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Organo ufficiale dell’Associazione Italiana Napoli -Club Anno X- nr 115- 12/04/2015
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Ritroviamo il Napoli pe
rduto
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De Laurentiis: il ritiro non è una punizione
C’è una stagione da salvare Qualità, affidabilità, potenza
A NApoli c’è grANde delusioNe, mA lA stAgioNe può ANcorA essere sAlvAtA: ANche iN cAmpioNAto
Vincere per rimettersi in corsa Non è tempo di processi: questa può essere una domenica importante per gli azzurri lA clAssificA progrAmmA
Juventus Roma Lazio Fiorentina Sampdoria Napoli Torino Milan Inter Genoa Palermo Sassuolo Udinese Empoli Hellas Chievo Atalanta Cesena Cagliari Parma
AtAlAntA - SASSuolo CeSenA - Chievo GenoA - CAGliAri lAzio - empoli milAn - SAmpdoriA nApoli - FiorentinA pArmA - JuventuS torino - romA udineSe - pAlermo veronA - inter
prossimo turNo CAGliAri - nApoli Chievo - udineSe empoli - pArmA FiorentinA - veronA inter - milAn JuventuS - lAzio pAlermo - GenoA romA - AtAlAntA SAmpdoriA - CeSenA SASSuolo - torino
Direttore responsabile: Saverio Passaretti
ORGANO UFFICIALE DELLA ASSOCIAZIONE ITALIANA NAPOLI CLUB
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Edito dall’A.I.N.C. Coordinamento: : Star Press Hanno collaborato: Francesco Basile,
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Carlo Longobardi, Bruno Marra, Mario Passaretti, Carmine Tascone, Ciro Piemnte. Fabrizio Piccolo Sede legale: via G. Porzio, 4 Isola G5 Centro Direzionale (Na) Registrazione Tr. Napoli N. 92 del 5/12/2007
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LIbERAMENtE
tutti i nodi dirigenziali sono Venuti al pettine Era inevitabile: dopo le parole di De Laurentiis, che ha sottinteso un comportamento poco professionale da parte di alcuni calciatori, spuntano le mitiche notti brave. Che poi tradotto in soldoni stano ad indicare che i calciatori fanno vita poco professionale perché notte tempo di intrattengono piacevolmente con gentili signorine. Nulla di nuovo sotto il sole. Da che calcio è calcio è sempre stato così. E sarebbe ben strano il contrario. In fin dei conti stiamo parlando di ragazzi tutti al di sotto dei 30 anni, con un fisico atletico, con qualcosa di soldi a disposizione, e con tutti gli ormoni al “top” della condizione. Nulla di più facile per loro che cadere in tentazione. Quando il rendimento di una squadra scende c’è sempre qualcuno disposto a tirare fuori questa storia. Il tutto perché non si vince. Quando si vince nel momento in cui si incontrano i giocatori semmai in orari poco consoni per strada, i tifosi fanno loro festa. Del resto sono giovani, è giusto che si divertano. Quando non si vince diventano irresponsabili. Il ritiro punitivo non serve mai. Soprattutto se va oltre i tre giorni. Ma la cosa più sbagliata è mettere i giocatori nel mirino della contestazione. I giocatori, soprattutto quelli più giovani, vanno in qualche modo controllati dalla società. Che deve avere figure dirigenziali apposite, che stiano vicino ai ragazzi, e se nel caso li marchino a uomo. Ma a meno di clamorosi festini di gruppo, sistematici, non è mai successo che una squadra possa avere una striscia negativa come quella che ha il Napoli in questo momento per questo motivo. A 25 anni non si ha la maturità per evitare certi errori, ammesso che divertirsi con
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qualche coetanea di apri età sia un errore. Ma si ha anche la fortuna di avere un fisico che assorbe tutto. Questi errori alla fine si pagano, ma solo col passare degli anni. Semmai chi non fa vita da atleta non dura a lungo, ma difficilmente nell’immediato ne risente. Se il Napoli non va non dipende solo da questo. Ci sono tante cause molto più gravi. Ma è comodo scaricare tutto sui giocatori. E’ una decisione populista, che fa felici nell0immediato i tifosi che cercano un capro espiatorio, ma non serve a nulla. Il vero problema del Napoli oggi è
l’editoriale di
liberato Ferrara
il rapporto tra De Laurentiis e Benitez; il vero problema del Napoli semmai è in una società monca, che manca di figure di controllo; il vero problema è che il Napoli ha una proprietà fortissima, ma non ha una società vera. Un problema che si trascina da sempre, ma evidentemente il presidente De Laurentiis non riesce a percepire l’importanza della cosa. La specificità del calcio rispetto a tutte le altre attività è nota: soprattutto calcio e cinema sono mondi completamente diversi e non possono essere amministrati nello stesso modo. Altrimenti sono problemi seri
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Alla ricerca del Na di Saverio Passaretti E’ quanto mai calzante il paragone con la sceneggiatura di un film di avventura per rendere omaggio al nostro Presidente, l’assurdo periodo che vive la nostra squadra. Dissipato un incredibile numero di punti con un ruolino di marcia da retrocessione, gli uomini di un frastornato Benitez fuori dal giro Champion, eliminati dalla Tim Cup da una frizzante Lazio e dalla Super Coppa Italiana che sarebbe stata comunque giocata pur perdendo la finale con la Juve. La sfida con i romani aveva un enorme peso specifico ed il Napoli è stato capace di vanificare una occasione unica e irripetibile, impauriti e inconcludenti hanno subito la sconfitta senza attenuanti e quantomeno laconico il commento del nostro mister su varie occasioni sciupate. Sarà pur vero ma questo denota una scarsissima concentrazione, una sfiducia nei propri mezzi, non è spiegabile come un gruppo di ottimi giocatori non sappiano reagire ad uno stallo che dura da mesi, legittima la preoccupazione dei tifosi che attribuiscono, giustamente, molta colpa alle insistenti voci di mercato che prevedono luci funeste sulla squadra futura con il cambio allenatore e la fuga all’estero di svariati giocatori. Inutile recriminare sul modulo utilizzato da Rafa che è all’evidenza sembrerebbe
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non appropriato nel campionato italiano, la maggior parte dei tecnici, infatti, adottano schemi più elastici modificati seguendo l’andamento delle varie sfide o le mosse tattiche durante la gara. Il tecnico spagnolo resta fedele alle sue convinzioni, la sua prevedibile impostazione consente agli avversari di studiare con calma le contromosse del caso del resto i risultati parlano chiaro a meno di avere i due centrocampisti previsti in condizioni fisiche strepitose. Tutte queste considerazioni sono necessarie per una valutazione globale del momentaccio senza dimenticare che le vere vittime sono i tifosi napoletani costretti a subire, sempre con grande sportività, il crollo di un programma sfumato miseramente in un breve arco di tempo. Necessario riprendere il cammino e la dignità iniziando dalla Fiorentina, una squadra legata ai dolci ricordi del primo indimenticabile scudetto dell’epoca Maradona, fu un pareggio d’oro la festa azzurra nella nostra città ancora commuove per l’intensità e la gioia. Crediamo nella professionalità dei giocatori richiamati pesantemente dal Pres.
De Laurentiis ad uno scatto d’orgoglio per chiudere degnamente il campionato e aggredire l’Europa League unico ed ultimo obiettivo da poter raggiungere. Scaramanticamente si evitino calcoli, contro i tedeschi del Wolfsburg sarà vera battaglia in una doppia sfida che vede, per il momento, gli azzurri psicologicamente in inferiorità, sesti in campionato e fuori da Tim Cup e Supercoppa e gli avversari in ottima condizione e saldamente in seconda posizione in campionato dietro il super Bayern. Due le sfide, il match di andata il 16 aprile in Germania e il ritorno il 23 aprile a Napoli, due appuntamenti che decideranno il futuro del Napoli per la prossima annualità, l’unico vantaggio è che la prima partita sarà fuori casa ed è lì che si deciderà la qualificazione ci vorrà un Napoli concreto e cinico. La speranza di vedere i nostri beniamini motivati già con i viola, il segnale che la squadra possa reagire ed uscire dal un lungo e buio tunnel che pare non finisca mai. Forza Azzurri . . * Presidente aiNC
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apoli … perduto !! il tifoso nel pallone di
Carlo loNgobardi
Le statistiche non valgono più, purtroppo. Elaborare complessi quanto inutili calcoli serve solo ad alimentare il folto gruppo di coloro che immaginano il calcio alla stregua di una funzione matematica, che si nutrono di grafici, di lavagnette, minutaggi, gol fatti, subiti, e altri ammennicoli del genere. Il campo verde, inesorabile, parla chiaramente di caduta libera, il risultato finale, unico insindacabile giudice, la sancisce. Lontana la zona champions league, eliminati dalla Coppa Italia e compromessa psicologicamente la restante parte della stagione. Il presidente, inviperito dopo la sconfitta con la Lazio, chiude in ritiro baracche e burattini, i calciatori, frastornati, non possono che acconsentire (salvo cercare potenziali soluzioni alternative sottacqua…), il tecnico, meno serafico del solito, rinvia a fine campionato le valutazioni complessive. E il tifoso? Secondo una nutrita schiera di sapientoni e titolari della verità, dovrebbe continuare, imperterrito, a sgolarsi per gli azzurri - come è giusto che sia – anche se con un atteggiamento di semiincoscienza e ripetendo a se stesso, come un mantra, che qualsiasi cosa succede il Napoli non si discute ma si ama. Una differente filosofia di pensiero calcistico ritiene invece prioritaria la critica “a prescindere”, facendo assistere non di rado, al San Paolo, ad una vera e proprio litania “contro tutto e tutti” dal primo all’ultimo minuto. Tale che un gol a favore appare quasi come una iattura. L’appassionato moderato e riflessivo, invece, un titolare di colpa maggiore l’ha già individuato e questo coincide inevitabilmente con
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chi detiene il timone, le redini della compagine: Rafa Benitez. L’allenatore sempre più nel pallone negli ultimi tempi ha assunto di più i colori nerazzurri a lui poco gradevoli e sempre meno quello rosso inglese di fortunata, recente, memoria. Il dispensatore di saggezza calcistica e di nuove teorie pallonare sembra aver esaurito la sua prolifica vena. E’ confuso, integralista e forse veramente poco adatto al campionato italiano, caratteristica che qualcuno, in particolare da Milano sponda interista, aveva già segnalato. Gli è stata affidata una rosa che forse non ha precedenti nella storia partenopea, e non ha avuto la capacità di “stressarla” al massimo: non è mai riuscito ad insegnare i giusti movimenti ed equilibrare la difesa, tra l’altro sempre aggredita al limite dell’area a causa del noto, scarsissimo, filtro a centrocampo, è riuscito a dare lustro solo ai calciatori lui congeniali per scelta, appartenenza geografica e modulo, screditando fino al limite della mediocrità un talento cristallino e fedele come Hamsik, ha utilizzato a singhiozzo gente come Gabbiadini (opzione notoriamente non sua) e Zuniga seppur recuperato dall’infortunio, facendo puntualmente “accomodare in panca”, non si sa per quale strana alchimia, tutti coloro che avevano dimostrato eccellente forma fisica e continuità nella gare precedenti. Poi, i due punti dolenti per eccellenza: 1) un sistema di gioco basato unicamente sul noiosissimo giro palla - utilizzato in ogni momento della gara che, oltre a provocare numerosissimi spunti narcolettici ha smarrito talmente tanto i calciatori che ormai cercano l’appoggio indietro anche dentro la
porta avversaria; 2) la inadeguatezza a leggere in corsa la partita e utilizzare in modo proficuo la lunghissima panchina a disposizione. I proverbiali cambi, che i citati smanettoni delle statistiche hanno già stigmatizzato ampiamente nel loro arco temporale, sono sempre stati compiuti “pedina per pedina” (errore spesso mascherato della qualità dei singoli) e mai quali contromosse a sostituzioni avversarie spesso del tutto azzeccate. Un elenco lungo che la critica di ogni genere ha mascherato e sottovalutato anche per rispetto dell’aura di intoccabilità che il tecnico spagnolo ha portato con sé. Ora che il re è nudo, che continua a tentennare rispetto alla sua eventuale conferma, che richiede garanzie che nell’attuale mondo del lavoro nessuno ha, che ancora vede la città soltanto nel tragitto che la collega all’aeroporto, le lacune appaiono più evidenti. Il Napoli, più di ogni altra cosa ha bisogno di riaffermare la sua dispersa identità, di avere in campo gente capace anche di leggere gli striscioni, di ascoltare e capire i cori delle tifoserie avversarie, al fine di poter replicare in maniera veemente ad eventuali attacchi stupidi, fuori luogo, stantii e ingiustificati. Siamo sopravvissuti all’addio di Diego Armando Maratona che ci aveva portati, con straordinario entusiasmo, sul tetto del mondo, possiamo fare a meno di chiunque altro. I tifosi, tutti, non smetteranno mai di amare e sostenere i propri beniamini, ma hanno la necessità di essere rispettati, e magari di non vedere finire partite che ci vedono soccombere, per inerzia, con l’estenuante e quanto mai rappresentativo “giro palla”.
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La riscossa coi viola STRINIC MATI DAvID LOPEZ kOULIBALy
ANDUJAR
GOMEZ
DIAMANTI
ALBIOL INLER HENRIqUE
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SALAH
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a: si parte alle 15.00 TOMOvIC
INSIGNE
kURTIC SAvIC
DE GUZMAN
NETO
HIGUAIN
GONZALO BADELJ
CALLEJON
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tAscoNe: “col suo riNviAre lA decisioNe sul futuro hA spAccAto lo spogliAtoio”
“benitez ha il dovere di fare chiarezza” “Oggi si può vincere, ma in campo devono andare i giocatori più forti” di liberato Ferrara
NAPOLI – Pensa positivo Carmine Tascone, il grillo sparlante del calcio napoletano. Uno che non ha mai avuto peli sulla lingua, figurarsi adesso che ha raggiunto una età veneranda, che da sola consente di dire senza problemi tutto quello che si pensa davvero. “Il Napoli può e deve vincere questa partita contro la Fiorentina”. L’attacco è di quelli che non ammettono repliche, quasi una sentenza. Una dichiarazione che quasi prende di sorpresa, visto che Tascone sin qui non è mai stato tenero ne’ con la società, ne’ con l’allenatore. La prima rea di aver indebolito la squadra con un mercato dissennato, il secondo, nonostante tutto, di non aver fatto rendere una squadra che pur se indebolita vale molto più di quanto fatto sin qui. “Le mie perplessità restano. Per alto per aver parlato quando le cose sembrava andassero bene ed era difficile dire certe cose, adesso non sento il bisogno di ribadirlo. Non sono il tipo da dire: visto che avevo ragione io? La situazione è quella che è. Adesso bisogna guardare avanti e cercare di limitare i danni. I conti poi si faranno alla fine. Rinfocolare vecchie polemiche in questo momento non ha molto senso”. Da cosa partiamo allora? “Partiamo dalla partita contro la Fiorentina, che è in fin dei conti la cosa che sta a cuore in questo momento ai tifosi. I tifosi nel bene come nel male pensano sempre alla prossima partita, ed è giusto così: Perché dico che si può vincere? Perché il Napoli mi sembra più forte dei viola. Poi la Fiorentina è reduce da una sconfitta che è ancora più bruciante di quella patita dal Napoli. Il Napoil la Coppa Italia l’ha vinta due volte negli ultimi tre anni. Per la Fiorentina il discorso è diverso, no vince un trofeo da una vita, questa era una buonissima occasione, e dopo aver vinto 2-1 a Torino, ed attraversando anche un buon momento, pensavano di essere pronti finalmente per vincere qualcosa. La delusione per loro deve essere stata enorme.
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Quasi un avvilimento. Anche il Napoil è uscito perdendo in casa, ma in modo diverso, e poi la reazione è stata diversa. A Firenze c’è una sorta di avvilimento, diciamo di scoramento, che forse è la parola più giusta. A Napoli no, c’è la guerra a questo punto tra allenatore e presidente. Un fatto gravissimo, ma che contribuisce a tenere alta la tensione. Molto meglio avere la guerra in casa nel mondo del calcio, piuttosto che avere un senso di impotenza come in questo momento di sembra di capire che sia a Firenze. Il Napoli parte avvantaggiato per questo. Mi aspetto una reazione dei giocatori alle accuse del presidente e di tutto l’ambiente. Cosa che no immagino per la Fiorentina”. Dipende tutto al Napoli quindi? “Dipende a mio avviso tutto da Benitez, e qui sono costretto a tornare sui soliti discorsi. La prima cosa che il tecnico deve fare, spero anzì l’abbia già fatta, è quella di chiarire la sua posizione. Sappiamo tutti che andrà via, ma deve dirlo lui ufficialmente alla società e alla squadra. In questo momento vedo uno spogliatoio senza guida. Spaccato in più parti: chi sta col presidente, chi sta con l’allenatore, che non se ne frega di nulla e di nessuno e pensa solo ai fatti suoi. La prima cosa è fare chiarezza sul tecnico. Poi il resto verrà da solo. Spero che De Laurentiis abbia capito la lezione. Una società di calcio va seguita passo passo. Se non lo può fare in prima persona deve avere uno di fiducia che sta sempre con la squadra. E soprattutto in una società di calcio servono persone che sappiamo di calcio. Che possono aiutare il tecnico in certi momenti, e che da vecchi uomini di calcio sappiano anche capire le cose. Il calcio esiste da più di 100 anni, oggi si può cambiare qualche regola di gioco, sviluppare il marketing e quanto altro per fare più soldi. Ma poi in campo, a livello tattico e di gestione del gruppo, penso che nessuno potrà inventare più nulla”. Solo questo deve fare Benitez? “Benitez due cose deve fare: fare chiarezza sul futuro, mettere in campo i giocatori migliori. Basta con i vari Britos,
Henrique, De Guzman e compagnia cantando. In campo devono andare i più forti. Lui con questi turnover folli ha rovinato sta rovinando Hamsik, e ha distrutto un giocatore come Jorginho, che era un atro nascente del calcio italiano, e che adesso, dopo un anno di gestione Benitez, sembra aver dimenticato come si gioca a calcio. Da che calcio è calcio è il tecnico che deve adattarsi ai giocatori, e non viceversa. Benitez da questo orecchio non ci sente, ed è l suo grande limite”.
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DE LAuRENtIIs “il ritiro non è punitivo per nessuno” “Abbiamo ancora traguardi importanti da raggiungere. Stare un po’ insieme aiuterà la squadra a ritrovare quella concentrazione perduta” "Il ritiro non è punitivo, stare insieme aiuterà il gruppo a confrontarsi e ritrovare morale ed entusiasmo". Così Aurelio De Laurentiis chiarisce la sua decisione ai microfoni di Radio Kiss Kiss. Il Presidente parla in maniera propositiva del ritiro azzurro e rilancia sul futuro e sulla forza della squadra nell'ottica dei prossimi impegni: "Il concetto di punizione non rientra nei miei principi culturali. Il ritiro serve per creare una concentrazione assoluta. Quando dico che Napoli è una città bellissima piena di bellezze naturali, questo significa che in questa città c’è appeal ma anche distrazione. Distrarsi significa anche solo vedere una bella vetrina con la moglie, un panorama, o giocare ad un videogames nel pomeriggio". "Io dico solo che d’ora in poi ci vuole massima con-
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centrazione - ha detto ancora De Laurentiis - e la concentrazione significa anche rafforzare una solidarietà di gruppo. Noi abbiamo una rosa eterogenea con calciatori provenienti da varie nazioni. Siamo stati la terza squadra al mondo a fornire calciatori al Mondiale e questo significa che abbiamo elementi validi che devono essere 'tutti per uno' pronti anche al sacrificio per la squadra". Ancora sul ritiro: "La mia decisone è arrivata in un momento in cui avevamo delle défaillance. Per ritrovare entusiasmo e verve bisogna stare insieme per appoggiarsi, sostenersi, amarsi e confrontarsi. Ma vorrei che si smettesse di parlare di punizione perché non è mia abitudine, né mia cultura. Ci vuole dialogo e disponibilità. I nostri calciatori sono bravissimi, lo hanno sempre dimostrato e
devono tornare a ricompattarsi per vincere. E questo non dipende né dal tecnico, né dai dirigenti e né dal Presidente, ma deve nascere dal profondo del loro nucleo per attaccamento alla maglia e rispetto per i tifosi". Napoli che si gioca molto in Europa League: "Col Wolfsburg sarà una gara importante perché il campionato tedesco sta crescendo in maniera forte. Incontriamo la seconda squadra della Bundesliga e sarà un match affascinante. E’ meglio sempre avere la prima in trasferta e la seconda in casa, cercheremo di ottimizzare questa situazione. La gente se lo dimentica, il vero tifoso vuole vincere sempre". Infine sul progetto stadio San Paolo: "Ab-
biamo un grosso investimento da dover compiere allo stadio e lo farò di tasca mia. Dovrò abbandonare il cinema per un paio di anni per dedicarmi al San Paolo perché voglio agire in prima persona". "Non é stato mai un problema familiare, anzi mia moglie ama Napoli e lo stesso io. Basta scherzare". Botta e risposta su Twitter tra Pepe Reina e il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis. Il portiere spagnolo ha risposto così ad una dichiarazione del patron azzurro che rispondendo ad una domanda sul perché Reina non fosse rimasto aveva detto: "Reina ha accettato un compenso maggiore in Germania e problemi familiari non lo facevano restare a Napoli".
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L’AvvERsARIA
montella: proViamo a sfruttare il momento difficile del napoli FireNZe - La partita contro il Napoli non sarà mai una partita normle per Montella. Lui napoletano e tifoso del Napoli ci tiene sempre a fare bella figura. "L'avversario è forte, sta attraversando un momento particolare e noi dobbiamo approfittarne. Temo il loro orgoglio e l'ambiente che sono certo sarà vicino alla squadra. Anche noi dovremo avere orgoglio ed intelligenza. Ci sono tanti rumori intorno al Napoli e questo spesso può far bene ai calciatori: dovremo essere bravi ad indirizzare la partita a nostro piacimento. Dovremo fronteggiarli soprattutto all'inizio". Fiorentina stanca, questa l'imnpressione. "Babacar non si è allenato e non sarà disponibile, la squadra non è stanca, almeno non fisicamente". Una gara da dentro o fuori: chi perde è deinitivamente fuori dalla corsa Champions
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"Servirà convinzione, condizione fisica e mentale. i risultati portano risultati". Cambierebbe Higuain per Gomez "Non faccio il fantacalcio, mi tengo il mio". Napoli in ritiro, serve a qualcosa? "Non so se serve, non ci credo molto. Magari può servire per chi ha una situazione particolare a casa e necessita di tranquillità". Si torna per un attimo alla gara di martedì contro la Juventus. "Per me è una gara archiviata, non se ne deve più parlare: dobbiamo parlare della partita di domani che è importante. Le mie valutazioni le ho fatte". Sulle parole di stima di Diego Della Valle: "La stima ce la manifestiamo sempre reciprocamente, mi fa molto piacere". Infine su Pizzarro: “Ci dispiace ma non abbiamo responsabilità su di lui, se era disponi-
bile era giusto portarlo in panchina ad Udine. Poi ha avuto una ricaduta e ci dispiace. Adesso è a disposizione ed è questa la cosa più importante".
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e’ stAtA uNA delusioNe terribile per tutti, A pArtire dAi tifosi
Quanti significati ha questa eliminazione? Adesso è lecito chiedersi cosa sarà del resto della stagione degli azzurri di
Mario Passaretti
Chi di noi non ha sperato di andare nuovamente a Roma per vedere la finale di Coppa Italia? Forse un po' tutti essendo ormai il campionato un miraggio. Gli unici obiettivi rimasti erano Coppa Italia (ad un passo dalla finale dopo l'1-1 conquistato all'Olimpico) ed Europa League ma purtroppo mercoledì sera il Napoli ha fornito una delle più brutte prestazioni in termini di risultati culminata con l'eliminazione. Una squadra incapace di segnare complice anche la mancanza mentale di molti giocatori chiave come Callejon, Hamsik ed ultimamente anche il Pipita Higuain. Fatto sta che il Napoli è uscito sconfitto al San Paolo e soprattutto eliminato da una Lazio cori-
acea e determinata a giocarsi la finale in casa. L'eliminazione ci può anche stare, ma la domanda che un po' tutti noi ci facciamo è: dove sono finiti alcuni calciatori? Come si risolverà la questione allenatore? Una squadra ormai deludente che può aggrapparsi all'unico sogno rimasto,cioé l'Europa League, viatico unico per salvare una stagione che stando ai risultati si appresta ad essere deludente.Il patron ha tuonato pesantemente dopo l'eliminazione decidendo di tenere in ritiro a Castelvolturno fino alla fine della stagione l'intera squadra con la speranza che questa decisione possa dare la scossa giusta affinché il Napoli si riprenda degnamente in campionato ma soprattutto tentando a tutti i costi
di trionfare in Europa per evitare che questa stagione possa essere ricordata come una delle più deludenti dell'era De Lau-
rentiis, un vero e proprio fallimento che potrebbe portare a molti e decisivi cambiamenti, primo tra questi la guida tecnica.
A CAstELvOLtuRNO
festa a sorpresa per duVan Si parla tanto di spogliatoio spaccato, di un Napoli diviso su tutto, di un ambiente depresso. sarà anche così, ma non mancano le eccezioni. Il fatto che ci siano difficoltà in campo non cancella che la squadra sia compsta da ragazzi che vanno anche d'accordo tr aloro. La riporva nei giorni scorsi, con una festa a sorpresa per Duvan Zapata a Castelvolturno. L'attaccante azzurro, che nei giorni scorso ha compiuto 24 anni, alla fine dell'allenamento ha trovato la moglie Dia-
na, la figlioletta Danzel e tutta la squadra "nascosti" nella sala video per atten-
dere il suo ingresso a luci spente per poi far esplodere l'urlo del "tanti auguri a te"
dinanzi alla torta celebrativa. Grande l'emozione per Duvan abbracciato immediatamente dalla figlia che gli è balzata addosso e sommerso dall'affetto dei suoi compagni. Poi Duvan, evidentemente commosso, ha tagliato la torta tra i cori e gli applausi della squadra che insieme a Rafa Benitez e l'intero staff tecnico, lo staff medico e tutti i collaboratori della SSC Napoli hanno partecipato con affetto ad una giornata speciale all'insegna dell'azzurro Napoli.
MA quEstO NApOLI è DA sEstO pOstO? di FraNCesCo basile-
E’ da sesto posto il Napoli allestito la scorsa estate? E’ questa la domanda che, inevitabilmente, mi frulla nella testa, dopo la sconfitta di sabato scorso a Roma. Dal secondo posto, lì ad un passo, ad un sesto posto, che non assicura nemmeno l’accesso diretto all’Europa League. Cosa è successo al Napoli nelle ultime giornate di campionato? Cosa è successo agli azzurri, che all’inizio del 2015, escludendo la sconfitta casalinga con la Juventus, rappresentavano la squadra più virtuosa e affamata di punti dell’intera serie A? La squadra di Benitez ormai non vince in campionato dal 23 febbraio scorso, in casa col Sassuolo. La Roma, seconda, ormai ha preso il largo a nove punti e, anche il terzo posto, occupato dalla Lazio sembra un miraggio. Difficile recuperare ben otto punti alla squadra biancoceleste che, nelle ultime partite,
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sta dimostrando di meritare ampiamente la qualificazione in Champions League. Continue e assordanti voci di cambiamenti destabilizzano l’ambiente. Rafa Benitez non ha ancora chiarito la sua posizione per il futuro e questo, di certo, non contribuisce alla serenità dello spogliatoio. Alcuni giocatori poi, sembrano totalmente spariti dal terreno di gioco: Josè Maria Callejon ne è l’esempio più eclatante. L’intera squadra poi sta offrendo prestazioni al limite della mediocrità, quasi avesse ormai tirato i remi in barca, almeno per quel che ne concerne il campionato. E’ anche vero però che il Napoli è ancora in corsa per l’Europa League (la cui vittoria assicurerebbe l’accesso diretto alla Champions). La finale di Varsavia è sicuramente alla portata del Napoli, ma superare le squadre rimaste in corsa non è per nulla semplice: occorrono volontà, determinazione, cattiveria agonistica, qualità di cui gli azzurri, ultimamente, sem-
brano esserne in difetto. Domenica il San Paolo ospiterà la Fiorentina di Vincenzo Montella, tra l’altro più volte accostato alla panchina del Napoli in caso di addio, ormai probabile, dell’allenatore spagnolo. Sarà quella di domenica una partita fondamentale, che forse chiarirà molti dubbi circa quelli che sono, a questo punto della stagione, i potenziali obiettivi di Higuain e compagni.
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IO LA vEDO COsì
Vietato arrendersi adesso, tutto puo' ancora succedere C'è una parola-brivido che il Napoli deve evitare più di ogni altra cosa in questi due mesi scarsi che restano ed è quella che fa paura più delle sconfitte. Si chiama destabilizzazione ed è quel pericolo che porta alla rassegnazione, a pensare al futuro più che al presente, a smettere di inseguire un obiettivo anche se sembra più un sogno che una realtà. Lasciamo da parte le coppe e restiamo solo sul campionato, a partire dalla gara con la Fiorentina il Napoli ha tre scontri diretti in casa, contro i viola, la Sampdoria e la Lazio ed un calendario ipoteticamente non proibitivo per continuare a pensare di poter chiudere la stagione in maniera quantomeno decorosa. Solo dopo si potranno fare bilanci e confronti, ora no. Mollare tutto e lasciarsi andare in campionato confidando tutto sull'Europa League o peggio ancora cominciando a ragionare su addii e partenze sarebbe il peggior viatico per il fallimento. La matematica suggerisce una logica diversa: provare a vincerle tutte fino alla fine e se si riesce bene e sennò pazienza, ma che sia davvero solo merito degli avversari e non deficienza propria dovuta a rilassatezza mentale, svogliatezza e autolimitazione anticipata. La grande squadra, il grande
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gruppo sa anche cos'è l'orgoglio, cos'è la dignità. Valori superiori alle qualità tecniche. E sono quelle che i tifosi oggi chiedono agli azzurri. Non ci sarà la Champions il prossimo anno? Possibile ma non decidiamolo da adesso senza provarci fino alla fine. Ci sarà un altro allenatore l'anno prossimo? Buon per chi ha fatto di tutto per rendere la vita a Benitez e peccato per chi continua a pensare che con lo spagnolo si stava apren-
do un ciclo nuovo e importante, ma anche di questo è meglio se ne parli dopo, a stagione chiusa. Ora la testa di tutti deve essere alle partite che restano, che non sono poche e che nonostante tutto possono radicalmente cambiare lo scenario di quest'altalenante campionato. Rinnovi di contratto (anche dei giocatori sia chiaro), voglie di evasioni (soprattutto dei giocatori, si intenda), mercato, dissapori, malumori: va messo
di
FabriZio PiCColo
tutto in un baule da aprire a giugno. Battere la Fiorentina, a svolgimento favorevole di altri risultati, restituirebbe una prospettiva di classifica clamorosa e invitante. Provarci è un dovere assoluto. E quindi anche alla gente è utile chiedere uno sforzo: niente fischi, niente contestazioni, niente mugugni per 90'. Mai come stavolta quel motto di don Rafaè è valido: spalla a spalla. I conti, casomai, si faranno dopo.
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una eVidente mancanza di motiVazioni mette il napoli fuori dai giochi di
C iro P ieMoNte
Fin dai primi giorni dell’era Benitez sono stato tra i suoi più acerrimi sostenitori. Lui che ha vinto ovunque e qualsiasi cosa, non poteva che far bene a Napoli. Non si smentisce , mettendo in bacheca due titoli, la Coppa Italia a Roma e la Supercoppa a Doha. Parliamo di pochi mesi fa ma sembra siano passati secoli. La squadra delle 5 vittorie consecutive dopo la Supercoppa si è affievolita ed è molto poco ambiziosa. Le motivazioni nella vita cosi come nel calcio sono tutto, motivazioni appunto, foga, cattiveria agonistica che chi meglio di un allenatore può trasmettere alla propria squadra. Qualche articolo fa parlai del nostro capitano (quando è in campo, ultimamente direi raramente) che forse non incideva sulla squadra in maniera positva dal punto di vista carismatico. Ad oggi ribadisco che il Napoli è il primo nemico di se stesso. Oggi in questo Napoli le motivazioni mancano più di un portiere, centrocampista o qualsiasi altro ruolo. La squadra è spenta, non c’è gruppo. D’altronde ad oggi ci ritroviamo fuori dalla Coppa Italia, fuori dalla corsa Champions e con una partita di 180’ minuti da giocarci col Wolsfburg, una squadra da considerare molto più che temibile. Siamo sull’orlo del baratro, vicinissimi nel definire questa una stagione fallimentare. Talvolta il nostro coatch pecca di ego e di
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consapevolezza, particolarmente nelle scelte del turnover, nell’uso continuo e ritmatico dello stesso modulo messo in difficolta puntualmente da un centrocampo folto, ma come possiamo contraddire un professionsita che ha comunque vinto più di “ogni altro” nella gestione De Laurentis. L’errore che un suo fan,come me, non perdona è il suo essere in bilico. La non fiducia di Benitez nel
non rinnovare o nel non essere chiaro sul suo futuro ha tolto tanta fiducia a questa squadra, a rischiare di perder tanto nella prossima stagione ,caro Rafa, non c’è solo il presidente con i milioni della champions, non c’è solo qualche grande campione che cercherà di meglio, non ci sei solo tu ma come sempre ci siamo noi tifosi, come ogni anno carichi di entusiamo in partenza e poveri di sogni alla fine. DOMENICA 12 ApRILE 2015
che bruttA fiNe hA fAtto il cAmpo di AlleNAmeNto di mArAdoNA
c’era una volta il paradiso ora è un inferno di incuria NaPoli – C’era un volta il centro Paradiso, oggi è un inferno a cielo aperto. Quello che era all’epoca la casa del Napoli, e che al momento della costruzione fu un vero e proprio fiore all’occhiello della S.S.C. Napoli giace in uno stato di abbandono vergognoso. Il terreno di gioco ormai è una giungla irriconoscibile, Do solo sa cosa si può trovare in mezzo all’erba. Il cancello azzurro, all’esterno, è rimasto praticamente lo stesso di dieci anni fa. Un tempo al di fuori c’erano sempre decine di tifosi, quasi sempre, ma non solo, ragazzi entusiasti che aspettavano la fine dell’allenamento per vedere i propri beniamini. Adesso invece è un monumento all’incuria: sta socchiuso
con una scritta “vietato l’ingresso” che non spaventa nessuno. Però adesso non c’è nessuno che ha intenzione di andare oltre, per vedere quello che è rimasto della casa di Maradona e Cannavaro, Alemao e Careca, di Krol e Giordano, di Bagni e De Napoli, di Bruscolotti e Ciro Ferrara Il campo dove si allenavano due calciatori che a distanza di 20 anni l’uno dall’altro hanno sollevato da capitani la Coppa del Mondo. Il Centro Paradiso fu il grande lascito di Ferlaino al Napoli ed alla città di Napoli, tutto sommato. Per quei tempi era un cosa all’avanguardia. Un centro dove non solo si allenava la prima squadra, e dove i giocatori potevano andare in ritiro alla vigilia delle partite, ma dove
c’era anche il pensionato per i ragazzi del settore giovanile. Fa male al cuore vedere oggi com’è ridotta la tribuna che appena era possibile si riempiva di tifosi per assistere alle partitelle del giovedì, o quando giocava la squadra Primavera. La tribunetta riservata alla stampa, posta sulla sinistra appena all’ingresso è ormai ridotto ad uno scheletro di lamiere, e ci si chiude come sia mai possibile che sia ancora in piedi dopo dieci anni di abbandono totale. La vecchia sede, con annesso il pensionato del settore giovanile, abbandonata a se stessa, quasi nascosta dietro una vegetazione fittissima che ne copre il degrado. Ma la cosa che fa più male al cuore è vedere la salita che porta dallo spogliatoio alla
sede. Era quello il posto in cui i giocatori di fermavano a parlare con la stampa o coi tifosi che riuscivano ad infiltrarsi. Anche negli ultimi momento della storia del Napoli, era su quella strada che spuntava la macchina con Naldi a bordo, che dispensava parole di speranze senza senso, ma che in ogni caso riscaldavano il cuore dei tifosi. La cosa triste è che in qualsiasi altra città del mondo ci sarebbe stata la corsa per salvare quell’impianto, semmai per farne un museo a cielo aperto sulla storia del Napoli. Ma evidentemente a nessuno interessa. Quella discarica a cielo aperto è un po’ la metafora di una città che non riesce mai a valorizzare le proprie bellezze, la propria storia.
fOtO DI uNO sCEMpIO
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Zapata salva il Napol
NApoli-AtAlANtA
1-1
NAPOLI: Andujar, Maggio, Henrique, Koulibaly, Britos, Inler, David Lopez (79' Duvan), Callejon (65' Mertens), Gabbiadini (70' Hamsik), De Guzman, Higuain. A disp.Rafael, Colombo, Uvini, Mesto, Zuniga, Jorginho, Insigne. All.Rafa Benitez ATALANTA: Sportiello, Bellini, Biava, Stendardo, Dramè, Migliaccio, Cigarini, Zappacosta (78' D'Alessandro), Moralez (66' Baselli), Gomez, Denis (70' Baselli). All. Edy Reja ARBITRO: Calvarese di Teramo MARCATORI: 72' Pinilla, 88' D. Zapata
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li all’ultimo assalto
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A Roma decidono Pjanic romA-NApoli
1-0
ROMA: De Sanctis, Torosidis, Manolas, Astori, Holebas (70' Mapou), De Rossi, Pjanic (68' Paredes), Nainggolan, Florenzi (79' Ibarbo), Ljajic, Iturbe. All. Rudi Garcia NAPOLI: Andujar, Maggio, Albiol, Britos, Ghoulam, Jorginho, Lopez Silva, Callejon (61' Gabbiadini), De Guzman (81' Insigne), Mertens, Higuain (76' Duvan). All.Rafa Benitez ARBITRO: Rizzoli di Bologna MARCATORI: 25' Pjanic
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c e... un errore di Rizzoli
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Coppa amara: passa la L
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Lazio con un gol di Lulic
NApoli-lAzio
1-0
NAPOLI: Andujar, Maggio, Albiol, Britos, Ghoulam, Gargano (85' Insigne), Inler, Gabbiadini (73' Callejon), Hamsik, Mertens (68' De Guzman), Higuain. All.Rafa Benitez LAZIO: Berisha, Basta, De Vrij, Mauricio, Braafheid (83' Cavanda), Cataldi (55' Mauri), Biglia, Parolo, Felipe Andreson, Candreva (67' Lulic), Klose. All. Stefano Pioli ARBITRO: Orsato di Schio MARCATORI: 79' Lulic
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colpe e respoNsAbilità del decliNo. QuANdo lA curvA erA uNA grANde fAmigliA
deriva degli stadi, sicuri che è solo colpa dei tifosi? di
bruNo Marra
Parlare oggi di violenza, di Curve militanti e stadi blindati, per me, scusate l’intromissione, è assolutamente spoetizzante di un calcio che ho vissuto da giovane e che oggi, sia pur dall’interno, guardo distante con crescente ribrezzo. Sono un ragazzo dei “favolosi” Anni 80, frequentavo la Curva B e non solo nel periodo maradoniano. Ho visto il Napoli di Krol, quello che ha sfiorato il miracoloso scudetto cadendo nella “tragica” partita col Perugia. Il Napoli di Pellegrini e Musella, passato dall’altare alla cenere e che ha lottato nel giro di un battito di ali per la sopravvivenza in Serie A. Ho soffero e gioito con il Napoli della buonanima di Dirceu, il brasiliano con il vento nei capelli ed il sorriso buono, quello che ha aperto poi l’anticamera per l’avvento di Re Diego. Ebbene signori miei, in quegli anni tribolati eppur meravigliosi, la Curva era una famiglia, chiusa in un nucleo eterogeneo che miscelava diverse culture, habitat ed anche estrazione sociale, ma unita da un codice etico, morale e sinanche emotivo che non deragliava mai in manifestazioni di odio, disprezzo o discriminazione. Non si tratta solo di diverse generazioni cosiddette “ultrà” e non si tratta solo di perdita di valori sportivi ancorchè civili, la deriva delle
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Curve è dovuta ad un intero sistema che è scivolato nella morbosità, nella speculazione, nella brutalizzazione dei costumi e delle ideologie. E da questo imbarbarimento nessuno si senta escluso. I tifosi, le istituzioni, e l’intero mondo del calcio con a corredo i mass media. Tutti sono coinvolti e correi. Siamo arrivati a ciò grazie ad anni di incuria in cui sono prevalsi l’interesse economico e la connivenza con il torbido e l’illegale. Un circolo vizioso in cui, sembra paradossale dirlo, il semplice appassionato calcistico è la vera vittima. Il grande Giovanni Brera, maestro di scrittura e giornalismo diceva sempre: “ciò che accade in Curva per me va nella pagine della cronaca, non nello sport”. Aveva ragione, lanciava un monito che però non è stato accolto per tempo. Perché dagli Anni 90 in poi con l’invasiva estensione delle televisioni lo stadio è divenuto una specie
di Grande Fratello dove ogni minimo movimento veniva vivisezionato a scopo di spettacolarizzazione. E così giorno dopo giorno l’attenzione mediatica si è defocalizzata, passando dal campo agli spalti. Un malvezzo che ha reso lo stadio una tribù virtuale che ha dato dignità e albergo a teppisti travestiti da tifosi. Persone che per volontà di aggregazione e smania di protagonismo si sono consorziate in gruppi che nulla hanno di valenza sportiva, rappresentando solo esempi deflagranti di sottocultura metropolitana. Dietro uno striscione pregno di odio ed un atto sanguinario non c’è l’appassionato, c’è un disadattato sociale, un frustrato che cerca affermazione a buon mercato sulla pelle del presunto avversario. E che per assurdo, cosa ben più grave, riceve sinanche involontaria assistenza e propaganda da parte di quella informazione ancora più
assetata di sangue e che vampirizza l’evento per un servizio fatto ad uso e consumo del sensazionalismo. Una finta gogna mediatica che in realtà diventa la più grande delle scatole cinesi che racchiude e fagocita a strati il marcio nel suo intestino. E nessuno può ritenersi in grado di assolvere o condannare prima di essere dichiarato legittimamente colpevole. In un mondo in cui la verità è diventata un lusso di “nicchia” mi occorreva l’urgenza di precisare come sono andate a finire le cose. Nomi e cognomi di una deriva che non è figlia unica, che non ha un solo padre, ma tanti genitori. Ognuno con la sua macchia e la sua lettera scarlatta. E dinanzi a questi orizzonti, preferisco tornare a rifugiarmi nella culla dei miei ricordi. Verso i miei anni che riecheggiano di gioia e meraviglia. Quando quella Curva era semplicemente una splendida famiglia.
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