I tumori che colpiscono le donne - Il punto di AIRC sulla prevenzione

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IL PUNTO

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di AIRC sulla

I tumori che colpiscono le donne


Indice 1 I numeri dei tumori che colpiscono le donne in Italia.......................................................................3 capitolo

2 Quali sono i tumori femminili..................................................................................................................4 capitolo

3 I fattori di rischio e la prevenzione.........................................................................................................7 capitolo

4 MaternitĂ e cancro.................................................................................................................................. 12 capitolo

5 I traguardi di AIRC sui tumori femminili............................................................................................. 14 capitolo


CAPITOLO 1

I numeri dei tumori che colpiscono le donne in Italia

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ono 175.000 le donne in Italia a cui nel 2019 è stato diagnosticato un tumore, secondo le stime contenute ne I numeri del cancro in Italia 2019. Dal rapporto curato da AIOM (Associazione italiana di oncologia medica), Fondazione AIOM, AIRTUM (Associazione italiana dei registri tumori) e PASSI (sistema di sorveglianza Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia), sono tratti anche gli altri dati relativi a incidenza e sopravvivenza presenti in questo opuscolo. Guardando alla totalità dei tumori e della popolazione, compresi quindi anche i maschi oltre alle femmine, si stima siano 371.000 i nuovi casi diagnosticati nel 2019 in Italia, con l’esclusione dei tumori cutanei diversi dal melanoma. I più frequenti È il carcinoma della mammella il tumore più frequente tra le donne in Italia (30 per cento del totale), seguito da quello del colon-retto (12 per cento), del polmone (12 per cento), della tiroide (5 per cento) e del corpo dell’utero (5 per cento). Considerando sia uomini sia donne, il carcinoma della mammella re-

sta il più frequente di tutti i tumori, seguito dai carcinomi del colon-retto, del polmone, della prostata e della vescica. Sopravvivenza e guarigione Diagnosi precoce e terapie sempre più efficaci hanno aumentato il numero di coloro che sopravvivono al cancro: oggi, a 5 anni dalla diagnosi, sono vive l’87 per cento delle donne colpite da neoplasia al seno, il 77 per cento di quelle che hanno affrontato un tumore al corpo dell’utero, il 68 per cento di chi ha avuto un cancro della cervice uterina, il 40 per cento delle donne cui è stato diagnosticato un tumore dell’ovaio. Per tutti i tipi di neoplasie, nelle donne la sopravvivenza a 5 anni è pari a circa il 63 per cento rispetto al 54 per cento per gli uomini. Questo dato è dovuto al fatto che nella popolazione femminile il tumore più frequente è quello al seno, per il quale i progressi della ricerca, nella diagnosi e nelle terapie, hanno significativamente migliorato la prognosi.

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CAPITOLO 2

Quali sono i tumori femminili Sono specifici del genere femminile i tumori dell’ovaio, del corpo dell’utero, della cervice uterina (o collo dell’utero), di vulva e vagina, e del seno (che però, di rado, può colpire anche gli uomini).

I tumori ginecologici Tumore dell’ovaio Colpisce ogni anno circa 5.300 donne. Il 40% delle donne con cancro all’ovaio curate in Italia supera il quinto anno dalla diagnosi. La diagnosi precoce è ancora difficile e spesso non è possibile iniziare tempestivamente le terapie.

Tumore della cervice uterina Colpisce ogni anno circa 2.700 donne. Il 100% dei tumori della cervice sono originati da un’infezione da papilloma virus umano (HPV).

40%

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i tumori che colpiscono le donne

100%

Tumore del corpo dell’utero (endometrio) Colpisce ogni anno 8.700 donne. Il rischio di sviluppare un tumore del corpo dell’utero nell’arco della vita di una donna è di 1 su 51. Il 77% delle donne colpite è vivo a cinque anni dalla diagnosi. 77%


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umore del seno. Colpisce una donna su 9 e le diagnosi stimate per il 2019 sono 53.000. Il 5-7 per cento è di tipo familiare, cioè causato da mutazioni genetiche trasmesse dai genitori che aumentano il rischio di sviluppare questa patologia. Le mutazioni più frequenti sono quelle dei geni BRCA1 e BRCA2. Vengono classificati 4 sottotipi biologicamente diversi di tumore della mammella: due presentano dei recettori degli ormoni, il terzo è il cosiddetto HER2-positivo (20 per cento dei casi) e l’ultimo è il triplo negativo (che non ha recettori né per gli ormoni né per HER2), biologicamente più aggressivo rispetto agli altri. Vengono distinti anche in base all’estensione della malattia, dallo stadio 0 allo stadio IV. L’80 per cento circa delle donne colpite da un tumore al seno sono vive a dieci anni dalla diagnosi: un chiaro segnale dei progressi fatti grazie alla diagnosi precoce e alle terapie. Queste ultime possono comprendere, a seconda dei casi: chirurgia; chemioterapia; radioterapia; ormonoterapia per i tumori con recettori per gli ormoni, a base di farmaci che bloccano l’attività degli estrogeni o la loro produzione, inibendo così la crescita delle cellule tumorali; anticorpi monoclonali specifici per i tumori HER2-positivi.

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umore del corpo dell’utero. Nella maggior parte dei casi sono adenocarcinomi che si sviluppano dalle cellule dell’endome-

trio, meno frequenti invece sono i sarcomi uterini che originano dal tessuto connettivo o dallo strato muscolare dell’endometrio. È il più frequente tra i tumori dell’apparato genitale femminile e il quinto tra tutti i tumori che colpiscono le donne. Si cura a seconda dei casi con chirurgia, chemioterapia, radioterapia, ormonoterapia.

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umore della cervice uterina. In base alle cellule da cui prendono origine, i tumori del collo dell’utero si classificano in carcinomi a cellule squamose, i più frequenti (oltre i due terzi dei casi), e adenocarcinomi (circa il 13 per cento). Lo sviluppo di questo tumore è associato ad alcuni ceppi di papillomavirus. Il trattamento prevede l’utilizzo della chirurgia laser se il tumore è in una fase molto precoce e, a seconda dei casi, chirurgia (tramite la tecnica, chiamata conizzazione, con cui si asporta un cono di tessuto in corrispondenza della lesione, senza compromettere la possibilità di avere figli; l’isterectomia prevede invece l’asportazione dell’utero), radioterapia e chemioterapia, anche in associazione con il farmaco bevacizumab, contro l’angiogenesi.

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umore dell’ovaio. Solo il 15-20 per cento dei tumori ovarici è maligno, nella maggior parte dei casi (circa l’80 per cento) si tratta di forme benigne come le cisti ovariche, mentre il 5-10 per cento è definito borderline, perairc.it

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ché ha una malignità intermedia (dati AIOM). Circa il 30 per cento di tutti i tumori maligni che colpiscono l’apparato genitale femminile può essere ricondotto al tumore dell’ovaio. La maggior parte di queste neoplasie sono forme epiteliali che originano dalle cellule che rivestono l’ovaio; ci sono poi forme germinali che nascono da alterazioni delle cellule germinali che producono gli ovuli, e forme stromali che originano dal tessuto di sostegno dell’ovaio. Il 10-20 per cento delle neoplasie ovariche è dovuto al rischio aumentato a causa di una mutazione nei geni BRACA1 e BRCA2. Il trattamento può prevedere, a seconda dei casi, chirurgia, chemioterapia anche in associazione con il farmaco bevacizumab, contro l’angiogenesi; nelle recidive di tumori in pazienti con mutazione di BRCA, in caso di resistenza Il tumore al seno colpisce

1 donna su 9

nell’arco della vita ed è il più frequente nel sesso femminile

53.000 donne

ogni anno si ammalano di tumore al seno

alla chemioterapia, può essere previsto l’utilizzo di olaparib, un farmaco cosiddetto PARP-inibitore che agisce bloccando i meccanismi di riparazione del DNA nelle cellule tumorali dell’ovaio. Un altro PARP-inibitore, il niraparib, è disponibile da ottobre 2018 per le pazienti con recidiva di tumore ovarico, portatrici o meno di mutazione BRCA.

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umore della vulva e della vagina. Il più comune è il carcinoma a cellule squamose (circa il 90 per cento dei casi) seguito dal melanoma e dal carcinoma della ghiandola del Bartolini. Rappresenta circa il 5 per cento delle neoplasie che colpiscono il tratto genitale femminile. Il trattamento può comprendere a seconda dei casi chirurgia, chemioterapia e radioterapia.

La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è in costante aumento: negli ultimi 20 anni è passata

dall’81% all’87%

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20 anni

Il 5-7% dei tumori

al seno è ereditario ovvero causato da geni mutati che sono stati tramandati dai genitori ai figli. Un quarto dei casi di tumore al seno ereditario è caratterizzato dalla presenza di mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2


CAPITOLO 3

I fattori di rischio e la prevenzione Esistono fattori di rischio non modificabili per alcuni tipi di tumore, come per esempio fattori ormonali per il cancro dell’endometrio, o la mutazione dei geni BRCA1 o BRCA2, che aumenta significativamente le probabilità di sviluppare un cancro della mammella e dell’ovaio; ma ce ne sono anche altri su cui possiamo intervenire con le nostre scelte individuali, in modo da diminuire la probabilità di ammalarci.


LA PREVENZIONE PRIMARIA

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ella prevenzione primaria rientrano le vaccinazioni contro i virus responsabili dello sviluppo di tumori specifici e i comportamenti che proteggono la nostra salute in generale, come l’astenersi dal fumo, un’alimentazione equilibrata basata sulla dieta mediterranea e il costante esercizio fisico. Attraverso stili di vita salutari adottati fin da bambini, in Italia ogni anno si potrebbe evitare il 40 per cento circa dei tumori, oltre 149.000 casi (fonte AIOM). Le vaccinazioni Ci sono alcuni tipi di neoplasie strettamente legate a virus che infettano cellule sane innescando i meccanismi che le tra-

sformano in cancerose. Il vaccino contro il virus dell’epatite B (HBV), che può condurre allo sviluppo del cancro del fegato, rientra tra le vaccinazioni obbligatorie nel nostro paese. Quello contro il papillomavirus (HPV) è offerto gratuitamente nel dodicesimo anno di età sia alle femmine sia ai maschi. L’obiettivo è raggiungere una copertura vaccinale pari al 95 per cento della popolazione (oggi per questo vaccino siamo sotto il 77 per cento), ovvero la cosiddetta “immunità di gregge”, che interromperebbe la catena dell’infezione dando protezione anche alle persone che per ragioni mediche non possono essere vaccinate. Anche gli adulti, uomini e donne, possono vaccinarsi: diversi studi clinici confermano l’efficacia se la vaccinazione viene fatta in età più matura, tant’è che nell’ottobre 2018 la statunitense Food and Drug Administration (FDA) ne ha suggerito la somministrazione fino ai 45 anni. Il consiglio per gli adulti non vaccinati ma


che desiderano valutare questa opzione è di parlarne con il proprio medico o ginecologo. Il vaccino non è gratuito per gli adulti, ma in alcune regioni è offerto a un prezzo agevolato. Il fumo Il fumo è il più importante fattore di rischio per i tumori: oltre a quello del polmone è associato ad almeno altri 17 tipi, compresi quelli di seno, ovaio e cervice uterina. Meglio non iniziare mai, ma per chi smette i benefici sono tanti e alcuni sono visibili in poco tempo. Infatti, nel giro di due mesi dall’ultima sigaretta si attenuano le rughe e la pelle riacquista tono e luminosità. Uno studio dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, guidato da Ugo Pastorino e sostenuto da AIRC, ha rivelato che smettere di fumare a qualsiasi età riduce del 3040 per cento il rischio di morire per cancro del polmone, mentre servono 10-15 anni di astensione per far tornare il rischio di carcinoma polmonare allo stesso livello di chi non ha mai fumato. La dieta È importante limitare il consumo di alcol, carni rosse lavorate, bevande zuccherate, alimenti da “fast food” e altri cibi confezionati ricchi in grassi, amidi e zuccheri. Via libera invece a cereali integrali, legumi, frutta e verdure. Il Fondo Mondiale per la Ricerca

sul Cancro (WCRF – World Cancer Research Fund) raccomanda di mangiare ogni giorno almeno 30 grammi di fibre e 400 grammi di frutta e verdura. In generale è fondamentale tenere sotto controllo il proprio peso. Dopo il fumo, l’obesità è considerata il più importante fattore di rischio per il cancro e in Europa è responsabile del 9 per cento circa dei tumori femminili. L’esercizio fisico Per l’Organizzazione mondiale della sanità la mancanza di movimento sarebbe responsabile di una percentuale di neoplasie compresa tra il 9 e il 19 per cento circa. Chi pratica con regolarità esercizio fisico abbassa del 7 per cento circa il rischio di ammalarsi di tutti i tipi di neoplasie. Inoltre nelle donne si riduce del 21 per cento la possibilità di essere colpite dal tumore dell’endometrio e del 10 per cento quella di contrarne uno al seno. I dati, emersi da un importante studio del National Cancer Institute statunitense su oltre 1,4 milioni di persone, sono stati pubblicati sulla rivista JAMA nel 2016. Ma quanto esercizio fisico serve? L’Organizzazione mondiale della sanità suggerisce da mezz’ora a un’ora di attività aerobica moderata-intensa, almeno 5 volte alla settimana.

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LA PREVENZIONE SECONDARIA

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’obiettivo della prevenzione secondaria è individuare lesioni premaligne, che è possibile asportare evitando lo sviluppo del cancro, e tumori in uno stadio iniziale, che grazie alla diagnosi precoce possono essere trattati con maggior successo. In Italia il Servizio sanitario nazionale offre gratuitamente tre programmi di screening. Il primo è la mammografia per il tumore del seno, da effettuarsi ogni due anni per le donne tra i 50 e i 69 anni (in alcune Regioni la fascia d’età è stata allargata a partire dai 45

anni e/o fino ai 74). Il secondo è quello per il tumore del collo dell’utero, che prevede il Pap-test, offerto ogni 3 anni alle donne di età compresa tra i 25 e i 30 anni, e il test per il Papilloma virus, HPV-DNA test, offerto ogni 5 anni alle donne tra i 30 e i 64 anni. Su questi due screening le donne sono certamente più informate, ma è importante che aderiscano anche al terzo, quello per il tumore del colon-retto, il secondo tumore più frequente nella popolazione femminile, che consiste nella ricerca di sangue occulto nelle feci, e che bisognerebbe ripetere ogni due anni tra i 50 e i 69 anni.


TUMORI FEMMINILI LA PREVENZIONE, ETÀ PER ETÀ

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URANTE L’INFANZIA E L’ADOLESCENZA È IMPORTANTE: Imparare a mangiare in modo sano ed equilibrato e a non eccedere con il cibo; Scoprire il valore e il piacere dell’attività fisica; Aderire alle campagne vaccinali contro il papillomavirus; Fare attenzione a non acquisire abitudini poco salutari, prima di tutte il fumo.

TRA I 20 E I 40 ANNI È IMPORTANTE: • Mantenere le sane abitudini acquisite e, se necessario, correggere quelle dannose per la salute; • Allattare al seno (se le circostanze lo consentono); • Sottoporsi al pap-test ogni due anni o, se

lo si combina con la ricerca del DNA del virus HPV, ogni cinque anni. TRA I 40 E I 50 ANNI È IMPORTANTE: • Tenere sotto controllo il fisiologico aumento di peso legato ai cambiamenti ormonali; • Continuare a sottoporsi al pap-test e a praticare abitudini e comportamenti sani; • Quando il medico lo raccomanda, iniziare a fare ecografia al seno e/o la mammografia. TRA I 50 E I 60 ANNI È IMPORTANTE: • Mantenere stili di vita sani; • A partire dai 50 anni, sottoporsi alla mammografia ogni due anni. OLTRE I 60 ANNI È IMPORTANTE: • Non diminuire l’attenzione sulle misure di prevenzione primaria; • Fare visite regolari dal proprio medico; • Continuare a sottoporsi a pap-test e mammografia e fare particolare attenzione a sintomi o modificazioni della pelle, della consistenza del seno o della funzione intestinale.

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CAPITOLO 4

MaternitĂ e cancro


PROTEGGERE LA FERTILITÀ e cure contro i tumori possono compromettere temporaneamente o in modo permanente la fertilità. Per questo è fondamentale che le donne giovani colpite da un tumore si affidino a centri oncologici con équipe formate da diversi specialisti, in grado di offrire entro 48 ore dalla diagnosi una consulenza sulla strategia di protezione della fertilità più appropriata. Tra quelle disponibili ci sono la protezione farmacologica mediante analoghi del GnRH, come l’ormone triptorelina (che “addormenta” le cellule destinate alla riproduzione proteggendole dai danni della chemioterapia), il congelamento degli embrioni (consentito in Italia solo in limitati casi specifici), il congelamento degli ovociti o del tessuto ovarico, la chirurgia di conservazione della fertilità. In particolare, l’efficacia della triptorelina per proteggere dal rischio di menopausa precoce associato alla chemioterapia è stata dimostrata da uno studio, realizzato con il sostegno di AIRC, del gruppo guidato da Lucia Del Mastro del Policlinico San Martino – IRCCS per l’Oncologia di Genova. I risultati sono stati pubblicati nel 2015 su JAMA. Conclusi i trattamenti, le ovaie ricominciano a funzionare e il ciclo riprende. Inoltre lo studio, che è stato condotto su donne con tumore del seno, ha dimostrato che la somministrazione dell’ormone non interferisce con l’azione dei farmaci chemioterapici.

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UN TUMORE IN GRAVIDANZA uò succedere che un tumore sia diagnosticato durante la gravidanza, ma oggi è

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dimostrato che, nella maggior parte dei casi, si hanno le stesse probabilità di sopravvivenza di una donna non incinta, senza danni per il nascituro. La gravidanza non aggrava il tumore, è possibile sottoporsi a terapie specifiche, compresa la chemioterapia, a partire dal secondo trimestre, e i trattamenti vengono personalizzati tenendo conto del tipo di malattia, della sua diffusione e aggressività, e del momento della gestazione in cui è stata scoperta. Il bambino corre rischi limitati, principalmente legati alla possibilità di parto prematuro e di un basso peso alla nascita, come evidenziato da uno studio i cui risultati sono stati pubblicati su Lancet Oncology nel 2018. Un altro articolo pubblicato nel 2015 sul New England Journal of Medicine ha mostrato che, a distanza di tre anni dalla nascita, le terapie non hanno avuto ripercussioni negative sulle funzioni cardiovascolari e sullo sviluppo cognitivo del bambino. È importante farsi dare con calma tutte le informazioni necessarie per avere la possibilità di valutare se proseguire la gravidanza o interromperla. UNA GRAVIDANZA DOPO IL CANCRO opo alcuni anni è possibile affrontare una gravidanza che, in termini generali, non aumenta il rischio di recidive. Per quanto riguarda la gravidanza, risulta lievemente più alta la percentuale di aborti spontanei, mentre non vi è alcun aumento del rischio di malformazioni congenite nel bambino rispetto alle donne che non hanno avuto il cancro.

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CAPITOLO 5

Le ultime scoperte di AIRC sui tumori fem Un algoritmo per personalizzare la terapia nelle donne con tumore al seno

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ricercatori del Programma di Novel Diagnostics dell’Istituto europeo di oncologia (IEO), guidati da Pier Paolo di Fiore e Salvatore Pece, rispettivamente direttore e vice direttore del programma, hanno messo a punto un nuovo algoritmo basato sull’analisi combinata di caratteristiche genetiche e caratteristiche cliniche che potreb-

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i tumori che colpiscono le donne

be permettere di personalizzare sempre di piĂš la terapia nelle donne con tumori mammari di tipo luminale, categoria cui appartengono i tre quarti di tutti i tumori al seno. Il nuovo strumento sembra essere in grado di predire il rischio individuale di metastasi e potrebbe quindi orientare le scelte terapeutiche per la singola paziente, evitando di prescrivere trattamenti eccessivi o, viceversa, non sufficienti, nella fase post-chirurgica, quella della terapia adiuvante.


mminili Un’anomalia genomica comune per il tumore dell’ovaio

L

’équipe di Maurizio D’Incalci, capo del Dipartimento di oncologia dell’Istituto Mario Negri di Milano, con la particolare collaborazione di Sergio Marchini, responsabile dell’Unità di genomica traslazionale, hanno scoperto un’anomalia genomica comune per il tumore sieroso dell’o-

vaio. Si tratta dell’amplificazione di una particolare regione di DNA presente sul cromosoma 8. L’ipotesi è che uno o più di questi geni svolgano un ruolo importante nello sviluppo del tumore: se così fosse, partendo da questa informazione molecolare si potrebbero sviluppare nuovi test per la diagnosi precoce e, in futuro, strategie terapeutiche mirate.

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FONDAZIONE AIRC PER LA RICERCA SUL CANCRO

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