Fondamentale aprile 2016

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Numero 2 - aprile 2016 - Anno XLIV - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI - ISSN 2035-4479

Numero 2 - aprile 2016

VESCICA

Nuove terapie per un tumore ad alta curabilità ATTUALITÀ

Come le nuove tecniche di editing genetico stanno cambiando la ricerca sul cancro

CAREGIVER

Anche chi cura un malato grave rischia a sua volta di ammalarsi

Paola Guglielmelli, obiettivi molecolari

LO STUDIO DELLA MIELOFIBROSI


SOMMARIO

FONDAMENTALE aprile 2016

In questo numero:

04

VITA DA RICERCATORE 04 Dal reparto al laboratorio, la vita del medico ricercatore SANO 07 VIVERE Alimenti: il caffè D’AUTORE 08 CONTRIBUTI Dizionari, gatti, enciclopedie PSICONCOLOGIA 10 Prendersi cura di chi deve curare 14 RUBRICHE 13 Progressi della ricerca AIRC SPERIMENTAZIONE ANIMALE 14 Curare i cani aiuta a curare gli umani RICERCA 16 Il taglia e cuci della genetica che preoccupa gli esperti PRATICA CLINICA 19 Novità dalla ricerca dopo anni di stallo VIAGGIO AIRC 22 Al servizio diDENTRO chi porta AIRC sul territorio INIZIATIVE WEB 25 14 grandi programmi grazie alle scelte dei contribuenti 26 VITA DI AIRC 26 Progetti didattici per un futuro migliore RICERCA IFOM 28 Screening genico per nuovi target LASCITI 29 “Alla prova più difficile ho scoperto quanto fa la ricerca” RACCOLTA FONDI 30 Un fiore speciale per la ricerca sui tumori femminili Quel pieno di vitamina C che alimenta la ricerca Parlare di cancro SPECIALE COMITATI a scuola, l’esperienza 33 Le iniziative dei nostri Comitati regionali di AIRC IL MICROSCOPIO 38 Quattro sfide nella lotta contro il cancro

FONDAMENTALE

Anno XLIV - Numero 2 Aprile 2016 - AIRC Editore DIREZIONE E REDAZIONE: Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro Via San Vito, 7 - 20123 Milano tel. 02 7797.1 - airc.it - redazione@airc.it Codice fiscale 80051890152 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa N.I.I.A.G. SpA Bergamo DIRETTORE RESPONSABILE Niccolò Contucci

CONSULENZA EDITORIALE Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) COORDINAMENTO EDITORIALE Giulia Cauda, Cristina Zorzoli REDAZIONE Martina Perotti, Cristina Ferrario (Agenzia Zoe) PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Umberto Galli TESTI Agnese Codignola, Cristina Ferrario, Carlotta Jarach, Daniela Ovadia, Marco Peano, Fabio Turone, Cristina Zorzoli

Paola Guglielmelli con gli ematologi fiorentini combatte le malattie mieloproliferative

Gli animali da compagnia colpiti da tumore sono una fonte importante di informazioni per curare anche l’uomo

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5 per mille, un nuovo sito per raccontare cinque anni di successi

FOTOGRAFIE Giulio Lapone (copertina e servizio a p. 4), Massimiliano Balzarelli, Simone Comi, Contrasto, Istockphoto, Annachiara Lodi

Fondamentale è stampato su carta Grapho Crystal certificata e proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.


EDITORIALE

Pier Giuseppe Torrani

TANTI MODI PER AIUTARE LA RICERCA. • con conto corrente postale n. 307272; • con carta di credito, telefonando al numero verde 800 350 350, in funzione tutti i giorni 24 ore su 24 o collegandosi al sito airc.it; • con un piccolo lascito nel suo testamento; per informazioni, www.fondazionefirc.it oppure tel. 02 794 707; • in banca: UBI - Banca Popolare di Bergamo S.p.A. IBAN: IT23 Q054 2801 602 00000000 9390 Banco Popolare IBAN: IT18 N050 3401 633 00000000 5226 Intesa Sanpaolo IBAN IT14 H030 6909 4001 00000103 528; Banca Monte dei Paschi di Siena IBAN IT87 E 01030 01656 00000 1030151; Unicredit PB S.p.A. IBAN IT96 P020 0809 4230 0000 4349176; • con un ordine di addebito automatico in banca o su carta di credito (informazioni al numero verde 800 350 350)

Presidente AIRC

Dieci anni di 5 per mille

L’

istituto del 5 per mille compie dieci anni. È stato infatti introdotto in via sperimentale nel dicembre 2005 nel contesto della legge finanziaria 2006. Attraverso diversi passaggi legislativi che ne hanno in parte ridotto la portata introducendo un limite massimo alle erogazioni ma, allo stesso tempo, lo hanno trasformato in uno strumento stabile di finanziamento del Terzo settore, il 5 per mille è diventato sempre più prezioso per la ricerca sul cancro. Nel fare un bilancio di questo decennio AIRC non può che essere fiera della fiducia conquistata. Gli italiani le hanno attribuito un compito istituzionale: quello di gestire al meglio una quota importante di denaro pubblico per raggiungere un fine scelto da loro, in modo autonomo e democratico. E AIRC ha risposto potenziando le proprie competenze nella valutazione dei migliori progetti, ha istituito un percorso meritocratico che è diventato un modello anche per le stesse istituzioni pubbliche e ha reso il tutto trasparente e comprensibile per il cittadino che, con la sua firma, contribuisce a sostenere la ricerca oncologica. Quest’anno i risultati ottenuti con i progetti speciali 5 per mille sono illustrati in un sito apposito (vedi p. 25), che vuole essere una vetrina dei risultati raggiunti e un incentivo a sperare per il futuro. Scegliere AIRC significa poter seguire nel tempo il destino del proprio contributo alla lotta contro una malattia che colpisce tutti.

Convocazione Assemblea ordinaria AIRC ha ricevuto dall’Istituto italiano della donazione il marchio di eccellenza per le organizzazioni non profit che forniscono elementi di garanzia sull’assoluta trasparenza ed efficacia nella gestione dei fondi raccolti.

L’Assemblea ordinaria dei soci AIRC è convocata per il giorno 27 maggio 2016, alle ore 13.30 in prima convocazione e alle ore 14.30 in seconda convocazione, presso la sala auditorium del Museo Maxxi, in via Guido Reni 2, Roma, con il seguente ordine del giorno: 1. Relazioni del Consiglio Direttivo, del Collegio dei revisori e della Società di Revisione. Bilancio chiuso al 31 dicembre 2015. Deliberazioni inerenti e conseguenti. 2. Nomina n. 8 consiglieri nazionali per il quinquennio 2016-2020 e proroga di 6 consigleri per il biennio 2016-2017, secondo quanto disposto dalla norma transitoria dello Statuto AIRC. 3. Nomina Collegio dei revisori per il triennio 2016-2018. 4. Nomina della Società di revisione per il triennio 2016-2018. 5. Determinazione delle quote Junior e delle quote Sostenitori ai sensi di Statuto. Per ragioni organizzative è gradito che ogni socio faccia pervenire la propria adesione all’Assemblea almeno 15 giorni prima della data di convocazione all’indirizzo soci.gestione@airc.it o via fax al numero 02784919. APRILE 2016 | FONDAMENTALE | 3


VITA DA RICERCATORE Paola Guglielmelli

In questo articolo:

mielofibrosi malattie mieloproliferative Investigator Grant

Dal reparto al laboratorio, la vita del medico ricercatore Per studiare le malattie mieloproliferative, la giovane ricercatrice italiana si è formata a Firenze ma anche a Parigi e in Gran Bretagna. Ora, con un Investigator Grant triennale di AIRC, spera di cambiare il destino dei malati con mielofibrosi

“ L’

UNA SCOPERTA CHIAVE

articolo scientifico più citato tra i circa 120 firmati finora da Paola Guglielmelli è uscito sul New England Journal of Medicine – la Bibbia della ricerca clinica mondiale – nel 2013: descriveva la scoperta di una specifica mutazione della proteina, chiamata calreticulina (CALR, in sigla), in una percentuale significativa di malati con neoplasie mieloproliferative, in particolare con mielofibrosi. Fino ad

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da Mutation-Enhanced International Prognostic Scoring System) che permette di capire chi più di altri corre allora si conoscevano due mutazioni, il rischio di andare incontro a un del gene JAK2 e del gene MPL: con evento trombotico, e in generale chi l’aggiunta della CALR, la caratteriz- ha le prospettive di sopravvivenza zazione molecolare ha ora acquisito migliori. “L’anno scorso l’ho preanche un valore prognostico. Parten- sentato al congresso della Società do da questa scoperta, il gruppo italiana di ematologia e ho ricevuto del programma 5 per mille AIRC un premio come miglior abstract nel campo delle malattie mieloprolifediretto da Alessandro Vannucchi, di cui Guglielmelli fa parte, ha messo a rative croniche” spiega Guglielmelli, punto un sistema (chiamato MIPPS, con giustificato orgoglio.

... approfondisci il programma 5 per mille su: airc.it/vannucchi


S

a cura di FABIO TURONE i chiama calreticulina e, da un po’ di tempo a questa parte, è in cima ai pensieri di Paola Guglielmelli. Per studiarla a fondo e comprendere come usarla al meglio nella diagnosi e nella terapia dei tumori del sangue, ha ottenuto un importante finanziamento da AIRC. “Mi sveglio alla mattina e sono contenta di andare al lavoro” racconta sorridendo, seduta nell’ufficio prestatole per l’occasione dal suo mentore Alessandro Vannucchi, nei laboratori fiorentini a due passi dall’Ospedale Careggi, dove il loro gruppo di medici-ricercatori si divide tra assistenza ai malati e ricerca al bancone, con anche un’attenzione particolare al dialogo con i malati e le loro famiglie. “Siamo entrambi di Pistoia” spiega con un accento lieve, ma inconfondibilmente toscano, “e a lui sono molto grata per avermi offerto il primo assegno di ricerca quando, da neolaureata in medicina, stavo per iniziare la scuola di specializzazione in ematologia e non avevo mai fatto esperienza in laboratorio. Non dimenticherò mai il primo giorno, quando mi mise davanti alla cappa aspirante, con in mano gli strumenti che impugnavo per la prima volta, e mi affidò una procedura tutt’altro che semplice”.

L’importanza del mentore

Prima della laurea, aveva prudentemente preferito stare alla larga da quel professore conosciuto per essere estremamente esigente e la tesi di laurea sul trapianto di midollo – o meglio di cellule staminali emopoietiche, come si preferisce dire oggi – l’aveva fatta con un altro docente. “Ho scoperto che il professor Vannucchi pretende molto da chi lavora con lui, ma sa anche molto bene come incoraggiare chi sta imparando e come gratificare il lavoro di ciascuno, così da favorire il raggiungimento dell’autonomia e dell’indipendenza”.

Come quella volta in cui le disse a bruciapelo, senza preavviso, che la presentazione scientifica dell’indomani davanti alla platea del congresso internazionale l’avrebbe tenuta lei, in inglese: “Ha saputo trasmettermi fiducia e mi ha dato sicurezza”. La laurea e la specializzazione, ottenute entrambe all’Università di Firenze con il massimo dei voti (“alla maturità presi 50 sessantesimi, e in realtà non sono mai stata una secchiona” si schermisce), aiutano. L’attività di assistenza domiciliare di pazienti anche terminali, con l’Associazione italiana leucemie, arricchisce subito dopo la laurea il bagaglio di esperienze. “A domicilio del malato, da sola, con i pochi strumenti disponibili, occorre spesso ingegnarsi” ricorda sorridendo. Ma è il lavoro fianco a fianco con il suo mentore, anche nel progetto 5 per mille AIRC da lui coordinato, che fa la differenza.

mativa sulla sperimentazione animale: “L’ultima parte del progetto prevede anche l’uso di un modello murino per verificare le osservazioni condotte in vitro. Le nuove regole sono ancor più rigorose, per garantire che gli animali siano usati solo se e quando possono fornire informazioni veramente utili, non ottenibili con altri mezzi, e con la massima attenzione per evitare che soffrano. Abbiamo dovuto quindi presentare un supplemento di documentazione e attendere le autorizzazioni, con tempi più lunghi del solito”.

La mattina fa il medico, nel pomeriggio è ricercatrice

Un traguardo personale

Il suggello è la recente assegnazione da parte di AIRC, a lei personalmente, di un importante Investigator Grant triennale per approfondire in autonomia le ricerche su una mutazione che caratterizza alcuni sottogruppi di malati colpiti da malattie mieloproliferative, in particolare la mielofibrosi: “Il progetto punta a identificare nuovi metodi per migliorare la diagnosi in pazienti con neoplasie mieloproliferative croniche che presentano mutazioni nel gene della calreticulina. Intendiamo sviluppare anticorpi monoclonali capaci di individuare la proteina mutata e studiare i meccanismi attraverso i quali essa provoca la malattia, anche per identificare possibili bersagli per nuove terapie” spiega. Il progetto triennale avrebbe dovuto partire nel 2014, ma ha subito uno slittamento di un anno per i ritardi causati dall’entrata in vigore della nuova nor-

Dal paziente alla pipetta

Oggi la sua vita quotidiana è scandita dall’attività di medico-ricercatore: “Il contatto con il paziente si fonde perfettamente con il lavoro al bancone e l’analisi genomica condotta in laboratorio” racconta. “La mia giornata ha inizio verso le otto del mattino davanti a un caffè bevuto in compagnia dei colleghi. Poi ci sono le visite programmate dei pazienti che partecipano a uno dei numerosi studi clinici in corso: io ne seguo sei, su una ventina circa. La visita si accompagna spesso ai prelievi di sangue, all’esecuzione di una biopsia ossea o di un elettrocardiogramma, che effettuo di persona. La pausa per il pranzo, in orario variabile Paola Gusecondo gli impegni, cerco di glielmelli condividerla con i colleghi”. col suo Dopo pranzo si toglie il camentore mice da medico e attraversa la strada per indossare quel- Alessandro lo del ricercatore: “Fino a sera Vannucchi il tempo è impegnato in riunioni per la programmazione degli esperimenti, per la discussione o l’analisi dei risultati ottenuti e nel portare avanti il lavoro sperimentale, seduta al bancone del laboratorio, spesso ascoltando musica in cuffia. Mi piacciono un po’ tutti i generi, APRILE 2016 | FONDAMENTALE | 5


VITA DA RICERCATORE Paola Guglielmelli

Paola Guglielmelli, a sinistra, con il suo gruppo che lavora al Careggi grazie a un Investigator Grant di AIRC

dalla musica classica, al jazz e al pop, e ascolto molto volentieri Francesco Guccini, forse anche perché è di Pàvana, vicino a Pistoia”. L’attività in laboratorio dura di solito almeno fino alle 20, ma non di rado dopo cena la testa torna al lavoro: “Se necessario, riprendo a lavorare un poco, leggendo articoli, scrivendo progetti o preparando la lezione per la giornata successiva, quando l’attività didattica si aggiunge a quella clinica e alla ricerca. All’inizio quello della didattica era un compito come un altro, poi ho scoperto l’utilità e l’importanza di spiegare cose nuove a chi parte non sapendo nulla o quasi. Scoprire poi di essere riusciti ad appassionare gli studenti, o i colleghi biologi ed ematologi che partecipano ai corsi di aggiornamento che organizziamo sulle malattie mieloproliferative croniche, è davvero molto gratificante”.

Formazione europea A lei era successo fin dai tempi del liceo, un istituto tecnico sperimentale a indirizzo biologico, di appassionarsi per le discipline scientifiche e poi ancora ogni volta in occasione dei 6 | FONDAMENTALE | APRILE 2016

periodi trascorsi all’estero: “Nel 2007, durante l’ultimo anno della scuola di specialità, sono stata ospite all’Institut Gustave Roussy di Parigi, nel laboratorio diretto da William Vainchenker, lo stesso dove un paio di anni prima era stata scoperta la mutazione del gene JAK2, tappa fondamentale per la comprensione di queste malattie. Era la prima esperienza lontana da casa, e non è stato semplice, ma è stato profondamente istruttivo perché ho acquisito dimestichezza con tecniche di laboratorio innovative”. A Parigi era già stata in vacanza, ma l’aveva vista con occhi diversi: “Ho sempre amato molto viaggiare. In gruppo o in coppia, ho girato tutta l’Europa in treno, con il biglietto Interrail”. Le mancava solo la Gran Bretagna, troppo costosa, ma ci sarebbe approdata nel 2010, l’anno in cui ha conseguito il dottorato di ricerca in oncologia clinica e sperimentale studiando proprio le correlazioni tra le alterazioni del genoma e le manifestazioni cliniche in pazienti con neoplasie mieloproliferative croniche. “Ho trascorso un mese all’Istituto di genetica di Salisbury, la cittadina a sud di Londra nella cui Cattedrale è conservata una copia

della Magna Carta, dove ho imparato le tecniche di sequenziamento e analisi molecolare fondamentali per analizzare e interpretare i dati genetici e le mutazioni di geni associate alla malattia”. Il tempo lasciato libero da attività clinica, ricerca e didattica lo passa con gli amici, con cui condivide la passione per il cinema d’autore e per la fotografia, o in serena solitudine: “Mi piace stare da sola, forse perché sono figlia unica”. Nel fine settimana, spesso fa una puntata a Pistoia, a trovare i genitori o gli amici d’infanzia cui è rimasta legata: “Sarebbe facile dire che vorrei scoprire la cura delle malattie mieloproliferative, ma per ora mi sento fortunata perché riesco a fare tanto, in un laboratorio che, grazie ai fondi AIRC, è all’avanguardia e competitivo anche rispetto agli Stati Uniti e dove è possibile fare scoperte importanti arrivando già a modificare e migliorare l’approccio al paziente.” Scoperte e conoscenze che sono puntualmente condivise con la comunità dei malati nell’annuale Giornata fiorentina dedicata ai pazienti con malattie mieloproliferative croniche, cui partecipano circa 400 persone tra pazienti e accompagnatori.


VIVERE SANO

Alimenti: il caffè a cura di CRISTINA FERRARIO l caffè, assieme al tè, rappresenta la bevanda calda più bevuta al mondo. Questa bevanda tanto amata anche in Italia deriva dalle bacche lavorate e tostate di un arbusto originario dell’Etiopia appartenente al genere Coffea, di cui si consumano in particolare le varietà arabica e robusta. A seconda delle percentuali che compongono la miscela finale si potrà ottenere una bevanda dal sapore più delicato e aromatico (tipico dell’arabica) o più astringente e amaro (tipico della robusta).

I

Non solo caffeina La vox populi tende ad attribuire al caffè un effetto prevalentemente negativo sulla salute, ma numerosi studi clinici hanno smentito questi timori e in alcuni casi hanno persino dimostrato un effetto benefico. Bisogna però precisare che non tutti i caffè sono uguali. La composizione della miscela, il luogo nel quale la pianta è cresciuta e il modo in cui le bacche sono state lavorate fanno la differenza, così come il metodo di preparazione responsabile della maggiore o minore quantità di caffeina e altre sostanze che finiscono nella tazza. L’espresso e il caffè preparato con la moka contengono per esempio meno caffeina del caffè americano, di quello “filtrato” o di quello turco. Il tutto perché le sostanze contenute vengono estratte grazie al passaggio dell’acqua nella miscela: in linea generale, maggiore è il tempo impiegato, maggiore è il numero delle sostanze estratte. E anche se si tende a identificare il caffè con la caffeina, non bisogna dimenticare che una tazza della bevanda contiene anche minerali, lipidi, cere, precursori delle proteine e delle vitamine. Non mancano gli antiossidanti, tanto che il caffè rappresenta una delle principali fonti di queste sostanze nella dieta degli americani, mentre gli italiani hanno la fortuna di poter contare sulla frutta e sulla verdura mediterranee. Gli esperti del Fondo mondiale per la ricerca su cancro (WCRF) hanno studiato le fonti scientifiche disponibili e hanno dichiarato che la bevanda non aumenta il rischio di cancro, nemmeno nel caso di pancreas e rene, per anni ritenuti particolarmente sensibili all’azione del caffè. Vi sono invece studi significativi che dimostrano una lieve riduzione del rischio di cancro al fegato e all’endometrio in chi consuma caffè regolarmente. In Italia ogni anno si consumano circa 5,5 kg di caffè pro capite, con un aumento piuttosto ampio del consumo di capsule rispetto al macinato classico.

QUANTO CONSUMARNE? Vi sono alcune categorie di persone che devono limitare il consumo di caffè. Tra queste le donne in gravidanza e gli ipertesi, per l’effetto ipertensivo della caffeina. Il caffè interferisce anche con l’assorbimento di calcio e ferro, ed è quindi controindicato in caso di anemia o osteoporosi. Date le proprietà eccitanti, è bene che gli insonni e gli ansiosi ne riducano il consumo e comunque lo evitino al pomeriggio. Infine, poiché stimola la secrezione gastrica e la gdfmotilità gdfg df intestinale, gdfg dfgdgdfè controindicato in chi soffre d fgdfg dfgd fgulcere df gdfgd di gastriti, o colon irritabile. In generale si d fgdfgd f gdfgdf gdg df gdf gdf gdfgdf gdf tazzine consiglia di non superare mai le cinque di espresso al giorno, equivalenti a circa un bicchiere e mezzo di caffè americano.

LA RICETTA Ideata da Alfonso Bialetti nel lontano 1933, la moka è uno degli oggetti ancora oggi più presenti nelle cucine degli italiani. Ecco qualche consiglio per usare bene questo apparecchio. 1. La base deve essere riempita con acqua fredda evitando di superare la valvola. 2. Il caffè non deve riempire troppo il filtro e non deve essere pressato altrimenti il processo di estrazione sarà più difficile. 3. La fiamma posta sotto la caffettiera deve essere mantenuta bassa. Se è troppo forte, il tempo impiegato dall’acqua per attraversare il filtro sarà inferiore e inferiore sarà il numero e la varietà di sostanze estratte dal caffè. 4. È bene togliere la moka dal fuoco appena il caffè inizia a salire per evitare di estrarre le parti del caffè che darebbero alla bevanda il classico gusto di “bruciato”. 5. Per sciacquare la moka basta semplice acqua. Da evitare lavastoviglie e detergenti aggressivi.


CONTRIBUTI D’AUTORE Marco Peano

Dizionari, gatti, enciclopedie Pubblichiamo un intervento di Marco Peano, il cui romanzo d’esordio, L’invenzione della madre, narra della relazione tra un figlio e la madre malata. Uscito tradotto in inglese (a cura di Grazia De Michele) sul numero speciale del Breast Cancer Consortium Quarterly, per il quale è stato scritto appositamente, questo testo spiega cosa vuol dire “prendersi cura”

D Lo scrittore Marco Peano, autore del testo in queste pagine

di MARCO PEANO i solito, finché non c’è qualcuno che glielo dice in maniera esplicita, una persona ignora di essere un caregiver. O perlomeno, mio padre e io lo ignoravamo. Anche perché – prima che il cancro facesse irruzione nella nostra quotidianità tramite il corpo di mia madre – non avevamo idea di cosa significasse quella parola. Eppure di termini nuovi era fatta la realtà che ci circondava, e sempre più lo sarebbe stata: io però li andavo scoprendo soltanto nel momento in cui entravano in relazione con la malattia di mia madre. Quando le venne diagnosticato un cancro al seno destro era il 1996: lei aveva quarantacinque anni, io diciassette; lei lavorava all’ufficio postale, io frequentavo il liceo; lei aveva ben chiaro il suo quadro clinico, io ero un po’ confuso su cosa fosse un «carcinoma mammario». All’epoca sul pc di casa non avevamo internet, Google non esisteva ancora. Se avessi avuto a disposizione una connessione sarei andato a cercare informazioni in rete: mi divertiva il fatto che i due motori di ricerca più diffusi in Italia si chiamassero come il personaggio di un mito – Arianna – e con il nome di un poeta – Virgilio. Dovetti invece accontentarmi di sfogliare una più prosaica enciclopedia medica, dalla quale ricavai una serie di dati e di percentuali che non dissipavano troppo la nebbia. Pochi mesi prima di quella diagnosi avevamo accol-

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In questo articolo: Marco Peano caregiver autori

to un gattino dal pelo rosso incendio, a cui avevo dato il nome di Socrate. L’animale, capitato nella nostra famiglia quasi per caso, avrebbe tenuto compagnia a mio padre e a me durante la degenza ospedaliera della donna che entrambi amavamo di più al mondo. Si susseguirono nell’ordine: una mastectomia, due cicli di chemioterapia, una convalescenza tutto sommato abbastanza breve. Dopodiché, mia madre riprese a lavorare. Non prima però di aver deciso di sottoporsi allo svuotamento dell’altra mammella, la sinistra, per motivi precauzionali. Tutto torna sui binari della normalità, io mi diplomo, il gatto cresce, ma soprattutto mia madre sta bene. Finché nel 2002 il cancro si ripresenta: questa volta la zona interessata è il cervelletto; i medici parlano di «neoplasia cerebellare», e io che credevo di sapere tutte le parole del cancro scopro invece quanto ho da apprendere. Dunque si riparte: risonanze magnetiche, ipotesi di intervento e di possibili danni permanenti, speranze che oscillano, dubbi che tormentano, asportazione della massa senza complicazioni, radioterapia, e poi la vita che ancora una volta ha la meglio. È proprio durante le sedute di radioterapia che inizio, più o meno consapevolmente, a riflettere sul mio ruolo di accompagnatore. Prima di essere un figlio, il figlio di mia madre, sono la persona che conduce l’automobile. Mio padre lavora fino a sera tardi, e anche se prendesse un permesso so quanto gli costerebbe frequentare gli ospedali, dunque gli evito volentieri di farlo. In ogni caso, adesso che ho ventitré anni voglio dimostrarmi adulto e consapevole – dunque è con piacere che mi prendo carico di questo genere di incombenze. Guido dal paese di provincia in cui abitiamo fino alla città dove c’è l’ospedale, e sto in sala d’attesa stringendo la mano di mia madre finché non chiamano il suo nome. Mentre si sottopone alla terapia io penso al suo corpo irradiato, e mi rendo conto che quello che sta succedendo dentro di lei è una potentissima narrazione. Una narrazione che prima o poi affronterò, ma adesso – ora che sono seduto in sala d’attesa, e mi


guardo intorno vedendo altri figli, mogli, fratelli e amici che come me hanno accompagnato un proprio caro – ignoro che dovranno passare tredici anni prima che quella storia diventi un libro. Perché di lì a meno di due anni mia madre si ammalerà per l’ultima volta. «Carcinosi meningea», ecco le due parole che mai avrei voluto imparare. È una patologia fulminante, inoperabile, dicono i medici, ed è così che una sera – mentre do da mangiare a Socrate – capisco improvvisamente che il gatto le sopravviverà. Il giorno in cui decisi di provare a raccontare questa piccola parabola umana, il primo tentativo concreto di mettere nero su bianco, fu il 29 aprile 2005. Lei aveva cinquantaquattro anni, ed era inferma; mancavano meno di nove mesi alla sua morte. Mio padre e io – aiutati dal supporto medico e affettivo di una onlus – avevamo predisposto in un’area della casa tutta una serie di accorgimenti perché potesse stare con noi, vegliata giorno e notte, per quell’ultimo tratto di vita in comune. Ci alternavamo nel dormirle accanto, eravamo diventati due infermieri servizievoli e attenti. Intanto mio padre era andato in pensione, io ancora non avevo un lavoro stabile, e il tempo che ci era stato regalato per poter parlare con lei – sarebbe rimasta lucida ancora per poco, prima che le sempre più massicce dosi di morfina la costringessero a un oblio farmacologico – è stato senza dubbio il più intenso della mia vita. So per certo che fu il 29 aprile la data in cui tutto cambiò perché conservo ancora nell’hard disk del computer il primo file che gettò il seme di quello che sarebbe stato il mio romanzo. Si tratta di poche righe, in cui provo a descrivere il modo in cui mia madre,

L’

bloccata a letto, sonnecchia davanti alla televisione. Sarebbe trascorso un ulteriore anno e mezzo prima che io iniziassi a scrivere sul serio di lei. E tutt’ora non ho smesso, e forse non smetterò mai. Faticai non poco a comprendere che, sebbene stessi inventando dei fatti a partire dalla realtà, non stavo tradendo il suo ricordo, ma anzi lo stavo fissando per sempre. Era doloroso eppure necessario ripescare nella memoria i ricordi personali e intimi, trasformarli in materia narrativa, costruire una trama, dei personaggi, dei dialoghi. Stavo facendo di una testimonianza privata, in fondo banalmente quotidiana nella sua tragicità, una storia che potesse arrivare a più persone possibili. Nei sette anni che mi sono occorsi per dare forma al mio romanzo – cancellando e riscrivendo in maniera ossessiva – molti altri lutti si sono susseguiti, compreso quello del gatto. Il mio esercizio quotidiano è stato quello di rimanere con l’immaginazione ben piantato in quella stanza, accanto a lei. Accettando il fatto che mia madre non c’era più, e sapendo al contempo che quello che era accaduto nessuno me l’avrebbe mai portato via. Mio padre e io, ciascuno a proprio modo, siamo stati entrambi inconsapevoli caregiver – ma questo ce l’hanno detto soltanto dopo. Quello che invece ho capito scrivendo, una pagina via l’altra, è che il corpo di mia madre era il dizionario di carne e sangue che conteneva già, fin dall’inizio, tutte quelle parole.

L’INVENZIONE DELLA MADRE

invenzione della madre racconta la vita di Mattia, un figlio, e di sua madre malata. Sapendo che non potrà salvarla, eppure ostinandosi contro tutto e tutti, dà il via a un’avventura privatissima e universale: non sprecare nemmeno un istante. La provincia in cui Mattia abita, il lavoro in videoteca che manda avanti senza troppa convinzione, il rapporto con la fidanzata e con il padre: ogni aspetto

MARCO PEANO Nato a Torino nel 1979, si occupa di narrativa italiana per la casa editrice Einaudi. L’invenzione della madre (minimum fax 2015, Premio Volponi Opera prima, Premio Libro dell’Anno di Fahrenheit) è il suo romanzo d’esordio.

della sua vita per nulla eccezionale è ridisegnato dal tempo immobile della malattia. Un rifugio sicuro sembrano essere i ricordi: provare a riavvolgere come in un film la memoria di ciò che è stato diventa un esercizio che gli permette di sopportare il presente. L’invenzione della madre Minimum Fax, 2015 280 pagine, 14 euro

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PSICONCOLOGIA Assistenza familiare

Prendersi cura di chi deve curare In ogni famiglia di un malato oncologico c’è una persona che si fa carico più di altri della cura: è il cosiddetto caregiver primario, che spesso paga questo ruolo in termini sia economici sia di salute

a cura di AGNESE CODIGNOLA o hanno dimostrato molti studi negli ultimi anni, condotti via via che cresceva la consapevolezza della complessità delle conseguenze del cancro sulla vita di chi è coinvolto, e soprattutto dei bisogni non strettamente clinici che esso induce: anche chi si prende cura di un paziente, il caregiver, magari per anni, ha bisogno di essere assistito o, quanto meno, protetto da rischi piuttosto seri, e educato a gestire la situazione senza venirne travolto dal punto di vista psicologico, fisico e per-

L

sino economico. Per capire che cosa significhi, e come assisterlo al meglio, è necessario comprendere fino in fondo che cosa fa un caregiver e poi inquadrare tutti i possibili effetti di un’attività così totalizzante e faticosa per molti aspetti. A fare il punto ci hanno pensato alcune recenti metanalisi, cioè revisioni degli studi pubblicati, dalle quali emerge un quadro piuttosto omogeneo e utile per predisporre le opportune strategie preventive.

Senza di loro il malato sarebbe lasciato solo

CHI È IL CAREGIVER La lista dei compiti di chi assiste un malato oncologi-

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In questo articolo:

caregiver assistenza psicologica gruppi di aiuto

co è molto lunga: dalla cura quotidiana della persona ai trasporti, dalle faccende domestiche alla comunicazione con amici e parenti, dalla gestione delle terapie al supporto emotivo. Inoltre bisogna pensare all’organizzazione di attività che aiutino il malato a socializzare e a restare attivo, prendere decisioni sulla cura, fare valutazioni (ed eventuali scelte) economiche. Sono incombenze di varia natura, da sostenere per periodi di tempo a volte molto lunghi. Secondo un’indagine condotta tra i caregiver dall’American Cancer Society e intitolata Study of Cancer Survivors, tutto ciò richiede un impegno che, nei primi due anni dalla diagnosi, occupa in media 8,3 ore al giorno per un totale di 13 mesi su 24 (con picchi di oltre 10 ore per alcuni tumori come i linfomi non Hodgkin). Un impegno, in altri termini, che può significare la necessità di rinunciare alla propria vita e al lavoro, almeno per un certo periodo di tempo, e che per

molti assorbe ogni energia fisica e mentale. LA MASCHERA SUL CUORE La prima conseguenza di un impegno che, anche quando è portato avanti con amore, rimane sempre gravoso, è la ricaduta sulla psiche, perché chi si prende cura di un malato cerca sempre di sostenerlo anche a livello psicologico, di infondere speranza e ottimismo, di distrarlo e di fargli mantenere un buon livello di relazioni sociali, quasi sempre mascherando la propria preoccupazione per il futuro, lo stress, la depressione. E tutto ciò si traduce in perdita di sonno e di appetito, a volte di motivazione in generale, comparsa di depressione e ansia, spesso gravi e riconoscibili clinicamente (secondo diversi studi addirittura in un caregiver su due), soprattutto nelle persone più giovani o più anziane, specie se donne. Sono fattori di rischio per il malessere del caregiver anche il basso livello culturale e le scarse re-

UNA FORMAZIONE DA PIANIFICARE

LA PREPARAZIONE DEI MEDICI

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econdo alcune rilevazioni, un oncologo, durante la sua carriera, comunica una brutta notizia non meno di 200.000 volte. Chi gli insegna come si fa? Oggi ci pensano, sempre più spesso, i corsi universitari, che includono esami di psicologia medica e comunicazione tra medico e paziente. Ma per la generazione di medici attualmente in servizio l’unico strumento a disposizione spesso è la capacità empatica, affinata dall’esperienza. Con tutte le conseguenze: errori, cattiva gestione dei caregiver, burn out (grave depressione del medico stesso) e così via. Anche per questo l’Istituto nazionale tumori, insieme all’Università degli studi di Milano, ha recentemente dato il via, nell’ambito della Scuola di specializzazione in oncologia, alla cattedra di psiconcologia, subito ribattezzata

lazioni sociali, essere il marito o la moglie del malato oppure essere un familiare single (per esempio un figlio o una figlia single). È indispensabile quindi predisporre ogni possibile strategia per evitare di farsi carico in solitudine di situazioni difficili, col rischio di esserne risucchiati e di provocare conseguenze molto pesanti (che oltretutto ricadono a loro volta sul malato, in un circolo vizioso dal quale è poi ancora più difficile uscire).

tutto quando il caregiver è una persona anziana, che magari ha già una o più malattie da tenere sotto controllo. Gli effetti negativi sono anche diretta conseguenza della perdita di sonno, di appetito, di forze in chi spesso deve rinunciare ad attività che hanno un effetto positivo, come quelle fisiche o di socializzazione. Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza, pubblicato su Cancer Nursing e relativo a un gruppo di caregiver messi a confronto con altrettante persone simili per età e condizione che non si stavano prendendo cura di un malato oncologico, oltre ad ansia, depressione e disturbi del sonno e dell’umore, sono quasi sempre presenti alterazioni della pressione, tanto più evidenti quanto più lungo è il periodo di cure prestate.

L’informazione protegge dalla depressione

NON SOLO DEPRESSIONE L’impatto della scoperta di un tumore in una persona cara non è solo psicologico: anche il fisico ne risente, come hanno mostrato molti studi, che hanno fatto emergere un legame stretto tra il cancro di un familiare e il peggioramento generale della salute di chi se ne fa carico, soprat-

“di umanità”. A dirigerla è Gabriella Pravettoni, docente di psicologia delle decisioni dell’ateneo milanese e direttore del servizio di psiconcologia dell’Istituto europeo di oncologia che, nel presentare il corso, ha posto l’accento proprio sui familiari. Non a caso, il corso è specificamente strutturato in modo da formare i medici e gli studenti a includere anche loro in tutte le fasi della malattia, dalla diagnosi al fine vita. Molti studi dimostrano proprio il bisogno di una formazione specifica; su tutti, uno dell’Università di Seattle presentato a un recente congresso dell’American Society for Radiation Oncology nel quale 137 operatori (tra chirurghi oncologi, radioterapisti e oncologi medici) hanno risposto a una serie di domande sul tema e ammesso, in due terzi dei casi, che, anche se la comunicazione di notizie negative fa parte della routine quasi quotidiana, la loro preparazione su questo aspetto è stata carente,

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LA LISTA

I 20 SUGGERIMENTI DEL MOORES CANCER CENTER DI SAN DIEGO NUOVE TECNOLOGIE Analisi del DNA

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li americani, si sa, amano gli elenchi. Quasi tutti i grandi centri hanno liste di consigli su cosa fare; ecco una sintesi di una delle più complete tra quelle rivolte al caregiver.

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Concedere a sé e al malato il tempo per adattarsi alla diagnosi. Cercare di guardare al futuro cogliendo i segnali positivi e non solo quelli negativi. Ricordarsi che servono pazienza, flessibilità, coraggio e ironia. Comunicare in modo pieno e sincero con il malato. Programmare attività di evasione dalla routine medica, come una cena fuori. Parlare del futuro: la speranza è importante. Apprezzare il fatto di scoprire capacità interiori spesso insospettate. Scegliere se delegare parte delle responsabilità ad altre persone vicine, per esempio per quanto riguarda la comunicazione verso amici e conoscenti. Ricordarsi che il compito è complicato e che spesso ci vuole aiuto, che va cercato attivamente e non atteso. Partecipare alle visite mediche per comprendere bene la situazione. Organizzare il tempo con impegni fissi, settimanali e mensili. Aiutare il malato e se stessi a mantenere le proprie abitudini quotidiane; ricordarsi di mangiare e di avere cura di sé. Concedere spazio anche alle emozioni forti, parlarne con un amico o con uno specialista. Praticare attività antistress quali lo yoga o la meditazione. Concedersi ogni tanto una vacanza, affidando eventualmente il malato a familiari o persone professionalmente preparate per occuparsene. Ammettere di dover modificare in parte la routine, pur cercando di mantenere le abitudini, e ricordarsi che lo si fa per amore del malato. Appoggiarsi a gruppi di supporto (anche online, purché affidabili), se necessario. Prendere tempo per se stessi, per svolgere un’attività gradita o per non fare nulla. Guardare film e spettacoli divertenti; il buonumore ha effetti sorprendenti. Concedersi un supporto religioso se lo si desidera. 12 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2016

Eppure, per costoro si fa molto poco: secondo uno studio americano, più dell’80 per cento non riceve alcun tipo di aiuto diretto o indicazione utile. Anche se le informazioni allevierebbero la fatica, come conferma uno studio italiano, pubblicato su Tumori nel 2015 e condotto dal gruppo di Stefano Cascinu, oggi dirigente della Clinica di oncologia medica del Policlinico di Modena, su 137 parenti di pazienti: la prima necessità che emerge è avere maggiori informazioni sulle cure e sulla malattia del congiunto e avere contatti più facili e frequenti con i medici curanti; un dato che potrebbe sembrare sorprendente, ai tempi di internet, ma che mette anch’esso in luce la necessità di non essere lasciati soli.

seguenze che sono state spesso quantificate, negli ultimi anni, in diversi Paesi. I risultati cambiano a seconda del sistema sanitario e del welfare lavorativo: in Italia, per esempio, i permessi per recarsi a fare le terapie e le riduzioni di orario legate ai cicli di cure sono accordati anche ai caregiver purché legati da un vincolo di parentela fino al terzo grado. Non sono invece riconosciuti ai conviventi di qualsiasi sesso, una lacuna che alcune norme attualmente in discussione in Parlamento cercano di colmare. Molto spesso (secondo alcuni studi in più del 50 per cento dei casi), tutto il sistema di vita dei caregiver viene modificato: le relazioni affettive, le abitudini, le vacanze, l’uso del tempo libero sono spesso azzerati o molto ridimensionati. In molte realtà (anche italiane) esistono sistemi di supporto anche per i caregiver (dalle associazioni ai gruppi di supporto tenuti da psiconcologi), ma le ricerche fatte portano quasi tutte allo stesso risultato: anche quando esistono, sono quasi sempre usati poco e male. Per questo c’è ampio spazio di miglioramento, ed è evidente che in parte l’assistenza va ripensata, includendo nei programmi anche l’aiuto a queste figure fondamentali.

Programmare aiuta a ridurre le difficoltà

LE CONSEGUENZE SOCIALI Anche se i parenti non lo considerano il problema principale, dedicarsi a un malato spesso significa vedere la propria condizione economica peggiorare, soprattutto in tempi di precarietà delle attività lavorative, non solo perché è quasi sempre necessario partecipare alle spese per le cure, gli spostamenti e l’assistenza professionale, ma anche perché il tempo impiegato ad assistere è sottratto al lavoro, con con-


della ricerca AIRC L’acceleratore per il fegato Si chiama ERK5 l’acceleratore dell’epatocarcinoma, il tipo più comune di tumore del fegato. Lo spiegano dalle pagine della rivista Gut i membri di un gruppo di ricerca coordinato da Fabio Marra, dell’Università di Firenze, dimostrando che l’enzima ERK5 può avere un ruolo di primo piano nello sviluppo della malattia e nella sua diffusione nell’organismo. Tutto è partito dall’osservazione che nel tumore il gene che codifica per ERK5 è più espresso rispetto al tessuto epatico normale. Il lavoro dei ricercatori sostenuti da AIRC ha permesso di dimostrare che, bloccando l’azione di questo gene, aumenta il numero di cellule che smettono di proliferare e migrare. “Anche se esiste già un farmaco capace di bloccare ERK5 e fermare la crescita del tumore nel modello animale, è ancora presto per parlare di cura, ma i dati aprono nuove vie per il trattamento del tumore del fegato” conclude Marra.

Geni sani diventano complici Anche geni “sani” (non mutati), impegnati nelle loro normali funzioni, possono contribuire allo sviluppo di un tumore. È quello che accade nei tumori intestinali con PRC1. Uno studio condotto dall’équipe di Diego Pasini dell’IEO di Milano e pubblicato su Cell Stem Cell ha mostrato che l’attività di PRC1 non è soltanto fondamentale per il funzionamento delle cellule staminali dell’intestino ma, in presenza di mutazioni a carico di altri geni, può promuovere lo sviluppo tumorale. I geni mantenuti spenti da PRC1, hanno scoperto, se attivati potrebbero bloccare una via molecolare coinvolta nell’insorgenza della gran parte dei tumori del colon-retto. “Da un lato questo illustra quanto possa essere complessa la biologia dei tumori” commenta Pasini. “Dall’altro, però, indica anche una possibile strada terapeutica”. Si tratta di trovare il modo di attivare i geni tenuti spenti da PRC1, perché a loro volta blocchino la via responsabile della crescita tumorale.

Una barriera protettiva La rivista Nature Communication ha pubblicato uno studio che ha portato all’identificazione di una molecola fondamentale per la crescita del tumore del pancreas. La ricerca è stata coordinata da Maria Caterina Turco, dell’Università di Salerno, e Vincenzo De Laurenzi, dell’Università di Chieti e Pescara, che hanno indirizzato i propri sforzi sulla proteina BAG3, presente in concentrazioni più elevate nelle cellule di tumori duttali del pancreas (la tipologia più diffusa) rispetto alle cellule pancreatiche non tumorali. “I risultati confermano ancora una volta l’importanza del microambiente attorno al tumore e del dialogo che il cancro ha con le cellule che lo circondano” spiegano i ricercatori finanziati da AIRC, sottolineando che BAG3 è un prodotto proprio del microambiente tumorale dove si lega a cellule del sistema immunitario, favorendo la crescita e la migrazione del tumore. Inattivando tale legame grazie ad anticorpi costruiti ad hoc si blocca o si riduce la massa e la formazione di metastasi. Gli studi stanno ora proseguendo verso la sperimentazione clinica nell’uomo.

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SPERIMENTAZIONE ANIMALE Tumori spontanei

Curare i cani aiuta a curare gli umani

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a cura della REDAZIONE elanomi, sarcomi dei tessuti molli (specialmente nei san bernardo), linfomi (specialmente nei golden retriever), osteosarcomi: sono i tumori che più comunemente colpiscono i cani e che, da alcuni anni, hanno attirato anche l’attenzione dei ricercatori oncologici. Nel 2005, infatti, è stato sequenziato interamente il genoma del cane, permettendo agli scienziati di studiare anche dal punto di vista molecolare i tumori che si formano spontaneamente nell’animale, per trarne conclusioni utili anche all’uomo. “Gli animali d’affezione, come il cane, hanno una vi-

ta più breve di quella umana” spiega Nicola Baldini, che all’Istituto ortopedico Rizzoli (IOR) di Bologna conduce una ricerca finanziata da AIRC per lo studio dell’osteosarcoma spontaneo nei cani. “Questo ci permette di studiare in modo accelerato l’evoluzione della malattia, che è simile a quella dell’uomo, e anche gli effetti delle cure”. SPECIE A CONFRONTO Questo settore di ricerca si chiama oncologia comparata (perché confronta le caratteristiche dei tumori animali con quelle dei tumori umani) ed è sviluppato soprattutto negli Stati Uniti, attraverso una rete che viene coordinata e finanziata dal National Cancer Institute. “Negli Stati Uni-

La malattia di Fido è un modello per l’uomo

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L’oncologia comparata è un ambito di ricerca in pieno sviluppo. Studia i tumori che compaiono naturalmente negli animali, in particolare nei cani, per aiutare a guarire loro ma anche i loro padroni ti e anche in altri Paesi, come il Regno Unito, il pubblico è molto sensibile al tema, con diverse iniziative di raccolta fondi promosse da associazioni private” spiega ancora Baldini. “A parte l’osteosarcoma del cane, le neoplasie spontanee negli animali domestici di maggiore interesse sono il carcinoma della mammella, il melanoma e il carcinoma squamocellulare del cavo orale, il linfoma non Hodgkin e i sarcomi dei tessuti molli. Anche in Italia si sta sviluppando un interesse in questo ambito,

che in parte nasce dalla creazione di registri dei tumori animali, attivi in alcune Regioni, molto utili per fornire informazioni di tipo epidemiologico, esattamente come accade per l’uomo”. IL VALORE DELLA SPONTANEITÀ Lo studio comparato dei tumori nell’uomo e negli animali domestici offre una miniera d’informazioni, data la vicinanza genetica fra mammiferi e considerando che in entrambi i casi vi è un’espo-


ALTRE RICERCHE

In questo articolo:

GRANDI ANIMALI

sperimentazione animale cani osteosarcoma

sizione a fattori ambientali simili, come inquinanti o alimenti. “Si tratta di informazioni complementari a quelle dei classici studi sperimentali su tessuti o in vivo sui topi. In primo luogo vediamo il tumore in tutte le sue caratteristiche, comprese la forma e la modalità di diffusione nell’organismo. Inoltre, a differenza di quanto accade nei modelli murini, si tratta infatti di animali che si sono ammalati come ci ammaliamo noi, nel corso della loro vita normale. Questo ci permette di studiare aspetti che completano il quadro ottenuto con modelli meno naturali” spiega ancora Baldini.

ambiente tumorale con integratori o farmaci, in modo da ridurre il numero di ricadute”. Anche lo studio farmacologico partirà nell’animale per poi, eventualmente, approdare all’uomo. “I protocolli di cura per gli umani sono ovviamente molto rigidi, approvati a livello nazionale e pagati dal Sistema sanitario nazionale. Negli animali di affezione possiamo invece provare a introdurre farmaci nuovi con meno vincoli. Inoltre, dal momento che l’incidenza della malattia è 20 volte superiore a quella nell’uomo e che le cure sono a carico dei proprietari dell’animale, ogni innovazione che possa allungare la vita del proprio compagno a quattro zampe è in genere benvenuta”. Lo studio nell’osteosarcoma spontaneo del cane è condotto in collaborazione con il gruppo di medici veterinari guidati da Ombretta Capitani all’Università di Bologna e da Paolo Buracco all’Università di Torino. Sono loro a curare direttamente gli animali domestici, a operarli e a mandare i campioni al gruppo di Baldini. “Come nell’uomo, l’obiettivo primario dello studio clinico nel cane è curare la malattia, possibilmente migliorandone la prognosi e in ogni caso senza arrecare alcun grado di sofferenza nel paziente” conclude Baldini. “Il trasferimento delle conoscenze dall’ambito medico umano a quello veterinario, e viceversa, è un elemento essenziale e un’occasione preziosa per aumentare le nostre capacità di cura”.

Più facile modificare i protocolli delle chemio

INFIAMMAZIONE E ACIDOSI Lo studio condotto allo IOR riguarda i sarcomi dello scheletro e dei tessuti molli. Oltre alle cellule del tumore, queste neoplasie presentano anche una componente di cellule del sistema immunitario legate a fenomeni infiammatori dovuti alla malattia stessa e, paradossalmente, anche ad alcuni farmaci. “È cosa nota che l’infiammazione e il microambiente intorno al tumore possano essere importanti per il suo sviluppo” dice Baldini. “Lo studio che abbiamo intrapreso, in particolare, ci farà capire se la presenza di acidosi dei tessuti intorno al tumore alimentata dall’infiammazione, sia un fattore predisponente all’insorgenza delle metastasi. Inoltre proveremo a intervenire sull’acidità del micro-

N

egli anni ottanta la ricercatrice Frances Gulland e il suo gruppo del Marine Mammal Center di Sausalito, in California, si accorsero che un numero sempre maggiore di leoni marini spiaggiava sulla costa, in stato terminale o già di decesso per un cancro del tratto urogenitale, e che questo tumore stava diventando la maggior causa di morte per questi animali. John Hammond del BBSRC Pirbright Institute nel Surrey, in Gran Bretagna, ha studiato i campioni prelevati dagli animali per identificare una possibile causa genetica. Nel 2014 ha pubblicato i risultati, dimostrando che il responsabile è un gene mutato, Heparanase 2, presente anche in molti tumori umani. Troppo tardi per intervenire sui leoni marini, ma ancora in tempo per cercare farmaci mirati che possano salvare gli umani e per studiare eventuali concause, come gli effetti dell’inquinamento sugli individui portatori della mutazione. Altri grandi animali, come gli elefanti, sembrano invece protetti dallo sviluppo dei tumori. Come mai? Anche in questo caso la risposta è venuta da uno studio genetico condotto da Lisa Abegglen e collaboratori dell’Università dello Utah e pubblicato nell’ottobre del 2015 sulla rivista JAMA. Mentre noi umani abbiamo due copie del gene TP53 (e se una non funziona sviluppiamo la sindrome di Li-Fraumeni che predispone allo sviluppo di molti tumori), gli elefanti ereditano da ciascun genitore almeno 20 copie del gene. La ricerca conferma che TP53 è un gene chiave per regolare la proliferazione delle cellule ed è anche l’arma segreta degli elefanti che, con la loro massa, sarebbero altrimenti condannati a morire tutti di cancro.

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RICERCA La tecnica CRISPR

In questo articolo: bioetica CRISPR gene editing

Il taglia e cuci della genetica che preoccupa gli esperti La diffusione rapidissima di CRISPR, una tecnica di editing genetico che permette con relativa semplicità di modificare le caratteristiche di un gene direttamente nella cellula, ha messo in allarme gli esperti di etica. Nella ricerca sul cancro, però, si è rivelata una vera rivoluzione

a cura di DANIELA OVADIA n quattro anni la ricerca genetica ha subito una vera e propria rivoluzione tecnologica. Merito di CRISPR, una tecnica che consente di modificare il genoma di una cellula in modo rapido, relativamente semplice e poco costoso. Non che prima del suo avvento fosse impossibile farlo, ma le altre tecniche disponibili sono tutte più complesse. Dieci anni fa, per esempio, sono stati messi a punto alcuni enzimi, le nucleasi a dita di zinco, capaci di tagliare e incollare sequenze di DNA in modo efficiente e preciso, ma al costo di quasi 5.000 dollari a dose e con

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limiti tecnici legati alla difficoltà di adattarli esattamente all’obiettivo che si vuole centrare lungo la doppia elica. CRISPR è diverso: utilizza un enzima chiamato Cas9, trasportato da un frammento di RNA capace di raggiungere esattamente il bersaglio previsto, sfruttando la presenza di alcune zone di sequenze ripetute. Giunto a destinazione, l’enzima esegue l’equivalente biologico del comando tagliaincolla di un software di scrittura ed elimina, o sostituisce, la sequenza bersaglio. Molto spesso i laboratori devono comprare solo la molecola di RNA guida, con una notevole riduzione dei costi.

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I LIMITI DELLA DEMOCRAZIA “Con questa tecnica abbiamo reso democratico il gene editing, cioè la capacità di modificare il genoma di una cellula o di aggiungere ed eliminare geni a piacimento” spiega Jennifer Doudna, biochimica dell’Università di Berkeley, California, una delle pioniere della metodologia. “È così facile e poco costoso che qualunque laboratorio minimamente attrezzato può farlo”. Un progresso innegabile che ha suscitato, però, alcuni timori, in primo luogo negli stessi scienziati: con uno strumento di questo tipo diventa più semplice cambiare le caratteristiche dei nostri geni, eliminare quelli malfunzionanti ed eventualmente rimpiazzarli. Tutto bene? Non proprio, perché se la tecnica viene applicata agli embrioni, e in particolare a quelli uma-

ni, può sollevare dubbi etici. Gli esperti di CRISPR si sono riuniti a Washington nel mese di dicembre scorso per discutere le promesse del gene editing, ma anche i limiti che gli stessi scienziati sentono di dover mettere all’uso di uno strumento tanto versatile. Senza riuscire però a trovare un accordo: se secondo alcuni la soglia da non varcare è la modificazione del genoma di una cellula embrionale umana, perché darebbe origine a un individuo dalle caratteristiche “non naturali”, altri scienziati hanno ricordato quanto sia importante, in alcune malattie ereditarie, poter sostituire il gene malfunzionante con una copia sana fin nell’embrione, per permettere la nascita di un bambino senza problemi. A fronte delle perplessità di alcuni esperti, vi sono Paesi, tra cui la Gran Bretagna,

È più facile modificare i caratteri ereditari

SPERIMENTAZIONI

ZANZARE BARRIERA a facilità con cui CRISPR consente di modificare il genoma di un organismo offre nuove opportunità nella cura di alcune malattie trasmesse da insetti, come la malaria. Modificando l’assetto genetico della zanzara che trasporta il plasmide, gli scienziati sperano di impedire che questo possa trovare ospitalità ed essere trasmesso attraverso la classica puntura. Per ottenere il risultato è necessario immettere nell’ambiente un certo numero di insetti con modificazioni dei geni, tali da renderli inutili alla trasmissione della malattia, ma capaci comunque di accoppiarsi e riprodursi con le zanzare “classiche”. In tal modo la versione “modificata” prenderà lentamente il sopravvento riducendo, fino a scomparire, le possibilità di sopravvivenza del plasmide malarico. Un progetto ambizioso ma non semplice da realizzare perché spesso gli insetti modificati non sono capaci di riprodursi o non sono in grado di sopravvivere nell’ambiente naturale.

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che hanno autorizzato l’uso di CRISPR in embrioni umani, in particolare per uno studio, condotto dalla biologa Kathy Niakan del Francis Crick Institute di Londra, che si prefigge di modificare alcuni geni chiave per lo sviluppo, al fine di

capire perché molte gravidanze non riescono a giungere al termine, offrendo una speranza alle donne infertili. IL RUOLO NEL CANCRO Le tecniche, però, non sono di per sé eticamente né

buone né cattive: tutto dipende dall’uso che se ne fa e CRISPR può essere, per la ricerca sul cancro, uno strumento di svolta. “Oggi sappiamo che una cellula, per diventare tumorale, deve subire una serie di

mutazioni a livello genetico ma non sappiamo quali, tra questi geni, siano davvero essenziali per il processo che porta alla malattia” spiega Silvia Deaglio, responsabile dell’Unità di ricerca genetica del sistema immunitario

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RICERCA La tecnica CRISPR MODIFICARE IL DNA La tecnica di editing del DNA chiamata CRISPR/Cas9 è una versione biologica della funzione copia-incolla presente nei nostri software di testo Come funziona Cellula

Molecola guida

Enzima taglia-DNA

Filamento di DNA difettoso

Nucleo Cromosoma

Si inserisce nella cellula un enzima complesso che contiene: una molecola guida una copia del DNA non mutato

Una molecola guida sintetica, disegnata specialmente per lo scopo, trova il filamento di DNA sul quale si vuole intervenire

Un enzima taglia il pezzo di DNA su cui si vuole intervenire

Filamento sano di DNA

Il filamento di DNA difettoso viene sostituito con una copia sana

un enzima in grado di tagliare il DNA

presso la Human Genetics Foundation di Torino. “Per capirlo possiamo percorrere diverse strade ma la più lineare consiste nel creare cellule o modelli animali in cui disattiviamo, uno a uno, i geni che stiamo studiando e verifichiamo che cosa succede”. Questa tecnica, che si chiama knockout genico, richiede, con i sistemi tradizionali, molto tempo e molte risorse. “Per questo nel nostro laboratorio abbiamo introdotto CRISPR, velocizzando l’intero processo. Nello specifico, studiamo un gene frequenteente mutato nei malati di leucemia linfatica cronica ricre-

ando nelle cellule la mutazione che si verifica nel paziente quando si ammala” spiega ancora Deaglio. La scelta di usare CRISPR non è solo legata a questioni di soldi o di tempi, ma anche di precisione. “Questa tecnica di gene editing è molto precisa e ci permette di ‘silenziare’ un gene nella sua posizione normale lungo la sequenza del DNA. Ciò significa che modifichiamo in modo naturale anche tutti quei meccanismi di controllo dell’attività del gene stesso, e di comunicazione con l’ambiente circostante, ricreando in modo quasi perfetto

Il vantaggio di lavorare come fa la natura

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ciò che accade nella malattia. Le tecniche precedenti, invece, silenziano il gene in modo più brutale e meno preciso, quindi non ci permettono di studiare l’interazione tra questo e i suoi sistemi di regolazione”. MUTAZIONI INDOTTE Oltre a zittire un gene, si può anche sostituirlo con la versione mutata che si trova generalmente nei pazienti. Si tratta di una strategia utilizzata anche in passato, ma di nuovo CRISPR consente di essere molto più precisi. “Immaginiamo il filamento di DNA: con le vecchie tecniche il gene mutato poteva andare a posizionarsi dappertutto lungo la sua struttura, trovandosi a fianco di geni con i

quali magari non interagisce mai in natura” spiega Deaglio. “Con CRISPR andiamo a mutare il gene nella sua posizione naturale, mantenendo i rapporti che ha con i suoi vicini”. Il risultato? Se si dimostra che quel gene ha un ruolo chiave nella trasformazione maligna della cellula, si possono costruire farmaci mirati diretti contro il bersaglio genetico principale. E non solo: CRISPR consente di modificare il genoma di un singolo organo nel modello animale, ricreando quello che accade in natura. L’individuo con un cancro al fegato presenta infatti certi geni mutati solo nell’organo malato e non in tutto l’organismo. Con le tecniche più vecchie, l’unico modo per indurre la malattia nel modello animale era provocare la mutazione nella fase embrionale dello sviluppo, col risultato che tutte le cellule del corpo risultavano mutate, non solo quelle dell’organo da studiare. “CRISPR è un salto tecnologico ma anche concettuale, che permette alla ricerca sul cancro di studiare le mutazioni genetiche nel loro luogo d’origine” conclude Deaglio. “Grazie a esso riusciremo a velocizzare lo studio della funzione di tutti i geni che sospettiamo essere coinvolti nella malattia. Perché è questo, oggi, il nostro problema: come in un giallo con troppi potenziali sospetti, facciamo fatica a capire chi ha compiuto il delitto. Ma ora abbiamo uno strumento di indagine di grande aiuto per trovare il vero responsabile”.


PRATICA CLINICA Tumore alla vescica

In questo articolo: vescica chirurgia immunoterapia

Novità dalla ricerca dopo anni di stallo Dopo un periodo di scarsi avanzamenti da parte di medici e ricercatori, il tumore della vescica è tornato sotto i riflettori ed è oggi protagonista di numerose ricerche grazie a promettenti scoperte molecolari. Il tutto con una nuova attenzione al paziente

ASSOCIAZIONI

PaLiNUro: AL SERVIZIO DEI PAZIENTI

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azienti liberi dalle neoplasie uroteliali. È questo il significato della sigla PaLiNUro, che dà il nome a un’associazione nata con lo scopo di fornire assistenza e sostegno a 360 gradi a tutte le persone che si trovano ad affrontare un tumore uroteliale (che coinvolge cioè bacinetto renale, vescica, uretere e uretra). La base dell’asso-

ciazione è formata da ex pazienti e dai loro familiari, ma include anche numerosi volontari, medici e operatori sanitari, tutti uniti con lo scopo di fornire alle persone colpite da questi tumori le informazioni necessarie per gestire al meglio le diverse fasi della malattia, dalla diagnosi fino alle complicazioni postintervento. Mantenendo un linguaggio semplice e comprensibile, ma sempre scientificamente corretto, gli esperti dell’associazione aggiornano costantemente il sito internet (www.associazionepalinuro. com), una fonte preziosa di informazione alla quale attingere per chiarirsi le idee e trovare soluzioni pratiche.

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PRATICA CLINICA Tumore alla vescica

nodi e che può creare, in chi lo affronta, numerosi problemi dal punto di vista sia fisico sia psicologico.

loca al quinto posto. Eppure, fino a qualche anno fa, l’interesse della ricerca per questa patologia non era particolarmente elevato, complici la mancanza di novità in campo terapeutico e uno scarso dialogo tra urologi, chirurghi e oncologi. a cura di CRISTINA FERRARIO on circa 25.000 nuovi casi ogni anno in Italia, il tumore della vescica è secondo solo a quello della prostata tra i tumori urologici e, nella classifica generale delle neoplasie più frequenti, si col-

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CONSERVARE O ELIMINARE? La chirurgia resta l’approccio principale al tumore della vescica e può essere eseguita sostanzialmente con due obiettivi: conservare la vescica naturale o rimuoverla completamente, per poi ricostruire una via per permettere all’urina di uscire all’esterno. “La

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scelta del tipo di intervento dipende da numerosi fattori, ma si basa soprattutto sulle caratteristiche del tumore e su quanto la malattia è diffusa” spiega Roberto Salvioni, direttore della Struttura complessa di chirurgia urologica dell’Istituto nazionale tumori di Milano. Quando la malattia non ha ancora raggiunto lo strato muscolare della vescica (malattia non muscolo-infiltrante), si preferisce un approccio conservativo e si tende quindi a eliminare il tumore dall’interno, con interventi per via endoscopica, che prevedono l’inserimento di uno strumento nella vescica passando dall’uretra. “Nell’85 per cento dei casi i tumori della vescica si presentano così e si può quindi puntare alla conservazione dell’organo, ma nel restante 15 per cento la malattia ha già raggiunto lo strato muscolare (malattia muscolo-infiltrante) per cui è necessario ricorrere all’asportazione completa della vescica” precisa Salvioni, ricordando che la rimozione è un intervento ad alta intensità, che prevede l’asportazione anche di altre strutture come prostata, utero, ovaie e linfo-

L’INTERVENTO È SOLO L’INIZIO “La gestione delle problematiche postoperatorie non è affatto banale e spesso richiede al paziente un grande impegno, almeno nei primi tempi” afferma Salvioni. Nel caso di deviazione urinaria, ovvero della creazione di una stomia, un piccolo foro sulla parete addominale per far uscire l’urina, bisogna imparare a svuotare il sacchettino (esterno o interno) e a mantenerlo pulito e bisogna fare i conti con il disagio psicologico iniziale legato al cambiamento delle abitudini e dell’aspetto fisico. “Ma non è semplice nemmeno abituarsi alla vescica ricostruita internamente e senza la stomia” riprende l’urologo milanese, precisando che la neovescica necessita di qualche tempo prima di raggiungere il volume tipico della vescica naturale e quindi ci possono essere modifiche nella frequenza dello stimolo a urinare. “Cambia anche la continenza, cioè la capacità di trattenere le urine, anche questo è un aspetto da non sottovalutare. Parlare con il proprio medico è la strategia vincente per affrontare al meglio la malattia e le sue conseguenze”. Ci sono poi alcune modifiche dello stile di vita che sono necessarie per chi vuole ridurre al minimo i disagi della malattia: non fumare, mangiare bene, bere molto e tenere sotto controllo le abitudini urinarie so-

Bisogna prepararsi a disagi fisici e psicologici


LA CHIRURGIA

COME RICOSTRUIRE

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opo un intervento di asportazione della vescica diventa necessario ricostruire una via per raccogliere ed eliminare l’urina e le alternative oggi disponibili sono essenzialmente tre: • derivazione urinaria esterna (il “sacchetto” per la raccolta delle urine) che utilizza un piccolo tratto di intestino per far da congiunzione tra gli ureteri e la cute dell’addome;

no le regole base della prevenzione che devono essere rispettate anche dopo un intervento. TANTE NOVITÀ ALL’ORIZZONTE “Nell’arco di un anno siamo passati da quasi zero a una trentina di studi sul tumore della vescica in tutte le sue fasi, dalla malattia metastatica a quella superficiale”. Con queste parole Andrea Necchi, dirigente medico della Struttura complessa di oncologia medica 1 dell’INT, riassume il grande e recente interesse della ricerca medica per questo tumore. Le novità principali, come spiega l’esperto coinvolto in prima persona in numerosi studi, riguardano in particolare l’immunoterapia nella malattia avanzata o metastatica. “Alcune delle nuove molecole sono molto vicine all’approvazione per il trattamento in clinica e i risultati degli studi sono davvero promettenti, superiori a quelli ottenuti con la chemioterapia classica: i pazienti mostrano una buona risposta alla terapia, che si mantiene nel tempo” dice Necchi, citando in particolare alcuni anticorpi monoclonali diretti contro specifici bersagli molecolari (PD-L1 e PD-1). Con l’immunoterapia si cerca di creare attorno al tumore un ambiente infiammatorio nel quale sono presenti e attivi i bersagli contro i quali usare i

nuovi farmaci, a loro volta capaci di sbloccare il sistema immunitario e di combattere efficacemente il tumore. Ma le novità non finiscono qui. “Alcuni studi stanno confrontando i nuovi trattamenti – uno o più farmaci di immunoterapia – con la classica chemioterapia in pazienti che hanno una malattia superficiale e che fino a poco tempo fa erano trattati solo dagli urologi con la resezione endoscopica o con terapie locali” aggiunge l’oncologo. Sono stati inoltre identificati nuovi bersagli molecolari come per esempio il gene EGFR che in una percentuale di pazienti risulta mutato rendendo la malattia sensibile a un trattamento mirato. “Tutte queste novità, unite allo studio di combinazioni di trattamenti vecchi e nuovi, sono destinate a cambiare la cura del tumore della vescica, spingendo sempre più verso una terapia mirata e personalizzata su base molecolare” conclude Necchi. COMUNICARE DI PIÙ In uno scenario tanto complesso, la comunicazione chiara e completa tra medico e paziente, e tra gli esperti che si occupano delle diverse fasi del trattamento, resta un elemento determinante per il successo del percorso di guarigione. “Il paziente deve essere coinvolto, per quanto possibile, nelle decisioni di trattamento e questo obiettivo può essere realiz-

• derivazione urinaria interna che permette di non avere un sacchetto esterno, ma obbliga il paziente al cosiddetto autocateterismo due o tre volte al giorno. In pratica, il paziente entra con un catetere attraverso un piccolo foro nel serbatoio ricostruito internamente con una parte di intestino e lo svuota; • ricostruzione ortotopica della vescica, una tecnica ormai in uso da 30 anni, che consiste nel ricreare con l’intestino un serbatoio sferico al quale vengono attaccati gli ureteri e l’uretra e permette di urinare attraverso le vie fisiologiche.

zato solo con il dialogo aperto” chiarisce Salvioni. Dal canto suo il paziente arriva in ospedale con una serie di aspettative, di ansie e paure che solo con una comunicazione davvero onesta possono trasformarsi in punti di forza del percorso terapeutico. Come porsi, per esempio, di fronte alla proposta di entrare a far parte di uno studio con un farmaco sperimentale? “Le reazioni sono molto diverse e dipendono da numerosi fattori: età, istruzione, situazione familiare e molti altri ancora” spiega Daniele Raggi, oncologo medico, che nel Reparto di urologia oncologica dell’INT affronta ogni giorno queste situazioni. “Spesso i pazienti arrivano già con un loro bagaglio di informazioni e vo-

gliono utilizzare il trattamento sperimentale” aggiunge la collega Patrizia Giannatempo, che poi precisa: “Non sempre questo è possibile e per gestire la delusione del paziente il medico deve spiegare bene i pro e i contro dei diversi trattamenti”. La comunicazione e la collaborazione sono però necessarie anche tra gli specialisti. “Il tumore della vescica richiede un approccio multidisciplinare, che coinvolge chirurghi, urologi e oncologi, ma anche altri professionisti” spiega Necchi, ricordando che ancora troppo spesso negli ospedali questa neoplasia resta un problema dell’urologo e che il tipo di trattamento scelto è spesso legato a quale figura professionale si consulta per prima.

IN SALA OPERATORIA

BRACCIO ROBOTICO E MENTE UMANA

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nche nel trattamento del tumore della vescica sta facendo capolino la chirurgia robotica, ovvero un intervento chirurgico nel quale non è la mano del chirurgo a impugnare il bisturi, ma il braccio di un robot. “La chirurgia robotica ha portato enormi vantaggi in sala operatoria per diverse patologie, introducendo, per esempio, una precisione difficile da raggiungere con il più classico bisturi” spiega Roberto Salvioni. “Non bisogna però dimenticare che il robot non si muove da solo, ma è la mente del chirurgo a fare le scelte”. In altre parole, il medico che manovra il robot resta ancora il protagonista nella chirurgia dei tumori della vescica, dove al momento i robot sono una innovazione tecnologica che aiuta ma non stravolge i risultati. APRILE 2016 | FONDAMENTALE | 21


VIAGGIO DENTRO AIRC Missione possibile / 1

In questo articolo:

comitati partnership raccolta fondi territoriale

Al servizio di chi porta AIRC sul territorio Con questo numero iniziamo a raccontare come funziona AIRC, una grande macchina al servizio della ricerca contro il cancro e del futuro dei pazienti. Partiamo da chi lavora affinché AIRC sia presente in tutta Italia

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a cura di CRISTINA FERRARIO inanziare la ricerca scientifica contro il cancro, valutando le proposte più valide secondo i criteri della buona scienza, e informare i donatori sulla malattia e sui risultati ottenuti grazie al loro aiuto. Sono questi gli obiettivi di AIRC secondo il suo statuto. Una realtà che finanzia il lavoro di 5.000 ricercatori, grazie a 4,5 milioni di sostenitori, accreditandosi come primo polo privato di finanziamento della ricerca sul cancro in Italia, come spiega il presidente AIRC Pier Giuseppe Torrani, che aggiunge: “Se il cuore dell’Associazione restano i suoi ricercatori e il loro lavoro, nulla sarebbe possibile senza il rigore e la passione con cui lavorano le persone che, dentro AIRC, ge-

RACCOLTA FONDI E COMUNICAZIONE

stiscono quella che è diventata una delle più grandi charity italiane ed europee per quantità di fondi erogati”. Inizia con questo articolo un viaggio alla scoperta di AIRC. “Raccontiamo l’Associazione seguendo il percorso che fanno i fondi” chiarisce Niccolò Contucci, direttore generale. “Si parte dall’attività di raccolta fondi sul territorio, attraverso i Comitati e le partnership con le aziende, descritta in questo articolo. Nel prossimo affronteremo la cura della relazione con il socio e con i numerosi sostenitori

GESTIONE E CONTROLLO DEI FONDI

che ci dedicano il proprio 5 per mille. Si parlerà poi della comunicazione dei progressi scientifici e dell’uso dei fondi, all’insegna della trasparenza; della gestione e del controllo assicurati ai fondi da parte della struttura, per spiegare infine il sistema di erogazione dei fondi, basato sulla valutazione del merito”.

Sostegno ai Comitati Dalla Valle D’Aosta fino alla Sicilia, i 17 Comitati regionali di AIRC si muovono a stretto contatto con le realtà locali e le migliaia di volontari, in condivisione con l’ufficio coordinamento Comitati; essi lavorano ogni giorno per diffondere l’immagine dell’Associazione sul territorio, per appoggiarne le iniziative e per reclutare sempre nuovi soci che sostengano la ricerca oncologica. Anche le aziende, allo stesso tempo, fanno la loro parte: con diverse modalità, sostengono le due principali missioni di AIRC, cioè finanziare la ricerca e diffondere la conoscenza sulla malattia e su come prevenirla. “Il modello di AIRC è unico in Italia per diffusione sul territorio” spiega Jonas Maniaz, responsabile del coordinamento Comitati e manifestazioni nazionali dal suo ufficio nella sede milanese, dove assieme alle colleghe Sara Saccà ed Emilia Zaffaroni, sostiene l’attività dei Comitati regionali e funge da collegamento tra le esigenze e i problemi locali e la loro soluzione a livello centrale. Anche il rapporto con le aziende è seguito da un ufficio centrale con sede a Milano, l’unità Partnership di cui è re-

EROGAZIONE DEI FONDI


sponsabile Alessandra Delli Poggi. “Insieme a Monica Cucchi qui a Milano e a Federica Gargiulo a Roma riusciamo a sostenere e ad ampliare una rete di contatti con le aziende che, con interesse sempre crescente, accettano di dare una mano alla ricerca” spiega la responsabile.

Le azioni sul territorio A differenza di altre associazioni, AIRC ha nelle varie Regioni gruppi di sostenitori organizzati attorno ai Comitati, che costituiscono il terminale locale di rappresentanza e di presenza dell’Associazione e sono dotati di una segreteria. Nell’organizzare le iniziative, i Comitati fanno riferimento alla struttura centrale, sebbene si muovano con grande libertà organizzativa, poiché conoscono meglio le esigenze e le aspettative locali, ma le azioni sono coordinate in modo unitario. Se per esempio si vuole organizzare una manifestazione nella propria città, viene informata la sede centrale, con la quale si condividono i passaggi operativi. “Questa struttura è una ricchezza perché consente ad AIRC di coordinare al meglio un’attività così vasta che coinvolge migliaia di persone, in tutta Italia” commenta Jonas Maniaz. “Anche nel rapporto con le aziende donatrici i Comitati hanno un ruolo importante perché hanno ovviamente una conoscenza superiore alla nostra di ciò che succede nel territorio” spiega Alessandra Delli Poggi, ricordando che nella scelta delle aziende con le quali collaborare è importante conoscere dettagli che vanno oltre ciò che si può leggere nel sito internet aziendale. Solo se si tratta di aziende le cui attività non sono in contrasto con la missione di AIRC, è possibile instaurare una collaborazione. “E questo vale soprattutto per le imprese che si muovono e hanno prodotti rivolti a un determinato territorio di riferimento” aggiunge la responsabile dell’unità Partnership.

Molti appuntamenti La raccolta fondi di AIRC ha tra le sue colonne portanti le manifestazioni nazionali e locali. “La distribuzione delle arance, delle azalee e, da quattro anni, anche dei cioccolatini sono tre appuntamenti fissi nel calendario degli italiani che ogni anno dimostrano grande generosità, rendendo possibile realizzare veri e propri ‘miracoli laici’, per così dire” afferma Maniaz. È Sara Saccà a occuparsi di gestire e organizzare assieme ai Comitati questi grandi eventi che coprono tutto il territorio nazionale e che mettono in campo in una sola giornata un esercito di volontari, di mezzi e di risorse. “Forse dall’esterno è difficile rendersene conto, ma ciascuna di queste manifestazioni rappresenta uno sforzo enorme in termini organizzativi” aggiunge Saccà. “I Comitati svolgono un lavoro egregio con uno spirito instancabile: scelgono le piazze, coordinano i volontari, preziosa risorsa di cui AIRC non potrebbe fare a meno, e comunicano alla nostra sede le proprie esigenze e le eventuali critiche” continua dopo aver precisato che, non appena terminata una manifestazione, bisogna subito partire con l’organizzazione della successiva. E poi ci sono tutti i piccoli e grandi eventi locali, appuntamenti promossi dai Comitati regionali o, in qualche caso, anche da singoli volontari o da enti (vedi Speciale Comitati a p. 33). Tanto piccoli non sono se hanno permesso, stando agli ultimi dati, di raccogliere in un anno oltre tre milioni di euro grazie a più di un centinaio di appuntamenti. “Si va dal torneo di burraco, alla corsa campestre, passando per la sfida a calcetto fi no ad arrivare a manifestazioni che definire locali è forse un po’ riduttivo, come per esempio il concerto-evento di Fiorella Mannoia e altri artisti all’Arena di Verona dello scorso settembre o lo spettacolo romano di Fiorello dello scorso dicembre” spiega Emilia Zaffa-

La sede centrale dà una mano ai comitati

UN RUOLO DIRETTIVO

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Comitati regionali non si muovono solo in una dimensione locale. Di certo il loro peso è grande a livello territoriale, ma è rilevante anche a livello nazionale. Come si legge infatti nello statuto dell’Associazione, tutti i presidenti dei Comitati regionali sono di diritto membri del Consiglio direttivo nazionale di AIRC e possono quindi influenzarne con il loro voto e la loro opinione le decisioni finali. Questo è il riconoscimento ufficiale dell’importanza dei Comitati regionali che permettono ad AIRC di essere presente in modo così attivo e capillare in tutta Italia e che sono impegnati quotidianamente nel contatto con le migliaia di volontari e gli oltre 4,5 milioni di sostenitori.

roni. È lei che dalla sede milanese di AIRC si occupa di fornire ai Comitati tutta l’assistenza di cui hanno bisogno per organizzare questi eventi, anche se, ancora una volta, sono i Comitati ad avere la piena titolarità sulla manifestazione che si svolge sul loro territorio.

Tante aziende, tanti progetti

Non c’è solo la generosità dei singoli cittadini. Anche la fitta rete di rapporti con le aziende intessuta da AIRC negli anni garantisce la possibilità di raccogliere fondi. “Le modalità di raccolta e di collaborazione sono molteplici, ma emerge una grande attenzione da parte delle aziende verso l’Associazione e la sua missione” racconta Alessandra Delli Poggi, prima di descrivere alcune delle attività svolte dalla sua unità. In alcuni casi le donazioni da parte delle aziende avvengono nel modo classico, ovvero l’azienda decide di fare una donazione in denaro ad AIRC. Molto più spesso, però, si tratta di progetti di marketing sociale che cercano di legare l’azienda alla missione dell’Associazione. “Nella mia ormai trentennale esperienza in AIRC” dice Monica Cucchi “il lavoro alla costruzione delle partnership APRILE 2016 | FONDAMENTALE | 23


VIAGGIO DENTRO AIRC Missione possibile / 1

UN SEMAFORO SEMPRE IN FUNZIONE

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uando è nata l’unità Partnership è stato redatto anche un codice etico che serve da guida per instaurare i rapporti con le aziende. “Lavorando in modo strutturato con il mondo delle aziende abbiamo sentito la necessità di avere una griglia che ci guidasse e tutelasse nella scelta dei partner con cui lavorare” spiega Alessandra Delli Poggi, che poi aggiunge: “È una specie di semaforo che si accende di colori diversi a

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seconda di chi abbiamo di fronte”. E si accende di rosso (divieto assoluto di collaborazione) per quelle aziende che lavorano in settori i cui prodotti hanno un legame certo con la malattia: un esempio su tutti, le sigarette. Il giallo (possibile collaborazione) scatta quando un’azienda è borderline, per esempio quando il suo prodotto è legato alla malattia anche se non in maniera diretta come nel caso delle industrie petrolifere: significa che le modalità di collaborazione devono essere studiate attentamente. Il semaforo verde indica il via libera a collaborare ed è riservato a quelle aziende che rispettano tutti i parametri definiti nel codice etico.

con le aziende è quello che più mi ha permesso di entrare in contatto con persone desiderose di partecipare attivamente alla lotta contro il cancro. Obiettivo che integra e arricchisce le logiche del business”. L’azienda comunica, informa e sensibilizza il suo mondo, a partire proprio dai suoi lavoratori, al fine di creare un circolo virtuoso nel quale il dipendente o il cliente dell’azienda diventano anche soci o sostenitori di AIRC. “Per arrivare a questi obiettivi le strade sono molte: si va In alto da sinistra: dall’organizzazione Federica Gargiulo, di giornate in laboMonica Cucchi, ratorio per i dipenAlessandra denti, per far capire Delli Poggi meglio la realtà delA fianco da sinistra: la ricerca, a spazi di Emilia Zaffaroni, prevenzione sul siJonas Maniaz, to web aziendale, Sara Saccà. fino alla più classica associazione di un prodotto al nome AIRC” afferma Delli Poggi, ricordando che, grazie a queste modalità di comunicazione, si riescono a raggiungere anche persone altrimenti non raggiungibili dai canali più classici. “Le realtà aziendali sono molto diverse tra loro, perciò ogni volta proponiamo progetti modellati e arricchiti con molta fantasia sulla base delle esigenze della singola azienda, per trovare nella partnership soddisfazione reciproca verso il raggiungimento degli obiettivi” specifica Federica Gargiulo, che trova in ogni interlocutore che incontra passione e competenza, gli ingredienti vincenti nella costruzione del progetto. “Il tutto però non è dovuto al caso o alla sola generosità delle aziende, ma è piuttosto il frutto di un’organizzazione meticolosa e continua e di una struttura attenta alle esigenze dei singoli imprenditori e dei loro dipendenti” conclude Delli Poggi, convinta, anche sulla base di dati oggettivi raccolti negli anni, che seminare in questo modo alla fine porti a un buon raccolto. Nel prossimo numero parleremo ancora di raccolta fondi, attraverso la relazione diretta con soci e sostenitori.


Iniziative web - Programmi speciali 5 per mille

14 grandi programmi grazie alle scelte dei contribuenti ________________

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n sito web per approfondire i programmi di ricerca finanziati con il 5 per mille ad AIRC: www.programmi5permille.airc.it racconta agli italiani 14 grandi progettualità che coinvolgono oltre mille ricercatori, gli obiettivi che perseguono e i traguardi che hanno raggiunto, con un linguaggio scientifico chiaro, diversi livelli di lettura e infografiche interattive che illustrano i concetti più complessi. Le tante progettualità rientrano all’interno di due Programmi speciali – quello di “Oncologia clinica molecolare” e quello di “Analisi del rischio di sviluppare un tumore, diagnosi precoce e prognosi” –, avviati rispettivamente nel 2010 e nel 2011, grazie ai

fondi del 5 per mille devoluto ad AIRC. Esperti internazionali, chiamati a valutare i risultati dei programmi di oncologia clinica molecolare, i primi a essere partiti, hanno giudicato eccellente il lavoro svolto e hanno raccomandato di continuare il finanziamento per poter validare i dati ottenuti e trasferire le scoperte in clinica. Per questo AIRC ha lanciato, a maggio 2015, un bando di estensione aperto ai responsabili dei programmi che hanno terminato il primo quinquennio di ricerche.

Scopri i programmi e come sostenerli su

www.programmi5permille.airc.it

I gruppi di Robin Foà indagano i geni nei tumori del sangue. Hanno individuato terapie “intelligenti” contro molecole implicate nella malattia.

Il programma di Giannino Del Sal studia il cancro al seno triplo negativo: meccanismi di formazione delle metastasi che possono essere bersaglio di terapie, firme molecolari utili per la prognosi e la risposta alle terapie.

Pierfrancesco Tassone coordina i gruppi che si occupano dei microRNA coinvolti in leucemie e mielomi: hanno dimostrato l’efficacia di microRNA sintetici o di loro inibitori. Ora passeranno alla clinica.

14 Programmi speciali 119 Unità operative 1063 Ricercatori al lavoro

Il programma di Aldo Scarpa vuole battere sul tempo il cancro del pancreas: ha creato una biobanca di campioniAPRILE tumorali 2016 | FONDAMENTALE in questo| 25momento e sta cercando indizi utili per la diagnosi.


VITA DI AIRC Progetto scuole

In questo articolo: didattica scuole biologia

Progetti didattici per un futuro migliore I kit didattici forniti da AIRC ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado stanno riscuotendo un successo sempre crescente. Merito di un approccio rigorosamente scientifico alla prevenzione e alla ricerca

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a cura della REDAZIONE ome molte altre grandi associazioni europee che finanziano la ricerca scientifica, anche AIRC ha investito risorse nella formazione dei più giovani. I progetti di AIRC nelle scuole, nati nel 2011 quasi in sordina per fornire supporto a iniziative di raccolta fondi, sono diventati con gli anni una vera e propria proposta didattica che copre tutti gli ordini, dalla scuola dell’infanzia alle scuole secondarie di primo e secondo grado. Materiali didattici, video, giochi interattivi (prodotti con la consulenza di esperti di divulgazione e didattica e il consiglio

di insegnanti di riferimento) sono stati raccolti in un sito web dedicato a insegnanti e studenti (scuola.airc.it), sempre più frequentato e cliccato. Il sito raccoglie tutti gli elementi e le attività del progetto, tra cui diversi materiali scaricabili. Inoltre propone aggiornamenti frequenti con concorsi, blog, workshop, proposte ed elementi trasversali alle diverse attività. Il progetto vede la collaborazione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, con programmi e azioni condivise. “Non vogliamo che il cancro sia come un elefante nella classe” affermano gli esperti della Fondazione Macmillan, charity britannica molto attiva sul piano della didattica che ha fatto da apripista per tutte le

consorelle europee, tra cui AIRC. “Certo è un argomento ingombrante ma pensiamo che dovrebbe essere facile e naturale parlarne”.

Insegnanti alleati È tempo di bilanci per un’esperienza, quella di avvicinare i più giovani alla prevenzione, alla ricerca e all’impegno, che è nata come una sfida, data la difficoltà di coinvolgere le scuole in attività che esulano dagli stretti obblighi curricolari. Sono stati gli insegnanti i migliori alleati di AIRC in questa impresa: molti di loro hanno accolto con entusiasmo e partecipazione l’idea di sfruttare kit didattici innovativi per affrontare argomenti che sono solo parzialmente compresi nei programmi scolastici e che vengono spiegati con un taglio diverso dal solito. AIRC ha portato i suoi progetti anche fuori dalle aule scolastiche, per esempio proponendoli, sotto forma di laboratori interattivi, al Festival della Scienza di Genova, con un grande riscontro tra le classi partecipanti. “Utilizzo i materiali di AIRC per le mie lezioni sulla cellula” spiega Tiziana Bortesi, docente di biologia presso la scuola secondaria di II grado Istituto Ettore Sanfelice di Viadana, in provincia di Mantova. “In questo modo i ragazzi sono più stimolati all’ascolto, perché sono abituati ai supporti visivi”. Gli argomenti trattati vanno dalla biolo-


gia di base al ruolo della ricerca scientifica nella società, con lo scopo di invogliare almeno qualcuno a intraprendere una carriera non semplice ma potenzialmente ricca di soddisfazioni personali e utile socialmente. Altri materiali sono dedicati ai temi della prevenzione e dell’impegno, con proposte per vivere in prima persona il volontariato. L’argomento cardine, il cancro, viene sfiorato con riferimento agli aspetti cellulari e molecolari, più che a quelli legati alla malattia. “Non parliamo direttamente di cancro, ma di biologia” continua Bortesi. “Non ho ancora affrontato l’argomento della malattia, perché richiederebbe un approccio concordato con i colleghi. A volte, durante le lezioni, capita che qualche ragazzo faccia domande che si è tenuto dentro per tanto tempo, magari perché ha vissuto la malattia in famiglia. E noi insegnanti cerchiamo di rispondere nel modo più scientifico possibile”.

Si comincia da piccoli

GLI ELEMENTI DEL PROGETTO

KIT DIDATTICI • Per le scuole dell’infanzia, AIRC propone Mangioco per l’infanzia: schede con percorsi formativi e una lezione, strutturata in collaborazione con un pedagogista, sul tema della sana alimentazione. • Per la scuola primaria e secondaria di I grado, schede didattiche per parlare di salute, benessere, cancro e non solo con attività interattive e proposte ludico-educative. • Per le scuole secondarie di II grado: cinque percorsi per trattare il tema del cancro a partire da diversi punti di vista – biologia, ricerca, cura, prevenzione e impegno – e il gioco di ruolo all’insegna della creatività e del dibattito.

L’ISOLA DEI FUMOSI Un videogioco educational per dire di no alla sigaretta e scoprire, attraverso un’attività ludica, consigli per la prevenzione e aggiornamenti sulla ricerca oncologica, per essere più forti e consapevoli contro il fumo. INCONTRI CON LA RICERCA Un dialogo in cui il ricercatore si reca nelle scuole per condividere l’entusiasmo, la fatica e i risultati legati al suo lavoro e il volontario si sofferma sulle motivazioni che spingono a collaborare con AIRC. CANCRO IO TI BOCCIO L’opportunità per tutte le scuole, dall’infanzia alle secondarie di II grado, di dare una lezione al cancro distribuendo le Arance della Salute e scoprendo così la bellezza del volontariato.

La scuola è il luogo privilegiato dove costruire la consapevolezza che per battere il cancro serve l’aiuto di tutti. Ed è anche il luogo giusto in cui cominciare a parlare di prevenzione, soprattutto per quanto riguarda gli stili di vita errati. Per ottenere risultati sulla lunga distanza bisogna cominciare fin da piccoli, dicono gli studi in materia. E AIRC ha elaborato strumenti e attività per tutte le età. Per la scuola primaria sono disponibili schede didattiche e il Mangioco, che attraverso attività ludiche insegna ai più piccoli le regole fondamentali della prevenzione attraverso il cibo e l’importanza dell’attività fisica. “I bambini si divertono moltissimo e, poiché le attività didattiche vengono affiancate alla distribuzione delle Arance della Salute, imparano anche il valore del volontariato e si sentono utili” spiega Anna Messa, insegnante dell’Istituto comprensivo San Giovanni Bosco di Polignano a Mare, in provincia di Bari. Le sue classi di scuola primaria partecipano da molti anni a Cancro io ti boccio (vedi box) e, nel dare una mano alla ricerca scientifica, imparano anche un importante concetto: che le malattie si possono, almeno in parte, prevenire, e che è importante cominciare fin da piccoli. APRILE 2016 | FONDAMENTALE | 27


RICERCA IFOM Tumori EGFR

In questo articolo: EGFR ubiquitina terapie mirate

Screening genico per nuovi target Sono 18 e ognuno di essi può essere un possibile bersaglio per terapie mirate: sono gli enzimi DUB, che regolano la moltiplicazione delle cellule dipendente dal fattore di crescita dell’epidermide

LA RICERCA IN BREVE Cosa si sapeva Il fattore di crescita dell’epidermide (EGF) favorisce lo sviluppo e la metastatizzazione di molti tumori Il suo recettore EGFR è regolato da alcuni enzimi chiamati DUB che agiscono a loro volta staccando dal recettore una molecola chiamata ubiquitina, rendendo il recettore sempre attivo I DUB finora noti erano di cinque tipi Cosa aggiunge questa ricerca Grazie a uno screening sistematico sono stati scoperti altri 13 tipi di DUB Ognuno di essi può essere il target per terapie mirate Uno di loro, USP9X, è particolarmente importante per il buon funzionamento del sistema

IFOM, l’Istituto di oncologia molecolare che svolge attività scientifica d’avanguardia a beneficio dei pazienti oncologici è sostenuto dalla Fondazione italiana per la ricerca sul cancro-AIRC, attraverso lasciti testamentari (vedi p. 29). 28 | FONDAMENTALE | APRILE 2016

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a cura della REDAZIONE l recettore del fattore di crescita dell’epidermide, noto come EGFR, viene smaltito da una serie di enzimi che giocano un ruolo chiave nello sviluppo di diversi tumori. Ognuno di essi può essere un target per nuove terapie antitumorali. La lista di questi enzimi è più che triplicata grazie al lavoro del gruppo di ricerca di Simona Polo, direttrice dell’Unità di ricerca “Ubiquitina e trasmissione del segnale” di IFOM, pubblicato sulla rivista Current Biology. Da anni il laboratorio di Simona Polo è impegnato nello studio di EGFR, implicato nello sviluppo di molti tumori, tra cui il tumore ovarico, quello polmonare, il glioblastoma e molti altri. I recettori sono molecole situate sulla membrana delle cellule e fungono da “antenne” per captare segnali dalle altre cellule o dall’ambiente circostante. In questo caso, il segnale è costituito dal fattore di crescita dell’epidermide, capace di stimolare la moltiplicazione delle cellule. Per evitare che la crescita cellulare vada fuori controllo (come nel caso di un tumore), EGFR viene a volte sorvegliato dal legame di una molecola chiama-

ta ubiquitina, che ne regola l’attività o l’eliminazione. Finora si conoscevano cinque enzimi, chiamati DUB, capaci di staccare l’ubiquitina da EGFR (un processo noto come deubiquitinazione), impedendone la distruzione. Grazie a uno screening sistematico con la tecnica dell’interferenza dell’RNA, compiuto dal laboratorio di Polo, i DUB sono diventati 18. “L’ampliamento della conoscenza dei DUB coinvolti in questi meccanismi aumenta la gamma di possibili target farmacologici, da valutare in studi futuri” spiega Simona Polo. Lo ricerca ha poi svelato nuove informazioni su USP9X, uno dei DUB che ha mostrato un maggiore impatto su EGFR fra quelli emersi nello screening. Il suo ruolo è permettere alle proteine che distruggono l’EGFR di funzionare bene: un ruolo chiave nella prevenzione di possibili tumori. “Si tratta di uno studio di base, condotto totalmente nel nostro laboratorio in IFOM, che fornisce informazioni fondamentali su come viene regolato EGFR, così importante in ambito oncologico” commenta Simona Polo. “Inoltre l’elenco di DUB che presentiamo in questo lavoro suggerisce che ci possano essere dei bersagli terapeutici diversi da quelli che già si conoscono in questo settore dell’oncologia”.

Gli enzimi DUB sono bersaglio per le cure


UN LASCITO PER LA RICERCA

LASCITI Chi ha scelto di sostenere FIRC-AIRC

“Alla prova più difficile S ho scoperto quanto fa la ricerca” Curato diversi anni fa da un tumore, l’attore racconta il cambiamento nella sua vita e la scoperta dell’importanza di destinare un lascito alla ricerca

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a cura della REDAZIONE roprio mentre veste i panni del malvagio Tano Cariddi nella Piovra Remo Girone scopre un altro male che lo riguarda più da vicino: il cancro lo costringe a smettere di sparare sul set per curarsi. Non aveva ancora 40 anni, è guarito, è tornato in teatro, in tv e al cinema, collezionando successi e collaborazioni importanti. Solo per citarne alcuni, ha recitato per Luca

Ronconi in teatro, Ettore Scola e Ridley Scott al cinema, nella Piovra e in Fantaghirò per la televisione. Altro grande successo è il film Il gioiellino di Andrea Molaioli, sul crac Parmalat. Nel 2013 è tornato al cinema con Benvenuto Presidente! con Claudio Bisio. Durante la sua carriera non ha mai smesso di impegnarsi a favore della ricerca sul cancro, per questo è da diversi anni testimonial della campagna di FIRC-AIRC che invita a disporre un lascito testamentario. “Ho avuto tanta fortuna nella vita, è giusto che ne restituisca un po’. Il tumore alla vescica ha sintomi spesso trascurati. Il medico che mi curò mi chiese di impegnarmi a informare, ho cercato di farlo e credo sia stato utile a tante persone”. Diviso tra tanti ruoli sul palco e sul set, il buono e il cattivo, l’eroe e il perdente, Girone è sempre stato animato da un’unica grande forza di volontà, che l’ha aiutato a combattere la malattia e l’ha guidato nelle scelte della sua vita: “È così che mi sono innamorato ancora di più della vita; è così che ho capito quanto siano importanti i progressi della ricerca. Sono orgoglioso di poter dare il mio personale contributo a chi ha fatto tanto per me: un lascito a favore della Fondazione italiana per la ricerca sul cancro-AIRC.”

cegliere di fare testamento in favore della Fondazione italiana per la ricerca sul cancro-AIRC, lasciandole anche solo una parte dei propri beni, significa dare un sostegno concreto e significativo alla ricerca oncologica in Italia. Pur riconoscendo i diritti dei propri eredi si può sempre lasciare una parte del patrimonio a favore della ricerca sul cancro. Per questo FIRC-AIRC offre gratuitamente la Guida al testamento, uno strumento utile per sapere come si effettua un lascito testamentario: chi sono gli eredi e come vengono stabiliti; quali sono le quote di riserva a favore dei figli e del coniuge e tante altre informazioni pratiche. Il testamento può essere: olografo: basta scrivere su un foglio cosa si vuole destinare (per esempio una somma di denaro) e a chi, datarlo e firmarlo. Il testamento potrà essere poi affidato a una persona di fiducia o a un notaio; pubblico: viene ricevuto dal notaio alla presenza di due testimoni e poi custodito dal notaio stesso. Con la Guida al testamento, aggiornata secondo le leggi vigenti, effettuare un lascito testamentario è diventato un gesto semplice, per tutti: richiedila gratuitamente contattando tel. 02 79 47 07 www.fondazionefirc.it

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RACCOLTA FONDI Azalea della Ricerca

Un fiore speciale per la ricerca sui tumori femminili Domenica 8 maggio tutti possono contribuire alla battaglia contro i tumori femminili, scegliendo l’Azalea in 3.600 piazze italiane

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a cura della REDAZIONE n fiore da donare alle mamme e un gesto con un significato speciale: l’Azalea della Ricerca torna in tutta Italia, domenica 8 maggio, per la Festa della Mamma. I volontari AIRC saranno presenti con banchetti in 3.600 piazze, dove distribuiranno i

minili ed è anche un’occasione fondamentale per informarsi sui progressi della ricerca e per ricordare a tutte le donne l’importanza di aderire agli screening raccomandati e di adottare stili di vita corretti, comportamenti che possono ridurre fino al 70 per cento l’insorgenza dei tumori. Proprio a questi temi è dedicata l’edizione speciale

FABBRICA DEL SORRISO CONTRO I TUMORI INFANTILI

Mediafriends scende in campo al fianco di AIRC con Fabbrica del Sorriso 2016. La campagna, dedicata alla lotta ai tumori infantili, ha l’obiettivo di raccogliere fondi per finanziare la migliore ricerca oncologica targata AIRC, sostenendo progetti innovativi per garantire un futuro a un maggior numero di bambini e ragazzi, attraverso lo sviluppo di nuove terapie e farmaci sempre più efficaci e meno tossici. Nel corso dell’anno sono numerose le occasioni per sostenere Fabbrica del Sorriso: dalle maratone televisive delle reti Mediaset di marzo e ottobre, ai numerosi eventi territoriali, come, ad esempio, la splendida mostra di Forlì dedicata a Piero della Francesca in corso fino al 26 giugno. fiori con un contributo minimo di 15 euro, per raccogliere risorse fondamentali per garantire continuità al lavoro dei ricercatori AIRC, impegnati a rendere il cancro sempre più curabile. Da oltre 30 anni l’Azalea è il simbolo della battaglia contro i tumori fem30 | FONDAMENTALE | APRILE 2016

che accompagna le azalee distribuite nelle piazze. Quest’anno il volto della campagna è Lucia Del Mastro, ricercatrice AIRC impegnata per garantire alle giovani donne colpite da tumore la possibilità di diventare mamme, ritratta con i propri figli. Per promuovere l’appuntamento con l’Azalea della Ricerca, anche Radio Italia dedicherà spazi di approfondimento e inviterà il pubblico ad andare in piazza, con citazioni e spot dedicati, nel suo palinsesto dal 2 all’8 maggio. Per informazioni, da fine aprile visita il sito www.lafestadellamamma.it

BANCO POPOLARE SCEGLIE L’AZALEA

Dal 2015 AIRC e i suoi ricercatori possono contare sul sostegno del Gruppo Banco Popolare, che rinnova il proprio impegno in occasione dell’Azalea della Ricerca. Nel corso dell’anno, i clienti del Gruppo e tutti gli italiani possono sostenere l’eccellenza dell’oncologia italiana, attraverso uno dei tanti strumenti che Banco Popolare ha deciso di mettere a disposizione. Dai canali tradizionali alle applicazioni più innovative, anche per mobile, molte saranno le occasione per donare e conoscere il percorso del proprio contributo a favore della ricerca.


Carrefour e Filiera agricola italiana con AIRC

P La Margherita italiana è solidale

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al 7 marzo al 25 aprile torna la Margherita per AIRC, italiana al 100 per cento. L’iniziativa, nata nel 2014 grazie a Filiera agricola italiana per la promozione e diffusione della margherita di produzione italiana, viene proposta in oltre 50 Centri giardinaggio associati ad AICG (Associazione italiana centri giardinaggio), dove si possono acquistare migliaia di piante di margherita a 4,50 euro, di cui 1,50 euro sono devoluti ad AIRC. Quanto raccolto andrà a finanziare un’annualità di una borsa di studio per un giovane ricercatore.

Cervelli non più in fuga con Groupon

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n occasione della Festa della Donna, Groupon ha lanciato la campagna “Diventa ciò che sei”, dedicata alle donne, per realizzarsi personalmente e professionalmente, e a favore della ricerca scientifica sui tumori femminili, finanziata da AIRC. Dal 7 marzo al 3 aprile, Groupon pubblica sul proprio sito web, in una sezione speciale, le offerte di tutti i partner che aderiscono al progetto. Per ogni coupon venduto, Groupon dona 2 euro per sostenere il lavoro di due ricercatrici e favorire il loro rientro dall’estero. Nel 2015 Groupon ha donato ad AIRC 105.000 euro, grazie alla campagna Eccellenza Italiana, dedicata al tema della ristorazione in Italia e a Expo.

er la prima volta Carrefour, in collaborazione con Filiera agricola italiana, ha portato sugli scaffali della grande distribuzione più di 2.500 quintali di arance rosse che si sono trasformate in contributi a favore di AIRC. Dal 18 al 21 febbraio in 877 punti vendita Carrefour Iper, Market ed Express in tutt’Italia, i consumatori hanno potuto acquistare migliaia di reticelle da 2,5 kg di arance a 3 euro, di cui 50 centesimi sono stati devoluti all’Associazione. Un esempio significativo di come il canale della grande distribuzione possa sostenere concretamente la ricerca oncologica.

Pedalare fa bene

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er la quarta edizione del Colnago Cycling Festival, nella splendida cornice del Lago di Garda, tutti gli atleti sono invitati a partecipare e a farsi ambasciatori di AIRC, raccogliendo fondi con una colletta online. È possibile partecipare all’evento ciclistico riservato ai non professionisti, trasformando la propria sfida sportiva in una gara solidale: a chi si impegna nella raccolta fondi personale e raggiunge almeno 200 euro, AIRC regala il pettorale. Tutte le info su www.retedeldono.it/it/pedalaconairc

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RACCOLTA FONDI Le Arance della Salute

Le arance che alimentano la ricerca Le Arance della Salute hanno visto mobilitarsi 15.000 volontari in 2.500 piazze e 600 scuole, con un raccolto di oltre 2,3 milioni di euro

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a cura della REDAZIONE utta Italia si è mossa sabato 30 gennaio per sostenere la ricerca sul cancro con le Arance della Salute: una giornata corale di solidarietà che ha animato 2.500 piazze, dove 15.000 volontari AIRC hanno distribuito più di 260.000 reticelle di aran-

ce rosse, raccogliendo oltre 2,3 milioni di euro. Inoltre, migliaia di italiani si sono informati sulle abitudini sane, attraverso la guida Muoviamoci contro il cancro, che accompagnava le reticelle, con preziose informazioni sull’attività fisica e gustose e sane ricette a tema arance, realizzate appositamente dallo chef Moreno Cedroni in collaborazio-

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ne con La Cucina Italiana. Anche 600 scuole hanno aderito, venerdì 29 gennaio, a “Cancro io ti boccio”, distribuendo le reticelle di arance, scoprendo così la bellezza del volontariato e l’importanza degli stili di vita sani e della ricerca scientifica. Come testimoniano gli studenti dell’IPASR G. Fortunato di Potenza: “Un piacevolissimo odore di arancia ha inondato la scuola durante la ricreazione e il messaggio di quanto un’alimentazione e uno stile di vita sani siano fondamentali nella prevenzione e nella cura del cancro è arrivato a tutti; questa giornata ci ha permesso di lavorare su una tematica davvero importante ed essere volontari protagonisti”. Un grazie speciale alle migliaia di sostenitori scesi in piazza e nelle scuole, ai volontari per l’impegno straordinario, ai testimonial e ai media che hanno raccolto e amplificato il messaggio di AIRC. I fondi raccolti serviranno a garantire la continuità dei progetti di ricerca oncologica attivi nelle istituzioni italiane di ricerca più qualificate.


Abruzzo Molise...

Basilicata...

Tel. 0835 303 751 - com.basilicata@airc.it www.airc.it/basilicata

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Omaggio a De André

Sulmona (L’Aquila) Presso il Teatro M. Caniglia è andata in scena “La Buona Novella” di Fabrizio De André, magistralmente eseguita dal gruppo musicale I Nottefonda, vicino ad AIRC da più di 15 anni, e dal Coro delle 9 di Pescara, Artem Gospel Choir di Rieti e Corale Novantanove dell’Aquila, con la prestigiosa direzione del clavicembalista M° Ettore Maria del Romano e la voce recitante dell’attrice Franca Arborea. Si ringraziano gli artisti e volontari di Sulmona e Pacentro per la preziosa collaborazione.

In breve dall’Abruzzo-Molise

Pacentro (L’Aquila) Nel suggestivo centro si è svolta la 5° “Camminata per AIRC” in ricordo di Roberta Silvestri con distribuzione di dolci fatti in casa. Grazie ad Aldo e famiglia. Montorio al Vomano (Teramo) Per il 23° anno, gli “Amici della Piazza” hanno organizzato un’enorme spaghettata solidale in piazza. Pietracatella (Campobasso) Sul Belvedere le aziende locali, coordinate dai bravissimi Mario De Vita e Salvatore Di Iorio, si sono unite per la ricerca, per la tradizionale sagra con degustazione di vitello arrosto, zuppa di verdure e vino. Casoli (Chieti) Il torneo di calcio a squadre durato tutta la giornata, a favore della ricerca, si è concluso con la distribuzione della tradizionale pizza scima. Colledimezzo (Chieti) Il proprietario della Tenuta Villa Rosato, insieme alla pro loco, ha organizzato una serata commemorativa per un caro amico, scomparso nel 2014, con karaoke a premi e cena con i tipici arrosticini. Pescara Per la 7° serata di Gala a Les Paillotes, cena a base di pesce in una magica cornice sul mare. Grazie ancora al ristorante e a tutto il personale.

Il benessere vien mangiando

Matera Lo showroom Calia Italia ha ospitato il quarto incontro del progetto 6+SìCura, “Il benessere vien mangiando”, iniziativa lanciata dall’azienda, insieme ad AIRC, dopo la prematura scomparsa di una lavoratrice per un tumore al seno. Dal dolore è nato il desiderio di impegnarsi per diffondere la prevenzione, prima di tutto dal posto di lavoro. È intervenuta Licia Iacoviello dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli. Nella stessa giornata le classi quarte e quinte dell’Istituto Tecnico “G.B. Pentasuglia” hanno dialogato sugli stessi temi con la ricercatrice e il presidente del Comitato Saverio Calia.

In breve dalla Basilicata

Basilicata Tornano in tutta la Regione le uova pasquali distribuite dal Comitato nelle scuole, per sostenere la ricerca sul cancro. Potenza L’IPASR “G.Fortunato” anche quest’anno ha lanciato un’iniziativa speciale per Cancro io ti boccio: AIRCancia, per informare sulla prevenzione del cancro. La distribuzione di reticelle di arance è stata accompagnata da diverse attività, tra cui “Nutrirsi contro il cancro”, “Vita sana”, “Volontariato” e promozione dell’attività fisica. Grazie a studenti, famiglie, personale ATA, assistenti educativi, docenti e al dirigente scolastico, Angelo Mazzatura, per il grande impegno profuso.

In breve dalla Calabria

Calabria...

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L’uovo della ricerca

Calabria Un uovo di Pasqua di 3 chili è protagonista per il quinto anno della manifestazione del Comitato “L’uovo della Ricerca”: l’ambito premio viene sorteggiato in diversi luoghi (scuole, farmacie, studi professionali). Grazie al personale docente e non docente, agli alunni e alle famiglie delle numerose scuole che aderiscono e a chi, acquistando il biglietto del sorteggio, contribuisce a sostenere la ricerca oncologica.

Grimaldi (Cosenza) Un weekend solidale, organizzato dal ballerino del Teatro dell’Opera di Roma Alessandro Rende, con incontro scientifico, concerto e galà di danza con i ballerini del Teatro dell’Opera di Roma e Nicolò Noto di Amici. Montauro (Catanzaro) L’A.C.S. montaurese ha animato piazza S. Caterina con una sagra di beneficenza, il cui ricavato è stato devoluto interamente al Comitato. Laino Borgo (Cosenza) Al Santuario delle Cappelle per il 12° anno il delegato Fernando Gioia ha organizzato una serata di musica “In ricordo di un amico”. Frascineto (Cosenza) La delegata Letizia Zulli ha organizzato un importante incontro con il presidente del Comitato Rosella Pellegrini Serra, Marcello Maggiolini (università della Calabria) e il ricercatore AIRC Damiano Cosimo Rigiracciolo. Pizzoni (Vibo Valentia) Un gruppo di giovani si è messo all’opera anche quest’anno, la sera di Natale, per “La notte dei desideri”, iniziativa di sensibilizzazione e raccolta fondi per la ricerca. Il lancio collettivo di lanterne volanti è l’occasione per dedicare qualche minuto alle persone che hanno combattuto e che combattono con il cancro.

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Campania...

Friuli-Venezia Giulia...

Tel. 081 403 231 - com.campania@airc.it - www.airc.it/campania

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Un brindisi “a regola d’arte”

Bis di concerti

Capri (Napoli) Con il patrocinio del MIBAC-Polo museale della Campania e dell’Azienda autonoma cura, soggiorno e turismo di Capri, il Comitato, in collaborazione con la prestigiosa Maison Vhernier ha promosso la serata “Un brindisi per la Ricerca”, presso la splendida Certosa di San Giacomo. Grande partecipazione di amici, un ricco buffet, estrazione di foulard in seta pura e tre meravigliosi gioielli offerti dalla Maison Vhernier.

Trieste A casa della consigliera Tina Campailla si sono svolti due concerti con offerte a favore del Comitato. Le manifestazioni hanno avuto notevole successo, per la presenza di famosi interpreti come il soprano Daniela Mazzuccato, il tenore Max Renè Cosotti e per la presenza del Duo Vinci-Crosilla, borsiste dell’Inner Wheel di Trieste.

In breve dalla Campania

Codroipo (Udine) Al Museo civico delle carrozze d’epoca è stata esposta la collezione privata di scooter di Vinicio Fabbro, con pezzi degli anni quaranta e cinquanta, “Vintage su due ruote”, con raccolta fondi a favore del Comitato. Fontanafredda (Pordenone) La consigliera Stephanie Madsen Zanussi, in occasione della sua partecipazione alla Venice Marathon, ha organizzato un “Pasta party” a Villa Ronche, a favore del Comitato. Gorizia A Palazzo Lantieri sono andati in scena una sfilata di abiti realizzati dagli alunni dell’Istituto d’arte Max Fabiani e un concerto del maestro, giovane talento, Jacopo Feresin, all’insegna dei “giovani artisti per la ricerca”.

Napoli Ospiti ancora nel prestigioso showroom di Casa Ascione, si è svolto un concerto per pianoforte e voce “Una nota e una voce per la Ricerca”, con musiche da film fino alle canzoni napoletane e brani di musica leggera italiana. Napoli Presso Casa Damiani si è tenuto un workshop con un esperto gemmologo che ha accompagnato gli ospiti alla scoperta del prezioso mondo dei diamanti. Inoltre, per tutto il periodo natalizio, Casa Damiani ha offerto ai suoi clienti uno sconto su alcune collezioni e ha devoluto parte del ricavato ad AIRC. Napoli Nelle splendide sale di Palazzo San Teodoro, si è svolto il cocktail di presentazione del libro Cento Amici, Cento Ricette. Si tratta di una nuova edizione di un libro analogo che Lello Ricciardi aveva scritto anni fa, ora con le ricette di una nuova generazione di amici. Per l’occasione a ogni amico è stato donato un vasetto di erbe aromatiche semi dry “Pizzico” della ditta sostenitrice Elody.

Emilia-Romagna...

Tel. 051 244 515 - com.emilia.romagna@airc.it - www.airc.it/emiliaromagna

Concerto lirico

Parma La delegazione locale, con il Polo museale dell’Emilia Romagna, ha organizzato, per i 50 anni di AIRC, il concerto “Musica per la ricerca” al Teatro Farnese, diretto dal M° Sergio Pellegrini. Sul palco si sono alternati sei grandi cantanti e i solisti dell’Opera di Parma: i soprani C. Isotton e A. Pirozzi, il mezzo soprano D. Rizzo Marin, il tenore J. F. Gatell, il basso R. Scandiuzzi e il baritono V. Stoyanov. 17 maggio – Bologna Al Teatro Manzoni concerto fuori abbonamento, in collaborazione con Bologna Festival, Sogno di una notte di mezza estate, di Giancarlo Giannini e Giovanni Bellucci, con brani di Shakespeare e musiche, tra gli altri, di Beethoven, Byrd, Busoni, Chopin, Liszt, Mendelssohn, Rossini. 14 maggio - Ravenna Nella Sala Muratori del Complesso Classense si terrà il Convegno “Prospettive future: ricerca, ambiente e tutele”. 2 aprile - Portomaggiore (Ferrara) 4° edizione del concerto rock, alle 20.30 al Teatro Smeraldo, “Arrivo in ritardo per le prove. Ciao ciao, ie ie”. 34 | FONDAMENTALE | APRILE 2016

In breve dal Friuli-Venezia Giulia

Lazio...

Tel. 06 446 336 5 - com.lazio@airc.it www.airc.it/lazio

Fiorello show

Roma Il famoso showman italiano ha entusiasmato e divertito il folto pubblico dell’Auditorium Conciliazione, in occasione di una serata evento unica “Stasera Fiorello per AIRC” organizzata a favore del Comitato, per raccogliere fondi per finanziare progetti dedicati al percorso di crescita di giovani ricercatori italiani di talento nell’ambito dei tumori pediatrici.

In breve dal Lazio

Montecompatri (Roma) Con il patrocinio del Comune, la fotografa Silvia Sacchetti ha organizzato una mostra delle sue opere il cui ricavato è stato devoluto ad AIRC. Velletri (Roma) Presso il Teatro Artemisio si è tenuta la terza edizione dell’evento di musica e cultura “Music for life”, con il patrocinio del Comune, a favore di AIRC. Marco Profeta ha presentato la serata, in diretta su Radio Mania FM 88.2. Sul palco, i Duri di Chicago e Diana Vasconi, presidente dell’Associazione. Special guest, il maestro Peppe Vessicchio, che ha diretto un sestetto di archi.

In breve dall’Emilia-Romagna

Bologna Al Teatro Manzoni è stato proiettato il film Foolish Wives (“Femmine folli”) di Erich von Stroheim, restaurato dalla Cineteca di Bologna, accompagnato dall’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, con le musiche composte dal M° Marco Taralli, commissionate dall’Opera Garnier di Montecarlo. Partner principale dell’evento Hera SpA. Bologna In Unindustria Bologna sono stati presentati i nuovi bandi AIRC 2016 e tre progetti finanziati nel 2015 in Emilia-Romagna destinati a giovani ricercatori.


Liguria...

Tel. 010 277 058 8 - com.ligu- ria@airc.it - www.airc.it/liguria

Serata a Portofino

Portofino (Genova) Grazie ancora una volta ai Volontari dell’Associazione benefica Amici di Portofino Onlus, grande successo di partecipazione con tanti vip habitué del borgo per la bellissima serata di gala per la ricerca, nella magnifica cornice del molo Umberto I° “Ciappella” a Portofino.

In breve dalla Liguria

Genova Al Palazzo della Meridiana è andata in scena la Serata Belle Epoque a favore della ricerca oncologica. Chiavari (Genova) La “1st women’s sailing cup Italia” ha visto sfidarsi solo donne per una regata internazionale all’insegna del “100 per cento donne, 100 per cento sport, 100 per cento solidarietà”. Alassio (Savona) La prima edizione di “Footgolf della Befana”, originale gara solidale di calcio-golf sulla spiaggia, ha visto scendere in campo tante ex glorie del calcio italiano. Vincitore della gara l’ex asso dell’Inter e della Sampdoria, e attuale presidente del Lecco, Evaristo Beccalossi. Ha presentato l’evento Gianni Vasino, storico radiocronista di 90° minuto.

Lombardia...

Tel. 02 779 71 - com.lombardia@airc.it - www.airc.it/lombardia

24 ore di basket solidale

Barzanò (Lecco) Otto squadre, cento ragazzi e tanto pubblico, con gli occhi incollati sulla palla per divertirsi, ricordare e fare del bene. È giunta alla 2° edizione la 24 ore di basket “Play4Cecco”, torneo nato in ricordo dello storico presidente del basket Barzanò, Francesco “Cecco” Confalonieri, scomparso prematuramente. Un ringraziamento a tutti i partecipanti e a Giorgio, Luca e Paolo, organizzatori della manifestazione.

In breve dalla Lombardia

Chiavenna (Sondrio) Anche quest’anno il tennis club Cis Chiavenna, in collaborazione col centro sportivo Valchiavenna, ha organizzato con successo la 2° edizione della maratona di tennis. Rovato (Brescia) Oltre 15 istruttori di zumba hanno fatto ballare e saltare il palazzetto in occasione della 4° edizione di “Zumbathon” in favore di AIRC. Grazie a tutti i partecipanti e a Michela per l’organizzazione dell’evento. Galbiate (Lecco) Tutti gli abitanti hanno ricordato con grande partecipazione e affetto la concittadina Sara Menaballi, organizzando la 1° edizione del “Cammino per Sara” camminata non competitiva di 6 o 12 km. Nonostante il tempo autunnale tutti hanno risposto con grande entusiasmo, permettendo di raccogliere un’importante cifra per la ricerca oncologica.

Marche...

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Arte per AIRC

Osimo Per la prima volta in Italia, dal 18 marzo al 30 Ottobre 2016, è possibile ammirare a Palazzo Campana la mostra “Lotto Artemisia Guercino. Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi”: una grande esposizione di oltre 120 opere della collezione Cavallini Sgarbi, curata da Pietro di Natale. La mostra, ospitata nell’elegante città tra le colline delle Marche,è promossa dalla Regione Marche, dal Comune di Osimo, dalla Fondazione Don Carlo e dall’Istituto Campana, in favore di AIRC. Per informazioni, prenotazioni e visite guidate: ufficio turistico, punto IAT (Via Fonte Magna, 12). Tel. 0717236088. Numero verde 800.228.800 www.osimoturismo.it – iat@osimoturismo.it www. lestanzesegretedivittoriosgarbi.it

In breve dalle Marche

Ancona Grande successo per l’evento “Mirko Tacchi Remember Day” organizzato dall’Associazione Exhibitionist Klan. Moltissimi i partecipanti alla manifestazione di auto elaborate, grande passione di Mirko, in favore di AIRC. Ancona Walt Disney Company Italia è scesa a fianco di AIRC con un’esclusiva anteprima del film di animazione Il Viaggio di Arlo, nell’Uci Cinemas. Una serata ricca di emozioni per tutti gli spettatori, grandi e piccini.

Piemonte-Valle d’Aosta...

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Gli auguri di Fortitudo Alessandria Alessandria La squadra di basket Fortitudo Alessandria ha dedicato la serata degli auguri di Natale ad AIRC, presso il cinema teatro Ambra, dove si è svolta una conferenza scientifica con la partecipazione di Guido Serini dell’Istituto di Candiolo e la premiazione dei ragazzi delle diverse squadre che appartengono alla società.

In breve dal Piemonte-Valle d’Aosta

San Didero (Torino) L’Atropina Clan ha dedicato di nuovo la sua musica rock ad AIRC organizzando tre serate dal titolo “live for life 2015”, grazie al grande entusiasmo e alla grinta di Nazareno Maiolo e dei suoi amici. Torino All’Uci Cinemas Torino Lingotto il Comitato ha potuto beneficiare dell’anteprima cinematografica offerta dalla Disney de Il viaggio di Arlo. Una serata di divertimento per bambini e adulti e l’occasione per raccogliere fondi per la ricerca oncologica.

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Sicilia...

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Convegno per il 50°

Palermo Al convegno “AIRC 50 anni: comunicare salute”, promosso dall’Assemblea regionale siciliana per il 50° dell’Associazione sono intervenuti il presidente del Comitato Riccardo Vigneri, l’assessore regionale alla salute Baldo Gucciardi, la deputata Marika Cirone e il divulgatore scientifico Danilo Allegra (Biocomiche per AIRC).

In breve dalla Sicilia

Agrigento I docenti, gli alunni e le famiglie dell’Istituto Rita Levi Montalcini hanno offerto dolci, torte e specialità siciliane per l’iniziativa “Un dolce per la ricerca”.

Puglia...

Enna La delegazione locale ha organizzato la quarta edizione de “I dolci della ricerca”, con la collaborazione dei ragazzi dell’Interact e la partecipazione di pasticcerie e bar ennesi. Alessandria della Rocca (Agrigento) La delegazione locale ha organizzato una pesca di beneficenza il cui incasso è andato interamente a sostegno della ricerca. Ragusa Per Natale le delegazioni di Ragusa, Modica e Santa Croce Camerina hanno distribuito con successo piantine di kumquat e, grazie al sostegno della Banca agricola popolare di Ragusa, il ricavato è stato interamente devoluto ad AIRC. Siracusa Presso il Monasteri Club di Floridia si è svolta la quarta edizione dell’Aretusa Golf Club con la ormai tradizionale gara di solidarietà a favore di AIRC. Messina Grande successo per lo spettacolo “Lei e lei” andato in scena al teatro Vittorio Emanuele. La delegazione locale, che ha organizzato la serata, ringrazia il pubblico e i partner grazie ai quali l’incasso della serata è stato interamente destinato ad AIRC. Catania, Siracusa Ricchi premi per le due lotterie provinciali pro AIRC: per Catania l’estrazione è avvenuta presso il “Borghetto Europa”, per Siracusa si terrà il 20 aprile presso il Grand Hotel Villa Politi di Siracusa.

Sardegna...

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Studenti per...

Cena per la vita

Bari Informazione e tanta solidarietà è il motto dei ragazzi dell’Associazione studentesca Studenti per... coinvolti ogni anno nella distribuzione di gadget AIRC, in occasione dei Giorni della Ricerca. Sono intervenuti alla conferenza, presso la Scuola di medicina dell’Università degli studi di Bari A. Moro, i ricercatori Antonio Moschetta, Roberto Ria, Cristiano Simone e Ilaria Saltarella.

In breve dalla Puglia

Barletta Si è conclusa con successo l’8° edizione del tradizionale pranzo “Un menù speciale per AIRC” al ristorante Il Brigantino. I numerosissimi partecipanti hanno potuto gustare la buona e sana cucina dello chef Vincenzo De Palo. Un ringraziamento speciale alla famiglia Nigro per l’ospitalità. Taranto Tutti in campo per il torneo di calcetto 2° memorial “PalmisanoD’alò”: si ringraziano le famiglie di Luca e del Mister D’alò, per il supporto costante, gli amici della chiesa e del residence, la parrocchia Beato Nunzio che ha ospitato il torneo, gli organizzatori e tutti i partecipanti che portano nel cuore il ricordo di Luca e del Mister D’Alò. Andria Anche per quest’anno, grazie alla disponibilità dell’Associazione culturale Corte Sveva, si è tenuto un bellissimo concerto di Natale, sul sagrato della B.V. Immacolata, con la partecipazione straordinaria di Silvia Mezzanotte. Un ringraziamento alla generosità dei cittadini di Andria e al consigliere Marco Grassi. 17 aprile - Fasano (Bari) Presso il Teatro sociale, alle 18.30, la cantante Giovanna Carone e i suoi musicisti terranno il concerto “Falling in love again... Marlene Molfetta La lotteria “Insieme con la Ricerca” ha animato anche quest’anno la festa di Natale presso la Network Contacts srl: primo premio in palio una Nissan Micra. Un ringraziamento speciale ai dirigenti e ai dipendenti della Network che credono fortemente nella mission di AIRC.

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Cagliari Una tavolata di 150 persone, in via Sulis, ha animato la cena organizzata dal Comitato, in occasione del 50° anniversario, in collaborazione con Antico Cafè e Villanova Cafè Bistrò.

In breve dalla Sardegna

Lanusei (Ogliastra) In concomitanza con la festa patronale dedicata a Maria Maddalena il comitato “Sa Cuba e sa Madalena” ha organizzato la caccia al tesoro “Gli Angeli de sa cuba”. Nuoro Il centro commerciale “Prato Sardo” si è animato per il festival del folklore, dedicato ad AIRC. Porto Cervo (Olbia-Tempio) Presso il Pevero Golf Club, si è svolto il Torneo di golf a favore della ricerca sul cancro. Cagliari La scuola “La Casa della Danza di Luigia Frattaroli” ha organizzato la serata speciale “Piccoli artisti per AIRC”, coinvolgendo altre scuole e il coro dei bambini del Conservatorio. Sassari Il coro Gospel “Tony Washington Singers” ha dedicato un concerto ad AIRC, al Teatro Verdi. Nuraminis (Cagliari) La nuova Delegazione locale ha organizzato “Una serata per la vita”, a favore di AIRC, con musica, sfilata di moda e testimonianze.


Toscana...

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Con il trio Butterfly la ricerca vola

Rosignano Marittimo (Livorno) Al Borgo Cala de’ Medici, all’interno del Porto turistico, la serata per AIRC è stata allietata dal Trio Butterfly, accompagnato da pianoforte e violino, che ha proposto musica classica e tradizionale italiana. L’evento musicale è stato voluto e organizzato dal Condominio Borgo Cala de’ Medici.

In breve dalla Toscana

Firenze In una bellissima residenza d’epoca, trasformata in hotel dopo un accurato restauro, nel centro storico, tra Santa Maria Novella e i lungarni, si è svolto il tradizionale evento “Un tè per AIRC al Palazzo di Camugliano”, completo di una selezione de “Le vie del tè” con torte e piccola pasticceria, marmellate, confetture e sandwich. Marina di Grosseto (Grosseto) Le volontarie locali si sono prodigate con un banchetto in favore di AIRC al mercatino di Natale.

Umbria...

Tel. 075 583 813 2 - com.umbria@airc.it www.airc.it/umbria

Festa della pallavolo

Perugia Si è svolta presto il ristorante La Serra la settima edizione della Festa della pallavolo umbra, organizzata dalla testata sportiva Pianeta Volley. Una bella serata organizzata dal direttore Alberto Aglietti che ha riunito atleti, allenatori, dirigenti sportivi, arbitri e tanti tifosi e che si è conclusa con una grande tombolata della solidarietà che ha visto oltre 200 persone partecipare con grande coinvolgimento. Umbria Tradizione, allegria e solidarietà hanno animato i mercatini di Natale, che si sono svolti nei comuni del Parco del Monte Cucco Costacciaro, Sigillo e Scheggia. Idee regalo, gastronomia e alberelli di Natale per AIRC.

20-25 aprile – Assisi Torna alle sale Le logge una nuova edizione della mostra mercato del ricamo della bravissima Lucia Smurra di Tullio e delle sue amiche ricamatrici. Vi aspettiamo per ammirare le meraviglie realizzate con ago, filo, tanta pazienza e maestria. Maggio – Umbria Gusto e solidarietà tornano per l’appuntamento con Cantine Aperte 2016.

Veneto...

Tel. 045 82 50 234 - com.veneto@airc.it - www.airc.it/veneto

Fiorella Mannoia & Friends

Verona Il Comitato Veneto festeggia il 50° di AIRC nella splendida e unica cornice dell’Arena di Verona. Davanti a un pubblico di oltre 10.000 spettatori si è svolto il concerto a favore di AIRC che ha visto esibirsi Fiorella Mannoia e altri noti protagonisti del mondo musicale italiano come Loredana Bertè, Noemi, Alessandra Amoroso, Emma , J-Ax, Niccolò Fabi, i Negrita ed Enrico Ruggeri. Questa kermesse di alto profilo artistico ha coronato il grande sforzo comune di raccogliere fondi per finanziare la ricerca sui tumori femminili. 10 aprile – Padova Al Teatro Verdi, alle ore 20.00, va in scena il concerto straordinario di Martha Argerich, pianoforte, e della Manchester Camerata, diretti dal maestro Gábor Takács-Nagy. Per l’occasione si terrà una cena presso il Caffè Pedrocchi, su prenotazione. Per informazioni: tel. 0458250234 - eventi.veneto@airc.it

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IL MICROSCOPIO

Federico Caligaris Cappio Direttore scientifico AIRC

UN SERVIZIO PER I SOCI Per segnalare corrispondenza doppia, aggiornare i vostri dati o conoscere la vostra storia contributiva, potete contattarci, 7 giorni su 7, chiamando il nostro numero verde 800 350 350

ATTENTI ALLE TRUFFE AIRC non effettua la raccolta fondi “porta a porta”, con incaricati che vanno di casa in casa. Nel caso dovesse succedere, stanno tentando di truffarvi. Denunciate subito la truffa chiamando la polizia (113) o i carabinieri (112).

Quattro sfide nella lotta contro il cancro

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l cancro lancia ogni giorno la sua sfida all’umanità, la ricerca risponde con determinazione agendo su quattro aree cruciali. La prima è scoprire quali fattori e quali situazioni aumentano il rischio individuale di ammalarsi. È essenziale abolire il fumo, alimentarsi in modo corretto, svolgere una regolare attività fisica ed evitare l’esagerata esposizione ai raggi solari senza adeguata protezione. Se non è stato possibile prevenire la comparsa del tumore, occorre diagnosticarlo in modo tempestivo e accurato identificandone le caratteristiche genetiche e molecolari che consentono di scegliere la terapia più adeguata. La seconda sfida è volta a comprendere perché il sistema immunitario, che ci difende così efficacemente dalle infezioni, non riesce invece a difenderci dal cancro. In anni recenti sono stati scoperti alcuni importanti meccanismi che il tumore usa per “anestetizzare” le cellule del sistema immunitario. Queste scoperte permettono di sviluppare farmaci capaci di “risvegliarlo”, alcuni dei quali cominciano a essere utilizzati in specifici tumori. La terza sfida è legata al fatto che le cellule tumorali non vivono isolate, ma traggono nutrimento e velocizzano la propria crescita sfruttando le risorse dell’organismo e dei tessuti in cui sono inserite e che costituiscono il cosiddetto “microambiente tumorale”, a indicare che l’ambiente normale viene schiavizzato dal tumore. Trovare la chiave per rendere ostile anziché fa-

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vorevole l’ambiente intorno al tumore diventa dunque essenziale. In questo settore sono già stati raggiunti alcuni risultati utili per i pazienti: per esempio farmaci che, bloccando la capacità dei tumori di creare nuovi vasi sanguigni, riducono l’apporto di sostanze nutrienti essenziali per la crescita tumorale. Non tutti gli elementi del microambiente tumorale sono però noti e occorre completare la mappa dei “complici” del tumore. La quarta sfida è la precisione con cui si centra il bersaglio. Molti farmaci hanno una potente attività antitumorale, ma la difficoltà è farli arrivare al bersaglio, evitando di colpire indiscriminatamente anche le cellule normali, provocando gravi effetti collaterali. L’obiettivo è mettere a punto nuove tecnologie che facilitino l’arrivo dei farmaci esattamente dove devono agire. Tra questi assumono importanza i nanomateriali che permettono di costruire microscopici veicoli in grado di trasportare farmaci verso uno specifico obiettivo. I nanoveicoli potrebbero consentire di selezionare le cellule da colpire e di raggiungere anche le rare cellule staminali tumorali, cioè le cellule che costituiscono la riserva protetta del tumore e sembrano essere all’origine della resistenza alle cure, delle ricadute e delle metastasi. Non è azzardato sostenere che i risultati delle sfide che la ricerca lancia su queste quattro aree cruciali renderanno il cancro sempre più curabile.


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