Daniela Ferolla, testimonial AIRC
SPECIALE AZALEA DELLA RICERCA
ÈBELLORIFIORIRE Dai forza alla ricerca
DA 55 ANNI LA FONDAZIONE SI IMPEGNA A: Finanziare progetti di ricerca svolti presso laboratori universitari, ospedali e istituti scientifici Perfezionare la preparazione di giovani ricercatori attraverso borse di studio e progetti speciali Sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sui progressi compiuti dalla ricerca oncologica
SOMMARIO
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Un’attività incessante e concreta che è possibile solo grazie a milioni di sostenitori e migliaia di volontari che danno ai nostri ricercatori la forza e l’entusiasmo per continuare la battaglia contro il cancro. Tantissime persone che ogni giorno, in modo diverso ma ugualmente indispensabile, hanno scelto di dire “Contro il cancro, io ci sono”. Persone come te.
I NUMERI DI AIRC
I tumori che colpiscono le donne
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Scopri E to L l’inser ELLA D E T T RICE A MAMM o rn all’inte
“L’azalea è il mio fiore preferito.” Intervista a Daniela Ferolla
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La prevenzione dei tumori che colpiscono le donne
1965 Oltre
anno di fondazione
Maternità e cancro
5.000
ricercatori al lavoro
Oltre
1,5 miliardi
di euro destinati in 50 anni a progetti di ricerca
4,5 milioni sostenitori
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Oltre
63 milioni
di euro destinati in 50 anni a borse di formazione per giovani ricercatori
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“Una bacchetta magica chiamata ricerca.” La storia di Martina Rodini
16 Come curare l’azalea
“L’AZALEA È IL MIO FIORE PREFERITO.”
secondo me, è dedicarci del tempo per fermarci e renderci conto di quello che abbiamo, di quello che siamo, di quello che vogliamo fare. In una parola dobbiamo “ascoltarci”. È da qui, dall’ascolto, che possono nascere piccoli cambiamenti, per esempio nelle abitudini di vita, che portano salute e benessere.
Intervista a Daniela Ferolla
È grata al suo lavoro che le permette di conoscere l’Italia più vera. Ma ha anche grande attenzione e sensibilità nei confronti di chi sta affrontando un tumore. In estrema sintesi questa è Daniela Ferolla, testimonial AIRC per l’Azalea della Ricerca. Come ti senti nei panni di testimonial AIRC per l’Azalea della Ricerca? È una grande responsabilità. Oggi per sconfiggere il cancro non dobbiamo trascurare la prevenzione e il sostegno alla ricerca per trovare le cure giuste: io per prima ci credo e come testimonial AIRC penso di poter essere d’aiuto ad altre persone. A proposito di prevenzione, la prima cosa che fai per la tua salute al mattino? Non è proprio la prima, ma per me è importante: faccio una camminata di 5-6 km in un parco o in riva al mare se possibile. E poi la mia giornata può iniziare!
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Dal 2014 e fino all’anno scorso hai condotto Linea Verde, poi sei passata a Linea Verde Life. Cosa ti hanno “dato” queste trasmissioni televisive? Mi hanno permesso di scoprire un’Italia completamente diversa da come viene normalmente raccontata. È un’Italia “profonda”, fatta di province, paesini e gente semplice: ecco, il mio lavoro mi ha permesso di entrare in contatto con la gente “vera”. Inoltre è un’opportunità per approfondire temi a me cari, prima quelli relativi alle produzioni agricole e ora, con Linea Verde Life, quelli più green, legati all’ambiente. Guardando avanti, pensando alla tua professione, cosa ti piacerebbe fare?
Pensi che la pandemia di Covid-19 abbia messo in evidenza l’importanza della ricerca scientifica in generale? Sono convinta che quanto accaduto con la pandemia sia un chiaro esempio del fatto che investire nella ricerca, di qualsiasi malattia si tratti, è veramente fondamentale. Giovani e meno giovani, credo che tutti oggi siamo più consapevoli di doverci concentrare proprio su questo, e
dunque anche sulla ricerca contro il cancro. Che messaggio ti senti di dare alle donne che in questo momento sono in cura per un tumore? So cosa significa questa malattia perché per anni ho seguito mia madre malata di cancro: ci vuole una forza incredibile per affrontarlo. Ciò che mi sento di dire è: non arrendetevi! E, anche pensando alle persone che vi stanno accanto, che vi sono vicine, non mollate! In tempi di Azalea della Ricerca, chiudo con una domanda trabocchetto: qual è il tuo fiore preferito? L’azalea ovviamente! E subito dopo i tulipani, che mi mettono allegria. Ma non c’è dubbio: oggi l’azalea è la mia preferita!
Daniela Ferolla conduce ogni sabato su RAI 1 Linea Verde Life, programma dedicato alla sostenibilità urbana in tutte le sue accezioni. 37 anni, giornalista, vive a Milano. Dal 2016 è Testimonial AIRC.
Mi piacerebbe scrivere un libro – in realtà ho già iniziato – sul “volersi bene”. Ci dai qualche anticipazione? In molti si chiedono cosa si debba fare per volersi bene: il primo passo,
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I TUMORI CHE COLPISCONO LE DONNE Non solo tumore del seno: oggi più che mai, evidenze scientifiche alla mano, è importante allargare lo sguardo e focalizzare la nostra attenzione anche su altri tumori che colpiscono le donne di cui si parla ancora poco. Per esempio quelli che si sviluppano nel colon-retto o nel polmone, che potrebbero in molti casi essere prevenuti cambiando le proprie abitudini e comportamenti. Vediamo allora quali sono le neoplasie più frequenti nelle donne.
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IL TUMORE DEL SENO Diagnosi precoce, nuovi trattamenti, assistenza e cure migliori hanno cambiato la “storia” del cancro del seno, il più frequente nelle donne (30 per cento di tutti i tumori). Lo dimostra la sopravvivenza a 5 anni, che dal 74 per cento della fine degli anni Novanta è salita all’87 per cento di oggi. Una donna su otto ne è colpita nel corso della vita
e sono state 55.000 le diagnosi stimate per il 2020 in Italia. Oggi sappiamo che non c’è un solo tipo di carcinoma della mammella e che alcune forme sono ancora difficili da curare, come quelle metastatiche e il triplo negativo, su cui la ricerca si sta concentrando molto.
IL TUMORE DEL COLON-RETTO È ancora diffusa l’idea che il tumore del colon-retto riguardi molto più spesso i maschi che le femmine, ma in realtà l’incidenza è piuttosto simile: ogni anno in Italia le nuove diagnosi nelle donne sono 20.000 circa, contro le 23.000 negli uomini. Nel genere femminile, però, questo tumore colpisce più spesso il tratto ascendente dell’intestino,
e si presenta in forme più difficili da diagnosticare e più aggressive. Per questo è importante cercare di prevenirlo mangiando in modo sano ed equilibrato, praticando esercizio fisico e aderendo agli screening, che permettono di scoprire sia lesioni precancerose sia il tumore in fase iniziale. È la seconda neoplasia più frequente nel genere femminile (11 per cento di tutti i tumori) e la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 65 per cento.
IL TUMORE DEL POLMONE Nelle donne i casi e i decessi per tumore del polmone sono sempre di più: rispetto al 2019, sono aumentati rispettivamente del
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IL TUMORE DELL’ENDOMETRIO
2,5 e del 5,2 per cento (mentre negli uomini sono in calo). Come mai? A partire dagli anni Settanta, l’abitudine al fumo si è diffusa sempre più tra le donne. La percentuale di donne fumatrici è aumentata particolarmente negli anni Ottanta e di questo oggi, è evidente, paghiamo il prezzo. Nonostante i progressi ottenuti grazie alla ricerca e a nuovi trattamenti come i farmaci a bersaglio molecolare e l’immunoterapia, solo il 19 per cento delle pazienti è vivo a 5 anni dalla diagnosi, soprattutto perché molto spesso questo tumore, subdolo e silente, si scopre quando è già in uno stadio avanzato. È il terzo più frequente nelle donne (7 per cento di tutti i tumori). Per invertire questa tendenza dobbiamo impegnarci ad allontanare il fumo dalla nostra vita.
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IL TUMORE DELLA TIROIDE Quanto deve preoccupare scoprire un nodulo alla base del collo? Nella maggior parte dei casi si tratterà di una forma benigna di crescita ghiandolare, solo il 5-10 per cento dei noduli tiroidei è davvero un cancro. Il tumore della tiroide, inoltre, di solito non è aggressivo: cresce lentamente, non provoca sintomi particolari o dolore, è poco invasivo e le terapie a oggi disponibili per curarlo fanno sì che la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi sia del 95 per cento (ma non per questo va preso sottogamba). È la quarta neoplasia più diffusa tra le donne (5,4 per cento di tutti i tumori) ed è molto più frequente nel genere femminile: 9.900 le nuove diagnosi attese nel 2020 in Italia, rispetto alle 3.300 previste nei maschi.
È un tumore che si sviluppa soprattutto dopo la menopausa: tra i 50 e i 69 anni è il terzo più frequente, mentre, se si considera tutta la popolazione femminile, si colloca al quinto posto in Italia per incidenza (circa 8.000 casi ogni anno, 4,6 per cento di tutti i tumori). Una considerazione importante è che nei Paesi industrializzati è il tumore ginecologico più frequente: a favorirne lo sviluppo sarebbero in particolare l’obesità e una dieta ricca di grassi animali e povera di fibre. La buona notizia è che negli ultimi anni le pazienti hanno potuto beneficiare di trattamenti specifici, come l’immunoterapia e i farmaci a bersaglio molecolare, e oggi la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 77 per cento circa.
IL TUMORE DELLA CERVICE UTERINA Il principale responsabile del tumore della cervice uterina, nel 99 per cento dei casi, è il Papilloma Virus (HPV). Questo agente patogeno si trasmette per via sessuale e ne esistono circa 120 ceppi diversi, ma solo alcuni sono associati allo sviluppo del tumore della cervice e, non dimentichiamolo, anche di altre neoplasie più rare, tra cui quelle di ano, vagina, pene, vulva e orofaringe. Dagli anni Cinquanta, l’esecuzione del Pap test ha permesso di ridurre
fortemente l’incidenza del tumore della cervice uterina, individuando precocemente le lesioni precancerose da rimuovere. A questo esame oggi si affiancano l’HPV test, che rileva la presenza del DNA dei ceppi virali ad alto rischio oncogeno, e il vaccino contro l’HPV, in grado di impedire al virus di infettare l’organismo, e quindi più efficace se l’infezione non è già in corso. Ciononostante, le nuove diagnosi di tumore alla cervice stimate per il 2020 in Italia sono 2.400, e la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 68 per cento.
IL TUMORE DELL’OVAIO In circa l’80 per cento dei casi questo tumore si scopre quando è già in fase avanzata, perché non dà sintomi specifici, per cui la diagnosi è spesso difficile e tardiva. Inoltre non esistono test diagnostici in grado di identificarlo precocemente. Il più importante fattore di rischio sono le mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2, queste sì identificabili con test specifici. Sono circa 5.200 i nuovi casi di tumore dell’ovaio diagnosticati ogni anno in Italia e la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 40 per cento circa, ma raggiunge il 70-90 per cento se la malattia è scoperta allo stadio iniziale. È un tumore su cui la ricerca sta investendo molto, per salvare sempre più donne anche quando è in uno stadio avanzato.
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Le Ricette della Mamma LA PREVENZIONE DEI TUMORI CHE COLPISCONO LE DONNE Il 40 per cento dei tumori potrebbe essere evitato scegliendo abitudini di vita più sane, aderendo agli screening e tenendo sotto controllo i cancerogeni ambientali. Vediamo allora quali sono le strategie che possiamo mettere in atto per “fare la nostra parte” nel prevenire le neoplasie.
IL FUMO, UN KILLER SENZA PIETÀ Un serial killer che può uccidere a ogni boccata: circa 43.000 persone in Italia muoiono ogni anno per tumori riconducibili al fumo.
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Sono ben 17 i tipi di neoplasie che possono essere causate da questa abitudine, tra cui quelle del polmone, del seno, dell’ovaio e della cervice uterina. Si stima che, dei circa 370.000 tumori diagnosticati in Italia ogni anno, 100.000 siano associati alle sigarette. Smettere dovrebbe essere un obiettivo prioritario per tutti, ma in particolare per le donne, soprattutto alla luce dell’aumento dei casi di carcinoma polmonare. Da sole non sempre è facile, ma potete rivolgervi ai centri antifumo: trovate elenco e informazioni sul sito dell’Istituto superiore di sanità.
In occasione dell’Azalea della Ricerca 2021, vi invitiamo a celebrare con noi la Festa della Mamma sperimentando le ricette di alcuni food blogger molto affezionati a questo appuntamento così speciale. BUON APPETITO!
DIFFICOLTÀ
facile
CREMA
PA S TA I N T E G R A LE
di asparagi e avocado
al pesto di salvia e mandorle
PREPARAZIONE E COTTURA
PERSONE
20 min
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DIFFICOLTÀ
facile
PREPARAZIONE
5 min
COTTURA
15 min
PERSONE
4
INGREDIENTI:
Procedimento:
Procedimento:
INGREDIENTI:
• • • • • • • • • •
Pulite gli asparagi e fateli rosolare insieme al porro con il burro. Aggiungete gli spinaci, e in caso caso siano troppo secchi lubrificate con un po’ di burro. Dopo circa 5 minuti di cottura a fiamma dolce, aggiungete il brodo. Appena tutte le verdure saranno morbide, trasferite nel frullatore – va bene anche un frullatore a immersione.
Lavate le foglie di salvia, asciugatele e mettetele nel bicchiere di un tritatutto. Aggiungete le mandorle e tritate finché mandorle e salvia non saranno ridotte in polvere fine.
• Una trentina di foglie di salvia • 80 gr di mandorle non sbucciate • Olio extravergine d’oliva • 320 gr di pasta integrale o farro
150 gr di burro 1 porro tagliato sottile Sale kosher q.b. 450 gr di asparagi 100 gr di spinaci 800 gr di brodo vegetale 1 avocado 1 spicchio di aglio Il succo di un limone Yogurt intero bianco non zuccherato o labneh • Coriandolo fresco • Erba cipollina
Il brodo dovrà essere a filo – leggermente meno – rispetto al volume della verdura. Aggiungete l’avocado, l’aglio, il succo di limone e l’olio evo. Salate a vostro piacere. Frullate. Servite, mantecando con un po’ di yogurt, e con un cucchiaino fate cadere delle gocce nella vostra crema. Aggiungete ora erba cipollina fresca e coriandolo fresco.
Versate la polvere in una padella, condite generosamente con olio evo e fate cuocere a fuoco medio per qualche minuto, poi mettetela da parte. Cuocete la pasta in acqua bollente salata e scolatela al dente, tenendo da parte qualche cucchiaio di acqua di cottura. Mettete la pasta in padella con il pesto di mandorle e salvia, aggiungete l’acqua di cottura e saltatela per qualche minuto, per amalgamare i sapori. Condite con altro olio extra vergine d’oliva e servite subito.
“Condividiamo ricette e viaggi, rendiamo quotidianità ogni passione, trasformiamo l’ostacolo in traguardo”
Alice e Alessandro @agipsyinthekitchen
“Dal 2009 la nostra passione sono la cucina e la tradizione toscana”
Giulia e Tommaso @JulsKitchen
J
K
POLPETTONE di pollo di Annapaola (mia mamma)
DIFFICOLTÀ
media
PREPARAZIONE
15-20 min
COTTURA
PERSONE
40-45 min
4
INGREDIENTI:
Procedimento:
• 800 gr di macinato di pollo o tacchino • 1 uovo grande o due uova piccole • 200 gr di mollica di pane • 100 ml di latte • 3 cucchiai di parmigiano • Prezzemolo tritato • Pangrattato • Sale e pepe
Chiedete al vostro macellaio di fiducia della carne macinata più volte. Mescolatela con il pane ammollato nel latte e ben strizzato, l’uovo sbattuto e tutto il resto. Aggiungete il pangrattato poco per volta fino a raggiungere la giusta consistenza, poi date la forma al polpettone e riponetelo in frigo avvolto nella pellicola per un’ora.
Per il sughetto: • 4 carote • 2 cipolle • Sale e pepe • Vino bianco
Una volta pronto il polpettone, rosolatelo per bene con olio evo in una padella antiaderente dai bordi abbastanza alti. Sfumate con del vino bianco e lasciatelo evaporare. Aggiungete poi le carote e le cipolle tagliate sottilmente e rosolate per un paio di minuti prima di aggiungere un po’ di acqua bollente e un po’ di vino bianco. Abbassate la fiamma e lasciate cuocere per circa 40 minuti coprendo con un coperchio e girando il polpettone a metà cottura. Una volta pronto, avvolgetelo nella carta stagnola e lasciatelo raffreddare. A parte, frullate le verdure. Servite il polpettone tagliato a fette con sopra il condimento.
“Scrivo contenuti per il web e li mangio. Cucino sopra le righe e le indosso.”
Giorgia
@cookthelook
L
3 SU 10 Lo sapevate che ben 3 tumori su 10 sono causati da un’alimentazione non equilibrata? La sfida al cancro, quindi, dipende anche da noi, dalle scelte fatte al supermercato, in cucina e a tavola. Il problema è che quando un cibo gratifica il palato evitiamo di pensare a quanto possa farci male. E invece dovremmo tenerlo a mente e rispettare le indicazioni di una dieta bilanciata: limitare il consumo di alcol, carni rosse e lavorate, bevande zuccherate, cibi confezionati ricchi in grassi, amidi e zuccheri, e preferire cereali integrali, legumi, frutta e verdura. Da che parte cominciare? Per esempio da un diario alimentare dove annotare tutto ciò che si mangia: renderà più facile capire dove “sgarriamo” e intervenire modificando la dieta con scelte più salutari.
OBESITÀ E SEDENTARIETÀ FAVORISCONO IL CANCRO Subito dopo il fumo, l’obesità è considerata il principale fattore di rischio per il cancro. Essere obese significa avere il 9 per cento di probabilità in più di sviluppare un tumore, tra cui quelli di colonretto, seno (dopo la menopausa), ovaio, cervice uterina ed endometrio. Anche la sedentarietà è legata a doppio filo con il cancro e si stima causi una percentuale tra il 9 e il 19 per cento di tutte le neoplasie. L’esercizio fisico regolare riduce invece in media del 7 per cento il rischio di sviluppare un tumore. Quanto esercizio dobbiamo fare? Le linee guida dell’American Cancer Society indicano 300 minuti di attività moderata alla settimana: il modo più semplice per raggiungere l’obiettivo è camminare di buon passo per tre quarti d’ora al giorno, 7 giorni su 7. 9
IL VACCINO CONTRO L’HPV L’infezione da Papilloma Virus (HPV) si trasmette per via sessuale e si stima che, nel corso della vita, infetti fino all’80 per cento delle donne: nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente, ma le forme resistenti sono responsabili della quasi totalità dei tumori della cervice uterina. La vaccinazione contro l’HPV previene circa il 90 per cento delle neoplasie di cui il virus è responsabile, comprese quelle che colpiscono ano, vagina, pene, vulva e orofaringe. È offerta a ragazze e ragazzi nel dodicesimo anno di età (ovvero prima che diventino sessualmente attivi) e in alcune Regioni fino ai 25 anni. Ha dimostrato una buona efficacia anche in età più matura (dove è proposta in regime di copagamento), ma prima di decidere di effettuarla è consigliato parlarne con il proprio ginecologo.
GLI SCREENING ONCOLOGICI L’obiettivo è scoprire che un tumore si sta sviluppando prima che dia sintomi, perché così vi sono maggiori possibilità di curarlo. In Italia gli esami di screening offerti gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale sono tre, per la diagnosi dei tumori del seno, della cervice uterina e del colon-retto.
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La pandemia di Covid-19 ha rallentato sensibilmente gli screening (oltre 2 milioni in meno nei primi nove mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019). Ora l’oncologia italiana sta compiendo un grande sforzo per recuperare il tempo perduto e invita tutti ad aderire agli screening senza timore. Lo screening mammografico La mammografia è l’esame radiografico che consente di visualizzare precocemente la presenza di noduli al seno, non ancora palpabili, che possano essere causati da un tumore. Per le donne tra i 50 e i 69 anni, lo screening prevede l’esecuzione della mammografia ogni due anni. In alcune Regioni, in via sperimentale, lo screening è esteso alle donne con età compresa tra i 69 e i 74 anni e a quelle tra i 45 e i 49 anni. In quest’ultima categoria di persone, è previsto che la mammografia sia effettuata ogni anno.
Virus ad alto rischio oncogeno, è rivolto alle donne tra i 30 e i 65 anni e va ripetuto ogni 5 anni. Tra i 25 e i 29 anni l’esame di riferimento è invece il Pap test, da effettuarsi ogni 3 anni. Anche le donne vaccinate per l’HPV sono invitate ad aderire allo screening, perché vaccinarsi diminuisce il rischio di ammalarsi ma non lo annulla del tutto. Lo screening colorettale Il test più frequente è la ricerca di sangue occulto nelle feci. Va fatto ogni 2 anni tra i 50 e i 69 anni per individuare tracce di sangue non
visibili a occhio nudo, ma che possono essere il segnale della presenza di tumori o di polipi, lesioni benigne della mucosa intestinale che vanno asportate perché nel tempo possono trasformarsi in cancro. Se l’esame è positivo si procederà con la colonscopia per esaminare l’intero colon-retto. Alcuni programmi di screening prevedono invece la rettosigmoidoscopia, eseguita una sola volta intorno ai 58-60 anni: è un esame endoscopico che permette di osservare l’ultima parte dell’intestino, dove si sviluppa il 70 per cento dei tumori del colon-retto.
Lo screening cervicale L’obiettivo è individuare le lesioni precancerose e i tumori della cervice uterina in fase iniziale, ma anche la presenza del virus HPV che ne è la causa. Sono utilizzati due tipi di test: l’HPV test ricerca il DNA dei ceppi di Papilloma
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MATERNITÀ E CANCRO Un tumore non preclude necessariamente la possibilità di avere un figlio dopo la guarigione, e a volte nemmeno se la malattia viene scoperta durante la gravidanza. Certo, ogni situazione è diversa, ma nella maggior parte dei casi possono essere messi in atto percorsi di cura in grado di salvaguardare la fertilità, la salute della paziente e quella del bambino.
PRIMA DELLE CURE: GUARDARE AL FUTURO I trattamenti antitumorali possono compromettere la fertilità o portare a una menopausa precoce. Per questo, fin dal momento della diagnosi e anche se la donna non è certa di voler avere un figlio in futuro, è importante valutare con l’oncologo, con uno specialista della riproduzione e con il
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ginecologo come proteggere la fertilità, e quando e con quali accorgimenti pianificare la gravidanza una volta terminate le cure. È un diritto delle donne avere accesso sia ai farmaci che mettono “a riposo” le ovaie preservandone la funzionalità, sia ai trattamenti di conservazione degli ovociti e del tessuto ovarico.
NESSUN RISCHIO DI MALFORMAZIONI PER IL BAMBINO Una donna che ha avuto un cancro e desidera un figlio deve sapere che i trattamenti antitumorali effettuati prima del concepimento non aumentano il rischio di malformazioni congenite nel bambino. Aumentano invece le probabilità di nascite sottopeso e di parti pre-termine, ed è quindi doveroso un monitoraggio della gravidanza più attento.
LA MATERNITÀ NON FA TORNARE IL TUMORE
SCOPRIRE UN CANCRO IN GRAVIDANZA
Un timore diffuso è che la gestazione stessa possa scatenare una recidiva, soprattutto se la donna ha avuto un tumore del seno. Si tratta di un luogo comune da sfatare: affrontare una gravidanza e avere un figlio dopo il cancro non porta a una prognosi peggiore. Buone notizie anche per le donne che hanno avuto un tumore ormono-sensibile e devono assumere un trattamento ormonale per ridurre il rischio di recidiva. I dati a disposizione mostrano che è possibile sospendere temporaneamente la terapia per il tempo necessario al concepimento e alla gravidanza, senza che questo aumenti il rischio che la malattia si ripresenti. Ovviamente non si può improvvisare e affrontare da sole questo percorso: bisogna rivolgersi a un centro oncologico che segua in modo specifico questi casi.
Oggi possono essere curati molti dei tumori scoperti durante la gravidanza senza compromettere la salute e la sopravvivenza del nascituro e della madre. Per stabilire come procedere, è necessario valutare il tipo di neoplasia (il tumore che più di frequente viene diagnosticato in gravidanza è quello del seno), quanto la malattia sia già diffusa nell’organismo e la sua aggressività, e tenere conto dei desideri della paziente. La chemioterapia, effettuata nei tempi e nei modi prescritti in questi casi, non aumenta il rischio di malformazioni o gravi problemi per il feto. L’unica eventuale conseguenza sembra essere un basso peso alla nascita, ma non risultano ulteriori ripercussioni sul futuro benessere del bambino.
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“UNA BACCHETTA MAGICA CHIAMATA RICERCA.” La storia di Martina Rodini Di Martina Rodini ti colpiscono due cose: la voce limpida, come quella di una ragazzina, e gli occhi splendenti. Due fari azzurri che hanno continuato a brillare anche quando la quotidianità di Martina era scandita dai cicli di chemioterapia. Già, perché questa giovane donna e mamma ha affrontato la sfida con la S maiuscola. Blogger dai numeri record, naturopata e imprenditrice con una linea tutta sua di cosmetici bio, è diventata famosa parlando di beauty in tv e su Instagram, dove dispensa consigli e curiosità. E ora racconta anche della malattia. “Ho saputo di avere un tumore al seno a maggio 2019 e per una settimana non ho detto nulla sui social. Avevo troppa paura e non volevo trasmetterla ad altri. Poi ho ammesso tutto il giorno dell’operazione e non ho mai smesso di aggiornare il profilo per trasmettere speranza a chi sta vivendo la mia stessa avventura. Insieme si va più lontano, no?”
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Quando le energie vengono meno, Martina sa di poter contare sui suoi medici. “Mi trasmettono molta serenità. Sono seguita dall’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, a Verona: Alberto Massocco ha effettuato la mastectomia ed è il mio angelo custode, insieme a tutto il personale sanitario. Sono davvero professionali e attenti. Mi fanno sentire al sicuro, protetta.” Per lei la Festa della Mamma è una data speciale: “Ho sempre fatto donazioni ad AIRC e mi ricordo proprio che con i soldi della paghetta, da ragazzina, acquistavo con orgoglio l’Azalea per la mia mamma. Per me la ricerca, allora, era già qualcosa di fondamentale, ma per fortuna non mi era mai successo di doverne sperimentare l’utilità. Ora si è incarnata negli scienziati che con i loro studi mi hanno salvato la vita, in quelli che mi hanno tenuto la mano mentre facevo la chemio e mi spiegavano per filo e per segno quello che sarebbe accaduto”.
A volte le conseguenze dei protocolli di cura sono state difficili da sopportare. I lunghi capelli biondi che ha rasato insieme al compagno Mattia, le ciglia cadute e poi le unghie... Martina “sussurra” ogni dettaglio online, con dolcezza e umanità, si mostra fragile ma bellissima mentre si trucca o prepara i suoi prodotti per le clienti. “Ho sempre parlato di questi argomenti e ora lo faccio in un modo nuovo: bellezza significa prendersi cura di noi stesse, truccarsi anche nei giorni peggiori, guardarsi alle specchio e imparare a piacersi anche quando la femminilità di un tempo non c’è più. È una sfida che ogni anno vivono tante mie coetanee e voglio essere al loro fianco.” Al fianco di Martina, invece, oltre a Mattia c’è il piccolo Pietro, che non sa nulla di quello che è accaduto alla mamma. “Quando sarà grande gli spiegherò tutto. Inventerò una storia fantastica, con un gran finale, in cui i dottori mi salvano grazie a una bacchetta magica chiamata ricerca.”
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COME CURARE L’AZALEA Si chiama Azalea Indica Syn Rhododendron Simsii Fam. Ericaceae. Piante Rattiflora Como • Va collocata alla luce, non al sole diretto; • Va annaffiata due volte al giorno d’estate, una volta sola d’inverno, sempre di prima mattina o al calar della sera; • Ama ambienti luminosi e freschi; • Non sopporta temperature sotto i -5°; • Va potata solo quando non è in fiore. Azalea di Gand: la prima IGP per un prodotto orticolo. Le competenze e la professionalità dei produttori nell’arco dei secoli hanno permesso all’azalea di Gand di diventare il primo prodotto orticolo a ottenere il 17 marzo 2010 l’etichetta europea di origine e di qualità IGP (Indicazione geografica protetta). Solo le azalee che rispettano specifici standard di qualità e sono coltivate in questa regione potranno essere messe in vendita con il nome di azalee di Gand. Maggiori informazioni su azaleadigand.it
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COME RINVASARE L’AZALEA La rinvasatura va fatta solo dopo la fioritura, seguendo queste istruzioni: • Premere il vasetto di plastica originario nella parte inferiore per sfilare più facilmente la pianta;
I COMITATI REGIONALI AIRC Abruzzo – Molise Viale Regina Elena, 126 65123 Pescara Tel. 085 35215 com.abruzzo.molise@airc.it
Lazio Viale Regina Elena, 291 00161 Roma Tel. 06 4463365 com.lazio@airc.it
Puglia Piazza Umberto I, 49 70121 Bari Tel. 080 5218702 com.puglia@airc.it
Basilicata c/o Azienda Calia Italia Contrada Serritello la Valle 75100 Matera Tel. 0835 303751 com.basilicata@airc.it
Liguria c/o Fondazione Carige Via David Chiossone, 10 16123 Genova Tel. 010 2770588 com.liguria@airc.it
Sardegna Via De Magistris, 8 09123 Cagliari tel. 070 664172 com.sardegna@airc.it
Calabria Viale degli Alimena, 3 87100 Cosenza Tel. 0984 413697 com.calabria@airc.it
Lombardia Viale Isonzo, 25 20135 Milano Tel. 02 77971 com.lombardia@airc.it
Campania Via dei Mille, 40 80121 Napoli Tel. 081 403231 com.campania@airc.it
Marche c/o Edificio Scienze 3 dell’Università Politecnica delle Marche Via Brecce Bianche 60131 Ancona Tel. 071 2804130 com.marche@airc.it
Emilia Romagna Via delle Lame, 46/E 40122 Bologna Tel. 051 244515 com.emilia.romagna@airc.it Friuli-Venezia Giulia Via del Coroneo, 5 34133 Trieste Tel. 040 365663 com.friuli.vg@airc.it
Piemonte – Valle d’Aosta c/o Istituto per la ricerca e la cura del cancro Strada Provinciale 142, km 3,95 10060 Candiolo (To) Tel. 011 9933353 com.piemonte.va@airc.it
Sicilia Via Libertà, 171 90143 Palermo Tel. 091 6110340 com.sicilia@airc.it Toscana Viale Gramsci, 19 50121 Firenze Tel. 055 217098 com.toscana@airc.it Umbria Via Brufani, 1 06124 Perugia Tel. 075 5838132 com.umbria@airc.it Veneto – Trentino-Alto Adige Via Gaetano Trezza, 30 37129 Verona Tel. 045 8250234 com.veneto@airc.it
Editore: Fondazione AIRC Sede: Viale Isonzo 25, 20135 Milano, Tel. 02 77971, www.airc.it – Numero Verde 800.350.350 Coordinamento redazionale: Anna Franzetti, Simone Del Vecchio (redazione@airc.it) Testi: Michela Vuga Progetto grafico e impaginazione: Casati GraphicStudio Fotografie: Gettyimages Stampa: Elcograf, aprile 2021
• Sbrogliare un po’ le radici della pianta; • Prima di mettere la pianta nel nuovo vaso, inserire sul fondo del vaso della corteccia o dell’argilla espansa per fare spessore e della terra fresca concimata o, in mancanza di concime, una bustina piena di scarti alimentari triturati;
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• Dopo aver messo la pianta nel vaso, aggiungere altra terra fino a riempimento.
La ricerca è in un momento cruciale per lo sviluppo di nuove terapie. Per questo abbiamo bisogno di tutte le forze. Anche della tua.
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Il gruppo di ricerca di Stefano Piccolo, dell’Università di Padova, per i programmi 5 per mille AIRC.
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