto soprattutto fuori dal campo di gioco. NON HO L’ETA’ - Partiamo da un presupposto fondamentale. Una volta per allenare un grande Club o una Nazionale di spessore bisognava avere superato i 50 anni. Le più grandi squadre italiane e mondiali si affidavano alla cura di uomini navigati, che attraverso parole, atteggiamenti e anche espressione matura propagassero l’idea di esperienza e saggezza. Figure rassicuranti che davano certezze sotto il profilo gestionale come cerberi imperscrutabili a guardia di una ferrea disciplina sportiva e umana. Allenatori integerrimi e severi che assicurassero sobrietà ed equilibrio ponendosi come esempio morale per la squadra e garanzia per i tifosi. ROCCO E I SUOI FRATELLI - L’Italia storicamente fu attraversata dalla rivalità tra Nereo Rocco e Helenio Herrera. Due distinti signori, di estrazione diversa, che nei “meravigliosi Anni 60” infiammavano le folle con filosofie di calcio opposte. Rocco era il “paron”, Herrera “mago”. Uno allenava il Milan, l’altro l’Inter. Uno era pragmatico, l’altro istrionico. Uno era famoso per il suo “catenaccio”, l’altro per il “tacalabala”, un idioma stropicciato tra l’italiano e il sudamericano per dire “attacca la palla”, come un urlo di battaglia. Ma entrambi avevano l’aurea di “sergenti di ferro”. Loro furono capostipiti di una genia di tecnici spartani ed essenziali, che andavano in campo rigorosamente con la tuta o camicie di ordinanza, che vivevano il calcio in maniera ruspante e viscerale e che non avevano atteggiamenti esuberanti o esibizionisti fuori dal terreno di gioco. IL SECOLO D’ITALIA - Interprete e degno erede di “Rocco e i suoi fratelli” fu Giovanni Trapattoni, il “Giuan”, già allievo Bruno Marra
di Rocco al Milan. Guidò la Juventus a tutti i più grandi successi degli anni ‘80 con il suo gioco all’italiana che diventò un marchio di fabbrica, una sigla per antonomasia che accompagnò l’azzurro nazionale nel mondo. Quel mondo che fu conquistato da un altro grande “monumento” del pallone nostrano: Enzo Bearzot. Lo chiamavano “il vecio” non perché fosse vecchio ma perché aveva la stazza e la personalità umana di uno statista, un grande saggio che conferiva al pallone una sacralità discutibile ma sempre eticamente apprezzata. Con lui diventammo i Grandi di Spagna vincendo il Mundial dell’82 al Bernabeu. Con Bearzot allenatore, Zoff capitano, e Pertini presidente della Repubblica. Tre simboli di moralità di un’Italia che c’era una volta e che adesso non c’è più. Da allora sembra passato un Secolo. Oggi ad allenare si arriva appena smesso di giocare. Per alcuni diventa un passo automatico senza neppure conseguire un “pezzo di carta” che ti dia la licenza di abilitazione. Una strada nuova e privilegiata aperta ai grandi campioni, che forti della loro carriera in campo, sono stati travasati direttamente in panchina, come se fosse un’equazione automatica. Ma non sempre, anzi quasi mai, la proprietà transitiva funziona. Eppure, in ogni caso, l’allenatore “modello” oggi ha canoni diametralmente op- 29 posti rispetto a venti anni fa. Eleganti, inappuntabili, inamidati come “colletti bianchi” di aziende in franchising. O nei casi più sbrigativi abbigliati come agenti assicurativi. L’aspetto fisico non solo è diventato preminente, bensì conferisce pure quella credenziale che in passato, invece, ti avrebbe squalificato. L’allenatore che un tempo era soave padre spirituale oggi addirittura è diventato sex-simbol. Come se l’etica si fosse confusa con l’estetica. Il tecnico perfetto deve avere look, disinvoltura, e anche sfrontatezza dialettica. Che in certi casi sfocia nella maleducazione, in un mondo che ormai confonde l’eleganza con l’arroganza, l’opinione con l’educazione. Che sia evoluzione o involuzione non è importante saperlo. Nostalgia e progresso non detengono mai una sola verità. Ma nel mezzo c’è sempre una strada che riconduce alla virtù. Quella di un calcio romantico e sincero che forse non tornerà più…
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Le stelle del Napoli... A CURA DI RICCARDO SORRENTINO
vai! Siamo campioni! La Coppa Italia è tutta azzurra! La 5° per il Napoli, l’ 11° trofeo per la società e il 9° per Benitez… un Mister che non fallisce mai al primo colpo. Un trofeo meritato che dà un valore diverso a questa prima stagione di Don Rafè, ma che i tifosi azzurri meritavano di godersi senza l’ amarezza degli incidenti che hanno “sporcato” questa gioia. E poiché , come al solito, tanta Tv e stampa, non ha messo per niente in evidenza che i tifosi azzurri sono state le vittime di questa serata, e addirittura le fonti ufficiali hanno dichiarato “spudoratamente” che. “ i ferimenti sono estranei a scontri tra tifoserie”, vorrei solo far notare a queste “fonti ufficiali…romane” che chi ha sparato gridando verso i tifosi azzurri “vi ammazzo tutti”si chiama Daniele De Sanctis, noto nella capitale come “Gastone”, e che era uno degli ultras giallorossi che, nel 2004, entrò in campo e impedì lo svolgimento del derby di Roma( quando si sparse la voce che un bambino nera stato investito). Sarei davvero curioso di immaginare, se a sparare fosse stato un tifoso “delinquente” napoletano e i feriti fossero stati tifosi romani o fiorentini, se queste “fonti ufficiali” e le Tv e i giornali, avessero ribadito questa estraneità. Comunque sia, se amiamo il calcio, dobbiamo tutti impegnarci a impedire che fatti del genere si ripetano, ma anche che i tifosi” delinquenti” di qualsiasi colore e città, possano condizionare in nessun modo questo sport che ha un valore sociale immenso. Ma c’è da rendere “matematico” il terzo posto e quindi, non va sottovalutata la partita con il Cagliari anche perché la fatica per una finale di Coppa Italia così impegnativa sul piano psicofisico, potrebbe farsi sentire e diventare il vero ostacolo del posticipo. Entrando, quindi, nel merito astrale, sappiate che si giocherà sotto la Luna in leone, Sole e Mercurio in toro, Venere in ariete, Marte in bilancia, Giove in cancro e Saturno in scorpione; questo per dire che a livello di panchine, c’ è un equilibrio positivo con un buon trend sia per l’ ariete Benitez che per il gemelli Pulga. In riferimento alle squadre invece, il biotrend astrale dovrebbe mantenersi positivo per il sagittario Higuain ( se avrà recuperato), Jorginho e Zuniga, per il bilancia Henrique, per i gemelli Insigne( che immagino però, partirà dalla panchina) e, se giocherà, Mesto, per gli arieti Behrami e, se verranno utilizzati, Dzemaili, Radosevic e Zapata e per i leoni Hamsik e Pandev; luci e (più)ombre invece per per gli acquario Callejon, Ghoulam e Maggio e trend in calo per il toro Mertens e lo scorpione Revelliere. Nel Cagliari invece, massima attenzione al sagittario Sau, al leone Nenè e al gemelli Ibarbo. Trend complice anche per il leone Ekdal, gli Arieti Avramov, Carbone e Del Fabbro. Luci e ombre per gli acquario Ta-
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banelli, Pinilla e Eriksson, e trend in calo, invece, per i toro Dessena, Rossettini e Cossu. Muntari. Da questi dati, è facile comprendere che sarà una partita che può essere condizionata in negativo solo da una eventuale stanchezza degli azzurri, e, quindi, solo per questo motivo, non dico 1 fisso ma suggerisco l’ 1X. A proposito di previsioni, visto che, siamo quasi a fine campionato, vorrei fare un rapido inventario delle mie previsioni astrali fatte, fin ora, per Cuore Azzurro in questa stagione: Iniziai con Napoli Torino del 27 ottobre 2013, la mia previsione era 1 fisso e, infatti, il Napoli vinse per 2 a 0, poi venne la prima previsione di Champions , con la partita contro l’ Olimpique Marsiglia e anche in qual caso consigliai 1 fisso e ci fu il 2 a 0 per il Napoli. Poi, a dimostrazione che anche le stelle possono sbagliare, fu la volta della vittoria del Parma al San Paolo che rappresentò anche il mio pri31 mo errore. Ma recuperai subito dopo prevedendo in pieno la vittoria del Napoli contro l’ Arsenal e subito dopo anche la vittoria e l’ Over contro l’ Inter e la vittoria contro la Sampdoria. Dopo questo bel filotto di previsioni centrate, ci fu il mio secondo errore con il pareggio del Chievo ( che però, un po’ come contro il Parma, più che un mio errore mio, fu un vero suicidio tattico di Don Rafè). Le stelle comunque si rifecesero presto con la doppia previsione centrata ( 1 e partita con GG) di Napoli Milan ( finì 3 a 1), e le altre due vittorie previste contro lo Swansea e contro la Roma. Peccato che il 2 a 2 con il Porto mi rovinò un po’ la media, ma subito dopo ritornai a centrare le previsioni con l’ 1 fisso consigliato per Napoli Rubentus e Napoli Lazio ( che terminarono rispettivamente 2 a 0 e 4 a 2). Al di là delle chiacchiere quindi, restando in tema di statistica, pur se rispetto chi è ancora scettico sulla validità degli studi di astrologia statistica sportiva, Cuore Azzurro può documentare ufficialmente che, su 13 previsioni sul Napoli fatte in questa stagione, ho sbagliato solo in 3 occasioni. Tranne in due casi, invece, per quanto riguarda le bollette astrali, spesso anche solo per una partita sbagliata, non siamo stati molto fortunati; Spero quindi che quella che vi preparerò per l’ ultimo numero di Cuore azzurro, sia ricca e vincente. Forza Napoli!
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