Cuore azzurro n° 161 del 16/09/2017

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Organo ufficiale dell'Associazione Italiana Napoli Club­Anno XII­Nr.161 del 16/09/2017

Un Derby atteso troppi anni!





Direttore responsabile: Saverio Passaretti Edito dall’A.I.N.C. Realizzazioni grafiche e testi:Mario Passaretti Hanno collaborato: Saverio Passaretti(presid.A.i.n.c),Francesco Basile,Fabrizio Piccolo,Marco Martone,Armando Lupini,Bruno Marra,Mario Passaretti,Carlo Longobardi,Fabio Rea Sede legale: via G. Porzio, 4 Isola G5 Centro Direzionale (Na) Registrazione Tr. Napoli N. 92 del 512/2007


Il Napoli cade nella trappola ucraina

di Saverio Passaretti(presidente A.I.N.C.) Eppure esattamente un anno fa il Napoli usciva trionfante nella difficile trasferta di Kiev nell’esordio Champions con una doppietta di Milik., adesso la situazione risulta completamente ribaltata ed una squadra decisamente più matura ritorna invece in Italia umiliata dallo Shaktar. Un brusco risveglio per i tifosi e il Mister che ha dovuto assistere mestamente per buona parte della gara ad una resa incondizionata dei suoi ragazzi, una prestazione del tutto insufficiente del reparto centrale il tutto condito dagli infortuni clamorosi di Pepe Reina specialmente sul raddoppio degli avversari. Di colpo le belle prestazioni ed il cammino ancora a punteggio pieno tra coppa e campionato sparite, per la verità dovendo valutare con attenzione questa fase in iniziale del Napoli, occorre onestamente valutare (come asserito dallo stesso Sarri) che anche nelle prime partite di campionato gli azzurri hanno lasciato il campo agli avversari per un lungo periodo fortunatamente senza grossi problemi … evidentemente stavolta ci è andata male, non è un caso che lo Shaktar sia primo nel suo campionato! Si parla di approccio sbagliato, di stanchezza fisica dopo tre partite consecutive, senza nascondere la testa nella sabbia come gli struzzi c’è da riconoscere l’indispensabilità, almeno in questo periodo, di due elementi di straordinaria efficacia che rispondono ai nomi di Hallan e Mertens. Che il Napoli sia Mertens dipendente in attacco è una constatazione che lo stesso Arek Milik ha onestamente riconosciuto nelle interviste post partita, il folletto spacca le difese con movimenti imprevedibili che però sono perfettamente riconosciuti dai compagni, non a caso dal suo ingresso anche gli uomini di centrocampo hanno riacquistato la precisione necessaria nei moduli sarriani. Con il senno di poi è facile esprimere opinioni o giudizi, probabilmente la tenacia ucraina è stata un tantino sottovalutata ma giocare senza Dris ora è paragonabile alla mancanza di Messi nell’attacco del Barcellona. Il campione azzurro certo non può ’ giocare 50 partite di fila ed occorre preservarlo come un autentico tesoro, la Champions, però, non ammette defaillance, un minimo errore e sei fuori dai giochi. Siamo di colpo tornati sulla Terra abbandonando facili sogni di gloria, si affaccia al S,.Paolo la cenerentola Benevento ancora a zero punti, un aspetto che non deve ingannare sulle difficoltà che potranno concretizzarsi soprattutto sotto l’aspetto psicologico. Baroni venderà cara la pelle ma il Napoli dovrà dalla sfida trovare tutti gli stimoli positivi e ripartire sul un percorso che ci vedrà impegnati costantemente. Il cammino è duro ma non può impressionaci! FORZ AZZURRI …. RIALZIAMOCI ALLA GRANDE !!



Se non si toglie il tappo le bollicine non escono

di Fabrizio Piccolo

Come una bottiglia di champagne a questo Napoli le bollicine ubriacanti escono solo quando si toglie il tappo, e finora tutto bene. Prima o poi gli acuti dei tenori stordiscono tutti e si vince anche se sia l'Atalanta che il Bologna qualche (più di qualche) brivido ce l'hanno fatto venire. Ora il punto è questo: mettere fieno in cascina anche senza brillare è fondamentale per vincere qualcosa, aver imparato a saper soffrire una dote in più però se di fronte il Napoli – come accadrà tra non molto – si troverà avversari più qualificati non è che possa andar sempre bene. Il tappo rischia di rimanere sbriciolato e le bollicine annacquate. Non è un allarmismo a vuoto: con l'Atalanta ci sono voluti i cambi, una prodezza di Zielinski che ha cambiato un'inerzia pericolosa e la pochezza offensiva dei rivali per riprendere la gara, a Bologna c'è voluto Reina Superman prima che Callejon cambiasse la gara. Vincere faticando è quasi sempre un pregio, purchè non sia una costante. Il Napoli della Grande Bellezza rischiava di specchiarsi narcisamente nelle sue acque ma di rimanere involuto, questo ultima versione è più cinico, più concreto ma non ha eliminato ancora vecchi difetti. Autorizza entusiasmi il fatto che il Napoli abbia sempre vinto, che abbia imposto la regola del 3 gol a tutti, che nonostante i brividi non abbia lasciato nulla per strada perchè è così che si arriva fino in fondo ma un miglioramento in futuro dovrà esserci. Il calendario dà una mano, c'è ancora qualche giornata in cui si può capitalizzare al massimo rendendo meno, e non può essere il derby con gli amici del Benevento a preoccupare troppo (ma guai a sottovalutare i cugini). L'obiettivo deve essere questo: arrivare alle prime partite veramente “toste”, le due all'Olimpico con Lazio (quinta gionata) e Roma (ottava) avendo eliminato i difetti e mantenendo quell'esplosività offensiva che oggi risolve tutto ma che un domani potrebbe arrivare troppo tardi. In questo occorre che Sarri sbagli sempre meno nella scelta della squadra. Se in passato il presunto alibi della rosa non omogenea (o con giocatori che ancora si dovevano inserire) poteva coprire qualche falla, ora gli uomini ci sono e deve giocare chi è più in forma e chi si attaglia meglio anche alle caratteristiche degli avversari. Senza la paura di lasciar fuori qualche “senatore” quando è il caso. Sarri si limiti alla paura di volare in aereo, la paura di volare questo Napoli non deve averla.



Napoli­Atalanta: i precedenti

di Fabio Rea

Dopo quasi 20 anni, ritorna in A un derby campano. L’ultima volta, il 14/02/1988, vide protagonisti al San Paolo il Napoli e l’Avellino, con gli azzurri che superarono gli irpini, prossimi alla retrocessione, con un netto 4 – 0 (17’ Renica, 19’ Francini, 22’ Maradona, 64’ Romano). Questa volta, al posto dei “verdi”, ci saranno i giallorossi del Benevento, al loro primo campionato in massima serie. Tra le due formazioni vi è un solo precedente ufficiale, quello giocatosi in Serie C1 il 07/11/2004 e conclusosi con la vittoria dei partenopei per 2 – 0 (33’ Varricchio, 48’ aut. Maschio), davanti a circa 28000 spettatori. Qui di seguito si riporta il tabellino di quella gara: NAPOLI (4­4­2): Belardi, Accursi, Scarlato, Ignoffo, Mora, Toledo (26'st Bonomi), Corrent (42'st Montervino), Gatti, Abate, Varricchio, Sosa. Panchina: Gianello, Terzi, Leandro, Corneliusson, Berrettoni. All. Ventura. BENEVENTO (4­4­2): Lotti, Colletto (7'pt Capone), Tachangai, Voria, Di Sauro, Maschio, Giugliano (21'st Massaro), Menolascina, De Liguori (9'st Cutolo), Molino, Di Nardo. Panchina: D’Urso, Imbriani, De Palma, Mastrolilli: All. Benedetti. Tra i beneventani, non possono non citarsi il compianto Carmelo Imbriani (34 presenze e 3 gol con il Napoli tra il 1993 ed il 1998) e Roberto De Palma, meteora azzurra nel secondo campionato di C1 (2005/06).



Un mercato senza botti.....ma oculato!

di Mario Passaretti

Giudicare il Napoli è impossibile ma giudicare il mercato purtroppo è di uso comune C’è chi si aspettava il grande colpo e chi di contro era già consapevole che ciò non sarebbe mai successo.Ma a dirla tutta ma siamo veramente sicuri che sulla piazza ci stavano nomi che facevano al caso del Napoli? Inserire un nuovo giocatore in questo contesto perfetto creato da Maurizio Sarri non è cosa semplice,potrebbe addirittura risultare un flop e di conseguenza essere dannoso. E poi a dirla tutta il Napoli ha preferito gestire il suo mercato operando fortemente sui rinnovi dei campioni piuttosto che dedicarsi alla ricerca di nomi.Se poi ci stava la possibilità di investire su un top player allora credo che Sarri lo avrebbe inserito facilmente.Ma non ce ne stavano e quindi spendere soldi a vuoto non era concepibile per la società. Al termine del calciomercato si sono scatenate le critiche di tutti i tifosi azzurri.Di tutti coloro che avrebbero voluto il completamento della squadra inserendo quello che a detta di tutti andava preso…cioè un terzino destro basso.La speranza fino alla fine c’è stata soprattutto stando alle parole della dirigenza ma è svanita quando il 31 agosto (termine ultimo del mercato) non è stato annunciato nessun nome……….. Anzi no,a poche ore dal termine è stato preso Roberto Inglese,centravanti di 26 anni prelevato dal Chievo ma lasciato in prestito alla squadra clivense.Ovviamente tanti avrebbero voluto altro ma mi sorge spontaneo chiedermi…………Chi prendere? Il tanto atteso terzino non è arrivato ma non per mancanza di volontà ma perché non ci stava nessuno meglio dell’attuale duo Hysaj­Maggio.Quest’ultimo ritenuto non idoneo a certe giocate ma pur sempre capace di svolgere il suo ruolo. Per cui cari professoroni di calcio non sarebbe il caso di collegare il cervello alla bocca prima di esprimere qualsiasi giudizio? E soprattutto non lamentiamoci sempre,anzi statene certi che ci sarà da divertire.Non sappiamo dove si arriverà ma aspettiamo la fine e poi giudicheremo ed avanzeremo le critiche se è il caso.Ma fino ad allora tutti in silenzio e rispettosi delle scelte…… Il Napoli si ama Nel Bene e Nel Male


1° Maglia

2° Maglia

3° Maglia


D&G,uno spot senza stile che offende Napoli

di Bruno Marra

C’è una profonda differenza tra tradizione e folclore. La tradizione è figlia della storia, il folclore è una rappresentazione oleografica dell’immaginario collettivo. In buona sostanza, la tradizione è verità, il folclore è fantasia. E quando quella fantasia diventa ridondante, finisce per scivolare nei clichè più degradanti. Ecco in cosa è perfettamente riuscito lo spot di Dolce e Gabbana, a deformare l’immagine della nostra città, nell’intento dichiarato di volerne invece esaltare i contorni. Un video che ha usato lo scenario napoletano per propagandare il nuovo profumo della premiata ditta. O meglio, ha preso in prestito uno scenario non reale ma intriso di retorica, con i soliti stereotipi messi tutti in fila: Pulcinella, il Pazzariello, il Pizzaiolo, l’Acquaiolo, la vecchietta che cucina la spaghettata, gli scugnizzi che ballano e tutto un coacervo di insopportabili luoghi comuni che negli anni si è ossidato sui napoletani. Spiace per la protagonista, Emily Clarke, la star de “Il Trono di Spade” che mantiene in viso una irritante faccia incantata come su stesse allo zoo Safari davanti alle mirabolanti imprese dei babbuini. E spiace soprattutto per Matteo Garrone, regista pregiato che si è prestato per questo scempio assoluto. Tralasciando ogni discorso su un cortometraggio che è oggettivamente brutto, al di là del retropensiero aberrante sulla “jungla napoletana”, quello che dà veramente risonanza alla vicenda è il messaggio attraverso i Social di Stefano Gabbana che risponde alle (giustificate) polemiche con un livore assoluto. Una acredine che forse rivela davvero il reale concetto che lo stilista ha della nostra città. Questo il suo breve componimento molto poco ermetico: “La prossima volta col cazzo che vengo a Napoli a farvi pubblicità! Brutta gente”, “Siete lo schifo d’Italia”. Aggiungendo poi che il prossimo spot su Napoli lo girerà sulla monnezza. Ma visto che di spazzatura ne abbiamo già tanta, non è certo il caso di importarla anche dal Nord. Non è questione di razzismo, sia chiaro, è solo questione di sciatteria, di sovrastrutture bacate e limitate. Ridurre Napoli ad uno sdrucito e cervellotico carosello napoletano è una offesa non già alla nostra Terra, ma all’intelligenza comune ed al senso dell’arte. Questo spot non rivela né la bellezza, né l’intensità di Napoli, non ne apprezza la storia e neppure ne evidenzia i lati oscuri. E’ un semplice obbrobrio, un guazzabuglio senza senso che ferisce la sensibilità comune di un popolo che ha esportato nei Secoli una cultura che ancora oggi può sfamare tutto il fabbisogno nazionale. E forse in questo riesce davvero l’opera di Dolce e Gabbana, nella capacità di spiegare al mondo intero che lo stile non si compra al mercato. Neppure in uno sfarzoso, milionario e sfavillante spot pubblicitario…


il VIGNETTONE

di ARMANDO LUPINI


Il giocattolo è maturo di Francesco Basile

Il giocattolo di Maurizio Sarri, il Napoli di Hamsik, Insigne, Mertens e compagni è maturo. Maturo per raggiungere traguardi importanti, maturo per ambire a cucirsi sulla maglia della prossima stagione il tricolore atteso da troppi anni. Ormai non ci si può più nascondere, la squadra è davvero forte in tecnica, mentalità, caparbietà, cinismo. Gli azzurri lo hanno dimostrato in queste cinque partite di inizio stagione: cinque vittorie su cinque match, tre in campionato e due nei preliminari di Champions League. Otto vittorie consecutive in campionato, considerando anche il finale della scorsa stagione, cosa che non accadeva dai tempi d'oro di Maradona. In molti si domandano se sia l'anno buono. Di sicuro tanti passi avanti sono stati fatti. La partita al San Paolo con l'Atalanta della scorsa giornata, l'anno scorso gli azzurri l'avrebbero persa ( come poi in effetti è accaduto); quella di domenica sera al Dall'Ara non l'avrebbero vinta. Son state due partite anomale nelle quali il Napoli non ha espresso la solita essenza di squadra padrona del gioco. Il solito gioco azzurro fatto di spinta, velocità, possesso palla, lunghe trame di passaggi non c'è stato, ma di contro gli azzurri hanno affrontato le due sfide con intelligenza, aspettando il momento giusto per colpire e affondare. E questo è sinonimo di crescita. Che sia davvero l'anno giusto per festeggiare? Noi ovviamente lo speriamo vivamente e con la solita inestinguibile passione.


Il giornale dei tifosi solo sui social in uscita il giorno prima della partita casalinga

La radio dei tifosi ,in onda il giovedì alle 18 su Spreaker,sulla pagina Facebook di Cuore Azzurro e il giorno dopo sul sito www.cuoreazzurro.it


C'è solo un Presidente! di Carlo Longobardi

Una delle polemiche più incredibili, sterili e pietose di questa estate, quella che riguarda il nostro presidente Aurelio De Laurentiis, sulla quale si è già abbondantemente discusso nel recente passato, ha ripreso un inaccettabile vigore negli ultimi tempi tanto da diventare profondamente noiosa. Che nessuno possa essere profeta in patria è risaputo, ma a Napoli, il successo, anche quando genera benessere diffuso, costituisce qualcosa da demolire, da invidiare, da contestare a prescindere anche a costo di correre il rischio di sprofondare nuovamente. Qui non si discute più della squadra senza palloni che è una condizione fortunatamente appartenente a tempi molto remoti, ma si parla che non basta l’aver conquistato con una continuità precedentemente sconosciuta i vertici del calcio nazionale ed oltre, che non è sufficiente avere i conti totalmente in regola e quindi la possibilità di poter disporre agevolmente del capitale proprio e della capacità di investimento, che a poco è servito l’aver mantenuto intatta la rosa che tanti ci invidiano e che pareva essere il presupposto fondamentale per il prosieguo; niente: per una fetta ampia della tifoseria bisogna distruggere, fosse solo per la semplice predisposizione a farlo. La cosa che più infastidisce è la superficialità di tanti commenti basati sulla più elementare aritmetica, situazione che fa chiudere i ragionamenti, dopo aver compiuto banali addizioni e sottrazioni, con la penosa frase tutta partenopea che dice: “s’è miso e sord’dint’a sacca!”. Una espressione che riporta una città ed un ambiente anni luce indietro ad un provincialismo del quale non si sente alcuna mancanza. La crescita da tutti auspicata presuppone l’evoluzione di una mentalità attualmente arenata anche sulla capacità di critica. Sarebbe opportuno chiedere, invece, che fine abbia fatto il progetto “scugnizzeria”; come si intende procedere sul versante stadio, visto che il San Paolo brilla e spicca in Europa per inadeguatezza; si dovrebbe dialogare sulla distanza (e le motivazioni) della società dalla città; della scarsissima considerazione sempre rappresentata nei confronti degli abbonati che sembrano rappresentare più un peso che una risorsa. Purtroppo, tuttavia, anche in questi casi il Presidente avrebbe buone possibilità di replica e potrebbe citare ad esempio le clamorose difficoltà burocratiche che ingessano anche i rapporti con la politica e di conseguenza i progetti futuri, la difficoltà di interloquire con una città che troppo spesso stritola per il troppo entusiasmo e per la voglia di protagonismo obbligatorio e, infine, sull’imborghesimento della tifoseria che ricorda ancora, pateticamente, i record di abbonamenti avutisi quando la salvezza era il primo obiettivo prefissato. Spesso la massa assume una posizione ostile senza neanche rendersene conto, ma avviene così, quasi come una moda o una consuetudine da seguire obbligatoriamente; sarebbe sempre più opportuno e salutare, invece (e si ripete un concetto già espresso), ritornare all’esclusivo ruolo di tifoso appassionato: discutere sul mancato utilizzo di Mertens ed Allan in Ucraina è molto più interessante che formulare raffazzonati giudizi di economia, di ragioneria e/o ingegneria finanziaria che molto spesso non appartengono alle competenze di chi li esprime. Forza Napoli, sempre.


Il Cuore Napoli Basket è lieto di annunciare un nuovo ingresso nella famiglia dei cestisti dal cuore azzurro. Si tratta dei Gennaro Sorrentino, play/guardia classe 1985. Cresciuto nelle giovanili della Fortitudo Bologna, con cui ha vinto lo scudetto allievi del 1999, colleziona le prime esperienze da senior a Ozzano e alla Virtus Bologna 1934. Nella stagione 05/06 va a Cecina con cui inizia ad acquisire maggiore leadership. Due stagioni a S.Antimo e poi nel 2008 il salto in A2 a Imola. Nel 2009 il ritorno alla Fortitudo dove contribuisce alla vittoria del campionato di A Dilettanti. Con Barcellona raggiunge i playoff per la promozione in Serie A nel 2010/11. Nella stagione successiva approda a Scafati dove rimane per due stagioni prima del trasferimento alla Viola Reggio Calabria. Poi il ritorno alla Fortitudo con cui resta fino allo scorso anno. Nell'ultima stagione l'approdo a Recanati, sempre in A2, con cui è tra i protagonisti della squadra marchigiana. "Finalmente è arrivata l'occasione concreta di giocare con la maglia della mia città ­ ha dichiarato Gennaro Sorrentino ­. Ci speravo molto, era uno dei miei desideri che finalmente riesco a realizzare. Con la società non è stato difficile trovare un accordo, poichè c'era la volontà reciproca di concretizzare questo matrimonio. Arrivo a Napoli con la consapevolezza di dover dare il mio contributo e di mettere, al servizio di una squadra giovane, la mia esperienza. Non vedo l'ora di iniziare e godermi lo spettacolo del PalaBarbuto, finalmente da giocatore azzurro". Questo il benvenuto del presidente Ciro Ruggiero: "Aggiungere un altro atleta napoletano al nostro roster è motivo di orgoglio e che dà maggiore vigore al nostro progetto di appartenenza al territorio. Sono felice di abbracciare Gennaro e di dargli il benvenuto nella nostra famiglia napoletana. E' un giocatore di indubbio valore tecnico che ha calcato tanti parquet di Serie A. La sua esperienza e il suo carattere ci porteranno a competere ancor di più in questo campionato di grande spessore". "Siamo orgogliosi di avere con noi un giocatore come Gennaro Sorrentino che non ha bisogno di presentazioni ­ ha ammesso il diesse Vincenzo Ruggiero ­. Ha fatto bene e dimostrato che la sua esperienza può essere utile a qualsiasi squadra di A2. Sarà un valore aggiunto per squadra e società. Sono sicuro che ci farà togliere tante soddisfazioni".

Ufficio Comunicazione Cuore Napoli Basket



La rabbia del Napoli si abbatta sulle "amiche streghe" di Marco Martone

Povero Benevento! Gli stregoni affrontano il Napoli nel momento peggiore possibile, quando la rabbia sale, la voglia di rivincita è altissima e le possibilità di sbagliare sono ridotte veramente al limite. Lo sa bene Baroni, un ex sempre stimato da queste parti, che ha fatto esercizio di umiltà alla vigilia di una partita che, sulla carta, non dovrebbe avere storia. La sconfitta in Champions contro lo Shakhtar necessita di una reazione immediata e determinata da parte della formazione azzurra, che in Ucraina ha un po’ smarrito se stessa, riproponendo, peraltro, errori e amnesie già intraviste nelle prime uscite di campionato. Fatta eccezione per la trasferta di Verona, comunque sbloccata grazie a un autogol, la squadra di Sarri ha mostrato qualche disagio sia con l’Atalanta, andando in svantaggio prima della rimonta, sia con il Bologna, quando solo un grande Reina (parente lontano di quello visto in coppa) ha salvato la baracca prima che i tre tenori decidessero di fare la differenza. È andata bene in quel caso, non è andata alla stessa maniera in Champions, dove il Napoli ha pagato anche le scelte un po’ azzardate del tecnico, che ha deciso di rinunciare in avvio ai due giocatori più in forma del momento (Mertens e Allan), mandando in campo dal primo minuto sia Insigne che Hamsik, ancora alla ricerca di se stesso in questo anonimo avvio di stagione. L’occasione per rifarsi, comunque, è ghiotta, anche perché gli azzurri potranno contare sulla spinta del San Paolo, in un pomeriggio che si preannuncia di festa anche sugli spalti, visti i buoni rapporti tra le due tifoserie. E se il campionato rappresenta il primo, vero e unico obiettivo della stagione, allora i sostenitori azzurri saranno disposti anche a farsi una ragione di qualche passo falso in Europa, in cambio di un bel filotto di vittorie, determinante per tenere il passo della Juventus e dell’Inter, lanciate in campionato così come gli uomini di Sarri. Difficile prevedere le scelte dell’allenatore, anche se appare scontata la presenza dei due grandi esclusi del mercoledì di coppa, Allan e Mertens appunto, così come quella di Jorginho, che ha riposato nel turno infrasettimanale ed è pronto a riprendersi le chiavi del centrocampo per guidare i compagni verso una vittoria indispensabile, per continuare a sognare, per spegnere le inevitabili polemiche e per rilanciare le ambizioni di un gruppo che una sola sconfitta, nelle ultime 17 partite ufficiali, non possono assolutamente essere minate.



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