Fondamentale Aprile 2020

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Numero 2 - aprile 2020

Numero 2 - aprile 2020 - Anno XLVIII - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI - ISSN 2035-4479

SINTOMI

Non sempre vanno sottovalutati. Alcuni studi dimostrano che talvolta sono campanelli d’allarme

VACCINI

Essere rigorosi nelle coperture è un aiuto per i malati di cancro ASPETTATIVE

Il paziente ha bisogno di informazioni sul futuro

Maria Chiara Bonini contro le metastasi epatiche

il 5 per mille alla terapia genica


SOMMARIO

FONDAMENTALE aprile 2020

In questo numero:

04

Le promesse della terapia genica unite all’immunoterapia nel nuovo progetto finanziato dal 5 per mille

DA RICERCATORE 04 VITA Un colpo di fulmine per la terapia genica 08 PREVENZIONE Per la diagnosi precoce anche i sintomi contano VACCINAZIONI 10 Una cintura di sicurezza per chi non può indossarla ACCELERATOR AWARD 12 Contro un raro tumore dell’appendice si attiva un team internazionale NOTIZIE FLASH 19 Un piccolo bat14 Dal mondo terio mancante PSICONCOLOGIA apre le porte 16 Il paziente deluso è stato male informato al cancro RICERCA 19 Microbiota: il batterio che frena del colon. lo sviluppo del cancro del colon Lo rivela uno RUBRICHE studio 20 Domande e risposte sostenuto Traguardi dei ricercatori AIRC da AIRC RECENSIONI 23 Prevenire a tutto tondo in equilibrio col pianeta ANIMALE 24 InRICERCA calo costante il numero di animali in ricerca 23 28 IFOM 26 Il legame tra invecchiamento e cancro si legge (anche) nel DNA DIVULGAZIONE 28 Dai festival alle università i ricercatori AIRC divulgano la scienza TESTIMONIANZA 30 Affrontare la malattia con positività Festival e università RACCOLTA FONDI per divulgare i risultati Salute e ambiente in 31 Arance della Salute, partner ed eventi della ricerca AIRC equilibrio reciproco: lo SPECIALE COMITATI spiega un nuovo libro 34 Le iniziative dei nostri Comitati regionali MICROSCOPIO 38 IlILproblema dei tumori rari

FONDAMENTALE Anno XLVIII - Numero 2 Aprile 2020 - AIRC Editore

Direzione e redazione Fondazione AIRC Viale Isonzo, 25 - 20135 Milano tel. 02 7797.1 - airc.it - redazione@airc.it Codice fiscale 80051890152 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa Rotolito S.p.A. Direttore responsabile Niccolò Contucci

CONSULENZA editoriale Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) Coordinamento EDITORIALE Anna Franzetti redazione Anna Franzetti, Simone Del Vecchio Progetto grafico e impaginazione Umberto Galli Testi Alessia Di Chiara, Cristina Ferrario, Carlotta Jarach, Daniela Ovadia, Elena Riboldi, Fabio Turone FotografiE Roberta Baria, Claudio Bonoldi, Giulio Lapone

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EDITORIALE

Pier Giuseppe Torrani

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Il caffè sospeso

è

una bellissima abitudine napoletana. Chi paga un caffè in un bar paga anche un altro caffè che il barista può offrire a un nuovo cliente che non dispone di risorse; si crea quindi una comunità di intenti tra bevitori di caffè tramite il bar, che cementa attorno alla bevanda un importante sentimento di appartenenza. Milano è nota (il cosiddetto modello Milano) per essere una città dove molte funzioni civili vengono svolte da una “civitas” che partecipa direttamente alla gestione degli affari civili. È il grande civismo di Milano, che fa di questa città un esempio di grande senso di partecipazione. La società milanese si è ritagliata uno spazio di libertà nel governo della cosa pubblica, e la comunità civile riesce quindi a dialogare con la società politica. Il Presidente Mattarella, nel suo discorso all’inaugurazione dell’anno di “Padova capitale europea del volontariato”, ha sottolineato il valore del servizio civile. Il volontariato significa binomio di “carità e giustizia”, significa che i volontari non sono un accessorio ma corpi intermedi della Repubblica. Costituiscono una energia irrinunciabile, sono portatori della passione necessaria per sconfiggere l’indifferenza. AIRC è figlia di questi sentimenti. Per questo nel 2020 cerchiamo di impegnarci nel raddoppio del caffè: non sosteniamo la ricerca sul cancro solo con le donazioni e dedicando il nostro 5 per mille a questa causa, ma sforziamoci, ciascuno di noi, di invitare un amico a fare altrettanto, regalandogli il bollettino che trovate allegato a questo numero di Fondamentale. In questo modo più persone possibile potranno partecipare ad aumentare i servizi di ricerca, sconfiggendo così un’indifferenza civile.

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AIRC non effettua la raccolta fondi “porta a porta”, con incaricati che vanno di casa in casa. Nel caso dovesse succedere, stanno tentando di truffarvi. Denunciate subito la truffa chiamando il numero unico per le emergenze 112.

Al momento in cui questo numero di Fondamentale va in stampa, non possiamo garantire lo svolgimento di alcune delle attività presentate da pagina 32 a pagina 37. La Redazione

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Gli articoli contrassegnati dal simbolo qui a destra sono dedicati ai risultati di alcuni dei Programmi speciali finanziati da AIRC grazie alle donazioni del 5 per mille. Per info: www.programmi5permille.airc.it APRILE 2020 | FONDAMENTALE | 3


VITA DA RICERCATORE Maria Chiara Bonini

Un colpo di fulmine per la terapia genica Durante gli studi di medicina, Maria Chiara Bonini incontra Claudio Bordignon, un pioniere della terapia genica. Ne nasce un sodalizio che l’ha portata, oggi, a guidare un ambizioso progetto finanziato con il programma 5 per mille di AIRC, che unisce proprio questa tecnica all’immunoterapia

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In questo articolo: immunoterapia terapia genica

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a cura di Fabio Turone ra al terzo anno della Facoltà di medicina, a Milano, quando per la prima volta disse ai suoi compagni di corso che avrebbe voluto dedicarsi allo studio della terapia genica e molti la guardarono con stupore, non comprendendo a cosa si riferisse. Erano i primi anni Novanta, e l’idea che si potessero curare le malattie lavorando direttamente sui geni era ancora agli albori. Oggi, a quasi trent’anni di distanza, Maria Chiara Bonini – o più semplicemente Chiara, come il suo nome da sempre compare negli articoli scientifici (“lo scrissero così sul primo articolo cui collaborai, e io ero troppo emozionata per chiedere una correzione” racconta sorridendo) – dirige un ambizioso progetto, finanziato dal programma 5 per mille di AIRC, che punta proprio sulla terapia genica per combattere i tumori solidi, e in particolare le metastasi al fegato provocate dai tumori che colpiscono colon-retto e pancreas.

nendo la prima mappa, relativamente grezza, dei geni umani. Dell’Università Statale faceva parte anche il polo dell’Ospedale San Raffaele, poi diventato indipendente. “Al San Raffaele cominciavano a esserci i primi gruppi di ricerca, tra cui quello di Claudio Bordignon, che con il suo gruppo aveva appena trattato il primo paziente con una malattia genetica rara, chiamata ADA-SCID (deficit di adenosina deaminasi), e ovviamente c’erano molte domande aperte a cui bisognava dare risposta. Ascoltando un suo seminario, a un certo punto decisi che quella era la mia strada e riuscii a chiedergli di poter lavorare con lui” racconta. La determinazione paga, tanto che già prima della laurea Chiara lavora nel laboratorio dell’Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica (Tiget) e nel reparto trapianti. Poi in estate partecipa a uno stage al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, dove conosce e vede all’opera il pediatra ed ematologo Richard O’Reilly, grande specialista di trapianti di midollo nei bambini.

Nei geni la chiave per la cura dei tumori

Gli albori del settore Nata a Padova, Bonini è cresciuta ad Aosta, dove il papà Pierangelo si era trasferito per diventare primario di medicina di laboratorio: “Ho trascorso un’infanzia nei prati” scherza. Poi il papà ottiene il primariato all’ospedale San Raffaele di Milano, e la famiglia si sposta nel non lontano quartiere residenziale di San Felice, dove Chiara frequenta il liceo scientifico. Ha già in mente di voler studiare ematologia, così si iscrive all’Università Statale, che allora ospitava l’unica facoltà di medicina di Milano, e sviluppa presto un interesse verso la terapia genica. Si tratta di un filone di ricerca che attualmente sta vivendo un momento di grande entusiasmo, con risultati clinici importanti, ma all’epoca il progetto Genoma umano era partito da poco, e avrebbe impiegato in tutto tredici anni per decifrare l’intero DNA for-

Le occasioni vanno colte

La specializzazione in ematologia la porta, durante l’ultimo anno, da Pavia alla costa ovest degli Stati Uniti, al Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, nello Stato di Washington, dove tra gli altri lavorava Edward Donnall Thomas, che pochi anni prima aveva condiviso con Joseph Murray il premio Nobel per la medicina per “le scoperte riguardanti i trapianti di cellule e organi nel trattamento delle patologie umane”. “Anche se formalmente non avevo un titolo di dottore in ricerca (in inglese PhD), fui accettata come post-doctoral fellow (la tappa successiva al dottorato di ricerca) a lavorare nel gruppo di Philip Greenberg: devo dire che sono sempre stata molto fortunata nell’incontro con gli scienziati che sarebbero diventati i miei mentori e maestri” rievoca con un pizzico di emozione. “Il ruolo di postdoctoral fellow significava fra le altre cose che avrei dovuto cavarmela completamente da sola con il mio progetto.” A Seattle Chiara si era trasferita con il marito Fulvio Crippa, conosciuto quando lei era studentessa e lui spe-

Chiara Bonini e alcuni ricercatori coinvolti nel progetto finanziato con il programma 5 per mille di AIRC

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VITA DA RICERCATORE Maria Chiara Bonini

Chiara Bonini e il suo gruppo di ricercatori

La terapia genica applicata all’immunoterapia

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talians first to use stem cells”: con questo titolo (“Gli italiani sono i primi a usare le cellule staminali”) la rivista Nature annunciava nell’aprile del 1992 la prima terapia genica sperimentale realizzata dal gruppo di Claudio Bordignon al San Raffaele: la scoperta che ha fatto scattare in Maria Chiara Bonini il colpo di fulmine per questo filone di ricerca.

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Oggi proprio lei è a capo di un progetto che coinvolge 17 gruppi, tutti affiliati all’Ospedale San Raffaele, e che durerà sette anni, grazie al programma AIRC 5 per mille: “Siamo partiti da un problema cruciale e ancora irrisolto che riguarda i pazienti con tumore colorettale e adenocarcinoma duttale del pancreas: trovare una soluzione per debellare le metastasi al fegato che originano da questi

tumori e che sono la principale causa di morte” spiega. Per raggiungere questo obiettivo, Bonini e colleghi puntano a sviluppare nuove terapie geniche e cellulari per agire direttamente sul sistema immunitario. In particolare, con le unità di oncologia e chirurgia dell’Istituto, i ricercatori avranno modo di identificare nuovi target terapeutici, e lavoreranno alla messa a punto di tecniche per modificare con l’ingegneria genetica alcuni specifici linfociti T – ovvero le cellule del sistema immunitario capaci di riconoscere le cellule tumorali – e


cializzando in medicina interna, e si trovava bene, ma un giorno arrivò la chiamata dall’Italia, dal mentore Claudio Bordignon: “A Seattle mi sarei fermata più a lungo ma Bordignon, che era diventato direttore scientifico del San Raffaele, mi propose di occuparmi di ricerca sui linfociti nell’immunoterapia dei tumori. Mi dissi che nella vita le occasioni vanno colte”. Rientrata al San Raffaele, trova un ambiente scientifico ricco e stimolante nel Programma di bioterapie dei tumori, e inizia a collaborare intensamente con Fabio Ciceri, primario dell’Unità di ematologia e trapianti di midollo dell’Istituto. “La condivisione dei progetti tra unità di laboratorio e unità cliniche è la vera chiave della ricerca traslazionale” dice Bonini.

Oggi Chiara Bonini è professore ordinario di ematologia alla Facoltà di medicina e chirurgia, Università Vita-Salute San Raffaele, vicedirettore della Divisione di ricerca di immunologia, trapianti e malattie infettive e responsabile dell’Unità di ematologia sperimentale presso l’Istituto scientifico IRCCS Ospedale San Raffaele. Negli anni ha pubblicato circa 130

articoli su riviste internazionali, tra cui uno come prima autrice uscito nel 1997 sulla rivista Science e che a oggi ha ricevuto quasi mille citazioni, facendo tanta strada dal primo – firmato sulla rivista Blood insieme a Bordignon. Nello studio di Science – realizzato durante la specializzazione in ematologia – si dimostrava che, nel trapianto di midollo, la modificazione genetica dei linfociti del donatore può ridurre gli effetti indesiderati (tra cui il rigetto) e rendere possibile il trapianto anche in pazienti che non sarebbero stati considerati idonei. Sono seguite altre pubblicazioni di prestigio su riviste come Nature, Lancet Oncology, New England Journal of Medicine, e l’attività come editor e peer-reviewer per diverse riviste specializzate. Un lavoro che non si è fermato neppure per la nascita dei due figli, Francesco e Jacopo, che oggi hanno 18 e 15 anni. Da diversi anni non lavora più in reparto e si occupa unicamente di insegnamento e di ricerca, con il suo gruppo composto da 24 tra medici, biologi, biotecnologi, ingegneri, tecnici e studenti: “Negli anni dopo la maternità si impara a diventare molto più efficaci” spiega con un sorriso. “È vero che alle donne è richiesta una buona dose di coraggio e di perseveranza, ma siamo sempre di più a non mollare e a non rinunciare.”

il microambiente cellulare nel fegato, agendo sulla produzione di alcune molecole (le citochine) che nei tumori solidi sono in grado di inibire o stimolare la risposta immunitaria. L’idea è quella di fare arrivare i linfociti T specifici anti-tumorali direttamente nel fegato utilizzando un vettore virale. “Negli anni abbiamo imparato a ingegnerizzare i linfociti T. Possiamo inserire o eliminare geni, possiamo modificare la specificità e il riconoscimento di particolari molecole, e useremo queste competenze per cercare di mettere a

punto terapie cellulari capaci di eliminare il tumore e di persistere a lungo termine nei pazienti” aggiunge Bonini. Le strategie elaborate – che per garantire la massima sicurezza saranno accompagnate da un meccanismo in grado di disattivare qualunque effetto in caso di eventi imprevisti, con una sorta di “salvavita” molecolare, frutto di ricerche precedenti di Chiara Bonini – verranno sperimentate su animali di laboratorio. Solo in seguito quelle che risulteranno sicure e promettenti saranno offerte ai pazienti.

La terapia direttamente nel fegato dei malati

Obiettivi chiari


PREVENZIONE Occhio ai sintomi

Per la diagnosi precoce anche i sintomi contano Con un po’ di attenzione e consapevolezza del proprio corpo, ciascuno di noi può riconoscere alcuni sintomi che possono essere associati ai tumori (ma non solo) e segnalarli al proprio medico. Secondo uno studio recente, il sintomo può apparire anche nelle fasi precoci della malattia a cura di Cristina Ferrario uando un tumore si fa sentire, ovvero quando compaiono i sintomi, è ormai troppo tardi per intervenire: questo il dogma che per fortuna negli ultimi anni ulteriori studi stanno in parte mettendo in discussione. In particolare, uno studio i cui risultati sono stati pubblicati di recente sulla rivista Lancet Oncology afferma che la maggior parte dei sintomi che in genere possono essere associati a un tumore – per esempio la presenza di sangue nelle feci o nei che cambiano colore – permette di diagnosticare la malattia a uno stadio meno progredito rispetto a quello più avanzato (stadio IV). In sostanza, anche il riconoscimento dei sintomi può essere uno strumento di diagnosi precoce. “Questi dati

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ci ricordano quanto sia fondamentale che ciascuno presti attenzione a certi campanelli di allarme” spiega Filippo de Braud, professore ordinario presso l’Università degli Studi di Milano e direttore del Dipartimento di oncologia medica dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano. “Tenere un occhio vigile sui sintomi, seguire stili di vita sani e partecipare agli screening oncologici nazionali sono i tre passi che il singolo individuo

può compiere per arrivare al traguardo dell’identificazione di un tumore nei suoi primi stadi, quando le possibilità di cura sono più elevate” aggiunge. Cittadini in prima linea Nel documento Guida alla diagnosi precoce del tumore gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) distinguono due diverse strategie per arrivare a identificare un tumore in fase iniziale: lo screening, che si effettua su persone che non presentano sintomi, e la diagnosi precoce, che si basa invece sul riconoscimento di segni e sintomi specifici. Alcuni di questi segni, per esempio un neo che cambia forma, possono essere riconosciuti dal medico o dai familiari, ma sono i singoli individui a dover prestare la massima attenzione. “In caso di un segno o sintomo sospetto è fondamentale rivolgersi al medico che saprà indicare gli eventuali accertamenti, anche attraverso il dialogo e la conoscenza approfondita del paziente e della sua storia familiare” spiega de Braud, che mette in guardia dagli eccessi.

dolori alle ossa

Non è sempre colpa di Gigi… alla gamba ma so perché: “HoGigiunmidolore ha dato un calcio durante la partita.” Ne hanno sentite tante di spiegazioni come queste gli oncologi che si occupano di tumori pediatrici e in particolare di osteosarcoma, il cui sintomo primario è proprio il dolore. “Spesso i ragazzi si fanno male durante le loro at-

“Il sintomo è senza dubbio importante, ma l’equilibrio e la consapevolezza lo sono forse ancora di più: in altre parole, bisogna rimanere vigili senza però farsi ossessionare dai propri disturbi” precisa. Conoscere e osservare per capire Attenzione sì, quindi, ma anche prudenza nel chiamare in causa il cancro per qualsiasi piccola variazione dalla norma. Quali sono i sintomi che devono far “drizzare le antenne”? Premesso che non esiste “il sintomo del cancro” ma soltanto segnali più o meno generici che possono essere caratteristici o anche solo associati a uno o magari a un gruppo di tumori, gli esperti raccomandano di stare attenti a cambiamenti nelle abitudini intestinali o urinarie, perdite e sanguinamenti dalla vagina o dal retto, ferite che non guariscono, tosse che non passa, problemi a deglutire o a digerire, cambiamenti dell’aspetto dei nei e presenza di noduli al seno o in altre parti del corpo. Altri sintomi, più generici, possono essere la perdita di peso senza un motivo valido, la stanchezza, la febbre o il

Attenzione ai sintomi ma con equilibrio

tività quotidiane ed è più che giustificata la tendenza ad attribuire un certo dolore agli arti a uno di questi incidenti” afferma de Braud. Le cose però cambiano quando il dolore non passa e/o aumenta di intensità. “In tal caso è importante rivolgersi a un medico: la spiegazione più probabile è che i sintomi siano da ricondurre ai cosiddetti ‘dolori della crescita’, legati all’allungamento delle ossa tipico della giovane età, ma potrebbe valere la pena escludere altre possibili cause, incluso un osteosarcoma” conclude.


In questo articolo: diagnosi precoce sintomi prevenzione

dolore. Non è però il caso di allarmarsi senza motivo. In una elevata percentuale di casi, infatti, questi sintomi non dipendono dalla presenza di un tumore, ma da altre cause più o meno semplici da individuare. “Feci rossastre potrebbero essere la spia di un sanguinamento legato a un tumore del colonretto, ma potrebbero anche essere causate da emorroidi o magari addirittura essere dovute a una cena a base di barbabietola la sera prima” chiarisce de Braud. Affinché ciascun sintomo sia interpretato nel modo corretto è indispensabile quindi un dialogo chiaro e sincero tra medico e paziente, senza dimenticare la conoscenza di se stessi. “Il dolore che posso sentire io al mattino quando mi sveglio, dopo anni di rugby ad alto livello, non ha lo stesso significato che può avere in una signora di mezza età” dice l’oncologo, ricordando l’importanza di avere consapevolezza del proprio corpo e di osservarsi con attenzione.

L’educazione abbatte i muri “Far controllare i propri sintomi al medico non è mai una perdita di tempo, né per il paziente né per il medico stesso.” È una delle affermazioni della campagna Be Clear on Cancer, messa in cam-

SE NON PASSA

po in Inghilterra proprio per aumentare nei cittadini la conoscenza della malattia, dei suoi sintomi e dell’importanza di non sottovalutarli. Gli esperti dell’OMS descrivono come fondamentale il ruolo dei mass media e dei social network nell’educare la popolazione, ma ricordano anche le tante barriere che ancora oggi rendono difficile il

coinvolgimento dei cittadini. Una di queste è senza dubbio lo stigma che ancora circonda la malattia e spinge molte persone ad avere paura persino di pensarci. “La paura è figlia dell’ignoranza, intesa come non conoscenza dell’argomento” commenta de Braud. “Una persona non adeguatamente informata sui possibili sintomi, su come identificarli e segnalarli al medico, difficilmente parteciperà a un programma di screening o adot-

terà i comportamenti raccomandati per la prevenzione e la diagnosi precoce” aggiunge. L’oncologo milanese ne è convinto: per arrivare davvero alla popolazione, è necessario utilizzare un linguaggio semplice e diverso a seconda del contesto in cui ci si muove. “Ma soprattutto non si può pensare che una campagna educativa abbia successo se non si parte dalla base, ovvero dai ragazzi delle scuole che devono fare propri i concetti di prevenzione e diagnosi sin dai primi anni della loro vita per diventare cittadini adulti consapevoli” afferma.

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VACCINAZIONI Una mano ai malati

Una cintura di sicurezza per chi non può indossarla Vaccinarsi rappresenta anche una forma di solidarietà nei confronti dei pazienti con tumore che, a causa della malattia e delle terapie, sono più vulnerabili alle infezioni

profilassi stagionale

Antinfluenzale? Va bene anche per il malato

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e il sistema immunitario dei malati di cancro è debole, perché il vaccino antinfluenzale è in genere raccomandato per questa categoria di persone? La risposta è semplice: l’influenza può essere una malattia molto grave, specie per coloro che non sono in grado di combatterla. Il vaccino antinfluenzale non contiene virus vivi o attenuati, ma solo virus completamente inattivati o frammenti virali incapaci di infettare chi li riceve. 10 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2018

Viene in genere somministrato due settimane prima della chemioterapia (se questa deve essere effettuata nella stagione a rischio) oppure dopo due cicli. In caso di trapianto di midollo, si preferisce in genere aspettare siano passati sei mesi dall’operazione. In alcuni Paesi è disponibile una versione del vaccino antinfluenzale somministrabile attraverso uno spray nasale: si tratta di un preparato che contiene virus vivi attenuati e quindi è controindicato nei malati di cancro. Prima di sottoporsi alla vaccinazione antinfluenzale è comunque necessario rivolgersi al medico, perché alcune terapie e situazioni possono prevedere comportamenti specifici.


In questo articolo:

vaccinazioni morbillo trapianto di midollo

a cura di ELENA RIBOLDI utti possono fare qualcosa di concreto per i malati di cancro: evitare la diffusione di malattie che mettono in serio pericolo la loro vita. Come? Vaccinandosi e facendo vaccinare i propri figli contro agenti infettivi come il virus del morbillo. In caso di infezione, il rischio che un bambino con la leucemia corre di morire di morbillo è 400 volte più elevato rispetto a quello di un bambino sano. Benché molti lo considerino una semplice malattia dell’infanzia, il morbillo è una patologia grave, che colpisce sia i bambini sia gli adulti non vaccinati. Una persona su tre va incontro a complicanze anche gravi, come la polmonite. Un paziente su 1.000 sviluppa un’encefalite acuta (un’infiammazione del cervello), che nel 25 per cento dei casi provoca danni neurologici e nel 15 per cento dei casi porta alla morte. Il rischio di complicanze e di decesso è enormemente più alto per chi ha un tumore. E questo è vero non solo per il morbillo, ma anche per altre infezioni.

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Sistema immunitario KO “I pazienti con il cancro hanno molto frequentemente un sistema immunitario compromesso” spiega l’immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas di Milano, docente di Humanitas University e presidente della Fondazione Humanitas per la ricerca.

La prima causa della compromissione delle risposte immunitarie è la malattia stessa: “Una delle strategie con cui il tumore sfugge al sistema immunitario che tenta di contrastarlo è proprio l’attivazione di meccanismi di soppressione delle risposte immunitarie”. La seconda ragione di fragilità è costituita dai trattamenti antitumorali. “Le terapie, in particolare la chemioterapia, ma anche alcuni trattamenti mirati, hanno effetti profondi sul sistema immunitario, che possono essere particolarmente marcati nei pazienti candidati o sottoposti a un trapianto di midollo.” Un terzo motivo di preoccupazione è legato all’età dei pazienti. “Buona parte dei pazienti con tumore è anziana e negli anziani il sistema immunitario funziona meno bene” prosegue Mantovani. “Per i pazienti con tumore, anche situazioni che per le persone con un sistema immunitario integro non sono un problema lo diventano. Per esempio, una persona sana non si ammalerà di aspergillosi sebbene respiri sempre il fungo Aspergillus, le cui spore viaggiano nell’aria. L’aspergillosi costituisce invece una gravissima minaccia per i pazienti con leucemia sottoposti a trapianto di midollo.” Mantovani racconta poi che in Italia, dove negli ultimi anni si è verificata una micro-epidemia di morbillo, a causa di questa malattia sono deceduti diversi bambini con leucemia linfoblastica acuta. “Quando sentiamo questi casi di cronaca dobbiamo sempre ricordare che la morte è solo la punta dell’iceberg: i proble-

mi legati a patologie infettive in pazienti con tumore sono molti di più.” Impossibilità di proteggersi Anche l’influenza stagionale può avere conseguenze gravi nei pazienti immunodepressi. Per questo l’Associazione italiana di oncologia medica raccomanda ai pazienti oncologici di sottoporsi al vaccino antinfluenzale. I malati di cancro non possono però ricevere vaccini con virus vivi attenuati, come quello per morbillo-rosoliaparotite. Le linee guida raccomandano di attendere almeno tre mesi dall’ultima chemioterapia, sei mesi dalla terapia con anticorpi contro i linfociti B e 24 mesi dal trapianto di midollo. Questi pazienti possono quindi trascorrere mesi o addirittura anni senza protezione. “Non dovrebbe sorprendere nessuno che molti pazienti con il cancro siano preoccupati dalla loro mancanza di immunità” scrive in una lettera alla rivista medica JAMA Oncology l’infettivologo Steven A. Pergam del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, preoccupato dalle epidemie di morbillo che si sono verificate nell’ultimo anno negli Stati Uniti. “Li abbiamo visti saltare la scuola, rimandare viaggi ed evitare contatti sociali. In alcune comunità, il solo fatto di lasciare la propria casa è diventato motivo di paura per pazienti che già sopportano il fardello delle terapie antitumorali. Questo è ingiusto

e del tutto evitabile.” La soluzione al problema sta nel fenomeno che in inglese è definito herd immunity, la cui traduzione letterale è “immunità di gregge”: se la percentuale di individui vaccinati contro un certo agente infettivo supera una determinata soglia (di solito il 95 per cento), si limita la circolazione di quel microbo. In questo modo risultano protetti anche gli individui che non è stato possibile sottoporre alla vaccinazione per motivi di età o di salute. “Non amo il termine immunità di gregge” dice Mantovani “perché non mi piace sentirmi una pecora: preferisco parlare di immunità di comunità, una comunità cosciente e solidale nei confronti dei più deboli.” E continua: “Io ho otto nipoti. Per loro vaccinarsi contro una malattia infettiva ha lo stesso valore di allacciarsi la cintura di sicurezza in automobile. Solo che vaccinandosi allacciano la cintura di sicurezza anche ai 1.500 bambini con cancro che ci sono nel nostro Paese. Bambini che se prendono il morbillo sono a rischio di gravissime sofferenze e addirittura di morte. Lo stesso vale per chi frequenta gli ammalati. Io mi sono sottoposto a tutti i vaccini raccomandati per la terza età, e ogni anno a quello contro l’influenza. Lo faccio non solo per me, ma soprattutto perché frequento un ambiente ospedaliero e ho il dovere morale di non esporre i pazienti al rischio di infezione. Esiste una dimensione solidale della vaccinazione”.

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Accelerator Award Pseudomixoma peritonei

Contro un raro tumore dell’appendice si attiva un team internazionale

È solo grazie a importanti investimenti che le conoscenze su tumori rari possono fare un balzo in avanti. Anche a questo serve l’Accelerator Award, attribuito quest’anno a sette team internazionali, tra i quali uno a guida italiana che intende studiare lo pseudomixoma peritonei, una forma rara di cancro intestinale.

I

a cura di Elena Riboldi tumori rari sono difficili da studiare perché i pazienti sono pochi e inoltre sono poco interessanti per chi sviluppa farmaci. Per questo la conoscenza che abbiamo di molte di queste neoplasie è approssimativa. L’Accelerator Award, cofinanziato da Cancer Research UK e Fundación Científica – Asociación Española Contra el Cáncer, sostiene progetti di ricerca il cui obiettivo è accelerare lo sviluppo di risorse per l’oncologia. Al team di ricercatori italiani, in-

glesi e spagnoli coordinati da Marcello Deraco, responsabile del reparto tumori peritoneali dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, permetterà di caratterizzare meglio lo pseudomixoma peritonei e di cercare nuove terapie. Un ammasso di gelatina Lo pseudomixoma peritonei è un tumore raro che ha origine dall’appendice, la piccola struttura a forma di verme che parte dall’intestino crasso. “I tumori peritoneali primitivi, come il mesotelioma peritone-

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ale, nascono dal peritoneo, la membrana che riveste internamente la cavità addominale. I tumori peritoneali secondari, o carcinosi peritoneali, arrivano al peritoneo da altri organi come colon, ovaio o mammella” spiega Deraco. “La carcinosi peritoneale che andremo a studiare con l’Accelerator Award deriva invece da un tumore dell’appendice. I tumori dell’appendice rappresentano l’1 per cento dei tumori del tratto gastrointestinale e solo alcuni dei tumori dell’appendice, i tumori mucinosi, dan-

no origine allo pseudomixoma peritonei.” L’evoluzione della malattia è impressionante. “L’addome dei pazienti si riempie di una sostanza gelatinosa, chiamata ascite mucinosa, costituita da una proteina (la mucina) e da cellule. Questa sostanza va a occupare tutte le cavità dell’addome, solidifica e nel tempo crea alterazioni del tratto gastrointestinale che causano disturbi importanti e persino la morte del paziente se non si interviene correttamente.” 10 Kg in meno “Fino a 20-30 anni fa, quando un tumore raggiungeva il peritoneo, il paziente veniva considerato un malato terminale e si utilizzavano solo cure palliative: l’approccio curativo veniva escluso a priori” racconta Deraco. “Oggi, invece, nel caso dello pseudomixoma peritonei, abbiamo a disposizione


In questo articolo:

il bando

tumori rari accelerator award pseudomixoma peritonei

Accelerator Award

un intervento, la citoriduzione chirurgica, che consente di rimuovere la malattia.” Questa tecnica viene associata alla chemio ipertermia intra peritoneale (HIPEC), che sfrutta l’attività tumoricida di alte dosi di chemioterapici, somministrati direttamente in sede tumorale, e del calore. “È importante che i pazienti con una malattia così particolare vengano indirizzati a un centro di riferimento con competenze specifiche: se la prima volta si interviene in modo inadeguato, poi diventa difficile rimediare. L’intervento di citoriduzione HIPEC è molto complesso, dura in media 12 ore. Oltre a tutta la massa tumorale visibile, che arriva a pesare anche una decina di chilogrammi, a volte è necessario rimuovere qualche organo o porzione di organo (milza, intestino, utero). I risultati sono generalmente eccellenti.”

Acidi nucleici e colture 3D “Il primo obiettivo del nostro progetto è sviluppare un nuovo score prognostico” afferma Deraco. I ricercatori andranno ad analizzare il DNA e l’RNA dei tumori di 200 pazienti già operati in passato e di 400 pazienti che verranno operati nei prossimi 5 anni. Le caratteristiche biomolecolari dei sottotipi di pseudomixoma così identificati permetteranno di classificare meglio i pazienti e suggeriranno anche possibili bersagli terapeutici. Il secondo obiettivo dello studio è identificare farmaci in grado di aggredire lo pseudomixoma. Usando piccoli frammenti di tumore verranno creati degli organoidi, colture cellulari in tre dimensioni che riproducono le caratteristiche della malattia in fase iniziale, su cui testare batterie di farmaci.

Prognosi in dubbio In passato chi era colpito da pseudomixoma moriva nell’arco di tre anni, oggi invece la sopravvivenza può superare i 15 anni. Gli oncologi si sono però accorti che qualcosa non torna: nell’80 per cento dei casi lo pseudomixoma viene classificato come tumore a basso grado di malignità, eppure nel 30-40 per cento dei casi la malattia si ripresenta ed è fatale. “Non ci spieghiamo come mai tanti pazienti con tumori a basso grado abbiano una prognosi sfavorevole. Pensiamo che possa dipendere dal fatto che oggi ci basiamo esclusivamente sull’analisi morfologica del tumore e questo non è sufficiente per ottenere un indice (score) prognostico affidabile.”

Eccellenze europee Per realizzare questo progetto, l’Istituto nazionale dei tumori di Milano collaborerà con l’Istituto di Candiolo, l’Università di Torino e la Fondazione Edo ed Elvo Tempia in Italia, l’Università e l’Ospedale The Christie NHS di Manchester nel Regno Unito e con l’Istituto oncologico Vall D’Hebron e l’Ospedale Consorci Sanitari Integral di Barcellona in Spagna. “Sono tutti centri che seguono un elevato numero di casi di pseudomixoma: solo così potremo mettere insieme un numero di pazienti sufficiente per capire meglio questa malattia rara. Speriamo di identificare farmaci efficaci e anche di individuare quali sottogruppi di pazienti possono beneficiare di queste nuove cure.”

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l bando Accelerator Award è un’iniziativa promossa da AIRC, insieme a Cancer Research UK e a Fundación Científica – Asociación Española Contra el Cáncer. È dedicato allo sviluppo di risorse e infrastrutture per l’oncologia che non potrebbero essere ottenute da ricercatori dei singoli Paesi. Vengono selezionati i progetti più meritevoli, presentati da ricercatori di almeno due dei tre Paesi coinvolti. I vincitori, selezionati da un apposito comitato di esperti, vengono sostenuti per 5 anni, con verifiche in itinere, con un finanziamento massimo di 6 milioni di euro. Fino a oggi per gli Accelerator Award AIRC ha deliberato erogazioni per un totale di 7.126.629,60 euro. Nell’ambito del bando 2017-2018 sono stati approvati sei Accelerator Award, di cui tre coordinati da un responsabile italiano e un totale di venti gruppi italiani coinvolti. Nell’ambito del bando 2018-2019 sono stati approvati sette Accelerator Award, di cui uno coordinato da un PI italiano e cinque che coinvolgono tredici gruppi italiani.

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NOTIZIE FLASH

Dal Mondo Un misuratore di adesività Un team di ricercatori dell’Università della California a San Diego ha pubblicato su Cancer Research i risultati di una ricerca che descrive un nuovo strumento per valutare l’aggressività di un tumore. Si tratta di una metodologia che misura quanto le cellule sono “appiccicose” per distinguere quelle più pericolose da quelle che lo sono meno. Le cellule tumorali, infatti, perdono i meccanismi di adesività che consentono ai tessuti di aggregare tra loro gli elementi cellulari e di tenerli insieme, e tendono più facilmente a staccarsi dal tessuto d’origine per dare luogo a metastasi. Una volta identificate le cellule, i ricercatori hanno sequenziato anche il loro genoma, scoprendo quali sono le caratteristiche genetiche che rendono i tumori più aggressivi e aumentano di circa cinque volte la probabilità di ricadute e metastasi nei cinque anni che seguono la diagnosi.

Biopsia liquida nel melanoma La biopsia liquida si conferma utile come strumento prognostico nel melanoma. Lo afferma uno studio condotto dallo MD Anderson Cancer Center dell’Università del Texas i cui risultati sono stati pubblicati su Clinical Cancer Research. Lo studio ha valutato la presenza di cellule maligne circolanti nel sangue al momento della prima diagnosi di melanoma. I pazienti con test positivo (nei quali cioè sono state trovate cellule maligne nel sangue) hanno mostrato di avere una prognosi a sei mesi peggiore di quelli con test negativo (cioè senza cellule maligne nel sangue). La biopsia liquida è già stata studiata come strumento di diagnosi e di valutazione dell’efficacia delle cure in diversi tipi di tumore, tra i quali il tumore del seno, del polmone e lo stesso melanoma. Si tratta quindi di una ulteriore conferma che rafforza le prove a favore del suo uso.

L’Europa contro il cancro In occasione della Giornata europea contro il cancro, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato il lancio di una consultazione pubblica sul “Piano per battere il cancro”. Si tratta di un documento di programmazione che affronta temi come prevenzione, diagnosi, trattamento e presa in carico del cancro nell’Unione europea. Per quattro settimane la Commissione europea ha messo a disposizione una bozza del proprio piano d’azione e raccolto i commenti di tutti i cittadini, per formulare entro fine 2020 la versione definitiva. Tra le iniziative che verranno finanziate ci sarà uno spazio virtuale comune per i dati sanitari, che consenta ai ricercatori di fare studi su un’ampia mole di informazioni. Anche il prossimo programma quadro per la ricerca europea, Horizon Europe, che durerà dal 2021 al 2027, prevede fondi dedicati alla ricerca contro il cancro, con lo scopo di coordinare meglio gli sforzi nazionali.

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Universale ma non troppo

Un editoriale del Canadian Medical Association Journal punta il dito contro le ineguaglianze sociali che portano, anche in un Paese come il Canada che ha un servizio sanitario nazionale simile a quello italiano, a grandi disparità nello stato di salute generale dei cittadini. Per esempio, solo il 54 per cento delle donne nelle aree più povere del Paese esegue lo screening per il cancro della cervice uterina, contro il 67 per cento di quelle che vivono in zone più ricche, e ciò si riflette sui dati di mortalità per questa malattia. La disparità non dipende dal costo, poiché lo screening è gratuito, ma da limiti nell’accesso alle informazioni, da barriere culturali e dall’isolamento sociale. Per ottimizzare l’impatto di un sistema solidaristico come quello canadese e italiano, gli esperti insistono sulla necessità di investire anche sui servizi sociali.

Tra 100 anni niente più cancro della cervice Due nuovi studi i cui risultati sono stati pubblicati dalla rivista Lancet quantificano, per la prima volta, il numero di tumori della cervice uterina che possono essere evitati e il numero di donne che potrebbero essere salvate se si applicassero le misure di prevenzione suggerite dall’Organizzazione mondiale della sanità. L’analisi considera le proiezioni di mortalità di 78 Paesi a basso e medio reddito e stima che applicare una corretta strategia anticancro – che comprende la vaccinazione anti HPV, lo screening regolare con Pap test e altri strumenti – ridurrebbe i casi di 74 milioni e i decessi di 62 milioni. Per ottenere tale successo, però, sono necessari grandi sforzi internazionali, anche di tipo economico.

La soia fermentata fa bene alla salute Uno studio molto ampio, eseguito su circa 100.000 cittadini giapponesi tra i 45 e i 74 anni di età, dimostra che un consumo elevato di cibi a base di soia fermentata (in particolare miso e natto, due prodotti tipici della cucina giapponese) riduce del 10 per cento circa la mortalità. Dall’analisi, i cui risultati sono stati pubblicati sul British Medical Journal, sembra che la soia fermentata riduca soprattutto il rischio di sviluppare alcuni tumori e quello di incorrere in malattie cardiovascolari. Lo stesso effetto protettivo non emerge tra i consumatori di soia fresca. Le ragioni di questa differenza non sono del tutto chiare (potrebbero essere legate a sostanze sviluppate durante la fermentazione o ad abitudini di vita più salutari tra chi segue una determinata alimentazione), per cui i ricercatori contano di proseguire nelle analisi per chiarire cosa determina il beneficio.

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PSICONCOLOGIA Aspettative

Il paziente deluso è stato male informato Sono sempre di più gli studi che mostrano quanto spesso i pazienti oncologici che superano la fase acuta di malattia o sono affetti dalle forme meno gravi di cancro si pentano delle scelte terapeutiche compiute. In futuro un aiuto potrebbe arrivare da software che ne supportino le decisioni

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a cura di DANIELA OVADIA l 15 per cento degli uomini con cancro alla prostata localizzato rimpiange, a un anno di distanza dalla diagnosi, le cure che ha scelto. Lo dimostrano diversi studi, tra i quali uno condotto nel 2017 su oltre 1000 uomini e i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Oncology. E la percentuale, sempre secondo questo studio, sale al 30 se si conside-

rano solo coloro che si sono sottoposti a una prostatectomia radicale o alla radioterapia escludendo chi ha scelto l’alternativa, ovvero non fare nulla e sorvegliare da vicino l’andamento della malattia, una strategia denominata sorveglianza attiva. I “rimpianti” non riguardano solo gli uomini, ma anche le donne. Secondo una revisione sistematica pubblicata nel 2016 sul World Journal of Surgical

Perché medici e pazienti pensano diversamente

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i sono molte ragioni che determinano la diversità di aspettative tra medici e pazienti riguardo agli esiti delle cure.

Troppe informazioni: talvolta i pazienti leggono un gran numero di articoli sulla propria malattia e si fanno una precisa idea di come saranno curati. Se lo specialista propone una strategia di trattamento diversa, possono rimanere delusi. In realtà alcune fonti di informazione possono essere poco accurate o superficiali; inoltre ogni persona

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è unica e viene curata sulla base di caratteristiche individuali. Mancanza di informazioni: anche un paziente poco informato può essere un problema, perché non conosce gli elementi di base della propria malattia, non è in grado di capire in cosa consistono le terapie proposte oppure ha aspettative irrealistiche sugli esiti. Opinioni in contrasto: può capitare che un paziente si rivolga a due medici diversi e riceva pareri

Oncology tre donne su dieci, tra quelle che si sottopongono a ricostruzione del seno, sono insoddisfatte del risultato, e questo indipendentemente dalle valutazioni tecniche degli esperti: anche quando, date le condizioni di partenza, il chirurgo ritiene di aver ottenuto il risultato migliore possibile, le pazienti possono non esserne contente. “Le persone, specie se affette da forme tumorali meno gravi o quando il rischio maggiore è passato, lasciano emergere l’insoddisfazione per la qualità di vita dopo la malattia, in particolare se questa non corrisponde in tutto e per tutto a ciò che avevano immaginato” spiega Claudia Borreani, responsabile della Struttura semplice dipartimentale di psicologia clinica dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano. “Talvolta questa insoddisfazione può essere rivolta verso le scelte fatte, il lavoro degli operatori sanitari o persino verso gli amici e i familiari. Una diagnosi di cancro porta con sé una sensazione di vulnerabilità, di tradimento da parte del proprio corpo, e si vorrebbe ritrovarlo, dopo la malattia, nelle stesse condizioni di prima. Non tutti riescono a colmare la differenza tra ciò che avevano immaginato e la opposti. Questo può influenzarne le aspettative sull’esito delle terapie. In realtà la pluralità di opinioni è una ricchezza e non sempre, in medicina, esiste un’unica risposta giusta. Talvolta la scelta dipende proprio da ciò che il malato desidera per se stesso. Ansia: un paziente molto ansioso durante la visita può faticare a cogliere la vera natura delle informazioni che gli vengono trasmesse. Mancanza di tempo: le visite mediche troppo affrettate, specie in fase di comunicazione della diagnosi e delle cure scelte, possono portare a decisioni non pienamente consapevoli da parte del paziente.


In questo articolo: psiconcologia previsioni comunicazione

realtà. D’altronde è solo quando la fase acuta è passata che ci si può concentrare sulle emozioni: prima, infatti, tutte le energie sono dedicate alle cure, alle visite e alle decisioni pratiche.”

Attendere o agire Alla base dei rimpianti, però, c’è spesso una cattiva comunicazione tra il medico e il paziente, come spiega Richard Hoffman, dell’Università dell’Iowa negli Stati Uniti, autore dello studio sui pazienti con carcinoma localizzato della prostata. “I nostri risultati suggeriscono che per ridurre il rischio di rimpianti bisogna informare meglio i malati sulle diverse opzioni e passare con loro più tempo” spiega l’esperto. “Nel caso dei tumori come quello alla prostata localizzato, in cui le scelte possono essere opposte – da monitorare la situazione senza intervenire ad asportare il tumore o irradiare l’organo, con tutti gli effetti collaterali che questi trattamenti comportano – è chiaro che solo una informazione puntuale e ripetuta può portare a una decisione davvero ponderata. La sorveglianza può essere una scelta molto ansiogena, che non tutti riescono a tollerare, mentre le cure possono avere effetti negativi sulla qualità della vita. E non bisogna chiedere al paziente di decidere troppo in fretta: dopo un colloquio informativo è necessario lasciare un tempo adeguato alla riflessione.” Il dato interessante, che riguarda questo studio ma anche altri dedicati alle forme tumorali a lento accrescimento e a basso rischio di metastasi, è che coloro che scelgono la strategia della sorveglianza attiva hanno in genere meno

rimpianti. Tra le ragioni, secondo gli esperti, c’è il fatto che tale scelta implica visite di controllo frequenti, la possibilità di confrontarsi più volte col curante e, anche, di cambiare idea in corso d’opera. “Negli Stati Uniti è difficile che un paziente scelga la sorveglianza attiva perché i medici, anche per ragioni legali e assicurative, preferiscono spingerlo verso l’intervento, per essere certi che

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PSICONCOLOGIA Aspettative

il tumore non peggiori ed evitare così cause legali per danni” spiega Hoffman. “Ampliando però il significato del nostro studio, possiamo trarre un’importante conclusione: in oncologia, le decisioni prese di fretta sono talvolta necessarie per la gravità della malattia ma, quando è possibile, è meglio darsi il tempo di condividere le informazioni e arrivare a una decisione che tenga in considerazione anche ciò che il malato immagina per il proprio futuro.”

Belle ma non per se stesse

In alcuni casi, l’insoddisfazione deriva anche da cambiamenti corporei inattesi o non pienamente previsti. È quanto accade a molte donne che superano la fase acuta del cancro al seno ma devono fare i conti con gli effetti fisici delle terapie ormonali o della menopausa indotta dalle cure. Ed è particolarmente frequente nel caso degli interventi di ricostruzione del seno, come hanno scoperto i chirurghi quando hanno cominciato a chiedere alle proprie pazienti un’opinione sui risultati ottenuti. “Oramai esistono decine di studi che dimostrano come circa un terzo delle donne operate per ragioni estetiche non sia del tutto soddisfatta del risultato” spiega Cecilia Dahlbäck, senologa e chirurga dello Skåne University Hospital di Malmö, in Svezia, autrice dell’indagine uscita sul World Journal of Surgical Oncology. “Come chirurghi non sappiamo come spiegarcelo, perché nella stragrande maggioranza dei casi noi siamo molto contenti dell’effetto finale.” Anche in questo caso, spiega l’esperta, la chiave sta nella qualità della co-

municazione, nella capacità dell’operatore di trasmettere i limiti delle tecniche disponibili, di spiegare gli effetti visivi delle cicatrici, dei diversi modelli di protesi o dei tatuaggi utilizzati per ricreare areola e capezzoli.

Un aiuto dalla tecnologia

Per colmare il divario tra le conoscenze del medico e ciò che il paziente immagina c’è chi ricorre alle nuove tecnologie. Un gruppo di ricercatori del Centro per la cura del cancro Champalimaud di Lisbona, guidato dalla senologa e chirurga Maria João Cardoso, sta sviluppando un software che, sulla base di un’analisi di tutte le fotografie di interventi eseguiti in pas-

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sato su migliaia di pazienti, consente di riprodurre virtualmente gli effetti dell’operazione di ricostruzione del seno su una determinata paziente. Grazie a questo “specchio sul futuro” la paziente potrà decidere più serenamente a quale intervento sottoporsi e, soprattutto, capire che cosa si può aspettare. Anche per aiutare a prendere decisioni complesse, come quelle che coinvolgono la sorveglianza attiva, sono stati sviluppati software che permettono al paziente di visualizzare la natura e l’entità dei rischi connaturati alle varie scelte possibili, sulla base di quanto è accaduto in precedenza ad altri nella loro situazione. È il caso, per esempio, del software asMUSIC, sviluppato dall’Università del Michigan proprio per il carcinoma della prostata sulla base delle scelte compiute da oltre 5.000 pazienti. Ambedue i software, sia quello per la ricostruzione del seno sia quello per la sorveglianza attiva del carcinoma della prostata, tengono in considerazione non solo i dati scientifici puri e semplici ma anche variabili individuali, come il contesto sociale in cui vive il o la paziente, le sue preferenze e le sua personalità. “Medici e pazienti hanno spesso aspettative diverse per quel che riguarda l’esito delle cure” conclude Borreani. “Questo dipende certamente dalle diverse competenze ma non solo: il medico tende a vedere il successo in termini di risultato clinico ma i pazienti possono dare importanza anche ad altri fattori (il dolore, la qualità di vita ma anche l’estetica e l’impatto emotivo legato all’esperienza di malattia). Imparare a comunicare correttamente è la soluzione per colmare il divario.”


RICERCA Microbiota

In questo articolo:

cancro del colon-retto microbiota probiotici

Il batterio che frena lo sviluppo del cancro del colon Uno studio finanziato da AIRC i cui risultati sono stati pubblicati su Nature Microbiology rivela l’importanza di un batterio intestinale nello sviluppo del tumore del colon-retto e apre la strada a terapie preventive basate sulla dieta e su probiotici

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a cura di Cristina Ferrario lcuni microrganismi presenti nell’intestino proteggono dallo sviluppo del tumore del colon-retto e rappresentano una sorta di freno alla crescita di questa neoplasia. Lo spiegano dalle pagine della rivista Nature Microbiology i ricercatori guidati da Maria Rescigno, del laboratorio di Immunologia delle mucose e microbiota di Humanitas, alle porte di Milano. La ricerca, sostenuta da Fondazione AIRC, ha dimostrato infatti che nei pazienti con stadio iniziale di tumore intestinale (adenoma), la popolazione di microrganismi presenti nell’intestino (microbiota) è priva dei batteri chiamati Erysipelotrichaceae. Questi microrganismi, come provato in laboratorio, non permettono alle cellule tumorali di proliferare in modo incontrollato e impediscono quindi che si sviluppi il tumore.

te nello sviluppo del tumore al colonretto. Nessuno, tuttavia, aveva mai dimostrato il ruolo protettivo che alcuni batteri possono avere nel processo di formazione del tumore. “Analizzando il microbiota di pazienti in uno stadio precoce di sviluppo del tumore intestinale, abbiamo osservato l’assenza di una famiglia di batteri, chiamati Erysipelotrichaceae, osservata anche in animali di laboratorio. Isolando questi batteri, abbiamo riscontrato delle proprietà antitumorali capaci di bloccare la proliferazione incontrollata delle cellule, cosa che invece accade quando questi batteri non sono presenti” spiega la coordinatrice dello studio, Maria Rescigno. Una scoperta importante che potrebbe permettere una diagnosi più precoce nei pazienti a rischio di sviluppare questi tumori. “Il fatto che nel microbiota rilevato nelle feci non ci sia questa famiglia di batteri” continua Rescigno “è estremamente importante ai fini della diagnosi precoce della malattia nei pazienti con adenoma avanzato. Inoltre, proprio per

I batteri impediscono al tumore di svilupparsi

Microbiota e cancro del colon Da tempo si sa che il microbiota intestinale svolge un ruolo importan-

questi pazienti, si potrebbe pensare di ridurre il rischio reintroducendo il batterio sotto forma di probiotico.” Le cause della malattia Il tumore del colon-retto è causato dall’aumento incontrollato delle cellule della mucosa, ossia del rivestimento interno della parete intestinale. È una delle neoplasie a più elevata incidenza nel mondo occidentale e rappresenta il 9,4 per cento di tutti i tumori negli uomini e il 10,1 nelle donne. Ha un’incidenza nella popolazione italiana di circa 34.000 nuovi casi l’anno e si sviluppa più spesso nel colon (circa il 70 per cento dei casi) e meno frequentemente nel retto (30 per cento). Nella maggior parte dei casi il tumore origina dai polipi adenomatosi, lesioni inizialmente benigne e solo nel tempo capaci di evolvere in tumore. Non è ancora chiaro quali siano le sue cause, che comprendono sia fattori genetici sia fattori ambientali (come la dieta). APRILE 2020 | FONDAMENTALE | 19


Domande e risposte

È vero che nuovi studi hanno dimostrato un aumento del rischio di cancro al seno in chi usa le tinture per capelli?

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vero, ma i dati riguardano una popolazione molto limitata di donne: quelle che hanno avuto già una sorella malata. Il risultato è infatti uno dei frutti del cosiddetto Sister Study, che intendeva valutare il rischio di sviluppare un cancro del seno nelle donne che hanno avuto una sorella colpita, una popolazione già ritenuta a rischio aumentato. I dati mostrano che, nel loro caso, l’uso di tinture per capelli di tipo permanente accresce il rischio relativo di ammalarsi del 7 per cento circa. In numeri assoluti si tratta davvero di pochi casi in più. Non è però stato possibile capire il perché: lo studio non ha potuto registrare la composizione delle tinture stesse e non si sa se le donne che si sono ammalate fossero anche portatrici di un particolare assetto genetico. È certo, invece, che il rischio aumenta nelle professioniste, cioè nelle parrucchiere che maneggiano tinture in grande quantità. Si sapeva già, tanto che lo IARC di Lione aveva da tempo classificato le tinture permanenti tra i probabili cancerogeni nel caso di uso professionale.

Smaltire i chili di troppo a qualsiasi età, fa sempre bene e riduce il rischio di ammalarsi di tumore?

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ì, anche se la riduzione del rischio è meno importante e meno immediata rispetto a quanto accade quando si smette di fumare. Nel caso dei chili di troppo, infatti, conta molto anche il numero totale di anni in cui si è stati sovrappeso: se si è sofferto di obesità fin da piccoli, per esempio, il rischio di ammalarsi di tumore rimane più elevato della media anche se si dimagrisce (ma meno elevato rispetto a coloro che non riescono mai a smaltire i chili in eccesso).


L’ospedale a cui mi rivolgo per la mammografia utilizza una macchina che analizza le immagini insieme al medico. Ci si può fidare della diagnosi?

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a questione è ancora molto discussa e, per quanto riguarda il nostro Paese, la diagnosi legata alla lettura di immagini diagnostiche non può essere affidata esclusivamente a un computer. Per ragioni legali deve essere affiancata da una lettura “umana” e controfirmata dal medico. Negli ultimi tempi sono stati però pubblicati i risultati di molte ricerche sull’uso dell’intelligenza artificiale nella lettura di esami diagnostici, dallo screening dei melanomi alla mammografia. Per quel che riguarda quest’ultima, uno studio pubblicato nel mese di febbraio scorso sulla rivista JAMA dimostra addirittura una superiorità dei sistemi di intelligenza artificiale rispetto all’occhio del medico. Si tratta di un programma sviluppato da Google Health e testato su oltre 25.000 esami mammografici eseguiti negli USA e in Gran Bretagna. Il computer sembrerebbe in grado di ridurre del 5,7 per cento il numero dei falsi positivi (esami che diagnosticano tumori che invece non ci sono) e del 9,4 per cento i falsi negativi (esami che non vedono tumori che invece ci sono) rispetto ai radiologi. Il sistema deve però ancora essere ampiamente studiato prima di poter essere applicato su larga scala.

Visto che alcuni tipi di protesi mammarie aumentano il rischio di sviluppare un linfoma, devo rinunciare alla ricostruzione del seno?

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o, gli esperti ritengono che il rischio sia molto limitato e non tale da spingere a rinunciare ai benefici della ricostruzione. Una piccolissima percentuale di donne a cui sono state impiantate protesi dette testurizzate (cioè con una superficie ruvida) sviluppa una forma di linfoma, un tumore del tessuto linfatico, noto come “linfoma anaplastico a grandi cellule associato a impianti protesici mammari” (BIA-ALCL). Si tratta di un tumore estremamente raro: in Italia, dove il Ministero della salute ha introdotto da anni un registro obbligatorio, si sono verificati 50 casi a fronte di più di 400.000 protesi impiantate e solo in un caso la paziente è deceduta perché la malattia è stata scoperta troppo tardi. Il BIA-ALCL ha una prognosi molto favorevole quando viene diagnosticato tempestivamente. Nella maggior parte dei casi è sufficiente rimuovere la protesi e la capsula di tessuto fibroso che la circonda per ottenere la guarigione completa. Nei rari casi in cui il tumore si è diffuso ai linfonodi o ad altri organi, si ricorre alla chemioterapia. Le pazienti portatrici di protesi mammarie a seguito di mastectomia per un tumore non hanno bisogno di ulteriori esami oltre quelli richiesti dai normali follow-up oncologici. Le donne che si sono sottoposte all’impianto delle protesi per motivi estetici dovrebbero sottoporsi a regolari controlli. APRILE 2020 | FONDAMENTALE | 21


i traguardi dei nostri

... continua su: airc.it/traguardi-dei-ricercatori

Cellule dormienti e ultraresistenti “Non svegliare il can che dorme” dice un proverbio che, stando ai risultati di una ricerca pubblicata sul Journal of Experimental Cancer Research, potrebbe anche essere declinato come “non svegliare la cellula dormiente”. I ricercatori dell’Istituto superiore di sanità, guidati da Ann Zeuner, hanno infatti scoperto una popolazione di cellule molto particolari, presenti nel tumore del colon-retto, che si trovano

in uno stato di quiescenza. Come spiegano gli autori del lavoro, portato avanti grazie al sostegno di Fondazione AIRC, queste cellule possono risvegliarsi in condizioni particolari e hanno caratteristiche specifiche, come una elevata capacità di proliferare e una grande resistenza alle terapie. Scoprire i punti deboli di queste cellule dormienti potrebbe aiutare ad eliminarle mentre sono “in sonno” o almeno a impedire che si sveglino.

Nuove terapie per l’osteosarcoma metastatico Novità nella ricerca sull’osteosarcoma metastatico: il gruppo di Katia Scotlandi, responsabile del Laboratorio di oncologia sperimentale dell’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, ha scoperto il ruolo giocato nello sviluppo della malattia da una proteina chiamata ROCK2. I ricercatori hanno usato animali di laboratorio che rappresentano un modello di osteosarcoma, modificati geneticamente in modo da risultare privi della proteina ROCK2, e hanno verificato che in queste circostanze si verifica una marcata riduzione della crescita del tumore e della formazio-

ne di metastasi. ROCK2 è coinvolta in una via biochimica mediata da un fattore di trascrizione chiamato YAP. “Analisi specifiche condotte su campioni di tessuto tumorale ci hanno anche permesso di scoprire che per i pazienti con livelli di ROCK2 e di YAP più elevati, la prognosi risulta peggiore” spiega Scotlandi. I ricercatori hanno infine verificato l’effetto sul tumore di un inibitore di YAP, la verteporfina, in grado di limitare molto la crescita di cellule tumorali e la loro migrazione.

Il DNA parla anche attraverso i fiori

RC, sono stati pubblicati sulla rivista Nature e dimostrano che gli attorcigliamenti del DNA creano una sorta di fiore alla base del quale si trovano strutture a croce fatte proprio di DNA. E dal momento che queste strutture possono essere danneggiate, compromettendo l’integrità del patrimonio genetico, la cellula le protegge con una proteina il cui nome è tutto un programma: allarmina. La scoperta rappresenta un grande passo avanti nella comprensione del codice della vita.

Questione di sequenza, ma anche di forma. Il DNA comunica infatti anche attraverso un codice fatto di torsioni, stress meccanici e conformazioni che la molecola assume. Lo sanno bene i ricercatori guidati da Marco Foiani all’IFOM e all’Università statale di Milano, che hanno identificato per la prima volta un nuovo linguaggio che il DNA utilizza per coordinare processi fondamentali per la sua replicazione. I risultati della ricerca, sostenuta da Fondazione AI-


RECENSIONI Salute e ambiente

Prevenire a tutto tondo in equilibrio col pianeta Un libro, scritto a sei mani da un epidemiologo, un giornalista scientifico e un fisico esperto di ricerca scientifica, mette in relazione il cambiamento climatico con quello economico-sociale e cognitivo, e propone un approccio onnicomprensivo per prevenire le conseguenze negative della modernità

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a cura della REDAZIONE l cambiamento climatico è la più grande opportunità che ha oggi l’umanità per affrontare i suoi problemi di salute.” Con questa affermazione apparentemente paradossale Paolo Vineis, Luca Carra e Roberto Cingolani sintetizzano lo spirito del loro ultimo saggio Prevenire – Manifesto per una tecnopolitica.

Cambiamenti ambivalenti

Il trio di autori riunisce un epidemiologo di fama mondiale che insegna allo University College di Londra e membro del Comitato tecnico-scientifico di AIRC fino al 2019 (Vineis), un giornalista scientifico italiano (Carra) e un fisico (Cingolani) che fino al 2019 ha diretto l’Istituto italiano di tecnologia di Genova, uno dei centri di ricerca più avanzati del Paese. Competenze trasversali che servono per comprendere perché solo un approccio basato sulla prevenzione e su soluzioni globali e lungimiranti può risolvere i tre debiti del genere umano. Da almeno dodicimila anni abbia-

mo sviluppato tecnologie che hanno aumentato le nostre prestazioni fisiche e mentali, piegando l’ecosistema ai nostri bisogni alimentari e modificando massicciamente il pianeta. Ciò ha migliorato la qualità della vita umana ma ha generato tre debiti: economico e sociale (già noto), ambientale (che comincia a essere noto grazie anche ai recenti movimenti ambientalisti) e cognitivo (poco conosciuto e derivante dal bombardamento di informazioni che impone nuove capacità di selezionare dati credibili e affidabili). Per nessuno di questi fenomeni preso isolatamente esiste una soluzione semplice. E non è possibile avere una visione di insieme di quanto sta accadendo oggi considerando solo ciò che di negativo ha portato la modernità. Come spiega il testo, mai come in questi ultimi anni l’umanità ha potuto godere di un numero ridotto di morti per guerre e violenza insieme a un au-

mento importante della durata della vita media. Nel discutere del futuro, quindi, è importante cogliere l’ambivalenza insita nel cambiamento. In particolare, il settore della salute, pur tra grandi diseguaglianze, registra grandi progressi dovuti alla convergenza di fattori positivi come lo sviluppo economico, la rivoluzione verde in agricoltura e l’utilizzo dei vaccini. Tuttavia, dicono gli autori, per massimizzare i risultati è necessaria una collaborazione tra diversi settori: il trasporto pubblico e la riduzione del cibo-spazzatura, per esempio, hanno ambedue un impatto sul futuro di malattie come cancro, obesità e diabete, sull’inquinamento e perfino sul cambiamento climatico. Gli autori spiegano anche che ciascuna di queste problematiche critiche trascende i confini nazionali e richiede soluzioni globali. Serve quindi un cambiamento nella gestione e nell’organizzazione della vita pubblica, con un approccio mutuato dalla medicina, per prevenire gli effetti più negativi della modernità.

Titolo: Prevenire – Manifesto per una tecnopolitica Autori: Paolo Vineis, Luca Carra, Roberto Cingolani Editore: Passaggi Einaudi, Torino 2020 – 136 pagine, 15 euro

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RICERCA ANIMALE I nuovi dati europei

In questo articolo:

sperimentazione animale direttive europee moratoria

In calo costante il numero di animali in ricerca Il primo rapporto basato sui dati di tutti i 28 Paesi dell’Unione da quando è stata recepita la nuova direttiva europea per la ricerca animale mostra numeri in calo e una sempre maggiore attenzione a ricorrere a questo modello sperimentale solo quando strettamente necessario

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a cura della REDAZIONE l primo rapporto sull’utilizzo degli animali nella ricerca scientifica nel periodo 2015-2017 è stato diffuso dalla Commissione europea a metà febbraio scorso. È un documento importante perché, per la prima volta, sono disponibili dati sugli effetti della direttiva europea 2010/63/EU che regolamenta l’uso degli animali da laboratorio. L’Italia, contrariamente agli altri Paesi europei, ha recepito questa direttiva modificandola in senso più restrittivo. Tale modifica ha reso la legge di difficile applicazione, tanto che il Governo ha dovuto bloccarla con una moratoria che, al momento in cui scriviamo, sembra verrà prorogata per un ulteriore anno, in assenza di sostanziali cambiamenti nella legislazione.

Numeri in calo Il rapporto, che raggruppa le informazioni provenienti dai 28 Paesi dell’Unione Europea, mostra una riduzione nel numero totale di animali da esperimento. Si va infatti dai 9.817.946 capi utilizzati nel 2016 ai 9.388.162 capi del 2017. Più del 92 per cento di essi è costituito da topi, pesci, ratti e uccelli, men24 | FONDAMENTALE | APRILE 2020

tre cani, gatti e scimmie contribuiscono per circa lo 0,25 per cento del totale. Il numero è ottenuto sommando gli animali usati sia nella ricerca di base e applicata, sia negli studi regolatori obbligatori per poter rendere commerciabili farmaci e presidi medici, per la produzione di sostanze farmacologiche, per l’educazione e la formazione degli operatori del settore medico-sanitario e veterinario. Il documento riporta anche alcuni esempi di ricerche recenti che hanno permesso di acquisire nuove conoscenze essenziali o di sviluppare nuove terapie, e che, per ottenere questi risultati, hanno dovuto fare ricorso ad animali: si va da uno studio sul bacillo dell’antrace (una potenziale arma biologica) condotto in Belgio a una ricerca sulla cecità portata avanti in Francia; da uno studio sulla malaria effettuato da ricercatori tedeschi a uno sull’epilessia condotto in Italia. I tre Paesi che utilizzano più animali sono la Gran Bretagna (1.829.079 capi), la Germania (1.793.200) e la Francia (1.757.837). Il dato non sorprende dal momento che si tratta dei tre Paesi con la maggiore produzione scientifica e il maggior numero di progetti di ricerca in corso. In tutta Europa sono stati allevati circa 13 milioni di animali per uso sperimentale che non sono poi stati utilizzati a questo scopo perché ritenuti inadatti o inutili.

Alternative quando possibili

Il documento della Commissione conclude la sua analisi confermando l’efficacia della direttiva europea nel limitare la sperimentazione animale ai casi strettamente necessari, in modo che, quando possibile, si faccia ricorso a metodologie alternative o complementari. I dati confermano, infatti, che, non appena possibile, i ricercatori preferiscono usare altri modelli sperimentali, dalle colture di cellule, ai compu-


ter e alle simulazioni fino agli studi sull’uomo. Il nuovo documento fornisce informazioni inedite e gli stessi responsabili della Commissione europea ricor-

dano che questi numeri non possono essere confrontati con quelli ottenuti prima del 2015 e prima dell’entrata in vigore della direttiva in tutti gli Stati dell’Unione. Il calcolo, infatti, include anche gli animali utilizzati in settori che non erano contemplati nei rapporti precedenti, per esempio quelli sottoposti a semplici test genetici, senza ulteriori esami e talvolta senza bisogno di tenerli in cattività. “Gli esperti di benessere animale stanno diventando sempre più precisi nel fornirci queste informazioni” scrivono i redattori del documento. “L’intero settore è diventato molto più trasparente e la nuova legge ha dato i suoi frutti. Per esempio, i pochi primati non umani ancora usati, sempre e solo nei casi in cui non è possibile farne a meno, sono oggi, al 100 per cento, nati in cattività. Dal 2017 nessun primate è stato catturato a scopo di ricerca scientifica.”

L’appello dei prorettori alla ricerca

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entre i dati europei confermano l’utilità della Direttiva europea 2010/63 così come è stata formulata e accettata dagli altri Paesi dell’Unione, nel mese di febbraio scorso un gruppo di prorettori alla ricerca scientifica di 12 importanti atenei italiani ha lanciato un appello al Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte per lamentare i continui attacchi perpetrati in Italia contro scienziati che utilizzano modelli animali per le loro ricerche. I responsabili della ricerca scientifica delle accademie lamentano anche l’incertezza sull’evoluzione delle normative in materia che, al momento della pubblicazione dell’appello, non è ancora stata chiarita. “L’Italia si trova già a dover affrontare una procedura d’infrazione in merito alla Direttiva europea 63/2010, che stabilisce le misure relative alla protezione degli animali utilizzati a scopi sperimentali, avendo recepito tale normativa aggiungendo ulteriori, quanto immotivate restrizioni, di anno in anno sottoposte a moratoria (Decreto legislativo n. 26/2014). Questo ci pone in una condizione non solo di inferiorità, ma di manifesta inaffidabilità nei confronti dei colleghi europei, e, presto, precluderà l’accesso a fondi comunitari, rendendo ancora più difficile la situazione della ricerca italiana (università ed enti di ricerca, policlinici, IRCCS, imprese biotec), di tanti lavoratori e anche di alcuni dei 1600 nuovi ricercatori che si spera possano essere presto reclutati. Scoraggerà alcuni dal rientrare in Italia, ne spingerà altri fuori dal nostro Paese e la nostra ricerca biomedica ripiomberà nella preistoria” scrivono. “Noi siamo parte dello Stato a cui chiediamo di metterci nelle condizioni di essere utili, siamo dalla parte dei futuri ricercatori, siamo coloro da cui cittadini e malati attendono risposte, siamo le istituzioni che i Ministeri valutano e finanziano. Noi siamo con il Parlamento e confidiamo che i più alti rappresentanti siano dalla parte della ricerca.” APRILE 2020 | FONDAMENTALE | 25


IFOM – ISTITUTO FIRC DI ONCOLOGIA MOLECOLARE Ricerca farmacologica

Il legame tra invecchiamento e cancro si legge (anche) nel DNA Le ultime ricerche nell’ambito della biologia molecolare e cellulare stanno mettendo in luce una serie di relazioni inaspettate tra le cellule tumorali e quelle sane che invecchiano, tanto profonde da arrivare fino al DNA

nutrizione

La dieta per le cellule che invecchiano

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nvecchiare bene attraverso una dieta sana: questo concetto vale per l’uomo nella sua totalità, ma può essere applicato anche a ogni singola cellula. Se conosciamo i meccanismi dell’invecchiamento cellulare, possiamo in26 | FONDAMENTALE | APRILE 2020

fatti pensare di bloccarli o rallentarli attraverso diversi approcci, uno dei quali è sicuramente l’alimentazione. “Si è visto per esempio che, in una situazione di sovrabbondanza di nutrienti, la cellula non attiva i meccanismi di difesa che di solito utilizza in caso di stress e che la aiutano, per così dire, a mantenersi giovane” spiega Costanzo, ricordando che anche da qui è nata l’idea di studiare gli effetti anticancro della restrizione calorica o del digiuno.


In questo articolo:

invecchiamento telomeri senescenza cellulare

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a cura della REDAZIONE l tumore è una malattia dell’invecchiamento. Nell’ultima edizione del rapporto I numeri del cancro in Italia, al quale hanno contribuito anche gli esperti dell’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM), si legge infatti che la frequenza dei tumori aumenta con il passare degli anni: da qualche decina di casi all’anno ogni 100.000 persone nei primi decenni di vita, fino a oltre un migliaio dopo i 60 anni. “I dati clinici mostrano un picco di malattie oncologiche intorno alla sesta e settima decade di vita con specificità a seconda dei tipi di tumore” conferma Vincenzo Costanzo, che dirige il programma di ricerca Metabolismo del DNA presso l’IFOM di Milano. “È innegabile che il cancro è una malattia che si sviluppa con maggiore probabilità in età avanzata, e quindi l’interesse della ricerca è oggi rivolto a comprendere quali siano i meccanismi correlati all’invecchiamento che possono poi dare il via a un problema oncologico” aggiunge.

Le cellule tornano bambine Dal punto di vista di cellule e DNA, non si può parlare di invecchiamento senza citare alcune scoperte fondamentali, come quella dei telomeri, strutture poste all’estremità dei cromosomi, dove sono impacchettati i geni. A ogni replicazione cellulare i telomeri si accorciano, determinando così la durata della vita replicativa di una cellula. “Il tumore in realtà è in grado di riallungare e mantenere stabili queste estremità, come se riuscisse in qualche modo

a evitare i meccanismi dell’invecchiamento” spiega Costanzo, ricordando che questo è solo uno dei segnali che ci indicano che le cellule del cancro, in un certo senso, ritornano bambine. “Sappiamo per esempio che il tumore riesce a superare i normali meccanismi di senescenza cellulare, una risposta all’invecchiamento che la cellula mette in campo probabilmente per autodifesa e per impedire che cellule con genoma danneggiato continuino a proliferare” aggiunge. Stanno inoltre emergendo prove del fatto che a livello molecolare le cellule che invecchiano, così come quelle tumorali, non sono più in grado di mantenere la propria funzione, in pratica perdono la propria identità, e mentre così si comportano riaccendono alcuni geni che erano stati spenti nel corso dello sviluppo. C’è però un problema: questa sorta di ritorno al passato avviene in modo casuale e fa riemergere solamente alcune caratteristiche. “Non sappiamo il motivo: siamo solo agli inizi della comprensione di questi processi che dipendono da molteplici fattori, legati per esempio ai geni, ma anche alla struttura del DNA” dice l’esperto.

scita, il destino della cellula ne può risentire” precisa Costanzo. Le mutazioni sono il frutto di errori che possono quindi “far deragliare” la cellula, allontanandola da quello che era il suo percorso originale e facendola avvicinare alla via che porta al cancro. “Nel nostro laboratorio presso IFOM stiamo cercando di comprendere se e come gli errori di replicazione condizionino il destino delle cellule, con particolare attenzione alle cellule staminali” afferma il ricercatore. Anche in questo caso le domande aperte sono molte. Alcune delle mutazioni osservate nel cancro si verificano in geni che hanno abitualmente un peso importante nello sviluppo della malattia; le stesse mutazioni sono presenti anche nei tessuti sani che invecchiano, ma in questo caso non si sviluppa alcun tumore. Merito forse di un basso livello di infiammazione e dell’interazione delle cellule con l’ambiente circostante, con il sistema immunitario o con altri elementi che fungono da freno al tumore.

Stesse mutazioni, effetti differenti Una ipotesi consolidata in oncologia ritiene che il legame tra cancro e invecchiamento passi attraverso le mutazioni del DNA. “In altre parole, con il passare degli anni aumenta il numero di mutazioni con le quali i nostri geni devono fare i conti, e se queste si verificano in geni che favoriscono o bloccano la cre-

Un anfibio come alleato “Diversi studi suggeriscono che nel cancro, come nell’invecchiamento, si perdano i meccanismi fisiologici di mantenimento dello status quo. Capire quali siano i processi che impediscono l’invecchiamen-

to, inteso proprio come perdita di tali meccanismi, è secondo me la strada da seguire” afferma Costanzo, che nel suo laboratorio lavora con un modello molto particolare, lo Xenopus laevis. “Si tratta di un anfibio con caratteristiche uniche, che lo rendono ideale per lo studio di processi biologici essenziali nei vertebrati” spiega l’esperto, pur ricordando che nessuno dei modelli oggi disponibili può essere considerato perfetto. “Gli organoidi, strutture che mimano gli organi umani e che possono crescere in vitro, ci potranno probabilmente aiutare molto in futuro, ma al momento è necessario collaborare con esperti che lavorano in altri campi per completare un puzzle davvero complesso” precisa. Grazie alle sue peculiarità, lo Xenopus permette di ripercorrere in provetta le prime divisioni embrionali e di studiare in dettaglio le diverse tappe del ciclo cellulare. Inoltre, grazie a intuizioni vincenti di Costanzo e del suo gruppo, il modello è diventato fondamentale per studiare i meccanismi di riparazione del DNA e la funzione di alcune proteine essenziali coinvolte nella stabilità del genoma. È curioso notare come alcune chiavi di lettura del complesso legame tra cancro e invecchiamento potrebbero quindi arrivare da questo animale, che in genere non sviluppa tumori e non mostra segni di vecchiaia.

Nei tessuti sani le stesse mutazioni dei tumori

IFOM, l’Istituto di oncologia molecolare che svolge attività scientifica d’avanguardia a beneficio dei pazienti oncologici, è sostenuto dalla FIRC.

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DIVULGAZIONE Festival scientifici e AIRCampus

Dai festival alle università i ricercatori AIRC divulgano la scienza Dall’università di Palermo a quella di Padova, dal Trieste-NEXT al Festival della scienza di Cagliari, AIRC ha raggiunto gli studenti di ogni ordine e grado per raccontare i risultati della ricerca oncologica e spiegare quali sono i comportamenti e le abitudini più salutari

I NUMERI DI AIRCAMPUS NELL’ANNO ACCADEMICO 2018/2019: 30 lezioni 6 laboratori 2.372 studenti coinvolti in aula 610 ragazzi coinvolti attraverso iniziative speciali

In questo articolo:

divulgazione scientifica università festival

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a cura della REDAZIONE a divulgazione dei risultati scientifici e dei migliori comportamenti da attuare quotidianamente per prevenire il cancro è uno dei pilastri della missione di AIRC e, per raggiungere un pubblico più vasto possibile, la nostra opera di sensibilizzazione non può limitarsi alle pagine di Fondamentale. Per questo da anni abbiamo ideato progetti innovativi da svolgere in contesti alternativi alle pubblicazioni cartacee e al nostro sito. Un’opportunità che non potevamo lasciarci sfuggire è quella dei festival della scienza, una realtà la cui popolarità in Italia continua a crescere. Per


questo lo scorso anno abbiamo aderito a 22 eventi in tutta Italia, tra cui Trieste-NEXT, BergamoScienza, il Festival della scienza di Genova e quello di Cagliari, tutte importantissime occasioni di incontro tra ricercatori e divulgatori scientifici da una parte e cittadini curiosi, scuole e famiglie dall’altra. Il contributo di AIRC nel 2019 non è stato di poco conto: siamo stati infatti content partner di 5 di questi eventi, sia organizzando conferenze cui hanno partecipato ricercatori AIRC sia proponendo tre diversi laboratori didattici interattivi gestiti da animatori scientifici: Cambia-mente, dedicato al tema delle fake news, per acquisire importanti strumenti da utilizzare nella vita di tutti i giorni per distinguere quali fonti sono attendibili e quali no; Cosa mangiamo veramente, in cui, attraverso giochi interattivi, gli studenti possono acquisire le capaci-

tà necessarie per costruire un piatto sano, cercando quindi di contribuire pasto dopo pasto alla propria salute; e Cervelli fumanti, che, attraverso tante sfide ed enigmi, aiuta a scoprire i lati più nascosti del fumo e a evitare che prenda il controllo su di noi. In totale, gli studenti che hanno partecipato ai laboratori sono stati più di 5.600 e i cittadini coinvolti 10.000, numeri previsti in aumento per il 2020. A un pubblico di universitari sono invece rivolte le lezioni di AIRCampus, il progetto nato nel 2016 con cui AIRC incontra gli studenti degli atenei italiani. Al momento, AIRCampus è ospitato dall’Università Federico II di Napoli e dalle Università degli Studi di Padova, Ferrara, Palermo e Pavia, e organizza due tipi di eventi: incontri in aula concordati con gli insegnanti e dedicati ad argomenti collegati ai piani di studio degli studenti, dando ai ragazzi la pos-

sibilità di approfondire tematiche di loro interesse; ed eventi speciali fuori dalle aule aperti a tutti i frequentanti, per permettere loro di avvicinarsi ad AIRC in contesti meno accademici. I docenti e i relatori professionisti (tra cui ricercatori, giornalisti, esperti della comunicazione e di non profit) coinvolti nell’anno accademico 2018/2019 sono stati 65, per un totale di più di 2.300 universitari che hanno partecipato in aula, e il progetto è in crescita esponenziale, tanto che quest’anno sono state raggiunte già oltre 4.500 persone. Non solo: i risultati di AIRCampus in termini di diffusione di consapevolezza e di sensibilizzazione sul “problema cancro” sono dimostrati dalle diverse centinaia di studenti che, dopo le lezioni, hanno scelto di candidarsi a diventare volontari AIRC, per poter dare il proprio contributo al mondo della ricerca oncologica.

I NUMERI DI AIRC NEI FESTIVAL NEL 2019: 22 festival 5.605 studenti coinvolti 10.000 cittadini raggiunti


TESTIMONIANZA Tumore al seno

Affrontare la malattia con positività A Beatrice è stato diagnosticato un tumore al seno nel 2009, ma grazie al flamenco e alla sua forza di volontà ha superato la malattia e ora si sente più forte di prima

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a cura della REDAZIONE ccadde nel 1981: Beatrice aveva 17 anni ma il ricordo della perdita della mamma per un tumore al seno è ancora indelebile. Persino ora che è una donna adulta. “Era bellissima, ma la malattia la deturpò nel fisico e nell’anima perché 35 anni fa non c’erano le cure di oggi e il clima era di totale pessimismo. Di disperazione.” La malattia della mamma segna profondamente Beatrice: impara l’importanza della prevenzione e fin dai 18-20 anni, all’insaputa di tutti, programma esami e visite periodiche di controllo al seno. Fino alla fine del 2008: “Mi accorsi di un nodulino a un seno e, in occasione di una visita ginecologica, ne parlai con il primario dell’ospedale da cui non ricevetti l’adeguata attenzione. Quasi mi rimproverò per la mia ligia attenzione a rispettare la cadenza regolare dei miei esami”. Così Beatrice continua la sua vita divisa fra il lavoro in banca e la soddisfazione di un recente incarico di responsabilità. Intanto era arrivato aprile e quella pallina era sempre lì, dandole una sensazione strana, come di un fo30 | FONDAMENTALE | APRILE 2020

In questo articolo:

Azalea della Ricerca cancro del seno prevenzione

runcolo pronto a scoppiare. Beatrice perplessa pensa di rivolgersi a un caro amico di infanzia, Marco Seri, che lavora all’ospedale di Bologna, presso la divisione di genetica. “Il 7 maggio ebbi finalmente la diagnosi di un tumore al seno non aggressivo che mi fu asportato. Il tumore aveva però intaccato lievemente il linfonodo sentinella. La chemioterapia non era strettamente consigliata, ma avrebbe potuto migliorare il quadro clinico. In accordo con i medici decisi così di sottopormi a 6 cicli di chemio e quindi a delle sedute di radioterapia.” Nel 2007 intanto, dopo un incontro fortuito a uno spettacolo di flamenco con alcune signore, Beatrice si era appassionata a questo ballo, che ha continuato a praticare anche dopo la malattia. “Sono fermamente convinta che certe esperienze portino a riflettere maggiormente su noi stessi e sulla nostra vita. Questo ‘incidente’ mi ha fatto riscoprire il mio sogno nel cassetto, il flamenco, che mi ha aiutato e sostenuto nella malattia dandomi forza ed energia. Ha rappresentato una seconda rinascita. È una danza bellissima, che attraverso il battito dei piedi mette in contatto con la terra e con tutto ciò che è il primitivo della donna. Per la prima volta, persino quando feci uno spettacolino senza capelli, mi sono sentita ‘femmina’, sensuale e seducente.” C’è poco spazio nella vita di Beatrice per pensare al-

la malattia. “La malattia sul corpo si vede, ma è soltanto momentanea perché io sono ritornata più in forma di prima. Sentirsi bene con il proprio corpo è fondamentale per affrontare la malattia e tutte le opportunità che la vita offre: questo le donne lo devono sapere.”

L’Azalea della Ricerca

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volontari AIRC saranno presenti con i loro banchetti in 3.600 piazze italiane domenica 10 maggio, in occasione della Festa della mamma. Con un contributo minimo di 15 euro distribuiranno l’Azalea della Ricerca, per raccogliere risorse fondamentali per la ricerca sui tumori femminili. Per informazioni da fine aprile visita il sito www.lafestadellamamma.it


RACCOLTA FONDI Arance della Salute

Arance in piazze e scuole di tutta Italia 2,8 milioni di euro da destinare alla migliore ricerca oncologica sono stati raccolti grazie all’iniziativa nazionale le Arance della Salute

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ltre 246.000 reticelle di Arance della Salute sono state distribuite venerdì 24 in più di 900 scuole, nell’ambito dell’iniziativa Cancro io ti boccio, e sabato 25 gennaio in 3.000 piazze, grazie al fondamentale impegno dei volontari AIRC, degli studenti, dei docenti e dei sostenitori. Un esempio di grande entusiasmo è quello dell’ITT Colombo di Roma, che da più di quattro anni aderisce a Cancro io ti boccio distribuendo le Arance della Salute in cambio di un contributo destinato a sostenere la ricerca oncologica. Anche nel 2020 gli studenti appartenenti alle classi dalla prima alla quinta hanno partecipato attivamente all’iniziativa mostrando una sincera sensibilità nei confronti dei temi della prevenzione, dell’impegno solidale e della cittadinanza attiva. E naturalmente non è mancato il contributo determinante dei docenti. Come fa notare la docente Maria Grazia Lucci, “questa iniziativa permette anche a noi insegnanti di scienze di approfondire con i nostri studenti tematiche come la sana alimentazione, cui è importante cominciare a fare attenzione già a questa età”.

La proposta didattica di AIRC

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ancro io ti boccio è un progetto di cittadinanza attiva che si inserisce in un percorso didattico più ampio offerto da AIRC alle scuole di ogni ordine e grado. Tra le proposte ci sono kit didattici e giochi online sul tema della sana alimentazione e più in generale della prevenzione, la possibilità di chiedere un incontro con un ricercatore AIRC nel proprio istituto, un contest dedicato e tante altre iniziative. Per scoprire di più visita il sito scuola.airc.it APRILE 2020 | FONDAMENTALE | 31


RACCOLTA FONDI Partner ed eventi

Welfare aziendale, con AIRC è più divertente!

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e imprese che si uniscono alla battaglia contro il cancro finanziando una borsa di studio possono usufruire delle iniziative che AIRC mette a disposizione delle aziende e dei loro dipendenti. La nostra Fondazione fornisce percorsi di comunicazione interna dedicati a migliorare le proprie strategie per mantenersi in salute, da mettere in pratica in eventi di team building come, per esempio, la partecipazione con squadre aziendali alle maratone podistiche. Iniziativa molto apprezzata, come ci conferma Maria Sciarra, direttore risorse umane di HDI Assicurazioni: “Oltre all’aiuto concreto che la nostra azienda dà ad AIRC, quest’anno abbiamo voluto metterci anche le gambe e il fiato partecipando alla Run Rome The Marathon con un team di runners composto dai nostri colleghi”. È entusiasta anche Vittorio Turinetti di Priero, partner di LCA Studio Legale: “Il ruolo dell’avvocato deve andare oltre le competenze professionali e toccare valori più profondi, tra cui un posto importante va alla solidarietà. Siamo stati tanti ad accettare, con grande entusiasmo, la sfida di correre la Milano Marathon in staffetta con la maglia di AIRC”. Per scoprire tutte le iniziative del programma “AIRC in Azienda” scrivi a partnership@ airc.it

Le Aziende insieme per una grande Impresa

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ontinua l’iniziativa “Impresa contro il cancro”, nata nel 2018 e dedicata alle imprese che vogliono sostenere la ricerca scientifica per rendere il cancro sempre più curabile. Gli obiettivi sono ambizioni e il supporto dell’imprenditoria italiana è indispensabile per: assicurare continuità alla ricerca sulle forme tumorali più difficili da curare quali polmone, pancreas e cervello; incentivare l’aggregazione dei migliori ricercatori in centri d’avanguardia come IFOM, l’Istituto FIRC di oncologia molecolare; trovare cure sempre più efficaci per i tumori infantili. Ogni azienda può trovare, all’interno delle proposte di “Impresa contro il cancro”, quella più in linea con la propria realtà e contribuire al raggiungimento di un unico obiettivo: sostenere i 5.300 ricercatori che si impegnano ogni giorno nella battaglia contro il cancro. Per informazioni: impresacontroilcancro@airc.it 32 | FONDAMENTALE | APRILE 2020

I partner

nella campagna arance nella GDO 13

sostiene Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro.

Arance Rosse: buone per te, buone per la Ricerca.

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febbraio è tornata, per il quinto anno, la campagna Arance Rosse per la Ricerca: l’iniziativa corale che riunisce le insegne della grande distribuzione per promuovere e sostenere la migliore ricerca oncologica in Italia. Dal 13 al 16 febbraio, in oltre 3.000 punti vendita in tutta Italia sono state vendute oltre 240.000 reticelle e per ogni reticella sono stati donati dalle insegne 0,50 centesimi. La partecipazione di partner storici come Bennet, Carrefour in collaborazione con Filiera Agricola Italiana SPA, le insegne del Gruppo Selex, Coop Liguria, Coop Lombardia, Coop di vicinato Lombardia Novacoop Piemonte, e nuove insegne del Consorzio SUN come CE.Di Gros, Gruppo Gabrielli, Italmark e Supergulliver testimonia l’importanza del ruolo della grande distribuzione nel promuovere i corretti stili di vita e la sana alimentazione nella prevenzione del cancro a partire proprio dalla spesa. SCEGLI DI SCHIERARTI CON NOI AL FIANCO DELLA RICERCA SUL CANCRO!

Acquista la nostra confezione di arance rosse e noi aiuteremo la ricerca oncologica donando 50 centesimi a Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro.


L’arte aiuta

a combattere il cancro

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ue importanti mostre in Lombardia hanno deciso di sostenere AIRC devolvendo parte del ricavato della biglietteria alla ricerca oncologica. Dal 18 gennaio al 7 giugno 2020, Palazzo Martinengo di Brescia ospita la mostra Donne nell’arte. Da Tiziano a Boldini, che documenterà quanto l’universo femminile abbia giocato un ruolo determinante nella storia dell’arte italiana, lungo un periodo di quattro secoli, dagli albori del Rinascimento al Barocco, fino alla Belle Époque. La mostra di Accademia Carrara a Bergamo Tiziano e Caravaggio in Peterzano, invece, indaga il talento del pittore Simone Peterzano, uno dei protagonisti della cultura artistica della seconda metà del XVI secolo, allievo a Venezia di Tiziano e maestro a Milano di Caravaggio. La mostra è aperta dal 6 di febbraio al 17 di maggio e pone l’attenzione, grazie a prestiti d’eccezione, da Tiziano a Tintoretto, Veronese e Caravaggio, verso un importante capitolo della pittura tra Cinquecento e Seicento, cercando di dare alcune risposte.

Cena stellata: Bruno Barbieri e Banco BPM insieme per la ricerca oncologica pediatrica

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l 2020 vede la crescita della collaborazione tra AIRC e Banco BPM, la partnership istituzionale che nel 2019 ha visto la Banca impegnata nel sostegno di importanti eventi di raccolta fondi su tutto il territorio italiano. Il 2020 è iniziato con altrettanto entusiasmo: il 26 febbraio, il Salone Centrale

della sede di Piazza Meda a Milano ha ospitato una esclusiva charity dinner a sostegno dei tumori pediatrici. Lo chef Bruno Barbieri, che ha conquistato il maggior numero di stelle Michelin, ha festeggiato la propria carriera con una cena di 7 portate dove ogni creazione ha ripercorso la storia della sua ricerca gastronomica. Banco BPM ha condiviso con i propri clienti questo momento di solidarietà dimostrando il proprio impegno e la forte convinzione che dare un contributo alla ricerca sia uno dei veicoli più importanti per migliorare non solo la vita del singolo cittadino, ma anche quella della società e del Paese. APRILE 2020 | FONDAMENTALE | 33


Abruzzo-Molise...

Basilicata...

Memorial “Pasqualino Testa”

Incontri con la ricerca

Tel. 085 35215 - com.abruzzo.molise@airc.it - airc.it/abruzzo

Vinchiaturo Pomeriggio di sport e condivisione al Palasport il 21 settembre per il III Memorial “Pasqualino Testa”, quadrangolare di calcio a 5 i cui proventi, come ogni anno, sono stati devoluti interamente ad AIRC, affinché il ricordo di un amico speciale si traduca in tangibile aiuto a chi sta lottando per sconfiggere il cancro.

In breve dall’Abruzzo-Molise

Pescara “Una vita in strada”, scatti di una vita in viaggio; fotografie in bianco e nero montate su eleganti passepartout, a cura di Giuseppe Valentini, hanno dato vita dal 5 al 7 luglio a una mostra fotografica tutta per AIRC. Chieti Serata di teatro dialettale il 28 febbraio con la compagnia “Le Muse” presso il Teatro Supercinema, organizzata da Rotary Chieti Ovest che ha devoluto l’intero incasso ad AIRC.

Calabria...

Tel. 0984 413697 com.calabria@airc.it airc.it/calabria

Frozen II

Cosenza Il 27 novembre al cinema Citrigno, anche quest’anno la Walt Disney Company Italia e lo stesso cinema si sono schierati a fianco di AIRC per sostenere la ricerca sui tumori pediatrici con un’esclusiva anteprima del film Frozen II. La serata è stata allietata da momenti di intrattenimento nel foyer.

In breve dalla Calabria

Cosenza Il 14 novembre il ristopub Franklin, per il suo primo compleanno, ha organizzato un’apericena a favore della Fondazione AIRC. Tritanti (RC) Si è tenuta ad agosto “Una Corsa per la Vita”, corsa benefica non competitiva a favore della ricerca. Il ricavato delle quote di iscrizione è stato devoluto ad AIRC.

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Tel. 0835 303751 - com.basilicata@airc.it - airc.it/basilicata

Matera Presso il liceo scientifico “D. Alighieri”, in occasione dei Giorni della Ricerca, e presso l’Istituto comprensivo “Festa Minozzi” a febbraio, sono stati organizzati due incontri con ricercatori per sensibilizzare gli studenti sull’importanza di un’alimentazione sana e variegata per prevenire i tumori.

In breve dalla Basilicata

Varie località Torna anche quest’anno la manifestazione “Uova della Ricerca”, che saranno distribuite nelle scuole e nelle aziende grazie al contributo prezioso dei volontari del Comitato.

Campania...

Tel. 081 403231 - com.campania@airc.it - airc.it/campania

Aperitivo all’ippodromo

Napoli Grazie alla generosità di Pierluigi, Marco e Luca D’Angelo si è svolto sulla terrazza dell’Ippodromo un aperitivo con cena per AIRC durante il 92 Derby italiano di trotto. Grande successo di partecipazione con tanti amici e appassionati.

In breve dalla Campania

Napoli Nel delizioso Teatro Sannazaro si è svolta una festa di Carnevale dal tema Belle Epoque Un Bal en Tête. Gli ospiti, intrattenuti da un’orchestra musicale, tra piume, lustrini e maschere, hanno potuto gustare le prelibatezze di Carnevale e ballare fino a notte inoltrata nella magica atmosfera di un periodo artistico indimenticabile. Napoli Le “Uova per la Ricerca” sono state ospitate per il dodicesimo anno da Casa Ascione, che ha sostenuto come sempre AIRC con i suoi preziosi gioielli. Lo spazio ha fatto da cornice alla presentazione delle uova di Mario Gallucci 1890 alla Sanità, con la partecipazione di tantissimi amici.


Emilia-Romagna... Tel. 051 244515 - com.emilia.romagna@airc.it airc.it/emiliaromagna

Volontari insieme per AIRC

Friuli-Venezia Giulia... Tel. 040 365663 - com.friuli.vg@airc.it - airc.it/fvg

Trieste Next!

Bologna Si è tenuto sabato 7 dicembre l’incontro con i volontari AIRC dell’Emilia-Romagna. Alla presenza del D.G. di AIRC Niccolò Contucci i volontari hanno avuto modo di conoscere tutte le novità sulle campagne di raccolta fondi, scambiarsi impressioni e consigli e di conoscere Stefania Rapino, ricercatrice AIRC presso l’Università di Bologna.

Trieste Si è tenuta dal 27 al 29 settembre l’ottava edizione del festival, di cui AIRC è stata content partner. Ricercatori AIRC hanno raccontato i nuovi orizzonti della ricerca oncologica e workshop hanno aiutato il pubblico a imparare semplici regole per la prevenzione dei tumori.

In breve dall’Emilia-Romagna

In breve dal Friuli-Venezia Giulia

Bologna Fondazione Golinelli e AIRC hanno organizzato dal 24 al 28 febbraio una settimana di laboratori, attività interattive e workshop sui temi delle scoperte scientifiche, della prevenzione, della ricerca oncologica e della corretta informazione. Portomaggiore Si terrà il 18 aprile al Teatro Smeraldo di Portomaggiore l’ottava edizione del concerto dell’associazione “Arrivo in ritardo per le prove... Ciao Ciao Ieie” in memoria di Raffaele “Ieie” Roveri, che nelle precedenti edizioni ha permesso di raccogliere più di 10.000 euro per AIRC.

Trieste Lo scorso ottobre, un equipaggio composto dai fratelli Perelli-Rocco (e altri membri) ha rappresentato AIRC alla Barcolana “By night” su UFO28 Goofy per AIRC, conquistando la vittoria. Varie località Presso il Golf Club Trieste e il Golf Club Udine, il 22 settembre e il 13 ottobre, si sono tenuti due tornei di golf a favore di AIRC. Malnisio (PN) AIRC ha partecipato al Malnisio Science Festival con conferenze e workshop a tema prevenzione.

Liguria...

Tel. 010 2770588 - com.liguria@airc.it airc.it/liguria

Lazio...

Tel. 06 4463365 - com.lazio@airc.it - airc.it/lazio

Run Rome The Marathon

Roma Il 28 e 29 marzo AIRC è stata partner della prima staffetta 4x10 km Run4Rome, per permettere a tutti di percorrere i mitici 42 km della maratona di Roma dividendo l’impegno fra 4 amici; il 28 marzo è stato possibile inoltre partecipare alla 5 km nel cuore di Roma, non competitiva aperta a tutti, per condividere una giornata di sport e solidarietà.

In breve dal Lazio

Roma Lo scorso dicembre si è tenuta al G Sport Village di Roma Una bracciata per la ricerca, staffetta di 24 ore no stop di nuoto. L’intero ricavato è stato devoluto ad AIRC. Genzano di Roma (RM) Il 22 febbraio è stata organizzata Una zuppa per la ricerca alla parrocchia del SS. Salvatore. Lo chef Renato Bernardi e il maestro panificatore Marco Bocchini hanno preparato ottime zuppe accompagnate da vari tipi di pane e crostini a sostegno di AIRC.

Fifty Years of Azzurro

Genova Lunedì 4 novembre, al Teatro Carlo Felice, Paolo Conte è tornato a Genova per una serata di musica e impegno. Fifty Years of Azzurro è stato uno spettacolo speciale, sold-out, a favore del Comitato Liguria, per raccogliere fondi a sostegno dei migliori progetti di ricerca per la cura dei tumori pediatrici.

In breve dalla Liguria

Viareggio Il team velico Le Falchette di AIRC, a bordo del Veliero Tirrenia II, ha partecipato il 20 ottobre al 15° raduno di Viareggio di Vele storiche. L’armatrice Alessandra Della Betta ha ospitato il team capitanato dalla comandante Lucia Pozzo. I fondi raccolti sono stati destinati alla borsa di studio Le Falchette di AIRC. Varie località Le Falchette di AIRC parteciperanno alla 5 edizione della regata femminile della WSC Academy il 27 e il 28 marzo e a Vele d’Epoca ad Imperia dal 10 al 13 settembre per sostenere AIRC.

Lombardia...

Guggenheim Museum di New York. La visita è stata anticipata da un breve speech del Direttore delle mostre Domenico Piraina e da un cocktail nella Sala delle 8 Colonne di Palazzo Reale.

La collezione Thannhauser

In breve dalla Lombardia

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Milano Una serata speciale dedicata ad AIRC con una bellissima mostra a Palazzo Reale: gli amici del Comitato il 15 novembre hanno potuto visitare a porte chiuse la collezione Thannhauser del

Buccinasco (MI) La MBA Sport Academy ha organizzato il 1° dicembre il Memorial Magika per ricordare Marica e il suo amore per il beach volley presso il centro sportivo Mc2 Sport Way. In mattinata torneo 2x2 uomini e 2x2 donne, nel pomeriggio invece 2x2 misto. Il ricavato raccolto dalle iscrizioni al torneo è stato devoluto ad AIRC. Almenno S. Bartolomeo (BG) Ritorna il tradizionale appuntamento con lo sport targato AIRC al Golf Club L’Albenza. Sabato 27 giugno si terrà la gara dedicata al Comitato e in serata la cena con aperitivo presso la Club House. OTTOBRE 2018 | FONDAMENTALE | 35


Marche... Tel. 071 2804130 com.marche@airc.it airc.it/marche

C’è Tempo Tour

Varie località Con il “C’è Tempo Tour. Ti racconto la mia storia”, Laura Marziali, moderata da Marta Viola, ha raccontato cosa significa vincere il cancro con combattività e tenacia. Il tour, che ha fatto tappa a Servigliano, Porto San Giorgio, Macerata, Belmonte Piceno e

Piemonte-Valle d’Aosta...

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Grottammare, ha raccolto fondi a sostegno di AIRC e sensibilizzato l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione. Allo spettacolo sono seguite conferenze sul tema oncologico.

In breve dalle Marche

Camerino (MC) Su iniziativa del Soroptimist International Club di Macerata presso la scuola di giurisprudenza dell’Università di Camerino si è svolto il convegno “Insieme a Camerino per la Ricerca”. Tra i relatori Angela Santoni, professore ordinario di immunologia e immunopatologia presso la Facoltà di farmacia e medicina dell’Università La Sapienza di Roma. Porto San Giorgio (FM) Il concerto pro AIRC dei “Lazzari Felici”, tributo alla musica napoletana, anche quest’anno ha registrato sold out! Moltissimi i partecipanti che hanno donato ad AIRC in ricordo di Maria Cristina Cocca. Civitanova Marche (MC) Il 24 novembre presso l’ICA spa è tornato il torneo di burraco Life in color pro AIRC. Atmosfera di grande allegria per una competizione entusiasmante. Le quote di partecipazione sono state devolute al Comitato Marche.

Puglia...

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Natale in casa Rocco

Musica insieme per AIRC

Varie località L’associazione Musica Insieme ha dedicato ad AIRC alcuni concerti della propria Orchestra “Magister Harmoniae”, sia nell’ambito del Festival di Musica e Cultura da Grugliasco al Canavese sia al Conservatorio di Torino. I concerti rientrano in un progetto educativo e sociale, che vede come partner di Musica Insieme le pubbliche Istituzioni, AIRC e il FAI.

In breve dal Piemonte-Valle d’Aosta

Vercelli All’interno della rassegna culturale “Letterature Urbane 5.0”, si è svolta la mostra fotografica “unusual city” a favore di AIRC. Bagnolo Piemonte (CN) La Farmacia Madonna della Neve ha deciso di devolvere ad AIRC una quota per ogni ordine sul proprio sito amicafarmacia.com. Trasquera (VB) Il Gruppo Sportivo Trasquera ha dedicato ad AIRC la Grand Bucc Race “Memorial Paola Mosoni” lungo i sentieri panoramici della Valle Divedro.

Andria (BT) L’attore Rocco Papaleo l’8 dicembre presso l’auditorium Mons. Di Donna ha incontrato e divertito i tanti ospiti nella serata di beneficenza Natale in casa Rocco organizzata dal consigliere del Comitato Puglia, Marco Grassi.

In breve dalla Puglia

Molfetta (BA) Network e AIRC Comitato Puglia sempre e ancora insieme contro il cancro! L’estrazione dei premi della lotteria Insieme per la ricerca si è conclusa in grande allegria con l’assegnazione del primo premio, una Fiat Panda, al vincitore presente in sala! Grazie agli amici della Network per il loro fondamentale sostegno. Bari La musica è stata l’antidoto migliore per affrontare i giorni più bui della malattia di Gianluca, e grazie alla musica Gianluca, la Negramaro Tribute Band e i Baila, Zucchero Tribute Project, il 15 dicembre hanno regalato grandi emozioni e importanti speranze al numeroso pubblico presente.

Sardegna...

tel. 070 664172 - com.sardegna@airc.it - airc.it/sardegna

Torino Partnership tra s.c. Esperia-Torino e AIRC per la 37° edizione della regata internazionale di canottaggio “D’Inverno sul Po”, svoltasi l’8 e il 9 febbraio.

Un Ace per AIRC

Cagliari Si è tenuta lo scorso settembre la prima edizione del Torneo “Fantasma” di Beach Tennis, organizzato nella spiaggia del Poetto con la società sportiva ADS Beach Tribù e l’approvazione della F.I.T. Protagonisti il divertimento e la solidarietà, in una giornata all’insegna dello sport per sostenere AIRC. Tanti i partecipanti e i partner che hanno reso possibile la manifestazione.

In breve dalla Sardegna

Cagliari Si è svolto lo scorso ottobre il primo incontro con i volontari del Comitato Sardegna. All’interno della suggestiva struttura di “Bingia Pernis”, è stato possibile ospitare i circa 150 volontari provenienti da tutta l’isola. Sassari Continua il percorso di sensibilizzazione delle aziende sui temi della ricerca. A febbraio si è tenuto il 2° incontro tra Fondazione AIRC, Confindustria Centro Nord Sardegna e Fondazione di Sardegna.

36 | FONDAMENTALE | APRILE 2020


Sicilia...

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Paolo Fresu per AIRC Catania Grande successo di pubblico il 10 novembre al Teatro Massimo Bellini di Catania per il concerto di Paolo Fresu, il cui incasso, grazie ai partner dell’iniziativa, è andato interamente a sostegno della ricerca.

In breve dalla Sicilia

Palermo Il 21 febbraio tanti amici hanno accolto con entusiasmo l’invito della delegazione AIRC di Palermo a una serata per sostenere la ricerca, fra maschere, musica, scherzi e intrattenimento, nella splendida cornice di Palazzo Fatta nel centro storico di Palermo. Palermo La Sala delle Capriate di Palazzo Steri, sede del Rettorato (che ha concesso il proprio patrocinio), ha ospitato il 7 marzo una conferenza del ricercatore AIRC Andrea De Censi; sono intervenuti il Presidente del Comitato Sicilia Riccardo Vigneri e alcune donne che hanno parlato dell’esito positivo della loro esperienza con la malattia. Palermo Si è tenuta il 21 novembre il torneo di calcio a 5 organizzato dal Nucleo Speciale Polizia Valutario della Guardia di Finanza di Palermo per ricordare l’Appuntato Scelto Salvatore Mezzacapo, prematuramente scomparso, e devolvere la somma raccolta ad AIRC.

Umbria...

Tel. 075 5838132 com.umbria@airc.it - airc.it/umbria

Concerto di Danilo Rea

Toscana... Tel. 055 217098 com.toscana@airc.it airc.it/toscana

Cena in rosa Firenze In occasione del mese rosa il 1 ottobre si è svolta la cena di gala a palazzo Gondi per sostenere la ricerca sui tumori Anna Mazzini presidente del Comitato Toscana Fondazione AIRC e Edoardo Bernardi amministratore delegato e direttore al seno. L’illuminazio- generale di The Estée Lauder Companies Italia ne in rosa del Ponte vecchio ha dato il via alla campagna Nastro Rosa. Partner della serata, The Estée Lauder Companies Italia.

In breve dalla Toscana

Forte dei Marmi (LU) Il 6 ottobre, in occasione del mese rosa, si è svolta con grande successo la 2° edizione della corsa/camminata non competitiva Run for AIRC. La 3° edizione è fissata per domenica 11 ottobre 2020. Ambra (AR) Si terrà dall’8 al 10 maggio il tradizionale mercatino di Ambra, giunto alla 33° edizione e organizzato dalla Pro loco di Ambra insieme a tutto il paese.

Veneto-Trentino Alto Adige...

Tel. 045 8250234 - com.veneto@airc.it - airc.it/veneto

A Natale mettiti in gioco a Verona

Verona Per la festa di Santa Lucia il Comitato Veneto Trentino Alto Adige ha organizzato “A Natale mettiti in gioco per AIRC”, in collaborazione con la casa inglese del Monopoly, che da poco ha realizzato una versione del gioco dedicata a Verona. Dal 13 al 15 dicembre al Palazzo della Gran Guardia bambini e famiglie han-

Perugia L’8 febbraio, Danilo Rea è stato protagonista, all’Auditorium Hotel Giò Jazz Area di Perugia, di un concerto di piano solo che ha portato il folto pubblico a compiere un viaggio musicale attraverso un repertorio senza confini di genere: da Fabrizio De Andrè alle arie di Giacomo Puccini, dai brani jazz alle canzoni dei nostri cantautori. Una serata di bella musica e grandi atmosfere grazie alla sua capacità di improvvisare che, come sempre, ha reso il suo un concerto unico e straordinario.

no potuto giocare su un maxi tabellone del Monopoly, visitare una mostra del gioco da tavolo antico e acquistare i migliori giochi di oggi. Il ricavato delle offerte libere è stato destinato alla ricerca sui tumori pediatrici.

In breve dall’Umbria

In breve dal Veneto-Trentino Alto Adige

Perugia Il 16 novembre, nella splendida cornice della Sala dei Notari, si sono ritrovati, per i 25 anni del Comitato, i Presidenti, i Consiglieri, i volontari e tutti coloro che sostengono l’attività del Comitato. Ospiti della serata i ricercatori AIRC e Stefano Selva, atleta della Nazionale trapiantati e campione del mondo di tiro con l’arco, che ha alle spalle una bella storia di guarigione. In chiusura, concerto di pianoforte di Edoardo Riganti Fulginei e Leonardo Cherri. Varie località L’ultima domenica di maggio tornano Cantine Aperte: un tour enogastronomico tra escursioni in vigne e tante iniziative nelle aziende agrarie.

Vicenza La Fondazione Bisazza ha aperto i suoi spazi espositivi per un cocktail raffinato, all’insegna dell’arte, proposto dallo chef Alaimo in favore di AIRC. Il ricavato dell’evento – organizzato dai consiglieri Gianluca Saccoccia e Alessandra Ferri – è stato devoluto alla ricerca contro i tumori femminili. Vicenza Un Giro d’Italia podistico in nome della solidarietà è partito il 15 marzo da Vicenza. L’Associazione Run4Hope Italia Onlus, ideatrice dell’evento, ha devoluto il ricavato ad AIRC.

APRILE 2020 | FONDAMENTALE | 37


IL MICROSCOPIO

Federico Caligaris Cappio Direttore scientifico AIRC

Il problema dei tumori rari

ATTENTI ALLE TRUFFE AIRC non effettua la raccolta fondi “porta a porta”, con incaricati che vanno di casa in casa. Nel caso dovesse succedere, stanno tentando di truffarvi. Denunciate subito la truffa chiamando il numero unico per le emergenze 112.

I

l National Cancer Institute americano definisce rari “i tumori che colpiscono ogni anno meno di 6 persone ogni 100.000 abitanti”. Questi tumori possono svilupparsi in organi diversi e avere caratteristiche molto differenti, rappresentando quindi una famiglia estremamente eterogenea di malattie accomunate da un unico elemento, la scarsa diffusione. La definizione basata sulla bassa incidenza è però incompleta. Sono infatti considerati “rari” anche tumori “comuni” (per esempio il tumore polmonare) che presentano alterazioni molecolari o varianti genetiche particolari o che si sviluppano in parti del corpo del tutto inattese per “quello” specifico tumore. Queste neoplasie tendono a non rispondere alla terapia convenzionale, per cui pazienti che, alla diagnosi, sembrano l’uno la fotocopia dell’altro, sorprendentemente hanno una risposta totalmente diversa al trattamento. Un elenco preciso e completo dei tumori rari non può essere attualmente stilato ed è soggetto a continui aggiornamenti con il progredire della medicina diagnostica personalizzata, che permette la scoperta di varianti rare di tumori comuni. L’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM) ha stimato che in Italia, ogni anno, una diagnosi di tumore su quattro riguardi una neoplasia rara e che complessivamente quindi, nel nostro Paese, siano circa 89.000 i nuovi casi di tumori rari attesi all’anno. Per un paziente avere un tumore raro significa essere considerato un “caso” dal punto di vista medico, una definizione che suona sempre come una cattiva notizia e fa temere un iter complesso e sfavorevole. Non esistono centri specializzati solo in “tumori rari”. Esistono però fortunatamente delle reti che se ne occupano, per esempio la Rete tumori rari, una collaborazione attiva fra 200 centri oncologici in tutta Italia, co-

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ordinata dall’Istituto nazionale dei tumori di Milano, che ha lo scopo di migliorare l’assistenza alle persone affette da tumori solidi rari degli adulti mettendo insieme esperienze diverse. L’eterogeneità dei tumori rari rende impossibile identificare fattori di rischio comuni ed è praticamente impossibile stabilire regole di prevenzione o individuare esami standard ai quali sottoporsi per la prevenzione. La rarità della malattia rende, anche per medici esperti, la diagnosi complicata, diagnosi che, per questa ragione, arriva spesso solo dopo diverse visite ed esami clinici. Come è logico attendersi, anche la terapia non può essere unica, ma varia in base al tipo di tumore e alla sede. Inoltre i tumori rari sono considerati poco “interessanti” per lo sviluppo di farmaci da parte dell’industria farmaceutica e quindi le possibilità terapeutiche sono spesso ridotte. Anche l’attività di ricerca è difficile perché, in ogni centro, spesso anche in ogni singolo Paese, le casistiche sono limitate e gli studi clinici scarsi per la difficoltà di reclutare un numero adeguato di pazienti affetti da un determinato tipo di tumore raro. Affinché la ricerca diventi fattibile occorre mettere insieme le casistiche di più Paesi. AIRC insieme a Cancer Research UK e alla Fundación Científica della Asociación Española Contra el Cáncer sostiene l’iniziativa internazionale Accelerator Award. In risposta al bando 2018-19 è stato finanziato un progetto di ricerca su un tumore assai raro presentato da un gruppo di ricercatori italiani, inglesi e spagnoli, a coordinamento italiano (vedi l’approfondimento a p. 12). Inoltre numerosi gruppi italiani partecipano ad altri progetti su tumori rari nell’ambito della stessa iniziativa. Dalla collaborazione internazionale ci si aspettano progressi anche in questo settore.


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