Numero 1 - gennaio 2019 - Anno XLVII - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI - ISSN 2035-4479
Numero 1 - gennaio 2019
PRIVACY
SUPERCIBI
Il grande inganno di chi spaccia cibi esotici come panacea
La nuova legge per la protezione dei dati e il suo impatto sulla ricerca scientifica STILI DI VITA
Contro il fumo si fa ancora troppo poco
Licia Rivoltini, l’immunoterapia in laboratorio
LA RICERCA COME SCELTA DI VITA
SOMMARIO
FONDAMENTALE gennaio 2019
In questo numero:
08
DA RICERCATORE 04 LaVITA tenacia della ricercatrice che voleva dipingere 07 RUBRICHE Progressi della ricerca AIRC DI VITA 08 IlSTILI fumo è ancora emergenza evitabile IFOM 11 UnRICERCA freno per staminali del tumore del seno FLASH 12 DalNOTIZIE mondo E NORME 14 14 LaLEGGI privacy? Importante ma con un occhio alla scienza PREMIO NOBEL 2018 16 All’immunoterapia anticancro il premio più ambito ESMO 2018 18 L’oncologia medica cerca la cura più adatta a ciascun paziente UNITE 20 LaalNAZIONI salute e l’alimentazione centro della sostenibilità STATISTICHE 22 Dati aggiornati per misurare i progressi nella cura del cancro TESTIMONIANZE 20 25 Finanziare la ricerca: ecco perché ho deciso di farlo 26 IlALIMENTAZIONE grande inganno dei super cibi I GIORNI DELLA RICERCA 28 LaFarmacologia, ricerca è una porta che apre il futuro un ponte tra biologia e clinica La scienza in classe Anche quest’anno RAI a fianco di AIRC per tutta una settimana
35 Partner Le Arance della Salute IL MICROSCOPIO 38 Riflessioni sul 2018 e proiezione per il 2019 RACCOLTA FONDI
FONDAMENTALE
Anno XLVII - Numero 1 Gennaio 2019 - AIRC Editore DIREZIONE E REDAZIONE Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro Viale Isonzo, 25 - 20135 Milano tel. 02 7797.1 - airc.it - redazione@airc.it Codice fiscale 80051890152 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa Rotolito S.p.A. DIRETTORE RESPONSABILE Niccolò Contucci
Lo sviluppo sostenibile in chiave salutistica
CONSULENZA EDITORIALE Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) COORDINAMENTO EDITORIALE Anna Franzetti REDAZIONE Anna Franzetti PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Umberto Galli TESTI Maria Chiara Antonini, Carlotta Jarach, Cristina Ferrario, Daniela Ovadia, Nicla Panciera, Elena Riboldi, Fabio Turone FOTOGRAFIE Lorenzo Burlando, Silvia Capotorto, Simone Comi, Giulio Lapone, Nick Saffel
È il nemico numero uno della salute: il fumo è ancora troppo diffuso e gli interventi per smettere poco conosciuti
La nuova normativa europea sulla privacy si fonda sull’equilibrio tra diritti del singolo e della società
22
I numeri del cancro in Italia sono stati recentemente aggiornati
Fondamentale è stampato su carta Grapho Crystal certificata e proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.
EDITORIALE
Pier Giuseppe Torrani
TANTI MODI PER AIUTARE LA RICERCA. • con conto corrente postale n. 307272; • con carta di credito, telefonando al numero verde 800 350 350, in funzione tutti i giorni 24 ore su 24 o collegandosi al sito airc.it; • con un piccolo lascito nel suo testamento; per informazioni, www.fondazionefirc.it oppure tel. 02 794 707; • in banca: UBI Banca SpA IBAN: IT49 C03111 01665 0000 0000 9390 Banco BPM IBAN: IT18 N050 3401 633 00000000 5226 Intesa Sanpaolo IBAN IT14 H030 6909 4001 00000103 528; Banca Monte dei Paschi di Siena IBAN IT87 E 01030 01656 00000 1030151; Unicredit PB S.p.A. IBAN IT96 P020 0809 4230 0000 4349176; • con un ordine di addebito automatico in banca o su carta di credito (informazioni al numero verde 800 350 350)
SEI UN’AZIENDA? Scopri come possiamo collaborare. Scrivi a partnership@airc.it
Presidente AIRC
La ricerca è comunità
I
n occasione de I Giorni della Ricerca il Presidente Sergio Mattarella ha rinnovato la sua piena adesione ai valori della ricerca scientifica e la fiducia nell’operato di AIRC. Durante il discorso che ha pronunciato al Quirinale, di fronte alle maggiori cariche dello Stato e a centinaia di ricercatori e sostenitori (la versione integrale è a pagina 28), ha sottolineato più volte come l’attività di ricerca costituisca un elemento fondante della nostra comunità nazionale sia per lo sviluppo del modello sociale sia per l’esercizio stesso dei diritti della persona. Per usare le sue belle parole ha definito la ricerca “una porta che apre il futuro”. La ricerca aggrega i valori più alti della società ed è un moltiplicatore di ricchezza, di vita e di cultura. L’esperienza di AIRC dimostra come dal dolore possa nascere la speranza grazie alla solidarietà di tutti, all’impegno della comunità intera. La ricerca insieme alla solidarietà esprime un alto potenziale di forza culturale e morale, un patrimonio irrinunciabile. Il futuro di cui ci ha parlato il Presidente passa anche attraverso la prevenzione: prevenire è la prima cura e perché sia davvero efficace le conoscenze sono fondamentali. È importante che si diffondano, che si innalzi insomma il patrimonio di cultura condivisa. A fine gennaio le nostre Arance della Salute vi aspettano nelle piazze di tutta Italia per ricordarvi tutti i consigli che potete mettere in pratica ogni giorno per salvaguardare la vostra salute. Sono certo che ci sarete, in tantissimi, anche quest’anno. Con ognuno di voi vorrei condividere la gratitudine che AIRC ha ricevuto dallo stesso Capo dello Stato: rappresentate una testimonianza e un esempio per l’intero Paese.
Fondamentale per la prevenzione
A gennaio tornano nelle piazze italiane Le Arance della Salute: per l’occasione Fondamentale dedica alcuni articoli al tema dei corretti stili di vita
GENNAIO 2019 | FONDAMENTALE | 3
VITA DA RICERCATORE Licia Rivoltini
N La tenacia della ricercatrice che voleva dipingere Una vocazione artistica bloccata sul nascere da un padre timoroso per il suo futuro professionale, un’esperienza all’estero nella culla dell’immunoterpia. Oggi, nei laboratori dell’INT di Milano, Licia Rivoltini prosegue i suoi studi e li amplia al campo degli stili di vita
“
a cura di FABIO TURONE el raccontare gli anni trascorsi a Rockville, piccola cittadina della ricca provincia americana a poca distanza da Washington, si illumina al ricordo di una delle attività che le procuravano una soddisfazione particolare: il momento dello shopping, con il carrello e una carta di credito senza limiti di spesa. Chi però pensasse a Wisteria Lane e a un episodio delle casalinghe disperate della fortunata serie televisiva, non potrebbe essere più fuori strada: per Licia Rivoltini quello era il momento per rifornire il proprio laboratorio di ricerca di tutti i materiali e dei costosi reagenti disponibili nello speciale “supermarket” riservato ai ricercatori, nel seminterrato dei National Institutes of Health di Bethesda. Laboratori di punta, che a metà degli anni novanta disponevano di moltissimi fondi di ricerca e attiravano i migliori ricercatori da tutto il mondo.
Tanti pentolini sul fuoco
Nel tempio americano della ricerca biomedica Licia era arrivata attraverso un percorso inusuale, come inusuale era stato quello che l’aveva portata all’Istituto Tumori di via Venezian, a Milano. I suoi genitori, Rino e Annarosa, si erano trasferiti dal paesino di Vescovato, in provincia di Cremona, a metà degli anni cinquanta, trovando casa nel quartiere popolare di Corvetto, dove lei si ingegnava a far bastare lo stipendio di bancario di lui, assunto
DALL’IMMUNOTERAPIA ALL’ATTIVITÀ FISICA
O
ggi la struttura diretta da Licia Rivoltini all’Istituto Tumori di Milano lavora per identificare nuovi biomarcatori che permettano di individuare in anticipo quali pazienti beneficeranno dell’immunoterapia, così da risparmiare agli altri pazienti gli effetti collaterali, e in prospettiva un’e-
4 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2019
norme spesa inutile da parte del sistema sanitario nazionale. L’ultimo studio finanziato da AIRC apre invece un altro filone, e punta a verificare l’effetto che la cosiddetta dieta mima-digiuno e l’attività fisica moderata hanno sulla capacità del sistema immunitario dei malati di melanoma di recuperare dopo
”
l’operazione di rimozione del tumore iniziale, e nella prevenzione delle recidive: “Studio molto più oggi di quanto non facessi a scuola” rivendica Rivoltini. E aggiunge in tono scherzoso: “Per coerenza ho anche deciso di iniziare a fare più esercizio fisico, e ho rimesso in funzione la bicicletta”.
In questo articolo: immunoterpia attività fisica medico ricercatore
alla Cariplo, per le esigenze dei cinque figli: Licia aveva fatto il liceo classico al Berchet, uscendone con il voto di maturità più alto di tutta la classe: “Era frutto più di ottima memoria e buona parlantina che di studio” ammette con il sorriso. “Io all’epoca avevo mille interessi, dal disegno alla pittura, dalla lettura al cinema, tanto che mio zio Luisito, un prete straordinario, mi prendeva in giro dicendo che avevo sempre troppi pentolini sul fuoco.” Erano gli anni delle contestazioni studentesche di fine anni settanta, e al momento di scegliere la facoltà universitaria il suo desiderio di iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Brera trovò l’opposizione del papà, preoccupato da un ambiente dipinto come “ senza regole” e con pochi sbocchi lavorativi: “Fino all’ultimo giorno fui indecisa, poi scelsi medicina, dando retta a mio padre che aveva usato anche un argomento molto concreto: ‘Puoi usare i libri di tua sorella’, disse”. La sorella Paola, maggiore di pochi anni, sarebbe infatti diventata ortopedico, mentre Licia capì quasi subito che la vita in corsia non faceva per lei: “È bastato andare a trovare mio fratello più piccolo, ricoverato d’urgenza per uno pneumotorace, per svenire alla vista della cannula e farmi in famiglia la fama di quella che non ha un gran coraggio” racconta ridendo.
Questione di tenacia Un bel po’ di coraggio le era servito per uscire dal guscio, o meglio dal pesante busto indossato per ben dieci an-
ni, tra gli 8 e i 18, per un grave problema di scoliosi: una sorta di corazza che limitava i suoi movimenti influenzando pesantemente tutte le relazioni sociali, quando studiava chitarra classica alla Civica Scuola di Musica come quando frequentava il gruppo scout. “Quando tolsi il busto mi sentivo un mollusco, e andai molto in palestra per tirare fuori la forza a dispetto di quell’handicap macroscopico, scoprendo di avere la capacità di non demordere” riflette oggi. “Per molti anni ho sognato di averlo ancora indosso.” Quella tenacia fu utile quando si trovò ad affrontare la frustrazione per una tesi sperimentale in farmacologia che non le piaceva: “Avevo già maturato la convinzione che avrei fatto ricerca, ma l’idea di studiare una proteina nel cervello dei ratti non mi appassionava. Sentivo il bisogno di dedicarmi a una ricerca con prospettive di applicazione”. Suo cugino, che da poco lavorava all’Istituto Tumori di via Venezian, le suggerì di andare a parlare con Maria Ines Colnaghi (che sarebbe poi diventata per molti anni direttore scientifico di AIRC) o con Giorgio Parmiani. Lei decise di chiedere un colloquio a Colnaghi, ma si perse nei corridoi dell’Istituto, imbattendosi per caso in Parmiani. “Ebbi una bella discussione con lui, e concordai una tesi sull’immunologia dei tumori”. Licia Rivoltini con Ora Licia ocil suo gruppo di ricerca
cupa il piccolo studio che era di Parmiani. Dopo la prima borsa di studio ottenne di iscriversi alla specializzazione triennale in oncologia medica, con l’accordo di occuparsi solo di ricerca. Si dedicò all’interleuchina 2, primo fattore immunomodulante sperimentato in clinica: “Parmiani pose però una condizione: dovevo essere disponibile ad andare all’estero”. Dopo il concorso con cui nel 1991 ottenne un posto di ruolo nel dipartimento di ricerca dell’INT, si presentò la possibilità di andare in America nel centro diretto dal pioniere dell’immunoterapia Steven Rosenberg. In quel periodo una scienziata dello stesso istituto, Suzanne Topalian cercava ricercatori interessati a una borsa di studio sul melanoma. Il laboratorio dei National Institutes of Health di Bethesda rappresentava una meta ambitissima per i giovani ricercatori di tutto il mondo, per cui furono in molti a stupirsi della sua candidatura: “Scoprii poi che quell’ottima ricercatrice aveva un carattere molto difficile e, d’altra parte, cercava una competenza nella coltura di cellule umane in laboratorio che Parmiani aveva affinato come nessun altro al mondo”.
Tra arte e scienza scelse la seconda per realizzare i propri sogni
Il ritorno a casa Poco più che trentenne, Licia corona nel settembre del 1992 il sogno di trasferirsi nel laboratorio più ricco degli Stati Uniti, nell’epoca d’oro della ricerca sull’immunologia del cancro. Con lei prende il volo il compagno di vita Enzo, anche lui medico e anche lui innamorato della ricerca, che lascia il posto di dottorando a Milano, riuscendo ben presto a ottenerne uno nel centro di ricerca di Fort Dietrich, non lontano dalla loro casetta di Rockville con gli scoiattoli che scorrazzano in giardino. Quando la convivenza nel laboratorio di Topalian diventa insostenibile, lei GENNAIO 2019 | FONDAMENTALE | 5
qui e st
VITA DA RICERCATORE Licia Rivoltini
si fa avanti con Rosenberg e ottiene di lavorare direttamente con lui, e con lui firma nel 1994 un articolo che a oggi ha avuto quasi mille citazioni. L’anno successivo, in una giornata di inizio gennaio con 15 gradi sottozero si sposa con Enzo, in una Washington coperta di neve, nella chiesetta dove è sepolto lo scrittore Francis Scott Fitzgerald. A sposarli l’amatissimo zio Luisito, prete con due lauree che in gioventù ha fatto l’operaio, l’infermiere e il benzinaio, e che grazie alla nipote prende l’aereo per la prima volta. Nel 1996 Parmiani la richiama a Milano, dove per qualche tempo fatica a riadattarsi: “L’enorme disponibilità di finanziamenti mi aveva permesso di seguire l’approccio americano, che teorizzava di mettere alla prova tutte le ipotesi, ma al ritorno ho dovuto riacNella foto, Licia Rivoltini tra il figlio e il padre
6 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2019
quisire la mentalità di chi ha fondi limitati e deve scegliere con cura, analisi e ragionamento le ipotesi da testare”. Anche in questo senso, la sua duplice anima di medico e di ricercatore le offre una visuale particolare, meno dettagliata di quella di chi ha una sola competenza, ma con una preziosa visione d’insieme: “Negli ultimi anni AIRC ha investito molto per creare la figura del medicoricercatore: sono convinta che sia la strada giusta, ma secondo me occorre fare ancora di più per incoraggiare i clinici a fare un’esperienza prolungata in laboratorio, perché solo così si impara a conoscere pregi e limiti delle tecniche e la complessità di certi approcci. Spesso il medico immagina che in laboratorio si possano fare co-
se che in concreto sono irrealizzabili, mentre dall’altra parte il biologo ha una visione diversa rispetto a chi conosce il paziente”. Nel 1997 nasce il figlio Zeno; Enzo se ne occupa moltissimo, permettendo a Licia anche di viaggiare ogni volta che le sue ricerche – spesso finanziate da AIRC – lo richiedono, fino a quando Enzo si ammala di cancro all’intestino nel 2008. La mentalità del ricercatore la inganna (“hai l’intima convinzione che una qualche soluzione si troverà”), e quando in pochi anni il cancro si porta via la mamma, l’amato zio e poi il marito che era stato sostegno e compagno di una vita, frustrazione e impotenza prendono il sopravvento per un po’: “Avevo la sensazione che quello che facevo non servisse a niente” ricorda. “Ma per fortuna ho avuto un grande supporto da parte del mio gruppo di ricerca, attualmente composto per intero da donne”. Oggi passa molto tempo visitando musei e città d’arte con Zeno, che, con la benedizione di entrambi i genitori, ha fatto il liceo artistico coltivando l’amore per il disegno, la pittura e per la cultura giapponese: “Di recente abbiamo visto insieme un’intera rassegna di cinema giapponese d’autore degli anni trenta e quaranta, in originale e con i sottotitoli, e quest’estate abbiamo trascorso insieme un mese nel Nord del Giappone, ritrovandoci in un paesino in cui nessuno parlava inglese. È stata una bella sfida”. Lui da un anno studia lingue e culture dell’Asia all’Università di Ca’ Foscari, a Venezia, e coltiva l’idea di andare un giorno a vivere nel paese del Sol Levante: “Se andrà in Giappone potrei decidere di seguirlo, scegliendo però una città diversa. Magari potrei aprire un ristorante italiano” dice, lasciando immaginare un fornello coperto di pentolini, con lei affaccendata a farli roteare con maestria.
La duplice anima di medico e ricercatore apre orizzonti
della ricerca AIRC Melanoma: l’unione fa la forza
La mutazione aggressiva nel tumore del seno
Dalle pagine della rivista Clinical Cancer Research, un nuovo approccio terapeutico che potrebbe rendere ancora più efficaci le terapie a bersaglio molecolare oggi utilizzate contro il melanoma le cui cellule presentano mutazioni nel gene BRAF. “Si tratta di unire alla terapia mirata con inibitori di BRAF e MEK un trattamento che coinvolge la risposta immunitaria” afferma Dario Sangiolo dell’Università di Torino e dell’Istituto di Candiolo FPO-IRCCS, che ha coordinato lo studio anche grazie a fondi AIRC. L’équipe di ricerca ha valutato cosa succede se alla terapia mirata con inibitori si aggiungono anticorpi diretti contro il recettore di PD1, una molecola espressa da una percentuale di cellule di melanoma, percentuale che aumenta durante il trattamento con gli inibitori di BRAF e MEK. I risultati mostrano che l’aggiunta dell’immunoterapia è una scelta vincente: ritarda la ripresa del tumore e prolunga l’effetto della terapia mirata.
Un gruppo di ricerca del CRO di Aviano ha fatto luce su uno dei meccanismi che rendono il tumore al seno triplo negativo particolarmente aggressivo. Come spiegano gli autori, che hanno lavorato anche con il sostegno di AIRC, questo tumore è difficile da trattare perché non esprime i bersagli molecolari contro i quali esistono terapie mirate. Lavorando sia su linee cellulari sia su modelli animali, i ricercatori hanno scoperto che spesso le mutazioni del gene p53 presenti in questi tumori si associano a una ridotta espressione di un’altra molecola chiamata miR30, che regola molti altri geni, tra i quali anche ZEB-2, coinvolto nella motilità della cellula. “Quando miR30 si riduce, ZEB-2 aumenta e le cellule diventano più mobili e si spostano, dando origine a metastasi” spiega Roberta Maestro, che ha coordinato lo studio pubblicato sulla rivista Cell Death and Differentiation. “Questi risultati aprono le porte a potenziali nuovi approcci di terapia e a nuovi strumenti per classificare in modo più preciso la malattia” conclude.
Una cellula su misura contro il medulloblastoma Cellule modificate ad hoc per colpire in modo selettivo il medulloblastoma. È la strategia messa in campo dai ricercatori guidati da Franco Locatelli, dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, pubblicata sulla rivista Cancer Research. “Il medulloblastoma è un tumore del cervello che colpisce i bambini e che in alcuni casi non risponde ai trattamenti” spiegano gli autori (sostenuti da AIRC) che hanno puntato l’attenzione su PRAME, una proteina espressa da alcuni tumori e in grado di evocare una risposta da parte del sistema immunitario. La presenza di PRAME si associa a una minore possibilità di cura: da qui l’idea di utilizzare la proteina come bersaglio per una speciale immunoterapia in grado di eliminare le cellule del tumore e anche di ridurre la massa tumorale in modelli animali. Ora i ricercatori auspicano un rapido passaggio alla clinica.
... continua su: airc.it/traguardi-dei-ricercatori GENNAIO 2019 | FONDAMENTALE | 7
STILI DI VITA Fumo e cancro
Il fumo è ancora emergenza evitabile In Italia, una persona su quattro fuma e il fumo è il fattore di rischio evitabile che più incide sulla salute. Smettere non è facile, ma possibile: ecco su quali aiuti si può contare (e l’e-cig non è tra questi!)
8 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2019
S
a cura di ELENA RIBOLDI i stima che, su 1.000 maschi adulti che fumano, uno morirà di morte violenta, sei moriranno in un incidente stradale e 250 moriranno a causa delle malattie provocate dal tabacco. “L’85 per cento dei tumori polmonari è dovuto al fumo, il 90 per cento se consideriamo anche il fumo indiretto” dice Ugo Pastorino, direttore della Chirurgia toracica dell’Istituto nazionale tumori (INT) di Milano. Oltre al tumore del polmone il fumo di sigaretta è responsabile anche di una quota di tumori della bocca, della faringe, della laringe, dell’esofago, dello stomaco, dell’intestino, del pancreas, del fegato, della cervice uterina, dell’ovaio, dei reni, della vescica e del sangue. Non solo: gli oncologi molecolari hanno scoper-
to che i tumori causati dal fumo hanno mutazioni particolari (chiamate proprio mutazioni da fumo) che rendono la malattia meno responsiva ad alcuni farmaci rispetto ai tumori non legati al fumo. La nicotina presente nel tabacco aumenta la frequenza cardiaca, fa contrarre le cellule del cuore con più forza e causa il restringimento dei vasi sanguigni. Il fumo, infatti, aumenta il rischio di infarto, malattie delle coronarie e delle arterie periferiche, aneurismi dell’aorta e ictus. Il fumo toglie il fiato: causa bronchiti acute e croniche, enfisema e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), una malattia cronica delle vie respiratorie. Inoltre, aumenta il rischio di asma e peggiora la malattia in chi è già asmatico. Infine, il fumo ha profondi effetti sul metabolismo corporeo e i fumatori hanno un rischio più alto di sviluppare il diabete di tipo 2. PERCHÉ DIRE ADDIO Non esiste una “dose sicura” di sigarette. Una metanalisi che ha raggruppato studi condotti su oltre 6 milioni di persone ha
In questo articolo:
PROGETTI DI INTERVENTO
smettere di fumare fattori di rischio e-cig
stabilito che chi fuma una sigaretta al giorno ha solo la metà del rischio di sviluppare una malattia coronarica rispetto a chi ne fuma venti. Fumare poche sigarette è impropriamente considerato poco rischioso. “Nei forti fumatori il rischio di tumore polmonare aumenta con l’età, quando si smette di fumare l’aumento del rischio si congela. Anche smettere a 60 o 70 anni è utile” spiega Pastorino.
ce di BPCO. Grazie a un angolo antifumo organizzato nelle farmacie, abbiamo intercettato molti fumatori che non sapevano di avere questa patologia” racconta Roberto Boffi, responsabile della pneumologia e del Centro antifumo dell’INT, che aggiunge: “Parlare di disassuefazione dal fumo in farmacia ha senso perché è lì che si trovano tutti i prodotti per superare questa dipendenza”. I sintomi dell’astinenza possono infatti essere attenuati con cerotti, gomme, caramelle, inalatori e spray sublinguali contenenti nicotina, venduti come farmaci di automedicazione. “La sostituzione della nicotina è di supporto ma non elimina il problema della dipendenza” precisa Pastorino. “Oggi esistono farmaci, come il bupropione, che nell’arco di breve tempo sopprimono completamente il bisogno di fumare. La vareniclina è ancora più efficace, anche se può dare effetti collaterali e richiedere la ripetizione del trattamento. All’INT abbiamo optato per la citisina, simile alla vareniclina, ma meglio tollerata e più economica. I farmaci antifumo dovrebbero rientrare nei livelli essenziali di assistenza (le prestazioni gratuite del SSN) perché hanno dimostrato di essere efficaci ma spesso non sono usati per via dei costi.”
Non sempre la volontà è sufficiente per smettere
AIUTI PER SMETTERE “Da tre anni è attiva la campagna ‘Smettila e respira’, promossa da Federfarma e dall’INT, che si occupa di prevenzione e di diagnosi preco-
UNO SMILE CONTRO I DANNI DA FUMO
P
revenzione e diagnosi precoce: sono le parole chiave del programma SMILE, avviato dall’INT di Milano. È gratuito e indirizzato a persone di età compresa tra 55 e 75 anni, fumatori o ex-fumatori da meno di 10 anni, con un consumo medio di un pacchetto di sigarette al giorno per 30 anni. A un gruppo di partecipanti viene fornito un farmaco antifumo, la citisina, la sostanza naturale da cui è stata ricavata la vareniclina. Deve essere assunta più volte al giorno, ma questo può essere vantaggioso perché mima la ripetitività del gesto di accendere la sigaretta. “Abbiamo scoperto che, a parità di fumo e di età, non tutti hanno lo stesso rischio di tumore: il rischio è maggiore per chi ha alti livelli di infiammazione cronica, che possiamo misurare dosando la proteina C reattiva nel sangue” continua Pastorino. Per contrastare l’infiammazione, si interviene sia farmacologicamente, somministrando la cardioaspirina, sia agendo sulla dieta e aumentando l’attività fisica quotidiana.
I DUBBI SULL’E-CIG Anche se i dati disponibili non sono conclusivi, c’è molto scetticismo sul fatto che la GENNAIO 2019 | FONDAMENTALE | 9
STILI DI VITA Fumo e cancro
L’ALLARME
ADOLESCENTI E FUMO
“I
n Italia il 37 per cento degli adolescenti tra i 14 e i 15 anni fuma, siamo al primo posto in Europa” dice Roberto Boffi, che da anni si occupa di lotta al tabagismo. A complicare le cose, oggi l’iniziazione al fumo dei giovanissimi viene agevolato dalle sigarette elettroniche. “Una percentuale non indifferente di ragazzi inizia a fumare la sigaretta elettronica per poi passare alla sigaretta tradizionale.” Gli adolescenti sono una delle popolazioni, assieme alle donne e alle neomamme, su cui è più difficile fare presa con le campagne antifumo. Bisogna trovare linguaggi e modalità di comunicazione nuovi. Il progetto La scuola della salute, organizzato dall’INT in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, per esempio, si è servito di Facebook e di YouTube. “Abbiamo abbandonato la lezione frontale e usiamo strategie peer-to-peer (da pari a pari), sono i ragazzi a lavorare, a fare esperienze” spiega Boffi, che precisa: “Il lavoro nelle scuole funziona solo se queste si impegnano davvero a inserire la prevenzione nell’attività didattica”.
Il vantaggio di lavorare come fa la natura
10 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2019
sigaretta elettronica (e-cig) possa essere d’aiuto per smettere di fumare. “Il 70 per cento di chi fa uso delle sigarette elettroniche fuma anche le sigarette tradizionali, fuma all’aperto e svapa al chiuso” dichiara Boffi. Le e-cig sono meno dannose delle sigarette tradizionali, ma non si tratta di dispositivi innocui. Rispetto alle sigarette viene ridotto il rischio legato ai prodotti di combustione, ma si è comunque esposti a sostanze potenzialmente tossiche e a metalli pesanti. Il riscaldamento del glicole propilenico e della glicerina contenute nei liquidi porta alla formazione di formaldeide, una sostanza cancerogena. “La legge andrebbe adeguata: le sigarette elettroniche non dovrebbero essere usate nei i luoghi pubblici” commenta Boffi che ricorda che le e-cig sono già vietate nelle scuole.
ha dimostrato che con un aumento di un dollaro a pacchetto di sigarette il numero dei fumatori diminuisce del 20 per cento” riferisce Boffi. “Da noi l’aumento dovrebbe essere di almeno un euro e rappresentare una tassa di scopo, ossia andare a finanziare la ricerca e gli interventi per aiutare i fumatori che vogliono smettere e non ce la fanno.” LA DIAGNOSI PRECOCE “Oggi, per ragioni economiche, ma anche di efficacia, si considerano candidabili ai programmi di screening e diagnosi precoce solo i forti fumatori, cioè coloro che hanno fumato un pacchetto di sigarette o più al giorno per un periodo abbastanza lungo e che hanno più di 55 anni. Chi fa una TC con risultato negativo e non ha altri fattori di rischio potrà ripeterla dopo 2-3 anni; chi ha un livello di rischio più alto dovrà ripeterla tutti gli anni” spiega Pastorino, che aggiunge: “Nei primi 10-15 anni da quando si smette di fumare, il rischio di tumore del polmone rimane alto, per cui può avere senso aderire allo screening”. L’INT sta portando avanti, grazie al contributo di AIRC, un progetto sullo studio dei microRNA, piccole molecole che circolano nel sangue, da usare come marcatori per predire lo sviluppo del tumore del polmone. Pastorino spiega che “il test dei microRNA ci aiuterà a individualizzare il programma di monitoraggio sulla base del rischio individuale”.
La sigaretta elettronica non è del tutto sicura
DIFFICILE DISINCENTIVARE Per disincentivare i fumatori si sono provate varie strategie, compreso consentire solo pacchetti senza marca, come in Francia, o imporre “il colore più brutto del mondo”, come in Australia. Le strategie di provata efficacia per contrastare la diffusione del fumo sono il suo bando totale o parziale, lanciare campagne stampa adeguate, fare prevenzione primaria nelle scuole, sostenere economicamente i centri antifumo e aumentare il prezzo del tabacco. “Uno studio americano
RICERCA IFOM Ricerche in vetrina
In questo articolo: cancro del seno staminali tumorali microRNA
Un freno per staminali del tumore del seno Analizzando lo sviluppo della ghiandola mammaria, un gruppo di ricercatori milanesi ha scoperto una strategia in grado di bloccare la componente staminale dei tumori mammari, aprendo la strada a terapie innovative
S
a cura di CRISTINA FERRARIO ervono strumenti precisi e mirati in grado di frenare le cellule staminali del tumore, quelle più pericolose poiché ritenute responsabili sia della progressione della malattia sia della sua ripresa dopo le terapie. “Uno di questi strumenti potrebbe essere rappresentato dai microRNA, piccole molecole di RNA che controllano l’espressione di migliaia di geni, e rappresentano una sorta di interruttore molecolare” spiega Francesco Nicassio che presso l’IFOM di Milano coordina il Center for Genomic Science (CGS) dell’Istituto italiano di tecnologia. Assieme al suo gruppo e grazie anche al sostegno di AIRC, il ricercatore ha portato avanti uno studio che ha permesso di fare luce sul ruolo di uno specifico microRNA, il miR-34a, nella ghiandola mammaria e ha posto le basi per nuove ed efficaci terapie per il tumore del seno, come si legge dalle pagine della prestigiosa rivista Oncogene.
dando che questa molecola è nota ai ricercatori per la sua capacità di bloccare la crescita delle cellule tumorali. Il gruppo di ricerca ha studiato in dettaglio lo sviluppo della ghiandola mammaria, scoprendo un ruolo di miR-34a mai osservato in precedenza: oltre a controllare la proliferazione delle cellule, infatti, questo microRNA determina e controlla anche le proprietà staminali delle cellule. “miR-34a è in grado di limitare l’espansione delle cellule staminali e può quindi contrastare più efficacemente la progressione del tumore” precisa Paola Bonetti, prima autrice del lavoro. La scoperta è ancora nelle sue fasi iniziali, ma rappresenta un importante passo avanti nella comprensione dei meccanismi che permettono al tumore di resistere alle terapie o di ripresentarsi anche dopo un trattamento aggressivo.
Limitare l’espansione delle cellule staminali
PICCOLO MA POTENTE “Il nostro gruppo lavorava già da tempo sui microRNA e in particolare su miR-34a” afferma Nicassio, ricor-
DAL LABORATORIO ALLA CLINICA “La principale differenza rispetto alle molecole di cui oggi disponiamo per il trattamento di questo tumore è che miR-34a va ad agire sulla componente staminale del cancro” dice Nicassio, che sottolinea come lo studio sia stato condotto utilizzando modelli di
tumore “triplo negativo”, che rappresenta ancora una sfida irrisolta, perché non risponde alle terapie mirate dato che le sue cellule sono prive dei relativi bersagli molecolari. Una eventuale terapia basata sull’utilizzo di miR-34a si rivelerebbe utile anche negli altri sottotipi di tumore mammario e, almeno in linea teorica, potrebbe essere efficace contro diversi tumori con una forte componente staminale. Al momento però si tratta solo di ipotesi da confermare con studi ad hoc. “Il prossimo passo, al quale stiamo già lavorando, è trovare il modo di far arrivare la molecola fino al tumore, con strategie efficaci e sicure per il paziente” conclude Nicassio.
IFOM, l’Istituto di oncologia molecolare che svolge attività scientifica d’avanguardia a beneficio dei pazienti oncologici, è sostenuto dalla Fondazione italiana per la ricerca sul cancro-AIRC, attraverso lasciti testamentari (http://www.fondazionefirc.it/ aiuta_ricerca/lascito_testamentario.asp).
GENNAIO 2019 | FONDAMENTALE | 11
NOTIZIE FLASH
Dal Mondo
Aspirina per prevenzione Secondo due studi pubblicati su JAMA Oncology, l’uso regolare di aspirina riduce il rischio di sviluppare un cancro del fegato e dell’ovaio. Nel primo studio i ricercatori hanno analizzato oltre 130.000 persone per oltre 26 anni: chi ha fatto uso di aspirina almeno due volte a settimana si ammalava meno di cancro del fegato. Nel secondo studio sono state osservate 200.000 infermiere per ben 35 anni, 1.054 delle quali si sono ammalate di cancro all’ovaio. Il rischio di ammalarsi si riduceva del 23 per cento in chi faceva uso di aspirina a basse dosi (≤100 mg). L’aspirina è uno dei farmaci più utilizzati nella prevenzione delle malattie del cuore e dei vasi sanguigni e vi sono prove a suo favore anche nella prevenzione del cancro del colon. Ora questo studio offre altre buone ragioni per cominciare a pianificare un suo utilizzo nella farmacoprevenzione dei tumori.
Meglio la mammo in 3D Uno studio clinico effettuato in Svezia su 15.000 donne ha dimostrato che la mammografia 3D (chiamata anche tomosintesi) è in grado di diagnosticare oltre il 30 per cento in più di tumori rispetto alla mammografia tradizionale. I risultati, pubblicati sulla rivista Lancet Oncology, potrebbero convincere, secondo gli autori, più donne a sottoporsi alla pratica: la tomosintesi è infatti meno fastidiosa poiché riduce la compressione del seno durante l’esame. Nella mammografia tradizionale tutto il tessuto mammario viene catturato in un’unica immagine, mentre nella tomosintesi le diverse immagini vengono riassemblate al computer in strati sottili, semplificando così la lettura dei casi più difficili e identificando meglio i casi dubbi (nella speranza che la maggiore sensibilità non porti a un eccesso di sovradiagnosi, cioè di diagnosi non necessarie).
Definire il dolore per curarlo meglio Si chiama dolore episodico intenso, in inglese BreakThrough cancer Pain (BTP), e interessa ogni anno in Italia 150.000 nuovi pazienti oncologici, con un impatto significativo sulla qualità di vita nell’85 per cento dei casi. Il BTP dura di solito dai 30 ai 60 minuti, e in una scala di intensità da 0 a 10 può raggiungere anche valori di 8 o 9. Rappresenta quindi un problema importante nella quotidianità dei malati di tumore. È quanto emerge da uno studio italiano che ha coinvolto oltre 4.000 pazienti oncologici, in 32 centri sparsi sul territorio. Nel 2018 in Italia sono stati stimati 373.000 nuovi casi di tumore, e in oltre il 50 per cento dei casi il dolore cronico di fondo è presente: “È un dolore ancora sottovalutato e trattato in modo non corretto” spiega Paolo Marchetti, del Policlinico Umberto I di Roma. “Nello studio abbiamo voluto definire con precisione questa forma di sofferenza, per fornire indicazioni precise non solo sulla diagnosi differenziale ma anche sulla terapia.”
12 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2019
10 9 8 7 6 5 4 3 2 1
È nel pancreas, ma per errore
Esistono varie forme di cancro del pancreas, ma ce n’è uno in particolare, chiamato cisti mucinosa, che colpisce prevalentemente le donne, spesso le più giovani. Nonostante il pancreas sia poco esposto agli ormoni sessuali, la cisti mucinosa è molto simile a un tumore che colpisce le ovaie. Un gruppo di ricercatori di Ginevra ha così scoperto che entrambi i tumori provengono dalle stesse cellule germinali embrionali. Queste cellule, durante la crescita del feto, migrano verso gli organi riproduttivi e sulla propria strada possono erroneamente fermarsi in altri organi, in questo caso il pancreas, portando allo sviluppo di tumore anche a distanza di trent’anni. Questo studio, pubblicato sul Journal of Pathology, apre la strada a una gestione più appropriata e personalizzata di questo specifico tumore del pancreas, attraverso una migliore classificazione e un utilizzo di farmaci più mirati.
Il crowdfunding? Attenzione a cosa si finanzia Uno studio pubblicato su JAMA ha analizzato 1.059 campagne di raccolta fondi promosse sulla piattaforma GoFundMe da singoli cittadini per poter affrontare cure prive di fondamenti scientifici e quindi non coperte dal sistema sanitario o dalle assicurazioni. I soldi sono stati raccolti per trattamenti come omeopatia o naturopatia per curare il cancro, ossigenoterapia iperbarica per l’ictus cerebrale, terapie sperimentali con staminali per danni cerebrali o midollari e terapie antibiotiche di lunga durata in malattie che non ne hanno bisogno, come la malattia di Lyme. In totale queste campagne hanno raccolto quasi 7 milioni di dollari. “Questa ricerca dimostra come alcuni medici (o presunti tali) senza scrupoli possono plagiare i pazienti per convincerli a raccogliere fondi per cure di non provata efficacia, se non francamente dannose” concludono gli autori.
Il mattino ha l’oro in bocca Le donne mattiniere potrebbero avere un rischio di ammalarsi di cancro al seno minore rispetto alle donne che hanno bisogno di dormire a lungo. Lo ha ipotizzato un gruppo di ricercatori dell’Università di Bristol. Ogni ora di sonno in più delle 7-8 raccomandate potrebbe essere associato a un incremento di rischio del 20 per cento. Lo studio è stato condotto su 400.000 donne analizzando oltre 450 markers genetici associati al sonno, valutando quindi il rischio di cancro indipendentemente da altri fattori confondenti, come alcol e fumo. Tuttavia lo studio solleva più interrogativi di quelli a cui risponde: il rischio di cancro non è solo legato alla genetica, ma anche ad aspetti sociali come il tipo di lavoro e di famiglia, fattori che a loro volta influenzano il momento del risveglio. “Ora vogliamo confrontare la preferenza innata di ciascuno con l’orario del risveglio imposto dalle incombenze quotidiane” dicono gli autori.
GENNAIO 2019 | FONDAMENTALE | 13
LEGGI E NORME Privacy e ricerca scientifica
In questo articolo: GDPR privacy big data
La privacy? Importante ma con un occhio alla scienza Con l’entrata in vigore della nuova normativa europea sulla privacy, per medici e scienziati è diventato più difficile fare ricerca utilizzando i dati lasciati dai pazienti. Eppure la nuova legge consente di proteggere i propri interessi e nello stesso tempo essere d’aiuto a chi, con quei dati, vuole capire meglio come curare le malattie
I
a cura della REDAZIONE l 25 maggio 2018 è entrato ufficialmente in vigore il Regolamento generale sulla protezione dei dati. Si tratta di una normativa europea che ha lo scopo di proteggere le informazioni che ciascuno di noi affida ad altri, e in particolare i cosiddetti dati sensibili (opinioni politiche e religiose ma anche informazioni sulla propria salute). Proprio la rivoluzione scientifica basata sull’analisi di grandi quantità di dati sanitari ha contribuito a ispirare i legislatori e a porre dei limiti all’utilizzo dei dati stessi. La legge, infatti, nasce da casi e discussioni molto concrete, tra le quali uno, quello dell’Islanda, che ha fatto da apripista al dibattito sulla proprietà delle informazioni biomediche ed è molto utile per capire cosa si intende quando si afferma che un individuo è proprietario delle informazioni che lo riguardano, specie di quelle inerenti alla la salute. 14 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2019
La genetica dei ghiacci Nel 1998 il Parlamento islandese stipula un accordo con una compagnia privata, la deCODE Genetics, per trasferirle i dati relativi allo screening genetico dell’intera popolazione. L’Islanda è un Paese piccolo (circa 340.000 abitanti), con poca immigrazione. Ciò lo rende particolarmente interessante per i ricercatori, che sperano di riuscire a identificare quali geni predispongono allo sviluppo di determinate malattie. I dati vengono raccolti dall’azienda privata sulla base di un consenso informato presunto. La notizia circola sui giornali: il presupposto è che se qualcuno non vuole partecipare si farà vivo e manifesterà la propria contrarietà. Nel 2003 una cittadina, Ragnhildur Guðmundsdóttir, si rivolge alla Corte suprema con un caso più complicato
del previsto. Vuole impedire che i dati del padre, deceduto da poco, entrino nel database generale: per metà, dice la donna, quelle informazioni sono anche sue, visto che ha ereditato il 50 per cento dei suoi geni dal padre. E dato che lei non vuole che qualcuno conosca il suo profilo genetico, deve impedire che anche quello paterno entri nel database. La Corte le dà ragione. Per la prima volta un tribunale afferma che esistono informazioni che meritano una speciale protezione (e i dati genetici ne fanno parte) e che la privacy è un valore che può essere addirittura superiore a quello del bene comune. I dati genetici sono cruciali per scoprire cosa determina le malattie ma ciascuno ha il diritto di rifiutarsi di contribuire alla ricerca scientifica. Un principio di autonomia decisionale che è anche il cuore della nuova normativa europea, ma che suscita qualche preoccupazione in chi, con queste informazioni, spera di far progredire la conoscenza.
Il caso Sardegna Due ricercatori italiani, Giuseppe Testa dell’Istituto europeo di oncologia e Luca Marelli dell’Università degli studi di Milano, hanno pubblicato sulla rivista Science un articolo che mette in luce le preoccupazioni degli scienziati. I dati, dicono gli esperti, sono gli elementi su cui si basa la scienza moderna. Negli ultimi anni lo sviluppo di computer in grado di elaborare grandi quantità di informazioni rende i database particolarmente importanti per gli scienziati. “Ogni progetto di ricerca genera dati personali in formato riutilizzabile” spiega Giuseppe Testa. “Dati acquisiti per un determinato studio possono essere riutilizzati per un altro studio con finalità diverse. Abbiamo sempre chiesto il consenso all’utilizzo delle informazioni personali ma, nel momento in cui ci si apre alla circolazione in contesti diversi, che cosa dobbiamo fare? O richiediamo ogni volta il consenso alla persona (e non sempre è fattibile), o
chiediamo un ‘consenso allargato’ per l’uso dei dati ai fini di ricerca da parte della stessa istituzione. Ma si pone un altro problema: che cosa succede se il dato passa di mano ed entra in possesso di un’altra istituzione?” È esattamente ciò che è accaduto in Islanda ed è accaduto anche in Sardegna, come spiegano i due esperti italiani raccontando la storia di Shardna, una banca dati genetica creata in Sardegna da istituzioni pubbliche, e poi passata a una azienda biotecnologica privata britannica. Il Garante della privacy ha bloccato l’utilizzo delle informazioni da parte dell’azienda privata a meno che non raccolga di nuovo le autorizzazioni degli oltre 12.000 soggetti inclusi nel database. Una richiesta praticamente impossibile da esaudire, col rischio che le informazioni genetiche dei sardi non possano più essere usate per la ricerca scientifica. Per evitare che ciò accada in futuro, oggi i centri di ricerca e gli ospedali puntano a farsi dare l’autorizzazione più ampia possibile fin dal primo contatto con il cittadino.
È bene quindi sapere che la nuova legge tutela fortemente chi concede i propri dati alle istituzioni scientifiche. Innanzitutto stabilisce criteri molto rigidi per la sicurezza informatica. Inoltre con la nuova legge si può decidere se concedere i propri dati soltanto per un uso specifico oppure se potranno essere usati in futuro anche per altre ricerche. Ogni individuo può chiedere che i dati vengano cancellati dai database in qualsiasi momento. Basta farne richiesta a una figura dedicata, che ogni istituzione deve nominare: si tratta del controllore dei dati, che sarà personalmente responsabile di tutte le informazioni di cui le istituzioni scientifiche sono in possesso. Sarà il controllore a valutare, caso per caso, se i ricercatori possono accedere legittimamente alle informazioni che il cittadino ha lasciato. Infine i dati devono essere pseudonimizzati: il termine tecnico significa che le informazioni sono memorizzate in forma anonima; pertanto per risalire all’identità del loro proprietario è necessario conoscere i codici che permettono di abbinarle ai nomi e agli indirizzi, che sono conservati in un database diverso.
Equilibrio tra diritti del singolo e della società
Cosa deve sapere il cittadino
È importante sapere che, quando si firma il modulo di consenso all’uso dei dati in ospedale o nel contesto di un progetto di ricerca, ciò che si autorizza può davvero cambiare il corso di una sperimentazione. E, anche se l’istinto è quello di dire “no” a tutte le richieste che non sono essenziali per ottenere specificamente ciò per cui ci si rivolge al sistema sanitario, così facendo si priva la medicina di informazioni importanti.
PREMIO NOBEL 2018 Dalla medicina alla chimica
In questo articolo:
immunoterapia enzimi anticorpi monoclonali
All’immunoterapia anticancro il premio più ambito Dopo decenni di incertezze sulla sua reale utilità nella cura del cancro, l’immunoterapia ha avuto in anni recenti un rapido sviluppo, fino a meritarsi il riconoscimento più prestigioso nel campo della medicina
I
a cura di CARLOTTA JARACH ll premio Nobel per la medicina 2018 è stato assegnato all’americano James P. Allison e al giapponese Tasuku Honjo “per le loro scoperte nel campo delle terapie contro il cancro tramite inibizione della regolazione negativa del sistema immunitario”. I due sono stati i primi a capire co-
me rimuovere i freni inibitori (in gergo tecnico definiti checkpoints) del sistema immunitario per renderlo più aggressivo nei confronti dei tumori. Una scoperta che porta, ancora una volta, la battaglia contro il cancro sul podio più alto della scienza.
Un settore già premiato
L’immunologia è da oltre un secolo protagonista d’onore dei premi Nobel. Già nel 1919, infatti, Jules Bordet è stato premiato per le scoperte sulla lisi batterica e sul batterio della pertosse, che non a caso porta proprio il suo nome (Bordetella pertussis). In tempi più recenti, il Nobel è stato attribuito a Rolf M. Zinkernagel e Peter
JAMES P. ALLISON Affiliato all’Università del Texas, ha intuito per primo le potenzialità dell’immunoterapia dei tumori 16 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2019
C. Doherty per la descrizione dei meccanismi con cui i linfociti riconoscono le cellule infettate dai virus: era il 1996. E sette anni fa, nel 2011, è stata la volta di Bruce A. Beutler, Jules A. Hoffmann e Ralph M. Steinman, per i meccanismi legati all’immunità innata e all’attivazione delle cellule dendritiche che giocano un ruolo chiave nelle infezioni e nel combattere le cellule tumorali. Anche il premio di quest’anno ha un forte legame con l’oncologia: Allison e Honjo (il primo è professore presso l’Università del Texas, MD Anderson Cancer Center, Houston, il secondo all’Università di Kyoto) nel 2014 hanno vinto il premio Tang, considerato la versione asiatica del Nobel, proprio per queste loro ricerche.
Un’intuizione geniale Allison, studiando alcune proteine del sistema immunitario, ebbe una grande intuizione: manipolando i freni naturali all’attività del sistema immunitario è possibile indirizzarlo contro i tumori. In particolare, lo scienziato americano si concentrò su CTLA-4, una proteina che blocca l’attivazione dei linfociti T, i “moderatori” del
TASUKU HONJO
Professore all’Università di Kyoto, in Giappone, ha scoperto il meccanismo che permette la nascita degli inibitori di PD-L1
SIR GEORGE P. WINTER Ricercatore dell’Università di Cambridge, ha creato una “libreria” di batteriofagi per la produzione di anticorpi da usare come farmaci
sistema immunitario. E i risultati della sua ricerca non si sono fatti attendere: si sono subito tradotti in farmaci innovativi, i cosiddetti inibitori dei checkpoint immunologici come l’ipilimumab, un anticorpo monoclonale attualmente in sperimentazione contro vari tipi di tumore del polmone, contro il carcinoma della prostata e contro il melanoma metastatico.
Scoperte in parallelo Anche Tasuku Honjo viaggiava sui medesimi binari: lo scienziato giapponese aveva infatti scoperto un’altra proteina delle cellule tumorali che funziona come un freno ma presenta un meccanismo d’azione diverso. Si tratta della proteina PD-1 (programmed death cell protein, ovvero proteina della morte cellulare), già individuata oltre 25 anni fa, nel 1992. PD-1 agisce come inibitore della risposta immunitaria quando reagisce con PD-L1 (il ligando della proteina della morte cellulare di tipo 1), un’altra proteina presente sia sulle cellule normali sia su quelle tumorali. Sono proprio queste ulti-
FRANCES H. ARNOLD Ingenere meccanico e aerospaziale di formazione, ha utilizzato il suo approccio razionale per trovare un modo per manipolare gli enzimi
me che, esprimendo un’alta quantità di PD-L1, sono in grado di sfuggire all’attacco immunitario. I farmaci inibitori di PD-L1, che contrastano l’eccessiva presenza del ligando sulle cellule maligne, hanno dimostrato di essere utili in diverse forme tumorali, specie metastatiche. Il primo farmaco di questa classe approvato in Italia due anni fa, nel 2016, è stato il nivolumab, un anticorpo monoclonale efficace soprattut-
“
to contro il carciGEORGE P. SMITH noma polNegli anni ottanta ha avuto monare l’idea di usare i batteriofagi non a picper risalire a un gene cole cellusconosciuto da una le e il carciproteina nota noma a cellule renali avanzato. Altri farmaci si sono via via aggiunti, come il pembrolizumab (contro il melanoma metastatico) e atezolizumab (contro il carcinoma della vescica in stadio avanzato e contro il carcinoma polmonare non a piccole cellule).
ANCHE LA CHIMICA SI OCCUPA DI CANCRO
Q
uest’anno ha visto tra i premiati anche un altro Nobel indirettamente legato alle terapie anticancro. L’americana Frances H. Arnold, il suo connazionale George P. Smith e il britannico Sir Gregory P. Winter si sono aggiudicati ex aequo il premio Nobel per la chimica “per i loro lavori su enzimi, peptidi e anticorpi”. Le ricerche della Arnold hanno posto le basi per la manipolazione degli enzimi, che vengono ora largamente utilizzati nella produzione di farmaci, anche antitumorali. I suoi colleghi
”
Smith e Winter sono protagonisti della cosiddetta chimica “verde” grazie allo sviluppo di una tecnica di laboratorio in cui un batteriofago (ovvero un virus che infetta batteri) viene utilizzato come mezzo per produrre proteine utili alla cellula. È grazie a questa tecnica che oggi si possono produrre grandi quantità di farmaci a base di anticorpi in grado di contrastare malattie autoimmuni e curare il cancro. Smith aveva sviluppato la tecnica con i batteriofagi già nel 1985, ma è in tempi più recenti che Winter l’ha utilizzata per produrre nuove farmaci. Il primo anticorpo generato con questo meccanismo è stato adalimumab, approvato nel 2002 per la cura dell’artrite reumatoide e della colite ulcerosa.
GENNAIO 2019 | FONDAMENTALE | 17
ESMO 2018 Congressi
L’oncologia medica cerca la cura più adatta a ciascun paziente
chi” che trovano nuove indicazioni in specifici gruppi di pazienti. L’interesse principale che emerge da tutte le presentazioni (che coinvolgono medici ma anche infermieri e associazioni di pazienti, perché la cura è davvero un processo che si avvale di tutte le figure che stanno intorno al malato) è per la personalizzazione della cura. Quasi l’80 per cento degli studi clinici, infatti, si concentra sull’identificazione dei gruppi di pazienti che davvero possono trarre beneficio da una cura innovativa, cioè mirata a specifici bersagli molecolari che sono presenti in alcuni, ma non tutti i malati.
Il tema ricorrente delle ricerche presentate al più grande congresso europeo di oncologia medica è l’identificazione dei profili che possono realmente trarre beneficio dalle cure più innovative. Anche gli studi di genere e la misurazione dell’impatto delle cure nella quotidianità Le priorità clinica sono al centro delle discussioni della ricerca
C
a cura di DANIELA OVADIA on i suoi 27.000 partecipanti da 138 Paesi, e i quasi 600 speakers, il meeting annuale della European Society for Medical Oncology - ESMO (la società scientifica che raggruppa gli oncologi clinici europei) che si è tenuto a fine ottobre a Monaco di Baviera costi-
“
N
tuisce il più importante appuntamento europeo per medici e pazienti impegnati nella battaglia contro il cancro. E le novità positive non mancano: sono tantissimi i nuovi farmaci arrivati fino alla fase 3 di sperimentazione (cioè a un passo dalla disponibilità in tutti gli ospedali) e tanti quelli “vec-
BAMBINI NON SOLO PEDIATRICI
ello studio delle terapie più efficaci per la cura di bambini e adolescenti malati di cancro, le regole stringenti che determinano l’accesso alle sperimentazioni cliniche in base all’età possono essere controproducenti. Lo hanno
”
detto a ESMO i ricercatori dell’Istituto oncologico Gustav Roussy di Parigi, che hanno analizzato le 465 sperimentazioni farmacologiche condotte negli ultimi sei anni presso il loro ospedale. Ne hanno dedotto che alcuni bambini avrebbero potuto
“L’anno scorso si è parlato molto di terapie mirate e di immunoterapia. Erano la grande novità del momento e speravamo che funzionassero per tutti” racconta Hisham Mehanna, responsabile dell’Unità chirurgica per i tumori della testa e del collo dell’Università di Birmingham, in Gran Bretagna. “Invece
trarre beneficio dall’inclusione in alcune sperimentazioni riservate agli adulti mentre alcuni giovani (dai 18 ai 25 anni) avrebbero potuto essere curati con più efficacia con farmaci pediatrici sperimentali. Gli esempi più comuni riguardano alcune forme di cancro al seno in ragazze giovanissime (anche di 14-15 anni) che hanno però caratteristiche simili ai tumori mammari
In questo articolo: oncologia clinica ESMO ricerca medica
non sempre è così: talvolta funzionano e talvolta no. Scoprirne il motivo è l’obiettivo della nuova ricerca clinica. Ci siamo infatti resi conto che, essendo i nuovi farmaci molto costosi e non privi di effetti collaterali, è urgente trovare il modo di darli solo a chi risponde bene.” In questo tipo di ricerche, conta molto l’indipendenza dei ricercatori dalle case farmaceutiche. Lo studio condotto da Mehanna, che ha suscitato grande dibattito a Monaco di Baviera, ha dimostrato, per esempio, che in alcuni tumori della testa e del collo la “vecchia” chemioterapia associata a radioterapia è ancora più efficace della combinazione di radioterapia e cetuximab, un farmaco innovativo che, sulla carta, aveva tutte le caratteristiche per funzionare meglio. “Grazie ai fondi di Cancer Research UK, abbiamo potuto verificare che questa ipotesi non era corretta. Ora sappiamo che, in questi pazienti, è meglio continuare come abbiamo sempre fatto, mentre il nuovo farmaco può essere usato con più efficacia in altri tipi di tumore che hanno caratteristiche molecolari più favorevoli”.
Questione di genere Anche l’inclusione delle donne nelle sperimentazioni cliniche è stata oggetto di molte presentazioni. Tradizionalmente, infatti, nelle fasi iniziali della sperimentazione di nuovi farmaci si selezionano preferibilmente pazienti maschi perché l’assenza delle fluttuazioni ormonali e altre caratteristiche fisiologiche rendono più semplice analizzare i risultati. Ma le donne ci sono, si ammalano e talvolta rispondono alle delle donne più adulte. Viceversa ci sono 25enni con sarcomi dei tessuti molli che hanno caratteristiche uguali ai sarcomi dell’età pediatrica. Al tempo dell’oncologia molecolare, quindi, non solo la sede del tumore conta meno delle sue caratteristiche genetiche e molecolari, ma anche l’età del paziente può, talvolta, passare in secondo piano.
terapie diversamente dagli uomini. Per esempio, le donne sono più sensibili degli uomini ad alcuni effetti tossici dei farmaci oncologici, per ragioni legate alla diversa composizione corporea (nelle donne c’è più tessuto adiposo, in cui si concentrano le sostanze tossiche) e al funzionamento dei sistemi di depurazione dell’organismo, ha spiegato Anna Dorothea Wagner, dell’Università di Losanna. Ma la ragione potrebbe non essere legata alle donne, ma a errori nel dosaggio degli uomini: “A volte negli uomini, che hanno una maggior massa corporea, si osserva una minore tossicità perché il farmaco viene somministrato a una dose troppo bassa rispetto alla massa corporea. Risulta meno tossico ma anche meno efficace. Ecco perché dobbiamo studiare come il genere influisce sulle cure senza dare nulla per scontato”. Vi sono anche differenze ben note nella risposta immunitaria, che possono interferire con le cure più innovative. “Nella sperimentazione dei farmaci è stato fatto uno sforzo a livello internazionale per inserire più donne, ma il tasso di inclusione rimane basso: nelle fasi 1 e 2, cioè nelle prime fasi di impiego clinico di una nuova cura sull’essere umano, le donne sono solo il 37 per cento dei soggetti sperimentali reclutati. E nei due terzi degli studi non si menzionano, nei risultati, le eventuali differenze di genere nella risposta.”
Efficace per chi? Nelle sale del congresso, però, il maggior interesse è stato suscitato dalla messa a punto da parte di ESMO stessa di una Scala di grandezza del beneficio clinico. Si tratta di uno strumento che dovrebbe aiutare i medici a decidere se una cura è davvero utile analizzando in modo molto pratico i risultati degli studi clinici e dando loro un
“voto”, proprio come si fa a scuola. “Un nuovo farmaco può essere approvato perché aumenta la durata della sopravvivenza priva di malattia, cioè quel tempo in cui ai test e agli esami il tumore smette di crescere o di diffondersi: è un parametro che in farmacologia è importante ma che potrebbe non esserlo nella vita reale” spiega Fatima Cardoso, responsabile del Dipartimento di senologia dell’Università di Lisbona, in Portogallo, e una delle massime esperte di studi farmacologici in Europa. “Perché la malattia può scomparire temporaneamente dalle radiografie, ma il paziente continua a stare male. Per capire come realmente stanno le cose andiamo a vedere se nello studio si menziona la qualità di vita durante la cura: se il farmaco migliora lo stato generale di benessere, il voto che diamo al farmaco e al suo utilizzo è più alto. Poi andiamo a vedere un altro dato importante, la sopravvivenza totale: magari con alcune cure la malattia rallenta per un po’, ma poi torna più aggressiva di prima. A noi interessa sapere se i malati vivono più a lungo, con o senza la malattia. E anche questo parametro concorre alla valutazione di efficacia di una cura.” Alla fine, valutare le nuove cure con questi strumenti consente di fare scelte più oculate e, soprattutto, di allocare le risorse disponibili solo per terapie e interventi davvero efficaci. ESMO 2018 ha fornito una chiara visione dei traguardi raggiunti dall’oncologia medica e di quelli ancora da raggiungere. Se gli strumenti di cura si moltiplicano, non sempre si riesce a determinare con sufficiente chiarezza quali pazienti ne potranno trarre maggior vantaggio: è questo il campo in cui si gioca, nel prossimo futuro, la possibilità di aumentare l’efficacia dei tanti nuovi farmaci che negli ultimi anni sono arrivati al letto del malato. GENNAIO 2019 | FONDAMENTALE | 19
NAZIONI UNITE Gli obiettivi di sviluppo
In questo articolo: sostenibilità salute ambiente
La salute e l’alimentazione al centro della sostenibilità
per lo sviluppo sostenibile, “un piano d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità e per rinforzare la pace universale in un contesto più ampio di libertà” come si legge nel sito dedicato. All’interno di questa agenda spiccano 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (o SDGs, dalla sigla inglese), traguardi da raggiungere entro il 2030 grazie alla collaborazione di tutte le Nazioni, dalle più ricche alle più povere.
Le Nazioni Unite hanno fissato 17 Obiettivi di sviluppo Alimentazione sostenibile, accendendo i riflettori sull’ambiente al centro ma anche sulla salute, con particolare attenzione Il secondo dei 17 Obiettivi di sviall’alimentazione e al suo impatto sull’uomo e sul pianeta luppo sostenibile è totalmente dedica-
C
a cura di CRISTINA FERRARIO osa hanno a che fare sviluppo sostenibile e salute? A uno sguardo superficiale verrebbe da dire che i due concetti sono slegati – uno più rivolto verso l’ambiente e l’altro verso le persone –, ma stando agli esperti delle Nazioni Unite non può esistere sviluppo sostenibile per il pianeta senza la salute e il benessere degli individui che lo abitano. Sulla base di queste premesse, nel 2015 tutti gli stati membri delle Nazioni Unite hanno adottato l’Agenda 2030
to all’alimentazione. “Stop alla fame” è il traguardo principale e ambizioso che si accompagna anche al miglioramento della nutrizione, all’accesso a cibo sicuro e alla promozione di un’agricoltura sostenibile. Parlare di malnutrizione non significa però parlare solo di mancanza di cibo: in molti casi la malnutrizione si associa infatti a un’alimentazione sbagliata che porta a un eccesso di peso e non di rado all’obesità, alle malattie cardiovascolari e ai tumori. Lo sanno bene gli esperti delle Nazioni Unite che, all’interno dell’Obiettivo 2, hanno previsto interventi per porre fine anche alla cattiva alimentazione, in particolare nei bambini al di sotto dei 5 anni. “L’obesità è una vera e propria patologia che interessa il 38 per cento della popolazione mondiale e che, per 1,7 milioni di persone, si traduce nell’aumento del rischio di malattie come diabete di tipo 2, problemi cardiovascolari e tumori” spiega Antonio Moschetta, professore di medicina interna presso l’Università di Bari, da sempre attento all’impatto sulla salute del cibo che portiamo in tavola. Per quanto riguarda il cancro, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione ha identificato 13 tumori legati all’obesità, tra questi i tu-
La nutrizione è il fil rouge che unisce i 17 Obiettivi
“ L
NUOVE DISCIPLINE SUL CIBO
a ricerca sulla nutrizione procede a grandi passi, tanto che negli ultimi decenni ha dato vita a nuove discipline, dai nomi un po’ complessi. Per esempio, il termine nutrigenomica indica lo studio del ruolo che i singoli nutrienti hanno sull’espressione dei geni, mentre con la parola nutrigenetica si indica
20 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2019
”
lo studio di come le differenze nel patrimonio genetico individuale influenzano la risposta alle molecole presenti nei cibi. Da non dimenticare infine la nutraceutica, termine nato dalla fusione di “nutrizione” e “farmaceutica”, che rappresenta lo studio degli effetti benefici per la salute dei nutrienti contenuti nel cibo.
mori di esofago, colon, mammella, fegato e pancreas. “Abbiamo inoltre dati che dimostrano come le persone obese malate di tumore abbiano maggiori complicanze chirurgiche e rispondano meno bene ad alcune chemioterapie” aggiunge Moschetta, ricordando il grande problema dell’obesità pediatrica: “Secondo le stime, il 21 per cento dei bambini di 8-9 anni è in sovrappeso e il 9 per cento è obeso” dice.
Tra questi, lo studio European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC), dal quale emerge che seguire la dieta mediterranea si associa a una riduzione del rischio di sviluppare diversi tumori. Il dato si ricollega perfettamente con gli obiettivi di sviluppo sostenibile, dal momento che una dieta come quella mediterranea, ricca di frutta e verdura e povera di carni, zuccheri
I due volti della ricerca
In linea generale, stili di vita sani e un’alimentazione corretta fanno sì che il nostro organismo disponga di tutte le caratteristiche per contrastare al meglio la malattia. Ecco perché molte delle ricerche sul legame tra alimentazione e cancro puntano a identificare le diete migliori per la salute.
“
I PILASTRI DELLA SOSTENIBILITÀ
L
”
a fine della povertà e di altre privazioni deve muoversi mano nella mano con strategie per migliorare la salute e l’educazione, ridurre le diseguaglianze e spronare la crescita economica, il tutto mentre si agisce per combattere i cambiamenti climatici e per preservare oceani e foreste.
Questo pensiero si sintetizza in 17 punti, gli Obiettivi di sviluppo sostenibile: 1 2 3 4 5 6 7 8
Fine della povertà Stop alla fame Salute e benessere Istruzione di qualità Parità di genere Acqua pulita Energia pulita e disponibile Lavoro dignitoso e crescita economica 9 Sviluppo di industria, innovazione e infrastrutture
raffinati e dolci, è anche una dieta “amica dell’ambiente” in termini di impatto su consumo di acqua e di suolo e sull’immissione di gas serra nell’atmosfera. Ma gli effetti della dieta quotidiana sulla salute si fanno sentire anche più a fondo, fino al DNA e proprio in questa direzione si stanno muovendo molti ricercatori. “Il cibo è in grado di dialogare con il nostro corpo attraverso il DNA, cioè il nostro codice genetico, modulando la fisiologia dell’organismo e apportando benefici alla salute o, al contrario, promuovendo lo sviluppo di malattie. Le proprietà dei cibi non risiedono solo nel valore nutrizionale ma anche nella loro capacità di influenzare i processi biologici” spiega Moschetta, che poi conclude: “Ci stiamo muovendo verso diete su misura che tengano conto sia della storia clinica sia delle caratteristiche genetiche di una persona”.
10 Riduzione delle diseguaglianze 11 Città e comunità sostenibili 12 Consumo e produzione responsabile 13 Azioni per frenare il cambiamento climatico 14 Protezione della vita sotto l’acqua 15 Protezione della vita sulla terra 16 Pace, giustizia e supporto alle istituzioni 17 Sviluppo delle collaborazioni internazionali
GENNAIO 2019 | FONDAMENTALE | 21
STATISTICHE Il rapporto AIRTUM 2018
In questo articolo: epidemiologia AIRTUM sopravvivenza
Dati aggiornati per misurare i progressi nella cura del cancro Ogni giorno in Italia vengono diagnosticati 1.000 nuovi casi di tumore. I dati più recenti dicono che diminuisce la mortalità e aumenta la sopravvivenza, ma anche che resta molto da fare nel campo della prevenzione
+
=
a cura di ELENA RIBOLDI li italiani a cui è stato diagnosticato un tumore nel 2018 sono numerosi all’incirca come gli abitanti di una città delle dimensioni di Firenze. Le stime parlano infatti di 373.000 nuove diagnosi di tumore maligno, di cui circa 194.000 negli uomini e 178.000 nelle donne. Il volume I numeri del cancro in Italia 2018 realizzato in collaborazione dall’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM) e dall’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM) fotografa molto bene la realtà del nostro paese per
G
-
= : % 22 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2019
quanto riguarda incidenza, sopravvivenza e mortalità per cancro. LE NUOVE DIAGNOSI “Considerando globalmente tutti i tumori, il tasso di incidenza, ossia il numero di nuovi casi diviso per il numero degli abitanti, valore che tiene conto anche dell’invecchiamento della popolazione, è in calo da 10 anni a questa parte negli uomini, mentre è abbastanza costante nelle donne” spiega Luigino Dal Maso, epidemiologo del Centro di riferimento oncologico di Aviano. “Questo andamento si spiega con la riduzione dell’abitudine al fumo che è avvenuta negli ultimi 20 anni tra i maschi, ma non tra le femmine”. Infatti, l’incidenza dei tumori del polmone sta diminuendo negli uomini, mentre nelle donne non solo non
+
diminuisce, ma aumenta, così come aumentano altri tumori collegati al fumo. Negli uomini continuano a calare i tumori della prostata, mentre aumentano i tumori del testicolo. Nelle donne si osserva una diminuzione dei tumori dell’utero e dell’ovaio e invece un lieve aumento nell’incidenza del tumore della mammella, prevalentemente nella fascia di età 45-49 anni. In entrambi i generi, tendono ad aumentare i tumori del pancreas, della tiroide e i melanomi. Per gli ultimi due, l’aumento dell’incidenza dipende, almeno in parte, dal miglioramento nelle tecniche diagnostiche. Gli ecografi molto sensibili e le nuove tecniche molecolari messe a punto in laboratorio permettono infatti di identificare i tumori alla ti-
roide molto precocemente. La dermoscopia e la microscopia confocale consentono di diagnosticare il melanoma cutaneo in uno stadio iniziale. L’anticipazione del momento della diagnosi porta a un aumento del numero di casi, ma fortunatamente questo non si riflette in un aumento della mortalità, in quanto i tumori scoperti nella fase iniziale sono più facili da curare. MORTALITÀ E SOPRAVVIVENZA Nel 2015, l’anno più recente per cui disponiamo di dati, in Italia si sono verificati 178.000 decessi per cancro. I tumori sono la seconda causa di morte dopo le malattie cardiocircolatorie. Secondo i calcoli statistici, la probabilità di morire a causa di un tumore
?
riguarda un uomo su 3 e una donna su 6. Perché questi valori sono diversi? Perché il rischio di morire dipende dal tipo di tumore: nelle donne il più frequente è quello alla mammella che è caratterizzato da una buona prognosi. La sopravvivenza peggiore per entrambi i sessi riguarda ancora il tumore del pancreas. “La mortalità è in significativa diminuzione sia negli uomini che nelle donne” commenta Dal Maso confrontando i dati più recenti con quelli passati. Questo risultato positivo è merito di molti fattori: la diffusione degli screening, i miglioramenti nella diagnosi, i progressi terapeutici nelle cure e l’applicazione sempre più ampia di una gestione multidisciplinare dei pazienti
oncologici. “Anche la sopravvivenza è in lento progresso” aggiunge Dal Maso. “La probabilità di essere vivi dopo 5 anni dalla diagnosi di tumore è in costante aumento nel tempo. E complessivamente, il 63 per cento delle donne e il 54 per cento degli uomini è ancora in vita a 5 anni dalla diagnosi.” Di nuovo, la differenza è spiegabile con la maggior frequenza tra le donne di tumori più facilmente curabili. In Italia, vivono quasi 3.400.000 persone (il 6 per cento di tutta la popolazione) che hanno avuto in passato una diagnosi di tumore. DAL CANCRO SI PUÒ GUARIRE Si dicono guariti coloro che,
DISEGUAGLIANZE
NORD E SUD
L’
Italia è un Paese disomogeneo e questo è vero anche per quanto riguarda i tumori. L’incidenza dei tumori è sempre stata più alta al Nord rispetto al Centro e ancora di più al Sud. Queste differenze dipendono da fattori protettivi (stili di vita, abitudini alimentari, fattori legati alla riproduzione) e anche da una diversa esposizione a fattori cancerogeni. Le differenze nell’incidenza dei tumori si stanno però riducendo nel tempo. “Gli stili di vita si vanno uniformando” spiega Luigino Dal Maso. “Si sta abbandonando la dieta mediterranea, che ha un forte effetto protettivo sui tumori. Al Sud si fumava di meno, mentre oggi i giovani, soprattutto le ragazze, hanno cominciato a fumare e fumano come e più delle ragazze del Nord. Il risultato si vede poi nell’aumento di alcuni tipi di tumore”. Gli effetti saranno ancora più evidenti tra 10-20 anni, dato il ritardo tra l’esposizione ai cancerogeni e lo sviluppo dei tumori. Una diseguaglianza che resiste è quella degli screening oncologici, ancora poco diffusi in molte Regioni del Sud. Ne è testimonianza il fatto che al Sud e nelle Isole non si è osservata la riduzione della mortalità per i tumori del colon-retto che invece c’è nel Nord Italia. Lo screening per il tumore del colon-retto permette infatti di individuare lesioni premaligne che possono poi essere asportate evitando che si trasformino in cancro.
GIUGNO 2018 | FONDAMENTALE | 23
STATISTICHE Il rapporto AIRTUM 2018
= dopo avere ricevuto una diagnosi di tumore, hanno (in base ai calcoli statistici) una aspettativa di vita paragonabile a quella delle persone che non hanno dovuto affrontare questa malattia. Nel 2010 gli Italiani guariti dal cancro erano circa 700.000, nel 2018 sono oltre 900.000. Da alcuni tipi di tumori si guarisce quasi sempre: guarisce il 94 per cento delle persone con una diagnosi di tumore del testicolo, il 76 per cento di quelle con diagnosi di tumore della tiroide, il 74 per cento delle
donne con tumore della cervice uterina e il 72 per cento delle persone con diagnosi di linfoma di Hodgkin. Il rischio di morire per le donne che hanno avuto un tumore del seno rimane per molti anni un po’ più elevato di quello delle coetanee non colpite dal cancro. “In Italia ci sono quasi 800.000 donne che vivono dopo avere avuto una diagnosi di tumore della mammella. La maggioranza di queste pazienti non può dirsi guarita perché resta questo piccolo aumento del rischio, ma nella maggior parte dei casi ha buone possibilità di tornare alla vita precedente” spiega Del Maso. NUMERI UTILI La raccolta dei dati epide-
DONNE Mammella (29%) Colon-retto (13%) Polmone (8%) Tiroide (6%) Corpo dell’utero (5%)
Tumori solidi diagnosticati più di frequente
miologici, come quella fatta da AIRTUM, è un presupposto necessario a qualsiasi ulteriore ricerca sul cancro, perché permette di capire, su dati reali, dove è meglio investire perché c’è ancora un problema da risolvere. E non solo: i numeri sono estremamente utili per migliorare l’assistenza ai malati. Identificare un’incidenza particolarmente elevata di un certo tipo di tumore in un determinato luogo può stimolare l’avvio di apposite campagne di prevenzione e, se possibile, di screening. “Avere a portata di mano dati epidemiologici aggiornati sull’andamento dei tumori in Italia permette inoltre di prevedere con buona approssimazione l’impegno finanziario che graverà sul Sistema sanitario nazionale e in ultima analisi sulle tasche dei cittadini” spiega nella prefazione del volume Armando Bartolazzi, sottosegretario alla Salute. Una programmazione adeguata è fondamentale, specialmente tenendo conto che alcune delle nuove terapie oncologiche sono costosissime.
UOMINI Prostata (18%) Colon-retto (15%) Polmone (14%) Vescica (11%) Fegato (5%)
24 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2019
PREVENIRE È MEGLIO “Dai nuovi dati emergono elementi positivi, quali la diminuzione della mortalità e l’aumento della sopravvivenza, e questo è incoraggiante. Ci deve preoccupare il fatto che l’incidenza dei tumori non diminuisca nelle donne. Questo dipende da fattori di rischio che conosciamo e su cui possiamo intervenire, primo fra tutti il fumo. Eliminando il fumo potremmo eliminare un terzo dei tumori. Il numero di fumatori tra adolescenti e giovani non accenna a calare: bisogna trovare le strategie giuste affinchè i ragazzi non inizino a fumare. E quelle per aiutare tutti a smettere. Gli studi dimostrano che smettere fa bene a qualsiasi età, fa bene anche a coloro che hanno già avuto un tumore. Occorre lavorare anche sull’alimentazione, legata al sovrappeso e all’obesità” conclude Dal Maso. “La diminuzione dei tumori è frenata dalle difficoltà che si incontrano nel cercare di intaccare gli stili di vita negativi. Si può fare molto di più nel campo della prevenzione, dobbiamo aumentare gli sforzi per limitare i comportamenti che portano a un aumento del rischio di ammalarsi.”
%
TESTIMONIANZE Grandi Donatori
Finanziare la ricerca: ecco perché ho deciso di farlo La testimonianza di Raffaella e la sua scelta di finanziare una borsa di studio per giovani ricercatori
Q
a cura dI MARIA CHIARA ANTONINI uella di Raffaella e Abele è una di quelle storie che ti danno la forza di vivere intensamente, sempre e comunque. La loro è stata prima di tutto una storia d’amore: amore l’una per l’altro e amore da condividere con gli altri. Abele oggi non c’è più, ma Raffaella ha scelto di mantenere vivo il suo ricordo con una borsa di studio a suo nome. Raffaella e Abele si conoscono molto giovani a una festa e dopo quella sera non si lasciano più. “Forse io sono fuori moda, ma mi sono innamorata subito perché ho capito immediatamente che lui era una persona speciale” ci racconta Raffaella. Pur avendo pochi mezzi decidono di sposarsi e Abele comincia a lavorare come operaio. È molto bravo e,
nonostante sia obbligato a lunghe sedute di dialisi a causa di una grave patologia renale, diventa in poco tempo operaio specializzato e infine responsabile tecnico di un’azienda. Nel 1992 il Presidente della Repubblica gli conferisce la Stella al merito del lavoro con il titolo di Maestro del lavoro. È il coronamento ufficiale di una vita operosa.
Una vita con gli altri, per gli altri Raffaella e Abele sono consapevoli di avere poco tempo, per questo la loro è una vita intensa: frequentano corsi di pittura, aprono la loro casa per accogliere bambine e madri in difficoltà, viaggiano tanto, e anche dopo il trapianto di rene, avvenuto nel 1985, Abele continua a lavorare con la stessa dedizione. “L’amore si può manifestare in tante cose. E mio marito si è sempre molto impegnato in tutto quello che faceva. Era di certo un uomo eccezionale per gentilezza e intelligenza.” Abele è mancato nel 2002 e quest’anno Raffaella ha deciso di intitolare in suo ricordo una borsa di studio AIRC. “Io e mio marito abbiamo sempre lavorato, con tenacia e forza di volontà, per questo oggi non mi manca niente, quindi perché non aiutare gli altri? Oggigiorno ci sono tanti giovani eccezionali, che faticano a emergere, ma se avessero una possibilità, sono sicura che riuscirebbero a fare qualcosa di importante. È quello che voglio fare io con le mie donazioni e sono sicura che Abele è felice di sapere che i soldi guadagnati faticosamente e che non abbiamo potuto condividere insieme possano aiutare la ricerca a trovare nuove cure per gli ammalati.” La scelta di sostenere la ricerca sul cancro arriva però da un altro ricordo doloroso: “Mia madre è mancata per un tumore al seno, mentre mio padre per un tumore al polmone, e so cosa signi-
Ho scelto AIRC perché ho fiducia nel suo operato
fica avere un parente ammalato e cercare di aiutarlo in tutti i modi. Non sono una persona impulsiva, ho meditato molto e ho pensato ad AIRC perché ho piena fiducia nel suo operato. Credo che donare faccia parte di me, se posso condividere qualcosa che mi appartiene lo faccio. Così era mia madre, aveva sempre una parola e un gesto per tutti: forse ho preso da lei!”
“
VUOI FARE UNA GRANDE DONAZIONE? CONTATTACI!
”
Se desideri legare il tuo nome, o il nome di una persona cara, alla lotta in prima linea contro il cancro, puoi scegliere anche tu, come Raffaella, di istituire una borsa di studio biennale o triennale intitolata. Con una donazione straordinaria di 25.000 euro annui, contribuirai concretamente al sostegno della ricerca oncologica tramite la formazione di un giovane e brillante ricercatore. Per ogni domanda specifica e per individuare la formula di donazione più giusta per te è a disposizione il personale dell’ufficio Grandi donatori, diretto da Chiara Blasi
tel. 02 779 72 87 chiara.blasi@airc.it
GENNAIO 2019 | FONDAMENTALE | 25
ALIMENTAZIONE Superfood
Il grande inganno dei super cibi Invadono gli scaffali dei supermercati, vengono offerti in bar salutistici e palestre: i super cibi sembrano la panacea di tutti i mali, ma servono davvero?
“ L
LA MODA DELLE BACCHE
e bacche di Goji, frutto della pianta Lycium barbarum, sono considerate ottime per il sistema immunitario e ricche di vitamina A, C, B2, B6. Ma, secondo una recente revisione della letteratura scientifica, apparsa sulla rivista della Royal Society of Chemistry britannica, non ci sono conferme degli effetti di un loro consumo anche massiccio sui fattori di rischio cardiometabolico, come colesterolo alto, eccessivo peso corporeo e ipertensione arteriosa. Emerge
26 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2019
”
solo un minimo effetto sul controllo del glucosio ma, commenta Renato Bruni, “nemmeno paragonabili a interventi sulla dieta che porterebbero a risultati ben maggiori”. E qui sta il cuore della questione. “Un alimento non è un farmaco e non esistono cibi che, da soli, garantiscano i risultati strabilianti promessi.” L’assimilazione del cibo, inoltre, è un processo complesso e molte sono le variabili in gioco, non da ultimo i profili metabolici individuali.
In questo articolo: nutrizione superfood stili di vita
L
a cura di NICLA PANCIERA e tavole variegate e coloratissime, ricche di cibi di origine vegetale e a basso apporto calorico appartengono troppo spesso a un mondo ideale. Nella realtà mangiamo in modo distratto e frettoloso e cerchiamo soluzioni poco impegnative a una dieta scorretta. È questa la principale ragione (oltre ad attente campagne di marketing) che giustifica il successo dei superfood, i super cibi. Curcuma, zenzero, semi di chia, avocado, melograno, ma anche bacche di Goji, noni, açaí, maqui. “Sono queste le superstar del momento nel campo dell’alimentazione” spiega Renato Bruni, professore associato di botanica e biologia farmaceutica presso il Dipartimento di scienze degli alimenti dell’Università di Parma. “Ma si tratta di un’abile attività di marketing: basti pensare che del termine ‘superfrutto’ non esiste neppure una definizione scientifica. Questi alimenti hanno in comune alcune caratteristiche come l’essere esotici, nuovi o, come il melograno, riscoperti di recente, costosi e non indispensabili, perché i micronutrienti che contengono non mancano affatto nella nostra dieta.” Di indubbio successo commerciale, i superfood si trovano in varie forme: essiccati, in succhi o estratti, e persino in pillole, come integratori. Promettono (senza grandi prove a sostegno) di prevenire e curare condizioni diversissime tra loro, dalla gotta alla cistite, dai tumori all’alta pressione arteriosa.
tà modeste. Nel caso dei superfood, però, sull’incerto equilibrio tra le esigenze di mercato e prove scientifiche intervengono gli stessi ricercatori che spesso, secondo l’opinione di Bruni, “assecondano e alimentano le mode per dare più peso ai propri risultati di laboratorio”. In sostanza, chi lavora in laboratorio e trova un principio attivo di origine alimentare che può favorire determinati meccanismi di protezione della cellula ha più facilità a comunicare il proprio lavoro (e talvolta a sfruttarlo commercialmente) se può dire che esiste un alimento che ha le medesime proprietà, anche se nulla dimostra che gli effetti siano gli stessi in vivo e in vitro.
Anche i frutti nostrani contegono sostanze utili
Lo spinacio di Braccio di Ferro
Abili operazioni di marketing non sono una novità, come ci ricorda il successo di Braccio di Ferro e dei suoi spinaci in scatola: il personaggio fu creato su sollecitazione dell’industria di produttori per rendere attraenti questi ortaggi che contengono sì ferro ma in quanti-
Proprietà comuni La narrazione dei superfood fa leva sul potere che deriverebbe loro da molecole e micronutrienti che, invece, si trovano anche in alimenti molto comuni. “Della bacca di açaí (Euterpe oleracea), palma esotica dell’America centromeridionale, si lodano le proprietà antiossidanti garantite dal contenuto di polifenoli” spiega Bruni. “Da optional gradevole ne abbiamo fatto una panacea antistress, energizzante e addirittura dimagrante, dimenticando che gli stessi nutrienti si trovano nei comuni mirtilli.” La vicenda della curcuma, icona antinfiammatoria le cui vendite sono alle stelle nonostante la scarsa biodisponibilità della curcumina (cioè la scarsa capacità del principio attivo di agire all’interno dell’organismo umano), insegna che un “supercibo” miracoloso può scaturire anche dalle ricerche scientifiche. “Bisogna diffidare di affermazioni generiche prive di dati numerici” è il consiglio di Bruni. Dei superfood, infatti, non ci è dato sapere quali effetti otterranno e con quale probabilità, “semplicemente perché gli studi non esistono e quelli
che stabiliscono la generica superiorità di una bacca rispetto al placebo stanno solo dicendo che quella bacca è ‘meglio di niente’”.
Il ruolo della biologia molecolare
Qual è, quindi, il ruolo della ricerca sugli aspetti molecolari della nutrizione? Grazie a studi condotti in vitro o in vivo su animali è possibile analizzare gli effetti sulle singole molecole e sulle relative funzioni cellulari. A questi, si aggiungono gli studi di intervento nutrizionale, per una valutazione degli effetti di un determinato cibo nella riduzione del rischio di sviluppare una malattia nella vita reale. Ma c’è di più, come spiega Antonio Moschetta, professore di medicina interna all’Università di Bari e studioso di nutrigenomica, la disciplina che valuta gli effetti delle diete sul funzionamento del genoma. “Sappiamo che un certo nutriente può avere difficoltà a interagire con il genoma di un soggetto obeso. Quindi le proprietà dei cibi e la loro capacità di modulare l’espressione dei geni dipendono in parte da proprietà intrinseche e in parte dallo stato di salute della persona che li consuma” spiega Moschetta. “Ai blocchi di partenza siamo tutti diversi, e ognuno di noi deve conoscere la propria condizione per arrivare a interventi alimentari mirati.” Ricordando che “consumare frullati di curcuma e bacche di Goji non ha alcun senso se ci abbuffiamo di pizza, gelati e alcolici; solo attraverso una dieta varia e salutare e un corretto stile di vita riusciamo a mettere il nostro organismo in condizione di ricavare il meglio dagli alimenti che assumiamo”.
GENNAIO 2019 | FONDAMENTALE | 27
I GIORNI DELLA RICERCA Quirinale
La ricerca è una porta che apre il futuro Pubblichiamo integralmente il discorso che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha pronunciato al Quirinale in occasione dell’annuale cerimonia d’apertura de I Giorni della Ricerca di Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica ivolgo un saluto al Presidente del Senato, al Presidente della Corte costituzionale e alla Vicepresidente della Camera dei Deputati. Saluto e ringrazio il sottosegretario alla Salute, professor Bartolazzi, il presidente dell’Associazione, avvocato Torrani, il professor Caligaris Cappio, e la ricercatrice Elisa Giovannetti, la cui testimonianza e le cui riflessioni esprimono con efficacia la passione e il valore di tanti giovani talenti italiani. Ho trovato particolarmente convincente e importante il richiamo all’elogio dell’imperfezione e, vorrei aggiungere, alla consapevolezza dell’imperfezione che ciascuno dovrebbe sempre coltivare senza mai smarrirla. A tutti i presenti rivolgo il più cordiale benvenuto al Quirinale. È un giorno importante, questo, dedicato alla ricerca, e alla ricerca sul cancro in particolare. Celebrarlo qui, nel luogo che – come ha detto il presidente
R
Torrani – rappresenta l’unità del Paese, consente di sottolinearne il significato e il valore prioritario che la ricerca riveste per i nostri concittadini.
La ricerca è un moltiplicatore
L’attività di ricerca, di studio, di sperimentazione, che precede e prepara i progressi scientifici e medici, costituisce elemento centrale per la nostra comunità nazionale, per la circolazione dei risultati dell’avanzamento scientifico, per lo sviluppo del modello sociale, per l’esercizio stesso dei diritti della persona. La ricerca non è un ambito separato della società, dell’accademia o della scienza medica. La ricerca è dentro queste realtà, anzi ne è il veicolo che trasmette le nuove conoscenze acquisite, consentendo di progredire, di migliorare le esperienze, di modulare le stesse innovazioni in modo che rechino maggiore benessere. La ricerca rappresenta l’investimen-
28 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2019
Nella foto a sinistra, il Presidente Sergio Mattarella;
to più vantaggioso che la società possa promuovere. È un moltiplicatore di ricchezza, anche economica, ma, soprattutto, di vita e di cultura. Dobbiamo costantemente chiederci come sostenere meglio la ricerca, nei diversi settori. Lo sollecitano anche la qualità e la professionalità delle nostre strutture d’eccellenza, i risultati che le intelligenze italiane conseguono ovunque nel mondo, il valore di tanti nostri giovani che, con impegno, si dedicano – spesso tra difficoltà – al “lavoro più bello del mondo”, (come lo ha definito la dottoressa Giovannetti), conseguendo straordinari traguardi.
Responsabilità e pluralismo
La componente pubblica ha una grande responsabilità che deve assolvere con lungimiranza, pensando alle prospettive di domani e alla sostenibilità dello sviluppo, rifuggendo da calcoli di opportunità e convenienze
“
In questo articolo:
Quirinale e Sergio Mattarella Premio Guido Venosta Premio Credere nella Ricerca
di corto respiro. La ricerca è una porta che apre il futuro. Sottovalutare o rinunciare alla ricerca vuol dire, invece, restringere esclusivamente al presente il proprio orizzonte, secondo una distorsione che talvolta affiora nella storia delle società, abdicando al dovere di investire nel futuro pensando alle successive generazioni. Accanto al ruolo del pubblico c’è però necessità di un pluralismo delle iniziative, di progetti sostenuti da imprese, associazioni, fondazioni, enti non profit. Alle istituzioni e ai loro rappresentanti è chiesto di favorire le convergenze, di fare in modo che si creino sinergie e ottenere così un moltiplicatore più alto a vantaggio dei cittadini, e tra questi di coloro che più hanno bisogno. Le esperienze che, da oltre cinquant’anni, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro ha finanziato e sostenuto sono di grande valore, non soltanto per i traguardi conseguiti e per gli avanzamenti che ne sono scaturiti, ma anche per il legame di solidarietà che nel tempo è stata capace di costruire tra gli italiani e la ricerca. “Ricerca” è una parola che si affianca benissimo a “solidarietà”. Ricerca e solidarietà insieme esprimono un alto potenziale di forza culturale e morale, che costituisce un patrimonio per l’intera società. Occorre che questa forza diventi ancora più grande e che aiuti il Paese a sentirsi più sicuro, più solidale, più fiducioso. Anche grazie alla ricerca oggi viviamo più a lungo e meglio delle generazioni che ci hanno preceduto. Abbiamo il dovere di accrescere per i nostri figli e nipoti la speranza e le opportunità di vita. Passare il testimone della speranza non può che essere il desiderio più grande di ogni persona. Quando nacque l’AIRC, su iniziativa di medici, ricercatori e imprenditori, la mortalità dei tumori al seno era molto elevata. Oggi, grazie ai risultati ottenuti e ai progressi realizzati, la sopravvivenza delle pazienti ha raggiunto l’87
per cento a cinque anni dalla diagnosi. E non si è soltanto ridotta la mortalità: è anche molto migliorato l’impatto delle cure e la qualità della vita delle donne che contrastano la malattia o che da essa sono guarite. Il pensiero va, tra gli altri, a Umberto Veronesi che fu tra gli ideatori e fondatori dell’AIRC e divenne avanguardia della lotta al tumore al seno. Veronesi è sempre stato convinto, quando ancora questo traguardo sembrava irraggiungibile, della possibilità di giungere alla vittoria definitiva su questa malattia. Va a merito dell’AIRC, in questo mese di ottobre dedicato alla lotta contro il tumore al seno, aver scelto come simbolo un nastro rosa con una punta mancante, rilanciando così l’obiettivo del 100 per cento di sopravvivenza alla malattia: un traguardo per il quale la ricerca italiana può dare un contributo rilevante, come del resto è già avvenuto in passato. Il vostro impegno e la generosità degli italiani, consentono di destinare risorse consistenti al lavoro di numerosi ricercatori. Le frontiere della ricerca sul cancro vengono continuamente superate da tecniche innovative, come quelle che ricorrono ad acquisizioni e terapie sviluppate in diversi campi della medicina. È il caso, ad esempio, dell’applicazione ai tumori delle tecniche di immunoterapia che è stata alla base dell’ultimo premio Nobel per la medicina. Questa area di ricerca è del resto presente da tempo anche in diversi centri italiani. Basti ricordare gli studi che implicano l’immunoterapia, sviluppati in diverse sedi. In alcuni casi, grazie alla visione lungimirante dell’AIRC, è stato possibile inserirsi in questa importante “locomotiva” della ricerca sul cancro. Che l’Italia, con i suoi ricercatori, offra al panorama scientifico un contributo di rilievo nel campo della ricerca oncologica è del resto documentato dalla molteplicità dei fronti esplorati e sostenuti dall’AIRC, come le sperimentazioni condotte in Italia sul fronte del-
PREMIO CREDERE NELLA RICERCA
I
”
l premio speciale AIRC Credere nella Ricerca viene attribuito ogni anno a una persona o un’istituzione che si è distinta nel suo supporto alla causa di AIRC. Per il 2018 c’è stata una doppia assegnazione. Il Presidente Mattarella ha premiato Carolyn Smith per il suo convinto sostegno alla divulgazione di missione di AIRC e per aver saputo trasmettere, con forza ed emozione, un messaggio di fiducia nella ricerca e nel lavoro dei ricercatori. La scelta di affrontare il cancro a viso aperto, con naturalezza e senza nascondersi, ha trasformato la sua vicenda privata in un esempio per tante donne e tanti uomini impegnati a combattere lo stesso nemico. Dopo Carolyn è stato il turno di Lega Serie A per essere, da oltre vent’anni, al fianco di AIRC e per aver contribuito a sensibilizzare il mondo del calcio e i tifosi, negli stadi e sui media, con Un Gol per la Ricerca, iniziativa promossa in collaborazione con Federazione Italiana Giuoco Calcio, Associazione Italiana Arbitri e TIM. Una partnership che si rafforza di anno in anno con nuove iniziative per sostenere la formazione di giovani ricercatori.
La ricerca contro il cancro unisce il Paese
Carolyn Smith
Gaetano Miccichè, presidente Lega Serie A
I GIORNI DELLA RICERCA Quirinale
la biopsia liquida o le cosiddette terapie intelligenti che agiscono direttamente sul DNA, cui sono pervenuti quest’ultimo anno ricercatori italiani che lavorano all’estero. Per fortuna, è lungo l’elenco degli studi meritevoli compiuti nel nostro Paese. E, come è stato giustamente detto, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie più avanzate consente di trasmettere subito e, quindi, potenziare gli effetti delle scoperte raggiunte. Grazie a queste ricerche sono possibili oggi diagnosi precoci e terapie personalizzate impensabili soltanto dieci anni fa. Ma non possiamo - non dobbiamo - fermarci.
Un servizio a tutela di tutti
Quest’anno ricorrono i quarant’anni dall’istituzione del Servizio sanitario nazionale. È stata una grande riforma nella vita della Repubblica che, attuando il diritto costituzionale alla salute, ha elevato la protezione sociale. La salute è divenuta progressivamente un valore della comunità, grazie a quel principio di universalità che impone di rendere le cure accessibili a tutti e di superare tutte le frammentazioni che generano diseguaglianza. Il nostro Servizio, pur con le sue imperfezioni, gode di ampia stima nel mondo come ha dimostrato, di recente, il rapporto dell’Agenzia di rating internazionale Bloomberg, che ha collocato quello italiano al Da sinistra Pier Giuseppe Torrani, Armando Bartolazzi, Federico Caligaris Cappio e Sergio Mattarella
30 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2019
quarto posto tra i sistemi sanitari. Del resto, non è un caso che nel nostro Paese la longevità media sia al secondo posto nel mondo. La ricerca può fare molto per aiutare il Servizio sanitario a essere più funzionale, utilizzando meglio le risorse, più efficace nelle cure, più facilmente accessibile a chi ha bisogno. La ricerca aiuta la diagnostica, potenzia le terapie, rendendo possibili farmaci nuovi, ne riduce gli effetti collaterali. Nel suo progredire la ricerca può contribuire anche a ridurre i costi. A questo fine però è indispensabile che la competizione economica non oscuri l’interesse pubblico nel garantire a tutti le cure. Comprese quelle alle malattie più rare, alcune delle quali colpiscono i bambini e dunque sollecitano, in misura ancor più esigente, la nostra concreta solidarietà. La spinta che viene dal mondo della ricerca scientifica si manifesta di continuo e in ogni settore. Il progresso degli studi sulla genetica, sulle malattie, sulle terapie fa crescere di pari passo l’attenzione e l’interesse per la prevenzione. L’opera di prevenzione merita attenzione e impegno, non soltanto crescenti ma in massimo grado. Prevenire è la prima cura, spesso la più efficace. Tutti sono chiamati alla responsabilità. Le istituzioni anzitutto, che devono predisporre programmi adeguati. Ma ogni famiglia, ogni cittadino è chiamato a far la sua parte. Ne migliorerà la qualità della vita e lo stesso Servizio nazionale
funzionerà in misura migliore. Le conoscenze sono fondamentali. Ed è importante che si diffondano, che si innalzi insomma il patrimonio di cultura condivisa. Nel tempo della comunicazione immediata e delle connessioni crescenti, è inaccettabile che, accanto alle tante informazioni liberamente disponibili, si diffondano anche credenze antiscientifiche e illogiche congetture che inducono a comportamenti autolesionisti. La scienza medica, la ricerca, l’esperienza maturata nel tempo aiuta non solo il singolo individuo, ma la comunità nel suo insieme a prevenire malattie e conseguenze pericolose, in primo luogo sulla vita dei bambini. Agire con responsabilità per proteggere la comunità – e dunque il diritto alla salute – è un dovere a cui non è lecito derogare. La ricerca, in realtà, sfida la società perché alzi il suo grado di consapevolezza e di responsabilità comune. La lotta contro il cancro, per tentare di sradicarlo con il contributo della scienza, ci spinge anche ad agire, nel contempo, per migliorare le condizioni di vita. Chi è malato merita umanità e rispetto, così come chi affronta sofferenze più dure. Quando la malattia non può essere curata, la persona merita sempre di essere curata e non può essere lasciata sola. Le cure palliative, la terapia del dolore, l’assistenza vanno assicurate e rafforzate anche laddove oggi è più difficile accedervi: l’importante passo avanti compiuto dalla nostra legislazione nel 2010 deve diventare pienamente un fattore di eguaglianza, in ogni Regione. La solidarietà nasce dalla generosità. Donare esprime una grande energia sociale. Ma la solidarietà è anche organizzazione. Lo avete dimostrato voi dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, raccogliendo risorse importanti ed essendo poi capaci di farle fruttare, di produrre una plusvalenza di risultati positivi, a beneficio di tutto il Paese. Rappresentate una testimonianza e un esempio. Vi ringrazio. Vi auguro – e auguro al nostro Paese – che si possa fare sempre di più. Fonte: Quirinale.it
I GIORNI DELLA RICERCA Quirinale
Farmacologia, un ponte tra biologia e clinica Il premio Guido Venosta 2018 è stato assegnato a Maurizio D’Incalci, ricercatore “controcorrente” che da tutta la vita si dedica alla farmacologia in ambito oncologico con l’obiettivo finale di essere utile al paziente
“G
a cura della REDAZIONE li studi del dottor D’Incalci, ricercatore che ha spesso lavorato controcorrente, hanno significativamente contribuito allo sviluppo di nuovi farmaci antitumorali che hanno dimostrato un importante impatto clinico.” Con questa motivazione Maurizio D’Incalci, ricercatore presso l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, è stato insignito del premio Guido Venosta, che ogni due anni viene assegnato a un ricercatore distintosi per l’importanza dei suoi studi. “Questo premio rappresenta una grande soddisfazione a livello personale e professionale, ma soprattutto un riconoscimento del ruolo fondamentale della farmacologia all’interno della ricerca oncologica moderna” afferma il ricercatore, che poi aggiunge: “Sin dall’inizio della mia carriera ho pensato che lo scopo ultimo del mio lavoro dovesse essere
Maurizio D’Incalci, ricercatore presso l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano
il bene del paziente, qualcosa di concreto capace di uscire dal laboratorio di ricerca.”
La buona farmacologia Forte di questa convinzione, D’Incalci si è mosso spesso controcorrente, sfidando la convinzione che solo l’oncologia molecolare e la genetica potessero far progredire la ricerca. La farmacologia classica è stata considerata in più di un’occasione una disciplina “vecchia”, non più in grado di dare frutti. “Lo studio del meccanismo d’azione e delle proprietà farmacologiche di una molecola è invece essenziale per il suo sviluppo clinico. Quando il National Cancer Institute americano, con cui ho collaborato per gli studi preclinici sulla trabectedina, una molecola di origine marina, pensò di interrompere le ricerche
dopo la constatazione di effetti collaterali a livello del fegato, noi andammo avanti convinti che avremmo superato questo ostacolo e che i benefici sarebbero arrivati al paziente” ricorda D’Incalci. Oggi il farmaco è impiegato nel trattamento di sarcomi e tumori dell’ovaio. Nel corso degli anni, le ricerche di D’Incalci si sono rivelate fondamentali nello sviluppo di farmaci che agiscono sul DNA (temozolomide, etoposide e altretamina), con una particolare attenzione a composti naturali isolati prevalentemente da organismi vegetali (taxani). “È un vero onore ricevere questo riconoscimento e spero che il premio rinnovi l’interesse verso la farmacologia, una disciplina che a mio parere può dare un contributo di grande rilievo all’oncologia moderna, all’interno di un approccio multidisciplinare” conclude.
Studiare i farmaci è sempre più necessario
GENNAIO 2019 | FONDAMENTALE | 31
I GIORNI DELLA RICERCA Scuole e università
La scienza in classe Per due giorni quasi 10.000 ragazze e ragazzi hanno potuto discutere di scienza con i ricercatori AIRC
T “ C
AIRCAMPUS A PALERMO
”
onoscenza, innovazione, passione, giusta causa, futuro: sono queste alcune delle parole chiave che guidano il lavoro dei ricercatori di AIRC, impegnati senza sosta nei laboratori del nostro Paese. Gli stessi principi ispirano AIRCampus, il progetto con cui AIRC incontra gli studenti delle università italiane: insieme, per il futuro della ricerca. Tra le tante iniziative che si sono svolte durante I Giorni della Ricerca, il progetto AIRCampus è stato protagonista a Palermo durante il Graduation Day, una cerimonia molto partecipata che celebra le laure magistrali e si svolge tra le strade della città. Nel corso della cerimonia in piazza del Parlamento, i neolaureati hanno ricevuto auguri e incoraggiamenti per un futuro di successi. Il delegato AIRC Sebastiano Squatrito e il giovane volontario Emilio Greco hanno poi invitato la platea a impegnarsi in prima persona per rendere il cancro sempre più curabile. 32 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2016
a cura della REDAZIONE ra l’8 e il 9 novembre scorso sono stati oltre 10.000 gli studenti che, in occasione de I Giorni della Ricerca, hanno avuto occasione di conoscere un ricercatore semplicemente andando a scuola: attraverso gli Incontri con la Ricerca, che quest’anno sono arrivati a quota 98, AIRC ha portato il suo messaggio agli studenti di 104 diversi istituti, su tutto il territorio nazionale. Obiettivo: informare studenti e insegnanti sui progressi e sulle nuove frontiere della ricerca oncologica, attraverso la testimonianza – direttamente in aula – di chi ha fatto della ricerca un mestiere e una missione. Gli Incontri sono un importante momento di scambio fra studenti e ricercatori, che permette loro di discutere non solo di scienza, ma anche di argomenti quali fattori di rischio e corretti stili di vita, affrontando in maniera critica il tema della prevenzione. Insieme ai ricercatori entrano in classe anche i volontari che rappresentano AIRC e la sua missione, raccontando le iniziative promosse a sostegno della ricerca a livello locale e nazionale, e testimoniando la gratificazione che deriva dal poter donare un po’ del loro tempo a sostegno del lavoro dei ricercatori. Gli Incontri con la Ricerca sono un’iniziativa di AIRC nelle scuole, il progetto rivolto a docenti e studenti delle scuole di ogni ordine e grado con l’obiettivo di avvicinare i giovani alla cultura della salute e del benessere, alla scienza e al mondo della ricerca sul cancro, attraverso attività educational interattive, con materiali didattici e iniziative loro dedicate; perché il futuro della ricerca comincia in classe. Scopri il progetto sul sito scuola.airc.it.
Maurizio D’Avanzo
I GIORNI DELLA RICERCA Media e partner
RAI con AIRC per raccontare il lavoro dei ricercatori
I
l progresso della ricerca passa dalla consapevolezza dei risultati ottenuti e delle nuove sfide da affrontare. È per questo che RAI e AIRC, da domenica 4 a domenica 11 novembre, hanno rafforzato una straordinaria alleanza che ha permesso di portare il tema “cancro” nelle case degli italiani, contribuendo a informare il pubblico sui progressi della ricerca scientifica e consentendo di raccogliere in ventiquattro edizioni più di 100 milioni di euro, grazie alla generosità degli italiani. Per otto giorni le trasmissioni tv, radio, le testate giornaliste e i canali digital della RAI hanno ospitato e raccontato le storie dei protagonisti della ricerca: persone che hanno superato la malattia, ricercatori, medici, volontari. Insieme a loro, i conduttori hanno coinvolto e invitato il pubblico a donare, per sostenere una nuova generazione di scienziati e avviare pro-
getti innovativi per la cura del cancro. Anche quest’anno il palinsesto RAI ha dedicato ai Giorni della Ricerca molti appuntamenti speciali: domenica 4 novembre l’Eredità su Rai1 - condotto da Flavio Insinna con la partecipazione straordinaria di Carlo Conti – martedì Radio3 Scienza, giovedì Radio2 Social Club, venerdì Tale e Quale e sabato Portobello su Rai1. Domenica 11 novembre il finale, con Uno Mattina In Famiglia, Domenica In, Life su Radio 1 e infine lo Speciale Tutta Salute in seconda serata su Rai 3, condotto da Michele Mirabella e Pierluigi Spada con la partecipazione di Carlotta Mantovan. Con gli ambasciatori di AIRC Antonella Clerici e Carlo Conti, è scesa in campo una squadra con moltissimi personaggi amati dal grande pubblico, tutti insieme per sostenere la ricerca e costruire un futuro libero dal cancro.
I volti de I Giorni della Ricerca 2018 “Le persone donano ad AIRC perché sanno che tutto va a sostegno della ricerca” Susana, volontaria
“Per noi ricercatori AIRC è fondamentale, è una dimostrazione di quanto gli italiani credano nella ricerca, perché rappresenta il futuro” Fulvio, ricercatore
“11 anni fa, essere mamma dopo il cancro era volere troppo. Oggi è una realtà” Sara, testimone della ricerca
Marco Rossi
I GIORNI DELLA RICERCA Media e partner
Il cioccolato che fa bene alla ricerca
S
Sabato 10 novembre i nostri volontari hanno accolto in piazza migliaia di persone accorse per fare scorta di un cioccolato buono due volte: perché è prodotto con ingredienti di altissima qualità e perché sostiene la ricerca. Le confezioni di cioccolato erano accompagnate da una guida che raccontava le strategie messe in campo dagli scienziati di tutto il mondo per sconfiggere il cancro. Da lunedì 12 novembre la distribuzione è continuata in oltre 1.900 filiali UBI Banca.
Il mondo del calcio si schiera con AIRC
S
abato 10, domenica 11 e sabato 17 novembre si è rinnovato l’appuntamento con Un Gol per la Ricerca, storica iniziativa di AIRC, promossa in collaborazione con FIGC, Lega Serie A, TIM e AIA, per sensibilizzare il mondo del calcio e il pubblico dei tifosi sul tema cancro. Leonardo Bonucci, Claudio Marchisio, Matteo Politano e Alessio Romagnoli
34 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2019
sono stati i quattro ‘capitani’ della straordinaria squadra AIRC e i protagonisti della nuova campagna Un Gol per la Ricerca che promuove l’importanza del gruppo per vincere dentro e fuori dal campo. Tutti insieme per coinvolgere appassionati e tifosi a segnare un gol per la ricerca. L’iniziativa è stata promossa in collaborazione con Rai Sport, Sky Sport e a tutti i media sportivi.
RACCOLTA FONDI Partner
Alla ricerca servono imprenditori Nasce un nuovo progetto per le aziende italiane
’ E
a cura della REDAZIONE partito il progetto “Impresa contro il cancro” rivolto agli imprenditori che, attraverso la loro azienda, decidono di sostenere i ricercatori impegnati nello studio di nuove terapie contro il cancro. Un appello rivolto ai titolari di studi professionali, esercizi commerciali e realtà imprenditoriali che costituiscono il tessuto produttivo italiano e che sono chiamati a partecipare ad un progetto che unisce, in una sfida comune, le imprese del nostro Paese e i ricercatori AIRC. Uno sforzo comune per accelerare i progressi della ricerca sul cancro. Le imprese potranno sostenere, insieme ad AIRC, nuovi talenti nell’ambito della ricerca oncologica, attraverso il finanziamento di borse di studio. I giovani che si affacciano al mondo del lavoro potranno così contare sul sostegno di piccole e medie imprese e intraprendere un percorso di formazione direttamente in laboratorio.
Alle realtà imprenditoriali che aderiscono al progetto, AIRC mette a disposizione contenuti esclusivi sui progressi della ricerca in campo oncologico e informazioni utili sulla prevenzione e sui corretti stili di vita. I contenuti sono consultabili sul sito dedicato impresa.airc.it
e possono essere condivisi con i propri dipendenti e collaboratori per coinvolgere e divulgare temi utili a tutti. Per ottenere qualsiasi informazione sull’iniziativa e sui benefici ad essa dedicati è attivo il numero verde dedicato 800 777 222.
#OGGICORROPERAIRC
Il 7 aprile 2019 torna la Milano Marathon! Corri per AIRC la staffetta per condividere l’impegno con un team di amici o colleghi! Ti supporteremo nella fase di allenamento con videopillole sulla preparazione atletica e ti affiancheremo con idee e suggerimenti nell’attività di raccolta fondi. Insieme verso l’obbiettivo comune: rendere i tumori pediatrici sempre più curabili. Con l’edizione del 2018 abbiamo finanziato due borse di studio per giovani ricercatori impegnati nella ricerca sui tumori che colpiscono i più piccoli. Nel 2019 abbiamo una grande sfida: raddoppiare le borse di studio! I team di amici e dipendenti, potranno sperimentare un’originale attività di aggregazione e wellness correndo per le strade di Milano e affermare il loro impegno verso il traguardo più importante: un futuro libero dal cancro! Per ricevere ogni dettaglio e tutte le istruzioni per attivarsi run4@airc.it
GENNAIO 2019 | FONDAMENTALE | 35
RACCOLTA FONDI Le Arance della Salute
Le Arance della Salute tornano nelle piazze d’Italia Sabato 26 gennaio le reticelle di AIRC tornano in migliaia di piazze italiane per sostenere la ricerca oncologica e informare sui progressi della ricerca
D
a cura della REDAZIONE alla Sicilia al Trentino Alto Adige, dal Molise alla Sardegna, dalle grandi città ai piccoli centri di provincia: sabato 26 gennaio 20.000 volontari AIRC tornano in 2.500 piazze di tutta Italia per raccogliere fondi a sostegno della ricerca sul cancro attraverso la distribuzione del Le Arance della Salute, simbolo dell’alimentazione sana e protettiva grazie alle loro straordinarie proprietà. Le arance rosse sono infatti ricche di antociani, pigmenti naturali dagli eccezionali poteri antiossidanti, e di vitamina C (circa il 40 per cento in più rispetto agli altri agrumi). Con un contributo minimo di 9 euro per una reticella da 2,5 kg di arance rosse, tutti i sostenitori che si recano ai banchetti potranno contribuire al lavoro di cir-
ca 5.000 ricercatori. Le reticelle sono accompagnate da una pubblicazione dedicata ai progressi della ricerca, alla prevenzione e non mancano anche per questa edizione gustose ricette. Le Arance della Salute arrivano anche sui banchi di scuola con “Cancro, io ti boccio”: in centinaia di istituti in tutta Italia venerdì 25 e sabato 26 gennaio bambini e ragazzi, insieme ai genitori e agli insegnanti, diventano volontari per un giorno, distribuendo le arance rosse di AIRC. Per trovare Le Arance della Salute chiama il numero 840 001 001 (dal 14 gennaio) o vai sul sito airc.it
ENTRA A FAR PARTE DELLA GENERAZIONE AIRC. UNISCITI AI NOSTRI 20.000 VOLONTARI.
Sarà la nostra generazione a sconfiggere il cancro? I ricercatori stanno mettendoci il massimo impegno, ma questa sfida può essere combattuta solo con l’aiuto di tutti. La ricerca non è mai MARIA LUISA, 23 ANNI, STUDENTESSA DI MEDICINA stata così vicina a traguardi ALL’UNIVERSITÀ DI BARI E VOLONTARIA AIRC importanti, ma è indispensa“Essere volontaria AIRC per me significa partecipare attivamente alla ricerca bile proseguire senza soste. sul cancro. È importante che ognuno faccia la propria parte, anche noi giovani: Ora abbiamo bisogno di tutte le troppo spesso ci sentiamo dire che siamo svogliati e non abbiamo obiettivi, che la forze. AIRC sta cercando nuonostra è una generazione “persa”. E invece io mi trovo vi volontari e lancia una sfida ogni giorno con gli altri studenti e volontari AIRC, che collettiva a tutta la comunità, hanno idee e progetti e che vogliono impegnarsi per so- soprattutto ai più giovani, per stenere la ricerca sul cancro. Dal primo convegno AIRC combattere insieme la battaorganizzato in Università, ogni anno vengono coinvolte glia contro il cancro. Unisciti sempre più persone, che partecipano anche alla distri- alla squadra dei nostri 20.000 buzione delle Arance, delle Azalee e dei Cioccolatini e volontari, diventa volontario questo mi riempie di entusiasmo. Ho scelto AIRC anche AIRC, il momento è adesso! per le persone che ho incontrato e con le quali condivi- Informazioni su do la stessa passione per il volontariato e per la ricerca. generazioneairc.it o chiamando Essere volontaria AIRC ha aumentato la mia consapevo- il numero 02 77 97 777 lezza dell’importanza di ogni nuova scoperta scientifica in questo ambito e di condividerla con gli altri. Perché io ci credo: la nostra generazione può sconfiggere il cancro.”
DONAZIONI IN MEMORIA
RIVIVERE NELLA RICERCA Dai piĂš forza a un futuro senza cancro con una donazione in ricordo di chi ti ha amato. Una scelta concreta che rinnova nel tempo la capacitĂ di amare del tuo caro, mantenendo sempre viva la sua memoria. Dona ora su airc.it/inmemoria o al Numero Verde 800 350.350
IL MICROSCOPIO
Federico Caligaris Cappio Direttore scientifico AIRC
Riflessioni sul 2018 e proiezione per il 2019
ATTENTI ALLE TRUFFE AIRC non effettua la raccolta fondi “porta a porta”, con incaricati che vanno di casa in casa. Nel caso dovesse succedere, stanno tentando di truffarvi. Denunciate subito la truffa chiamando la polizia (113) o i carabinieri (112).
I
l Microscopio di gennaio si propone di riflettere sui risultati conseguiti nel 2018 dalla ricerca oncologica e sugli impegni propositivi di AIRC per il 2019. Indiscutibilmente il 2018 ha portato buoni frutti alla ricerca oncologica. L’esempio più evidente è rappresentato dalla immunoterapia, come testimoniato dalla assegnazione del Premio Nobel per la Medicina 2018 agli scienziati James Allison e Tasuku Honjo. Le loro scoperte iniziate negli anni ’80-‘90 hanno aperto la strada a nuove cure antitumorali basate sulla manipolazione del sistema immunitario. In tutto il mondo sono ormai centinaia gli studi clinici di immunoterapia che stanno modificando le strategie terapeutiche anche in tumori prima incurabili. L’immunoterapia si sta affermando come una nuova arma che si affianca alle terapie tradizionali, ma non le sostituisce. L’esempio dell’immunoterapia sottolinea l’importanza della ricerca che porta a un progressivo, magari lento, ma continuo miglioramento della diagnosi e della terapia. Purtroppo nessun progresso è assoluto e valido in tutti i casi: mentre alcuni tumori rispondono bene all’immunoterapia, altri lo fanno modestamente e in altri casi ancora non c’è risposta terapeutica. Capire le ragioni scientifiche di questa variabilità è una delle sfide attuali; sono proprio i fallimenti a motivare ulteriormente i ricercatori a cercare nuove modalità per diagnosi sempre più precoci e terapie sempre più personalizzate, efficaci e meglio tollerate. Le alterazioni molecolari che portano i tumori a crescere, evolvere e resistere ai farmaci stanno lentamente, ma gradualmente, venendo alla luce e permettono sia diagnosi più precise, basate sullo
38 | FONDAMENTALE | APRILE 2014
specifico danno molecolare, sia una scelta mirata dei pazienti da trattare con i farmaci più adatti. La comprensione dei meccanismi specifici del cancro - inclusi quelli che portano le cellule tumorali a difendersi dall’aggressione da parte del sistema immunitario - porta a progressi nella cura, permettendo di trasferire i risultati della ricerca a beneficio dei pazienti. Nel 2019 AIRC continuerà nella propria missione di promuovere e sostenere la più meritevole ricerca sul cancro in Italia, identificando le modalità di finanziamento più idonee e sostenendo la crescita di giovani ricercatori. Consapevole sia dei problemi irrisolti, sia delle possibilità offerte dai rapidissimi progressi tecnologici, AIRC proseguirà con una nuova edizione del Programma Speciale AIRC 5xmille ideato per affrontare, attraverso programmi multi-disciplinari e multi-unità, uno dei problemi cruciali che rendono il cancro oggi difficile da curare: le metastasi. La partnership con Cancer Research UK e Fundación Científica de la Asociación Española Contra el Cáncer continuerà il programma iniziato nel 2017, volto a sostenere scienziati e clinici italiani impegnati in progetti collaborativi internazionali. Le enormi potenzialità della ricerca possono trasformarsi in strumenti utili al paziente grazie alla creatività, capacità di innovazione, collaborazione interdisciplinare, competenza e cultura dei ricercatori. AIRC è molto attenta a questi aspetti, ma il costante impegno affinché la ricerca sul cancro arrivi a proporre strumenti per terapie sempre più efficaci e risolutive può essere mantenuto solo grazie all’aiuto di tutti.
SCOPRI LE NUOVE IDEE SOLIDALI!
DAI VOSTRI MOMENTI SPECIALI PRENDE FORMA NUOVA RICERCA. La vita è piena di occasioni che vale la pena di celebrare: dal matrimonio al battesimo, dalla cresima alla laurea. Scegliendo le idee solidali AIRC donerete un sostegno concreto a chi lavora ogni giorno per rendere il cancro sempre più curabile.
Potete scoprire tutte le nuove proposte su shop.airc.it o chiamando il numero 02 901.692.90
SABATO
GENNAIO
LE ARANCE DELLA SALUTE
®
PER SAPERE DOVE TROVARLE: AIRC.IT - 840.001.001*
Licia è una ricercatrice, Davide un volontario. Insieme, con impegno e passione, lottano contro il cancro. Scopri la loro storia e tante altre su airc.it
CONTRO IL CANCRO, IO CI SONO. Unisciti a noi, la ricerca ha bisogno di energia sempre nuova. Nelle piazze, oltre alle arance rosse, troverai miele e marmellata. Scopri dove su: airc.it
191118_Airc2019_Arance_Fondamentale_202x285_EXE.indd 1
*Uno scatto da tutta Italia, attivo a partire dal 14 gennaio, 24 ore su 24.
26
SCEGLI ANCHE TU
19/11/18 11:30