Cuore Azzurro N. 69 - 20 maggio 2012

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PERIODICO UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA NAPOLI CLUB - ANNO VII N. 69 - 20 MAGGIO 2012

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Speciale Coppa Italia

FOTOAGENZIA MOSCA

COPIA OMAGGIO

Magazine

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A CACCIA DEL POKER Dal Cesena al Siena: il cammino in Coppa

Angelo Pisani: Come manca Diego

Il dubbio amletico: essere juventino o no?


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STESSO OBIETTIVO OPPOSTI STATI D’ANIMO Max Bonardi

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tasera all’Olimpico scatta l’ultimo appuntamento della stagione italiana per squadre di club. L’ultimo vero appuntamento, ma stavolta parliamo di nazionali è con gli Europei in programma a giugno in Polonia e Ucraina. Tornando al confronto dell’Olimpico, a contendersi la coppa Italia si ritroveranno due formazioni con opposti stati d’animo. Da una parte la corazzata juventina, carica come non mai, ancora imbattuta, e che vuole doppiare il successo in campionato. Dall’altra, un Napoli deluso dalla mancata qualificazione ai preliminari di Champions, in piena polemica per il presunto prossimo addio di Lavezzi, con un Cavani abbastanza irrequieto e con poca energia nei garretti. Se si dovesse solo guardare come le due squadre giungono a questo appuntamento, il risultato sembrerebbe scontato. Ma il calcio ha abituato un po’ tutti a essere prudenti, e quelli che possono essere i risultati più scontati rischiano di essere capovolti. È l’augurio che si fanno i tifosi napoletani che accorreranno in massa sugli spalti dell’Olimpico. Sono previsti circa 35mila tifosi azzurri che arriveranno da tutta Italia. È un confronto dove le motivazioni possono far pendere la bilancia da una o dall’altra parte. Se è vero che la Juventus di quest’anno non pare disposta a fare sconti a nessuno e soffre di un complesso di bulimia, vista la anoressia degli ultimi anni, bisogna vedere quanto sono rimasti nell’organismo degli uomini di Conte i tanti bagordi successivi alla conquista del 28esimo titolo. O se improvvisamente la macchia oleata alla perfezione dal tecnico leccese, possa subire una battuta d’arresto e i giocatori possano sentire addosso la pressione di dover vincere, ma soprattutto lo stress psico fisico di una stagione giocata alla morte. Questo in casa juventina, e il Napoli come sta? Sul piano fisico, il

Napoli visto a partire dalla vittoria di Lecce è sembrato sempre più in calo di condizione, e con giocatori distratti da vari argomenti: Lavezzi in lista di sbarco, De Sanctis alle prese col contratto, Pandev a caccia di una riconferma sotto al Vesuvio, e tanti altri elementi chi più chi meno delusi dalla stagione o in precario stato di forma. C’è poi Mazzarri, anch’egli, anche se non lo ammetterà mai, deluso da come si è evoluta, anzi, involuta, la stagione. Il tecnico di San Vincenzo, sotto contratto per un'altra stagione, sta aspettando di sedersi a parlare col presidente per capire ambizioni e prospettive del progetto Napoli. L’intenzione è quella di rispettare l’impegno preso un anno fa, ma non è detto che il confronto col presidente non possa portare qualche clamoroso cambiamento. Tutto dipenderà da quello che il Napoli vorrà fare l’anno prossimo, e soprattutto se dovesse partecipare all’Europa League che tipo di squadra si metterebbe insieme. Il condizionale è d’obbligo, visto che ancora non si sa come evolverà lo scandalo di Calciopoli bis, con le penalizzazioni previste per società i cui tesserati abbiano compiuto comportamenti illeciti. Dunque, questa gara, se vinta, può portare la giusta tranquillità in casa Napoli, che potrebbe affrontare un mese che si preannuncia caldo, almeno col primo trofeo dell’era De Laurentiis in bacheca. Il che non è poco. L’importante è che il confronto tra Napoli e Juventus sia all’insegna del fair play, qualunque sia il risultato. E che sia una bella partita. Il tutto per far parlare una volta tanto all’estero di un calcio italiano bello e combattuto, e non per episodi di isterismo, comportamenti scorretti, aggressioni verbali e fisiche alla quaterna arbitrale di cui è stata costellata la cronaca soprattutto di questi ultimi mesi. Allora buona partita e buone vacanze a tutti.

EXTRA TIME Zona Napoli il programma dellʼAssociazione Italiana Napoli Club visita il nostro sito web: www.ainc.it

associato alla

Tv Luna o Lunasat canale 888 di Sky il venerdì alle ore 22.30 Repliche il venerdì alle ore 24 su Tv Luna e alle ore 00.30 su Lunasport; il sabato alle ore 16.30 su Lunasat

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CHE VINCA IL MIGLIORE!

di Mimmo Carratelli Pimpanti e bellicosi, altrimenti siamo

spacciati. Sette finali di Coppa Italia, tre vinte, ma due perdute contro grandi squadre (Milan e Inter). E ora c’è la Juve, la squadra furente di Conte, l’imbattuta Juve di questa stagione che tutto vuole e già stringe lo scudetto. Sarà anche la partita di addio di Del Piero che ce la metterà tutta per far rimpiangere la sua classe immensa benché stagionata. Vorrà lasciare il segno di un altro successo. C’è la “rabbia” di Vidal che ha scelto la Juve ed escluso il Napoli per vincere. Mancherà un guerriero (Chiellini), ma bianconeri a grinta spianata con molti protagonisti che una Coppa non l’hanno mai vinta, perciò motivatissimi. C’è l’ordine perentorio del giovane Agnelli: vincere, vincere perché è tornata la Juve vincente. L’accoppiata scudetto-Coppa non riesce facilmente. Viene la pelle d’oca pensando a un Napoli non in salute, spacciato dal pronostico e forse condizionato dall’irresistibile avversario. In campionato il 3-3 al San Paolo e lo 0-3 a Torino nel mito ruggente del nuovo stadio juventino. Questa Juve non promette nulla di buono. Vuole la terza stella degli scudetti, vorrà anche la prima di Coppa (ne ha vinte nove, punta decisamente alla decima). Messa così la partita, il Napoli deve superarsi in tutti i sensi per deludere Madama. Sarà come una notte di Champions, ma lì il Napoli era la sorpresa, la grandissima sorpresa, mentre all’Olimpico tutte le carte sono in tavola, il Napoli non è un segreto per la Juve. Loro verranno subito avanti con la difesa alta e la corsa potente. Ci sarebbe da pensare che potrebbe essere la gara giusta per il Napoli, difesa e contropiede. Ma la difesa (troppi gol in campionato) dovrà sfoderare la partita dell’anno. Se il Napoli regge l’urto bianconero potrà giocare il confronto con buone chances. Ci vorranno un super Lavezzi e la conferma di Cavani matador per colpire. Ci vorrà il Napoli che sulle fasce riacquisti il vigore e l’incisività dei tempi felici. Ci vorranno troppe cose nel Napoli di questo fine stagione, mentre la Juve ha uno spartito da grande orchestra che ha eseguito sinora in modo eccellente. Ha vinto lo scudetto con la migliore difesa, ma non con il migliore attacco (due gol più del Napoli, sei meno del Milan). Più che migliore difesa, migliore compattezza di squadra. Formazione solida che attacca sulle fasce con i lunghi e puntuali traversoni di Pirlo e viene all’assalto con i centrocampisti deputati al tiro. Gli attaccanti di ruolo fanno la “sponda”. Coraggio, Napoli. Non è perduta fin quando l’arbitro non fischia la fine. Ma ci vuole un Napoli senza soggezione, pugnace, irriducibile, veloce. Ci vuole una squadra di morale alto e grande fisicità. La Coppa è l’ultima chance per dare lustro a una stagione di grandi emozioni ma di scarsi risultati. Pesa il terzo posto fallito, il mancato ritorno in Champions. La Juve arriva a questa finale sulle ali dell’entusiasmo e convinta, fino a prova contraria, di essere imbattibile e, intanto, è imbattuta. L’accoppiata scudetto-Coppa Italia è riuscita due volte alla Juve (1960 e 1995). Riuscì al Napoli di Maradona (1987 con 13 vittorie, un record). È riuscita due volte all’Inter. Una volta al Torino e alla Lazio. La “fame” della Juve e il ritrovato orgoglio bianconero risorto da Calciopoli rendono questa finale molto particolare. Al Napoli la suggestione di uno “scippo” clamoroso che piacerebbe a mezza Italia. Perché è tornata a Juve padrona, la Juve prepotente. Ne ha i mezzi. Per frantumarglieli ci vuole un grande Napoli. Intanto, all’Olimpico di Roma ci sarà il grande tifo azzurro. Il Napoli è in debito con i suoi tifosi. Gli deve, per chiudere, un’altra notte fantastica.

Saverio Passaretti (presidente AINC)

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a stagione calcistica 2011 – 2012 del Napoli si avvia alla conclusione con l’ennesima appassionante sfida in Coppa Italia contro la Juve nell’entusiasmante palcoscenico dell’Olimpico di Roma. Una sfida che si ripete portando con sé il fascino di una “classica” sempre ricca di rinnovati stimoli, questa volta in una finale che vede contrapposte l’imbattuta squadra bianconera e quella azzurra reduce da un incandescente finale concluso, purtroppo, senza la agognata qualificazione alla Champions League. Una valutazione serena evidenzia un’ottima annata che ha visto l’undici di Mazzarri battersi su tre fronti con eccellenti risultati. Il rammarico è che con un pizzico di fortuna in più e con qualche altro innesto a supporto, probabilmente, sarebbe stato possibile assaporare maggiori soddisfazioni sia in campionato che nella competizione europea. Non resta che elogiare l’ottimo lavoro svolto da tutta la società, il Napoli è rispettato e temuto da tutti e deve d’obbligo proseguire su questa strada, con una programmazione che sicuramente vedrà lo staff tecnico in prima linea nella prossima campagna acquisti. Ingenerosi i fischi al Pocho durante la sfida conclusiva col Siena; le voci di una sua probabile partenza hanno scatenato l’ira dei tifosi che vedevano nell’argentino un idolo insostituibile, c’è da comprendere, che seppure a malincuore, i calciatori sotto tutti cedibili e che non esistono appartenenze eterne. Le esigenze contrattuali miste a ragioni di opportunità comportano anche dei distacchi traumatici, quello che conta è il rispetto per l’atleta e credo che Lavezzi meriti un trattamento adeguato per quanto ha saputo donare al pubblico napoletano. La gara con la Juve può restituire la giusta serenità all’ambiente e la prevendita dei biglietti lascia ben sperare in una presenza massiccia di tifosi di ambedue le compagini, sarà uno spettacolo di sportività e passione, e a prescindere dal risultato, l’aspetto fondamentale è che tutto si svolga nella massima serenità. I nostri club affiliati saranno presenti, come sempre, numerosi e arriveranno da tutta Italia per sostenere, con la correttezza che li contraddistingue, lo squadrone azzurro, un’occasione speciale per dimostrare ancora una volta la qualità di un tifo esuberante e colorito ma sempre esemplare. Qualunque sarà il risultato si assisterà a una sfida avvincente, con un’atmosfera incandescente. Tanti i tifosi azzurri all’Olimpico. Una menzione speciale meritano i Club Napoli Caivano, Meta di Sorrento, Gaiano, Santa Maria di Castellabate, Angri, Monsummano Terme, Guastalla, Modena, Campobasso, Venafro e Isernia, che saranno presenti in massa all’Olimpico insieme a tantissimi altri affiliati di altri Club. L’invito è sempre lo stesso: sportività, grande entusiasmo, e mai accettare provocazioni. Una serata di grande calcio all’insegna della sportività. Forza Azzurri e grazie tifosi!

LA VIGNETTA DI

ORGANO UFFICIALE DELLA ASSOCIAZIONE ITALIANA NAPOLI CLUB

Sede legale: Corso Novara, 5 - Napoli Anno VII - n° 69 - 20 maggio 2012 Direttore responsabile: Saverio Passaretti hanno collaborato: Luigi Alvino, Max Bonardi, Sergio Curcio, Paolo del Vaglio, Carlo Longobardi, Bruno Marra, Marco Martone, Fabrizio Piccolo, Massimo Sparnelli Registrazione Tribunale di Napoli N. 91 del 5/12/2007 Fotocomposizione e Stampa: Ink & Paper s.r.l. Grafica: Mario Suarez Edito dalla A.I.N.C. chiuso in redazione giovedì 17 maggio 2012 - ore 17,00

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NAPOLI - JUVENTUS N. 1 2 3 4 6 7 8 11 14 15 16 17 18 20 21 22 23 28 29 31 83 85 88 90 99

Giocatore MORGAN DE SANCTIS GIANLUCA GRAVA IGNACIO FIDELEFF MARCO DONADEL SALVATORE ARONICA EDINSON CAVANI ANDREA DOSSENA CHRISTIAN MAGGIO HUGO CAMPAGNARO ROBERTO COLOMBO EDUARDO VARGAS MAREK HAMSIK JUAN ZUNIGA BLERIM DZEMAILI FEDERICO FERNANDEZ EZEQUIEL LAVEZZI WALTER GARGANO PAOLO CANNAVARO GORAN PANDEV JACOPO DEZI ANTONIO ROSATI MIGUEL BRITOS GOKHAN INLER MAX AMMENDOLA CRISTIANO LUCARELLI

Ruolo Classe Naz. Presenze A Gol P 1977 ITA 37 – D 1977 ITA 6 – D 1989 ARG 4 – C 1983 ITA – – D 1978 ITA 31 – A 1987 URU 35 23 D 1981 ITA 33 2 C 1982 ITA 33 3 D 1980 ARG 31 2 P 1975 ITA – – A 1989 CIL 10 – C 1987 SLO 37 9 D 1985 COL 31 2 C 1986 SVI 28 3 D 1989 ARG 16 – A 1985 ARG 30 9 C 1984 URU 33 2 D 1981 ITA 32 2 A 1983 MAC 30 6 C 1992 ITA – – P 1983 ITA 1 – D 1985 URU 11 1 C 1984 SVI 36 – C 1990 ITA 1 – A 1975 ITA 3 –

N. 1 3 4 6 7 8 10 11 13 14 15 17 18 19 20 21 22 23 24 26 27 28 30 32 34

Giocatore GIANLUCI BUFFON GIORGIO CHIELLINI JOSÉ MARTIN CASERES FABIO GROSSO SIMONE PEPE CLAUDIO MARCHISIO ALESSANDRO DEL PIERO PAOLO DE CEGLIE ALEXANDER MANNINGER MIRKO VUCINIC ANDREA BARZAGLI ELJERO ELIA FABIO QUAGLIARELLA LEONARDO BONUCCI SIMONE PADOIN ANDREA PIRLO A.E. PARDO VIDAL MARCO BORRIELLO EMANUELE GIACCHERINI STEPHAN LICHTSTEINER MILOS KRASIC M.A.B. ESTIGARRIBIA MARCO STORARI ALESSANDRO MATRI LUCA MARRONE

Ruolo Classe Naz. Presenze A Gol p 1978 ITA 35 – D 1984 ITA 34 2 D 1987 URU 11 1 D 1977 ITA 2 – C 1983 ITA 31 6 C 1986 ITA 36 9 A 1974 ITA 23 3 D 1986 ITA 21 1 P 1977 AUS – – A 1983 MON 32 9 D 1981 ITA 35 1 C 1987 OLA 4 – A 1983 ITA 23 4 D 1987 ITA 32 2 C 1984 ITA 6 1 C 1979 ITA 37 3 C 1987 CIL 33 7 A 1982 ITA 13 2 A 1985 ITA 23 1 D 1984 SVI 35 2 C 1984 SER 7 1 C 1987 PAR 14 1 P 1977 ITA 3 4 A 1984 ITA 31 10 C 1990 ITA 3 1

TROVI ANCHE CUORE AZZURRO NEI SEGUENTI PUNTI VENDITA: EPOMEO: VIA EPOMEO, 35 - NAPOLI CHIAIA: VIA CHIAIA, 49 - NAPOLI LE MAISON DES LUNETTES: VIA CAVALLERIZZA, 24 - NAPOLI UMBERTO I: CORSO UMBERTO I, 76 - NAPOLI CARDUCCI: VIA CARDUCCI, 49 - NAPOLI CENTRO COMMERCIALE AUCHAN: VIA ARGINE - NAPOLI CENTRO COMMERCIALE “LE PORTE DI NAPOLI”: AFRAGOLA CENTRO COMMERCIALE QUARTO NUOVO: VIA MASULLO - QUARTO - NAPOLI CENTRO COMMERCIALE SAN PAOLO: VIA CINTIA FUORIGROTTA - NAPOLI CENTRO COMMERCIALE IL GOLFO DEI DESIDERI: AFRAGOLA - NAPOLI


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CON L’ESPERIENZA DELLA CHAMPIONS Sergio Curcio

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a certezza che per il Napoli o la Juventus possa essersi aperto un ciclo importante e vincente passerà obbligatoriamente attraverso la conquista della Coppa Italia in palio questa sera all’Olimpico. A pensarci bene nella stagione degli addii di Del Piero e Gattuso, Zambrotta e Inzaghi, del fallimento di Inter e Milan in campionato, il finale di stagione rende piena giustizia a due società che sono risorte dalle ceneri, l’una dopo l fallimento, l’altra dopo il terremoto di Calciopoli del 2006, proponendosi sul palcoscenico maggiore con idee e metodi di gestione innovativi dopo anni di profonde amarezze e sofferenze per le due tifoserie, anche se con prospettive diverse. Questa finale tra Juventus e Napoli, perciò, speriamo innanzi tutto che apra un nuovo e bel capitolo della storia del calcio italiano, perché se è vero che la Juve ha firmato un’impresa straordinaria concludendo imbattuta un campionato trionfale, il Napoli, senza alcun dubbio, è stata la formazione italiana che per gioco e risultati ha dato più lustro al calcio nostrano in Europa. Per gli azzurri c’è forte il rammarico di non essere riusciti a ripetere il “miracolo” della scorsa stagione e anche un pizzico di rimpianto per l’andamento… lento nella parte conclusiva del torneo, frutto non solo degli sforzi fisici e nervosi profusi in Champions League, ma anche di una rosa ancora troppo limitata dal unto di vista qualitativo, che ha spesso costretto Mazzarri a utilizzare quasi sempre i suoi 13-14 titolarissimi raschiando il fondo del barile delle loro energie psico-fisiche. Perciò la finalissima dell’Olimpico, se da un lato propone alla Juve la possibilità di concludere imbattuta l’intera stagione, centrando un’impresa mai riuscita a nessuna squadra in Italia, dall’altro regala al Napoli l’opportunità di cogliere il primo trofeo dell’era De Laurentiis, togliendosi uno “sfizio” riuscito a nessuno contro i bianconeri di Conte. Partita dall’esito solo apparentemente scontato in favore dei neo campioni d’Italia, perché al di là dei valori in campo e delle residue forze ancora a disposizione d azzurri e bianconeri, il Napoli potrebbe avere dalla sua l’esperienza fatta quest’anno in Champions, dove nel girone della morte ha disputato sei finali giocate allo spasimo, imparando a gestire con lucida freddezza e cinismo gli assalti di Manchester City e Bayern, oltre che del men blasonato Villarreal. Il fatto, poi, che il City di Mancini abbia vinto la Premier League e che il Bayern sia approdato alla finale di Champions, dove incontrerà il Chelsea, killer degli azzurri nei supplementari degli ottavi, deve perciò costituire

per Mazzarri e il suo gruppo la convinzione, la forza che in una gara secca può succedere di tutto, anche eliminare come per incanto scorie e tossine di un’annata di 50 partite sul groppone per tirar fuori la madre di tutte le partite alla cinquantunesima. Il tecnico toscano dovrà impostare una gara tatticamente attenta ma più simile a quella dell’andata in campionato che non quella del ritorno dove gli azzurri furono travolti. Era il 29 novembre, e Conte al San Paolo decisi di sfidare Mazzarri sul piano dell’aggressività, del pressing asfissiante, della veemenza agonistica. Dopo un primo tempo spettacolare del Napoli chiuso per 2-0 e con un rigore segnato ma fatto ripetere ad Hamsik da Tagliavento, e poi sbagliato, la Juve sul 3-1 a metà secondo tempo sembrava spacciata, e invece complice la stanchezza e la ingenuità degli azzurri, venne fuori il carattere rabbioso, la “fame” dei bianconeri che riacciuffarono risultato e imbattibilità, mai stata così in pericolo come quella sera. Per la prima volta si vide la vera essenza, l’anima juventina della squadra di Conte, quella dimostrazione di forza e umiltà al tempo stesso ce ha portato allo scudetto. Stasera i bianconeri tenteranno la doppietta con la Coppa Italia – impresa riuscita al Napoli ’86-’87 – proprio contro gli azzurri. Auguriamoci di assistere a una gara bella, spettacolare, agonisticamente intensa e incerta. La Juve ha dalla sua l’entusiasmo e la consapevolezza di un futuro degno della storia vincente del passato. Il Napoli ha molti, troppi dubbi sul futuro del progetto De Laurentiis, un portafoglio senza i futuri introiti della Champions e i “mal di pancia” di diversi azzurri. E se l’addio di Del Piero è stato salutato con una standing ovation tra fiumi di lacrime di gioia e di commozione, quello di Lavezzi, ufficiale o quasi, è stato con un calcio d’angolo non battuto per evitare i fischi dei tifosi, sentitisi traditi. Basteranno il ritorno del Matador al centro dell’attacco e la voglia di quel ragazzo perbene che è Hamsik per far tornare l’ottimismo ai trentaduemila napoletani presenti all’Olimpico? Vincere il trofeo sarebbe il regalo più bello per un pubblico degno di una società da primato tecnico e non solo economico… Stasera, proviamo ancora a sognare: non costa nulla!!! La dea Eupalla un miracolo può farlo. Domani, poi, è un altro giorno… Non credo, a mio sommesso avviso, che quelli a seguire saranno giorni esaltanti per i tifosi e per la società.

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TRIESTINA

PESCARA (21)

L'AQUILA

BRESCIA (28)

HELLAS VERONA (41)

VICENZA (40)

JUVE STABIA (42)

SASSUOLO (39)

PRATO

GROSSETO (29)

ALESSANDRIA

SAMPDORIA (34)

PIACENZA

EMPOLI (33)

PISA

CITTADELLA (32)

SORRENTO

CROTONE (24)

TRIESTINA

NOVARA (20)

BRESCIA

CATANIA (13)

HELLAS VERONA

SASSUOLO

GROSSETO

PARMA (12)

SAMPDORIA

EMPOLI

CITTADELLA

FIORENTINA (9)

CROTONE

LECCE (17)

PADOVA

BOLOGNA (16)

21-ago-11

III turno eliminatorio

in rosso sono indicate le squadre che disputano in casa le gare in turno unico

VOGHERA (61)

TRIESTINA (60)

L'AQUILA (68)

LATINA (53)

PRATO (69)

COMO (52)

CASERTANA (74)

ALESSANDRIA (47)

PONTEDERA (73)

PIACENZA (48)

BACOLI S.F. (72)

PISA (49)

TAMAI (64)

SORRENTO (57)

CARPI (65)

CARPI

PADOVA (25)

14-ago-11

07-ago-11

REGGIANA (56)

II turno eliminatorio

I turno eliminatorio

NOVARA

CATANIA

HELLAS VERONA

PARMA

EMPOLI

FIORENTINA

CROTONE

BOLOGNA

24/11/11, e 29/11/11

IV turno eliminatorio

NOVARA

MILAN (4)

HELLAS VERONA

LAZIO (5)

FIORENTINA

ROMA (8)

BOLOGNA

JUVENTUS (1)

8/12/11, 13/12/11 e 11/01/12

Ottavi di finale

MILAN

LAZIO

ROMA

JUVENTUS

25-gen-12

Quarti di finale

MILAN

JUVENTUS

08-feb-12 21-mar-12

Semifinali (andata e ritorno)

JUVENTUS NAPOLI

20-mag-12

Finale

NAPOLI

SIENA

08-feb-12 21-mar-12

Semifinali (andata e ritorno)

NAPOLI

INTER

CHIEVO

SIENA

25-gen-12

Quarti di finale

CESENA

NAPOLI (2)

GENOA

INTER (7)

CHIEVO

UDINESE (6)

SIENA

PALERMO (3)

8/12/11, 13/12/11 e 11/01/12

Ottavi di finale

GUBBIO

CESENA

BARI

GENOA

MODENA

CHIEVO

SIENA

CAGLIARI

24/11/11 e 29/11/11

IV turno eliminatorio

GUBBIO

ATALANTA (18)

ASCOLI

CESENA (15)

AVELLINO

BARI

NOCERINA

GENOA (10)

REGGINA

MODENA

LIVORNO

CHIEVO (11)

TORINO

SIENA (19)

ALBINOLEFFE

CAGLIARI (14)

21-ago-11

III turno eliminatorio

BENEVENTO

GUBBIO (23)

TARANTO

ASCOLI (26)

AVELLINO

VARESE (36)

SPEZIA

BARI (35)

FOGGIA

NOCERINA (31)

CARRARESE

REGGINA (38)

FROSINONE

MODENA (37)

SIRACUSA

LIVORNO (30)

LUMEZZANE

TORINO (22)

CASTEL RIGONE

ALBINOLEFFE (27)

14-ago-11

II turno eliminatorio

TRITIUM (63)

BENEVENTO (58)

FERALPISALO' (66)

TARANTO (55)

AVELLINO (76)

PORTOGRUARO (45)

VALLEE D'AOSTE (75)

SPEZIA (46)

TRAPANI (71)

FOGGIA (50)

CARRARESE (78)

BARLETTA (43)

POMIGLIANO (77)

FROSINONE (44)

TERAMO (70)

SIRACUSA (51)

PRO PATRIA (62)

LUMEZZANE (59)

CASTEL RIGONE (67)

VIRTUS LANCIANO (54)

07-ago-11

I turno eliminatorio

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NAPOLI - SIENA 2-0

SIENA - NAPOLI 2-1

NAPOLI - INTER 2-0

NAPOLI - CESENA 2-1

UN CAMMINO CON ALTI E BASSI

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ANGELO PISANI: COME MANCA DIEGO Max Bonardi

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ngelo Pisani è un tifoso privilegiato perché è legato ai colori azzurri da sempre e perché può vantarsi di difendere in un giudizio contro il fisco italiano il vero giocatore simbolo del Napoli e quello che resterà negli anni nei cuori dei tifosi azzurri: Diego Armando Maradona. E che, a suo dire, se fosse inserito nel contesto del Calcio Napoli porterebbe solo benefici. D. Tifoso doc naturalmente, che Napoli è stato questa stagione? R. Un Napoli po’ confuso caratterizzato da troppi alti e bassi nel corso del campionato. La sensazione è che ci siano stati continui litigi nello spogliatoio, tra giocatori e allenatore e tra lo stesso tecnico e il presidente non ci sia più quella sintonia che l’anno scorso aveva prodotto ottimi risultati. Nel complesso lo spogliatoio si è sfaldato proprio nei momenti in cui si doveva essere uniti e caricati. Tuttavia si può essere soddisfatti, si è centrata la qualificazione in una coppa europea e ora c’è la chance in coppa Italia. Sono ottimista. D. Rispetto alle aspettative di inizio stagione si può essere più soddisfatti o delusi per i risultati? R. Il mio voto è 6 e mezzo: l’entusiasmo e l’amore per questa maglia mi condizionano. Certamente è stata grande la delusione dell’uscita agli ottavi di Champions col Chelsea. Dopo la gara di andata tutti avevamo sognato magari una semifinale e chissà qualcos’altro. È andata così e il risultato va accettato. Così come è stata una doccia gelata la penultima gara di campionato col Bologna e con essa sono svanite le poche possibilità di centrare il terzo posto. D. Ora da dove si deve ricominciare? R. Da una società compatta, con uno spogliatoio unito, con un gruppo squadra che sia un tutt’uno con la città. Non li vedo uniti con la città, è più forte l’attaccamento dei tifosi verso la squadra e non viceversa. Deve diventare tutto un’unica forza, questa disgregazione ha impedito il raggiungimento di risultati. Ci vogliono cambiamenti, magari un nuovo allenatore, faccio un nome, Maradona, con Frustalupi suo secondo. R. Lei al tempo del fallimento del Napoli propose una class action contro la Figc per i danni esistenziali subiti dai tifosi azzurri, come si è concluso il contenzioso? R. Vincemmo contro la Figc due cause su tre con 1000 euro di indennizzo a tifoso dimostrando che i loro diritti sono costituzionalmente garantiti. Un’altra causa è stata trasferita al Tar per difetto di giurisdizione, e presto verrà discussa. D. Veniamo all’aspetto legale della vicenda Maradona, come nasce il suo rapporto col Pibe? R. Nasce da un vecchio rapporto conoscenza da tifoso quando ero più giovane. Poi insegnando all’Università mi sono imbattuto in questa vicenda, l’ho chiamato e abbiamo deciso di intervenire per restituire dignità e ragione a Maradona, ingiustamente accusato di evasione. D. A che punto è il contenzioso R. Giovedì mattina ci sarà l’udienza. Ma va detto che Maradona ha già vinto nel 1994, non c’è da parte sua nessuna responsabilità, manca il presupposto giuridico per attuare le procedure esecutive di Equitalia. Nel frattempo abbiamo fatto un’offerta di 3,5 mln di euro da elargire come contributo vittime del fisco.

D. La vicenda impedisce a Maradona di venire in Italia? R. No, Maradona è un uomo libero e la cartella non è più un titolo esecutivo. D. Che sensazione ha, il suo rapporto con Napoli è sempre così forte? R. Con la città sicuramente, mentre con la società Calcio Napoli non ha nessun rapporto. Non c’è nessuna possibilità che si investa su Maradona, sarebbe un’energia positiva per la città, ma oscurerebbe del tutto il presidente De Laurentiis. D. Una volta sbloccata la vicenda, crede a un Maradona allenatore o dirigente in Italia? R. Sicuramente sì, questo è il suo lavoro, se dovesse venire in Italia, verrebbe solo per il Napoli. D. Che sensazioni ha sulla finale di Coppa Italia, chi vince? R. Spero che finisca positivamente per noi. Dobbiamo vincere, sarebbe l’unica ricompensa che rimane in questa stagione. E poi avrebbe ancora valore maggiore perché vinta contro la vera rivale storica degli azzurri. Sarebbe la finale delle finali. D. Favorevole o contrario alla ristrutturazione del San Paolo? R. È necessario un nuovo stadio polifunzionale, io proporrei la zona di Scampia, vicina all’aeroporto e ben collegata da tre metropolitane. Servirebbe a riqualificare un’area della città, degradata e dequalificata. Significherebbe investire in un’area dove già hanno sede due squadre di calcio importanti della città: Campania e Internapoli. Invece, il progetto a Ponticelli non avrebbe senso. D. Un consiglio a De Laurentiis… R. Contattare Maradona e trovargli un ruolo per sconvolgere l’Italia. Sarebbe il suo più bel film.

Angelo Pisani è nato il 21 luglio 1971 in Napoli. Laureato in Giurisprudenza svolge la professione di avvocato, ma è ancheil presidente dell’VIII° Municipalità del Comune di Napoli. Ricopre il ruolo di docente di Diritto Tributario all'Università Parthenope di Napoli. È presidente dell'associazione Noi Consumatori, nonché presidente dell'AMI (Associazione Municipalità Italiane) e da anni si occupa di assistere i cittadini vessati da Equitalia, avendo conseguito numerose vittorie in Tribunale in difesa dei diritti dei contribuenti italiani vittime delle "cartelle pazze". Negli anni passati è salito alla ribalta delle cronache nazionali per aver ottenuto un’importante vittoria giudiziaria nei confronti della Figc per la tutela dei tifosi napoletani in merito alla retrocessione del Napoli in serie C. Si è distinto per diverse class action a tutela dei diritti dei cittadini italiani dal mondo della sanità fino a quello dei trasporti.

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VOGLIAMO LA QUARTA COCCARDA Fabrizio Piccolo

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ersonalmente segna l’inizio vero di una stagione. Quando viene pubblicato il tabellone della Coppa Italia, in estate, significa che le vacanze son finite e che si fa sul serio. Per me ha lo stesso valore del calendario del campionato e da anni, ogni anno, faccio quello che fanno tantissimi tifosi. Cioè sto lì a calcolare gli incroci virtuali, dai sedicesimi fino alla finale. Facile ultimamente, col Napoli che parte dai quarti. Un po’ meno quando eravamo in B e si iniziava a giocare prima di Ferragosto. Tutti i calcoli avevano sempre la stessa finta soluzione: Napoli in finale. Poteva cambiare l’avversario, ma nei deliri estivi non esistevano ostacoli per arrivare fino in fondo a giocarci un trofeo che solo chi ha una certa età ha sempre considerato nobile e bello. Noi che le finali di Coppa Italia ce le ricordiamo tutte o quasi (no, quella del ‘62 non posso ricordarla), possiamo ancora recitare a memoria la sequenza dei marcatori del 4-0 al Verona nel ‘76 o disegnare con i pastelli lo slalom di Ciro Muro nel 3-0 all’Atalanta nell’andata al San Paolo. Quella Coppa Italia significava due cose: stringere una coppa – sì, le coppe si possono anche stringere, non solo alzare – e qualificarsi per una cosa che oggi non c’è più. La Coppa delle Coppe, ahi nostalgia canaglia. L’ultima volta che siamo arrivati fin qui è stato nel ‘97 e in questi giorni avrete letto e sentito tutti quelli che c’erano, non c’erano, avrebbero voluto esserci e tutte le disamine su come e perché perdemmo col Vicenza. Inutile ricordarlo qui. Però anche quest’anno,

appena uscito il tabellone, il primo pensiero è stato il solito. In finale ci andiamo così: con l’Inter ai quarti chissà perché giochiamo al San Paolo in gara unica, che occasione. In semifinale i conti fasulli mi davano una tra Udinese e Palermo, anziché il Siena, e in finale avrebbe dovuto esserci il Milan. Poco male, anzi. Gli ultimi avversari li ho sbagliati, ma stasera siamo davvero in finale. Finalmente finale. Dopo tre anni a sentirsi dire che “sono tutte finali da qui alla fine” ce ne giochiamo una vera. E non contro Verona, Atalanta o Vicenza. Contro la Juventus campione d’Italia e imbattuta. Dimentichiamo per un attimo annessi e connessi: il vantaggio di saltare i playoff di Europa League, l’orgoglio di legittimare la gara di Supercoppa con argomenti inconfutabili, l’ipotesi che una vittoria possa convincere qualche tenore recalcitrante a continuare a cantare nel nostro coro, la soddisfazione di battere il rivale di sempre che quest’anno non ha perso mai. Tutte cose giuste e vere, ma quello che più conta sarebbe vincere per noi e basta. Per il Napoli. Perché abbiamo voglia di far festa tutti insieme e senza polemiche. Perché quella coppa la vogliamo stringere, baciare, accarezzare. Un ciclo vincente è fatto di crescita ma anche di maturazione e questa squadra, questo staff, questo allenatore lo meritano proprio. Non perché debba essere la fine di un ciclo, anzi. Piuttosto per dare sangue e colore a questo ciclo emozionante. Lo meritano tutti, lo meritano i tifosi. La Juve vuole la terza stella? Chiacchiere. Noi vogliamo la quarta coccarda. Quel tricolore tondo con il fiocco che si mette sulla maglietta. Pulita, la nostra..

OTTAVA FINALE, TOGLIAMOCI LO SFIZIO… Marco Martone

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nutile negarlo, quella dello stadio Olimpico di Roma è la “partita delle partite” per tutti i tifosi napoletani. Il destino degli azzurri, ancora una volta, s’incrocia con quello degli “odiati” bianconeri e questa volta la posta in palio è la Coppa Italia. È l’ottava volta che la squadra partenopea scende in campo nella partita che decide l’assegnazione del trofeo. Finora il bilancio non sorride alle fortune azzurre. Nelle precedenti occasioni, infatti, per tre volte il Napoli è riuscito a prevalere sull’avversario, ma per quattro volte è stato costretto a vedere alzare la coppa da mani “nemiche”. Gli azzurri si sono aggiudicati per tre volte il secondo titolo nazionale e quando lo fecero, nel 1962, stabilirono un record mai più eguagliato. La squadra allenata da Bruno Pesaola, infatti, fu la prima e unica compagine di serie B ad aggiudicarsi il titolo. Il Napoli trionfò nella finale contro la Spal, con il risultato di 2a1, dopo aver superato negli ottavi prima e nei quarti di finale poi, compagini sulla carta molto più forti, come Torino e Roma. Quell’anno i partenopei riuscirono nella doppia impresa di alzare la coppa e di ottenere in campionato la promozione in serie A. Non sarà quello l’unico primato legato all’avventura in Coppa Italia della formazione azzurra. Molti anni più tardi, nel 1987, il Napoli di Maradona, Bagni e Giordano riuscì in un’altra storica impresa. La squadra allenata da Ottavio Bianchi raggiunse, infatti, la doppia finale contro l’Atalanta, dopo aver infilato una serie incredibile di undici vittorie consecutive. Furono tredici alla fine, perché contro i bergamaschi finì 3a0 all’andata e 1a0 al ritorno. Il gol di Bruno Giordano, nella seconda finale, chiuse in bellezza una stagione magica, che portò sotto al Vesuvio il primo scudetto della storia del Napoli. Poco più di dieci anni prima, nel 1976, i tifosi napoletani avevano già assaporato il gusto della vittoria. In quell’occasione il Napoli, superò in finale il Verona, allo stadio Olimpico di Roma, con un perentorio 4a0 maturato nel secondo tempo.

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Era il Napoli di Beppe Savoldi, che segnò due gol in quella partita, di Giorgio Braglia, di Peppe Bruscolotti e di Peppe Massa. Altre finali ha giocato il Napoli, andate meno bene. Nel 1972 gli azzurri incontrarono il Milan e i rossoneri s’imposero per 2a0. Non molto meglio andò nel 1978 contro l’Inter. In quella occasione la squadra di Di Marzio andò prima in vantaggio, con Restelli, per poi essere raggiunta e superata dai gol di Altobelli e Bini, a due minuti dalla fine. E ancora bruciano le finali perse contro la Sampdoria di Vialli e Mancini, nel 1989 (1-0 all’andata al San Paolo e 4-0 per i blucerchiati al ritorno) e quella con il Vicenza nel 1997, quando il Napoli fu battuto ai supplementari (3-0), dopo aver vinto all’andata 1a0. La città di Napoli è stata protagonista anche di un’altra finale di Coppa Italia. Era il 1979, quando la partita tra Juventus e Palermo, vinta dai bianconeri per 2-1, si giocò allo stadio San Paolo. Ora la “vecchia signora” sarà l’avversario da battere, per rendere magica una stagione ricca di rammarichi, per togliersi uno sfizio contro quegli “odiati” avversari di sempre.

1962: 1972: 1976: 1978: 1987: 1989: 1997:

LE 7 FINALI DEL NAPOLI Napoli-Spal 2-1 a Roma Milan-Napoli 2-0 a Roma Napoli-Verona 4-0 a Roma Inter-Napoli 2-1 a Roma Napoli-Atalanta 3-0, Atalanta-Napoli 0-1 Napoli-Sampdoria 1-0, Sampdoria-Napoli 3-0 Napoli-Vicenza 1-0, Vicenza-Napoli 3-0


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ESSERE O NON ESSERE… JUVENTINO? Bruno Marra

Il dubbio amletico del tifoso più occulto d’Italia

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a chiamano la Madre di tutte le sfide. Napoli-Juventus è la finale delle finali, fors’anche riduttiva per la Coppa Italia. Perché il Pianeta del Pallone ha due colori, uno è dipinto d’azzurro e l’altro è in bianco e nero. Eppure c’è una fondamentale differenza tra i due popoli. Quello del Napoli è orgoglioso fino alla esaltazione, quello juventino è disgregato, quasi sotterraneo. Tifare per la Juventus è come era una volta votare per la Democrazia Cristiana: mezza Italia lo faceva e nessuno lo diceva. Come se fosse una ammissione di colpa, una lettera scarlatta, una traccia da occultare. Eppure si tratta della squadra più blasonata d’Italia, della società che ha fatto la Storia del nostro Paese. Ma cosa si nasconde dietro la ritrosia degli appassionati juventini a uscire allo scoperto per mettere sotto la luce del sole la loro legittima passione? Proviamo a scandagliare il mistero buffo della tifoseria più occulta e omertosa d’Italia.

NON SONO UNA SIGNORA - Chiaramente il discorso riguarda non il tifoso juventino residente a Torino, ma i tifosi sparsi per l’Italia. Che, parliamoci, chiaro rappresentano il 70 per cento del popolo bianconero. Perché per storia, cultura e sedimentazione, il tifoso della Juve è apolide, delocalizzato, trapiantato, infiltrato, sempre ospite e mai padrone. Una specie di nemesi per una squadra che per 50 anni ha dominato la scena italiana. Il paradosso vivente e l’ossimoro apparente è che la Juve non è Signora manco a casa sua. Perché Torino è del cuore Toro, il nucleo della città è granata, come una specie di asimmetria fatale. Alla Juve restano le briciole dell’hinterland e la pol-

vere di Gloria. Il vero zoccolo duro juventino non ha appartenenza toponomastica, non ha un capoluogo né quartier generale. La Juve è di tutti e di nessuno. Perché lo juventino si annida e prolifera ovunque, in tutto il Continente e anche in tutto il Mondo. Ma senza osmosi di massa, come un arcipelago privo di soluzione di continuità. Cosa c’è alla base di questa frammentazione del popolo più blasonato e meno compatto della Storia del Calcio? La risposta è in una genesi articolata e alquanto bizzarra che affonda radici sociologiche.

ma non la squadra del cuore. Come fosse una indissolubile unione di sangue, un matrimonio da condividere nella gioia e nel dolore. Ma quello con la Juventus, molto spesso, non nasce come matrimonio di amore, ma matrimonio di convenienza. Perché se da un lato, abbracciando uno squadrone si ha maggiore certezza di vincere, dall’altro lato quella stessa vittoria non è mai veramente tua. La felicità è questione soggettiva. E talvolta vale più una sola gioia vera, che tante vittorie distanti che non hanno senso di appartenenza. UNA VITA DA INFILTRATO - Questo è un aspetto che si riverbera anche sul modo di esultare degli juventini “apolidi”. Non c’è trionfo che venga vissuto intensamente, non c’è soddisfazione che ti riempia totalmente. Perché si vive da clandestini, vessati dal marchio di un tradimento verso la propria terra di origine. Il tifoso bianconero vive in un eterno regime di 41 bis, carcere duro, convivenza forzata col nemico. E anche quando dovrebbe venir fuori per urlare e godere, deve suo malgrado contenersi, implodere e nascondersi. Perché in fondo l’esistenza di uno juventino è terribile, piena di ristrettezze, densa di costrizioni. Una vita da infiltrato, non sarà mai una vita da tifoso. E allora vale la pena, soprattutto per le nuove generazioni, porsi il dubbio amletico: essere o non essere juventino? A Napoli la domanda non nasce neppure spontanea. Per una questione di religione, razza, educazione, filosofia, letteratura. E soprattutto per la cultura di un Popolo figlio del Mondo che non si è mai sognato di guardare la vita in bianco e nero. Ma che ha sempre voluto volare in alto verso l’immenso orizzonte AZZURRO.

IL COMPROMESSO STORICO - Il tifoso medio della Juventus non nasce su una costruzione ma su un vuoto. Un vuoto quasi esistenziale per chi vive di pane e pallone: la mancanza di una vera squadra del cuore. In tutte quelle città e paesini nostrani in cui non c’è una squadra principale, né si sono mai assaporati fasti di rilievo calcistico, succede che chi vuole abbracciare la fede calcistica, adotta una squadra. In assoluto, quella più vincente in quel momento. Ecco che la Juventus per un bel ventennio (che richiama accenti di regime) è stata l’orfanotrofio d’Italia. Si sa che nella vita si può cambiare fidanzata, macchina,

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CHI DI SPERANZA VIVE… VIVE MEGLIO Carlo Longobardi (Consigliere AINC)

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omenica scorsa la serie A, per quest’anno, ha chiuso. L’Udinese e la Lazio dopo averci consentito grandi boccate d’ossigeno, si sono riprese quello che, probabilmente, spettava loro più che a noi, valutando il solo campionato. Quinto posto finale e stop alle lusinghe del calcio europeo che più conta. Ahinoi, per l’anno a venire la famosa musichetta ci ricorderà solo qualche spot pubblicitario. Uscire dallo stadio è stato, paradossalmente, come attraversare una landa desolata con decine di migliaia di persone da sole: ogni singolo individuo immerso nei suoi pensieri e nelle sue recriminazioni. È stata una giornata calcisticamente triste nella quale hanno prevalso gli addii e le uscite di scena di uomini che hanno segnato una lunga epoca e più di una generazione. Del Piero, Di Vaio, Nesta, Gattuso e Inzaghi su tutti, ma non solo. I tifosi di tutte le squadre hanno fatto i conti con qualche saluto poco gradito e con gli occhi inumiditi di lacrime, a sottolineare la chiusura di un ciclo e a ringraziare per i momenti vissuti insieme. Oltre al dispiacere di dover prendere atto del trascorrere degli anni è difficile provare a immedesimarsi nei panni altrui e condividere scelte emotivamente onerose, ma, purtroppo, i grandi sentimenti, se tali, devono poter prevedere il momento della separazione, soprattutto se questo coincide con una crescita dell’altro interlocutore. Anche il nostro amato Pocho verosimilmente andrà via da Napoli e per questo lo stadio si è letteralmente spaccato sul suo conto e sulla sua eventuale decisione. Da una parte i fischi, i

“buuu”, dall’altra si è intonato il suo proverbiale coro. Il genio ribelle ha giocato male, come gli capita da qualche tempo, anche perché avrà rivisto nella mente il film della sua permanenza in città. Si sarà ricordato di quando è arrivato quasi spaurito, in sovrappeso e con la paura di fallire nuovamente in Italia, per passare, poi, da “chiattoncello ruspante” al fascio di muscoli e di potenza esplosiva che più di un sassolino è riuscito a cavare dalle nostre scarpe. Ezequiel è riuscito a ricordarci i fasti di un suo irripetibile predecessore, mai più riassaporati, e ha rappresentato in maniera perfetta l’immagine di una squadra ritrovata sul piano tecnico e morale. Grazie, scugnizzo napolargentino, per tutto quanto e per il sorriso che ci hai regalato, guardando l’amico Walter Gargano, alla presentazione delle squadre in Napoli – Bayern. Uno sguardo consapevole e felice, successivo al boato che è stato il marchio di fabbrica dell’anno, come a dire: “…gli altri si sorprendono, ma io no, sono loro, i nostri fratelli napoletani…”. Un rapporto così profondo può provocare reazioni importanti, perché è evidente che l’abbandono è, in questo caso, molto assimilabile a un tradimento, ma è altresì opportuno, prima di schierarsi tra i delusi o i riconoscenti, provare a valutare con attenzione tutte le dinamiche che hanno sollecitato Lavezzi ad assumere la (presumibile) decisione di salutare la sua città di adozione. A ognuno la sua condivisibile scelta, anche se la riconoscenza dovrebbe stare al di sopra di ogni altra valutazione. Il calcio però, non a caso, è sempre lo sport più bello del mondo e il finale della Premier League ne è stata la riprova. All’Etihad Stadium, Il terrore di veder sfumare tutto si è contrapposto all’euforia incredula di un vero e proprio miracolo. Ferguson che stava battendo le mani per incitare i suoi, dopo la notizia del vantaggio City ha continuato a battere le mani con uno sguardo sempre più inebetito. Lo stesso che auguro di avere, con tutto il cuore, a Conte domenica sera. Insieme alla inseparabile, inguardabile e immutabile pantegana appiccicata in testa, che il sottoscritto può legittimamente denigrare dall’alto della sua dignitosissima calvizie… Un anno gradevolmente trascorso insieme non può, infine, che concludersi urlando a squarciagola il nostro più potente grido d’amore: FORZA NAPOLI!!!. Per sempre. Buone vacanze e a presto.

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UN MARADONA C’È SOLO UN MARADONA... Massimo Sparnelli

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ompere l’imbattibilità della Juventus e vincere la Coppa Italia. Una ciliegina sulla torta su una stagione in ogni caso positiva. Al Napoli è chiesto l’ultimo sforzo di un estenuante cammino di 51 partite. C’è da riscattare la brutta sconfitta rimediata contro i bianconeri il primo aprile a Torino. C’è da rimettere un trofeo in bacheca a ventidue anni dal secondo scudetto. Tocca ai tre tenori: Hamsik, per confermare l’ottimo momento di forma, Cavani, per eguagliare le 33 reti messe a segno nella passata stagione, il Pocho Lavezzi, forse per salutare nel modo migliore la maglia napoletana dopo 5 anni d’indiscusso amore. Riccardo Bigon ha ammesso in tv che esistono delle trattative sul Pocho, sebbene in fase embrionale. La clausola rescissoria c’è, concreta la possi-

bilità che l’argentino scelga Milano o Parigi per la seconda parte della sua carriera. Prima della sua scelta, Lavezzi va sostenuto nella finale di Roma, come ha fatto metà del pubblico del San Paolo domenica scorsa. I tifosi devono accettarlo: le bandiere non esistono più. È finita l’era di Maldini, Del Piero, Totti. I calciatori devono capitalizzare i momenti migliori della loro carriera. Dopo la Coppa Italia, sarà il momento di De Laurentiis e Mazzarri. Sedersi intorno a un tavolo, chiarire in primis la reciproca volontà di continuare a lavorare assieme per il progetto azzurro, prima di definire il programma di rafforzamento. Il tecnico dice di voler rispettare il contratto sino al 2013, cominciare un nuovo percorso con l’accordo in scadenza potrebbe rappresentare un problema durante la prossima stagione.

COPPA ITALIA… E VAI! CHE DITE, LA VINCIAMO? Luigi Alvino

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orrei, una volta tanto, essere profeta in Patria (nella capitale), io personalmente non vedo stonature, sì è vero siamo stanchi, ma arrabbiati e questo significa energia supplementare, loro invece vengono da una bella stagione, da una grande vittoria di campionato, da uno scudetto in più, sono felici, hanno festeggiato, sicuramente sono più stanchi di noi, hanno un attacco che ha fatto 65 gol, il nostro 64 più quelli in Champions, quindi siamo più forti nel reparto avanzato, allora di cosa ci dobbiamo preoccupare? Ma dai, come si fa a non pensarlo subito, loro hanno incassato 19 gol, noi 45 oltre a quelli in Champions, è tutto là il problema, non vi sono altri problemi, potremmo mangiarceli come fossero 11 babà più una fetta di pastiera in panchina, qualcuno dirà: “chist’ è pazz’”, sì sono pazzo, sono pieno di rabbia, di collera, di amarezza, i pensieri si affollano nella mente, ti passa tutta una stagione come fosse un film, sì un film, che a tratti era da Oscar e poi… chi lo può dire cosa è successo, lo sanno i tifosi, anche quelli che hanno fischiato e urlato a un Lavezzi spento, soprattutto perché chi lo ha fischiato, molto probabilmente è chi lo ama di più, e tornando al titolo, io non credo che ci dirà addio, no, sarà un arrivederci, al prossimo ritiro, sono altri che dovranno dire addio. Mazzarri, conosce bene i suoi “ragazzi”, sta aspettando la finale di Coppa e poi parlerà? Io mi auguro che lo faccia, perché c’è bisogno

di chiarezza, anche nei rapporti con la stampa, non si può fare il Don Chisciotte, sul suo Ronzinante quando i mulini a vento ti abbattono, se si hanno aspirazioni importanti bisogna creare rapporti importanti, nessuno impara niente senza l’umiltà, le capacità ci sono, manca il coraggio di dire a chi non serve che ormai è tempo di cambiare aria, ci abbiamo provato ma non è andata come doveva, una squadra intera, compreso le riserve, che a dieci giornate dal termine del campionato non riesce a reggere più di 60 minuti, non ha nessuna speranza in nessuna competizione, ma direte: “hai pronosticato la vittoria della Coppa Italia”, sì l’ho fatto, perché son certo, la forza che può darti la rabbia, l’amarezza, sarà in grado di portarci fino alla fine della partita, dopo bisognerà alzare in alto la Coppa, fare i giri di campo, le foto, lanciare in alto Mazzarri, sarà festa, lo sento, come son sicuro che l’allenatore non si fermerà qui, vincere è un piacere a cui, poi, è difficile rinunciare. E noi aspetteremo per applaudirlo. Ma tornando alla finale, in caso di vittoria, sarebbe la quarta. E vai! Nulla è perduto, a tutto c’è rimedio, i napoletani sanno soffrire, sanno amare e non dimenticano mai chi riesce a donare emozioni e dignità, grazie a tutti, ma un grazie particolare a Lei presidente, ci ha insegnato tante cose, ora ci insegni a essere i più forti, noi sappiamo che è quello che vuole anche Lei, un arrivederci ricco di emozioni e soddisfazioni.

IL FOTOGRAFO DI EXTRA TIME - ZONA NAPOLI È il fotografo ufficiale della trasmissione Extra Time - Zona Napoli che ha accompagnato anche questa stagione il venerdì sera dei tifosi napoletani legati all’Associazione Italiana Napoli Club, e non solo. Sue le immagini più significative dei momenti clou, delle espressioni degli ospiti, degli angoli più segreti dell’appuntamento azzurro. Mario Passaretti, 33 anni, diplomato al liceo classico ed esperto di informatica, ha scoperto la passione per la macchina digitale non da molto, aggiungendola a quella che ha da quando era bambino, ovvero quella per il Napoli. Un amore, quello per la fotografia, iniziato come hobby da autodidatta, ma che si sta evolvendo: prima una semplice macchina digitale, ora la Reflex e domani chissà. Normale chiedergli se la voglia è diventare fotografo di sport, calcio in particolare. E la risposta lascia stupiti:“Non credo proprio, la mia grande passione è immortalare paesaggi, cerco di non perdermi una mostra di questo tipo. Poi noi siamo fortunati, possiamo ogni giorno, grazie al mare,Vesuvio e il cielo spesso terso, imbatterci di volta in volta in un paesaggio diverso, pur riprendendo lo stesso soggetto. Cambiano i colori, le sfumature, gli angoli di luce.Tutto però è sempre bellissimo e ogni volta unico”. Mario porta con sé sempre la macchina e quando ha un po’ di tempo cerca luoghi e paesaggi che lo ispirino. Alla passione per la fotografia abbina quella della pesca. Fresco di licenza, ora laghi e fiumi saranno il suo campo d’azione. E perché no, al momento giusto, un clic ci sta proprio bene.

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A V O LT E I S O G N I D I V E N TA N O R E A LTĂ€ . WE WORK HARD W E P L AY T O G E T H E R .

finale di Coppa Italia Domenica 20 maggio 2012 stadio Olimpico di Roma

w w w. m a c r o n . c o m


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