Cuore Azzurro n°144 del 05/11/2016

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Organo ufficiale dell'Associazione Italiana Napoli Club­Anno XII­Nr.144 del 05/11/2016

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Risultati 11°Giornata Bologna­Fiorentina Juventus­Napoli Atalanta­Genoa Lazio­Sassuolo Crotone­Chievo Milan­Pescara Empoli­Roma Sampdoria­Inter Udinese­Torino Cagliari­Palermo

Programma 13°Giornata 0­1 Chievo­Cagliari 2­1 Juventus 27 Udinese­Napoli 3­0 Roma 23 Juventus­Pescara 2­1 Milan 22 Sampdoria­Sassuolo 2­0 Lazio 21 Atalanta­Roma 1­0 Napoli 20 Crotone­Torino 0­0 Atalanta 19 Empoli­Fiorentina 1­0 Torino 16 Bologna­Palermo 2­2 Fiorentina 16 Lazio­Genoa 2­1 Cagliari 16 Milan­Inter

Programma 12° Giornata Torino­Cagliari Napoli­Lazio Pescara­Empoli Genoa­Udinese Palermo­Milan Chievo­Juventus Sassuolo­Atalanta Fiorentina­Sampdoria Inter­Crotone Roma­Bologna

Classifica

Genoa 15 Chievo 15 Inter 14 Classifica marcatori 10 Udinese 14 Dzeko Immobile 9 Sampdoria 14 M.Icardi 8 Bologna 13 Higuain 7 Sassuolo 13 Callejon 7 Pescara 7 Belotti 6 Empoli 7 Bacca 6 Palermo 6 Falque 5 Crotone 5 Defrel 5

Direttore responsabile: Saverio Passaretti Edito dall’A.I.N.C. Realizzazioni grafiche e testi:Mario Passaretti Hanno collaborato: Francesco Basile,Fabrizio Piccolo,Armando Lupini,Raffaele Belfiore, Graziano Gian Maria,Carlo Longobardi,Bruno Marra,Marco Martone,Ciro Piemonte Sede legale: via G. Porzio, 4 Isola G5 Centro Direzionale (Na) Registrazione Tr. Napoli N. 92 del 512/2007

Sabato Pag.5 05 Novembre 2016


Napoli­Lazio Sabato 4­3­3

3­4­3

All.Sarri Ghoulam

Ham Anderson

Koulibaly

Reina

Immobile

Dia

Maksimovic Keita Hisay

Ziel


o 5 Novembre ore 20.45 All. S.Inzaghi

msik

Basta Wallace Mertens

Biglia

awara

Gabbiadini Hoedte Marchetti

Parolo

Lulic linski

Callejon Radu


Risorgimento...napoletano

di Saverio Passaretti(presidente A.I.N.C.) Il Napoli, in formato europeo, non sfigura e nella bolgia turca ha concluso con un pareggio che sta stretto in considerazione delle tante occasioni perdute e della bella prestazione, una vittoria che gli azzurri meritavano ai “punti” volendo utilizzare un termine pugilistico Una qualificazione che avrebbe potuto realizzarsi da subito solo in un solo caso: vittoria e pareggio tra Benfica e Dinamo Kiev. Con l’1­1 è venuta meno la condizione necessaria per staccare subito il biglietto per gli ottavi di finale. Tutto rinviato almeno alla prossima giornata, quando il Napoli ospiterà la Dinamo Kiev e a Istanbul arriverà il Benfica. La fortuna pare abbia abbandonato il nostro gruppo tant’è che la Dinamo ha sbagliato clamorosamente anche un rigore a fine gara, sono episodi a cui il Napoli ci ha abituato, tanta costruzione di gioco, possesso palla abissale ma pochi punti raccolti. La sconfitta di Torino è stata una vera beffa, due errori pacchiani della difesa (senza volontariamente citare i singoli) con il secondo che ha concessa all’ex argentino di scaricare un pallone rasoterra preciso e implacabile. Senza storia l’atteggiamento della non esultanza, tutti i calciatori lo fanno e in considerazione della condizione diffusa di mercenari potrebbe essere pure evitata, quello che resta è solo una profonda delusione, nel Napoli manca il riferimento centrale di attacco, le soluzione di Mister Sarri non possono colmare questa mancanza , anzi, occorrevano due centravanti per affrontare degnamente tutti gli impegni in calendario. Tornando alle sofferenze europee c’è da considerare, a tal punto, che la sola combinazione utile per chiudere alla 5ª giornata la pratica qualificazione sarebbe la vittoria contro gli ucraini e il concomitante successo del Benfica. A quel punto la classifica vedrebbe Napoli e Benfica a 10 (al Napoli poi basterebbe il pari contro i portoghesi per chiudere al primo posto), Besiktas a 6 punti e aritmeticamente terzo (e in Europa League). In qualunque altra ipotesi (pari o successo del Besiktas), a quota 10 il Napoli potrebbe essere ancora scavalcato o raggiunto da entrambe, essendo peraltro in svantaggio nei confronti del Besiktas. Valutazioni solo ipotetiche, superare gli ostacoli di volta in volta è il dogma del periodo, sono 7 i punti dalla vetta in campionato e con la Lazio conta solo la vittoria per sperare ancora in un recupero già complicato dopo poco più di due mesi di sfide. Noi tifosi ci siamo, giustamente, esaltati vista l’ottima media realizzativa del polacco Milik, una pesante tegola il suo infortunio e il concomitante scarso rendimento di Gabbiadini, manca all’appello anche il pubblico del S.Paolo, gli spalti vuoti sono lo specchio della situazione a cui bisogna rispondere con i fatti …… serve assolutamente il sostegno del meraviglioso pubblico napoletano ! Sabato Pag.8

05 Novembre 2016



Juventus­Napoli 2­1(primo tempo 0­0) MARCATORI: Bonucci (J) al 5', Callejon (N) al 9', Higuain (J) al 25' s.t. JUVENTUS (3­5­2): Buffon; Barzagli, Bonucci, Chiellini (dal 39' p.t. Cuadrado); Lichtsteiner, Khedira, Hernanes (dal 31' s.t. Sturaro), Pjanic (dal 22' s.t. Marchisio), Alex Sandro; Higuain, Mandzukic. (Neto, Audero, Dani Alves, Rugani, Evra, Benatia, Asamoah, Lemina, Kean). All. Allegri. NAPOLI (4­3­3): Reina; Hysaj, Chiriches, Koulibaly, Ghoulam; Allan (dal 31' s.t. Zielinski), Diawara, Hamsik (dal 37' s.t. El Kaddouri); Callejon, Mertens,

L.Insigne (dal 16' s.t. Giaccherini). (Rafael, Sepe, Maksimovic, Tonelli, Maggio, Strinic, Rog, Jorginho, R. Insigne). All. Sarri. ARBITRO: Rocchi di Firenze. NOTE: : spettatori 1.409, incasso di 2.178.898 euro. Ammoniti Chiellini (J), Alex Sandro (J), L.Insigne (N), Hernanes (J), Mandzukic (J) per gioco scorretto. Recuperi: 2’ p.t., 5’ s.t.


BESIKTAS­NAPOLI 1­1 (primo tempo 0­0) MARCATORI: Quaresma (B) su rigore al 34', Hamsik (N) al 37' s.t. BESIKTAS (4­2­3­1): Fabri; Beck, Marcelo, Rhodolfo, Tosic (dal 23' p.t. Tosun); Atiba, Inler (dal 20' s.t. Ozyakup); Quaresma, Tolgay, Adriano; Aboubakar. (Zengin, Kerim Frei, G. Gonul, Sahan, Nukan). All. Gunes. NAPOLI (4­3­3): Reina; Hysaj, Maksimovic, Koulibaly, Ghoulam; Allan (dal 36' s.t. Zielinski), Jorginho (dal 35' s.t. Diawara), Hamsik; Callejon, Gabbiadini (dal 18' s.t. Mertens), Insigne. (Rafael, Chiriches, Maggio, Giaccherini). All. Sarri. ARBITRO: Clattenburg (Inghilterra). NOTE: ammoniti Inler (B), Jorginho (N), Tosun (B) per gioco scorretto.


Se un abbraccio è la colpa più grave...

di Fabrizio Piccolo

Da maestro a disastro il passo è breve. Strano destino quello di Maurizio Sarri. Era MOUrizio, parafrasando lo Special One portoghese, fino a qualche tempo fa ed ora sembra diventato la causa di tutti i mali del Napoli. La legge del pendolo colpisce tutti, anche lui, non c'è che dire. Però stupisce che le critiche che stanno colpendo l'allenatore siano le più singolari e le meno attinenti. Si colpevolizza Sarri per l'abbraccio a Higuain, come fosse un delitto manifestare riconoscenza e affetto per chi gli ha consentito di conquistare un secondo posto al suo primo anno in azzurro. Si mette in croce l'allenatore perchè rimarca sempre la superiorità della Juventus, come fosse una sua invenzione che i campioni d'Italia sono e – ahinoi­ resteranno loro salvo disastri impensabili. Tutto, insomma, anziché notare i veri errori di Sarri, Che poi sono molto simili a quelli dell'anno scorso, con la differenza che un anno fa si vinceva. Non è l'elogio della Juve il problema, né l'abbraccio al Pipita. E' la lettura spesso sbagliata delle partite a gara in corso uno degli handicap principali di Sarri. E' la gestione approssimativa della rosa, che già l'anno scorso lo portava a ignorare tanti, troppi giocatori. Sotto questo aspetto è migliorato il tecnico, ma ondeggia in maniera poco convinta nelle sue scelte e non sa maneggiare con cura il turnover. Il rischio è che i “bocciati” restino bruciati – come capitò l'anno scorso a Valdifiori, per dire – così come le sue ramanzine ai giocatori nelle conferenze non convincono per niente. L'impressione è che scarichi sempre sulla squadra, sugli errori dei singoli e che mai si prenda responsabilità precise, cosa che agli occhi della squadra – e del presidente – è assai poco gradita. Il costante riferimento al mercato, poi, mette in cattiva luce De Laurentiis. Per uno che ha sempre detto di “non fare il mercato, alleno chi mi danno” le sottolineature ossessive sui giovani in rosa suonano come mettere le mani avanti. E questo piace ancor meno. Abbracci pure chi vuole Sarri e continui a pensare che la Juve è più forte, perchè è vero. I limiti, per chi li vuol capire, sono altri... Sabato Pag.14

05 Novembre 2016



Le schede tecniche della squadra:Ghoulam

di Raffaele Belfiore

FAOUZY GHOULAM

Data di nascita: 01/02/91 Luogo di nascita: Saint­Priest­en­Jarez (FRA) Altezza: 188 cm Peso:80 kg Piede: Sinistro Ruolo: Esterno Sinistro Basso (Ruolo Principale); Esterno Sinistro Alto (altra attitudine di ruolo) “Ghoulam ha impressionato. É un atleta vero, con doti da mezzofondista e può battere sia Gargano che Cavani che, all’epoca, erano i più dotati”. Queste le parole di un sorpreso dottor De Nicola, medico sociale del Napoli, all’arrivo di Faouzi Ghoulam; nasce a Saint­Priest­en­Jarez, in Francia, da genitori algerini e compie tutta la trafila delle giovanili nel Saint­Etienne, dove diventa uno dei simboli della nouvelle vague di uno dei club più titolati dell'Esagono, con Galtier che ha fatto di tre elementi cresciuti nel locale centro di formazione come lui, Kourt Zouma (i due spesso si incontrano a Napoli, ndr) e Joshua Guilavogui tre punti fermi della prima squadra. A diciannove anni esordisce in Ligue 1 e la stagione successiva, sostituendo Bocanegra nel ruolo di esterno sinistro basso, diventa uno dei perni fondamentali della squadra che vince la Coppa di Lega nazionale. Il 31.Gennaio.2014 viene acquistato dal Napoli, club con cui vince la Coppa Italia. Nonostante abbia fatto parte delle nazionali giovanili francesi, Ghoulam decide di difendere i colori dell'Algeria, dove esordisce sotto la gestione di Vahid Halilhodzic. Alto 188cm per 80kg, fisico longilineo ed asciutto, sinistro naturale, Faouzi Ghoulam è un esterno sinistro che ama coprire tutta la fascia, la sua collocazione ideale è in una difesa a 4 ma può giocare anche come esterno in un centrocampo a 5 dato che in origine aveva cominciato a giostrare come esterno alto in un 4­4­2. Dotato di una facilità di corsa e di dribbling notevoli, ama arrivare sul fondo e mettere in mezzo cross invitanti grazie alla sua buonissima tecnica individuale, ama dialogare con i compagni palla al piede e, con Hamsik e Mertens (o Insigne), forma uno dei triangoli più interessanti del panorama internazionale. Molto abile in fase offensiva, è meno attento quando c'è da difendere, si rivela infatti spesso distratto nel marcamento dell’avversario ed è un aspetto che sicuramente migliorerà grazie agli insegnamenti di Mr.Sarri. Sabato Pag.16

05 Novembre 2016


Sabato Pag.17

05 Novembre 2016


Manca sempre qualcosa... di Mario Passaretti

Il Napoli non riesce a chiudere in anticipo il discorso Champions, ma il punto guadagnato in terra turca (1­1 col Besiktas) proprio nulla non è, considerato soprattutto che il pareggio è maturato sul finire di partita grazie a una prodezza di Hamsik. Alla fine, si deciderà tutto nell’ultima giornata, nella scomoda trasferta contro il Benfica, a meno che, nel prossimo turno, gli stessi portoghesi battessero il Bekistas e il Napoli facesse lo stesso col Dinamo Kiev,ormai ultima del girone e del tutto spacciata.Forse se avessimo osato un po’ di più ora staremmo a parlare di una situazione diversa,ma del resto i “se” ed i “ma” non hanno mai contato nel calcio.Fatto sta che gli azzurri si sono complicati la vita perdendo in casa con gli stessi turchi dimostratisi molto inferiori a noi,ed ecco perché aumenta così tanto il rammarico per non aver osato molto di più.Non si può attaccare la squadra per il gioco o per l’impegno ma manca quel “qualcosa”,non certo l’aspetto caratteriale ma bensì una serie di mancanze calcistiche.Chi critica il mister perché si ostina a non cambiare modulo o perché non punta su determinati calciatori,comprati ad agosto e fin’ora mai utilizzati,vedasi Rog.Lo stesso accadeva per Diawara,che fortunatamente da circa un mese ha avuto le sue opportunità dimostrando da subito il suo valore e pare essere diventato una validissima alternativa a Jorginho. Discorso uguale per il campionato dove l’illusione di essere l’anti­juve sta svanendo,perché la realtà ci dice che siamo al quinto posto,distanti sette lunghezze dalla capolista.Ma ciò che preoccupa è la mancanza di alternative valide che possano sopperire all’assenza di Milik,unica vera prima punta e finalizzatore del gioco,infortunatosi per ben 5 mesi durante una partita della sua nazionale.Sarri sta provando il “falso nueve” con l’utilizzo contemporaneo di tre esterni,uno di questi adattato a punta centrale.Oppure adatta Gabbiadini al centro senza però avere grossi risultati diventando oggetto di discussioni del tifoso azzurro. Intanto le cose non vanno ed è ovvio che si scatenino le critiche dei tifosi; quest’ultimi da sempre vicini alla squadra ma amareggiati perché a parer loro non è stata completata la squadra per competere nelle varie competizioni.A questo punto si rischia di buttare tutto all’aria,una stagione iniziata con rosee aspettative potrebbe rivelarsi deludente.Probabilmente,anzi certamente,il popolo partenopeo è stanco di vedersi ripetere ogni anno la stessa storia. Sabato Pag.18

05 Novembre 2016


kit maglie stagione 2016-2017


Compie 31 anni il guanto di Maradona che schiaffeggiò la Juve

di BRUNO MARRA

Novembre è l’unico mese dell’anno che inizia con due ricorrenze consecutive. Il primo novembre è “Ognissanti”, il 2 novembre è la ricorrenza dei defunti. Ma in realtà i giorni da celebrare, nell’immaginario napoletano, sono 3. Perchè il 3 novembre è l’anniversario del gol su punizione di Maradona alla Juve. Quello che Diego definì il “guanto”, perché la palla sembra raccolta con una mano anziché col piede e catapultata in porta con una forza inerziale che annulla le leggi della fisica. Era il 3 novembre del 1985. Sono passati 31 anni, e quel giorno per noi segnò il primo capitolo di una stora che stava cambiano.Io avevo 14 anni ed una smania mai sopita di vedere il Napoli battere la Juve, perché in vita mia, per quanto ancora giovane e breve, io non avevo mai visto il Napoli vincere sulla Juventus. E a dir la verità non credevo neppure che accadesse quel giorno. La speranza sì, quella c’è sempre, ma immaginate bene che la Signora era veramente Signora e padrona di quel campionato. Aveva vinto le prime 8 partite ed a punteggio pieno. I giornali titolavano: “La Juve cerca la nona sinfonia”. Ma la musica stava per cambiare. . Il Napoli non batteva la Juventus al San Paolo da oltre dieci anni. E Diego in quella settimana continuava a dire: “la prima cosa che mi chiedono i tifosi per strada non è lo scudetto, ma è battere la Giuventus”. Perché il Pibe la pronunciava così: la Giuve. E quel 3 novembre 1985 segnò una delle prime date salienti che scolpirono l’era maradoniana. Quella domenica pioveva. Sin dalla mattina presto. Qualcuno lo prese come segno nefasto, come se dall’aldilà ci volessero avvisare che manco stavolta questa vittoria doveva arrivare. Ma la fede di Napoli è incrollabile. La partita si giocava alle classiche ore 15, quando il calcio non era ancora attraversato ed invaso da diritti ed esigenze televisive. Nessun anticipo e nessun posticipo. Il mondo si fermò davanti a Napoli­Juve alle 3 del pomeriggio. Il San Paolo era una piscina, non c’era ancora la copertura dello stadio, e quella pioggia ce la sentivamo fin dentro le ossa. Ma ci sentivamo anche nel cuore che quella era la volta giusta. L’orizzonte del San Paolo è scuro come la notte. Si accendono i riflettori, ma ad un quarto d’ora dalla fine arriva la LUCE dell’aldilà. Bertoni entra in area e Scirea lo stende. L’arbitro fischia un anomalo calcio di punizione in area per gioco pericoloso. Roba che oggi sarebbe rigore tutta la vita. Ma va bene lo stesso. Sta per andare in scena la punizione del Secolo. Pecci mette il piede sul pallone e tocca appena per Maradona che di sinistro accarezza la palla all’incrocio con la barriera a 5 metri. Tacconi quasi prende una commozione cerebrale sbattendo con la testa nel palo. Un urlo così non si era mai sentito. Il San Paolo è la fine del Mondo. Vinciamo 1­0. Esultano anche le anime del Purgatorio. Anni dopo Maradona definirà quella punizione come: il guanto. Il giorno dopo la celebrazione dei morti, l’aldilà sceso in Terra ci ha fatto la grazia. Sono passati 31 anni e proprio in settimana si è celebrato l’anniversario di un evento che per molti di noi segnò l’inizio di un’Epoca. Tornammo a casa e pioveva ancora, ma erano lacrime di gioia. Un popolo intero da quel giorno cominciò ad alzare un pugno al cielo come un vanto mentre nell’altra mano indossava un guanto. Quello che schiaffeggiò la Signora, nel primo miracolo di Diego Maradona.

Sabato Pag.20

05 Novembre 2016


il VIGNETTONE

di ARMANDO LUPINI


Che fine ha fatto quella macchina da gol? di Francesco Basile

Siamo di nuovo lì, statici, a porci domande. Siamo alle solite. Ogni anno, ogni stagione, che sia di campionato o di coppa, c'è sempre un momento in cui bisogna fermarsi a pensare a quello che sarebbe potuto accadere se... E quel se si porta dietro tanti rimpianti. Forse quest'anno rispetto a quelli passati, ci siamo fermati cronologicamente prima. Un'annata decisamente strana, di difficile interpretazione, iniziata con la cessione di lusso, quella di Gonzalo Higuain alla Juventus. Non era mai accaduto che la seconda in classifica vendesse alla prima il suo pezzo pregiato, quello capace di abbattere il record di gol fatti in una stagione. E l'anno 2016 entrerà nella storia del calcio anche per questo. Nelle casse della società azzurra sono entrati fior fiori di milioni, ma di contro il Napoli ha rinforzato una squadra che già di suo era un'armata, rinunciando così, a priori, a qualsiasi ambizione di vittoria per quest'anno. Cos'è oggi una società di calcio? Sicuramente è passione per i tifosi, ma non per i presidenti. Per coloro che sono al potere, una socierà calcistica è un investimento, un'impresa volta solo ed esclusivamente ai ricavi economici. Che fine ha fatto la bramosia di vittoria? Il prestigio? Domande su domande a cui solo il dio denaro forse può dare una risposta. Le ultime partite degli azzurri, hanno palesato quanto sbagliata sia stata la vendita dell'attaccante argentino. Di chi sia stata la colpa o la volontà poco importa. Quello che risalta agli occhi è una squadra, quella azzurra, capace di prestazioni eccellenti, come quella di Istanbul, ma incapace di raggiungere il risultato a causa dell'assenza del rifinitore. Troppi pochi gol rispetto alle occasioni create. Inutile prendersi in giro. Al Napoli manca tanto il numero 9, la punta di riferimento, fondamentale nel gioco di Sarri. Indubbiamente l'infortunio di Milik ha minato significativamente l'intera stagione. E la scelta della società e dell'allenatore di continuare a puntare su Gabbiadini (in un ruolo non prettamente suo) e sul "falso nueve" non hanno dato certamente i risultati sperati. E se il Napoli avesse acquistato, in estate, un top player al pari del "Pipita", con l'attaccante polacco come valida alternativa? O se il Napoli avesse creato le condizioni favorevoli alla permanenza di Higuain alle pendici del Vesuvio? Domande a cui non è neanche giusto dare una risposta. La risposta più immediata è però la realtà: il Napoli non è più quella macchina da gol che ha fortemente esaltato i tifosi azzurri la scorsa stagione. Sabato Pag.22

05 Novembre 2016



Caos,ignavia e falsi nemici

di Carlo Longobardi

Prima di proseguire imperterriti nelle nostre (anche se spesso motivate) critiche, dovremmo fare qualche attenta verifica in casa altrui e provare a comprendere a che punto è giunto il calcio in generale e in particolare quello italico. Uno degli esempi più clamorosi lo si riscontra in quel che resta oggi ad Appiano Gentile: macerie organizzative, culturali, sentimentali (di più), e chissà se non pure finanziarie. Una squadra che ha fatto storia, seguita da una delle tifoserie più affezionate, in balia di eventi incontrollati e incontrollabili. Allenatori seri come Frank De Boer buttati nella "fossa dei leoni" e bruciati sulla griglia mediatica in attesa di comunicazioni che non sono mai giunte adeguatamente dal lontano oriente; calciatori senza controllo, gestiti come marionette, numeri sottosopra e finanche la beffa della trasformazione della denominazione da Inter a "Inda". Un patrimonio ridotto a "macchietta", tutte conseguenze, tra l'altro, di gestioni precedenti che, seppur animate da grandissima passione, in qualche modo hanno condotto alla confusione totale, situazione che pone interrogativi spontanei: che significa e a chi giova tutto questo? Di certo non a chi ha fatto di taluni colori la bandiera di una vita, sicuramente la maggior parte dei tifosi nerazzurri sottoscriverebbe un significativo ridimensionamento vero, con un progetto concreto, a scapito di una presunta supremazia senza cuore e clamorosamente distante, senza bambinetti viziati giunti da ogni dove, buoni soltanto a riempire stupide pagine patinate e gli studi dei tatuatori più di tendenza. La vicenda recente del Parma Calcio insegna, il nostro straordinario affiancamento al Napoli della "C", con numeri di abbonamenti attualmente impensabili, spiega ancora meglio. L'importante, prima di vincere, è sentirsi parte integrante di un percorso, significa condividere le emozioni, le difficoltà, le vittorie; avere la possibilità di continuare ad urlare a squarciagola il nome della propria squadra del cuore e, talvolta, saper identificare correttamente gli ambiti "discutibili". Da Istanbul torniamo con con tanti dubbi per ciò che si sarebbe potuto fare in più, nonostante una gara giocata benissimo, ma con una certezza: lo stadio del Besiktas, un gioiellino sulle rive del Bosforo che ci ha impartito nuovamente una lezione, quella che dice che quando si vuole si può...ovunque. Le condizioni del "San Paolo" fanno gridare vendetta e i tempi biblici di discussione ci hanno ben chiarito che "sinergia", l'orrendo termine burocratico super abusato nei discorsi politicanti, è qualcosa che serve soltanto riempire bocche vuote e orecchie ignare. Quindi, prima di gridare slogan sempre più somiglianti a litanie, sarebbe più corretto ricordarsi di una specifica responsabilità condivisa: quella denominata "concorso di colpa". Forza Napoli, sempre!!!!

Sabato Pag.24 05 Novembre 2016



Soliti problemi:il Napoli cola a picco

di Ciro Piemonte

Siamo alle solite, dopo tanto amore, tanta collaborazione, tanto feeling come ogni rapporto tra allenatore e presidente del Napoli si finisce con i primi screzi e i primi problemi. I problemi con Mazzarri ad esempio erano noti a tutti, l’allora allenatore che chiese i vari Ivanovic e Luiz Gustavo che a Napoli non sono mai arrivati ma che a detta del presidente rifiutò Verratti, passando per Benitez a cui dobbiamo tanto. L’europeizzazione della squadra è partita da lui, facendo arrivare campioni dai più importanti club d’Europa ma che come abbiamo visto si è ridotto a giocare un anno senza un portiere, alternando i vari Rafael Cabral e Andujar. Infine si arriva a Sarri, il mister l’anno scorso parte senza grandi aspettative, siamo arrivati secondi grazie a una stagione straordinaria del pipita. Oggi , come con ogni allenatore, arriva la prima frecciata da parte di De Laurentis, dove dice che voleva addirittura Aubameyang e che lo stesso Sarri non ha voluto. Cosi come con Benitez, ci ritroviamo senza un giocatore di ruolo ,portiere allora, attaccante oggi, cosi come con Mazzarri, ci ritroviamo con errori di mercato dove il presidente incolpa l’allenatore. E’ un film già visto e sinceramente oggi tutti conoscono il finale. Il Napoli quest’anno ha meno speranze di vittoria di qualsiasi altro anno, forse oggi è giustificato dagli infortuni ma ci sono tanti errori dal punto di vista della gestione societaria che vanno rivisti. Attaccare un allenatore in un momento cosi critico della stagione non è stata una scelta saggia, addirittura suggerire come giocare per tirare il meglio da Gabbiadini., invitando a cambiare modulo, un consiglio che dovrebbe essere accettato, ma che forse era meglio partorire in privato. I problemi ci sono, il mister è in difficoltà, abbiamo atteso l’esordio di Diawara dopo 10 giornate di campionato, ha subito messo in dubbio le gerarchie con jorginho, stiamo ad oggi attendendo ancora quello di Rog, tra i migliori giovani d’Europa, ma che in questo Napoli non riesce neanche a giocare uno spezzone di gara (vedi El Kaddouri). Oggi non possiamo aspettarci tanto, ma almeno un inversione di rotta, non dal punto di vista del gioco, non dal punto di vista della tattica e probabilmente neanche delle scelte ma solo ed esclusivamente dal punto di vista caratteriale, c’è bisogno di cattiveria agonistica, di voglia di non mollare un centimetro. Cose che non si vedono dal periodo di Mazzarri, che oggi guardiamo con molta nostalgia.

Sabato Pag.26 05 Novembre 2016



Il Napoli ha ritrovato le proprie certezze e prova l'assalto alla Lazio

di Marco Martone

Il pareggio di Istanbul ha restituito certezze al Napoli di Sarri. La squadra ha ritrovato ritmo, giocate, profondità e trame di gioco importanti. Non era facile dopo la beffa di Torino contro la Juventus e contro un avversario tosto, sostenuto da un ambiente caldo fino al limite della tollerabilità. Gli azzurri hanno giocato bene, creando occasioni da rete pulite come erano abituati a fare, fino a qualche settimana fa, prima che cominciasse un periodo difficile apertosi con la sconfitta di Bergamo, l’infortunio di Milik e culminato con i ko con Roma e Juve. Le vittorie su Crotone e Empoli, del resto, non sono state che “brodini” per un malato ancora in via di guarigione. La partita di Champions, però, ha detto anche altre cose. Prima di tutto ha definitivamente confermato che alla squadra manca una punta di ruolo vera. Al netto del valore indiscusso di Manolo Gabbiadini, il gioco del Napoli risente dell’assenza di un centravanti capace di trasformare in gol almeno una parte delle tante occasioni che la squadra è in grado di creare. L’ex doriano non è una prima punta e inoltre sembra vivere un momento di apatia che non fa bene nè a lui nè al gruppo. Il ricorso al mercato di gennaio, a questo punto pare l’unica soluzione praticabile, nell’attesa che Milik guarisca dall’infortunio ai legamenti, circostanza che si potrà verificare, speriamo, prima del previsto. In questo scenario Sarri va a sfidare una delle squadre più in forma del campionato, la Lazio di quel Simone Inzaghi catapultato a sorpresa sulla panchina bianco­celeste, a fine estate e che non da tutti veniva accreditato come l’uomo giusto per ottenere i risultati. Dalla Lazio bisognerà guardarsi bene, perché gioca bene e non ha nulla da perdere al San Paolo. In avanti, poi, c’è quel Ciro Immobile, che De Laurentiis ha scelto di non prendere a giugno e che sta disputando forse la sua migliore stagione da quando fa il calciatore professionista. Gli azzurri, però, non hanno alibi, perché la partita è da vincere senza se e senza ma. Con quale formazione lo deciderà Sarri ma è prevedibile il ricorso a un mini turn­over, dopo le fatiche di coppa. Scaldano i muscoli Maggio e Chiriches in difesa, Zielinski e Diawara a centrocampo, mentre non è escluso per l’attacco il ricorso a Giaccherini, al posto di un Callejon che sta facendo gli straordinari e che contro il Besiktas è apparso meno lucido del solito. Alla Champions si penserà tra qualche giorno. Il 23 novembre c’è la sfida alla Dinamo Kiev, fanalino di coda del girone. Un solo punto per gli ucraini che determinano un risultato acquisito per il Napoli, indipendentemente da quanto accadrà nelle prossime gare. Gli azzurri, infatti, a meno di poco credibili tonfi, sono quasi certi di proseguire la loro avventura europea, visto che, nella peggiore delle ipotesi (non auspicabile), la formazione di Sarri sarebbe catapultata in Europa League come terza in classifica. Eventualità alla quale nessuno è disposto a pensare, prima almeno di aver venduto cara la pelle nelle due gare che mancano alla fine della prima fase

Sabato Pag.28 05 Novembre 2016


Ave Marek

di Graziano Gian Maria

Altra, oserei dire ennesima partita dominata sul piano del gioco, occasioni sprecate che si susseguono, e man mano che le lancette scorrono quella sensazione inesorabile di terrore che in questo mese l'ha fatta da padrone che ci assale, le gambe iniziano a tremare ed ecco l'episodio che pregiudica la gara, rigore per il Besiktas. Sembra l'ennesimo film già scritto su questo periodo nero della squadra , Quaresma trasforma alla perfezione con Reina che per pochissimo non compie il miracolo, la luce in fondo al tunnel sembra sbiadire sempre più, i nostri ragazzi si trovano sempre più vittime di loro stessi, piccoli, impotenti, inermi di fronte alle loro paure, sembra davvero giunto il momento della resa. Ma questa volta no, non si può buttare tutto ciò che di buono è stato fatto, una qualificazione che ormai sembrava più che agevole se non addirittura già fatta, l'ambiente è però sempre più caldo, la Vodafone Arena trema e i cori da battaglia dei Turchi la trasformano in un vero inferno ottomano. Poi all'improvviso un lampo, il nostro condottiere alza la cresta, alta, fiera e possente, come Leonida alle Termopili, loro sono tanti, forse troppi, c'è una differenza netta tra quei 40.000 turchi e gli 11 azzurri, ma a Marek questo non importa, suona comunque la carica, trascina quei 10 ormai timorosi dietro di se, di corsa a metà campo, nella zona nevralgica della battaglia, ordina di attaccare, di gettare il cuore oltre l'ostacolo, chiama palla e proprio nell'attimo in cui sembra sul punto di servire un suo compagno scaglia tutta la sua rabbia, o meglio la nostra concentrandola nel suo sinistro, Fabri vola, alla disperata cerca di allungare la mano, ma alla fine è costretto a chinare il capo e raccogliere la palla dalla rete. Il nostro generale ha colpito e nel giro di 4 minuti ecco il silenzio, l'arena è muta, questi turchi non fanno più così paura, si sente solo lo squarcio azzurro, Marek infatti non si ferma, corre, battendo forte la mano sul cuore, con sguardo feroce, famelico verso il suo popolo che risorge dagli inferi, quei quarantamila ora sembrano spaventati, sembra quasi che la situazione si sia capovolta, l'arena è stata ormai conquistata, e forse per le loro teste starà passando, "Mamma li napoletani", di fronte ai mille che hanno seguito la squadra fin lì e che alzano sempre più la voce aizzati dal loro infinito leader. Siamo i tuoi tifosi, sei il nostro capitano, ave a te Marek.

Sabato Pag.29 05 Novembre 2016


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VIP AZZURRI:FABIO DE CARO SI RACCONTA di Mario Passaretti Oggi ai microfoni di Cuore Azzurro abbiamo il piacere di intervistare Fabio De Caro,conosciuto a tutti come MALAMMORE nella fortunatissima serie televisiva GOMORRA. E’ un immenso piacere averti con noi e nonostante non sia un buon momento calcistico ,la fede per il nostro Napoli non viene mai abbandonata.Dopo un saluto all’Ainc,ai suoi tanti club sparsi in tutto il mondo e soprattutto al presidente Saverio Passaretti vogliamo conoscere meglio il tifoso Caro Fabio come ti sei avvicinato al Napoli? Come quasi tutti anch’io ho trovato la mia guida calcistica in mio padre.Lui è da sempre stato un grande tifoso del Napoli e lui mi ha avvicinato alla squadra fin da piccolo e sin da fanciullo gli ho giurato amore eterno e tranne nei momenti di impegni professionali non perdo mai occasione per andare allo stadio a seguire da vicino le vicende della mia squadra del cuore. Crescendo avrai avuto un tuo idolo calcistico? Caro Mario questa tua domanda per noi napoletani ha quasi una risposta scontata.Ovviamente Diego Armando Maradona,a cui gli devo tanto come tifoso.Ci ha fatto vincere e sognare e lo ammiro tantissimo come calciatore anche se non lo stimo come uomo. Purtroppo se ne parla ancora,soprattutto dopo la sconfitta allo Juventus Stadium,hai digerito la partenza di Higuain? Al mondo di oggi non esistono bandiere se non Totti alla Roma e quindi non mi meraviglio,ma Higuain se n'è andato in malo modo.L’avrei digerita se ci avesse avvisato senza fare tutto in silenzio e in modo subdolo . Non glielo perdonerò mai .Ed il fatto che sia stato lui a decretare la sconfitta a Torino,mi brucia ancor di più.


Cosa ti aspettavi dal mercato? Come tutti mi aspettavo qualcosa in più.Abbiamo tanti giovani di prospettiva unica ma io sono un po' stanco delle prospettive, voglio vincere ora . Il fatto che la Juve spenda 90 milioni per un trentenne ci fa capire la grossa differenza tra le due società. Vorrei che il Napoli non investisse solo sui giovani anche a noi piacciono i campioni .....Come dicevo non abbiamo molta scelta dobbiamo fare giocare i giovani sperando sempre in un mercato di gennaio che porti a Napoli una punta vera e di alto livello. Parliamo dei tuoi progetti lavorativi futuri? Stiamo lavorando alla terza stagione di Gomorra e finché c’è Gomorra non possiamo fare altro; in futuro chiaramente vorrei cimentarmi in nuovi ruoli lontano da malammore ,un personaggio al quale comunque devo tantissimo.Non posso anticiparvi null’altro. Possiamo ancora competere per la vittoria del campionato italiano?Ed il cammino in Champions? Allo scudetto io ci credo ancora,visto che il campionato è lungo ma oltre che metterci del nostro dobbiamo augurarci qualche scivolone della Juve che resta molto superiore a tutti gli altri.E soprattutto sperare che si intervenga sul mercato ora per sopperire all’assenza di Milik. In Champions sono certo che andremo avanti . Agli ottavi mi auguro tanto una bella squadra perché sogno di farmi una bella trasferta. Siamo giunti alla fine di questa piacevole intervista e lasciamo Fabio facendogli fare un saluto finale Ringrazio Mario per questa piacevole intervista,vi ringrazio e vi abbraccio tutti. Con affetto e fedeltà ai nostri colori dico: W il Napoli sempre e comunque!

Sta senz' pensier!!!





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