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TUMORE D’ORGANO
TUMORE D’ORGANO Vescica
L’immunoterapia aiuta a preservare la vescica
Oggi, se un tumore alla vescica viene diagnosticato in stadio avanzato, è necessaria l’asportazione chirurgica. Nuove terapie che si affacciano all’orizzonte potrebbero però rivoluzionare questo standard di cura migliorando la qualità della vita del paziente
a cura di ELENA RIBOLDI Quando si parla di fumo di sigaretta e cancro, il pensiero corre immediatamente al tumore al polmone. C’è però un’altra neoplasia che colpisce soprattutto i fumatori: il cancro della vescica. Rispetto ai tumori polmonari, i tumori della vescica sono fortunatamente meno letali: in più, grazie alle ricerche degli ultimi anni, le possibilità di curarli senza dover rimuovere completamente l’organo malato stanno crescendo.
COME IL POLMONE
“I tumori della vescica sono per definizione tumori legati al fumo di sigaretta” ribadisce Andrea Necchi, direttore di Oncologia medica genitourinaria all’Ospedale San Raffaele di Milano. “Il grado di associazione con il fumo è molto simile a quello che esiste per i tumori polmonari, sebbene questa conoscenza sia poco diffusa, forse perché le campagne antifumo hanno da sempre puntato i riflettori sul legame con le malattie del polmone, che colpiscono un numero maggiore di pazienti.” Resta il fatto che, secondo i dati dell’AIRTUM (Associazione italiana registri tumori), nel 2020 in Italia erano attesi più di 25.000 casi di tumore della vescica, 20.500 tra gli uomini e 5.000 tra le donne. “È una patologia prevalentemente maschile. La fascia di età più colpita è quella tra i 60 e i 65 anni, anche se stiamo osservando un aumento delle diagnosi in età più precoce, soprattutto tra le donne, tra cui si registra anche un incremento dell’incidenza.” Queste variazioni probabilmente dipendono dall’aumento delle donne fumatrici registrato negli ultimi decenni. UNA DIVERSA AGGRESSIVITÀ
I tumori della vescica non sono tutti uguali. In nove casi su dieci si tratta di carcinomi uroteliali, formatisi per la trasformazione maligna delle cel-
lule dell’urotelio, il tessuto che riveste l’interno dell’apparato urinario. Questi tumori vanno poi distinti in forme superficiali e forme infiltranti, quelle in cui la neoplasia raggiunge lo strato muscolare della vescica (definiti perciò tumori muscolo-infiltranti). “In genere la diagnosi viene fatta per via endoscopica” spiega Necchi, che è anche professore di oncologia medica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. “Nel caso dei tumori non infiltranti si tratta di un atto diagnostico e terapeutico allo stesso tempo perché, se Riabilitare il tumore è superficiale, come è parte integrante avviene in una buona quota di casi, la reseziodella cura ne endoscopica è un intervento curativo.” Se il tumore è infiltrante o è resistente ai trattamenti è necessario invece ricorrere alla cistectomia radicale, ossia all’asportazione della vescica, oggi eseguita in molti centri con la tecnologia robotica. Dopo aver asportato l’organo malato, il chirurgo crea una specie di nuova vescica utilizzando un breve tratto di intestino modellato per formare un serbatoio per l’urina, a cui vengono collegati gli ureteri (i canali che trasportano l’urina dal rene alla vescica) e l’uretra (il canale attraverso cui l’urina defluisce dalla vescica all’esterno del corpo). “Sono stati fatti notevoli passi avanti nella riabilitazione dei pazienti sottoposti a cistectomia, sia dal lato propriamente urologico sia da quello psicologico. La riabilitazione urologica consiste nell’imparare a far funzionare la neovescica come fosse una vescica
normale: il paziente impara a gestire lo svuotamento del nuovo organo, l’incontinenza e i problemi legati alla funzione sessuale.” Si tratta poi di affrontare il carico mentale di questa nuova condizione. “A tutti i pazienti operati viene offerto un percorso di accompagnamento, in cui può essere molto utile il supporto delle associazioni di pazienti. La qualità della vita non è chiaramente la stessa di quando si aveva la propria vescica, però mettendo in campo al meglio queste risorse si ottiene comunque un buon risultato e si possono svolgere attività completamente normali.” NUOVI APPROCCI NELLA CURA
“Oggi l’obiettivo della ricerca è guarire i malati evitando l’asportazione della vescica, in quanto si tratta della terapia che ha il maggiore impatto sulla qualità di vita del paziente” spiega l’esperto.
Il campo più promettente in questo senso è l’immunoterapia, in studio sia per tumori non infiltranti sia per i tumori muscolo-invasivi. I tumori in stadio iniziale vengono normalmente trattati mediante resezione endoscopica e instillazioni di BCG (lavaggi della vescica con una soluzione contenente il bacillo di Calmette-Guérin, che ha attività immunostimolante e riduce il rischio che la malattia si ripresenti), ma se non rispondono al trattamento diventa necesall’intervento chirurgico l’immunoterapia.
Uno studio clinico internazionale ha dimostrato che l’immunoterapia, usata come terapia di mantenimento, è anche in grado di prolungare la sopravvivenza dei pazienti con malattia metastatica che rispondono alla chemioterapia. Altre terapie innovative per il tumore della vescica metastatico che non risponde alla chemioterapia o all’immunoterapia sono rappresentate dall’enfortumab vedotin, un agente terapeutico costi-
saria la cistectomia. “Gli studi tuito da un anticorpo a cui è clinici dimostrano che l’im- legato un farmaco citotossico, munoterapia può essere una capace di riconoscere una movalida alternativa per i pazien- lecola espressa dal tumore, e ti che rifiutano l’intervento, o dall’erdafitinib, un farmaco a che non si possono sottopor- bersaglio molecolare. re alla cistectomia per motivi “Lo sviluppo dell’immunoL’immuno- medici” Necchi. dice terapia e di altri farmaci estremamente promettenti ha camterapia ha cambiato Passando allo stadio successivo in terbiato in modo radicale le possibilità di trattamento del tumore della vescica” conclude Necla prognosi mini di gravità, quello dei chi. “Alcune di queste terapie sono già diventate standard di tumori muscolo-infiltranti cura negli Stati Uniti, mentre non metastatici, per cui lo in Europa sono accessibili sostandard di cura è la cistecto- lo tramite studi clinici. L’Italia mia preceduta dalla chemio- partecipa a molti studi clinici terapia, si sta valutando sia internazionali, perciò va semdi sostituire la chemioterapia pre considerata la possibilicon l’immunoterapia sia, tà di includervi il paziennei casi ad alto rischio di te, specie se con malatrecidiva, di fare seguire tia avanzata.”
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