Fondamentale Gennaio 2020

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Numero 1 - gennaio 2020

DISEGUAGLIANZE

Numero 1 - gennaio 2020 - Anno XLVIII - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI - ISSN 2035-4479

Soldi, educazione e accesso all’informazione possono determinare anche lo stato di salute

Trent’anni di Arance della Salute nelle piazze

COME LA NUTRIZIONE DIVENTA SCIENZA


SOMMARIO

FONDAMENTALE gennaio 2020

In questo numero: 04 07 10 12 15 18 20 21 24 26 28 29

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STILI DI VITA

Trent’anni di Arance, trent’anni di ricerca

AGENDA 2030

I 17 goal per la sostenibilità nella partita contro il cancro

NOTIZIE FLASH

Dal mondo

Nei 30 anni di esistenza delle Arance della Salute, la ricerca ha studiato come prevenire il cancro con l’alimentazione

DISEGUAGLIANZE

Obiettivo: ridurre le diseguaglianze

ONCOLOGIA MEDICA

Maggiore impegno contro i tumori più ostici

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Gli obiettivi di sviluppo sostenibile promossi dall’ONU avranno un impatto importante anche sui tumori

BORSE DI STUDIO

I giovani non stanno fermi a guardare

TESTIMONIANZA

Una speranza concreta per il futuro

FARMACI INNOVATIVI

Norme e tutele per le prescrizioni sperimentali

IFOM

Nutrizione, metabolismo e cancro. Legame antico, soluzioni nuove

FARE CHIAREZZA

Supplementi e pillole non sostituiscono il cibo

RUBRICHE

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I traguardi dei nostri ricercatori

I GIORNI DELLA RICERCA

La forza della ricerca è nell’impegno in comune Un palermitano amante delle contaminazioni culturali I Giorni della Ricerca entrano nelle scuole RAI con AIRC per raccontare la ricerca sul cancro

RACCOLTA FONDI

Partner Le Arance della Salute

IL MICROSCOPIO

Riflessioni sul 2019 e proiezioni per il 2020

FONDAMENTALE

Anno XLVIII - Numero 1 Gennaio 2020 - AIRC Editore DIREZIONE E REDAZIONE Fondazione AIRC Viale Isonzo, 25 - 20135 Milano tel. 02 7797.1 - airc.it - redazione@airc.it Codice fiscale 80051890152 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa Rotolito S.p.A. DIRETTORE RESPONSABILE Niccolò Contucci

I tumori più aggressivi richiedono più ricerca scientifica

In alcuni casi i pazienti possono accedere a farmaci sperimentali

CONSULENZA EDITORIALE Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) COORDINAMENTO EDITORIALE Anna Franzetti REDAZIONE Anna Franzetti, Simone Del Vecchio PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Umberto Galli TESTI Alessia Di Chiara, Cristina Ferrario, Carlotta Jarach, Daniela Ovadia, Elena Riboldi, Fabio Turone FOTOGRAFIE E ILLUSTRAZIONI Lorenzo Burlando, Maurizio D’Avanzo, Alberto Gottardo, Francesco Poroli

Fondamentale è stampato su carta Grapho Crystal certificata e proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.


EDITORIALE

Pier Giuseppe Torrani

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Presidente AIRC

Il linguaggio parte integrante della ricerca oncologica

I

l linguaggio contribuisce a fare esplodere l’intelligenza. Senza di esso non saremmo stati capaci di trasferire conoscenza e generare quell’intelligenza collettiva che è la cultura, attraverso cui si tramanda il sapere, né avremmo potuto saldare i legami necessari a mantenere saldo il gruppo sociale. Con queste parole Giulio Maina nel suo libro Il cervello è più grande del cielo ci invita a riflettere sull’importanza del linguaggio. È un messaggio pregnante per AIRC, che ha tra i suoi compiti quello di contribuire a formare una cultura scientifica nel nostro Paese. La lotta contro il cancro si combatte infatti anche con un’adeguata e articolata informazione sulla complessità del nostro sistema biologico. In un’epoca di fake news, semplificazioni e battute liquidatorie, obiettivo di AIRC è di raccontare la complessità della scienza e la bellezza degli sforzi che migliaia di scienziati stanno facendo per discutere i risultati del lavoro di ricerca. Dobbiamo, quindi, ricercare i modi in cui raccontare la complessità, rendendola comprensibile a tutti. Il linguaggio è una continua ricerca e ci impone di aggiornare le nostre espressioni per capire e rendere comprensibile ciò che appare di prima impressione difficile da capire. Perché la scienza sia davvero patrimonio di tutti, i suoi risultati devono poter essere compresi da chiunque. Nel nostro piccolo cerchiamo con l’aiuto di molti di rendere comprensibile ciò che può apparire di difficile comprensione. La scienza del linguaggio diventa così parte integrante della ricerca oncologica.

ATTENTI ALLE TRUFFE

AIRC non effettua la raccolta fondi “porta a porta”, con incaricati che vanno di casa in casa. Nel caso dovesse succedere, stanno tentando di truffarvi. Denunciate subito la truffa chiamando il numero unico per le emergenze 112.

Fondamentale per la prevenzione

A gennaio tornano nelle piazze italiane Le Arance della Salute: per l’occasione Fondamentale dedica alcuni articoli al tema dei corretti stili di vita

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STILI DI VITA Arance della Salute

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Trent’anni di Arance, trent’anni di ricerca Le conoscenze su ciò che è meglio fare per mantenersi in salute (specialmente sul piano dell’alimentazione) sono state acquisite di recente e, nelle trenta edizioni dell’iniziativa di piazza per la distribuzione delle Arance della Salute, AIRC ha contribuito a diffonderle

Le date che hanno cambiato il modo di stare a tavola

1960

La ricerca sulle specifiche cause di cancro legate all’alimentazione inizia a produrre significativi risultati. Sono identificati alcuni cancerogeni chimici, in seguito vietati ed eliminati.

1967

Uno studio dimostra che gli immigrati giapponesi negli USA si ammalano, dopo qualche anno, di tumori simili a quelli degli americani. A conferma del ruolo degli stili di vita nello sviluppo dei tumori.

a cura della REDAZIONE e AIRC ha scelto proprio le arance come frutto simbolo di una sana alimentazione, un po’ lo si deve anche a James Lind, medico della marina britannica vissuto agli inizi del XVIII secolo. Fu lui, infatti, a scoprire che lo scorbuto – una malattia che colpiva i marinai che compivano lunghe traversate senza mai toccare terra – dipendeva da una carenza alimentare: la mancanza di frutta e verdura fresca, che Lind risolse caricando sulle navi grandi quantità di agrumi, in grado di conservarsi a lungo. Oggi sappiamo che nell’alimentazione dei marinai veniva a mancare la vitamina C, di cui sono ricchi proprio limoni e arance. Quella di Lind è considerata la prima ricerca medica moderna e la prima ricerca scientifica in tema di nutrizio-

1969

L’oncologo Burkitt ipotizza che la mancanza di fibre nella dieta occidentale possa contribuire allo sviluppo del cancro del colon.

1973

Lo IARC di Lione diffonde i dati di incidenza del cancro divisi per Paesi. Numeri e tipi variano moltissimo: un’indicazione che le cause possano essere legate ad ambiente e stili di vita, oltre che a caratteristiche genetiche tipiche di ciascuna popolazione.

1975

Vengono pubblicati alcuni studi sulla relazione tra conservazione dei cibi sotto sale, bassi livelli di vitamina C e cancro dello stomaco.

ne, anche se già nell’antichità i medici attribuivano grande valore al cibo e alle sue proprietà protettive o, viceversa, ai suoi potenziali pericoli. IL NESSO COI TUMORI Il nesso tra alimentazione e sviluppo di una certa malattia viene studiato dall’epidemiologia. È questa la scienza che raccoglie una gran mole di dati sugli stili di vita delle persone e li analizza cercando di trovare un elemento comune a tutti coloro che si ammalano di una specifica malattia. Può sembrare semplice ma non lo è affatto, anche perché l’associazione di due fattori non significa necessariamente che vi sia tra loro una relazione di causa ed effetto. Non è quindi sufficiente sapere che chi si ammala sia stato un grande consumatore di un determinato alimento: è necessario anche formulare

1981

Due epidemiologi britannici, Richard Doll e Richard Peto, stimano che il 3035 % dei tumori possa essere prevenuto con una dieta caratterizzata da meno grassi e carne e più frutta e verdura.

1982

La National Academy of Sciences pubblica negli USA il primo grande rapporto su cibo e cancro, che comprende anche le prime linee guida per una corretta alimentazione.

1990

Vengono pubblicati molti studi che confermano la relazione tra alcuni cibi e il cancro ed evidenziano inoltre altre associazioni fra stili di vita e tumori. Risultano correlati il consumo di alcolici e i tumori del colon e del seno.


In questo articolo: nutrizione stili di vita epidemiologia

un’ipotesi sui meccanismi che possano eventualmente collegare il consumo di quel cibo alla malattia. Per questo la ricerca moderna sta puntando sull’epidemiologia molecolare, che cerca di individuare le relazioni biologiche tra una determinata abitudine di vita e l’aumentato rischio di sviluppare una certa malattia. Un altro sistema per verificare l’esistenza di una reale relazione di causa ed effetto è la sperimentazione in laboratorio (per esempio su tessuti trattati con grandi concentrazioni di un principio attivo contenuto in un alimento) o su modelli animali. Se l’esposizione a una certa sostanza in laboratorio induce la formazione di tumori (o la trasformazione della cellula), è possibile, talora anche probabile, che la stessa situazione si verifichi anche all’interno dell’organismo umano.

Quanto incide davvero l’alimentazione sul rischio di cancro? Il tema è dibattuto e non è semplice dare una risposta univoca. Secondo il World Cancer Research Fund, la maggiore istituzione internazionale dedicata all’analisi di quanto sappiamo in materia di alimentazione e cancro, le cattive abitudini alimentari sarebbero responsabili di circa il 30 per cento dei casi di tumore, una percentuale che sale se, oltre a non seguire una dieta equilibrata, si è anche sedentari. DAL CIBO ALLA DIETA Dagli inizi del XX secolo a oggi sono stati condotti molti studi epidemiologici importanti. Lo studio Framingham ha analizzato gli stili di vita degli abitanti della omonima cittadina del Massachusetts per ben 72 anni (l’osservazione è iniziata nel 1948) fornen-

do dati importanti sul ruolo dell’obesità nello sviluppo di malattie cardiovascolari e tumori. Il Nurses’ Health Study, che analizza gli stili di vita delle infermiere americane fin dal 1976, ha permesso di scoprire il ruolo dell’alimentazione nello sviluppo dei tumori femminili. Infine lo studio EPIC, a cui ha contribuito in passato anche AIRC, ha permesso di scoprire quali abitudini alimentari degli europei aiutino a prevenire i tumori e quali, invece, ne rendano più probabile l’insorgenza. Lo studio è partito nel 1992 ed è ancora in corso; nei prossimi anni potrà dare informazioni importanti, perché i ricercatori hanno a disposizione campioni biologici (sangue, tessuti) di molti dei partecipanti e

1994

contano di verificare quali caratteristiche molecolari sono cambiate nel corso del tempo in relazione agli stili di vita e di mettere queste variazioni in relazione con lo sviluppo di eventuali malattie. Più recentemente, un panel di studiosi si è riunito sotto la sigla EAT Lancet per tentare di mettere ordine nella gran mole di studi pubblicati su cibo e salute, le cui conclusioni sono talvolta in contrasto tra loro. L’obiettivo era ambizioso: identificare le caratteristiche universali di una dieta salutare, ovvero l’equilibrio tra i diversi cibi applicabile a tutti i diversi stili alimentari e a tutte le culture. Le critiche al progetto EAT Lancet non mancano (secondo alcuni le raccomandazioni non

Gli studi per individuare una dieta salutare

2014

L’epidemiologa italiana Silvia Franceschi osserva che per la prevenzione del cancro una dieta varia è migliore di una dieta anche sana ma molto restrittiva.

Da EPIC arrivano altre informazioni che dimostrano come l’obesità costituisca un fattore di rischio per molti tipi di tumori, in particolare se aumenta la circonferenza addominale.

2004

Si chiude la raccolta dei dati di EPIC, lo studio epidemiologico sulle abitudini di vita degli europei, cofinanziato da AIRC. I risultati indicano che la dieta mediterranea è il modello alimentare più efficace nella prevenzione del cancro.

1996

Gli epidemiologi Steinmetz e Potter dimostrano che le diete ricche di vegetali e frutta (comprendenti quindi fibre, sostanze antiossidanti e altri micronutrienti) riducono il rischio di ammalarsi.

2012-13

I dati EPIC evidenziano che il consumo di flavonoidi (antiossidanti contenuti in molti cibi di origine vegetale) riduce il rischio di cancro gastrico. Si conferma inoltre il rischio associato al consumo di carni lavorate. GENNAIO 2020 | FONDAMENTALE | 5


STILI DI VITA Arance della Salute

TESTIMONIAL

IN PIAZZA CON LA PROPRIA STORIA

J

ury Floreani vive a Bollate, in provincia di Milano. Nel 2010 gli viene diagnosticato un tumore al testicolo. Ha solo 32 anni, un’intera vita davanti e il progetto di costruire una famiglia: tutto rischia di essere compromesso. Viene operato all’Ospedale Sacco di Milano e segue la fase successiva di cure e di follow-up all’Ospedale Humanitas di Rozzano. Prima dell’intervento decide di procedere con la conservazione del seme. “Sognavo una famiglia e dei figli” dice. È la scelta giusta: “A dicembre 2015, a quattro anni dalla chemioterapia, sono diventato padre. Mia figlia Sveva è il regalo più inaspettato che la vita mi abbia fatto”. Due anni dopo arriva anche la più piccola, Nora. Quando ha terminato le cure ed è stato dichiarato guarito, Jury ha deciso di dare il suo contributo per sostenere la ricerca sulla malattia che lo aveva colpito. “Non essendo un ricercatore, non avendo competenze tecniche, non avendo neanche grosse disponibilità economiche, l’unico modo era dedicarmi al volontariato” spiega. “Quindi ho chiamato AIRC perché è un’organizzazione che si occupa di finanziare la ricerca sul cancro ed è trasparente nel rendicontare l’utilizzo delle risorse. Inoltre, in questi anni, ho avuto modo di conoscere diversi ricercatori, quindi so dove vanno a finire i fondi che aiuto a raccogliere.” Da allora Jury, con un gruppo di una quindicina di volontari che ha contribuito a riunire, partecipa ogni anno alle iniziative di piazza: i cioccolatini, le arance e le azalee. “Cerco poi di sensibilizzare le persone sul tema della ricerca contro il cancro, perché aiutino, anche con piccole donazioni. Da qualche anno ho accettato inoltre di testimoniare raccontando la mia esperienza di malattia, perché altri possano trarre informazioni ma anche forza da una vicenda che è finita bene.”

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sarebbero abbastanza stringenti per essere davvero protettive), ma si tratta comunque di un tentativo interessante che considera anche la sostenibilità ambientale della produzione del cibo, perché una dieta sana deve esserlo sia per l’individuo sia per l’ambiente. Tutti gli studi, però, convergono su un punto: nessun alimento, da solo, è in grado di prevenire i tumori (o qualsiasi altra malattia). L’effetto preventivo dell’alimentazione è una questione di dieta, più che di singoli cibi. La dieta mediterranea è quella che appare più facile da seguire e a favore della quale esiste la maggior quantità di studi disponibili. Le regole sono sem-

plici: consumare molti alimenti di origine vegetale, un po’ di frutta, carboidrati provenienti soprattutto da cereali integrali, proteine prevalentemente vegetali (come i legumi) riducendo quelle di origine animale, un po’ di pesce e olio d’oliva come fonte privilegiata di grassi.

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e vuoi partecipare alle manifestazioni nazionali o agli eventi dei Comitati regionali di AIRC, candidati compilando il modulo su www.generazioneairc.it oppure chiama il numero 02 779 77 77.


AGENDA 2030 Focus sul cancro

I 17 goal per la sostenibilità nella partita contro il cancro La sfida contro il tumore si vince occupandosi della malattia dal punto di vista clinico, ma anche puntando a obiettivi più ampi che abbracciano diversi aspetti dello sviluppo sostenibile, secondo la definizione delle Nazioni unite

In questo articolo: Nazioni unite Agenda 2030 diritto alla salute

L’

a cura di CRISTINA FERRARIO Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è un documento firmato dagli Stati membri dell’Organizzazione delle nazioni unite (ONU) che fissa 17 obiettivi, in inglese “goal”, da raggiungere entro il 2030. Tutti sono direttamente o indirettamente legati alla salute, e tutti possono contribuire non solo a vincere la partita per la sostenibilità, ma anche quella contro il cancro. “Con la sottoscrizione dell’Agenda 2030, gli oltre 190 Stati membri dell’ONU hanno dato il via nel 2015 a un imponente programma d’azione per la salute delle persone e del pianeta” spiega Dario Trapani, oncologo medico all’Istituto europeo di oncologia e dell’Università Statale di Milano e da due anni consulente dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) nel gruppo Cancer Management. Anche la lotta contro il cancro è – almeno in parte – una questione di sostenibilità, e con la sostenibilità si intreccia in modo stretto, come spiegano gli esperti della Union for International Cancer Control (UICC): “Sappiamo che una popolazione sana si basa sullo sviluppo sostenibile, ma sappiamo anche che a sua volta lo sviluppo sostenibile si basa su una popolazione sana” dicono.

Obiettivo salute Il terzo dei 17 obiettivi delle Nazioni unite va dritto al punto e accende i riflettori su salute e benessere. Al suo interno è possibile identificare alcuni traguardi che riguardano più nello specifico il cancro, per esempio la riduzione di un terzo delle morti legate a malattie non trasmissibili (ovvero quelle non causate da agenti infettivi), delle quali fanno parte anche i tumori assieme a diabete e patologie cardiovascolari. Un altro traguardo da raggiungere secondo l’ONU è la copertura sanitaGENNAIO 2020 | FONDAMENTALE | 7


AGENDA 2030 Focus sul cancro

“ L’

IL RUOLO DELL’AMBIENTE

ambiente ha un ruolo di primo piano nel determinare la salute delle persone e dell’intero pianeta. Lo sanno bene gli esperti delle Nazioni unite, che nella loro Agenda hanno inserito anche quattro obiettivi dedicati

ria universale, per permettere a tutti, senza distinzione, di ottenere i livelli essenziali di cure, incluse quelle per il cancro. “Stabilire quali siano questi livelli minimi non è certo semplice, soprattutto se si allarga lo sguardo al di fuori dell’Italia e del mondo occidentale” afferma Trapani, ricordando come spesso la soluzione a tante problematiche legate alla sanità sia una questione di giuste priorità. In genere, quando si pensa a come investire i fondi per combattere il cancro, si guarda alle terapie più innovative, ma in determinati contesti sarebbe più utile puntare a migliorare l’adesione agli screening e alle vaccinazioni, o l’accesso ai farmaci oncologici essenziali. “È un approccio molto dinamico che si inserisce concettualmente nello stesso filone della medicina di precisione. Non esiste una strategia unica per tutti i Paesi, bisogna considerare quanto incida il cancro in ogni specifico contesto e quali sono le possibilità del sistema sanitario di ogni specifico Stato” precisa Trapani.

I costi della sfida “Con le nuove terapie oncologiche, quali le CAR-T, è stato stabilito un nuovo tetto di costo di terapia pari a un milione di dollari per trattamento. Con la chemioterapia questo tetto era di 1.000 dollari” dice Trapani. È chiaro quindi che per vincere la partita con8 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2020

più direttamente a questi temi (6: “acqua pulita”; 13: “azioni per frenare il cambiamento climatico”; 14: “protezione della vita sott’acqua”; 15: “protezione della vita sulla terra”). Le sostanze inquinanti riversate nell’ambiente non tro il cancro è importante raggiungere anche alcuni obiettivi di tipo economico, come il numero 1, che si propone di “eliminare la povertà”, o il numero 8, incentrato su “lavoro dignitoso e crescita economica”. Non è un caso, infatti, che l’OMS definisca “spesa insostenibile legata alla salute” la condizione in cui una famiglia, per pagare le spese sanitarie, arrivi a dichiarare bancarotta. “In molti Paesi solo poche persone hanno una copertura sanitaria, spesso parziale, e un mese di terapie oncologiche può tradursi in una spesa molte volte superiore allo stipendio medio mensile di un’intera famiglia” ricorda Trapani. Nel 2018 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione ha pubblicato un rapporto proprio sul tema della tossicità finanziaria, dal quale emerge chiaramente che i tumori causano una perdita di produttività e di forza lavoro stimabile in oltre 46 miliardi di dollari, con un prevedibile impatto economico sul Prodotto interno lordo (PIL) di un paese. “Si dovrebbero dedicare più risorse all’oncologia, ma spesso si pensa che questo tipo di investimento sia poco fruttuoso” afferma l’esperto. “In realtà è vero l’esatto contrario: per ogni dollaro investito nel controllo delle malattie non trasmissibili si stima un ritorno di 7 dollari, per l’incremento della produttività economica e sociale del Paese. Per il cancro il ritorno è un po’ inferiore poiché

solo mettono in pericolo l’equilibrio degli ecosistemi e a rischio di estinzione piante e animali, ma hanno anche effetti molto profondi sull’organismo umano e possono favorire lo sviluppo di tumori. La IARC è l’agenzia che si occupa di fare ricerca su queste sostanze e ha pubblicato numerose monografie sui loro effetti negativi. le strategie di prevenzione e cura sono più articolate, ma comunque c’è ed è pari a circa 3 dollari per ogni dollaro investito” precisa.

Il pareggio Di fronte alla malattia, non siamo tutti uguali: in alcuni casi la possibilità di accedere alle cure dipende dalla fascia di popolazione a cui si appartiene e dal Paese in cui si vive. Ecco allora che entrano in gioco gli obiettivi 5 (“parità di genere”) e 10 (“riduzione delle diseguaglianze”). “La probabilità che un bambino affetto da leucemia, in un Paese sviluppato, sia curato è di circa il 90 per cento, ma se la stessa malattia colpisce un bambino di un Paese in via di sviluppo, la sopravvivenza scende al 20 per cento” spiega l’oncologo. Accesso alle cure significa non solo avere a disposizione i trattamenti più innovativi ma anche essere abbastanza istruiti per potersi informare in modo corretto (obiettivo 4: “istruzione di qualità”) e avere a disposizione le strutture in cui curarsi e le infrastrutture per poterle raggiungere (obiettivo 9: “sviluppo di industria, innovazione e infrastrutture”).

Arbitri severi ma giusti

Come in ogni partita che si rispetti, anche in quella della sostenibilità serve qualcuno che vigili sul rispetto delle regole e che certifichi il risultato finale. Nel caso dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, gli arbitri sono gli


SOLUZIONI E RISOLUZIONI

L’ stessi esperti ONU, i quali pubblicano annualmente un rapporto che illustra i progressi ottenuti. “Sono stati compiuti molti progressi nel migliorare la salute di milioni di persone, nell’aumentare l’aspettativa di vita, nel ridurre la mortalità materna e infantile e nel combattere le malattie non trasmissibili” si legge sul sito delle Nazioni unite in merito ai progressi del 2019 relativi all’obiettivo 3. Tuttavia, come spiegano gli esperti, meno

della metà della popolazione globale ha accesso ai servizi sanitari di base e servono sforzi comuni per raggiungere la copertura sanitaria universale. “C’è un solo modo per arrivare a questo traguardo: la collaborazione internazionale in un contesto di pace nel quale è possibile lavorare in modo proficuo” conclude Trapani, citando gli obiettivi 16 (“pace, giustizia e supporto alle istituzioni”) e 17 (“sviluppo delle collaborazioni internazionali”).

Sforzi comuni per la copertura sanitaria universale

Agenda 2030 delle Nazioni unite per lo sviluppo sostenibile è una delle più ricche di appuntamenti e obiettivi, ma non è certo l’unica. A livello internazionale sono attivi diversi programmi che, seppur da punti di vista differenti, si occupano di affrontare l’emergenza cancro e di definire obiettivi concreti da raggiungere, come per esempio la Cancer Resolution adottata nel 2017 dagli Stati membri dell’OMS. Si possono inoltre citare il Global Action Plan (GAP) per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili (2013-2020), con i suoi 9 obiettivi volontari che interessano da vicino anche la lotta contro il cancro, e le iniziative globali per l’eliminazione del tumore della cervice uterina e la riduzione delle disparità di prognosi per i tumori pediatrici.

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NOTIZIE FLASH

Dal Mondo

I numeri del cancro secondo il Cancer Atlas

La dieta che non ama il colon Un tipo di alimentazione che favorisce l’infiammazione raddoppia il rischio di sviluppare un tumore del colon-retto: lo dimostra uno studio multicentrico i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nutrients. La dieta che induce e sostiene i fenomeni infiammatori nell’organismo è caratterizzata dal consumo di carboidrati raffinati e carne rossa e trasformata, e si contrappone alla dieta protettiva, in cui prevale invece il consumo di verdure, legumi, frutta e noci. L’obiettivo finale degli autori dello studio è individuare i comportamenti scorretti per educare le persone a seguire le raccomandazioni dietetiche e a cambiare le proprie abitudini.

Nel 2018, nel mondo, sono stati diagnosticati oltre 18 milioni di casi di tumore, una cifra destinata ad aumentare di circa il 60 per cento entro il 2040 a causa dell’invecchiamento e dell’aumento della popolazione mondiale. Sono alcuni dei dati pubblicati nella terza edizione del Cancer Atlas – frutto della collaborazione tra l’American Cancer Society, l’Unione internazionale per il controllo del cancro e l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro – riportati sul sito Epicentro dell’Istituto superiore di sanità (ISS). L’Atlante fornisce una panoramica sull’incidenza del cancro a livello globale attraverso grafici, statistiche e mappe sulla distribuzione geografica della malattia e dei fattori di rischio.

Anticorpi per il melanoma avanzato Uno studio i cui risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine ha dimostrato che la metà dei pazienti trattati con una combinazione di due anticorpi monoclonali, ipilimumab e nivolumab, è vivo a cinque anni dalla diagnosi di melanoma avanzato; nemmeno dieci anni fa questa percentuale era solo del 20 per cento. I ricercatori hanno scoperto inoltre che, se alcuni pazienti non riescono a sopportare gli effetti collaterali dei farmaci immunoterapici, e sono pertanto costretti a interrompere il trattamento dopo poche settimane, il loro tasso di sopravvivenza è comunque migliore e si avvicina a quello di chi continua la terapia.

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Intelligenza artificiale per la tiroide

Un nuovo studio del Sidney Kimmel Cancer Center – Jefferson Health ha messo a punto un metodo non invasivo di imaging a ultrasuoni combinato a un algoritmo, che potrebbe essere usato come test di screening per valutare noduli sospetti alla tiroide. Gli ultrasuoni possono indicare se un nodulo sembra sospetto, ma l’agoaspirato non è sempre in grado di determinare se sia canceroso. I ricercatori hanno così utilizzato l’intelligenza artificiale e, su un totale di 134 lesioni, l’accuratezza diagnostica dell’algoritmo è risultata pari al 75 per cento.

Nuovi farmaci in arrivo

Screening del seno anche per lui

È stata approvata per la prima volta in Europa una nuova classe di farmaci in grado di trattare diversi tumori solidi (tra cui sarcomi, tumori a carico del sistema nervoso centrale, tumore del rene, della tiroide e altri) che presentano specifiche alterazioni molecolari. Larotrectinib, questo il nome del primo farmaco di questa classe che interferisce con la specifica alterazione molecolare, ha dimostrato una buona efficacia in pazienti sia adulti sia pediatrici. “Le terapie comunemente utilizzate per il trattamento di questi tumori non sempre si dimostrano efficaci” afferma Salvatore Siena, dell’Ospedale Niguarda di Milano “ma larotrectinib apporta benefici duraturi nel tempo.”

Il cancro al seno maschile è in aumento e, secondo un’analisi della New York University i cui risultati sono stati pubblicati su Radiology, uno screening selettivo negli uomini ad alto rischio (per esempio per familiarità) potrebbe essere utile, considerando che la diagnosi viene spesso fatta in ritardo per via della rarità della neoplasia. L’esame ha individuato 18 tumori ogni 1.000 esami in uomini ad alto rischio, contro i 3-5 ogni 1.000 esami nelle donne a rischio medio di malattia, per le quali lo screening è già raccomandato. In termini epidemiologici, quindi, ci sono ragioni per estendere gli esami a coloro che hanno molti casi di cancro al seno in famiglia. Finora non esistono però linee guida per lo screening di gruppi di uomini ad alto rischio (come quelli con una storia familiare o personale di carcinoma mammario o altre mutazioni genetiche).

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DISEGUAGLIANZE Organizzazione sanitaria

Obiettivo: ridurre le diseguaglianze

ritornare a una vita normale una volta guariti. Questi fattori generano diseguaglianze all’interno di una stessa popolazione. Essere consapevoli della loro esistenza è il primo passo per assicurare a tutti il diritto alla salute.

Il valore dell’istruzione

Il tema delle diseguaglianze in salute riguarda molti aspetti della malattia: prevenzione, cura e qualità di vita. Conoscerne le cause permette di correre ai ripari per tempo, dando a tutti le stesse opportunità

I I

Questione di status Perché il fatto di avere o meno un’istruzione influisce sulla durata della vita? Il grado di istruzione è un indicatore dello status socio-economico (SES) di un individuo, in quanto completare gli studi superiori e universitari è indice di maggiori opportunità offerte dalla famiglia e dall’ambiente di origine. Un titolo di studio più alto normalmente corrisponde quindi a una posizione sociale più elevata e a un’occupazione e un reddito più alti. Tipo di occupazione e reddito sono infatti altri indicatori molto usati. Nel 2019, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (International Agency for Research on Cancer, IARC) ha pubblicato un volume intitolato Ridurre le diseguaglianze nel cancro: evidenze e priorità per la ricerca, in cui, a proposito delle

L’istruzione va a braccetto col livello economico

a cura di ELENA RIBOLDI l rischio di ammalarsi e morire a causa del cancro e di altre malattie non è uguale per tutti. La genetica ha sicuramente un peso, ma il DNA da solo non basta a giustificare le differenze. Ci sono altri fattori che influenzano la probabilità di ammalarsi, di ricevere cure adeguate e di

““

Alcuni dati scientifici dimostrano che chi ha un livello di istruzione più alto ha una maggiore aspettativa di vita. Uno studio europeo pubblicato sulla rivista The Lancet Public Health riporta che gli uomini con alto livello di istruzione vivono in media 5 anni in più degli uomini con basso livello di istruzione, mentre per le donne il divario è in media di 2,5 anni. I fattori di rischio che contribuiscono maggiormente a generare questo divario sono, nell’ordine, il fumo, un basso reddito e un elevato peso corporeo. È stata dimostrata anche una correlazione tra livello di istruzione e mortalità per cancro. Combinando i risultati di due studi europei (DEMETRIQ e Lifepath), si può concludere che un uomo italiano con basso livello di istruzione ha il 50 per cento di probabilità in più di morire di cancro di un uomo con alto livello di istruzione. Questo è vero per la maggior parte delle neoplasie, anche se le differenze più marcate riguardano i tumori

il cui sviluppo è legato al fumo di sigaretta e all’alcol. Considerando la media europea, le persone con un più basso grado di istruzione hanno un tasso di mortalità 2-3 volte più alto per il tumore del polmone e dell’esofago, 2-4 volte più alto per il tumore della bocca e 3-5 volte più alto per il tumore della laringe rispetto alle persone più istruite.

LA TOSSICITÀ FINANZIARIA DEL CANCRO

l notevole progresso terapeutico in oncologia ha come effetto collaterale l’aumento della diseguaglianza” spiega Francesco Perrone, direttore dell’Unità sperimentazioni cliniche dell’Istituto nazionale tumori di Napoli. “I nuovi farmaci sono molto costosi, perciò si crea un problema di accesso alle terapie.”

Gli effetti delle difficoltà economiche (la cosiddetta tossicità finanziaria) sono evidenti negli USA, dove solo chi può pagare la quota non coperta dall’assicurazione riesce a curarsi senza andare in bancarotta. Uno studio di Perrone ha mostrato che i problemi finanziari influenzano la qualità di vita e la sopravvivenza

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dei pazienti con tumore anche nel nostro Paese, nonostante lo Stato si faccia carico di pagare i farmaci. “Paradossalmente osserviamo molta attenzione nel garantire i farmaci innovativi, ma un calo dell’attenzione rispetto ad altri elementi. I nostri dati indicano che gli esiti della cura del cancro sono sì legati a farmaci


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diseguaglianze in salute tossicità finanziaria istruzione

diseguaglianze all’interno di una singola nazione, gli autori identificano cinque punti chiave: primo, le diseguaglianze nella cura e mortalità per cancro esistono sia nei Paesi ricchi sia in quelli poveri; secondo, gli individui e i gruppi con minori opportunità economiche tendono ad avere tumori diversi rispetto a chi ha opportunità maggiori; terzo, anche se le proporzioni dell’associazione tra status socio-economico (SES) e sopravvivenza cambiano a seconda del tipo di tumore, gli individui con basso SES hanno una mortalità più alta dei cittadini con alto SES per quasi tutti i tumori; quarto, nonostante nel tempo la mortalità per cancro sia diminuita in tutte le fasce di popolazione, il declino è stato più evidente in quelle con alto SES; infine, la variabilità nell’incidenza e nella mortalità per cancro

Cinque punti chiave per ridurre le disparità

e terapie efficaci, ma sono anche connessi a quanto il sistema sociale sia in grado di andare in soccorso di una persona in difficoltà a causa della malattia. Penso per esempio agli effetti negativi del cancro sulla capacità lavorativa del paziente.” Grazie proprio a un finanziamento di AIRC, il gruppo di Perrone sta sviluppando un questionario per valutare la comparsa, la gravità e le conseguenze della tossicità finanzia-

ria. “È un progetto un po’ atipico, per cui trovo molto bello che AIRC sia sensibile anche alla ricerca in oncologia che si fa fuori dal laboratorio. Se noi riuscissimo a capire quali sono i punti critici per uno specifico paziente che si trova ad affrontare una diagnosi di cancro, almeno per alcuni si potrebbero tentare degli interventi.” Per esempio, un tema importante che sta emergendo in queste fasi del progetto è quello del-

la burocrazia necessaria per accedere ai diritti previsti per gli ammalati di cancro. “Ci sono varie leggi che proteggono l’ammalato, ma alcuni rinunciano ad accedervi a causa della burocrazia e ne hanno un danno. Azioni che permettano di semplificare o centralizzare, magari in ospedale, tutto quello che serve in termini di pratiche burocratiche potrebbero consentire a tutti i pazienti di fruire dei diritti previsti dalla legge.”

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DISEGUAGLIANZE Organizzazione sanitaria

osservata nelle varie nazioni e nel tempo suggerisce che le diseguaglianze non sono basate su leggi immutabili della natura, ma sono potenzialmente modificabili. Un elevato status socio-economico corrisponde a maggiori disponibilità finanziarie. Questo consente di acquistare cibi sani e di abitare in case e zone più salubri. Avere un lavoro di livello più elevato riduce il rischio di essere esposti a sostanze o ambienti di lavoro pericolosi. In più, diventa più facile avere tempo per fare attività fisica e per effettuare regolari controlli medici. Tutto ciò contribuisce a ridurre il rischio di ammalarsi. In caso di malattia, un elevato status socio-economico garantisce la possibilità di accedere ai servizi sanitari e di affrontare le spese, dirette o indirette, legate alla patologia.

Vantaggi psicosociali È importante sottolineare che l’istruzione crea opportunità per una salute migliore che vanno al di là del mero aspetto finanziario. Le persone

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più istruite tendono ad adottare stili di vita salutari, riducendo il rischio di obesità attraverso un’alimentazione sana e un livello adeguato di attività fisica, e scegliendo di non fumare e di non eccedere con gli alcolici. In questa maniera si eliminano tre importantissimi fattori di rischio per il cancro, le malattie cardiovascolari e moltissime altre patologie. Chi ha un grado di istruzione maggiore ha in genere anche maggiori capacità di relazione. I legami sociali di un individuo diventano una rete di sicurezza nelle avversità e aiutano ad ammortizzare lo stress, compreso quello legato alla diagnosi di una malattia. Inoltre, la capacità di relazione favorisce il dialogo medicopaziente.

per il tumore della mammella, della cervice e del colon-retto sono molto eterogenei. Un rapporto del programma PASSI (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia) mostra che la percentuale delle donne laureate che si sottopongono al test di screening mammografico fuori dalle chiamate organizzate è del 28 per cento, contro il 12 per cento di quelle che hanno raggiunto al massimo il diploma elementare. Per il Pap test, le percentuali sono, rispettivamente, del 42 e del 20 per cento. Accedono inoltre spontaneamente allo screening per il cancro del colon il 12 per cento dei laureati e il 5 per cento dei meno istruiti. Il rapporto mostra però che se lo screening è organizzato (ovvero se ci pensa il Sistema sanitario a chiamare le persone per i controlli, con avvisi e lettere) la partecipazione praticamente non è influenzata dal titolo di studio. Questo dimostra che si possono mettere in atto azioni concrete per mitigare o evitare le iniquità che dipendono dai cosiddetti “determinanti sociali della salute” ossia, secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità, “le condizioni in cui le persone nascono, crescono, vivono, lavorano e invecchiano”.

L’informazione è importante per la diagnosi precoce

Maggiore consapevolezza

Un individuo bene inserito nella società è più informato in tema di salute. E l’informazione gioca un ruolo importante nel campo della diagnosi precoce. In Italia, i numeri della partecipazione ai programmi di screening


ONCOLOGIA MEDICA I tumori più aggressivi

Polmone, cervello e pancreas i nemici da combattere Sono questi i tumori che, in proporzione al numero di malati, mietono più vittime perché sono anche i più aggressivi. La ricerca ha bisogno di aiuto per accelerare lo sviluppo di nuove cure

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a cura della REDAZIONE er riuscire a sconfiggerli, il cammino che la ricerca deve fare è ancora molto lungo. Sono i tumori più aggressivi, quelli che, a parità di numero di persone che si ammalano, mietono più vittime. Colpiscono il polmone, il cervello o il pancreas e le ragioni che li rendono difficili da curare variano a seconda del tipo di tumore.

Per questo AIRC si è impegnata nel sostenere la carriera scientifica di giovani ricercatori il cui obiettivo di studio è rappresentato da queste forme di cancro. FREQUENTE E OSTICO Secondo AIRTUM (l’Associazione italiana registri tumori) ogni anno le nuove diagnosi di tumore del polmone sono circa 38.000. Rappresentano l’11 per cento di tutte le

diagnosi di tumore nella popolazione, il 15 per cento delle nuove diagnosi negli uomini e il 6 per cento nelle donne, nelle quali l’incidenza della malattia è in crescita per via della sempre maggiore diffusione dell’abitudine al fumo. Nel corso della vita, un uomo su 10 e una donna su 44 rischiano di morire a causa di questa malattia. In particolare, nel nostro Paese, questa neoplasia è la prima causa di morte per tumore negli uomini e la terza nelle donne: si tratta di quasi 34.000 decessi in un anno. “La causa principale è il fumo di sigaretta, ma circa il 10 per cento dei tumori al polmone è provocato dal fumo passivo, dall’inquinamen-

to ambientale o da predisposizione genetica, quindi sono a rischio anche persone che non hanno mai fumato” spiega Ugo Pastorino, direttore della Struttura complessa di chirurgia toracica dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano. La neoplasia del polmone rimane difficile da curare, specie se non viene diagnosticata in fase molto precoce. “Abbiamo però registrato, negli ultimi anni, dei miglioramenti sul piano sia della diagnosi sia della chirurgia, che è diventata sempre meno invasiva. Anche la radioterapia è più mirata ed efficace e disponiamo di nuove categorie di farmaci bersaglio. Abbiamo poi farmaci immunoterapici, che au-

La diagnosi precoce fa spesso la differenza

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ONCOLOGIA MEDICA I tumori più aggressivi mentano la capacità dell’organismo di combattere il tumore” prosegue Pastorino. La sopravvivenza dipende anche dall’integrazione delle cure, ma nuove ricerche sono necessarie per identificare le categorie di pazienti che possono trarre benefici dalle diverse terapie disponibili e dalla diagnosi precoce con TC spirale e biomarcatori nel sangue. Nel campo del trattamento dei tumori polmonari, quindi, la sfida principale per la ricerca è lo sviluppo di sistemi di screening sempre più precisi e affidabili e l’identificazione di terapie di precisione sulla base delle caratteristiche molecolari del singolo paziente.

RARI E POCO CURABILI I tumori primitivi del cervello (cioè quelli che non sono metastasi di tumori originati in altri organi) rappresentano solo il 3 per cento di tutte le forme di cancro ma, rispetto ad altri tipi di tumore, sono responsabili del maggior numero di anni di vita persi. Purtroppo i progressi nella cura sono ancora scarsi e la sopravvivenza media a 5 anni è, in Italia, intorno al 25 per cento. Nell’insieme, le neoplasie cerebrali sono, secondo i dati ufficiali del Ministero della salute, la dodicesima causa di morte per tumore e responsabili del 3 per cento dei decessi per forme maligne. Gli ultimi dati disponibi-

I tumori cerebrali primari sono rari

INIZIATIVE

UN FONDO DI IMPRESE PER SUPPORTARE LA RICERCA

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roprio alla ricerca sui tumori del polmone, del cervello e del pancreas il Fondo Impresa contro il cancro ha dedicato un appello, cui hanno risposto circa 600 aziende. Il Fondo, nato nel 2018 e dedicato alle piccole e medie imprese che vogliono abbracciare la sfida di rendere il cancro sempre più curabile, ha raggiunto oggi i 2.500 aderenti, a dimostrazione dell’attenzione che l’imprenditoria italiana riserva a tematiche di tale impatto sociale. Un risultato importante, che non deve però farci ritenere soddisfatti. Per vincere la battaglia contro il cancro è necessario essere uniti, e il Fondo Impresa contro il cancro è lo strumento giusto per continuare a convogliare le proprie donazioni verso un grande obiettivo comune. Per qualsiasi informazione e per aderire: 800.777.222 oppure impresacontroilcancro@airc.it

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In questo articolo:

cancro al polmone tumore del pancreas tumori cerebrali

li, raccolti nel 2018, segnalano 6.000 nuove diagnosi l’anno, con una lieve prevalenza tra gli uomini rispetto alle donne. I tumori cerebrali colpiscono prevalentemente i giovani sotto i 15 anni di età (rappresentano il 13 per cento di tutte le neoplasie in questa fascia d’età e il 7 per cento nella fascia dai 15 ai 19 anni). “Ogni anno contiamo 14 casi di neoplasie primitive ogni 100.000 persone” spiega Gaetano Finocchiaro, direttore dell’Unità operativa di neuro-oncologia dell’Istituto Besta di Milano. Negli ultimi anni sono stati fatti molti passi avanti, in particolare nel campo della diagnosi, della chirurgia e della radioterapia, ma ancora non si procede abbastanza spediti. “La ragione principale della difficoltà di cura dei tumori cerebrali è la localizzazione stessa” aggiunge Finocchiaro. “Non possiamo fare biopsie ripetute e, di conseguenza, non riusciamo a seguire l’evoluzione biologica del tumore durante le cure. Negli ultimi anni, però, abbiamo cominciato a usare le tecniche di analisi del DNA tumorale sul liquido cefalorachidiano, che si ottiene con una semplice puntura lombare. Così possiamo vedere se le terapie sono efficaci e in che misura.” Sul piano delle nuove cure i risultati più promettenti si attendono nel trattamento del glioblastoma, in particolare tramite lo sviluppo sia di terapie mirate orientate verso specifici bersagli molecolari sia dell’immunoterapia. Fino a poco tempo fa si riteneva che i tumori cerebrali

fossero tumori “freddi”, ovvero poco capaci di attivare le risposte del sistema immunitario, anche per la loro posizione nell’organismo. Oggi, invece, sappiamo che il sistema immunitario ha un ruolo di primo piano anche nel cervello, ma nuovi studi sono necessari per capire se utilizzare farmaci per modificare il microambiente che circonda il tumore e renderlo più ricettivo all’azione del sistema immunitario, oppure usarne altri che attivino il sistema immunitario stesso. C’è spazio anche per le cosiddette terapie cellulari, per ora solo sperimentali. UN TUMORE IN CRESCITA Il cancro del pancreas colpisce ogni anno circa 13.800 persone in Italia, e corrisponde al 4 per cento di tutti i tumori di nuova diagnosi tra maschi e femmine. I numeri sono in crescita, complici gli stili di vita scorretti, e in particolare il fumo, che è uno dei principali fattori di rischio. Solo il 7 per cento dei casi viene diagnosticato in fase iniziale, quando la malattia è aggredibile con successo. Le difficoltà diagnostiche dipendono anche dall’assenza di sintomi precoci e dalla localizzazione del pancreas nella parte posteriore della cavità addominale, dietro lo stomaco e vicino alla colonna vertebrale. Le forme più aggressive sono quelle che colpiscono la parte dell’organo che produce enzimi digestivi (tumori esocrini), anche se nel 15 per cento dei casi i tumori che originano in questa sede sono benigni. I tumori che colpiscono la parte endocrina dell’organo, cioè quel-


la che produce l’insulina per il controllo dei livelli di zuccheri nel sangue, sono invece per lo più maligni ma in molti casi a lentissima crescita e più facili da curare. «Negli ultimi anni abbiamo capito che i tumori più aggressivi possono essere preceduti da forme cistiche dei grossi dotti, che si vedono all’ecografia e possono essere asportate chirurgicamente» spiega Aldo Scarpa, direttore del Centro di ricerca applicata sul cancro ARC-Net dell’Università di Verona. «È possibile quindi tenere sotto controllo le persone più a rischio, ma non è del tutto chiaro quali categorie possono beneficiare di screening frequenti.» Recentemente è stato anche completato un importante progetto di sequenziamento del genoma tumorale che ha permesso di classificare meglio le tipologie di carcinoma del pancreas, un passo necessario per poter sviluppare terapie più efficaci. «Solo in due casi su 10 possiamo procedere a un’asportazione chirurgica del tumore alla diagnosi» spiega Scarpa. «In altri possiamo ridurre la massa tumorale con farmaci per renderla asportabile chirurgicamente, ma nella maggioranza dei casi, purtroppo, arriviamo troppo tardi.» Ecco perché la ricerca è essenziale: «Su questo tumore vi è una intensa attività coordinata a livello internazionale» conclude Scarpa. «Ci siamo infatti divisi il compito di testare possibili terapie nei vari sottogruppi individuati con l’analisi del genoma, nella speranza di trovare per tutti la combinazione giusta.» GENNAIO 2020 | FONDAMENTALE | 17


BORSE DI STUDIO iCARE-2

I giovani non stanno fermi a guardare Grazie alla Fondazione AIRC e all’Unione europea, i giovani ricercatori possono mettersi alla prova all’estero e tornare poi con il loro carico d’esperienza in Italia

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a cura dI ELENA RIBOLDI nche quest’anno è partito il programma iCARE-2 per la mobilità internazionale dei giovani ricercatori. Si tratta di un’importante opportunità per chi ha già maturato una certa esperienza nel campo della ricerca oncologica. Una fellowship (borsa di studio) iCARE-2 garantisce al giovane ricercatore di talento di potersi dedicare per tre anni a un progetto di suo interesse finalizzato allo studio e alla cura del cancro. Il programma iCARE-2 finanzia ben 30 fellowship e a renderlo possibile sono i fondi messi a disposizione dalla Fondazio-

Queste borse di studio sono state co-finanziata da AIRC e dal programma di ricerca e innovazione dell’Unione Europea Horizon 2020 mediante il contratto Marie Skłodowska Curie numero 800924


In questo articolo: borse di studio Comunità europea cofinanziamenti

ne AIRC e dall’Unione europea attraverso il programma Horizon 2020.

In e out Esistono tre tipi di borse di studio. La Outgoing Fellowship è destinata ai giovani ricercatori, italiani e non, che hanno già alle spalle tre anni di esperienza in un istituto di ricerca italiano e che desiderano acquisire nuove competenze ed entrare in contatto con esperti di altri istituti europei. La Incoming Fellowship è invece destinata ai giovani ricercatori stranieri che scelgono un istituto del nostro Paese come sede ideale per il loro accrescimento professionale. Infine, la Reintegration Fellowship è destinata ai ricercatori italiani che hanno trascorso almeno due degli ultimi tre anni in centri di ricerca esteri e desiderano riportare il loro bagaglio di esperienze nel nostro Paese. Due elementi assicurano il successo di questa iniziativa: la forte motivazione e la selezione meritocratica dei candidati. Sono i giovani ricercatori a proporre progetto e destinazione. Una commissione ad hoc vaglia le proposte per selezionare quelle più promettenti e i candidati più meritevoli sulla base del curriculum. La selezione, condotta in modo trasparente secondo criteri prestabiliti, tiene conto anche della qualità dell’istituto ospitante, che deve consentire al giovane scienziato di poter lavorare al meglio. Per saperne di più abbiamo parlato con i diretti interessati. Giuseppina, Joana e Luca hanno iniziato nel 2019 il loro progetto iCARE-2.

Ibridi DNA:RNA Giuseppina D’Alessandro si è laureata in biotecnologie a Bari e poi si è trasferita a Milano, all’Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM), per il dottorato di ricerca in medicina molecolare. All’IFOM, Giuseppina ha avuto come supervisore Fabrizio d’Adda di Fagagna. “Il suo gruppo studia da sempre il danno al DNA e, negli ultimi anni, ha

fatto una scoperta sorprendente: molecole di RNA vengono sintetizzate dove il DNA è danneggiato e contribuiscono a ripararlo” spiega Giuseppina. Giuseppina ha deciso di approfondire questo argomento presso il Wellcome Trust/Cancer Research UK Gurdon Institute. “La Outgoing Fellowship iCARE-2 mi ha permesso di trasferirmi a Cambridge, nel gruppo di Steve Jackson, un rinomato scienziato nel campo della risposta al danno al DNA, che ha contribuito allo sviluppo di farmaci ora approvati per il trattamento di alcune tipologie di tumori. Cambridge è un ambiente dinamico e stimolante, il ‘paese dei balocchi’ per noi ricercatori, per questo mi ritengo molto fortunata.” Ora Giuseppina sta lavorando all’identificazione di nuovi RNA coinvolti nella risposta al danno del DNA. “Questi RNA potrebbero essere dei nuovi biomarcatori tumorali e bloccare la loro funzione potrebbe rivelarsi terapeuticamente utile per contrastare alcune forme di neoplasie.”

Nuovi farmaci per il tumore del pancreas

Joana Costa Reis è una giovane ricercatrice portoghese. Ha ottenuto un dottorato in chimica farmaceutica lavorando sullo sviluppo di piccole molecole in grado di inibire alcune proteine espresse dai tumori. “Durante l’ultimo anno del dottorato sono stata visiting student presso l’Università degli Studi di Pavia e ho conosciuto Andrea Mattevi” racconta Joana. “Ho deciso di fare domanda per l’Incoming Fellowship iCARE-2 per lavorare con lui a Pavia sulle NADPH ossidasi, una famiglia di enzimi coinvolti nel cancro. Il progetto è estremamente interessante e ho l’opportunità di lavorare in un laboratorio di alto livello dove posso crescere come scienziata.” Joana descrive con entusiasmo le grandi potenzialità del progetto: “Vo-

gliamo capire il ruolo delle NADPH ossidasi (NOX) nel cancro. Sono enzimi coinvolti nella progressione di molti tipi di tumore. In particolare, NOX4 sembra cruciale per lo sviluppo del carcinoma duttale del pancreas, un tumore particolarmente letale. I miei sforzi si concentrano sul processo di drug discovery, nello specifico sulla progettazione di inibitori specifici di questi enzimi da usare come farmaci”.

Nanotecnologie e cellule staminali tumorali

Luca Tirinato ha alle spalle un percorso notevole. Dopo il dottorato in ingegneria biomedica e informatica ha passato sette anni in laboratori in giro per il mondo, in Svezia, Arabia Saudita e Germania. Da maggio 2019 è rientrato in Italia e lavora all’Università degli Studi “Magna Græcia” di Catanzaro grazie alla Reintegration Fellowship iCARE-2. “Il desiderio di tornare c’era, purché le condizioni fossero scientificamente valide” dice Luca. “Rientrare sotto l’egida di un’organizzazione di fama internazionale come AIRC ti dà prestigio e soddisfazione perché sai di aver superato una selezione grazie a quello che hai costruito negli anni. È una sfida che comporta una grande responsabilità: so di non dovere tradire la fiducia che mi è stata data. Ma c’è tanta voglia di fare bene, anzi benissimo in Italia.” “Gli studi all’estero mi hanno portato a guardare al cancro in un’ottica un po’ diversa da quella classica, cioè sfruttando le nanotecnologie” spiega Luca. “Il mio campo di ricerca sono le cellule staminali tumorali. Le cellule staminali tumorali del cancro al colon sono caratterizzate dalla presenza di minuscole goccioline lipidiche (lipid droplets). Voglio studiare il ruolo di queste goccioline e cercare di interferire con la loro azione. La speranza è che, così facendo, le cellule staminali tumorali diventino sensibili ai trattamenti.”

iCARE-2

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TESTIMONIANZA Grandi donatori

Una speranza concreta per il futuro Vally Seberich ha trasformato il dolore per la perdita del nipote in un gesto di grande fiducia nell’avvenire, finanziando una borsa di studio a favore dei giovani ricercatori

“S

a cura di LAURA DE CARLO arebbe bello debellare questa malattia.” Con un sorriso gentile Vally Seberich formula un obiettivo ambizioso e molto preciso. Il dolore per la perdita di un nipote a causa di un cancro è stato enorme (“Non ero preparata a questo: mio nipote era tanto più giovane di me, e il cancro lo ha portato via”) e l’ha spinta a finanziare una borsa di studio AIRC intitolata all’amatissimo marito, Giuseppe Schiavelli. Il primo incontro tra Vally e Orso Maria Romano, il fisico 31enne che

proprio grazie a questa borsa di studio potrà portare avanti un importante lavoro di ricerca oncologica, è l’occasione giusta perché lei, superando l’emozione, si racconti: la sua passione per lo sport; le difficoltà affrontate nel dopoguerra, quando con il marito è stata costretta ad abbandonare Fiume, la sua città natale; e la nuova vita a Roma, che li vede entrambi impegnati per la comunità fiumana della capitale. Giuseppe Schiavelli, giornalista e scrittore, diventa una delle voci di spicco nel narrare le storie dei profughi e dei caduti fiumani. Un legame con la loro cultura di origine che Vally tiene vivo anche quando, nel 2004, Giuseppe viene a mancare. Con il passare del tempo, Vally sente però il desiderio di impegnarsi su altri fronti, con donazioni importanti a diverse organizzazioni. Nascono così una scuola e un ospedale in Tunisia, ma anche tanto altro: “Non ho voluto aspettare di morire; facendolo in vita almeno ti possono dire grazie”. E oggi Vally ha l’opportunità di conoscere Orso, di sapere qualcosa su di lui e sul suo lavoro. Dopo 5 anni e un dottorato a Parigi, Orso è tornato a lavorare in Italia:

VUOI FARE UNA GRANDE DONAZIONE? CONTATTACI! Se desideri legare il tuo nome, o il nome di una persona cara, alla lotta in prima linea contro il cancro, puoi scegliere anche tu, come Vally, di istituire una borsa di studio biennale o triennale intitolata. Con una donazione straordinaria di 25.000 euro annui, contribuirai concretamente al sostegno della ricerca oncologica tramite

la formazione di un giovane e brillante ricercatore. Per ogni domanda specifica e per individuare la formula di donazione più giusta per te è a disposizione il personale dell’ufficio Grandi donatori, diretto da Chiara Blasi.

tel. 02 779 72 87 chiara.blasi@airc.it

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“Nella squadra dei ricercatori dell’IFOM ho trovato qualcosa di speciale”. Un’equipe multidisciplinare che si rivolge alla ricerca sul cancro con uno sguardo molto ampio. Orso divide le sue giornate tra ricerca individuale e il lavoro in gruppo: “Ognuno porta qualcosa, e tutti fruiscono dei risultati. In questo modo la ricerca corre, molto più di prima”. Anche per il giovane scienziato questo è un momento ricco di significato: “Sicuramente incontrare la signora Vally e il suo sguardo giovane,

Vally Seberich e Orso Maria Romano

pieno di umanità, avrà un forte impatto su come vivo la mia quotidianità all’IFOM. Incontri così riempiono il cuore e ci ricordano quanto importanti siano le aspettative che le persone ripongono nel nostro lavoro. Rappresentiamo un motivo di speranza per i famigliari di persone che stanno combattendo la malattia, nonché di fiducia nel futuro, nonostante il dolore, per quanti hanno perso qualcuno di caro: ogni ricercatore che lavora sulla biologia del cancro dovrebbe avere opportunità come queste”. Essere accolto da Vally nella sua casa, e avere la sua affettuosa attenzione, è per Orso “un gesto che testimonia una grande fiducia nei confronti di AIRC e dei giovani ricercatori ai quali ha deciso di dare il suo aiuto”. Per Vally, Orso rappresenta “una speranza concreta per il futuro”: il giorno in cui dal cancro si potrà guarire.


FARMACI INNOVATIVI Prescrizioni

Norme e tutele per le prescrizioni sperimentali Se un medico ritiene che un paziente possa trarre beneficio da una cura ancora sperimentale e non disponibile in commercio, esistono diversi strumenti legislativi, in Italia e all’estero, perché il malato possa accedervi, purché vi siano ragionevoli probabilità che la cura sia utile

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a cura di DANIELA OVADIA apita di leggere sui giornali storie di pazienti che si sono sottoposti all’estero a terapie anticancro non disponibili in Italia. La migrazione dei pazienti per accedere a cure non ancora registrate nel proprio Paese di origine è un fenomeno in crescita, così diffuso da aver indotto la rivista medica The Lancet, nel gennaio dell’anno scorso, a pubblicare un lungo articolo in merito, spiegando le insidie delle raccolte fondi lanciate online per sostenere tentativi di cura con farmaci non approvati o, peggio, con terapie pseudoscientifiche. Dietro la richiesta di accedere a cure ancora sperimentali, infatti, vi sono spesso tante illusioni e poca scienza e, talvolta, anche il rischio di incappare in persone prive di scrupoli che promettono risultati non supportati da prove.

Le ragioni dell’indisponibilità Vi sono comunque le dovute eccezioni. Può accadere che una terapia potenzialmente utile, o considerata tale dal medico curante, non sia accessibile per varie ragioni. I farmaci, prima di essere approvati per un certo utilizzo, devono dimostrare di non essere tossici e di essere effettivamente efficaci nella cura di una determinata malattia. Con lo sviluppo delle conoscenze in oncologia molecolare, un farmaco diretto contro uno specifico bersaglio presente in diversi tipi di tumori può risultare approvato per un solo tipo di cancro, anche se teoricamente potrebbe servire a curare anche altre forme tumorali. “La scelta delle indicazioni di una terapia dipende da ragioni scientifiche (fare ricerca sulle singole malattie è lungo e faticoso) oppure economiche, perché GENNAIO 2020 | FONDAMENTALE | 21


In questo articolo:

FARMACI INNOVATIVI Prescrizioni

nuove cure sperimentazioni diritti dei pazienti

terapie sperimentali fuori dai protocolli di ricerca. In tutti gli altri casi, la commissione che valuta le richieste ha ritenuto che vi fossero troppi rischi e insufficienti garanzie di benefici.

Le leggi italiane l’autorizzazione ha un costo e l’azienda produttrice può non avere interesse a registrare una nuova molecola per indicazioni rare” spiega Massimo Di Maio, del Dipartimento di oncologia dell’Università di Torino, che per conto dell’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM) ha curato una recente guida alle normative che nel nostro Paese regolano l’accesso ai farmaci sperimentali. In altri casi ancora, invece, può capitare che il farmaco sia disponibile nei centri che fanno ricerca ma si siano esauriti i posti per i pazienti previsti dalla sperimentazione (che di solito riguarda un numero limitato di soggetti con caratteristiche ben precise). Alla luce di questi ostacoli non sormontabili, gli Stati Uniti hanno approvato, nel maggio del 2018, una legge federale chiamata Right to Try, ovvero “diritto a provare”. L’iniziativa ha cercato di mettere ordine nella grande quantità di leggi simili promosse, a partire dal 2014, dai singoli stati degli USA, per permettere ai malati gravi e senza più opzioni terapeutiche di accedere a cure ancora sperimentali senza dover aspettare il parere favorevole della Food and Drug Administration, l’ente che approva le nuove molecole. 22 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2020

“Prescrivere un farmaco non approvato espone il medico che lo usa a rischi legali, e il Right to Try consente, se la richiesta è giudicata ragionevole da un’apposita commissione di verifica, di ottenere protezione legale in caso di eventuali effetti indesiderati non conosciuti” spiega Howard Burris III, presidente di ASCO, la più importante associazione di oncologia clinica statunitense. “I pazienti, però, provano farmaci non ancora del tutto sperimentati a loro rischio e pericolo e, spesso, anche a proprie spese. La legge, infatti, non prevede la copertura economica.” Anche se la promulgazione di questa norma aveva acceso le speranze di molti malati, in verità, da quando è in vigore, solo due pazienti hanno ottenuto il permesso di utilizzare

Anche in Italia è possibile accedere a terapie sperimentali non ancora approvate facendo riferimento a diverse leggi, come chiarisce la guida che AIOM ha appena rilasciato in una doppia versione, sia per il medico sia per i pazienti. “Vi sono diverse norme che regolano l’accesso precoce alle terapie, il cosiddetto early access” spiega Di Maio. “Innanzitutto, la legge 648/1996 prevede la possibilità di erogare, a carico del Servizio sanitario nazionale, farmaci con specifiche caratteristiche, in particolare nei casi in cui non siano disponibili alternative terapeutiche valide oppure si tratti di: medicinali innovativi in commercio solo in altri Stati; medicinali non ancora autorizzati, ma in corso di sperimentazione clinica; medicinali da impiegare per una indicazione terapeutica diversa da quella autorizzata. Vi è poi il fondo AIFA 5 per cento, per l’impiego, a carico del Servizio sanitario nazionale, sia di farmaci orfani per il trattamento di malattie rare sia di terapie che rappresentano una speranza di cura, in attesa della loro commercializzazione, per patologie particolari o gravi.” Proprio a seguito dell’istituzione di questo fondo da parte di AIFA (l’Agenzia italiana del farmaco, che approva i farmaci e ne determina il prezzo), le aziende farmaceutiche sono tenute a versare un contributo pari al 5 per cento del proprio fatturato annuo (nel 2018 il fondo ammontava a poco più di 18 milioni di euro, soldi a disposizione di chi ha bisogno di cure fuori prontuario). “Un’altra via possibile, per chi deve ottenere una terapia non comune, è


quella della legge 94/1998 che consente la prescrizione da parte di un medico, sotto la sua esclusiva e diretta responsabilità, di medicinali regolarmente in commercio ma per una indicazione non prevista. È il cosiddetto impiego off label” continua Di Maio. “A differenza degli esempi precedenti (che prevedono il rimborso del farmaco da parte del Servizio sanitario nazionale) e del ricorso al Fondo AIFA 5 per cento (che implica il rimborso da parte di AIFA), la legge 94/1998 prevede che la terapia sia a carico del paziente o dell’azienda sanitaria in caso di ricovero.” Infine esiste anche un decreto ministeriale, emesso il 7 settembre 2017, che disciplina il ricorso al cosiddetto uso compassionevole, ovvero la prescrizione di una cura ancora in fase di sperimentazione clinica, al di fuori della sperimentazione stessa, in pazienti affetti da malattie gravi o che si trovino in pericolo di vita, quando, a giudizio del medico, non vi siano ulteriori valide alternative terapeutiche. L’uso compassionevole è consentito solo nel caso in cui il paziente non possa essere incluso in uno studio oppure per i malati già trattati nell’ambito di una sperimentazione ormai conclusa ma che abbiano ottenuto dei miglioramenti dalla cura. In questo caso i costi sono a carico delle aziende farmaceutiche. Tutti questi strumenti possono essere usati anche per ottenere un farmaco in una Regione in cui non è disponibile. In Italia, infatti, le cure innovative vengono approvate a livello nazionale, ma ogni Regione ha un proprio prontuario, al quale sia i medici sia gli ospedali si devono attenere. È quindi possibile che, specie per le cure più costose, ci siano differenze di accesso, sia in termini di tempi sia di rimborsabilità. “Per ciascuno di questi utilizzi esistono procedure burocratiche che il medico deve avviare per ottenere l’autorizzazione” conclude Di Maio. “Si tratta di una tutela per i pazienti, perché una cura sperimentale ha sempre, per definizione, più incognite di una terapia già approvata.”

APPROVATE LE TERAPIE CELLULARI

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el mese di febbraio dell’anno scorso il giovane medico Lorenzo Farinelli, colpito da un linfoma non Hodgkin, cercava di raccogliere su una piattaforma di crowdfunding la somma necessaria a sottoporsi all’estero alla terapia CAR-T. Si tratta di una cura in cui i linfociti T del paziente vengono prelevati, modificati geneticamente in laboratorio per esprimere un recettore che li rende attivi contro la malattia, quindi reinfusi nel malato. Farinelli ha raggiunto la somma necessaria ma non ha fatto in tempo a partire. Dopo la sua scomparsa, la famiglia ha donato quanto raccolto a istituzioni legate alla ricerca oncologica. La sua storia, come altre di pazienti che sono volati all’estero a spese proprie, ha messo in luce la particolarità e complessità delle

terapie cellulari, per alcuni versi distanti dalle cure farmacologiche classiche. Sono differenze che rendono la registrazione e l’accesso a questo tipo di trattamento ancora più difficili: a limitarne l’uso ci sono le tante incognite legate alle indicazioni, agli effetti collaterali e, non ultimo, al costo. Dal mese di settembre scorso, la prima terapia di tipo CAR-T è stata approvata dall’AIFA ed è disponibile per i pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B che non rispondono alle cure standard e per i pazienti fino a 25 anni di età con leucemia linfoblastica acuta a cellule B. Ma la terapia CAR-T non funziona per tutti ed è gravata da effetti collaterali anche importanti, specie di tipo neurologico. Per questa ragione l’AIFA ha selezionato alcuni centri di riferimento, gli unici autorizzati a somministrarla. Anche il pagamento della cura alle case farmaceutiche che la producono seguirà un percorso particolare: verranno pagati solo i trattamenti che funzionano, non quelli che falliscono.

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IFOM – ISTITUTO FIRC DI ONCOLOGIA MOLECOLARE Nutrizione e ricerca di base

Nutrizione, metabolismo e cancro. Legame antico, soluzioni nuove Un rinnovato interesse per lo studio del metabolismo sembra aprire nuove opportunità anche nella cura dei tumori e nell’utilizzo più mirato di consigli nutrizionali e farmaci già noti

NUOVE TECNOLOGIE

L’OMICA DEL METABOLISMO

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na buona parte del rinnovato interesse per lo studio del metabolismo è strettamente legato alla rivoluzione tecnologica degli ultimi anni e all’avvento delle cosiddette “omiche”. In particolare, quando si parla di metabolismo l’omica in questione è la metabolomica, cioè la tecnologia che studia le molecole (metaboliti) che si formano in seguito ai diversi processi biochimici all’interno delle cellule. Come succede per i geni con la genomica, la metabolomica permette di studiare l’intero metaboloma (l’insieme di tutti i metaboliti) in un colpo solo e praticamente in tempo reale. 24 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2020


In questo articolo: metabolomica nutrizione farmaci

“I

a cura della REDAZIONE l DNA da solo non basta. Dobbiamo fare un passo in più per spiegare alcune caratteristiche e risposte della cellula tumorale e per arrivare alla cura della malattia.” Una frase molto forte se si pensa che gran parte della ricerca degli ultimi decenni si è basata sull’assunto che il cancro è a tutti gli effetti una malattia dei geni. E che risulta ancora più forte se a pronunciarla è Marco Foiani, direttore scientifico dell’IFOM di Milano, la cui attenzione professionale è da sempre concentrata proprio sul DNA. “I recenti sviluppi tecnologici, accompagnati da una vera e propria rivoluzione culturale, hanno acceso i riflettori su altri aspetti, come lo studio del metabolismo e del suo legame con numerose patologie, incluso il cancro” dice, sottolineando il ruolo di primo piano che la nutrizione può assumere in questo contesto. TRE STRADE CHE SI UNISCONO C’erano una volta il biochimico che studiava il metabolismo e il genetista (o il biologo molecolare) che studiava il DNA, ciascuno nel proprio laboratorio. Delle caratteristiche meccaniche e della plasticità delle cellule, quella che oggi si chiama meccanobiologia, fino a poco fa non ci si occupava nemmeno. “Eppure queste sono vie che devono essere percorse insieme se vogliamo davvero capire come funziona il cancro e arrivare a una cura definitiva” spiega Foiani, ricordando le tre principali caratteristiche della cellula tumorale, che la differenziano da

quella sana: i difetti o instabilità nel patrimonio genetico, dunque del DNA; la maggiore plasticità, che la rende capace anche per questo di invadere altri tessuti; e il metabolismo anomalo, di cui siamo al corrente da oltre un secolo e che, come emerge dalle ricerche più recenti, può influenzare le altre due proprietà. “I ricercatori hanno capito che queste tre componenti si intrecciano e stanno lavorando insieme per comprenderle nella loro globalità” dice Foiani. EPIDEMIOLOGIA O RICERCA DI BASE? Come studiare il legame tra metabolismo, nutrizione e cancro? “La vera domanda non è quale dei due approcci (epidemiologia o ricerca di base) scegliere, ma piuttosto come integrarli per ottenere il massimo da entrambi” afferma Foiani, convinto che la ricerca di base abbia un ruolo di primo piano nel comprendere in dettaglio i meccanismi che regolano tale legame e trovare i bersagli sui quali intervenire per il bene del paziente. In effetti l’epidemiologia, ovvero la scienza che studia l’insorgenza delle malattie e i fattori che le determinano, per molti anni ha costituito l’unico approccio disponibile per studiare questi aspetti della salute. Oggi resta fondamentale, ma deve necessariamente dialogare con la ricerca genetica e molecolare. “Non è vero che studiare i meccanismi di base allontana dalla vita reale. Anzi, è l’esatto opposto: nessuna raccomandazione su cosa mangiare ha davvero senso senza tenere conto dei circuiti molecolari e delle caratteristiche gene-

tiche dei singoli individui” dice l’esperto, che assieme a Valter Longo e Vincenzo Costanzo si occupa più direttamente dello studio del metabolismo e del suo legame con la nutrizione e i tumori all’IFOM di Milano. I risultati ottenuti dai gruppi guidati dai tre ricercatori hanno già aiutato a fare luce sull’argomento e hanno permesso di dare il via a studi clinici su pazienti, grazie anche alla collaborazione di altri esperti che lavorano a Milano, come Saverio Minucci dell’Istituto europeo di oncologia e Filippo De Braud dell’Istituto nazionale dei tumori.

con farmaci utilizzati da anni per controllare gli scompensi metabolici, come per esempio le statine o la metformina, che riducono, rispettivamente, i livelli di colesterolo e di glucosio. “Longo fu il primo a dimostrare che affamando la cellula si migliora la sua capacità di rispondere in modo efficace al danno al DNA provocato, per esempio, dalla chemioterapia” ricorda l’esperto. “Sappiamo anche che con un digiuno mirato – che modifica il metabolismo – si rende più efficace la chemioterapia nei pazienti” aggiunge. A questo punto si può pensare di modificare il metabolismo con i farmaci già citati e diminuire così la quantità di chemioterapico necessaria per raggiungere l’effetto sperato. Un traguardo importante per ridurre gli effetti collaterali del trattamento e senza dubbio meno impegnativo di un digiuno per il paziente, magari già debilitato dalla malattia. Sul piano pratico si tratta in un certo senso di una scorciatoia, dal momento che si cerca di utilizzare farmaci noti da anni (e in genere anche relativamente economici) e non di introdurre nuove molecole. “Per arrivare a questi traguardi dobbiamo continuare a studiare in dettaglio i meccanismi che legano nutrizione, metabolismo, genoma e cancro” conclude Foiani.

Il metabolismo influenza il rischio oncologico

SPERANZE CONCRETE Ciò che mangiamo influenza dunque il metabolismo, il quale a sua volta influenza il rischio di insorgenza del cancro o la sua progressione. “Uno dei concetti chiave in questo senso è la restrizione calorica” spiega Foiani. La cellula del tumore è in grado di modificare il proprio metabolismo per crescere e invadere i tessuti e lo fa molto più facilmente se dispone di tanta energia, ovvero se la persona ha una dieta particolarmente ricca. Anche per questa ragione ciò che mettiamo nel piatto influenza il rischio oncologico. “La buona notizia è che sul metabolismo possiamo agire abbastanza facilmente, sia con modifiche nella dieta sia

IFOM, l’Istituto di oncologia molecolare che svolge attività scientifica d’avanguardia a beneficio dei pazienti oncologici, è sostenuto dalla FIRC.

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FARE CHIAREZZA Integratori

Supplementi e pillole non possono sostituire il cibo Per prevenire la comparsa di alcuni tumori, c’è chi ricorre a integratori. Le prove a sostegno del loro utilizzo, però, non sono sufficienti a raccomandarne l’uso

“ I

A

a cura della REDAZIONE lcune abitudini alimentari, in particolare il consumo frequente di vegetali, possono ridurre il rischio di ammalarsi di cancro. Spesso però cambiare dieta e seguire regole alimentari più sane si rivela più complicato del previsto: di fatto, le campagne destinate a invogliare le persone a seguire regole alimentari più corrette di rado sortiscono gli effetti previsti. Sono nati così gli integratori alimentari, ovvero formulazioni in pillola di principi attivi che, sulla base di studi epidemiologici e di laboratorio, sembrano fornire protezione dalle malattie, in particolare dal cancro. Il teorico vantaggio degli integratori in pillola, rispetto alla variazione della

IL MONDO DELLE PROMESSE (MANCATE)

ntegratori, fitoterapici, nutraceutici, superfood sono termini ormai di uso quotidiano riferiti a prodotti acquistabili anche nelle farmacie e che promettono di prevenire o curare praticamente ogni disturbo. Ma funzionano? Renato Bruni, docente di botanica farmaceutica presso il

Dipartimento di scienze degli alimenti e del farmaco dell’Università di Parma, spiega in un libro che la questione è tutt’altro che semplice e che anche chi si occupa di studiare le sostanze attive contenute negli alimenti fatica a dare risposte immediate e definitive. Dopo

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aver smascherato le narrazioni del marketing, che spesso assecondano il desiderio di trovare soluzioni semplici per questioni complesse, l’autore racconta con leggerezza (e tanti aneddoti divertenti) cosa dice la letteratura scientifica e quali sono le ricerche disponibili, fornendo una


In questo articolo: integratori vitamine nutrizione

propria dieta, è evidente: con un solo gesto (la pillola) si fornisce all’organismo un dosaggio elevato di sostanze potenzialmente utili (principalmente antiossidanti e vitamine), dosaggio spesso impossibile da raggiungere con la semplice alimentazione. Una volta sottoposta al vaglio delle sperimentazioni, però, la maggior parte degli integratori ha deluso le attese di chi sperava di sopperire con una pillola o una fialetta a un’alimentazione poco sana: non solo l’effetto non è altrettanto benefico, ma in molti casi si è rivelato controproducente, aumentando, anziché diminuire, il rischio di ammalarsi. È probabile infatti che, negli alimenti, l’effetto protettivo, quando presente, derivi dall’azione collaborativa delle varie sostanze miscelate in specifiche proporzioni nei diversi alimenti, piuttosto che dall’azione di un singolo principio attivo. Riprodurre in una compressa le proprietà nutrizionali di un intero alimento è impossibile. Inoltre è tutt’altro che trascurabile il ruolo delle fibre e di altri elementi contenuti nel cibo completo, anche se soltanto in tracce.

Non basta uno studio Uno degli errori più comuni commessi da chi cerca informazioni sul ruolo positivo o negativo che un particolare alimento può esercitare sul rischio di cancro è puntare l’attenzione su un unico studio, a volte neppure condotto sull’uomo. Un esempio molto noto è quello della vitamina E, contenuta in diversi alimenti. Ci sono studi che dimostrano come questo micronutriente – così vengrande quantità di informazioni per aiutare il lettore a prendere decisioni più consapevoli. Renato Bruni Bacche, superfrutti e piante miracolose. Il mondo degli integratori e dei cibi dalle mille promesse Mondadori, 2019 300 pagine, 20 euro

gono definite le vitamine e i sali minerali – abbia effetti protettivi contro il cancro di colon, prostata e vescica, soprattutto grazie al suo ruolo di antiossidante e stimolante per il sistema immunitario. Altri studi affermano il contrario e sostengono, per esempio, che assumere supplementi a base di vitamina E aumenti il rischio di tumore della prostata. Quale di queste affermazioni è vera? In un certo senso entrambe sono corrette: l’effetto rilevato nei diversi studi, infatti, è ambiguo. Le differenze possono dipendere da come sono progettate le ricerche: possono cambiare il numero di pazienti, le caratteristiche dei partecipanti (per età, sesso o presenza di altre malattie), la dose di alimento o integratore consumata, il modo di quantificare le dosi stesse e così via. La lista delle differenze tra due studi può essere molto lunga e può influire in modo decisivo sul risultato finale, spiegando la variabilità delle conclusioni. Un altro caso in cui il supplemento si è rivelato dannoso è quello del betacarotene, un precursore della vitamina A che, secondo alcuni studi, sembra aumentare il rischio di sviluppare un cancro del polmone nei fumatori. Viceversa esistono ricerche che hanno dimostrato come supplementi a base di calcio e persino multivitaminici possano avere un effetto protettivo nei confronti del cancro del colon. Si tratta però di dati complicati da interpretare e, soprattutto, da tradurre in raccomandazioni pratiche. Gli integratori, infatti, non sono farmaci e, prima di metterli in commercio, la legge non impone di dimostrare che facciano bene, ma solo che non siano tossici o pericolosi, cioè che non facciano male. Per questa stessa ragione non si possono indicare, sulle confezioni degli integratori, eventuali pro-

prietà terapeutiche (anche se spesso le persone li assumono nella convinzione che possano essere utili a prevenire o curare determinate malattie) e nemmeno preventive.

Utili in pochi casi Gli integratori sono quindi sempre inutili? Non proprio: possono servire nei casi in cui vi sia una vera e propria carenza oppure una forma di malnutrizione, come per esempio nelle persone anziane o malate che, per ragioni fisiche (perdita di appetito, difficoltà a masticare), si nutrono poco e in modo non sufficientemente vario. La stessa situazione si può verificare nei pazienti sottoposti a chemioterapia, per via dei danni che i farmaci inducono temporaneamente alla mucosa della bocca e che possono interferire con la percezione dei sapori ma anche con la deglutizione. In tutti questi casi sarà il medico stesso a suggerire integratori e supplementi, almeno fino a quando il paziente non potrà riprendere un’alimentazione equilibrata. Il World Cancer Research Fund, la più importante istituzione di ricerca nel campo dell’alimentazione e cancro, ha identificato anche altre situazioni nelle quali i supplementi sono non solo utili ma necessari. Per esempio: la vitamina B12 nelle persone che hanno difficoltà ad assorbire la vitamina stessa (a volte a seguito di una resezione chirurgica legata a un tumore del tratto gastrointestinale); l’acido folico nelle donne che desiderano avere un figlio, per proteggerlo dalle malformazioni del sistema nervoso; la vitamina D nei casi di documentata carenza (ovvero solo dopo che gli esami del sangue dimostrano che c’è una mancanza obiettiva di questa vitamina). GENNAIO 2020 | FONDAMENTALE | 27


I TRAGUARDI DEI NOSTRI

... continua su: airc.it/traguardi-dei-ricercatori

La resistenza nasce con la terapia Uno studio pubblicato su Science da Alberto Bardelli, dell’Istituto di Candiolo, e dai suoi collaboratori chiarisce i dettagli molecolari della comparsa della resistenza ai farmaci, un passo fondamentale per sviluppare cure più efficaci e durature. La resistenza dipende dalla presenza, nel DNA di alcune cellule tumorali, di mutazioni che consentono alle cellule stesse di sopravvivere anche quando sono esposte a una certa terapia. Contrariamente a quanto si pensava finora, il gruppo torinese ha dimostrato che le mutazioni possono rivelarsi dopo

L’obesità favorisce le leucemie L’obesità è un fattore di rischio noto per alcuni tumori. I risultati di uno studio, coordinato da Pier Giuseppe Pelicci dell’IEO di Milano e pubblicato su Haematologica, confermano che l’obesità è un fattore di rischio anche per le leucemie mieloidi acute e in particolare per la leucemia promielocitica. “Siamo partiti dall’analisi dei dati raccolti da un’ampia indagine svolta sulla popolazione inglese, che ha seguito nel tempo ben 5,2 milioni di persone” racconta Pelicci. “Così abbiamo scoperto che

Nel sangue i segni della ricaduta I malati di cancro tendono a formare coaguli e trombi. In uno studio pubblicato sulla rivista Haematologica, un gruppo di ricercatori, guidati da Cinzia Giaccherini dell’Ospedale di Bergamo Papa Giovanni XXIII, ha misurato (tramite un semplice esame del sangue) alcuni marcatori della coagulazione in donne con cancro del seno. Lo scopo era verificare se ci fosse un’associazione con specifiche forme della malattia o se i loro livelli potessero fornire informazioni sul rischio di ricaduta. I marcatori sono stati

l’inizio del trattamento. Per verificarlo, gli autori hanno analizzato comportamenti e caratteristiche molecolari di alcune linee cellulari ricavate da cancro del colon durante la terapia con farmaci a bersaglio molecolare. Hanno così scoperto che in una frazione di cellule tumorali in grado di sopravvivere alle cure si verificano, temporaneamente, sia una diminuzione della capacità di riparare i danni del DNA, sia un aumento degli errori che vengono introdotti durante la duplicazione del DNA stesso. La scoperta potrebbe aprire la strada a significative ricadute cliniche.

con l’aumentare del peso aumenta in modo lineare il rischio di sviluppare un tumore ematologico.” Una conclusione che i ricercatori hanno riscontrato con minime variazioni in altre tre popolazioni – italiana, spagnola, americana. Ciò significa che, oltre all’obesità, anche il contesto in cui questa si sviluppa può rappresentare un fattore di rischio. Lo studio ha inoltre indagato le possibili basi molecolari di questo aumento del rischio: un primo passo fondamentale per individuare nuove strategie terapeutiche.

misurati in 701 donne con carcinoma del seno in fase iniziale prima della chemioterapia. Si è scoperto che i livelli di alcuni di questi marcatori sono più elevati nei tumori di maggiori dimensioni o in caso di metastasi nei linfonodi, e che tipologie di cancro del seno particolarmente aggressive (come il triplo negativo) sono associate ad alti livelli di marcatori di ipercoagulabilità. Saperlo consentirà di valutare in anticipo il rischio di ricaduta e di trattare in modo più aggressivo le donne che hanno più probabilità di riammalarsi.


I GIORNI DELLA RICERCA Quirinale

La forza della ricerca è nell’impegno in comune Pubblichiamo integralmente il discorso che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha pronunciato al Quirinale in occasione dell’annuale cerimonia d’apertura de I Giorni della Ricerca. di Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica innovo un saluto alla vicepresidente del Senato, al rappresentante della Camera dei Deputati, al ministro della salute, al Presidente Torrani, al professor Trinchieri, all’avvocato Valentina Robino e a tutti i presenti. Benvenuti. Per la gran parte, bentornati al Quirinale. La ricerca è un motore di solidarietà, un motore della società sempre più importante. In ogni ambito della vita civile. Ma la ricerca che sospinge i progressi della medicina presenta una

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qualità ulteriore: è un tutore prezioso della vita umana, un aiuto concreto alle persone e alle famiglie. Oggi qui non celebriamo soltanto un settore della scienza, o un importante ambito professionale. Certo, siamo in presenza di medici di elevato valore che danno lustro al nostro Paese e che ogni giorno forniscono aiuto a tanti che ne hanno bisogno. Abbiamo con noi vere e proprie eccellenze – nella lotta contro i tumori – riconosciute in tutto il mondo. Ci sono donne e uomini che han-

no consentito alla scienza di compiere grandi passi in avanti. Ci sono giovani talenti che conducono studi e sperimentazioni in équipe prestigiose e il cui lavoro sta producendo risultati davvero molto significativi. I Giorni della Ricerca, tuttavia, sono nati per andare ancora oltre. Sono divenuti un appuntamento così sentito, e impegnativo, perché ne è derivata la consapevolezza che il tema riguarda tutti. Istituzioni e società. Ricercatori, medici e pazienti. Riguarda la nostra vita di comunità, la nostra organizzazione civile, la nostra cultura. Sono lieto che questo incontro costituisca ormai una tradizione, e che continui a svolgersi nel palazzo del Quirinale, richiamando l’attenzione del Paese, accendendo i riflettori sul valore delle conoscenze scientifiche, invitando ciascuno alla condivisione e dunque alla solidarietà.

La ricerca è un tutore prezioso della vita

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In questo articolo:

I GIORNI DELLA RICERCA Quirinale

Un nemico non così invincibile È trascorso oltre mezzo secolo da quando alcuni coraggiosi pionieri – scienziati e personalità lungimiranti, sostenuti da una grande passione civile – diedero vita all’Associazione Italiana per la Ricerca e decisero di chiamare tutti a raccolta per condurre insieme la battaglia contro i tumori. Il cancro allora sembrava un nemico invincibile. Ma i promotori erano convinti del contrario. Sapevano che l’umanità, la civiltà, la scienza medica avrebbero potuto far vincere la vita. La strada sarebbe stata lunga, il percorso non privo di ostacoli, ma il traguardo realmente raggiungibile. Fiducia nella ricerca vuol dire fiducia nel futuro. Sono stati compiuti grandi e confortanti progressi. Lo abbiamo appena colto dalle parole della signora Valentina Robino: il suo intervento è stato, oltre che un segno di speranza realizzata, Nella foto: Pier Giuseppe Torrani, un vero inno alla vita presidente AIRC e alla sua vittoria.

Quirinale e Sergio Mattarella premio Beppe Della Porta premio Credere nella Ricerca

Le capacità diagnostiche e terapeutiche, le conoscenze approfondite delle patologie, e delle differenze tra di esse, lo sviluppo della prevenzione e le cure sempre più personalizzate hanno ridotto progressivamente la mortalità, hanno allungato le prospettive di vita e ne hanno anche migliorato la qualità in chi si trova a fronteggiare la malattia. Tutto questo sarebbe stato impossibile senza il lavoro faticoso e grandioso, a volte necessariamente per tentativi ma esaltante, dei ricercatori. Tutto questo sarebbe stato impossibile senza il finanziamento alla ricerca, senza cioè quelle risorse materiali indispensabili che costituiscono l’investimento per un domani migliore e il segno tangibile della speranza.

La fiducia nella ricerca è fiducia nel futuro

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Il contributo di tutti Dobbiamo tanto a chi si è fatto battistrada. All’origine c’è un’intuizione che definirei comunitaria: su questo percorso si può procedere soltanto insieme. Non siamo tutti medici o ricercatori. Tutti però possiamo concorrere all’azione per reperire risorse. Tut-

ti dobbiamo crescere nella conoscenza. Tutti possiamo contribuire alla prevenzione, alla cultura della salute, alla crescita sana dei nostri ragazzi. Tutti possiamo partecipare alla costruzione di quella rete di solidarietà, che garantisce sicurezza; negata da comportamenti di egoistica chiusura in se stessi. Sconfiggere definitivamente il cancro è un traguardo possibile solo a condizione di un grande impegno comune. La ricerca stessa va presentata come impresa di comunità, in cui pubblico e privato, istituzioni scientifiche ed enti non profit, cooperino per fini condivisi. Occorre far crescere gli investimenti pubblici, puntare con coraggio sull’intelligenza dei giovani e sulla qualità dei loro maestri, ma al tempo stesso è indispensabile il sostegno delle imprese, delle associazioni, dei singoli cittadini. Siamo grati quindi all’AIRC per come ha sostenuto negli anni e per come sostiene tuttora la ricerca. Per la tenacia, per la creatività, per l’organizzazione. Ogni mese si fanno nuovi passi avanti. Tra gli studi più recenti finanziati dall’AIRC, ricordo quello sull’efficacia dei farmaci epigenetici nell’immunoterapia, condotto nel Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena. Quello sugli effetti collaterali delle terapie per il tumore al seno, nell’Ospedale Galliera di Genova. E ancora gli studi finalizzati ad approcci personalizzati nella cura delle recidive, realizzati presso l’Ospedale San Raffaele di Milano. Siamo grati a queste e ad altre équipe anche per la cultura che esse testimoniano. La ricerca e gli studi di eccellenza ci consegnano, con frequenza crescente, soluzioni innovative che portano a risultati straordinari. Sono i momenti più alti, più emozionanti. Altre volte, il lavoro compiuto resta alla base di tentativi di successo in futuro, la premessa per risultati che altri riusciranno a completare. Sempre, comunque, la ricerca ci indica un metodo: per raggiungere il risultato, il successo scientifico, in ogni caso è necessa-


“ ria una squadra. Tanto più nel mondo in cui viviamo, così complesso e interdipendente, non vince mai un campione solitario. La stessa interpretazione del dato scientifico ha bisogno oggi di supporti e di analisi multidisciplinari del contesto, come ha ricordato il professor Trinchieri.

Fare squadra contro la disinformazione

La forza è nell’impegno in comune. Anche nella ricerca oncologica si evidenzia sempre più l’importanza clinica del sistema immunitario e dei fattori ambientali; alcuni degli studi più recenti, con il contributo determinante di scienziati italiani, stanno aprendo nuove possibilità di intervento e di cura proprio muovendo da queste scoperte. Allo stesso modo, potremmo dire, che la lotta contro i tumori deve diventare un’occasione per irrobustire il sistema immunitario del nostro corpo sociale. Fare squadra vuol dire, per esempio, sviluppare e diffondere la prevenzione. Sempre di più, con strategie efficaci e programmi capillari. Occorre lavorare per ridurre il divario tra territori: stiamo parlando di opportunità di vita per le persone, e nel campo della salute dobbiamo sentire ancor più come un dovere, come una incalzante prescrizione quella rimozione delle diseguaglianze che la Costituzione ci indica. La prevenzione sta dando grandi risultati, non ultima la flessione dei nuovi casi di tumori in Italia. Flessione particolarmente significativa se si pensa che questa avviene mentre si affinano gli strumenti diagnostici. Bisogna, quindi, proseguire decisamente sulla strada della prevenzione, come ha con chiarezza indicato il Ministro Speranza, sottolineando le iniziative di Alleanza contro il cancro. Interessando le scuole, raggiungendo le famiglie, soprattutto quelle più in difficoltà sul piano economico e sociale. La società dell’informazione veloce ci spinge in avanti, ma – come ha detto giustamente l’Avv. Torrani – la rapida

circolazione di informazioni paradossalmente può generare anche nuove sacche di disinformazione, o addirittura la diffusione di credenze anti-scientifiche, di paure irrazionali, che vanno contrastate perché possono aprire pericolose falle in questo sforzo collettivo. Anche in questo caso, istituzioni pubbliche, medici e scienziati, insegnanti, società civile organizzata devono sostenere il sapere scientifico e far in modo che produca comportamenti virtuosi e coerenti. La crescita sana dei bambini, così come la salute degli adulti e dei più anziani, passa da un’alimentazione equilibrata, dal tempo dedicato al movimento, dall’eliminazione di pratiche nocive, dalle vaccinazioni, dal seguire le indicazioni della scienza medica.

Il contagio del buon esempio

La solidarietà, che oggi promuoviamo, è essa stessa cultura. E questa cultura che ci porta ad assumere maggiore responsabilità nella lotta contro il cancro deve anche spingerci a migliorare le condizioni di vita di chi si trova ad affrontare le sofferenze più gravi. La persona malata non può essere mai abbandonata, e ha sempre diritto a una terapia accurata, un’assistenza rispettosa della sua dignità, anche quando la malattia non può guarire. Le cure palliative – delineate nel 2010 da un intervento normativo che ha consentito un indubbio progresso – hanno ora bisogno di essere rafforzate, soprattutto nelle aree del Paese dove oggi l’accesso è più difficile e dove i supporti sono più carenti. Il mio augurio – pressoché scontato perché ne sono certo – è che il vostro lavoro generi ancora nuovi risultati. Vi ringrazio per quello che fate. E sono sicuro che, anche quest’anno, per tanti italiani l’incontro con voi sarà occasione di crescita, di riflessione, di maggiore conoscenza e responsabilità. Il contagio del buon esempio ci aiuterà a contrastare meglio ogni malattia. Fonte: Quirinale

PREMIO CREDERE NELLA RICERCA

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l premio speciale AIRC Credere nella Ricerca viene attribuito ogni anno a una persona o un’istituzione che si è distinta nel suo supporto alla causa di AIRC. Per il 2019, come già nel 2018, c’è stata una doppia assegnazione. Il Presidente Mattarella ha premiato Loretta Goggi, convinta sostenitrice della ricerca sul cancro, da 30 anni voce e volto della missione di AIRC. La malattia è entrata più volte nella sua vita, toccandole gli affetti più cari, senza però mai intaccare la fiducia nella scienza e l’impegno a fianco dei ricercatori. Dopo Loretta è stato il turno dell’azienda Molini Bongiovanni in quanto rappresentante consapevole del ruolo che un’impresa ha nel sostegno alla ricerca scientifica e nella promozione dell’eccellenza della scienza nel nostro Paese, ruolo che ha sempre svolto con continuità e passione. Da anni ha inserito la Responsabilità Sociale d’Impresa tra i propri valori fondanti, considerandola un elemento di crescita valoriale per l’azienda e i suoi dipendenti.

Loretta Goggi

Claudio Bongiovanni, amministratore di Molini Bongiovanni


PREMIO BEPPE DELLA PORTA Claudio Tripodo

In questo articolo:

premio Beppe Della Porta I Giorni della Ricerca microambiente

Un palermitano amante delle contaminazioni culturali A Claudio Tripodo, rivelazione dell’oncologia italiana, è stato assegnato il premio che vuole consolidare la carriera dei giovani ricercatori

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a cura della REDAZIONE andata a Claudio Tripodo, giovane docente di anatomia patologica all’Università di Palermo, la prima edizione del premio della Fondazione AIRC Beppe Della Porta, conferito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la celebrazione de I Giorni della Ricerca al palazzo del Quirinale. L’importanza di aiutare i giovani è un tema molto caro a Beppe Della Porta, fondatore di AIRC insieme a Umberto Veronesi nel 1965. Per questo il premio a lui intitolato vuole favorire il consolidamento della carriera scientifica di un giovane ricercatore che, lavorando presso una struttura scientifica del nostro Paese, abbia ottenuto risultati originali e di risonanza internazionale nel settore della ricerca sul cancro. 32 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2020

Tripodo, oggi coordinatore del Laboratorio di immunologia dei tumori dell’Università di Palermo, è stato tra i primi a indagare alcuni aspetti del microambiente tumorale che governa le interazioni tra le cellule della neoplasia e quelle normali che ne favoriscono la crescita. Dopo la laurea nel 2002, ha cominciato un’intensa attività di ricerca già durante la scuola di specializzazione, conclusa nel 2007 sempre nel capoluogo siciliano, contribuendo a ben 186 pubblicazioni su riviste internazionali, tra le quali uno studio i cui risultati pubblicati sulla rivista Cell Stem Cell hanno avuto oltre 700 citazioni. Questi successi gli sono valsi il prestigioso riconoscimento perché, come riporta la motivazione, “hanno significativamente contribuito a meglio comprendere le interazioni tra microam-

biente e cellule tumorali nelle neoplasie sia solide sia ematologiche”.

Idee chiare “La ricerca necessita di contaminazioni da molteplici specialità e discipline e per questo motivo allo studio dell’anatomia patologica ho sempre associato la passione per l’immunologia” ha commentato Tripodo. “Ho sempre avuto una chiara idea di cosa volessi approfondire ma ho potuto fare ricerca solo grazie agli insegnamenti di scienziati come Melchiorre Brai dell’Università di Palermo, Francesco Tedesco dell’Università di Trieste e Mario Paolo Colombo dell’INT di Milano.” Tripodo è stato responsabile di unità all’interno di un programma AIRC 5 per mille Diagnosi precoce e analisi rischio tumorale sul microambiente tumorale, coordinato da Marco Pierotti e Gabriella Sozzi dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, prima di ricevere nel 2015 un Investigator grant con un progetto sui linfomi.


I GIORNI DELLA RICERCA Scuole

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a cura della REDAZIONE n occasione de I Giorni della Ricerca, tra il 7 e l’8 novembre scorso, oltre 3.000 studenti hanno potuto incontrare un ricercatore semplicemente andando a scuola. Obiettivo: informare studenti e insegnanti sui progressi e sulle nuove frontiere della ricerca oncologica, attraverso la testimonianza – direttamente in aula – di chi ha fatto della ricerca un mestiere e una missione. In tutto sono stati organizzati oltre 30 Incontri con la Ricerca su tutto il territorio nazionale. Gli Incontri sono un’opportunità unica di confronto fra studenti e ricercatori, che permette loro di discutere non solo di scienza, ma anche di argomenti quali fattori di rischio per lo sviluppo di malattie e corretti stili di vita, affrontando in maniera critica il tema della prevenzione. Anche i volontari AIRC affiancano gli scienziati, rappresentando la Fondazione e la sua missione, spiegando quali iniziative vengono promosse a sostegno della ricerca a livello locale e nazionale, e testimoniando la gratificazione che deriva dal poter donare un po’ del loro tempo per sostenere il lavoro dei ricercatori.

I Giorni della Ricerca entrano nelle scuole Oltre 30 incontri in due giorni per avvicinare i ragazzi alla scienza Gli Incontri con la Ricerca rientrano nel progetto AIRC nelle scuole, rivolto a studenti e insegnanti degli istituti di ogni ordine e grado per avvicinare i giovani alla cultura della salute e del benessere, alla scienza e al mondo della ricerca sul cancro, attraverso attività educational interattive, materiali didattici e iniziative loro dedicate; perché il futuro della ricerca comincia in classe. Scopri il progetto sul sito scuola.airc.it.

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I GIORNI DELLA RICERCA Media e partner

RAI con AIRC per raccontare la ricerca sul cancro

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l progresso della ricerca passa dalla consapevolezza dei risultati ottenuti e delle nuove sfide da affrontare. È per questo che RAI e AIRC, da domenica 3 a domenica 10 novembre, hanno rafforzato una straordinaria alleanza che da venticinque anni porta le storie dei protagonisti della ricerca nelle case di milioni di italiani nella più autentica espressione di servizio pubblico. Per otto giorni le trasmissioni tv, radio, le testate giornalistiche e i canali digital della RAI hanno ospitato e raccontato le storie dei protagonisti della ricerca: persone che hanno superato la malattia, ricercatori, medici, volontari. Insieme a loro, i conduttori hanno coinvolto e invitato il pubblico a donare, per sostenere una nuova generazione di scienziati che potranno così avviare progetti innovativi per la cura del cancro. Domenica 3 novembre, durante Domenica In, Mara Venier ha acceso il numeratore delle donazioni dando il via alla maratona RAI per AIRC, una settimana ricca di appuntamenti speciali come l’Eredità su Rai1, condotto da Flavio Insinna con la partecipazione straordinaria di Carlo Conti, ambasciatore AIRC, che ha presentato anche venerdì 8 uno speciale Tale e Quale Show. Domenica 10 novembre, nella giornata conclu-

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iego Fanzaga, giovane campione del quiz televisivo L’Eredità, ha donato parte della sua vincita ad AIRC. Milanese, laureato in lettere, si sta specializzando all’Università di Bologna in semeiotica, una disciplina che studia la struttura del linguaggio e che ha un approccio scientifico a una materia considerata in genere prettamente umanistica. “Non è per questo che ho scelto di devolvere parte della mia vincita ad AIRC” spiega. “In realtà prima del quiz non conoscevo AIRC e ciò che fa per la lotta contro il cancro, ma se ne è parlato proprio durante il programma. Posso dire che è stata una fortuna, un’occasione per conoscere una bella realtà che fa qualcosa di importante per una causa che tocca tutti. Sono contento di avere avuto questa opportunità di entrare a far parte di coloro che la sostengono.”

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siva della maratona si sono passati il testimone Uno Mattina In Famiglia, Domenica In, Con noi… a ruota libera, Life su Radio 1, le trasmissioni di RaiSport e infine lo Speciale AIRC “Conta su di noi” su Rai 3, condotto da Francesca Fialdini, Michele Mirabella e Pierluigi Spada. Per tutta la settimana inoltre Radio1, Radio2, Radio3, Isoradio insieme ai GR RAI hanno dato voce ai protagonisti della ricerca, con interviste e approfondimenti nelle principali trasmissioni. Hanno inoltre dato spazio agli approfondimenti scientifici e alle storie di speranza le testate giornalistiche TG1, TG2, TG3 e Rainews, per non dimenticare il ruolo ricoperto dal sito RAI e dai profili social che hanno così informato e coinvolto il pubblico più digitale.


I migliori cioccolatini per sostenere la ricerca

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abato 9 novembre migliaia di persone hanno invaso le piazze d’Italia per procurarsi i Cioccolatini della Ricerca, prodotti con ingredienti di altissima qualità, e sostenere così la ricerca sul cancro. Le confezioni di cioccolato erano accompagnate da un’edizione speciale di Fondamentale in versione pocket che spiegava i tratti distintivi di una ricerca scientifica davvero centrata sul paziente e raccontava tre storie esemplificative. Da lunedì 11 novembre la distribuzione è continuata in oltre 1.700 filiali Banco BPM. Un grazie speciale va come sempre anche ai nostri volontari per l’impegno profuso.

Il mondo del calcio a fianco di AIRC

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enerdì 8, sabato 9, domenica 10 e lunedì 18 novembre è tornato Un Gol per la Ricerca, storica iniziativa di AIRC, organizzata in collaborazione con FIGC, Lega Serie A, TIM e AIA, per sensibilizzare il mondo del calcio e il pubblico dei tifosi sul tema cancro. Leonardo Bonucci, Claudio Marchisio, Matteo Politano e Alessio Romagnoli sono stati i quattro “capitani” della straordinaria squadra AIRC e i protagonisti della campagna, che ha coinvolto i campi di gioco, le trasmissioni sportive, i media e il web con l’obiettivo di far crescere una nuova generazione di scienziati di talento, i futuri “campioni” della ricerca oncologica. Al loro fianco giocatori e allenatori della Serie A e gli Azzurri della Nazionale. La collaborazione di RAI Sport, SkySport, DAZN e delle testate specializzate di stampa e web ha fatto arrivare il messaggio a milioni di appassionati.

I protagonisti dei Giorni della Ricerca 2019 “C’è stato un momento in cui ho sentito il bisogno di fare qualcosa, di contribuire personalmente perché io credo nella ricerca. Così è iniziata la mia avventura da volontaria.”

“Il grant AIRC per me non è stato solo un progetto finanziato ma anche un riconoscimento, che ha messo in risalto l’attività che stavo svolgendo facendomi superare il confine che c’è fra un bravo studente e un capo laboratorio”

“Nonostante il tumore sono diventata mamma, ma non è stato un miracolo, è stata la bravura e la capacità dei ricercatori e medici che mi hanno seguita.”


RACCOLTA FONDI Run4AIRC e partner

ANCHE NEL 2020, CORRIAMO PER AIRC! BORSE DI STUDIO

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ono tantissimi gli studi che hanno dimostrato una riduzione del rischio di ammalarsi di cancro proporzionale all’intensità, durata o frequenza della pratica sportiva. Per questo AIRC ha lanciato il programma #oggicorroperAIRC, dedicato a tutti gli appassionati di movimento e di running, al quale hanno aderito nel solo 2019 più di 400 atleti. Anche per tutto il 2020, nelle principali manifestazioni sportive italiane, sarà possibile scegliere di impegnarsi per AIRC unendo l’impegno agonistico a quello solidale a favore della ricerca. I prossimi appuntamenti primaverili saranno il 5 aprile la Milano Marathon e il 25 marzo la nuovissima Run Rome The Marathon. Per entrambe le competizioni sarà possibile scegliere di partecipare alla classica gara individuale lunga 42 chilometri oppure alla staffetta in team da quattro persone, percorrendo 10 chilometri ciascuno. Unisciti alla nostra squadra, aspettiamo anche te! Per info sul progetto visita run4airc.it.

INTITOLATE ALLE AZIENDE

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er dare maggiore concretezza al proprio impegno per la ricerca, sempre più aziende scelgono di finanziare una borsa di studio intitolandola con la propria ragione sociale. Finanziare una borsa di studio significa sostenere concretamente una o più annualità del lavoro di un giovane ricercatore. Ringraziamo AICG, Boxmarche, Conad, Fondazione Rocca, Francescon O.P., i dipendenti di Finanza e Futuro (Gruppo Deutsche Bank), Fondo Asim, Griff, Molini Bongiovanni, Reale Foundation, The Estée Lauder Companies Italia, T.R.S. Group, Unicredit Foundation, Vitasnella e Zalando per aver creduto nell’importanza della ricerca e nel lavoro dei giovani ricercatori. Una borsa di studio è stata intitolata alla Milano Marathon alla quale hanno partecipato aziende e dipendenti. Per i tuoi progetti di partnership a sostegno della ricerca scrivi a partnership@airc.it

COSÌ BUONO CHE FA ANCHE BENE

COSÌ BUONO CHE FA ANCHE BENE. Scegli l’olio che aiuta a prevenire il cancro. Scopri come su airc.it/olio

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el mese di dicembre, in collaborazione con Italia Olivicola – consorzio di produttori di olio, 40 frantoi hanno promosso un’attività di raccolta fondi a favore di AIRC e una campagna di sensibilizzazione sui corretti stili alimentari per prevenire il cancro. Per ogni bottiglia o lattina di olio venduta, contrassegnata con il marchio di AIRC, i frantoi hanno donato 2 euro per aiutare i ricercatori a rendere il cancro sempre più curabile. L’iniziativa aveva anche l’obiettivo di far conoscere al pubblico l’importanza del consumo dell’olio extravergine di oliva che, abbinato a un’alimentazione ricca di cibi vegetali, come cereali integrali e legumi, verdura e frutta, aiuta a prevenire i tumori intestinali. Per maggiori informazioni airc.it/alimentazione

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RACCOLTA FONDI Arance della Salute

Sostieni la ricerca, mangia arance Si svolgerà sabato 25 gennaio per il trentesimo anno Arance della Salute, l’iniziativa di AIRC per sostenere la ricerca oncologica e informare su cura e prevenzione

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a cura della REDAZIONE e arance rosse sono un alimento dalle straordinarie qualità, ricche di antociani, pigmenti naturali dai poteri antiossidanti, e di vitamina C (circa il 40 per cento in più rispetto agli altri agrumi). Per questo AIRC le ha scelte come simbolo dell’alimentazione sana ed equilibrata, essenziale per la prevenzione. E per questo, per il trentesimo anno, il 25 gennaio AIRC torna in 2.500 piazze di tutta Italia con il suo esercito di 20.000 volontari, per distribuire le Arance della Salute e raccogliere così fondi a sostegno della migliore ricerca oncologica. Con un contributo minimo di 10 euro per una reticella da 2,5 kg di arance rosse, tutti i sostenitori che si recano ai banchetti

potranno contribuire al lavoro di circa 5.000 ricercatori. Come ogni anno, inoltre, Fondamentale si sposta in piazza nel suo formato pocket, un numero speciale distribuito insieme alle reticelle e dedicato ai progressi della ricerca e alla prevenzione, con un inserto che presenterà ricette sane e gustose. Le Arance della Salute arrivano anche sui banchi di scuola con “Cancro, io ti boccio”: in centinaia di istituti in tutta Italia venerdì 24 e sabato 25 gennaio bambini e ragazzi, insieme ai genitori e agli insegnanti, diventano volontari per un giorno, distribuendo le arance rosse di AIRC. Per trovare le Arance della Salute chiama il numero 840 001 001 (dal 13 gennaio) o vai sul sito airc.it

SORBETTO AL TÈ EARL GREY, ZUPPA DI ARANCE, INSALATA DI CAROTE E DRAGONCELLO INGREDIENTI PER 4 Acqua 500 ml Tè Earl Grey 15 g Foglie di stevia essiccata 15 g Succo di limone 3 g Foglie di stevia essicata 10 g Carote 150 g Dragoncello 3 g Arance 600 g PROCEDIMENTO Fare bollire 300 ml d’acqua e fuori dal fuoco aggiungere la stevia, dopo 15 minuti aggiungere il tè Earl Grey e proseguire l’infusione per altri 5 minuti, poi filtrare il tutto, aggiungere il succo di limone e passare nella gelatiera. Far bollire altri 200 ml d’acqua, aggiungere la stevia e lasciare 15 minuti in ammollo. Pulire le carote con il pelapatate, grattarle con l’apposita grattugia, scolare l’acqua dalla stevia e tenere le carote nel liquido per 15 minuti, poi scolarle e tenere l’acqua da parte. Pelare le arance a crudo, ricavandone gli spicchi privati della pelle. REALIZZAZIONE Alla base di piatti fondi mettere gli spicchi d’arancia, coprirli con le carote, posizionare le foglie di dragoncello, sopra una pallina di sorbetto al tè, e intorno un cucchiaio di acqua di stevia.

MORENO CEDRONI

Nella mia cucina non manca mai l’attenzione alla sana alimentazione e i miei ospiti a tavola lo sanno: l’equilibrio tra gusto e valori nutrizionali è alla base di tutte le mie ricette. Da questo punto di partenza c’è poi una parola che ha sempre caratterizzato la mia attività: la ricerca, che mi permette di creare nuovi piatti e donare così alle persone, nel mio piccolo, un momento di gioia. Per questo ammiro chi per mezzo della ricerca lavora per donare a milioni di persone una gioia immensamente più grande: la salute. Ed ecco perché ho scelto di sostenere AIRC e di affiancarmi ai ricercatori per comunicare l’importanza della sana alimentazione per prevenire il cancro.

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IL MICROSCOPIO

Federico Caligaris Cappio Direttore scientifico AIRC

Riflessioni sul 2019 e proiezioni per il 2020

ATTENTI ALLE TRUFFE AIRC non effettua la raccolta fondi “porta a porta”, con incaricati che vanno di casa in casa. Nel caso dovesse succedere, stanno tentando di truffarvi. Denunciate subito la truffa chiamando il numero unico per le emergenze 112.

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l Microscopio di gennaio, come tradizione, riflette sui risultati conseguiti dalla ricerca oncologica nell’ultimo anno e sugli impegni propositivi di AIRC per quello che ci attende. Il 2019 è stato un anno molto importante per la ricerca oncologica come testimoniato dall’assegnazione del premio Nobel per la Medicina agli scienziati Willian Kaelin, Peter Ratcliffe e Gregg Semenza che hanno scoperto come le cellule rispondono e si adattano alla disponibilità di ossigeno. Tutte le cellule hanno bisogno di ossigeno per trasformare le sostanze nutritive in energia e attivano meccanismi protettivi qualora l’ossigeno si riduca. La quantità di ossigeno disponibile varia nei diversi tessuti costringendo la cellula ad adattare il proprio metabolismo. Le cellule tumorali utilizzano grandi quantità di ossigeno e sanno sfruttare i meccanismi di compenso a proprio vantaggio. Le scoperte di Kaelin, Ratcliffe e Semenza hanno posto le basi per lo sviluppo di terapie anti-tumorali basate su farmaci capaci di interferire selettivamente con questo processo nelle neoplasie che ne fanno uso. Gli stessi ricercatori nel 2016 avevano vinto il premio americano Albert Lasker, molto prestigioso perché considerato una probabile “anticamera” del Nobel. Il premio Lasker 2019 per la ricerca medica di base è stato invece assegnato a Max D. Cooper e Jacques Miller, per la scoperta delle cellule dell’immunità specifica: i linfociti B e T. I loro studi hanno aperto la strada sia alla comprensione dei meccanismi che portano allo sviluppo dei tumori linfoproliferativi sia alla immunoterapia. Il premio Lasker-DeBakey per la ricerca clinica è andato invece a Michael Shepard, Den-

38 | FONDAMENTALE | APRILE 2014

nis Slamon e Axel Ullrich, che per primi hanno sviluppato un anticorpo monoclonale contro un recettore presente sulle cellule di molti tumori mammari. Il farmaco, noto con il nome di trastuzumab, è diventato una terapia salvavita per tante donne con cancro al seno. L’immunoterapia, stimolando il sistema immunitario ad aggredire le cellule tumorali, sta rivoluzionando l’oncologia. Questi progressi non sarebbero stati possibili se alcuni scienziati non avessero identificato con precisione le cellule del sistema immunitario e compreso il loro funzionamento. L’esempio dell’immunoterapia sottolinea l’importanza della ricerca di base che permette un progressivo, magari lento, ma continuo miglioramento della diagnosi e della terapia. Al contempo, i risultati della immunoterapia indicano anche che purtroppo nessun progresso è tale in tutti i casi. Questo vale soprattutto per i tumori cosiddetti “rari”, cioè i tumori molto poco frequenti o i tumori “comuni” caratterizzati da anomalie molecolari insolite. Gli insuccessi portano a riflettere sullo slogan della American Society of Clinical Oncology (ASCO) “Prendersi cura di ogni paziente, imparare da ogni paziente”. Capire le ragioni scientifiche dei fallimenti è una delle sfide attuali. Sono proprio i fallimenti a motivare ulteriormente i ricercatori a cercare nuove modalità e AIRC a continuare nella propria missione di promuovere e sostenere la migliore ricerca oncologica in Italia. Scopo del costante impegno di AIRC è stimolare e aiutare la ricerca sul cancro a raggiungere il vero obiettivo: terapie sempre più efficaci e risolutive in tutti i casi.


SCOPRI LE NUOVE IDEE SOLIDALI!

DAI VOSTRI MOMENTI SPECIALI PRENDE FORMA NUOVA RICERCA. La vita è piena di occasioni che vale la pena di celebrare: dal matrimonio al battesimo, dalla cresima alla laurea. Scegliendo le idee solidali AIRC donerete un sostegno concreto a chi lavora ogni giorno per rendere il cancro sempre più curabile.

Potete scoprire tutte le nuove proposte su shop.airc.it o chiamando il numero 02 901.692.90


CI SONO BATTAGLIE CHE SI COMBATTONO INSIEME

SABATO

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Uno scatto da tutta Italia, attivo a partire dal 13 gennaio, 24 ore su 24.

25 GEN

LE ARANCE DELLA SALUTE

Unisciti a noi, ti aspetta un pieno di vitamine: arance rosse, miele e marmellata di arance. Sosterrai il lavoro dei ricercatori, per rendere il cancro sempre più curabile.

I NOSTRI VOLONTARI TI ASPETTANO IN PIAZZA. Per sapere dove: 840.001.001*  AIRC.IT

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