Cuore Azzurro n°179 del 15.09.2018

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Organo ufficiale dell'Associazione Italiana Napoli Club­Anno XIV­Nr.179 del 15/09/2018

RIPRENDIAMOCI!!!!





Direttore responsabile: Saverio Passaretti Edito dall’A.I.N.C. Realizzazioni grafiche e testi:Mario Passaretti Hanno collaborato: Saverio Passaretti(presid.A.i.n.c),Francesco Basile,Fabrizio Piccolo, Bruno Marra,Carlo Longobardi,Vincenzo Rea,Armando Lupini,Fabio Rea Sede legale: via G. Porzio, 4 Isola G5 Centro Direzionale (Na) Registrazione Tr. Napoli N. 92 del 5/12/2007


Vincolati alla calma di Carletto

Saverio Passaretti La sconfitta di Genova contro la Samp di Giampaolo è stato un brutto risveglio per il Napoli che per ben due occasioni era riuscito, non senza patemi, a rimontare e vincere, clamorosa la rimonta casalinga contro il Milan dopo un inaspettato doppio svantaggio. Il mister presagiva, comunque, che, come recita un vecchio detto napoletano .. “non è sempre Natale…. “, sfidare la sorte è una pura follia e se si fosse ripresentata una simile situazione la storia sarebbe cambiata, ed infatti … ! I tre “babà” ce li hanno regalati ben volentieri i blucerchiati, arricchiti anche dalla bella ciliegina di Quagliarella .. “ex core ngrato”, stupenda la realizzazione finale con tacco al volo, questa volta vana la reazione di un Napoli svogliato ed inconcludente. Settimana nera funestata, per chiudere in bellezza, dalla rottura del crociato anteriore del Conte Vald Chiriches, l’abbonamento alle rotture dei crociati una vera iella degli azzurri, l’elenco si allunga e stavolta, come Milik, in una partita con la propria nazionale, pronta la reazione del nostro medico di fiducia San Mariani che ha già sistemato il ginocchio e si riparte con la fase di recupero dello sfortunato giocatore tenuto in alta considerazione da Ancelotti. E’ proprio il Mister ha, con la solita pacatezza, inviato un messaggio forte e chiaro ai suoi uomini sottolineando l’errore imperdonabile di iniziare le partite con la testa fra le nuvole senza mordente, un atteggiamento mentale imperdonabile da sistemare con urgenza, contrasti persi in prima o seconda battuta sistematicamente sono il risultato logico della sconfitta. Ribadisce ancora che le sfide si vincono prima con la concentrazione e che veri e propri errori tattici non ne ha rilevati durante la partita di Genova, il progetto continua ma occorre cambiare atteggiamento non certo l’impostazione che resta vincente. Nella querelle tra ADL e il Sindaco di Napoli,

fino ad ora, i veri soccombenti sono i tifosi, quelli che a costo di grandi sacrifici sono presenti sugli spalti, i prezzi della sfida con i Viola sono allarmanti e frutto anche di questa diatriba sullo stadio, ognuno si fa le proprie ragioni e si sa che il più delle volte la verità sta nel mezzo. Ci auguriamo che si sotterrino le asce di guerra e si giunga ad una soluzione accettabile senza pensare alla favola dell’utilizzo per la Champions dello stadio del Bari neoacquisto del Presidente, notizie che sanno di pettegolezzi insensati, il Napoli e soprattutto i napoletani meritano rispetto e considerazione perché in questa vicenda tra i 2 litiganti certamente il terzo non gode … anzi !!! Lo sciopero del tifo potrebbe essere un segnale forte ma chi ne risentirebbe è sicuramente la squadra abituata ad essere coccolata dalla passione azzurra, non dimentichiamo che nello scorso campionato propria la “cara” Fiorentina spense le velleità di scudetto dopo la fantastica vittoria a Torino! Rimbocchiamoci le magliette e ripartiamo ! Forza Napoli sempre !





Con l'umiltà e il lavoro si diventa davvero grandi

Fabrizio Piccolo Che succede quando si cresce, i vestiti non vanno più bene, il taglio di capelli non ci soddisfa, cambiano le nostre abitudini sugli orari? Che succede quando si cambia sede di lavoro o sistema operativo? Che succede quando le vecchie consuetudini vengono soppiantate da nuove esigenze? Esattamente quello che sta succedendo al Napoli. Che vuol crescere. Che vuol cambiare abiti. Che deve capire nuovi sistemi. E che per questo ha bisogno di tempo. Non potrebbe esserci atteggiamento peggiore che rimpiangere il passato “sarrista”, bello e inconcludente. Ancelotti sta iniziando il “mutamento di pelle”, la trasformazione da squadra narcisa che si esalta quando tutto funziona e si spegne quando il piano­A non funziona e deve lavorare con qualche pedina poco adatta all'uopo ma ne è consapevole. Tra i suoi primi compiti ci sarà quello di immergere tutti in un bagno d'umiltà, a partire dai più forti (Insigne, sì, ci sei anche tu) perchè solo con il lavoro e mantenendo i piedi per terra si possono ottenere risultati. I sei gol presi in tre partite sono un segnale allarmante, inutile negarlo, e forse potrebbe essere utile cambiare modulo, passando al 4­2­3­1 per blindare meglio il reparto arretrato e dare più spazio alla qualità davanti ma per diventare camaleonte il Napoli ha bisogno di dovere e poter cambiare, in corsa o partita dopo partita, anche andando incontro a qualche scoppola. Ancelotti ha firmato un triennale, ha in mente un progetto a lungo termine e vuole valorizzare tutta la rosa, non condanniamolo per la prima sconfitta ed evitiamo inutili e perniciosi paragoni. Dopo solo tre giornate il tempo dei processi non ha motivo di essere. Si diventa davvero grandi con umiltà e lavoro: che siano andati in panchina Hamsik e Callejon – anche se la resa è stata assai deludente di chi li ha sostituiti – è solo un bene.Ora toccherà anche ad altri. E presto questa rosa diventerà una squadra compatta, non più di 12­13 protagonisti destinati a scoppiare a marzo,

ma di 18 elementi (visto che esiste anche Ounas?) che al momento opportuno possono rispondere tutti presente.



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La morte degli abbonamenti

Carlo Longobardi Uno degli striscioni storici apparsi in città, che più si ricorda, era sicuramente quello che diceva, a caratteri cubitali: “la storia ha voluto una data” ed era riferito al quel 10 maggio 1987 che è scolpito nei cuori e nella mente dei tifosi del Napoli di ogni tempo. Oggi, nonostante la stabile residenza nei quartieri alti del calcio italiano e nonostante le premesse di una ennesima stagione che si auspica positiva per i colori azzurri, ne andrebbe stilato un altro di diverso contenuto ma di eguale risonanza storica: “stagione 2018/2019, la morte degli abbonamenti”. Senza voler entrare in nessuna disputa, anche perché se ne è già parlato abbondantemente e forse troppo, e senza voler assumere specifica posizione critica verso una delle parti in causa, quella politica e quella societaria, si può affermare, senza tema di smentita, che il trattamento riservato quest’anno ai “fedelissimi” (che anche negli scorsi anni non aveva brillato per attenzione e cura) è stato penoso. Il “casus belli” è stata la ristrutturazione (?) in atto al San Paolo in vista delle prossime Universiadi che avrebbe privato, al momento, della disponibilità di alcune file, in particolare delle prime dell’anello superiore, oggetto di interventi manutentivi. E allora? Quale sarebbe questo clamoroso motivo ostativo all’avvio della campagna abbonamenti? Il problema avrebbe riguardato poche persone che avrebbero comunque ben accolto eventuali variazioni (anche in corso di stagione) pur di confermare la propria ambita e cara tessera, invece, niente. Demolito lo zoccolo duro della fede pallonara partenopea, disciolte le aggregazioni spontanee formatesi negli anni e disorientati i gruppi di amici che senza necessità di conferma si davano un appuntamento, “quell’appuntamento” a cui non si poteva rinunciare. Qualcuno potrà obiettare che è stata data la possibilità di prelazione esclusiva per riacquistare, per ogni partita, il biglietto al proprio posto di

“appartenenza”; vero, tuttavia anche in questo caso lascia ancora una volta interdetti la politica dei prezzi attuati, spropositata per quanto concerne le curve, mentre un discorso a parte spetta alle tribune – in particolare per la NIsida ­ per le quali gli abbonati sono stati fortemente penalizzati già lo scorso anno, la cui somma dei prezzi dei biglietti è stata molto inferiore al costo dell’abbonamento, e, invece, per la corrente stagione, l’ipotesi finale, tenuto conto dei prezzi sin qui applicati (e anche delle eventuali variazioni a seconda dell’avversario), supera di gran lunga il valore teorico della tessera. Nessuna cura, nessun servizio aggiuntivo e, nell’epoca digitale con le case invase da televisioni giganti, ancora nessuno schermo in campo; se ci si dovesse riferire al trattamento riservato il tifoso napoletano starebbe ancora con la colazione e radiolina a transistor, una vergogna. Poi, tutti i giorni, si leggono notizie e alzate di scudi, prese di posizione del Sindaco, dell’Assessore e del Presidente, si discute di paventate inibizioni, di costruzioni di stadi in ogni dove e di trasferimenti in altre città. La mattina i cuori azzurri sanno di poter essere presi facilmente a pesci in faccia e senza ritegno. Unico club storico nel continente a non aver avviato la campagna abbonamenti, a vergogna si aggiunge vergogna. Un grandissimo napoletano diceva “ogni limite ha una pazienza”, sarebbe forse il caso di ricordarsene. Forza Napoli, sempre!



La Signora in Viola e quel sogno svanito in albergo Bruno Marra

Il Regno di Napoli contro la Signoria di Firenze. La febbre del sabato sera del San Paolo è quella vibrante di uno scudetto vinto e quella debilitante di uno scudetto perso. Perché contro la Fiorentina così è andata. Vincemmo il nostro primo tricolore nello storico 10 maggio 1987 e abbiamo perso l’ultimo sogno ad aprile scorso in una stanza d’albergo. Ma al San Paolo c’è più di una sfida di calcio, c’è un manifesto generazionale per due squadre che nel nuovo millennio hanno evocato il mito dell’Araba Fenice che rinasce dalle proprie ceneri. Dal fallimento, alla resurrezione fino ai fasti dei tempi nostri che inquadrano Napoli e Fiorentina come due Club che erano finiti nel collasso socioeconomico e che a distanza di oltre un decennio sono di nuovo due splendide realtà. Due nuovi imperi che hanno clamorose affinità, sinanche nel battesimo dei due loro Presidente. Per entrambi c’è il fattore DEL, il prefisso comune di De Laurentiis e Della Valle, due illuminati del calcio manageriale. Napoli­Fiorentina è la anche la loro partita. I due Principi dell’imprenditoria rampante che hanno riversato nel pallone ideali, passione e ambizione. Aurelio e Diego hanno seguito percorsi esponenziali, culturali e professionali, per poi intrecciarsi in due meravigliose avventure calcistiche. E’ il 10 settembre 2004 quando De Laurentiis diventa Presidente e proprietario del Club azzurro. Il Rinascimento napoletano riparte da lì, dopo l’esito della prima “mission” che ha restituito alla nostra squadra habitat adeguato, nobiltà sportiva e solidità societaria. Siamo da 9 anni consecutivi in Europa, unica squadra a poter vantare questo

traguardo in Italia. Ed in campo internazionale vogliamo continuare a giocare. I Guerrieri Azzurri contro la Signora in Viola. Sabato riguardiamo in faccia la storia. Quella struggente della prima volta e quella della delusione più recente. Perché c’è un debito da saldare e un credito da riscuotere per quel sogno svanito in un albergo di Firenze…


La vignetta della settimana

Armando Lupini


Un presidente che predica l'attesa

Francesco Basile Un inizio di campionato, sporcato dalle tante polemiche legate al mancato acquisto di top players da parte del presidente De Laurentiis, sembrava aver assunto un'immagine diversa, positiva, dopo le vittore, seppur sofferte, contro Lazio e Milan; invece la batosta che i blucerchiati di Giampaolo, allenatore, tra l'altro, tante volte associato alla panchina azzurra per il dopo Sarri, hanno rifilato ai ragazzi di Ancelotti, in quel di Genova, ha contribuito ad amplificare i malumori della tifoseria più esigente e ormai impaziente per quel tricolore atteso, oramai, da troppi anni. Un Napoli diverso rispetto alle prime due partite di campionato, priva del capitano Hamsik e dell'insostituibile Callejon, entrambi in panchina, sostituiti da Diawara e Verdi, non ha per niente brillato, anzi ha messo in evidenza le lacune di una squadra che non ha in panchina giocatori equivalore rispetto ai "titolarissimi". Il 4 3 3 proposto da mister Carletto contro la Sampdoria, ha risentito fortemente anche della mancanza di un valido regista difensivo, ruolo, ricoperto lo scorso anno, quasi sempre egregiamente, dal portierone spagnolo. Il cambio modulo, in corso d'opera, oltre alle sostituzioni di Verdi per Ounas e di Mertens per Insigne, avvenute addirittura a inizio ripresa, non hanno per nulla contribuito a raddrizzare una partita, che i tifosi ricorderanno come una delle più brutte giocate dal Napoli. Due reti di Defrel e il pregevolissimo gol di tacco di Fabio Quagliarella, hanno affossato la squadra azzurra, che deve sicuramente ancora carburare prima di poter assumere totalmente l'impronta di gioco voluta dal tecnico di Reggiolo. L' intervento del presidente, a difesa del mister e della squadra, ancora non assestata alle nuove direttive di gioco, ha fatto intendere che ci vorrà del tempo per vedere il Napoli "di Ancelotti". Del resto è vero, bisogna attendere! Tuttavia la passione della piazza, che ha annusato lo scorso anno il profumo dello scudetto, pretende il tutto e

subito.


Napoli­Fiorentina,i precedenti

Fabio Rea Dopo la debacle di Marassi contro la Sampdoria, gli azzurri provano a riprendere la loro corsa ospitando la Fiorentina, che nella passata stagione non solo rimase imbattuta con i partenopei, senza subire alcun gol, ma di fatto spense le loro velleità di scudetto. La 1° partita in assoluto si disputò il 28/10/1928 in Divisione Nazionale e fu un autentico trionfo dei campani che travolsero 7 – 2 la Fiorentina, con ben 4 gol di Attila Sallustro (20’ Meucci, 30’ e 56’ Ramello, 33’ e 53’ Ghisi I, 37’, 39’ e 61’ Sallustro I, 49’ Bassi). In quel campionato i gigliati retrocessero e, pertanto, non poterono prendere parte al primo campionato di Serie A. Tuttavia, nella stagione 1930/31, da neopromossi, nel primo incrocio nella nuova serie, l’08/11/1931, sbancarono lo stadio napoletano con una doppietta di Petrone (52’ e 80’). I padroni di casa si rifecero esattamente un anno dopo, il 06/11/1932, vincendo di rimonta con Vojak (48’) e Benatti (75’), che ribaltarono l’iniziale vantaggio di Sarni (21’). A questa partita è legato un curioso e simpatico aneddoto: era la settima giornata ed il Napoli era in vetta da solo per la prima volta nella sua storia, quando Enrico Colombari, grande centrocampista azzurro, allo scadere della prima frazione di gioco, si avvicinò ad un avversario e gli fece i complimenti, dicendo che fino a quel momento i viola avevano salvato, quantomeno, l’onore. Bigogno, il calciatore a cui si era rivolto l’azzurro, lo guardò esterrefatto, e poiché la Fiorentina si trovava in vantaggio per 1 – 0 disse che bisognava vedere come sarebbe andata a finire, perché la vittoria arrideva a loro. Colombari si mostrò buon profeta, poiché nella ripresa, seppur a fatica, i partenopei ribaltarono il risultato. La miglior serie di vittorie consecutive del Napoli si colloca nel periodo aureo della storia azzurra. Infatti, dal 10/01/1988 (Napoli 4 – 0

Fiorentina) al 29/11/1992 (Napoli 4 – 1 Fiorentina) i partenopei conquistarono ben 7 vittorie, di cui 6 in campionato e 1 in Coppa Italia) I toscani, invece, non sono mai andati oltre le 2 vittorie consecutive, che, però, hanno replicato per ben 4 volte, la più recente nel loro penultimo ritorno in Serie A dopo la clamorosa retrocessione del 1993: 20/11/1994 – Napoli 2 – 5 Fiorentina (15’ aut. Cruz, 56’ e 59’ Agostini, 73’ aut. Cannavaro, 81’ Cois, 84’ e 90’ rig. Batistuta) – Serie A 15/10/1995 – Napoli 0 – 2 Fiorentina (78’ aut. Tarantino, 86’ Orlando) – Serie A La più lunga striscia di imbattibilità del Napoli è di 11 partite (8 vittorie e 3 pari), dal 01/05/1983 (Napoli 1 – 0 Fiorentina) al 29/11/1992 (Napoli 4 – 1 Fiorentina), in cui è compresa anche la partita più importante della Storia Azzurra: l’1 – 1 del 10/05/1987 che consegnò, finalmente, agli azzurri il loro primo scudetto. Quella della Fiorentina è di 8 (3 vittorie e 5 pari) ed è, invece, collocata tra il 15/02/1976 (Napoli 1 – 2 Fiorentina) e il 25/04/1982 (Napoli 0 – 1 Fiorentina) Una sola volta le due formazioni si sono incontrate alla 4°, recentemente, impattando per 0 – 0: 2011/12 ­ 24/09/2011 – Napoli 0 – 0 Fiorentina Totali incontri: 80 Vittorie Napoli: 37 (32 in A, 1 in Div. Naz., 4 in Coppa Italia) Pareggi: 26 (20 in A, 1 in B, 4 in Coppa Italia) Vittorie Fiorentina: 17 (16 in A, 1 in Coppa Italia) Reti Napoli: 108 (88 in A, 7 in Div. Naz., 2 in B, 11 in Coppa Italia) Reti Fiorentina: 77 (65 in A, 2 in Div. Naz., 2 in B, 8 in Coppa Italia)


"Chi se mette appaura,nun se cocca cu 'e femmene belle" Mario Passaretti

“Ancora una volta il sorteggio non è stato benevolo. Preoccupazioni e paure subito si sono mescolate nel sapere i nomi delle avversarie.Psg,Liverpool e Stella Rossa. E che giochiamo a fare? Sai quante ne prenderemo? Ma nessuno ha pensato che anche il Napoli può far paura, sia per l’organico sia per il condottiero “Capitan Ancelotti”. Uomo di esperienza e spessore che indicherà ai suoi la giusta dose di fiducia per affrontare le durissime sfide. L’unica certezza è che il sogno di mezza estate chiamato Cavani questa volta verrà a Napoli, ma ahimè da avversario e mi auguro con tutto il cuore che i tifosi napoletani dimostrino la loro maturità rispettando non solo l’avversario ma anche l’uomo, evitando di fischiarlo ed applaudendo colui il quale è stato capace di regalare grandi emozioni ai tifosi azzurri. Sogno o realtà non si può dire sin da ora .Sarà il campo a dare le sentenze e mal che vada retrocederemo in Europa League, di sicuro alla nostra portata. Inutile aver paura….del resto come si dice….chi se mette appaura,nun se cocca cu ‘e femmene belle”





Una batosta inaspettata ma che deve servire da lezione

Vincenzo Rea Non ci aspettavamo una disfatta del genere del Napoli a Marassi contro la Samp, no proprio non immaginavamo 90’ minuti così disastrosi. Eravamo consapevoli che non sarebbe stata una passeggiata, ma anche se la partita si presentava difficile alla vigilia eravamo abbastanza ottimisti considerando quanto visto con Lazio e Milan. Ma che addirittura i ragazzi di Ancelotti potessero incappare nella prima batosta stagionale non lo avevamo messo nel (salato) conto. Una débâcle che non ha ammesso repliche e che ha rimandato a dopo la sosta tutti i giudizi (e le ambizioni) sulla squadra che tanto aveva ben impressionato ed infiammato la piazza nelle due uscite precedenti. Che si prendessero troppi gol e che la linea andasse perfezionata col tempo dal lavoro certosino di mister Ancelotti ne eravamo consapevoli, che ci fosse un completo black out contro i blucerchiati con la casella dei gol fatti rimasta in bianco appare come novità. Insomma, il Napoli assomigliava ad una macchina da rete che segnava tanto e che subiva troppo ma che alla fine con fortuna e bravura riusciva a portare le partite a casa. Giudizi affrettati e ridimensionamento in atto? Niente affatto, il segnale di Genova è di sicuro preoccupante perché la squadra ha incassato sei reti in tre partite (praticamente con la media di due a match) ma una battuta d’arresto ci può stare in un gruppo che ha cominciato a lavorare con il nuovo tecnico da poche settimane e che ancora deve collaudare meccanismi e sincronismi. La sconfitta – che probabilmente cade come un macigno sulla testa di chi si era illuso che la stagione potesse rivelarsi ricca di soli successi sin dall’avvio e senza intoppi – dovrà rappresentare un punto di svolta e di ripartenza per la squadra che ha manifestato qualche nervosismo di troppo (Verdi – Insigne?) che il mister cancellerà senza problemi. Nella settimana della sosta,

senza calcio giocato e con una sconfitta sul groppone, l’ambiente partenopeo ha provato a vivisezionare le motivazioni della caduta di Marassi mettendo – per fortuna in pochi – sotto accusa persino il mister che avrebbe esagerato con il turn over. Argomenti ed accuse che puntualmente si presentano quando le cose cominciano a non andare bene, ma proprio per questo squadra ed allenatore dovranno fare quadrato e ricominciare a macinare vittorie e gioco, anche in vista dei delicati e difficili impegni che si dovranno affrontare in Champions (sorteggio mai benevolo nei nostri confronti!) e in campionato. Ci aspettiamo la reazione già da sabato in campionato con la Fiorentina, e che la gente torni a sostenere i ragazzi in campo. La stagione è appena cominciata, non può una partita storta mettere tutto in discussione!




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