Fondamentale dicembre 2018

Page 1

Numero 5 -dicembre 2018 - Anno XLVI - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI - ISSN 2035-4479

Numero 5 - dicembre 2018

BAMBINI In calo il numero dei piccoli malati in crescita quelli che guariscono

ACCELERATOR AWARD

Un nuovo programma AIRC finanzia la ricerca internazionale piĂš vicina ai pazienti

Franco Locatelli, nella foto con i suoi ex pazienti

LA VITA DOPO UN TUMORE PEDIATRICO


SOMMARIO

FONDAMENTALE dicembre 2018

In questo numero: 04 07

10 12 14 18 22 24 27 28 30

07

VITA DA RICERCATORE

Salvare i bambini crea dipendenza

MICROBIOMA

I batteri dell’intestino influenzano l’efficacia della cura contro il cancro

I batteri buoni dell’intestino che aiutano l’immunoterapia

VITA DI AIRC

Un passo verso il futuro nel solco della continuità

10

La riforma del Terzo settore è un’opportunità anche per AIRC e consolida la sua tradizione di serietà e trasparenza

NOTIZIE FLASH Dal mondo

NUOVE CURE

Quando ne vale la pena? Nuovi farmaci alla prova della vita reale

RICERCA

Tante battaglie vinte nei tumori pediatrici

RICERCA IFOM

La meccano-oncologia arriva in IFOM

GRANT AIRC

18

22

I tumori pediatrici, sempre più guaribili

Niels Gauthier studia le proprietà meccaniche della cellula in IFOM

Un programma internazionale perché il cancro non ha frontiere

TESTIMONIANZE

Sostenere i giovani ricercatori con AIRC

RACCOLTA FONDI

Eventi, iniziative e partnership per sostenere la ricerca

IL MICROSCOPIO

L’immunoterapia con le cellule

FONDAMENTALE

Anno XLVI - Numero 5 Dicembre 2018 - AIRC Editore DIREZIONE E REDAZIONE Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro Via San Vito, 7 - 20123 Milano tel. 02 7797.1 - airc.it - redazione@airc.it Codice fiscale 80051890152 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa Rotolito S.p.A. DIRETTORE RESPONSABILE Niccolò Contucci

CONSULENZA EDITORIALE Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) COORDINAMENTO EDITORIALE Alessandro Boggiani, Anna Franzetti REDAZIONE Alessandro Boggiani PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Umberto Galli TESTI Maria Chiara Antonini, Carlotta Jarach, Cristina Ferrario, Daniela Ovadia, Elena Riboldi, Fabio Turone FOTOGRAFIE Lorenzo Burlando, Silvia Capotorto, Simone Comi, Giulio Lapone

Fondamentale è stampato su carta Grapho Crystal certificata e proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.


EDITORIALE

Pier Giuseppe Torrani

TANTI MODI PER AIUTARE LA RICERCA. • con conto corrente postale n. 307272; • con carta di credito, telefonando al numero verde 800 350 350, in funzione tutti i giorni 24 ore su 24 o collegandosi al sito airc.it; • con un piccolo lascito nel suo testamento; per informazioni, www.fondazionefirc.it oppure tel. 02 794 707; • in banca: UBI Banca SpA IBAN: IT49 C03111 01665 0000 0000 9390 Banco BPM IBAN: IT18 N050 3401 633 00000000 5226 Intesa Sanpaolo IBAN IT14 H030 6909 4001 00000103 528; Banca Monte dei Paschi di Siena IBAN IT87 E 01030 01656 00000 1030151; Unicredit PB S.p.A. IBAN IT96 P020 0809 4230 0000 4349176; • con un ordine di addebito automatico in banca o su carta di credito (informazioni al numero verde 800 350 350)

SEI UN’AZIENDA? Scopri come possiamo collaborare. Scrivi a partnership@airc.it

Presidente AIRC

Un Natale di speranza

I

l Natale è il momento in cui ogni persona si ritrova con i propri cari e riscopre la magia di stare insieme, in una società sempre più individualista. La generosità disinteressata, il piacere della condivisione, il senso del dono sono i sentimenti fondanti del Natale, e sono anche quelli che accompagnano i nostri donatori e li spingono a credere in noi. Ma il Natale è anche la festa della speranza e, proprio per questo, AIRC dedica anche quest’anno il numero di dicembre di Fondamentale ai bambini, che sono le nostre speranze per il futuro. Il fatto che una malattia terribile come il cancro colpisca i più piccoli ci può sembrare ingiusto, ma bisogna sempre ricordare che i medici e i ricercatori pediatrici sono costantemente al lavoro per dare ai loro giovani pazienti un futuro e una vita normali, come se la malattia non li avesse mai neppure sfiorati. Uno di questi ricercatori, Franco Locatelli, è sulla copertina di questo numero insieme ad alcuni suoi ex pazienti: giovani a cui la ricerca scientifica ha salvato la vita e che ora possono vivere sereni, esattamente come i loro coetanei. Il loro è un messaggio di speranza e di fiducia: la stessa speranza e la stessa fiducia che noi tutti riponiamo in chi fa ogni giorno ricerca. Per rendere sempre più efficace e tempestiva la nostra azione, abbiamo ritenuto opportuno promuovere la trasformazione di AIRC in Fondazione. La trasformazione non altererà in alcun modo i nostri rapporti con i sostenitori e i volontari che continueranno a essere coinvolti nello svolgimento delle attività di AIRC. A pagina 10 di questo numero troverete un approfondimento sulla trasformazione. La generosità e la partecipazione dei nostri sostenitori, di tutti voi che ci seguite da vicino e ci sostenete con fiducia attraverso le vostre donazioni, trovano nel Natale un momento particolare dell’anno. Un momento in cui tutti siamo impegnati nella ricerca del dono migliore per sorprendere, per ringraziare chi ci ama del suo supporto e della sua vicinanza ogni giorno. Oggi la vostra donazione, con il bollettino speciale che vi inviamo, diventa un dono straordinario per il doppio valore che riveste. Per i nostri ricercatori, che avranno ancora più forza nel combattere il cancro, ma anche e soprattutto per tutti noi, perché ci avvicinerà ancor di più a un futuro più sicuro e sereno. Grazie!

Fondamentale per i tumori pediatrici

Alcuni articoli di questo numero di Fondamentale sono dedicati ai tumori pediatrici e sono riconoscibili grazie al simbolo dell’aquilone.

DICEMBRE 2018 | FONDAMENTALE | 3


VITA DA RICERCATORE Franco Locatelli

Salvare i bambini crea dipendenza Oncoematologo pediatra, Locatelli ama il proprio lavoro: non mancano i momenti duri e tristi, ma anche i grandi successi, come quello ottenuto con le cellule CAR-T, la nuova immunoterapia che promette di cambiare la vita dei piccoli pazienti

COS’È LA CAR-T

I

l sistema immunitario è in grado di combattere il tumore dall’interno, se opportunamente stimolato. È questa la base dell’immunoterapia del cancro, che può essere attuata con diverse tecniche. Si possono usare farmaci, in particolare anticorpi, che, iniettati nel paziente, rimuovono il freno alle cellule del sistema immunitario. È però anche

4 | FONDAMENTALE | DICEMBRE 2017

possibile agire direttamente sulle cellule immunitarie con tecniche di manipolazione del DNA che le rendono più efficaci nella lotta. È questa l’idea alla base della CART: attraverso la terapia genica si introducono frammenti di DNA all’interno dei linfociti del malato in modo che le cellule mutate possano riconoscere il tumore. I linfociti vengono prelevati dal

paziente, geneticamente modificati e poi reinfusi nel malato. Il sistema è stato sperimentato per la prima volta con successo all’Università della Pennsylvania a Filadelfia nel 2012 su una bambina di 7 anni con leucemia linfoblastica acuta. La stessa terapia è stata usata per la prima volta nel 2016 su un bambino curato all’Ospedale San Gerardo di Monza e ora perfezionata dal gruppo di Locatelli all’Ospedale Bambino Gesù di Roma.


In questo articolo: oncoematologia tumori pediatrici CAR-T

F

a cura di FABIO TURONE ranco Locatelli esprime tutto il suo amore per il mestiere che si è scelto quando parla di ricerca sul cancro e dei suoi piccoli pazienti nel suo ufficio all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, dove ricopre il ruolo di responsabile del Dipartimento di oncoematologia e terapia cellulare e genica: “Iniziare a occuparmi di oncoematologia è equivalso a iniziare a provare emozioni umane fortissime e impagabili” dice con un sorriso. “E poi non riesci più a smettere.” È proprio il sorriso bonario che trasmette amore e passione per il proprio lavoro a togliere a quell’immagine forte ogni riferimento alla sofferenza e alla perdita di controllo, e a caricarla invece di un’intensità molto produttiva, rivolta al bene dei suoi piccoli pazienti: “Quello che ricevo in termini di gratificazione umana è molto superiore a quello che, con tutto l’impegno professionale, riesco a dare”. Di sicuro, quello che riesce a dare con le sue capacità di clinico e ricercatore all’avanguardia è davvero molto.

fanzia, proponendo di prenderlo con sé: “Lo zio Giuseppe e la zia Luisa non avevano figli, ed è stato così che io ho avuto la fortuna di avere quattro genitori, perché la domenica ci vedevamo con mamma e papà a Lovere o a Bergamo, dove andavo con il pullman”. A Lovere, che a dispetto dei 5.000 abitanti è un paese molto attivo e ricco di attività culturali, con l’Accademia di Belle Arti e un’apprezzata stagione concertistica, sceglie di rimanere ben oltre la fine delle elementari, come era stato previsto inizialmente. Colleziona ottimi voti alle medie e poi al liceo scientifico, mentre coltiva anche la passione per i funghi e dedica il tempo libero al tennis e al calcio, con un amore per i colori nerazzurri che nasce con l’Inter ma poi diventa al cento per cento atalantino.

La passione alla radice del proprio lavoro

Una missione di famiglia

Fin da piccolissimo, a Bergamo, ha fatto i conti con il giuramento d’Ippocrate, che il papà Santo – medico e pediatra di famiglia – interpretava in maniera davvero missionaria: “Usciva tutte le mattine alle sette per rientrare la sera alle nove. Al tempo non c’era nemmeno la guardia medica, per cui era impegnato anche una domenica su due” racconta. La mamma Ersilia, ostetrica, aveva già 39 anni quando è nato, a dodici anni di distanza dalla sorella Roberta, e aiutava il marito nella gestione delle chiamate per le visite domiciliari. Fu lo zio Giuseppe, insegnante nelle scuole elementari di Lovere, sul lago d’Iseo, a ideare una soluzione che avrebbe segnato e arricchito la sua in-

Una donna per maestra

Con l’avvicinarsi dell’esame di maturità, riflette sulla possibilità di iscriversi a fisica, ma poi opta per medicina (“Ben sapendo che con la mia poca manualità non avrei potuto fare il chirurgo” spiega divertito). Tra Brescia, non lontana, dove ha appena aperto una nuova Facoltà di medicina, e Milano, la scelta cade su Pavia: “I miei genitori temevano che la grande città fosse dispersiva, e la novità di Brescia non offriva ancora sufficienti garanzie. A Pavia concordammo che non sarei andato in uno dei collegi ma avrei convissuto in un appartamento con altri ragazzi” racconta Locatelli. “Trovai un ambiente ideale, perché c’è molta attenzione per i bisogni degli studenti.” Locatelli stava frequentando l’ultimo anno di medicina quando conobbe Roberto Burgio, uno dei padri nobili della pediatria italiana, che dirigeva la clinica pediatrica dell’Università di Pavia: “Era un uomo di una cultura stratosferica, che univa acume clinico e una gran-

de propensione alla ricerca scientifica”. Dopo la laurea con lode, con una tesi in patologia neonatale, ottiene una borsa per occuparsi di bambini con tumore, nel reparto di oncoematologia pediatrica: “Con il pensionamento di Burgio, nel 1989, ci furono un po’ di cambiamenti, che per me significarono un colpo di fortuna perché a dirigere la clinica pediatrica fu chiamata una gran signora, prima ancora che un’eccellente accademica: l’endocrinologa pediatrica Francesca Severi, una delle pochissime donne in quegli anni a ricoprire una cattedra di professore ordinario”. Nel febbraio del 1990, dopo la specializzazione in pediatria, riesce ad andare a Londra come borsista all’Hammersmith Hospital, dove lavoravano alcuni tra i massimi esperti al mondo di malattie ematologiche, tra cui il suo mentore John Barrett, specialista di leucemie acute.

Un supporto psicologico

Al ritorno a Pavia, quando oramai è alla simbolica soglia dei trent’anni e non ha un contratto di lavoro, inizia la specializzazione in ematologia, nel Reparto di oncoematologia, grazie all’incontro con Piero De Stefano, ematologo pediatra con grande esperienza nel campo della talassemia. Anche la professoressa Severi apprezza il suo lavoro e, quando l’anno successivo gli Ospedali Riuniti di Bergamo gli offrono l’assunzione, si spende per trattenerlo, con la prospettiva della carriera universitaria. Il posto di ricercatore arriva sul finire del 1991, quando Locatelli assume anche il ruolo di coordinatore dell’Unità per il trapianto di midollo osseo. È in quel periodo che riceve anche il primo finanziamento di AIRC. Ed è in quegli anni che conosce Luigia, insegnante elementare che si occupa dei bambini ricoverati, assistendoli non solo per le lezioni e i compiti scolastici, ma anche con un supporto psicologico continuo: “In quegli anni il ruolo educativo era quasi in seconDICEMBRE 2018 | FONDAMENTALE | 5


VITA DA RICERCATORE

Franco Locatelli do piano rispetto a quello psicoaffettivo, insieme al suo gruppo di ricerca sia per i bimbi, sia per i genitori” racconta Locatelli. “C’era un appuntamento fisso ogni settimana, al giovedì pomeriggio, in cui si mangiava la pizza preparata dai bambini. Una volta, con l’aiuto di una mamma che aveva una sartoria, prepararono una sfilata di moda, che si svolse nella monumentale Aula del ‘400 dell’Università. Ora Luigia continua a seguire i piccoli ricoverati del Bambino Gesù, ma può farlo in un contesto molto più organizzato, con il supporto di specialisti psicologi e mediatori culturali per tutti i bambini che arrivano anche dall’estero.”

La Grande Bellezza All’Ospedale del Papa – come si chiama oggi il grande policlinico pediatrico cresciuto sul colle romano del Gianicolo attorno all’antico convento di Sant’Onofrio, che nel 2019 compirà 150 anni – la coppia è approdata nel 2010, quando a Locatelli è stato offerto di dirigere il Dipartimento di oncoematologia pediatrica e medicina trasfusionale. A Pavia aveva ottenuto la cattedra di pediatria, ma scalpitava sia come clinico sia come ricercatore perché non riusciva a ottenere né la ristrutturazione del reparto, oramai vetusto, né 6 | FONDAMENTALE | DICEMBRE 2018

il completamento del programma per la creazione di una “cell factory”, o officina farmaeutica, necessaria a portare avanti le ricerche di avanguardia che gli stavano a cuore: “Cercavo un posto che avesse voglia di investire nella cura con respiro anche scientifico” sintetizza con semplicità. La “grande bellezza” di Roma lo ha lasciato a bocca aperta: “È una città di una bellezza quasi imbarazzante. Fra l’altro io ho avuto un colpo di fortuna eccezionale trovando un appartamento stupendo davanti al Colosseo”. Né il Colosseo né le bellezze della Città Eterna possono reggere il confronto con la nuova immunoterapia CAR-T messa a punto grazie all’officina farmaceutica del Bambino Gesù, e grazie ai fondi assicurati da AIRC e dal ministero della Salute: una nuova terapia che ha permesso di curare un bambino di 4 anni colpito da leucemia linfoblastica acuta che aveva già avuto due ricadute, dopo la chemioterapia e ancora dopo il trapianto di midollo osseo da donatore. E mentre la maggior parte delle terapie CAR-T presenti sul mercato dipende da case farmaceutiche, la sfida di Locatelli sta nello sviluppare la tecnica in ospedale, in modo che possa essere eseguita in ogni centro

specializzato, riducendo i costi. La CAR-T impiega alcune cellule del sistema immunitario del bambino malato, i linfociti T, che con un preciso intervento di modifica genetica diventano capaci – una volta reinfusi nel paziente di riconoscere, attaccare e distruggere le cellule tumorali nel sangue e nel midollo. “Per questo bambino non erano più disponibili altre terapie, e qualsiasi altro trattamento chemioterapico avrebbe avuto solo un’efficacia transitoria o addirittura un valore palliativo. Grazie all’infusione dei linfociti T modificati, invece, oggi sta bene ed è stato dimesso” spiega Locatelli. “Questo non vuol dire che sia una scelta da fare a cuor leggero, perché si tratta pur sempre di una cura sperimentale: la nostra politica prevede di spiegare tutti i dettagli ai genitori, e di lasciare loro sempre un paio di giorni prima di dare il consenso alla sperimentazione, in modo da pensarci per quanto possibile con calma e tornare magari con qualche domanda. Non permettiamo mai di firmare subito.” Oggi la sua vita è scandita da ritmi simili a quelli che aveva suo padre, con sveglia tutti i giorni alle 6:30 del mattino e alcune settimane in cui, tra un convegno e un meeting, si ritrova a dormire in quattro letti diversi. Forse è per questo che le vacanze sono stanziali, al mare della Sardegna, dove nel tempo libero si dedica alla lettura, al cinema e a incontrare gli amici. La sosta gli permette di reimmergersi nel lavoro di medico e ricercatore, alla ricerca di nuove gioie ma con la consapevolezza che l’oncologia pediatrica può riservare anche intensi dolori quando l’impegno profuso non dà i risultati sperati: “Nel tempo ho acquisito la percezione sempre più chiara del fatto che quando perdi un paziente segni anche il destino di una famiglia. Purtroppo, nel nostro mestiere, il più bravo è quello che sbaglia di meno, e superare la morte di un paziente è possibile solo perché diventa stimolo a fare di più per evitare che succeda di nuovo”.

Lavorare con i bambini richiede equilibrio


MICROBIOMA Migliorare le cure coi batteri

I batteri buoni dell’intestino che aiutano l’immunoterapia Nel nostro corpo vive una moltitudine di microrganismi con cui siamo in simbiosi. La loro presenza e composizione influenza la risposta alle terapie antitumorali, in particolare all’immunoterapia

C

a cura di ELENA RIBOLDI onviviamo con decine di migliaia di miliardi di microscopici coinquilini, e la stragrande maggioranza di essi vive nel nostro intestino. Possono influenzare diversi meccanismi all’interno del corpo umano, non ultimo il modo con cui rispondiamo alle terapie, anche a quelle che combattono il cancro. “Si chiama microbiota l’insieme di tutti i microrganismi (batteri, virus, funghi e protozoi) che vivono nel nostro corpo e microbioma il patrimonio genetico di questi microrganismi” spiega Giorgio Trinchieri, direttore del Programma di ricerca su infiammazione e cancro del National Institute of Health

di Bethesda, negli Stati Uniti. Prima della nascita, il nostro intestino è sterile: poi, dal momento del parto, viene colonizzato dai microbi. Fattori come il tipo di parto, il tipo di allattamento e l’alimentazione della prima infanzia influiscono sulla sua composizione. Il microbiota intestinale di un singolo individuo è formato da numerosissime specie diverse, anche 1.000, presenti in proporzioni variabili. Durante l’età adulta, la sua composizione è relativamente stabile, anche se può essere alterata da fattori quali dieta, stili di vita, stato di salute, infezioni e terapie antibiotiche. Le modificazioni nel microbiota che alterano l’equilibrio tra l’organismo ospite e i microbi vengono chiamate disbiosi.


MICROBIOMA Migliorare le cure coi batteri INTROMISSIONI NON GRADITE Le terapie anticancro che si basano sull’attivazione del sistema immunitario, le cosiddette immunoterapie, sono studiate da decenni, ma solo in questi ultimi anni si sono ottenuti i primi risultati che fanno davvero la differenza. L’introduzione in clinica di alcuni farmaci, gli inibitori dei checkpoint immunologici (ICI, premiati quest’anno con il Nobel per la medicina), ha segnato un punto di svolta nel trattamento di alcuni tipi di tumori. Gli ICI sono anticorpi che si legano a molecole che “frenano” la risposta dei linfociti T: eliminato questo freno, i linfociti T uccidono le cellule tumorali. Sfortunatamente, solo il 40 per cento dei malati risponde a questa terapia. Alcuni ricercatori hanno scoperto che uno dei meccanismi di


In questo articolo: microbiota immunoterapia trapianto di feci

resistenza dipende dal microbiota del paziente. “Normalmente esiste un equilibrio tra le cellule del nostro corpo e i nostri coinquilini” spiega ancora Trinchieri. “Loro trovano di che cibarsi e in cambio svolgono funzioni utili come favorire la digestione degli alimenti e sintetizzare vitamine. L’interazione del microbiota con il sistema immunitario è ovviamente un fattore cruciale in questo equilibrio: il sistema immunitario influisce sulla colonizzazione dell’intestino da parte dei microbi, che, a loro volta, influenzano il comportamento dei globuli bianchi.” Il fatto che il microbiota abbia un ruolo nel funzionamento del tratto gastrointestinale non stupisce, mentre la possibilità che esso abbia effetti su altre parti del corpo è meno intuitiva. Eppure è così: il microbiota è coinvolto anche nella formazione e nella progressione dei tumori e non solo quelli dell’intestino. I meccanismi non sono del tutto noti, ma includono la produzione di metaboliti e tossine e la modulazione del sistema immunitario. BRAVI E CATTIVI RAGAZZI Nelle disbiosi, la composizione del microbiota cambia: aumenta la presenza di alcune specie, diminuisce quella di altre e a volte si riduce la diversità. Ora si sa che alcune specie sono benefiche, mentre altre possono favorire l’insorgere di patologie. Per esempio, studi condotti sul tumore del colon-retto hanno mostrato che il microbiota dei pazienti affetti da tumore è molto diverso da quello dei soggetti sani.

“Recentemente è emerso che il microbiota, in particolare quello intestinale, modula le risposte alle terapie antitumorali e anche la suscettibilità agli effetti collaterali di queste terapie” dice Giorgio Trinchieri, che nel suo laboratorio studia come le variazioni nel microbiota si ripercuotono sulla carcinogenesi e sui trattamenti oncologici. TOPI AVATAR Qualche mese fa, la prestigiosa rivista Science ha pubblicato tre studi di gruppi indipendenti in cui si prova che la resistenza agli inibitori dei checkpoint immunologici è da attribuire a una composizione anomala del microbiota intestinale. La presenza del microbiota è necessaria per la risposta agli ICI, infatti i benefici del trattamento erano ridotti nei pazienti che avevano assunto antibiotici (notoriamente in grado di eliminare i batteri che vivono nel nostro intestino, inclusi quelli buoni). Tuttavia, ci sono microbioti favorevoli e microbioti sfavorevoli: i pazienti che avevano risposto alla terapia avevano un microbiota diverso, per composizione e ricchezza di specie, rispetto a quello dei pazienti che non avevano risposto. Grazie a tecniche sofisticate, i ricercatori hanno identificato le specie che prevalevano nei pazienti che avevano risposto alla terapia. Le specie identificate nei tre studi sono diverse ma queste differenze, spiegano gli esperti, potrebbero dipendere dal tipo di tumore e dalle tecniche di analisi. Per verificare che a fare la differenza fossero proprio i coinquilini, i ricercatori hanno usato dei topi “avatar” del

paziente, cioè in grado di mimarne la situazione intestinale. Hanno raccolto campioni di feci dei pazienti trattati con ICI e le hanno “trapiantate” in topi a cui erano stati dati antibiotici per eliminare i batteri già presenti. Il trapianto di feci consiste nel trasferire nell’intestino del paziente (o del topo, nel caso di una sperimentazione) una sospensione liquida delle feci del donatore in modo che i batteri in essa contenuti possano colonizzare l’intestino del ricevente. Utilizzando modelli sperimentali di tumore gli scienziati hanno visto che gli ICI avevano un effetto antitumorale solo nei topi che avevano ricevuto il microbiota dei pazienti che avevano risposto alle cure. In questi casi la risposta immunitaria era più potente.

Manipolare il microbiota potrebbe essere un modo per superare il problema della resistenza ai trattamenti. A questo stanno lavorando molti ricercatori, ma la strada da percorrere è ancora lunga. “È difficile sapere come agire perché non è ancora possibile definire una composizione del microbiota ideale per favorire la risposta agli inibitori dei checkpoint immunologici. Saranno necessari studi nell’uomo, ma anche nel topo, che chiariscano i meccanismi coinvolti” spiega Trinchieri, che aggiunge: “A differenza delle tecniche per lo studio del microbioma, che hanno fatto grandi progressi, la nostra capacità di modificare il microbiota è primitiva, basata sulla dieta. L’uso empirico del trapianto di feci da pazienti che hanno risposto alla terapia a pazienti che non rispondono bene è in sperimentazione in alcuni centri clinici. Il vantaggio di questa metodica è di potere modificare il microbiota dei malati senza doverne determinare la composizione. Con l’identificazione dei meccanismi, potremo intervenire in modo più mirato”.

Gli ospiti aiutano a potenziare le cure

POTENZIARE L’IMMUNOTERAPIA L’analisi del microbiota intestinale potrebbe quindi essere usata per prevedere quali pazienti potrebbero avere buone probabilità di trarre beneficio dalla terapia con ICI e per quali invece questo approccio terapeutico verosimilmente non sarà efficace.

DICEMBRE 2018 | FONDAMENTALE | 9


VITA DI AIRC Riforma Terzo settore

Un passo verso il futuro nel solco della continuitĂ Il Codice del Terzo settore ha rappresentato una svolta per un comparto strategico per il nostro Paese di cui AIRC fa parte e in cui operano oltre 300.000 enti che ogni giorno coordinano il lavoro di 1 milione di lavoratori e quasi 5 milioni di volontari

10 | FONDAMENTALE | DICEMBRE 2018


In questo articolo: volontari fondazione Terzo settore

I

a cura della REDAZIONE l Codice del Terzo settore ha riordinato tutta la normativa al fine di sostenere l’autonoma iniziativa dei cittadini che concorrono, anche in forma associata, a perseguire il bene comune, a elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, favorendo la partecipazione, l’inclusione e il pieno sviluppo della persona e valorizzando il potenziale di crescita e di occupazione lavorativa, in attuazione dei principi costituzionali. Tutti assieme si partecipa così al perseguimento degli obiettivi costituzionali e la posizione dei soggetti del Terzo settore è assurta a un rilievo determinante nella strategia di attuazione dei principi di organizzazione della società italiana con pari rilievo – sia pure sussidiario – delle altre componenti della Repubblica.

ne sulla base di questi principi: il nostro bilancio d’esercizio è da sempre pubblico e certificato, i fondi raccolti sono erogati attraverso un rigoroso peer review, abbiamo procedure che disciplinano tutti i processi interni, rendicontiamo puntualmente ogni risultato della nostra attività. Oggi queste buone pratiche, sulle quali abbiamo costruito la nostra storia e basato la nostra autorevolezza, sono diventate patrimonio di un intero settore e questo ci rende orgogliosi. La riforma suggerisce anche di ammodernare il nostro statuto per rendere sempre più coerente la struttura di AIRC alle nuove regole. Per questo il nostro Consiglio direttivo ha approvato la trasformazione dell’Associazione in una Fondazione, avente gli stessi compiti. AIRC continuerà quindi a operare senza alcuna modifica rispetto alla sua storia e sarà amministrata da un duplice organismo decisionale: il Consiglio di indirizzo, con compiti soprattutto consultivi e avente la composizione dell’attuale Consiglio direttivo; e il Consiglio di amministrazione, per assicurare una gestione più efficace e tempestiva delle varie attività.

Un settore all’insegna della trasparenza

Cosa cambia per il Terzo settore?

La nuova normativa impone che il Settore, ormai ampiamente regolato, debba rispettare i principi di trasparenza, di pubblicità dell’attività, di procedure aperte e competitive, di finalizzazione continua dei suoi atti agli scopi per i quali ha ricevuto il riconoscimento del suo status; inoltre il settore è venuto ad assumere ruoli di sistema, il che comporta un notevole incremento della sua responsabilità nel rinforzare la coesione sociale e il perseguimento diretto degli obiettivi costituzionali, quali, nel nostro caso, la promozione e lo sviluppo della ricerca scientifica.

Da 50 anni e oltre Dal 1965 AIRC sostiene il progresso della ricerca oncologica e si impegna a informare e sensibilizzare il pubblico sui risultati ottenuti, la prevenzione e le prospettive terapeutiche. La Fondazione AIRC non solo continuerà a sviluppare tutte le attività della trasformata Associazione ma, con un nuovo sistema di governance, potrà perseguire la propria missione in modo ancora più efficace, anche in considerazione del notevole sviluppo che l’Associazione ha avuto in oltre cinquant’anni di attività. A tutti i sostenitori continuerà a essere garantita la massima trasparenza rispetto alla raccolta e alla destinazione dei fondi alla ricerca contro il cancro. Il presidente Pier Giuseppe Torrani e il vice presidente Vicario Bona Borromeo dell’attuale Consiglio direttivo conserveranno il loro ruolo nel Consiglio di amministrazione e nel Consiglio di indirizzo della nuova Fondazione, fino alla naturale scadenza del loro mandato, a ulteriore garanzia di continuità. Come previsto dallo statuto e del Codice del Terzo settore, la trasformazione dell’Associazione in Fondazione è stata approvata dell’Assemblea dei Soci.

Cosa cambia per AIRC?

La nostra organizzazione condivide concretamente gli obiettivi della Riforma e già prima dell’entrata in vigore delle nuove norme ha regolamentato le proprie attività di missioDICEMBRE 2018 | FONDAMENTALE | 11


NOTIZIE FLASH

Dal Mondo L’Austrialia dice addio all’HPV Grazie ai propri programmi di screening e vaccinazione, il Paese dei canguri vuole essere libero dal cancro causato dal virus HPV. Ed è sulla buona strada: da qualche anno l’incidenza di questo tumore sta diminuendo sempre di più, grazie alla diffusione della vaccinazione antiHPV prima tra le bambine e ora anche tra i maschi. Uno studio recentemente pubblicato su Lancet ha stimato che, se verranno mantenuti i tassi di riduzione odierni, l’Australia conterà meno di 6 casi per 100.000 donne già nel 2020. Questo significa che si potrà parlare di completa scomparsa del cancro della cervice uterina in Australia già nei prossimi 20 anni.

Voli spaziali a rischio cancro Nella corsa alla colonizzazione dello spazio, il cancro potrebbe essere un problema. Lo affermano i ricercatori della Georgetown University di Washington che hanno esaminato gli effetti delle lunghe permanenze nello spazio sulla salute umana e li hanno replicati in laboratorio su modelli animali. I risultati, pubblicati sulla rivista PNAS, suggeriscono che il bombardamento di raggi cosmici nello spazio profondo danneggi in modo significativo i tessuti del tratto gastrointestinale e, col tempo, possa alterarne il funzionamento. Il problema maggiore, però, è legato al rischio, molto aumentato, di sviluppare un cancro dell’intestino o dello stomaco. Quindi, per arrivare su Marte bisognerà schermare la radiazione cosmica o intervenire con farmaci capaci di riparare i danni indotti dalle radiazioni.

L’alcol? Fa sempre male Il National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism, l’ente di ricerca statunitense che si occupa di problemi legati all’alcol, ha modificato i testi sul suo sito internet dopo che alcuni esperti hanno denunciato una posizione troppo accondinscendente riguardo al consumo di alcolici. In precedenza, infatti, il sito del NIAAA recitava “bere troppo alcol può aumentare il tuo rischio di sviluppare alcuni tipi di tumore”. Ma le prove contro l’alcol sono sempre più schiaccianti e non pare esservi un limite di consumo sicuro, per cui la frase è stata modificata in “c’è un forte consenso scientifico riguardo all’associazione tra il consumo di alcol e lo sviluppo di molti tipi di cancro”. In questo modo, hanno specificato i responsabili dell’ente, nessun lettore potrà considerare il proprio consumo di alcol completamente sicuro.

12 | FONDAMENTALE | DICEMBRE 2018


La chemio non favorisce la demenza

Buone notizie per le donne over 60 colpite da tumore al seno. Secondo un ampio studio condotto negli Stati Uniti e pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, le cure contro il cancro non aumentano il rischio di decadimento cognitivo e demenza nei due anni successivi al trattamento, contrariamente a quanto temuto. C’è però un piccolissimo gruppo di donne che invece manifesta i sintomi di esordio della demenza: sono quelle portatrici del gene APOE4, già noto per favorire la comparsa della malattia di Alzheimer. Lo studio, che ha coinvolto anche donne molto anziane (fino ai 98 anni) dà quindi risultati confortanti per la stragrande maggioranza delle pazienti, ma richiede anche ulteriori approfondimenti per capire in che modo le cure possono accelerare la comparsa di un decadimento cognitivo nelle donne che sono già predisposte.

La vitamina D non previene il cancro

L’anticorpo dei camelidi

La vitamina D non sembra avere proprietà preventive contro il cancro. È quando conferma uno studio neozelandese pubblicato su JAMA Oncology. La vitamina D viene sintetizzata dalla pelle quando ci esponiamo al sole, e può essere introdotta anche attraverso la dieta, soprattutto mangiando uova e pesci grassi come il salmone: la forma naturalmente presente nei mammiferi è la vitamina D3, o colecalciferolo, ma le analisi neozelandesi hanno evidenziato che un’assunzione di alte dosi di vitamina D3 per bocca, senza calcio, non è associata ad alcuna riduzione dell’incidenza del cancro o della mortalità, contrariamente a quanto si pensava.

Il fattore di crescita epidermico (EGFR) è spesso presente in quantità eccessiva nei malati di cancro e i farmaci antiEGFR sono tra i composti più efficaci messi a punto in anni recenti nella cura dei tumori. Ma non sempre funzionano. Ora un gruppo di ricercatori dell’Istituto di ricerche biomediche di Barcellona e della Vrije Universiteit di Bruxelles ha identificato nell’alpaca (un camelide che vive in Sud America) alcuni anticorpi capaci di bloccare EGFR attraverso vie diverse da quelle dei farmaci attualmente disponibili. Ora il team sta lavorando per riprodurre in laboratorio gli anticorpi di alpaca e per testarli sul modello animale e poi sull’uomo. “Lo studio del sistema immunitario di altre specie può essere utile per identificare meccanismi e molecole efficaci nella lotta contro il tumore ma che non si sono sviluppati in ugual modo nell’uomo” spiegano gli autori della ricerca.

DICEMBRE 2018 | FONDAMENTALE | 13


NUOVE CURE Beneficio clinico

Quando ne vale la pena? Nuovi farmaci alla prova della vita reale Per essere approvata ed entrare nella pratica clinica, ogni nuova terapia deve dimostrare la capacità di portare un beneficio clinico nella vita reale dei malati, ma questa espressione ha un significato estremamente sfaccettato che spesso complica le decisioni e scatena accesi dibattiti tra gli esperti

AGENZIE

AIFA, EMA E GLI ALTRI

I

n Italia c’è l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA; www.aifa.gov.it), in Europa la European Medicines Agency (EMA; www.ema.europa.eu), negli Stati Uniti la Food and Drug Administration (FDA; www.fda.gov). Sono tre (la prima nazionale, le altre due internazionali) delle agenzie regolatrici responsabili dell’approvazione e della messa in commercio di tutti i farmaci nei diversi Paesi. Ogni volta che una casa farmaceutica vuole far approvare un proprio prodotto deve quindi rivolgersi a tali agenzie i cui esperti, sulla base dei risultati degli studi clinici disponibili, possono decidere di dare il via libera al nuovo prodotto. Pioché i criteri di giudizio e i vincoli delle diverse agenzie non sono sempre sovrapponibili, è possibile che un farmaco approvato negli Stati Uniti non sia approvato nello stesso momento anche in Europa. Infine, le agenzie regolatrici nazionali hanno un ruolo importante anche nel decidere il prezzo finale del farmaco: in Italia, sulla base di quanto stabilito dalla legge n. 326 del 24 novembre 2003, l’AIFA contratta con le aziende farmaceutiche i prezzi di tutti i farmaci rimborsati dal 14 | FONDAMENTALE | DICEMBRE 2018 Sistema Sanitario Nazionale.


In questo articolo: qualità di vita sopravvivenza farmaci innovativi

a cura di CRISTINA FERRARIO eritano davvero tutte le nuove terapie contro il cancro di essere immesse sul mercato? È la domanda che si pongono medici e ricercatori, sempre alla ricerca di nuove armi da mettere in campo contro i tumori, inclusi farmaci che riescano a curare o perlomeno a tenere sotto controllo la malattia. Grazie alla ricerca, dopo attenti processi di valutazione ogni anno vengono approvati nuovi farmaci, ma resta spesso il dubbio sulla reale entità del beneficio che essi apportano ai malati. Tra le 54 nuove molecole antitumorali entrate nel mercato statunitense tra il 2008 e il 2012, ben 36 – il 67% – sono state approvate senza che gli studi clinici abbiano mostrato un aumento della sopravvivenza o della qualità di vita dei pazienti. Non molto diversa la situazione in Europa, dove 39 delle 68 terapie oncologiche approvate tra il 2009 e il 2013 (ovvero il 57%) non avevano dimostrato tali benefici. Come se non bastasse, la prova del reale vantaggio è arrivata dopo anni dall’immissione sul mercato solo per il 14 per cento dei farmaci approvati negli Stati Uniti e il 15 per cento di quelli approvati in Europa. “L’approvazione di nuove terapie e la definizione del loro valore in termini di beneficio sono questioni molto complesse, cha vanno

M

a toccare diversi aspetti non solo clinici, ma anche economici, burocratici ed etici” spiega Fedro Peccatori, oncologo presso l’Istituto europeo di oncologia di Milano e direttore scientifico della European School of Oncology che promuove ogni anno un forum tra oncologi clinici per dibattere questo e altri “temi caldi” della cura dei tumori, al fine di arrivare a soluzioni condivise. UN PROBLEMA DI “COSTI” Il primo punto da chiarire è il significato dell’espressione “beneficio clinico”, un requisito che resta comunque obbligatorio per dare l’approvazione a un nuovo farmaco, ma che può assumere sfumature differenti a seconda del contesto in cui lo si colloca e dei soggetti interpellati. Partendo dalla sopravvivenza (un parametro ovviamente fondamentale per pazienti e medici), recenti studi hanno calcolato che le nuove terapie oncologiche per i tumori solidi hanno in media allungato la vita di pochi mesi – 2,1 secondo uno studio del 2014 e 3,4 secondo uno del 2017 – talora portando con sé effetti collaterali sgradevoli e costringendo i sistemi sanitari a sforzi economici enormi, dato l’elevato costo dei trattamenti più innovativi. “Alcuni farmaci hanno rivoluzionato la prognosi di malattia e quindi il destino di molti malati, ma questi vantaggi non sono sempre così evidenti” afferma Peccatori, che aggiunge: “Del resto, due o tre mesi di vita

I farmaci sono soggetti a ricerche molto lunghe

possono sembrare poca cosa, ma non è corretto generalizzare e bisognerebbe sempre valutare il singolo caso. D’altro canto bisogna tenere conto anche degli effetti collaterali della terapia, che potrebbero ridurre la qualità del tempo guadagnato”. In sostanza è una questione di rapporto tra costo e beneficio, ma anche il concetto di costo può assumere significati estremamente differenti. “Per un paziente italiano, dove il sistema sanitario paga la maggior parte delle cure, il costo di una terapia non si misura in termini economici quanto piuttosto di effetti collaterali o qualità di vita, mentre per il sistema sanitario o per i pazienti che vivono in Paesi dove non c’è l’assistenza dello Stato, i costi sono anche quelli puramente economici” spiega. DAGLI STUDI CLINICI AL MONDO REALE Quando si tratta di definire il beneficio clinico, e se si tralascia per un attimo l’im-

portanza di fattori come la sopravvivenza o la qualità della vita, gli esperti si pongono anche domande più tecniche, chiedendosi quale parametro utilizzare per determinarlo. Secondo alcuni, infatti, il beneficio deve essere misurato negli studi clinici in termini di sopravvivenza generale; per altri, invece, è necessario tenere conto altresì degli aspetti legati alla qualità di vita, ma non manca chi sostiene che anche il periodo che il paziente trascorre senza segni di malattia possa rappresentare una misura adeguata di beneficio. “Queste considerazioni e il dibattito che ne segue mettono tra l’altro in luce alcuni limiti degli studi clinici” dice Peccatori. Per forza di cose, uno studio che porterà magari all’approvazione di un nuovo farmaco deve essere eseguito su una popolazione selezionata di pazienti, con caratteristiche cliniche precise, ma non sempre – anzi quasi mai – tale gruppo è rappresentativo

DICEMBRE 2018 | FONDAMENTALE | 15


NUOVE CURE Beneficio clinico

dell’intera popolazione che soffre di quel tumore. “Per esempio, in uno studio clinico si tende a selezionare pazienti che non abbiano altre patologie oltre al tumore per potersi concentrare sulla malattia e sul trattamento senza il rischio di interferenze di altri farmaci o patologie” afferma Peccatori, ricordando che in genere le cose non stanno così. “Il paziente perfetto normalmente non esiste e ci troviamo spesso di fronte a persone che hanno, oltre al tumore, anche altri problemi di tipo cardiaco o metabolico. È una situazione molto frequente soprattutto oggi, dal momento che vediamo molti pazienti anziani, ai quali, naturalmente, non possiamo negare un farmaco solo perché lo studio è stato effettuato su persone in condizioni di salute differenti.” Entrano in gioco in questi casi la competenza e l’esperienza del medico, oltre all’attento controllo delle agenzie che regolano l’immissione in commercio dei farmaci e il loro utilizzo, pronte a modificare gli schemi di terapia se necessario.

GLI STRUMENTI DI MISURA Come superare questi problemi e capire se davvero un farmaco porterà benefici al paziente e alla comunità? Se lo sono chieste due delle più importanti società scientifiche in ambito oncologico europeo e statunitense, che hanno creato strumenti ad hoc per cercare di classificare i farmaci in base ai loro benefici. In Europa, la European Society of Clinical Oncology (ESMO) ha messo a punto uno strumento chiamato Scala di grandezza del beneficio clinico (Magnitude of Clinical Benefict Scale - MCBS) pensato soprattutto per aiutare i processi di approvazione di nuove terapie farmacologiche, dove si devono fare i conti con differenze molto elevate tra i Paesi membri in termini di disponibilità finanziaria e accesso ai farmaci. Dall’altra parte dell’oceano, la American Society of Clinical Oncology (ASCO) ha creato uno strumento simile ma non identico a quello europeo e che rappresenta un aiuto fondamentale nella discussione medico-paziente nel siste-

La difficoltà è misurare le scelte personali

SCALE DI VALUTAZIONE

UNA VITA DI QUALITÀ

N

on basta allungare la vita di qualche mese o magari anche di qualche anno per dire di aver raggiunto l’obiettivo. Una terapia davvero efficace deve poter regalare una vita di qualità al paziente, ma ancora una volta capire cosa questo voglia dire rappresenta una sfida non semplice. Si tratta di un concetto molto soggettivo che assume significati anche molto differenti nelle diverse persone e nelle diverse fasi della vita. Per questo sono stati creati questionari ad hoc per cercare

16 | FONDAMENTALE | DICEMBRE 2018

ma sanitario a stelle e strisce, dove il prezzo dei farmaci ha un peso enorme anche per il paziente stesso. “In entrambi i casi non parliamo della soluzione al problema, ma si tratta comunque di ottimi punti di partenza che hanno anche un peso politico notevole” aggiunge Peccatori. “È molto difficile per un sistema sanitario dire no all’uso di un farmaco che si posiziona bene nell’analisi effettuata con questi strumenti” prosegue. I parametri presi in considerazione? Efficacia, tossicità e convenienza (intesa anche come difficoltà nel raggiungere il centro di cura o perdita di giorni di lavoro) sono tra i più importanti per ESMO, ai quali ASCO aggiunge anche la valu-

di misurare la qualità di vita dei pazienti. Uno dei più noti e utilizzati da chi si occupa di pazienti oncologici è il QLQ-C30 messo a punto dalla Organizzazione europea per la ricerca e il trattamento del cancro (European Organisation for Research and Treatment of Cancer - EORTC) e che prevede 30 domande su diversi aspetti che possono influenzare la qualità di vita. Esistono poi altre versioni del questionario, specifiche per alcune tipologie tumorali o per le diverse fasi di malattia e che permettono una valutazione più approfondita. Tali strumenti, comunque, non possono e non devono sostiutire in tutto e per tutto il dialogo tra medico e paziente.


LA LUNGA STRADA VERSO L’APPROVAZIONE Ogni nuovo farmaco arriva fino al paziente solo se si dimostra efficace e sicuro per il paziente almeno quanto le terapie già disponibili per la stessa patologia e passa attraverso una serie di studi che devono dimostrare queste caratteristiche. Tale percorso dura anni e continua anche dopo che il farmaco è arrivato sul mercato, soprattutto a tutela del paziente e della sua salute. tazione dell’impatto finanziario sul paziente, dato che negli USA i farmaci si pagano di tasca propria o attraverso assicurazioni private. DA UN LATO I DATI, DALL’ALTRO LA PAROLA DEI PAZIENTI Resta da chiedersi quale ruolo abbia il paziente in questo dibattito. Senza dubbio i pazienti e le associazioni che li rappresentano hanno un ruolo di primo piano, tanto che le stesse agenzie che approvano le nuove terapie stanno valutando il modo migliore per includere le preferenze del paziente nella decisione finale. Inoltre i medici non possono prescindere dall’esperienza dei pazienti che si sottopongono ai nuovi trattamenti per poterne valutare e definire il beneficio nel mondo reale. “Si possono citare diversi esempi di farmaci approvati con un determinato dosaggio e che poi, in base alle reazioni e agli effetti sui pazienti fuori

dagli studi clinci, sono andati incontro a modifiche nella posologia, ovvero nei modi e tempi di somministrazione” afferma Peccatori, che poi aggiunge: “Grazie alle tecnologie informatiche oggi disponibili, sarebbe possibile raccogliere tutte queste informazioni, ottenendo un’enorme quantità di dati sui quali lavorare a livello mondiale e prendere infine decisioni mirate sui trattamenti”. Come ricorda l’esperto, siamo ora in una fase di “lavori in corso”, ostacolati spesso da problemi burocratici e organizzativi piuttosto che tecnologici, ma si sta comunque investendo in questo settore, soprattutto oltreoceano. Per dare ancora più voce al malato sarebbe opportuno disporre di uno strumento di valutazione del beneficio clinico che, oltre ad avere una forte base scientifica e una forma comprensibile a tutti, sia anche vicino a ciò che i pazienti considerano importante per la loro vita.

Le cure vanno rivalutate durante l’uso

4-7 anni Scoperta e sviluppo preclinico

Identificazione di nuovi “bersagli” e di molecole potenzialmente attive Selezione e ottimizzazione delle molecole attive

6-7 anni Sviluppo clinico Studi di fase I: sicurezza del farmaco (qualche decina di pazienti) Studi di fase II: efficacia del farmaco (decine-centinaia di pazienti) Studi di fase III: confronto con terapie già in uso o con placebo (centinaia-migliaia di pazienti)

0,5-2 anni Registrazione Gli enti regolatori valutano i dati disponibili e decidono se approvare il nuovo farmaco

Post-marketing Studi per controllare efficacia e sicurezza (farmacovigilanza) nel mondo reale Studi per l’utilizzo del farmaco in nuovi contesti


RICERCA Nuovi farmaci

Tante battaglie vinte nei tumori pediatrici In Italia, un tumore su 200 colpisce un bambino. La probabilità di guarigione è in molti casi buona, grazie a cure sempre più innovative e personalizzate, ma restano ancora domande e bisogni a cui bisogna dare una risposta

I

a cura di ELENA RIBOLDI tumori infantili, cioè quelli che colpiscono i bambini nella fascia di età 0-14 anni, sono rari, ma non così tanto, se si pensa che ogni anno in Italia si ammalano di cancro circa 1.300 bambini. In base ai dati dell’Associazione italiana dei registri tumori (AIRTUM), l’incidenza dei tumori infantili ha registrato un’impennata tra la fine degli anni ottanta e la fine degli anni novanta del secolo scorso, poi si è stabilizzata. La sopravvivenza è invece andata migliorando sempre più: negli anni settanta, al massimo tre bambini ammalati su 10 sopravvivevano al cancro, mentre oggi in media 3 bambini su 4 guariscono completamente.

TUMORI DIVERSI, DESTINI DIVERSI I cinque tumori maligni più frequenti nei bambini sono le leucemie (33%), i linfomi (16%), i tumori del sistema nervoso centrale (13%), i tumori del sistema nervoso autonomo (8%) e dei tessuti molli (7%). A questi si aggiungono i tumori del rene, delle ossa, della retina e molti altri tumori rari. Le leucemie e i linfomi sono tumori delle cellule del sangue. Oggi hanno un’altissima probabilità di guarigione, come ci racconta Franco Locatelli, responsabile della Divisione di oncoematologia pediatrica dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma: “Siamo in grado di curare il 90% dei bambini con leucemia

Oggi questi tumori sono spesso guaribili

18 | FONDAMENTALE | DICEMBRE 2018

linfoblastica acuta, il tumore infantile più frequente in assoluto, e siamo su percentuali simili per il linfoma di Hodgkin”. Anche per il tumore di Wilms (tumore del rene) e il retinoblastoma (tumore della retina) la sopravvivenza è buona. Non si può dire lo stesso per i sarcomi dei tessuti molli metastatici (ossia nel-

lo stadio in cui il tumore si è diffuso all’interno del corpo formando metastasi) e i sarcomi ossei di Ewing metastatici: in questi casi la prognosi è meno positiva. I gliomi maligni e i tumori intrinseci del ponte (una struttura che si trova alla base del cervello) sono neoplasie del sistema nervoso centrale che ancora mietono molte vittime. “So-

SOPRAVVIVENZA

GUARDARE OLTRE AL TUMORE

I

l fatto che oggi tanti bambini vincano la battaglia contro il cancro allarga le frontiere dell’oncologia pediatrica: non si tratta solo di sconfiggere la malattia, ma di garantire ai pazienti che ci riescono una vita il più possibile normale. Oltre al tumore, anche le terapie hanno inevitabilmente delle conseguenze sul paziente: bisogna quindi lavorare per ridurre gli strascichi della malattia. È questo l’obiettivo del progetto che Maura Massimino sta portando avanti, all’INT di Milano, grazie al contributo di AIRC: “Vogliamo capire come, nel caso di un tumore cerebrale localizzato, si possa colpire il bersaglio con la radioterapia danneggiando il meno possibile il tessuto sano, risparmian-


no la prima causa di morte per tumore cerebrale, meno del 10% dei bambini sopravvive a due anni dalla diagnosi” spiega Maura Massimino, direttrice della Pediatria oncologica dell’Istituto nazionale tumori di Milano, per spiegare la necessità di investire in ricerca proprio su queste forme poco curabili. “In Italia si ammalano di tumore del ponte 25-30 bambini l’anno: è come dire che ogni anno i tumori del ponte si portano via un’intera classe delle elementari.” I motivi per cui alcune neoplasie sono ancora difficili da curare sono molteplici: non è possibile rimuovere con la chirurgia le masse tumorali che si trovano in zone non accessibili, la barriera ematoencefalica (un filtro che limita il passaggio delle molecole dal sangue al cervello) rende più difficile la chemioterapia nei tumori cerebrali e alcune neoplasie possono essere insensibili ai farmaci e alla radioterapia. “In alcuni casi i pazienti rispondono alle terapie e stan-

no bene, ma poi il tumore ricresce dopo pochi mesi” spiega Massimino. La rarità dei tumori infantili complica lo studio e la capacità di mettere a punto nuovi trattamenti, perché i casi da studiare sono (per fortuna) pochi. LA DOMANDA PIÙ DOLOROSA Un problema che ostacola la cura dei tumori infantili è che sappiamo ancora molto poco riguardo alle cause. Una minoranza dei pazienti, meno del 10%, ha una predisposizione genetica: il DNA delle cellule contiene delle alterazioni che sono necessarie, ma non sufficienti, allo sviluppo del tumore. Per qualche motivo, a queste alterazioni se

do le parti del cervello sensibili a dosi anche basse di radiazioni. In altre parole, è come se, dovendo andare dal nostro Istituto a piazza del Duomo, volessimo studiare il tragitto in cui si incontrano meno semafori e meno aree pedonali così da arrivare più velocemente e senza infastidire nessuno”. Un aspetto ancora sottovalutato è quello della riabilitazione motoria, cognitiva ed emotiva. “I pazienti che si ammalano di un tumore del sistema nervoso centrale, ma anche di altri tipi di tumore, dovrebbero avere nel loro programma terapeutico un percorso di riabilitazione. È un’arma importantissima che non solo migliora la risposta alla cura ma anche la qualità della vita, un aspetto sostanziale del presente e del futuro del paziente. Quello del bambino è un organismo complesso e in evoluzione, il suo bisogno di crescere non va mai sottovalutato.”

Sappiamo ancora troppo poco sulle cause


RICERCA Nuovi farmaci

ne aggiungono altre che causano la trasformazione delle cellule normali in cellule tumorali. Un esempio di tumore che presenta questo tipo di predisposizione è il retinoblastoma familiare. Sappiamo che l’esposizione a fattori ambientali ha un ruolo cruciale nella formazione dei tumori, ma, quando si tratta di bambini, nella stragrande maggioranza dei casi non si riesce a stabilire una correlazione diretta tra l’esposizione a qualche agente fisico o chimico e la comparsa del tumore, anche per via della giovane età. Il 90% dei tumori infantili ha una causa sconosciuta. “Una delle cose peggiori che possono accadere ai genitori dei bambini che si ammalano di tumore è sentirsi in colpa: si interrogano sullo stile di vita

condotto in gravidanza, sull’alimentazione, sul posto dove abitano, pensano che si sarebbe potuta evitare la malattia andando a vivere da un’altra parte… Sono convinzioni errate” afferma con sicurezza Locatelli, che manda un ulteriore messaggio: “Il ruolo dei genitori è invece straordinariamente importante nella prevenzione di alcune neoplasie che potrebbero svilupparsi nell’età adulta, come il tumore del fegato provocato dal virus dell’epatite B e i tumori della sfera genitale e del cavo orale causati dal papilloma virus. Queste infezioni si possono prevenire con le vaccinazioni e ci si auspica che nel giro di qualche decennio i tumori dovuti a questi virus scompaiano grazie alla diffusione delle misure di prevenzione”.

I fattori ambientali sono poco influenti

CURE INNOVATIVE L’aumento nella sopravvivenza dei pazienti dipende dai miglioramenti nelle terapie e dall’introduzione di strategie innovative, inimmaginabili anche pochi anni fa. Da qualche mese l’équipe di Locatelli utilizza una nuova terapia cellulare per curare i bambini con leucemia linfoblastica acuta a cellule B che non rispondono ad altri trattamenti. Le cellule utilizzate, chiamate CAR-T, sono i linfociti T (un tipo di globuli bianchi) del paziente che vengono modificati in laboratorio con tecniche di ingegneria genetica per essere equipaggiati con una molecola che permette loro di riconoscere le cellule tumorali per poi ucciderle. “La sfida a cui stiamo lavorando è utilizzare questa tecnica per curare il neuroblastoma” dice Locatelli. Il neuroblastoma è un tumore delle cellule primitive del sistema nervoso autonomo, che, nelle for-

me più avanzate o aggressive, ha una prognosi infausta: un bambino su due muore entro cinque anni dalla diagnosi. A volte non si tratta di inventare trattamenti nuovi, ma di ottimizzare quelli esistenti. Il trapianto di midollo osseo è uno strumento utilissimo nella cura delle leucemie, ma capita di frequente che non si trovi il donatore giusto. Grazie a un progetto finanziato dal 5 per mille di AIRC e coordinato dallo stesso Locatelli, il limite di dover trovare un donatore non c’è più: si può utilizzare uno dei genitori. Il midollo di un genitore non è mai perfettamente compatibile, ma, attraverso la manipolazione delle cellule che vengono trapiantate, si evita il rigetto. “Abbiamo visto che il trapianto da mamma e papà offre un risultato identico a quello che si ha con un donatore non consanguineo perfettamente compatibile e migliore rispetto a quello in cui il donatore ha una compatibilità inferiore al 100%” spiega il coordinatore del progetto, che sottolinea: “La ricerca di base è cruciale e imprescindibile per lo sviluppo di terapie innovative: non esiste buona assistenza senza ottima ricerca”.

FRANCO MANDELLI

IN PRIMA LINEA CONTRO LA LEUCEMIA

P

20 | FONDAMENTALE | DICEMBRE 2018

ochi mesi fa è scomparso un grande protagonista dell’oncologia italiana, Franco Mandelli. Fondatore e direttore per oltre 40 anni del Centro di Ematologia dell’Università “La Sapienza”, ha contribuito a molte scoperte fondamentali sui tumori del sangue, come testimoniato da oltre 700 pubblicazioni scientifiche. “Il professor Mandelli ha dedicato grande attenzione alla popolazione pediatrica, alcuni letti del suo reparto erano sempre riservati ai bambini” ricorda Franco Locatelli. “Ha investito molto sullo studio delle leucemie


In questo articolo: tumori pediatrici immunoterapia bambini

mieloidi. È soprattutto grazie a lui, che ha avviato le ricerche poi sviluppate da eccellenti allievi come Francesco Lo Coco, se adesso curiamo i bambini con leucemia promielocitica acuta senza un solo milligrammo di chemioterapia, usando un precursore della vitamina A e un derivato dell’arsenico.” Un grande scienziato, molto umano. “Due cose mi legano a Franco Mandelli: la nascita bergamasca e un’insana passione per l’Atalanta. I suoi collaboratori, ma anche i miei, hanno sempre sostenuto l’esistenza di un collegamento tra l’umore del lunedì e i risultati della domenica”, confessa Locatelli, che ripensa a un episodio: “Ho avuto il piacere di invitare Franco Mandelli allo stadio: erano tanti anni che non ci andava, si giocava la partita Lazio-Atalanta e lo ricordo, non dico felice come un bambino, ma quasi”.

In questo articolo: cancro del colon 5 per mille farmaci intelligenti

DICEMBRE 2018 | FONDAMENTALE | 21


IFOM – ISTITUTO FIRC DI ONCOLOGIA MOLECOLARE Nils Gauthier

La meccanooncologia arriva in IFOM Biologia, fisica e medicina si fondono nelle ricerche di Nils Gauthier, giovane ricercatore francese che, anche grazie al sostegno di AIRC, guarda ai tumori da un punto di vista diverso da quello tradizionale

IFOM, l’Istituto di oncologia molecolare che svolge attività scientifica d’avanguardia a beneficio dei pazienti oncologici, è sostenuto dalla Fondazione italiana per la ricerca sul cancro-AIRC, attraverso lasciti testamentari (http://www.fondazionefirc.it/aiuta_ricerca/lascito_testamentario.asp).

22 | FONDAMENTALE | DICEMBRE 2018


SODALIZI PER LA VITA

In questo articolo:

GALEOTTO FU IL BATTERIO

meccano-oncologia Nils Gauthier fisica

a cura di CRISTINA FERRARIO alla Francia all’Italia il viaggio sembra breve ma, per arrivare fino all’IFOM di Milano, Nils Gauthier ha impiegato circa 10 anni, durante i quali ha lavorato alla Columbia University di New York e al Mechanobiology Institute di Singapore interessandosi soprattutto a un campo molto particolare della moderna ricerca biomedica: la meccanooncologia.

D

LE FORZE IN GIOCO “La curiosità è la forza che mi ha fatto spostare in tre continenti seguendo la scienza” spiega Gauthier, che poi ammette: “Sin da bambino amavo smontare gli oggetti per capire come funzionavano e questo spirito non mi ha mai abbandonato”. Oggi, il ricercatore è alla guida di un gruppo che porta avanti tre filoni principali di ricerca, studiando nel dettaglio la fagocitosi (un meccanismo tramite il quale le cellule inglobano i “detriti” prodotti dal normale rinnovamento dei tessuti e li eliminano attraverso svariati meccanismi), ma anche l’ambiente che circonda il tumore e in particolare le interazioni fisiche e meccaniche tra cellule chiamate fibroblasti e la matrice cellulare. Il terzo filone, sostenuto anche da fondi erogati direttamente da AIRC, riguarda lo studio del glioblastoma, un tumore cerebrale caratterizzato da una grande capacità di diffondersi.

UN NUOVO APPROCCIO Il vero punto di forza del lavoro di Gauthier è l’approccio innovativo allo studio del cancro, focalizzato sulle caratteristiche meccaniche delle cellule, come la capacità di superare le barriere. “Molte delle attuali strategie per lo studio dei tumori si concentrano su aspetti genetici e molecolari, fondamentali per comprendere i meccanismi alla base della malattia e per trovare nuovi farmaci ad hoc” afferma il ricercatore, che poi aggiunge: “Nel mio gruppo valutiamo invece le proprietà fisiche del tumore e le forze che ne governano il comportamento”. Fisica e oncologia sono strettamente legate: il tumore cambia consistenza e ci possiamo accorgere della sua presenza grazie alla palpazione, che permette di sentire fisicamente un nodulo, le regole della dinamica dei fluidi governano il movimento di sangue e linfa grazie al quale le cellule del tumore si diffondono e la tensione di membrana può innescare una catena di eventi molecolari. Insomma, gli esempi di come la fisica entri a pieno diritto nella ricerca oncologica sono praticamente infiniti. “Si tratta di trovare la regola che governa un fenomeno e poi di inserirla al posto giusto nel contesto biologico” dice Gauthier, ricordando che per arrivare al traguardo finale è necessario lavorare in un ambito multidisciplinare dove fisici, matematici, biologi e medici dialogano in modo costruttivo.

La fisica entra di diritto nella ricerca oncologica

N

el corso della sua intera vita professionale Gauthier è stato affiancato dalla presenza costante di Pascale Monzo, sua collega sin dai tempi del dottorato in Francia e oggi anche sua compagna di vita. “Ci siamo incontrati quando entrambi eravamo dottorandi a Nizza e collaboravamo alla stesura di un articolo che riguardava il tema centrale della mia ricerca di allora: l’Helicobacter pylori, un batterio coinvolto anche nell’insorgenza di alcuni tumori” spiega il ricercatore. Da allora il sodalizio personale e professionale è continuato e oggi la coppia lavora a Milano, dove vive assieme ai due figli, che frequentano la scuola italiana. “Lavorare insieme ci permette di condividere idee e interagire in modo costruttivo dal punto di vista scientifico, ma anche di gestire al meglio la routine familiare, incluso il prendersi cura dei figli” afferma Gauthier. “Insomma, i coniugi Curie sono il nostro modello di vita!” conclude scherzando. Nils Gauthier con la compagna Pascale Monzo

Gli edifici di IFOM in via Adamello a Milano

DICEMBRE 2018 | FONDAMENTALE | 23


GRANT AIRC Accelerator Award

Un programma internazionale perchĂŠ il cancro non ha frontiere Tre grandi charities, tra cui AIRC, si uniscono per finanziare progetti di ricerca con una ricaduta rapida e tangibile sulla vita dei pazienti, favorendo la collaborazione tra ricercatori di Paesi diversi


In questo articolo:

CAR-T biopsia liquida resistenza ai farmaci

I

a cura di CARLOTTA JARACH l cancro non conosce barriere, tantomeno geografiche. Per questo AIRC ha scelto di stringere alleanze con agenzie internazionali che condividono finalità simili alla sua missione e di partecipare a un programma di finanziamento sostenuto congiuntamente da altre due grandi charities europee: l’associazione per la ricerca sul cancro britannica, Cancer Research UK (CRUK), e la corrispettiva spagnola, Fundación Científica Asociación Española Contra el Cáncer (FCAECC). La collaborazione con altre realtà internazionali è quanto mai urgente, soprattutto per mettere insieme fondi ed energie comuni e ridurre il tempo necessario per trovare soluzioni ai problemi dei malati, evitando che chi lavora con obiettivi comuni in Paesi diversi si trovi a duplicare le tappe della ricerca. In sintesi, lo scopo è riunire le migliori squadre e competenze per “accelerare” il progresso della ricerca oncologica. A disposizione dei ricercatori vi saranno circa 33 milioni di euro, distribuiti su sei progetti internazionali di durata quinquennale, tre dei quali saranno diretti da ricercatori italiani: Francesca Demichelis, del Centro per la biologia integrata dell’Università di Trento (CIBIO), Andrea Biondi, dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, e Giovanni Tonon della Fondazione San Raffaele di Milano. Studiosi italiani sono però presenti anche negli altri consorzi finanziati, due dei quali sono diretti da scienziati inglesi e uno da uno scienziato spagnolo.

dato da Francesca Demichelis del CIBIO si propone di sviluppare un esame del sangue che aiuti a scegliere la terapia più appropriata nei casi di cancro della prostata avanzato. “Da anni collaboriamo con il team di Gerhardt Attard, che lavora presso l’University College di Londra (UCL) per capire come utilizzare la biopsia liquida nella gestione dei pazienti con tumore alla prostata in stadio avanzato” spiega Demichelis. La biopsia liquida è una tecnica non invasiva che si basa su un esame del sangue, e consente di cercare i marcatori molecolari del tumore nel momento in cui il sangue viene prelevato. Ogni stadio tumorale ha caratteristiche molecolari particolari. “La biopsia liquida è quindi una buona soluzione per valutare lo stato di un paziente quando il decorso di malattia è molto eterogeneo” continua Demichelis. “Per esempio, in caso di tumore che non risponde più alle cure standard (in particolare, nel caso della prostata, la deprivazione androgenica), questa tecnica potrebbe consentire di verificare se vi sono altre opzioni terapeutiche. Il nostro progetto intende mettere a punto un test che permetta di verificare quale sia il trattamento

33 milioni di euro per sei progetti internazionali

più adatto tra i vari disponibili”. I ricercatori trentini vogliono sviluppare un test multimodale, ovvero basato su un esame del sangue che studia vari livelli di informazione molecolare. “Una parte del nostro studio, ma certamente non la meno importante, riguarda il coinvolgimento dei pazienti e delle loro famiglie nel progetto di ricerca, per capire quali siano le esigenze e le aspettative di chi, seppure in un momento difficile della propria vita, desidera partecipare per migliorare la qualità delle cure nel futuro. In collaborazione con i clinici, spiegheremo a gruppi di pazienti e famiglie cosa stiamo facendo e daremo loro aggiornamenti annuali, chiedendo in cambio riscontri sull’andamento del progetto.”

La CAR-T fatta in casa

L’Università di Milano Bicocca, sotto la direzione di Andrea Biondi, del Dipartimento di medicina traslazionale e molecolare, e con un finanziamento di circa 5 milioni di euro svilupperà una

Un prelievo per la prostata

Con un finanziamento di oltre 5 milioni e 700 mila euro, il team gui-

DICEMBRE 2018 | FONDAMENTALE | 25


GRANT AIRC Accelerator Award

piattaforma per la CAR-T, l’innovativa cura appena approvata dall’Agenzia europea per il farmaco che prevede la modifica genetica di alcune cellule del sistema immunitario prelevate al paziente e poi reinfuse per aumentare la capacità dell’organismo di eliminare le cellule tumorali. L’obiettivo è rendere queste terapie (oggi estremamente costose) accessibili economicamente grazie a una semplificazione dei metodi di produzione. “La tecnologia dei CAR rappresenta una nuova pagina della medicina perché introduce un paradigma di cura nuovo” spiega Andrea Biondi. L’entusiasmo per la CAR-T è legato al successo clinico preliminare ottenuto con i primi due prodotti approvati per la terapia della leucemia linfoblastica acuta e per il linfoma diffuso a grandi cellule B. “Il progetto INCAR (Innovative CAR Therapy Platform, ovvero piattaforma innovativa per la CAR-T) nasce da quattro considerazioni: la complessità di questi prodotti, la necessità di un confronto (spesso non viene effettuato) tra di essi in termini di efficacia, gli alti costi, inaccessibili per la maggior parte dei servizi sanitari pubblici, nonché la scar-

sità dei dati clinici per ora disponibili (essenzialmente statunitensi)” prosegue Biondi. “Vogliamo sviluppare metodi di produzione che siano più sostenibili da un punto di vista economico. L’Europa oggi è indietro, non per quanto riguarda la competenza scientifica, ma per il ritardo nella fase di trasferibilità alla clinica, cioè nel passaggio dal laboratorio al malato” conclude. “INCAR mira a recuperare quel distacco, in un ambito innovativo e in crescita.”

Organoidi contro la resistenza

Circa 5 milioni di euro di finanziamento aiuteranno i ricercatori dell’Unità di genomica funzionale del cancro della Fondazione San Raffaele di Milano a seguire l’evoluzione cancerosa delle cellule in organoidi, modelli minuscoli ma perfettamente funzionanti di organi umani, in cui sono presenti tutti i tipi cellulari e le strutture proprie di un organo complesso. L’obiettivo: capire meglio quando e perché insorge il meccanismo della resistenza ai farmaci e prevedere quali sono le cure ottimali per i pazienti che affrontano una recidiva.

Immunoterapie innovative e farmaci di frontiera

26 | FONDAMENTALE | DICEMBRE 2018

“Siamo partiti da quelli che secondo noi sono i due maggiori problemi della clinica al momento attuale: la selezione delle terapie più efficaci e lo sviluppo di resistenza alle cure. Spesso, infatti, diamo ai pazienti affetti da tumori terapie senza sapere con certezza se funzioneranno” spiega Giovanni Tonon, responsabile del progetto. “La nostra soluzione risiede nell’utilizzo degli organoidi, strutture tridimensionali artificiali dove far crescere le cellule tumorali, e che replicano molto precisamente l’ambiente del tumore nella sua sede originaria.” I ricercatori preleveranno cellule dalle metastasi tumorali e le faranno crescere in strutture che permettono di dare origine agli organoidi. Gli organoidi verranno poi sottoposti alle diverse terapie. “In questo modo riusciamo a trovare la combinazione di farmaci più efficace sulla base delle caratteristiche delle singole cellule.” Il secondo grande problema che i ricercatori affronteranno nasce dal fatto che qualche volta i pazienti sviluppano resistenza ai medicinali impiegati. “Anche quando diamo farmaci efficaci, spesso lo sono solo nel breve periodo, e il tumore può ricomparire” spiega Tonon. “La resistenza ci mette anni a manifestarsi, ma nelle cellule il processo è più veloce. La seconda parte del progetto ha quindi lo scopo di studiare i meccanismi di resistenza a livello cellulare, per identificare i meccanismi molecolari che ne provocano l’insorgenza e farmaci per sconfiggerla.”


TESTIMONIANZE Grandi Donatori

Sostenere i giovani ricercatori con AIRC Nicoletta ha esaudito il desiderio di sua zia Luisa affidando ad AIRC l’eredità ricevuta, con l’idea di sostenere il progranma Start-up, che facilita il rientro in Italia delle menti più brillanti

C

a cura dI MARIA CHIARA ANTONINI i sono tanti modi per sostenere la ricerca oncologica insieme ad AIRC, e tra le varie possibilità che l’associazione offre c’è anche quella di fare una donazione mirata, per il finanziamento di uno specifico progetto. Si può contribuire, per esempio, al rientro in Italia dei giovani talenti, grazie al bando Start-up. Con questo finanziamento gli scienziati eccellenti con meno di 35 anni e una significativa esperienza all’estero possono rientrare nel nostro Paese per avviare un proprio laboratorio di ricerca in completa autonomia. Che al giorno d’oggi sia difficile per un giovane ricercatore trovare i finanziamenti che gli consentano di sviluppare le proprie idee ce l’ha (ri)confermato Nicoletta. Medico ricercatore e docente di Parma, con anni di studio anche all’estero, sa bene quanto l’incertezza economica e i limiti alla creatività non aiutino i giovani nel nostro Paese. Per questo, quando ha ereditato dei soldi da una cara zia, ha deciso di affidarli ad AIRC perché fossero investiti nella migliore ricerca oncologica, scegliendo di sostenere proprio le Start-up. “Questo finanziamento mi piace non solo perché favorisce il rientro dei cervelli migliori attraverso una rigoro-

sa selezione, ma anche perché assicura ai giovani ricercatori l’autonomia indispensabile per far fruttare l’esperienza che hanno maturato all’estero.” Nicoletta continua a raccontarci: “Mia zia si chiamava Luisa, lavorava come assistente sociale a Roma ed era una donna dalla forte personalità: coraggiosa, autonoma, ha avuto una vita molto movimentata, non sempre facile. Diceva che la cosa che la spaventava di più erano le malattie oncologiche, e sognava di poter dare un suo contributo alla ricerca contro il cancro”. Così, quando è mancata, Nicoletta ha voluto rendere omaggio alla memoria di Luisa donando i suoi risparmi proprio in favore della ricerca. “Non voglio prendermi il merito di questo atto di generosità, in fondo ho solo rispettato il desiderio di mia zia. Ma ho scelto di testimoniare questa mia decisione non solo per ispirare altre persone a fare altrettanto, ma anche perché ritengo che sia importante diffondere notizie edificanti e stimolare la positività delle persone. Per me l’aspetto più profondo dell’essere umano è proprio quello di prendersi cura degli altri. Perché se da anziano aiuti un giovane, è un po’ come se tenessi un legame con la vita attiva che una volta hai avuto anche tu, legame che è un potente generatore di entusiasmo e relazioni.”

Prendersi cura degli altri è alla base dell’essere umano

VUOI FARE UNA GRANDE DONAZIONE? CONTATTACI!

A

nche tu, come Nicoletta, puoi dare un contributo importante, per far rientrare in Italia i più brillanti tra i nostri giovani ricercatori. Con una donazione di 5.000Ð a sostegno del Programma Start-up – attraverso il loro lavoro e le loro idee innovative – potrai accelerare il passo della ricerca sul cancro. Potrai inoltre scegliere di dedicare il tuo gesto generoso alla memoria di una persona cara. Per qualsiasi domanda e per avere maggiori dettagli contatta Anna Massimiliani dell’ufficio Grandi Donatori.

tel. 02 779 72 94 anna.massimiliani@airc.it DICEMBRE 2018 | FONDAMENTALE | 27


RACCOLTA FONDI Eventi e partnership aziende

Eventi, iniziative e partnership per sostenere la ricerca Sono molti i modi in cui le aziende hanno deciso di condividere l’impegno di AIRC: indossando il nastro rosa, personalizzando dei prodotti, coinvolgendo i dipendenti o finanziando borse di studio

28 | FONDAMENTALE | DICEMBRE 2018

IL NASTRO ROSA IN TUTTA ITALIA

Quest’anno a dare il via nel nostro Paese alla Breast Cancer Campaign, promossa da The Estée Lauder Companies Italia insieme ad AIRC, è stata l’illuminazione in rosa del Foro Romano nel Parco archeologico del Colosseo. Inoltre, grazie alla partnership fra AIRC e ANCI, Associazione Nazionale Comuni Italiani, nel mese di ottobre oltre 200 comuni italiani hanno illuminato i loro palazzi e monumenti più prestigiosi, contribuendo a coinvolgere in modo ancora più capillare il territorio e a ricordare ai cittadini l’importanza del sostegno alla ricerca oncologica e della prevenzione del tumore al seno. Molte sono le aziende che si sono schierate al nostro fianco in questa occasione: attraverso il suo contributo, Acqua Vitasnella finanzierà una borsa di studio per un progetto di ricerca sul tumore al seno. Per l’occasione ha realizzato un’edizione speciale in rosa della sua bottiglietta da 0,50 L con l’obiettivo di continuare a promuovere presso le proprie consumatrici i temi legati ai corretti stili di vita utili nella prevenzione. Le farmacie associate a Federfarma e quelle del network Alphega Farmacia hanno contribuito all’iniziativa distribuendo alla clientela le spillette “Nastro rosa” AIRC a fronte di un contributo minimo di 2 euro. Lo stesso ha fatto il Gruppo Gabrielli, azienda della Grande Distribu-


UBI BANCA X AIRC

zione nel Centro Italia, che per il secondo anno ha confermato il suo sostegno ad AIRC. Nei centri giardinaggio associati ad AICG – Associazione Italiana Centri Giardinaggio, per ogni ciclamino rosa venduto nel mese di ottobre, è stato devoluto 1 euro a sostegno della ricerca sul tumore al seno. Infine, Lagostina, storico produttore di pentole a pressione e strumenti di cottura, ha supportato la Campagna Nastro Rosa AIRC con una donazione a sostegno della ricerca. Media Partner dell’iniziativa è stato Real Time, canale tv dedicato all’intrattenimento che per tutto il mese di ottobre ha trasmesso spazi di sensibilizzazione e raccolta fondi a sostegno della ricerca sul tumore al seno.

La partnership UBI X AIRC, giunta al suo sesto anno, continua a garantire sostegno continuo ed efficace alla ricerca scientifica grazie alle tante e differenti attività che il gruppo bancario ha deciso di mettere in campo. In occasione dei Giorni della Ricerca, UBI Banca è stata vicina ad AIRC con una straordinaria mobilitazione dei dipendenti, permettendo ad AIRC di raccogliere fondi attraverso la distribuzione dei Cioccolatini della Ricerca presso le oltre 1900 filiali del Gruppo Ubi Banca. Durante tutto l’anno UBI conferma interventi strutturati a supporto della raccolta fondi attraverso l’utilizzo di appositi strumenti, quali l’app UBIPAY, l’emissione di una carta prepagata Enjoy AIRC, la possibilità di sottoscrivere donazioni ricorsive a sportello o di donare in qualunque momento con un bonifico “solidarietà” senza commissioni.

BORSE DI STUDIO FINANZIATE DALLE AZIENDE

Per dare maggiore concretezza al proprio impegno verso la ricerca sul cancro, sempre più aziende scelgono di finanziare una borsa di studio con la possibilità di intitolarla a proprio nome. Finanziare una borsa di studio significa sostenere concretamente un giovane ricercatore che dopo la laurea, sceglie di dedicarsi alla lotta contro il cancro Tra le aziende che hanno creduto nell’importanza della ricerca e nel lavoro dei giovani ricercatori ringraziamo AICG, Conad, Francescon O.P., Griff, Molini Bongiovanni, Reale Foundation, Superemme, Trs Group, Vitasnella e i dipendenti di Finanza e Futuro (Gruppo Deutsche Bank). Infine una borsa di studio è stata intitolata all’evento sportivo della Milano Marathon alla quale hanno partecipato aziende e dipendenti. Per creare progetti di partnership a sostegno della ricerca scrivi a partnership@airc.it

ALDI X AIRC

Nel 2018 è nata la collaborazione con la catena di supermercati ALDI, che in occasione della campagna Nastro Rosa AIRC ha dato vita all’iniziativa “La Melagrana per la Ricerca”: Dall’8 ottobre al 4 novembre, presso tutti i punti vendita, per ogni chilogrammo di melagrana, ALDI ha donato una quota a sostegno della ricerca sul tumore al seno. Inoltre, dal 3 al 16 dicembre ALDI donerà ad AIRC una quota del prezzo di vendita al pubblico di 31 prodotti selezionati secondo i criteri della corretta alimentazione.

DICEMBRE 2018 | FONDAMENTALE | 29


IL MICROSCOPIO

Federico Caligaris Cappio Direttore scientifico AIRC

L’immunoterapia con le cellule ATTENTI ALLE TRUFFE AIRC non effettua la raccolta fondi “porta a porta”, con incaricati che vanno di casa in casa. Nel caso dovesse succedere, stanno tentando di truffarvi. Denunciate subito la truffa chiamando la polizia (113) o i carabinieri (112).

A

giugno 2018, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha autorizzato i primi due farmaci prodotti da ditte farmaceutiche con la tecnologia CAR-T. Lo stesso aveva fatto nel 2017 la Food and Drug Administration, l’ente regolatore del farmaco negli Stati Uniti, in base ai risultati di studi clinici internazionali, superiori alle più ottimistiche previsioni. I CAR-T approvati riguardano la terapia della leucemia linfoblastica acuta infantile e dei linfomi non-Hodgkin resistenti a ogni cura nota. I CAR-T sono farmaci assolutamente nuovi perché non sono composti chimici, ma cellule umane (linfociti T) ottenute dal paziente, modificate in laboratorio su misura per il paziente stesso: in pratica un’immunoterapia personalizzata. La novità ha suscitato un notevole clamore mediatico e grandi aspettative nei malati. Il termine CAR (dall’inglese chimeric antigen receptor) indica una proteina, in questo caso un recettore, che non esiste in natura ma viene creata in laboratorio mediante ingegneria genetica per riconoscere una specifica molecola, l’antigene, presente sulla superficie delle cellule tumorali. I linfociti T, cellule del sistema immunitario fondamentali per le nostre difese, sono isolati dal singolo paziente e modificati in laboratorio affinché presentino sulla superficie la proteina CAR, diventando così linfociti CAR-T che vengono reiniettati nel sangue del paziente. Queste cellule, sfruttando la normale funzione propria del sistema immunitario, incontrano, attaccano e distruggono le cellule tumorali che esprimono l’antigene riconosciuto dal CAR. Gli effetti sul tumore sono importanti, ma in circa il 25 per cento dei casi la terapia provoca effetti collaterali anche gravi. Infatti i linfociti CAR-T sono iperattivi e

38 | FONDAMENTALE | APRILE 2014

di conseguenza rilasciano sostanze – le citochine – che provocano intensa infiammazione, sino a causare la cosiddetta “sindrome da rilascio di citochine”. L’infiammazione può essere rallentata e resa quasi innocua farmacologicamente, ma la sindrome da rilascio di citochine può insorgere rapidamente e con violenza, provocando febbre elevata, calo di pressione, disturbi cardiaci associati anche a danni neurologici: problemi di entità tale da richiedere spesso il ricovero in terapia intensiva. L’entusiasmo clinico è inoltre frenato dall’elevatissimo costo della terapia che negli USA può arrivare sino a 1 milione di dollari per paziente. In Europa gli enti regolatori dei singoli Paesi – in Italia l’AIFA – devono, come per qualunque altro farmaco, negoziarne il costo con le ditte produttrici. Essendo i CAR-T la prima immunoterapia cellulare antitumorale approvata da EMA, anche il percorso di negoziazione è nuovo e i risultati e i tempi non sono scontati. Occorre poi identificare quali centri autorizzare alla somministrazione di una terapia così complessa e definirne la distribuzione sul territorio. In attesa della risposta AIFA, la speranza è che le aziende produttrici accettino di rilasciare gratuitamente il farmaco a centri specializzati per trattare casi rigorosamente selezionati sulla base di programmi cosiddetti “compassionevoli”. In Italia sono in atto o in fase di preparazione avanzata sperimentazioni cliniche con CAR-T, alcune sostenute da AIRC. AIRC è molto attenta agli sviluppi futuri di una strategia terapeutica che ha grandi potenzialità in oncologia, ma di cui è necessario definire come, con quali tempi e in quali pazienti potrà essere applicata con la massima tollerabilità e la maggiore efficacia.



DONAZIONI IN MEMORIA

RIVIVERE NELLA RICERCA Dai piĂš forza a un futuro senza cancro con una donazione in ricordo di chi ti ha amato. Una scelta concreta che rinnova nel tempo la capacitĂ di amare del tuo caro, mantenendo sempre viva la sua memoria. Dona ora su airc.it/inmemoria o al Numero Verde 800 350.350


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.