Cuore azzurro n°175 del 18.04.2018

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Organo ufficiale dell'Associazione Italiana Napoli Club­Anno XIII­Nr.175 del 18/04/2018





Direttore responsabile: Saverio Passaretti Edito dall’A.I.N.C. Realizzazioni grafiche e testi:Mario Passaretti Hanno collaborato: Saverio Passaretti(presid.A.i.n.c),Francesco Basile,Fabrizio Piccolo,Bruno Marra,Carlo Longobardi,Fabio Rea Sede legale: via G. Porzio, 4 Isola G5 Centro Direzionale (Na) Registrazione Tr. Napoli N. 92 del 5/12/2007


Ultime chance!!!

di Saverio Passaretti(presidente A.I.N.C.)

Il pareggio di S. Siro ha ulteriormente assottigliato le speranze di giungere alla sfida decisiva del 22 aprile alle 20:45 con un margine di distacco più accettabile, il pareggio col Milan relega gli azzurri a ­6, un distacco obiettivamente consistente. Un testa a testa quello di Milano che poteva diventare vittoria proprio negli ultimi secondi di partita, il pallone tra i piedi di Milik a due passi dalla porta deviato provvidenzialmente in angolo da Donnarumma con un’ottima parata .. col senno di poi sarebbe stato certamente più proficuo tentare la deviazione sul primo palo, evidentemente la fortuna ci ha girato le spalle in un momento topico ! Molti i giocatori “spenti” in particolare Mertens diventato paradossalmente una comodità per le difese, solo un lontano ricordo le sue inarrestabili serpentine, la porta è diventata per il belga un muro invalicabile ed è un vero peccato che il rinato Arek non abbia i 90 minuti nelle gambe Prima di qualsiasi considerazione occorre rispedire a casa l’Udinese con i problemi che sono sopraggiunti, non da trascurare, ad esempio, l’assenza di Koulibaly per squalifica anche se a prenderne il posto dovrebbe essere Chiriches che ha sempre offerto ottime garanzie. A Castel Volturno la squadra è stata divisa in due gruppi. Azione defaticante tra campo e palestra per i giocatori impegnati contro il Milan, mentre su un altro campo il resto del gruppo ha sostenuto una seduta con attivazione a secco e allenamento aerobico, prima di una chiusura con partitella a ranghi ridotti. Il dubbio più importante per Sarri riguarda il ruolo di punta: Mertens potrebbe finalmente riposare, con Milik dall’inizio, una scelta che non sarebbe un azzardo, il polacco ha dimostrato, in poco tempo, di una grande determinazione puntando con caparbietà alla finalizzazione delle azioni offensive. Il costo veramente popolare dei biglietti dovrebbe essere la garanzia di un pienone sugli spalti in tutti i settori, la spinta dei tifosi può dare l’entusiasmo necessario ad una chiusura in crescendo dell’ottimo campionato fino ad ora svolto e costringere la dirigenza napoletana a progettare un futuro con grandi ambizioni. Qualsiasi sarà la classifica finale non possiamo che ringraziare a gran voce tutti i nostri beniamini a partire da Mister Sarri, pronto a restare alla guida dei suoi ragazzi certamente con le certezze che con trasparenza e semplicità sta chiedendo già da tempo. Dalla sua conferma deve ripartire ogni discorso avendo solo la pazienza necessaria per non sprecare le ultime “chance” di un finale di campionato che potrà riservare qualsiasi sorpresa, non dimentichiamo come sa essere imprevedibile il calcio sport per cuori “azzurri” fortissimi! Forza Azzurri … !



Napoli,c'è ancora un'emozione da regalare

di Fabrizio Piccolo

E ora nessuno si chiami fuori. Rinnovi, contratti, aumenti, problemi di ogni tipo si rimandino a fine maggio ma che non vengano a macchiare una stagione che da delirio può finire in incubo. Cosa resterebbe di quest'anno se nel finale il Napoli crollasse del tutto? Cosa verrebbe ricordato? Gli applausi per il conclamato e fin troppo abusato “più bel calcio d'Europa?”. Il record di assist? Le vittorie consecutive? O non piuttosto la Grande Amarezza? Qualcosa scricchiola nel Napoli e riguarda troppi protagonisti. Sicuramente ci sono problemi di tenuta, fisica e mentale (e al momento giusto sarà opportuna una disamina sul perchè in questi tre anni c'è sempre stata una flessione decisiva che ha impedito al Napoli di lottare fino all'ultima giornata) ma guai ad arrendersi. Arrivare allo scontro diretto (ma è ancora giusto chiamarlo così?) con la Juventus con morale, energie e voglia di stupire è il vero obbligo di questa squadra. Vincere a Torino è la medaglia che Napoli reclama, poi finisca come finisca. Sarebbe l'unica maniera per far digerire e smaltire l'eventuale delusione per il secondo posto o magari il trampolino per sognare ancora. Tutto questo passa dalla partita con l'Udinese che sta perdendo con tutti ma che non è detto che perda in eterno. Guai a sottovalutare la partita, guai a pensare ciascuno al proprio orticello, guai a mortificare la passione di una città. Quando gli obiettivi primari vengono meno, restano quelli secondari che non sono il record di punti, ma quello delle emozioni. Se il Napoli in questi anni ha regalato emozioni importanti pur senza vincere nulla, deve provare a portare in dote l'ultima (forse) emozione possibile. Andare a Torino a giocarsela con ­6 (a meno che il Crotone non regali un sogno) e poi sbattere in faccia alla Juventus quella superiorità di gioco, di stile e di idee sempre sbandierata ma che ora deve essere supportata da fatti. Senza rancori, senza polemiche, senza paure. Napoli contro Juve e poi anche se dovesse servire solo alla gloria fa niente. Qualsiasi cosa deroghi da ciò sarebbe la colpa più grave e la vera macchia di quest'anno.



Napoli­Udinese: i precedenti

di Fabio Rea

Dopo l’ennesimo mezzo passo falso col Milan, agli azzurri non resta altro che chiudere una stagione, che li ha visti a lungo protagonisti in campionato ma che, ancora una volta, ha premiato la superiorità della Juventus. A contendere i 3 punti nell’ultimo turno infrasettimanale della stagione, l’Udinese di Oddo, reduce da ben 9 sconfitte consecutive e bisogna ancora di punti per mettersi al riparo da spiacevoli sorprese. Ecco alcuni numeri di Napoli – Udinese: Miglior sequenza di vittorie consecutive Napoli: 5 28/09/1952 ­ Napoli 4 – 2 Udinese (8’ Menegotti, 26’, 58’ e 61’ Vitali, 53’ Amadei, 62’ Mozzambani) – Serie A 22/11/1953 ­ Napoli 2 – 1 Udinese (15’ e 22’ rig. Amadei, 68’ Castaldo) – Serie A 26/09/1954 ­ Napoli 3 – 1 Udinese (10’ Bettini, 34’ e 76’ Jeppson, 63’ Vitali) – Serie A 14/04/1957 ­ Napoli 2 – 1 Udinese (39’ Beltrandi, 69’ Vinicio, 77’ Lindskog) – Serie A 29/12/1957 ­ Napoli 3 – 2 Udinese (3’ Di Giacomo, 21’ Pantaleoni, 56’ rig. Lindskog, 76’ e 89’ Posio) – Serie A Miglior sequenza di vittorie consecutive Udinese: 2 03/05/1998 – Napoli 1 – 3 Udinese (4’ Poggi, 12’ rig. Turrini, 45’ e 87’ Bierhoff) – Serie A 21/01/2001 – Napoli 0 – 1 Udinese (68’ Sosa) – Serie A Più lunga striscia di imbattibilità Napoli: In assoluto: 13 partite (8 v. – 5 n.) dal 28/09/1952 (Napoli 4 – 2 Udinese) al 12/09/1982 (Napoli 0 – 0 Udinese) In A: 21 partite (14 v. – 7 n.) dal 28/09/1952 (Napoli 4 – 2 Udinese) al 13/10/1996 (Napoli 1 – 1 Udinese) Più lunga striscia di imbattibilità Udinese: 3 partite (4 volte) La più recente: Dal 31/01/2009 (Napoli 2 ­ 2 Udinese) al 17/04/2011 (Napoli 1 ­ 2 Udinese)


Risultati più ricorrenti (i primi 4) Napoli 2 – 1 Udinese (8 volte); Napoli 1 – 0 Udinese (6 volte); Napoli 1 – 1 Udinese (5 volte); Napoli 3 – 1 Udinese (4 volte) Massima vittoria Napoli 14/03/1993 ­ Napoli 3 – 0 Udinese (45’ Ferrara, 54’ Policano, 72’ Fonseca) – Serie A 15/04/2017 ­ Napoli 3 – 0 Udinese (47’ Mertens, 63’ Allan, 72’ Callejon) – Serie A Massima vittoria Udinese 03/05/1998 ­ Napoli 1 – 3 Udinese (4’ Poggi, 12’ rig. Turrini, 45’ e 87’ Bierhoff) ­ Serie A Totali incontri: 41 Vittorie Napoli: 24 (20 in A, 3 in B, 1 in Coppa Italia) Pareggi: 12 (11 in A, 1 in Coppa Italia) Vittorie Udinese: 5 (4 in A, 1 in Coppa Italia) Reti Napoli: 71 (61 in A, 6 in B, 4 in Coppa Italia) Reti Udinese: 43 (37 in A, 2 in B, 4 in Coppa Italia)


La Curva azzurra non perderà mai la voce

di Carlo Longobardi

Secondo i disfattisti dovremmo individuare un bel muro di cemento armato, schiantarci la testa contro a più riprese e violentemente, a causa dell’irripetibile stagione svanita miseramente. “L’anno prossimo ci saranno anche l’Inter, il Milan, la Roma, la Lazio, ecc.” “Sarri se ne va, Koulibaly pure, Hamisk ha svuotato il serbatoio insieme a Callejon, Mertens non si confermerà più, Insigne già ha dimostrato di tenere alle sirene inglesi”, e chi più ne ha più ne metta. I tifosi, noi tifosi, siamo diventati tutti dei “maestri”, pronti a dispensare grandissime verità in ambito calcistico e scappare, al primo intoppo, con la velocità tipica dei “giocatori delle tre carte” che massacrano lo scatolone e fuggono via con la coda tra le gambe. Quindi dovremmo metterci proni, ossequiosi e scusarci per lo spettacolo offerto, per le prestazioni scintillanti e per un gruppo che ci ha fatto e ci farà sognare? Il campionato non è ancora finito, si è clamorosamente complicato (sarebbe oltremodo stupido non valutarlo), ma non ha pubblicato i titoli di coda. Ci sta lo scoglio Udinese da superare e poi ci aspetta la partita delle partite, quella da vincere a tutti i costi. Domenica 22 aprile ci saranno tutte le condizioni per promuovere una grande, questa sì, irripetibile impresa: a Torino solo la vittoria ci potrà consentire la prosecuzione del sogno, con una prestazione da compiere senza alcun timore riverenziale e senza nulla da perdere si potranno spalancare le porte di obiettivi scappati e complicare la stagione bianconera già per loro abbastanza amara. Il pareggio non servirebbe a nulla, la eventuale vittoria juventina, probabile quanto lontana dai pensieri più rosei, sancirebbe una distanza attualmente evidente e chiuderebbe definitivamente il sipario. Ma è ciò che il popolo napoletano supinamente aspetta? Non è possibile, nessuno può realmente crederci, incitiamo i ragazzi affinché trovino l’ultima energia residua e guardiamo avanti orgogliosi, anche perché siamo sicuri che l’Inter, il Milan, la Roma, la Lazio…abbiano tutte le condizioni ottimali per ripartire continuando ad investire senza concreti riscontri? Ci sarà il giorno in cui oltre alle curve canteranno anche le carte e, molto probabilmente, qualche curva vedrà affievolirsi la voce, ma non sarà la nostra. Continuiamo orgogliosamente ad abbracciarci, Forza Napoli, sempre.



Roma­Liverpool, la storia e il destino. A volte ritornano

di Bruno Marra Nel calcio, come nella vita, una sconfitta può restarti dentro più di una vittoria. E una ferita può segnarti più di qualsiasi attimo di felicità, per sempre. L’animo umano è creato così, per una misteriosa natura che ci ha generato. Ed è così, inevitabilmente, anche la proiezione nell’emisfero della passione calcistica. La nostra ferita più grande della storia è stata Napoli­Milan del “primo maggio”: 1 maggio 1988. Il Milan a 3 giornate dalla fine venne al San Paolo e ci strappò lo scudetto dopo che avevamo dominato l’intero campionato. Prima e dopo quel “primo maggio” vincemmo 2 scudetti e una Coppa Uefa. Ma ancora oggi il “dolore” di quel giorno vive più forte di qualsiasi momento di gloria nel cuore dei napoletani. Per la Roma, invece, “il giorno di dolore che uno ha” arrivò 4 anni prima, il 30 maggio del 1984. E fu una tregenda sportiva non solo per il mondo giallorosso ma per l’Italia intera. In una sola parola: “Romaliverpool”, tutto attaccato come una sentenza inespugnabile e una ferita che non si è mai più rimarginata. I romanisti ne hanno vissuti di giorni di gloria, hanno avuto i loro Imperatori meravigliosi, dall’ottavo Re Falcao al figlio dell’Olimpo Totti. Hanno vinto due fantastici scudetti, l’ultimo all’alba del nuovo millennio.Ma quel “Romaliverpool”è ancora oggi la spada nella roccia infilata nelle pieghe dei Fori Imperiali. Quel giorno era di mercoledì, perché al tempo si rispettava il mercoledì di coppa come un rito sacro anche in finale. Io ero a scuola ma non entrammo perché c’era un gruppeto di miei compagni che pur se tifosi del Napoli partirono per la Capitale. Al tempo c’era un gemellaggio epico tra i napoletani e i romani, un simbolico patto di ferro tra le due capitali del Sud contro il potere calcistico del Nord. Da Napoli partì una carovana azzurra per l’Olimpico. Perchè il destino volle che quella finale si giocasse proprio a Roma. Il sorteggio della sede anche al tempo veniva fatta all’inizio del torneo. La Roma in semifinale aveva fatto una mezza impresa ribaltando il Dundee United, squadra scozzese, dallo 0­2 al 3­0. Una volta non si chiamava “remuntada” ma successe il finimondo. A Roma per l’intera......>>>>>>


settimana che precedette la finale ci fu una specie di carnevale, una processione quasi litirgica con centinaia di Coppe dei Campioni che vegliavano dal cielo come fregio più alto del Campidoglio. Napoli quella sera del 30 maggio 1984 tifava Roma e sentiva sua quella possibile, epica, vittoria. Poi il campo. Segna prima il Liverpool, pareggia Pruzzo di testa sotto la Nord. Non succede nulla più. La Roma quasi preferisce i rigori, in porta c’è Franco Tancredi uno che i rigori li parava come fossero morsi di pane. Li vanno a tirare sotto La Curva Sud, il regno della Roma. Il capitano, il “Diba”, Agostino Di Bartolomei mette dentro il primo, prendendosi la responsabilità e facendo strada al coraggio di tutta la squadra. Ma Falcao disse no: io non lo vado a tirare. Il coraggio è come per Don Abbondio, “uno non se può dare”. Il Diba alla fine gli mollerà uno schiaffo, come a marchiarlo di un gesto di viltà. Lui, “Ago” che dimostrerà di non saper scendere a compromessi col dolore proprio il 30 maggio di 10 anni dopo. Il Liverpool in porta ha Bruce Grobbelaar, un sudafricano istrionico che ride e fa gesti da clown. Diventerà un incubo peggio di “IT” il pagliaccio di Steven King. Sbagliano Conti e Graziani, due campioni del Mondo del 1982 in Spagna. Roma è distrutta, l’Olimpico è una fossa, l’Italia è muta e attonita. Al Circo Massimo, Venditti canta con tutto il suo popolo lo stesso “Grazie Roma”. Ma il Liverpool è campione d’Europa. Adesso si rigioca, 34 anni dopo e per tutta una vita. L’eterna sfida tra la natura umana e la sua ferita…


Sei partite per crederci ancora? di Francesco Basile

A sei giornate dalla fine del campionato, la Juventus stacca il Napoli di ben sei punti. Dopo che gli azzurri sono stati in testa alla classifica per gran parte della stagione, da quella maledetta sconfitta per 4 a 2, in casa, con la Roma, il treno azzurro purtroppo non è riuscito più cambiare direzione di marcia. La squadra torinese ha cominciato a girare vertiginosamente e, per qual dir si voglia, complici gli aiutini arbitrali, la velocità angolare dell'albero motore bianconero, ha mantenuto sempre una costanza insostenibile per le altre squadre italiane. Consentita la metafora meccanica, è innegabile che la Juventus ha tenuto ua marcia in più. Dalla sconfitta a Genova contro la Sampdoria, che ha poi segnato l'inversione di tendenza, la squadra di Massimiliano Allegri ha subito soltanto 4 gol in diciannove partite, realizzando 77 reti, da agosto, e confermandosi, ad oggi, la miglior difesa della serie A. La squadra bianconera si appresta a vincere il suo settimo scudetto consecutivo, con la miglior difesa del campionato per la settima volta consecutiva. Per vincere, quindi, in Italia occorre una muraglia dinnanzi alla porta? Beh questo non è un teorema dimostrabile, ma certamente uno pseudoassioma innegabile. Per vincere occorrono calciatori di livello, che vadano anche a sedere per gran parte del campionato in panchina, ma che poi, quando chiamati in causa non mostrino alcun gap di prestazione con i calciatori "titolari". In questo momento, risulta certamente inutile continuare a battere là dove il dente duole, ma non si può negare che per vincere, al Napoli occorreva una rosa ben più competitiva. I ragazzi hanno dato tutto quello che potevano dare e il calo psico­fisico attuale è da attribuire alle tante partite giocate senza mai riposare in modo sufficiente. La coperta è corta e lo si sapeva da agosto e, se n' è avuta la conferma a gennaio, quando la società non ha saputo/voluto operare sul mercato in maniera incisiva. Gli infortuni poi hanno fatto il resto. Ma con maggior oculatezza forse gli avvenimenti nefasti possono e devono essere preventivati. Mancano ancora sei partite, ed è giusto continuare a credere nel sogno. Ma è fondamentale guardare alla realtà delle cose, magari cominciando a pensare concretamente, e alla grande, alla costruzione del Napoli della prossima stagione.


Il giornale dei tifosi solo sui social in uscita il giorno prima o in concomitanza della partita casalinga

La radio dei tifosi ,in onda il giovedì alle 18 su Facebook sulla pagina AINC e sul sito www.cuoreazzurro.it





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