Numero 3 - giugno 2020
POLMONE
Numero 3 - giugno 2020 - Anno XLVIII - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI - ISSN 2035-4479
Gli esperti italiani in prima linea per salvare i malati di cancro DISEGUAGLIANZE
La ricerca deve considerare le differenze tra i sessi
COVID-19, la sfida comune
IL CONTRIBUTO DELL’ONCOLOGIA
SOMMARIO
FONDAMENTALE giugno 2020
In questo numero:
04
04 COVID-19
La comunità dei ricercatori oncologici unita contro la pandemia Dalla biopsia liquida al coronavirus Tocilizumab: dall’artrite reumatoide a COVID-19 passando per l’oncologia Le raccomandazioni per i pazienti oncologici e il caso del cancro al polmone
13 RICERCA
Per migliorare le cure bisogna studiare le differenze tra i sessi
La ricerca oncologica ha messo la propria esperienza al servizio di tutti
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Le competenze della genomica avanzata sono state utili nella pandemia
16 NOTIZIE FLASH 18 RECENSIONI 20 IFOM Dal mondo
DNA e cosmetici
Davanti al virus la ricerca non si ferma ma cambia volto
22 RUBRICHE 23 IN MEMORIA
I traguardi dei nostri ricercatori
L’entusiasmo e l’impegno al servizio della ricerca
25 TESTIMONIANZE 26 BILANCIO D’ESERCIZIO 28 RACCOLTA FONDI 30 IL MICROSCOPIO
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Un’eredità ricca di valori
AIRC 2019
Azalea della Ricerca e partner Quando tornerà il sereno
FONDAMENTALE
Anno XLVIII - Numero 3 Giugno 2020 - AIRC Editore Direzione e redazione Fondazione AIRC Viale Isonzo, 25 - 20135 Milano tel. 02 7797.1 - airc.it - redazione@airc.it Codice fiscale 80051890152 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa Rotolito S.p.A. Direttore responsabile Niccolò Contucci
Per una cura migliore bisogna tener conto delle differenze
A casa ma non fermi: l’esperienza di IFOM
CONSULENZA editoriale Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) Coordinamento EDITORIALE Anna Franzetti redazione Anna Franzetti, Simone Del Vecchio Progetto grafico e impaginazione Umberto Galli Testi Alessia Di Chiara, Cristina Ferrario, Carlotta Jarach, Antonino Michienzi, Daniela Ovadia, Elena Riboldi, Fabio Turone illustrazioni Sonia Ligorio, Erika De Giglio
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EDITORIALE
Pier Giuseppe Torrani
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Presidente AIRC
La ricerca ci salverà
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tiamo seguendo da vicino e con grande apprensione lo svolgersi della battaglia contro il COVID-19. In questa emergenza AIRC sente una forte responsabilità nei confronti dei malati di cancro, particolarmente esposti al rischio di infezione e di eventuali complicanze, e per questo abbiamo voluto dare un significativo contributo economico alla lotta contro il Coronavirus destinando alla Protezione civile la somma di 1 milione di euro. Un impegno concreto per tutelare i pazienti oncologici, i medici e il personale sanitario che assistono con abnegazione le fasce della popolazione più fragili e più colpite. L’emergenza sta dimostrando il grande valore della sanità pubblica, dei suoi medici, degli operatori sanitari, ma allo stesso tempo ha messo in evidenza la drammatica sottovalutazione degli investimenti necessari per garantire prestazioni e strumentazioni, dispositivi per la protezione individuale e il necessario innesto di nuove figure professionali, in modo da rispondere adeguatamente alla richiesta. Ora è tempo di pensare al domani e iniziare a immaginare nuove risorse pubbliche per rafforzare il Sistema sanitario nazionale e fare rilevanti investimenti nella ricerca scientifica che, oggi più che mai, sta dimostrando di essere il cardine attorno al quale ruoterà il nostro futuro. Anche i ricercatori finanziati da AIRC si sono messi al servizio della lotta contro la pandemia in modo molto concreto: hanno tratto ispirazione dalla ricerca oncologica per suggerire approcci terapeutici, hanno aiutato a far nascere nuovi laboratori di diagnostica molecolare, hanno collaborato con i medici e gli infermieri nelle corsie degli ospedali. Ma l’emergenza che stiamo vivendo non deve fermare il progredire della ricerca oncologica, perché il cancro non aspetta: è proprio in questo momento che bisogna continuare ad avere fiducia nei nostri ricercatori e sostenerli attraverso il finanziamento dei loro progetti. Mai come oggi dobbiamo restare uniti e fiduciosi, la ricerca ci salverà.
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COVID-19 I ricercatori
La comunità dei ricercatori oncologici unita contro la pandemia Tantissimi ricercatori sostenuti da AIRC stanno offrendo competenze, impegno, lavoro e tecnologie al servizio della battaglia contro la pandemia da coronavirus. AIRC ha voluto raccontare alcune delle loro storie, ben sapendo che quelle presentate in queste pagine sono solo un esempio di quanto si è verificato
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a cura di FABIO TURONE e DANIELA OVADIA entre tutti gli italiani facevano i conti con i disagi causati dall’invito a restare a casa, la comunità oncologica dei medici e dei ricercatori ha dovuto decidere come portare avanti il proprio lavoro nel rispetto delle norme di sicurezza imposte dal legislatore. Molti hanno anche cercato un modo per dare il proprio contributo alla battaglia comune contro il virus, mettendo a disposizione competenze e attrezzature, senza per questo tralasciare il proprio compito essenziale, cioè fare ricerca contro il cancro. I ricercatori finanziati da AIRC sono infatti un patrimonio della comu-
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In questo articolo: COVID-19 ricerca AIRC pandemia
nità scientifica italiana: grazie al sostegno costante ricevuto negli anni, hanno sviluppato capacità e competenze che sono risultate utili anche negli studi sul coronavirus. Come è accaduto per l’assistenza ai pazienti, anche nel campo della ricerca oncologica la tecnologia ha permesso di supplire in parte alla mancanza di libertà di movimento, che ha comunque costretto molti laboratori a sospendere a tempo indeterminato alcuni progetti e a ripensarne profondamente altri.
Dalla crisi una opportunità
Negli anni Sessanta, il presidente John Fitzgerald Kennedy amava incoraggiare i cittadini americani spiegando che ogni momento di crisi apre a nuove opportunità, come testimoniava il fatto che la parola “crisi” in cinese è composta da due parti che separate significano “pericolo” e, appunto, “opportunità”. I linguisti hanno poi spiegato che non è esattamente così, perché i suoni si somigliano ma la grafia è diversa. Tuttavia quella ricostruzione un po’ fantasiosa è stata ripetuta spesso, dimostrando evidentemente di riuscire a toccare una corda importante dell’animo umano. Probabilmente è la stessa corda che ha iniziato a risuonare nella testa di Marina Garassino, responsabile del Reparto di oncologia medica toraco-polmonare dell’Istituto nazionale dei tumori (INT) di Milano, quando attorno a metà marzo ha cominciato a ricevere dai colleghi di tutto il mondo e-mail che chiedevano come stava affrontando la crisi, in quel momento ancora circoscritta all’Italia, e che la invitavano a resistere e a essere prudente. “Ho avuto la conferma che nella nostra comunità di specialisti dei tumori toracici esiste un legame speciale, con colleghi all’estero sinceramente preoccupati per la mia famiglia e per i miei pazienti, e che da principio erano restii a credere che l’epidemia avrebbe ben presto colpito anche i loro Paesi come stava colpendo l’Italia” racconta Marina Garassino.
Le testimonianze di vicinanza da tutto il mondo contenevano la stessa domanda: che rapporti si possono verificare tra il cancro del polmone (e le malattie oncologiche in generale) e l’infezione da coronavirus?
Raccolta dati internazionale
All’inizio era difficile dare una risposta: i medici cinesi di Wuhan avevano pubblicato solo due studi su poche decine di malati di cancro, e di questi appena una dozzina avevano tumori toracici; da queste pubblicazioni era praticamente impossibile acquisire informazioni utili per la pratica clinica. ”Mentre cercavo le parole per convincere i miei amici e colleghi a prepararsi, condividendo sia le raccomandazioni delle società scientifiche sul rinvio di tutte le attività non urgenti sia quanto avevo imparato dall’esperienza personale, mi è venuta l’idea di coinvolgerli tutti in un progetto di ricerca” racconta la specialista dell’INT. Nel giro di tre giorni Marina Garassino ha lanciato, grazie al supporto tecnologico dei colleghi americani dell’Università Vanderbilt di Nashville, in Tennessee, il primo registro mondiale per i malati di tumore polmonare con COVID-19, coordinando a distanza la stesura del protocollo di ricerca e della scheda per la raccolta dei dati e ottenendo l’approvazione del comitato etico dell’Ospedale Spallanzani di Roma che si occupa di tutta la ricerca su COVID-19 in Italia.
I risultati preliminari sono stati presentati a fine aprile al congresso virtuale dell’American Association for Cancer Research (AACR) e riguardano i primi 200 pazienti reclutati in centri di tutto il mondo. “La scheda è strutturata per fornire informazioni preziose sulla relazione tra tumore e infezione da coronavirus, e ci aiuterà a capire sia se alcune delle terapie oncologiche normalmente in uso siano più o meno indicate nei malati di COVID, sia quali tra le terapie antivirali in fase di sperimentazione saranno più efficaci nei nostri pazienti” spiega Garassino, che conferma il maggior rischio di infezione specie per chi è colpito da cancro del polmone e nei 15 giorni dopo la chemioterapia. Il registro è stato pensato per avere un costo molto limitato, così da poter lavorare in modo totalmente indipendente dall’industria farmaceutica, come Garassino ha già potuto fare grazie ai due grant AIRC ricevuti in passato. “Oggi più che mai è fondamentale la ricerca indipendente, e sono importantissimi i registri oncologici pubblici, che forniscono dati e osservazioni utili a tutti, compresi i ricercatori impegnati nella ricerca di base” spiega. Secondo tutti gli esperti di epidemiologia questa infezione è purtroppo de-
Un registro mondiale di malati positivi per COVID GIUGNO 2020 | FONDAMENTALE | 5
COVID-19 I ricercatori
Sequenziamento genico per tracciare il virus
stinata a restare molto a lungo in circolazione e occorrerà tempo prima che la mobilitazione della ricerca mondiale possa produrre armi efficaci come farmaci e vaccini. Pertanto ogni piccolo passo avanti nella conoscenza ottenuto da questo registro – che ha subito ispirato iniziative analoghe per altri tumori e per altre malattie croniche – potrà forse fare la differenza.
In Sicilia si va avanti La determinazione a investire ogni risorsa disponibile nella ricerca, anche con gli istituti resi deserti dalle direttive del governo per limitare la diffusione della pandemia, accomuna tutti i ricercatori AIRC che abbiamo interpellato all’inizio di aprile, quando si stava ancora faticosamente cercando un nuovo equilibrio in una situazione da poche settimane stravolta dall’arrivo del virus. “È un dovere nei confronti di pazienti e donatori” sottolinea Giorgio Stassi, il cui laboratorio di ricerca al Policlinico di Palermo si trova proprio sotto al reparto dedicato alle malattie infettive. La porta di comunicazione tra le due aree è stata chiusa per la sicurezza di tutti, quando alcuni parenti dei pazienti con COVID-19 hanno cercato di utilizzarla per riuscire a vedere i propri cari, ma l’empatia nei loro confronti è profonda e Stassi la condivide con la compagna professionale e di vita Matilde Todaro – anche lei palermitana – che ha sempre continuato con ogni mezzo disponibile a occuparsi dei suoi pazienti in cura
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per tumori tiroidei. “Per un ricercatore, per un medico, essere inerme è straziante” commenta Stassi. “Noi medici siamo le persone su cui i pazienti devono poter contare” aggiunge Todaro. A Palermo lavora anche Claudio Tripodo, vincitore del premio AIRC Beppe Della Porta 2019 e direttore del Laboratorio di immunologia dei tumori dell’Università degli Studi di Palermo. “Per fortuna il mio gruppo di ricerca ha recentemente cambiato sede e quindi abbiamo potuto tenere aperto il laboratorio rispettando le distanze di sicurezza” spiega. “Ogni ricercatore ha la propria postazione con cappa aspirante e può proseguire nei suoi studi.” Per l’80 per cento del tempo, quindi, il laboratorio porta avanti gli studi sul microambiente tumorale. Tripodo ha deciso di dedicare il restante 20 per cento del tempo al servizio dell’Unità di epidemiologia, che sta cercando di tracciare la mappa dei contagi da coronavirus nell’isola. “Per fortuna siamo stati colpiti meno di altre Re-
gioni, ma registriamo dei cluster, ovvero dei focolai di contagi. È importante sapere se sono collegati tra loro da persone che hanno portato il contagio da un luogo all’altro o se si tratta di focolai diversi e contemporanei.” Per scoprirlo, Tripodo utilizza una metodologia di sequenziamento genetico dell’RNA virale che ha messo a punto proprio per la ricerca sul genoma delle cellule tumorali. “Contribuiamo come possiamo, con le nostre competenze, a una battaglia che in questo momento è di tutti” conclude, con un pensiero ai colleghi del Nord che hanno dovuto abbandonare i propri laboratori per via della maggiore diffusione dell’epidemia.
L’appello per i test Quando è apparso chiaro che, per imparare a convivere con questo nuovo sgradito ospite, è importante disporre di una rete estesa di laboratori in grado di eseguire in maniera affidabile un gran numero di test sia sulle persone colpite dal virus, sia su quelle con cui esse sono entrate in contatto, molti ricercatori finanziati da AIRC – tra gli al-
tri Ruggero De Maria, Pier Giuseppe Pelicci, Gioacchino Natoli, Emilio Hirsch, Paolo Vineis– hanno annunciato con una lettera ai giornali di voler mettere a disposizione del Servizio sanitario nazionale i laboratori di ricerca che coordinano per fronteggiare l’emergenza sanitaria, analizzando quanti più tamponi possibile. Al momento in cui scriviamo questi laboratori, insieme a partner italiani, stanno cercando di creare dei sistemi di analisi su base nazionale, in modo da ridurre l’impatto della chiusura delle frontiere sulla capacità di fare test alla popolazione. “In poche ore abbiamo raccolto 300 adesioni, tra cui quelle dei principali istituti di ricerca biomedica, nonché di una larga fascia degli scienziati con competenze di biologia molecolare e biotecnologie del nostro Paese” spiega De Maria. In questa compagine i ricercatori oncologici fanno la parte del leone, sia perché vi sono delle analogie tra le tecniche necessarie per analizzare i tamponi e quelle usate in oncologia, sia perché anni di sostegno al settore grazie ai fondi di una charity come AIRC hanno creato una rete di competenze su cui il Paese può fare affidamento. Federica Facciotti, ricercatrice AIRC e direttrice del Laboratorio di immunologia mucosale all’Istituto europeo di oncologia (IEO) di Milano, è tra i firmatari dell’appello dei ricercatori per lo sviluppo di una rete diagnostica che possa aumentare la capacità del Paese di fare tamponi. “Si è formata spontaneamente una rete di ricercatori, molti dei qua-
li esperti di cancro finanziati da AIRC, che ha cominciato a discutere per capire come aiutare l’Italia. La drammaticità degli eventi, il modo in cui l’emergenza ha colpito il Paese e le difficoltà organizzative ci hanno colpiti particolarmente perché siamo abituati a fare ricerca sul cancro, cioè su una malattia che se non viene curata in tempo uccide.” Il direttore scientifico di AIRC, Federico Caligaris Cappio, ama definirsi “ottimista ma pragmatico”: “In questi mesi tutta la Nazione ha compreso l’importanza di finanziare la ricerca medica, e di avere a disposizione una rete di ricercatrici e ricercatori di eccellenza come quella che AIRC ha costruito e aiutato a crescere in tanti anni” spiega. “È vero che ora affrontiamo COVID-19, e che medici e scienziati stanno dando il loro importante contributo, ma è anche molto chiaro che nel frattempo in Italia continuano a esserci circa 1000 nuove diagnosi di cancro al giorno: sarà quindi cruciale continuare a investire sia nella ricerca sul cancro sia nell’educazione e nel reclutamento dei ricercatori più giovani, perché non si interrompa un circolo virtuoso.”
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COVID-19 I ricercatori
DALLA BIOPSIA LIQUIDA AL CORONAVIRUS Utilizzando tecniche sviluppate in ambito oncologico, il gruppo di Alberto Bardelli collabora con alcuni virologi milanesi per leggere accuratamente le sequenze virali, contribuendo allo sviluppo di vaccini efficaci a cura di FABIO TURONE opo l’annuncio su Twitter l’11 marzo scorso, Alberto Bardelli del Dipartimento di oncologia dell’Università di Torino ha raccontato sulla rivista Nature, la stessa su cui ha pubblicato tanti dei suoi citatissimi articoli di ricerca, come ha affrontato e gestito la chiusura forzata delle attività di ricerca nel suo laboratorio all’Istituto per la ricerca oncologica di Candiolo. Il suo gruppo è composto da 24 tra ricercatori, ingegneri informatici, tecnici e studenti, impegnati, anche grazie ai fondi del 5 per mille AIRC, in ricerche all’avanguardia sul tumore del colon e sulla sua capacità di produrre metastasi. Con 48 ore di preavviso hanno dovuto riorganizzare tutto, predisponendosi a mantenere in piedi solo le attività indispensabili, fra cui il supporto ai trial clinici coordinati dal nostro gruppo di ricerca. Dopo meno di un mese di lavoro “a scartamento ridotto”, però, la competenza maturata negli ultimi dieci anni dando la caccia allo sfuggente DNA tumorale è stata messa a disposizione anche della ricerca sul coronavirus.
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L’esperienza con la biopsia liquida
“Per mettere a punto la cosiddetta biopsia liquida, che serve a diagnosticare e a seguire lo sviluppo del tumore analizzando pochi frammenti di DNA tumorale rilevabili nel sangue circolante, abbiamo spinto all’estremo le tecniche di sequenziamento del materiale genetico e soprattutto l’informati8 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2020
ca computazionale” spiega Bardelli. “I nostri colleghi di Niguarda, partner nei progetti AIRC, hanno contattato i virologi dell’Università di Milano, con cui ora stiamo valutando in che modo l’esperienza che abbiamo maturato nella lotta contro il cancro può aiutare nel monitoraggio della risposta immunitaria e nella ricerca di un vaccino per sconfiggere COVID-19.” Accade spesso, nella ricerca scientifica, che uno strumento messo a punto per un obiettivo specifico si riveli poi utile anche in contesti diversi. In questo caso, il gruppo di Bardelli ha accumulato esperienza contro un bersaglio di enorme complessità: “Il genoma del cancro è composto da circa 3 miliardi di basi, mentre quello del coronavirus da molte meno, circa 30.000” spiega. Il gruppo di Bardelli da dieci anni utilizza la biopsia liquida per rilevare la presenza di piccolissime quantità di DNA tumorale nei campioni di sangue dei pazienti oncologici e tracciare l’andamento delle terapie nel tempo e la risposta del sistema immunitario del paziente. I due contesti hanno un problema comune: quando si dispone di poco DNA, per poterlo analizzare occorre prima produrne tante copie (in gergo tecnico si chiama “amplificazione”), a costo di copiare tutto a più riprese. Un po’ come accadeva in tempi antichi con i monaci amanuensi, e in un passato più recente con le prime fotocopiatrici, a ogni passaggio si rischia di introdurre qualche errore, qualche lettera dimenticata, qualche parola diventata illeggi-
bile o modificata. Per ridurre il rischio di questi errori di copiatura, il gruppo di Bardelli ha ottimizzato una tecnica particolare, chiamata “duplexing” o “doppio bar coding”. Poiché il DNA dei virus è soggetto anche naturalmente a cambiamenti simili, è importantissimo distinguere gli errori di “copiatura” dai fenomeni naturali, per poter monitorare nel tempo la risposta del sistema immunitario e mettere a punto vaccini efficaci contro le varianti del virus che circolano in natura. È presto per sbilanciarsi, ma Bardelli è ottimista: “La collaborazione tra il nostro gruppo dell’Università di Torino e i virologi dell’Università di Milano è appena agli inizi, ma credo che potremo contribuire significativamente all’analisi approfondita dei casi di COVID-19 ora in fase di campionamento, utilizzando approcci di genomica computazionale sviluppati per la biopsia liquida”. E il ricercatore è ottimista anche per quel che riguarda gli aspetti organizzativi della ricerca. “Per ora accediamo al laboratorio uno per volta e stiamo ripensando alle modalità di scambio delle informazioni tra i membri del laboratorio. Per esempio, abbiamo una chat sempre aperta, organizziamo meeting, svolgiamo analisi bioinformatiche e aperitivi di laboratorio virtuali. È molto importante coinvolgere nel gruppo anche i ricercatori stranieri che lavorano da noi e si sono trovati isolati dal lockdown. Abbiamo più tempo per pensare, confrontarci coi colleghi a livello internazionale, per fare ordine nei dati già disponibili e per progettare il futuro.” Bardelli è anche presidente della European Association for Cancer Research: i congressi scientifici si stanno già organizzando per spostarsi online e continuare così a mantenere aggiornata la comunità degli scienziati. “È chiaro però che la ricerca sul cancro ha bisogno di attrezzature e strumentazioni sofisticate e che fino a quando non potremo rientrare in laboratorio le attività saranno limitate, ma nel frattempo la lotta al cancro non si ferma e continua da casa.”
TOCILIZUMAB: DALL’ARTRITE REUMATOIDE A COVID-19 PASSANDO PER L’ONCOLOGIA L’oncologo Francesco Perrone è il coordinatore di uno studio condotto in Italia per valutare l’effetto dell’anticorpo monoclonale tocilizumab, che potrebbe aiutare a ridurre la gravità delle polmoniti da COVID-19 a cura di CRISTINA FERRARIO l disegno dello studio TOCIVID, partito a fine marzo 2020 dopo l’approvazione dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), arriva da un istituto oncologico. Il farmaco è classicamente utilizzato per l’artrite reumatoide e i pazienti che prendono parte alla sperimentazione sono malati di COVID-19, infezione causata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2. Una premessa di questo tipo chiarisce già lo sforzo interdisciplinare che coinvolge tutta la comunità scientifica nel tentativo di combattere la pandemia. E mostra d’altro canto come le esperienze maturate dai ricercatori nella cura del cancro possano dare speranze anche a chi in questo momento lotta contro il coronavirus. A coordinare lo studio italiano è l’oncologo Francesco Perrone, responsabile della Struttura complessa di sperimentazioni cliniche dell’Istituto Pascale di Napoli, che AIRC sostiene da diversi anni. “Io non entro in contatto con i pazienti COVID-19, continuo a trattare i miei pazienti oncologici. Quello che offro è la mia competenza negli studi farmacologici” spiega Perrone. “Questa epidemia ha dimostrato la forza dell’Italia, cioè la capacità di mettere in sinergia le
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competenze. Non ci sono più barriere tra le specialità, tutti facciamo quello in cui siamo esperti, ponendoci al servizio della collettività per superare anche questa crisi.”
Il sereno dopo la tempesta
Perché studiare un farmaco utilizzato per le malattie infiammatorie croniche come l’artrite reumatoide per curare una polmonite? La scelta è legata alla risposta spesso spropositata che il nostro sistema immunitario ha nei confronti del virus, risposta che danneggia gli alveoli polmonari e che tocilizumab potrebbe aiutare a tenere sotto controllo. Come spiega Perrone, il farmaco viene usato anche per mitigare gli effetti collaterali di alcune immunoterapie oncologiche, come le CAR-T, che possono scatenare una reazione infiammatoria imponente definita “tempesta citochinica”. Da qui l’idea di verificare se il farmaco sia in grado di “far tornare il sereno” anche nei pazienti con COVID-19. Per rispondere a questa domanda lo studio TOCIVID è partito valutando un gruppo di 330 pazienti ricoverati per
PREZIOSI STRUMENTI DI LAVORO
o studio TOCIVID prevede tra i suoi punti di forza l’impiego di una piattaforma normalmente utilizzata dall’Istituto Pascale per la gestione degli studi oncologici. “La piattaforma è nata oltre 15 anni fa e rappresenta uno strumento di lavoro preziosissimo” spiega Perrone.
polmonite da COVID-19 con i primi segni di insufficienza respiratoria o intubati da non più di 24 ore. Tutti i pazienti coinvolti in questa parte dello studio (studio farmacologico di fase 2) ricevono il trattamento con lo scopo di verificare se la terapia riesce a ridurre la mortalità. Un secondo gruppo di pazienti, il cui numero verrà stabilito in base anche all’andamento della pandemia e ai risultati dello studio di fase 2, avrà invece lo scopo di raccogliere dati per comprendere come gestire al meglio l’emergenza. Si tratterà in questo caso di uno “studio osservazionale” che coinvolgerà anche pazienti intubati da più di 24 ore e già trattati con tocilizumab.
L’esperienza e l’emergenza
“Lo studio è stato disegnato provando a mettere insieme le ragioni della scienza, quelle dell’emergenza sanitaria e le regole etiche. Con un obiettivo così ambizioso era necessario accettare compromessi” spiega Perrone. “Per esempio, trattare solo alcuni pazienti con il farmaco, per avere le idee più chiare sui suoi effetti, sarebbe stato eticamente impossibile.” Bisognava tenere in considerazione anche la scarsa conoscenza della malattia: “Ecco perché si è scelto un protocollo di tipo cosiddetto adattativo, cioè che può essere progressivamente modificato in base alle conoscenze che emergono nel tempo” precisa Perrone. In questo scenario tanto complesso entrano in gioco quindi le competenze che i ricercatori hanno sviluppato negli anni, ma anche la piattaforma per la gestione dei dati che ha permesso di velocizzare notevolmente l’inizio dello studio, attivando in pochi giorni una rete efficiente di collaborazione.
”
Totalmente online, raccoglie attorno a sé tutti gli attori di un trial clinico: pazienti e medici, data manager e farmacie. La piattaforma consente di assegnare trattamenti negli studi randomizzati, raccogliere i dati dei pazienti, le immagini radiologiche e i questionari di qualità della vita
anche attraverso tablet e smartphone, gestire la logistica dei farmaci ed estrarre i dati per l’analisi statistica. “In questo caso l’abbiamo sottoposta a uno stress test inaudito, alla luce del numero di soggetti che vi si sono collegati in pochi giorni. Ha retto e ne siamo fieri.”
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COVID-19 I pazienti
Le raccomandazioni per i pazienti oncologici e il caso del cancro al polmone Nel momento in cui scriviamo, la pandemia di COVID-19 è in evoluzione, ma vi sono alcuni punti fermi già inclusi nelle raccomandazioni dell’Istituto superiore di sanità e altri specifici che riguardano soprattutto il tumore al polmone cui poter fare riferimento per proteggersi dall’infezione
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a cura della REDAZIONE pazienti con patologie oncologiche, oncoematologiche, o che comunque possono essere immunodepressi (perché sottoposti a trapianti o di organo o di cellule staminali emopoietiche, oppure perché affetti da patologie autoimmuni e in trattamento immunosoppressivo), sono particolarmente a rischio di contagiarsi. Un organismo debilitato, inoltre, ha meno energie per combattere la malattia. Sebbene i dati al momento siano limitati, sembra che i malati di cancro, in generale, siano da un lato esposti a maggior rischio di contrarre l’infezione e dall’altro, se infettati, possano sviluppare forme più gravi della malattia. Tra i malati oncologici, l’Istituto superiore di sanità ricorda come un ulteriore fattore di rischio sia rappresentato dall’aver ricevuto, nel mese precedente all’infezione, trattamenti chemioterapici o chirurgici. Per questo, da un punto di vista operativo, è utile dividere i pazienti oncologici e oncoematologici in tre gruppi: coloro che hanno già terminato le cure, pazienti ancora in trattamento (a loro volta divisi in pazienti che fanno chemio e radioterapia, a maggiore rischio di complicanze infettive, e pazienti sottoposti a interventi chirurgici, che possono per questo essere esposti a un rischio aumentato di COVID-19) e pazienti in trattamento immunoterapico.
dale per visite, esami o trattamenti; c) eseguire un’accurata e frequente igiene delle mani; d) evitare le visite al proprio domicilio da parte di familiari o amici con sintomi respiratori; e) al fine di evitare contagi in ambito lavorativo, mantenere una distanza di almeno un metro (meglio anche due) dai colleghi soprattutto se questi presentano sintomi respiratori, invitandoli a indossare una mascherina. Le raccomandazioni per i pazienti oncologici in trattamento includono anche la valutazione accurata dell’intensità di dose. In pratica si tratta di mettere a fuoco, ovviamente insieme al medico curante, il giusto equilibrio tra gli effetti benefici delle cure e l’aumento di rischio individuale di contrarre una forma grave di infezione da COVID-19. Di questo argomento si è occupato anche un documento molto dettagliato, prodotto da un importante consorzio internazionale di centri di cura oncologici di cui fa parte anche l’Istituto dei tumori di Milano. Le raccomandazioni, che spaziano dall’organizzazione degli spazi ospedalieri alla relazione mutata tra medici e pazienti, sono state pubblicate sulla rivista Nature Medicine e sono, nel momento in cui scriviamo, lo strumento più completo a cui i medici fanno riferimento. La parte certamente più importante per medici e pazienti è quella che stabilisce i criteri per dare priorità all’accesso alle cure farmacologiche, alla radioterapia e alla chirurgia sulla base del delicato equilibrio tra rischi e benefici. Non è possibile dare indicazioni più precise in merito perché non solo ogni forma tumorale risponde in modo diverso, ma ogni situazione va considerata individualmente. Le raccomandazio-
Un delicato equilibrio tra rischio e beneficio
Le norme per tutti Tutti devono: a) evitare, ove possibile, luoghi affollati; b) indossare la mascherina (tipo quelle chirurgiche) al di fuori del domicilio, in particolare se debbono recarsi in ospe-
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COVID-19 I ricercatori
ni possono dipendere anche da elementi sociali come il numero di conviventi, la loro attività lavorativa, il rischio di contatti con persone infette, la distanza dai centri di cura e così via. I pazienti oncologici devono essere protetti con particolare attenzione: tutte le linee guida internazionali raccomandano di istituire zone di accesso ad ambulatori e ospedali che siano dedicate ai malati di cancro. Le visite vanno programmate accuratamente per evitare attese e assembramenti nelle sale d’aspetto e tutti i medici e il personale sanitario che hanno a che fare con i malati di cancro devono indossare adeguate misure di protezione personale, come guanti e mascherine. L’eventuale contagio, inoltre, non deve interferire con la presa in carico della malattia oncologica. Per questa ragione esistono, nei maggiori centri oncologici italiani, dei percorsi speciali per chi, malgrado le precauzioni, viene contagiato.
Il caso del polmone I pazienti con tumore al polmone sono tra quelli che, più di altri, hanno dovuto fare i conti con la pandemia, non solo perché, secondo i primi studi disponibili, sono più a rischio, ma anche perché risulta sempre più evidente la sovrapposizione tra le manifestazioni cliniche tipiche di questo specifico tumore e quelle dovute al COVID-19. Caratteristiche che richiedono particolare attenzione nella gestione delle cure. Michele Maio, presidente di Fondazione NIBIT e direttore del Centro di immuno-oncologia dell’Azienda ospedaliera universitaria senese, si occupa,
grazie ai fondi del 5 per mille AIRC, di immunoterapia della malattia metastatica e ha recentemente pubblicato un editoriale su Lancet Respiratory Medicine per fornire indicazioni utili sulle modalità di intervento. “Già nelle prime fasi di infezione da coronavirus, le immagini radiologiche dei pazienti ottenute con la TAC possono avere caratteristiche molto simili a quelle dei pazienti con tumore al polmone in fase di progressione. Non solo: sono sovrapponibili anche a quelle dei soggetti che sviluppano polmoniti a causa di altre infezioni.” Si tratta di una sfida ulteriore per il medico che deve consigliare il trattamento più adatto. A complicare ulteriormente questo scenario ci sono i possibili effetti collaterali dei farmaci utilizzati per il trattamento del tumore al polmone. Fatta eccezione per le terapie a bersaglio molecolare, utilizzate solo nei casi in cui sono presenti particolari “firme molecolari” nelle cellule cancerose, oggi queste neoplasie vengono trattate molto spesso con l’immunoterapia. “L’utilizzo dei farmaci immunoterapici è associato allo sviluppo di polmoniti nel 2 per
cento dei pazienti, percentuale che nel caso del tumore al polmone è maggiore” spiega Luana Calabrò, primo autore dell’editoriale. “Queste polmoniti provocano sintomi, come tosse, difficoltà nel respiro, dolore toracico e febbre, tutti disturbi simili a quelli di COVID-19.” Partendo dal presupposto che non è possibile ritardare o evitare il trattamento, le modalità di intervento in questi pazienti dovrebbero tenere conto di diversi fattori. “Anche la chemioterapia può essere associata a una maggior probabilità di sviluppo di polmoniti, oltre ad avere effetti negativi sulla funzionalità del sistema immunitario che potrebbero esporre il paziente a maggiori danni in caso di infezione COVID-19” spiega Maio. Il consiglio degli esperti è quello di sottoporre chi deve incominciare le terapie al tampone per la ricerca di SARSCoV-2, il virus che provoca COVID-19. E quando l’epidemia sarà nella fase di decrescita, questi test potranno essere sostituiti o meglio complementati da quelli sierologici che cercano gli anticorpi nel sangue. In particolare, la presenza di IgM specifiche indica un’infezione in atto; quella di IgG indica una infezione ormai superata. “Sarà fondamentale allocare risorse per questi strumenti diagnostici utili a gestire nella maniera più appropriata i pazienti oncologici” conclude Maio.
RICERCA Medicina di genere
In questo articolo: sesso genere immunoterapia
Per migliorare le cure bisogna studiare le differenze tra i sessi Due recenti documenti scientifici richiamano l’attenzione degli oncologi sulle differenze biologiche tra uomini e donne, che possono avere un impatto importante soprattutto nell’utilizzo delle terapie più innovative
I
a cura di DANIELA OVADIA n un’era di medicina personalizzata, in cui si cerca di determinare la migliore cura considerando le caratteristiche individuali di ciascun paziente, esistono ancora alcune differenze macroscopiche che meritano di essere esplorate meglio: quelle tra donne e uomini. “Solo da qualche decennio si studiano approfonditamente le malattie dal punto di vista delle differenze di genere” spiega Anna Dorothea Wagner, oncologa dell’Università di Losanna, in Svizzera, una delle massime esperte di approccio di genere alla ricerca oncologica e coautrice delle linee guida per la medicina oncologica di genere prodotte dalla
Società europea di oncologia medica (ESMO). “In altri settori della medicina, come le malattie cardiovascolari, questo campo di ricerca è molto più sviluppato che in oncologia” spiega. “Alcuni dei tumori più pericolosi per le donne, come il cancro al seno, sono considerati prettamente femminili e questo ha giustificato, in parte, la mancanza di un approccio di genere ai tumori che riguardano tutti gli altri organi.” L’approccio di genere alla ricerca sul cancro tiene conto delle diversità nei cromosomi, negli ormoni, nel metabolismo e nel sistema immunitario, nella composizione corporea e nel conseguente impatto sul metabolismo dei farmaci antitumorali. Inoltre consi-
Cromosomi, immunità, metabolismo e ormoni
dera le differenze nella biologia dei due sessi, specialmente per alcuni tumori non correlati al genere, come i linfomi, i tumori gastrointestinali o il melanoma, che mostrano incidenze e andamenti diversi tra donne e uomini. “Il ruolo di chi fa ricerca in questo settore è quello di influenzare il modo in cui le nuove cure vengono testate per tenere conto proprio di queste differenze” continua l’esperta. Dal modello animale alla clinica Secondo lo European Network of Cancer Registries (ENCR), che raggruppa i dati provenienti da tutta Europa, nel continente si registrano ogni anno circa 3,5 milioni di nuovi casi di tumore (esclusi i tumori della pelle non melanomi). Di questi, il 53 per cento colpisce gli uomini e il 47 per cento le donne, anche se le sedi più comuni sono il seno (la cui neoplasia colpisce quasi esclusivamente donne), il colon-retto e il polmone (per questi tumori la quota di pazienti donne sta raggiungendo quella degli uomini, soprattutto per via del cambiamento nelle abitudini di vita). “Proprio perché i tumori più comuni non giustificano una differenza sostanziale di incidenza tra i due sessi nei numeri totali, è importante conGIUGNO 2020 | FONDAMENTALE | 13
RICERCA
siderare la prospettiva di genere nello studio di tutti i tipi di cancro, anche per essere più efficaci nella prevenzione e nella diagnosi precoce” spiegano Lucia Gabriele e collaboratori in un documento sull’oncologia di genere prodotto dall’Istituto superiore di sanità già nel 2016. Per esempio, uno dei primi accorgimenti da mettere in atto per avere le idee più chiare fin dagli studi preclinici è utilizzare modelli animali dei due sessi. Nella stragrande maggioranza dei casi, invece, gli animali da laboratorio sono esemplari maschili, perché è più facile controllarne i parametri ormonali e metabolici. Solo allargando gli esperimenti ai due sessi si può sperare di capire quali siano le basi molecolari di eventi già noti e osservati nella realtà, per esempio il fatto che nel tumore del colonretto le donne sviluppano più frequentemente lesioni del lato destro del colon e mutazioni di alcuni geni specifici (per esempio BRAF), mentre le lesioni del colon sinistro (più comuni nei maschi) mostrano una maggiore instabilità dei cromosomi. Caratteristiche come queste possono avere un impatto sulla scelta delle terapie e persino sulle strategie di prevenzione. Uno dei più importanti studi epidemiologici, il Women’s Health Initiative Study,
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ha infatti dimostrato che la terapia ormonale sostitutiva riduce del 40 per cento il rischio di sviluppare cancro del colon nelle donne dopo la menopausa, confermando indirettamente che gli ormoni femminili hanno un ruolo protettivo (che è però controbilanciato, nelle scelte individuali, dai rischi per la salute della terapia ormonale sostitutiva, che pure esistono). Vi sono altre condizioni in cui si osservano differenze la cui origine molecolare non è ancora nota. Lo stesso documento dell’ISS ricorda che fin dagli anni Sessanta del secolo scorso si sa che il melanoma è più aggressivo negli uomini che nelle donne. Questo dato è confermato anche dai tassi di sopravvivenza registrati dallo studio EUROCARE 4 su 1,6 milioni di persone: sopravvive il 50 per cento di donne in più rispetto agli uomini, ma la ragione non è ancora del tutto chiara. Potrebbe infatti dipendere di nuovo da fattori biologici o da questioni comportamentali, come una maggiore attenzione alla propria salute. La ricerca in oncologia molecolare ha certamente molte cose da scoprire in questo settore. Per esempio, l’inattivazione di uno dei due cromosomi X nelle cellule femminili potrebbe interferire con la metilazione del DNA, un meccanismo chiave nella replicazione cellulare, e numerosi laboratori stanno lavorando per confermare questa e altre ipotesi. Immunità diversamente funzionanti Lo sviluppo e il successo dell’immunoterapia costituiscono un’altra sfida per la me-
dicina di genere. È infatti noto che il sistema immunitario funziona diversamente nei due sessi, tanto che ci sono differenze importanti nella frequenza di molte malattie autoimmuni e allergiche. In che modo questo possa influenzare l’efficacia dell’immunoterapia è una questione ancora aperta, sulla quale i ricercatori stanno lavorando alacremente. Il cromosoma X, infatti, sembra conferire al sistema immunitario delle donne una maggiore reattività ed efficienza, grazie ad alcuni mediatori come le interleuchine. Anche gli ormoni influenzano la reattività del sistema immunitario, determinando differenze di genere nella risposta alle cure, acuite da fattori ambientali e dalle abitudini di vita. Per esempio, in anni recenti si è rivalutato il ruolo dell’alimentazione nel determinare la composizione del microbioma intestinale, che a sua volta influenza le concentrazioni di ormoni e di conseguenza l’attività del sistema immunitario: una catena di eventi che può svilupparsi in modo molto diverso tra donne e uomini e che deve essere studiata tenendo conto di tali differenze. Anche i nuovi trattamenti immunoterapici, come gli inibitori di checkpoint immunitari, mostrano un’azione di-
versa nei due sessi, non del tutto spiegata dalle attuali conoscenze. “L’immunità contro i tumori è fondamentale per determinare i risultati di molte terapie anticancro, incluse le chemioterapie e radioterapie convenzionali, perché oltre alla principale azione tumoricida diretta contro le cellule in rapida replicazione, queste cure hanno un effetto profondo sul sistema immunitario attraverso la modulazione del microambiente tumorale” spiega ancora il documento dell’ISS per sostenere la necessità di testare le nuove cure su gruppi sia di donne sia di uomini. Il motivo per cui fino a pochi anni fa ciò non si faceva è prettamente storico: è sempre stato più facile reclutare uomini come volontari per le sperimentazioni. Il controllo dei parametri fisiologici maschili è in genere più semplice rispetto a quelli femminili e, soprattutto, non si rischia di danneggiare il feto in caso di gravidanze inattese. Tutte ottime ragioni che oggi è possibile superare grazie alle maggiori conoscenze scientifiche ma anche grazie ai cambiamenti sociali. “Più studiamo il sistema immunitario nei tumori più ci rendiamo conto di quanto donne e uomini rispondano diversamente” conclude il docu-
La composizione corporea
fatti diversamente
U
omini e donne hanno una composizione corporea diversa che può influenzare sia i fattori di rischio per le malattie sia l’efficacia delle cure. La percentuale di massa corporea magra è infatti più elevata negli uomini (80 per cento) rispetto alle donne (65 per cento). Il grasso corporeo, però, non è soltanto un elemento importante dal punto di vista estetico, ma una vera e propria centrale metabolica, dove si accumulano sostanze di riserva e ormoni. Per questo calcolare l’indice di massa corporea di una persona
mento dell’ISS. “Nessuno studio di immunoterapia può più evitare di rispondere alle domande scientifiche e cliniche sollevate da queste differenze.” Tossicità, un vecchio problema Dosi e schemi terapeutici per la cura dei tumori tengono oggi conto delle caratteristiche molecolari del tumore e della conformazione fisica del paziente, incluso il peso, l’altezza e lo stato di salute generale. Ma non sempre tengono conto del suo sesso, a meno che non siano stati condotti studi specifici. Per questa ragione ESMO ha prodotto, nel dicembre del 2019, un documento di consenso frutto della collaborazione di oltre 40 tra i massimi esperti mondiali, pubblicato sulla rivista Annals of Oncology. Tra le richieste urgenti, anche quella di raccogliere dati sulla diversa efficacia delle cure nei due sessi e in particolare sulla diversa tossicità, poiché anche effetti collaterali sgraditi possono dipendere da caratteristiche metaboliche, da differenze ormonali e del sistema immunitario. “Una medicina più sensibile al sesso e al genere – i due
termini non sono sovrapponibili perché il secondo è un costrutto sociale che include aspetti comportamentali mentre il primo include solo gli aspetti biologici – costituisce un approccio innovativo ed efficace, perché presuppone che le differenze abbiano un impatto sulla salute e implicazioni su prevenzione, screening, diagnosi e terapia” specificano gli esperti di ESMO. “Il fine ultimo di questo settore della ricerca scientifica è imparare dalle differenze (o persino dalla loro assenza) per migliorare la qualità di cura sia per le donne sia per gli uomini. Sapere come funziona nel dettaglio una cura, chiarendo anche gli aspetti molecolari, apporta infatti dei benefici a tutti i pazienti, indipendentemente dal sesso. Mentre il ruolo del sesso nella modulazione dei sintomi, nell’accesso alle cure e negli effetti collaterali gravi è stato molto studiato e descritto in cardiologia e farmacologia, l’oncologia è ancora neutra e cieca sul piano del genere” conclude il documento di ESMO. “Per questo è necessario uno sforzo congiunto che sia allo stesso tempo scientifico e culturale.”
Imparare dalle differenze per migliorare le cure
secondo la formula che permette di sapere se è normopeso, sovrappeso oppure obesa non basta: la composizione dei tessuti corporei è importante dal punto di vista della salute e del metabolismo dei farmaci. Questa valutazione può essere fatta in modo grossolano con un sistema chiamato impedenzometria. Per un calcolo corretto degli aspetti metabolici conta però anche il grasso periviscerale, che circonda gli organi interni e che i medici valutano con strumenti come tomografia computerizzata e risonanze. Alcuni effetti collaterali intensi legati a farmaci chemioterapici sono stati messi in relazione proprio con la distribuzione della massa grassa nell’organismo. GIUGNO 2020 | FONDAMENTALE | 15
NOTIZIE FLASH
Dal Mondo Radioterapia, uomini e donne sono diversi Le donne sarebbero più sensibili degli uomini alla radioterapia. Lo afferma un’analisi degli studi disponibili sulle differenze di genere nell’efficacia di questo diffuso trattamento oncologico. Secondo i ricercatori, esperti in fisica medica, esiste una piccola ma significativa differenza tra uomini e donne. Alcune delle ricerche presentate nello studio pubblicato su Critical Reviews in Oncology/Hematology suggeriscono che le donne sottoposte a radioterapia abbiano una sopravvivenza maggiore degli uomini, ma anche effetti collaterali più intensi. Le donne potrebbero però beneficiare di un effetto protettivo dato dagli estrogeni, gli ormoni. Per arrivare a un trattamento personalizzato in base al sesso, dicono comunque gli autori, bisognerà fare ulteriori ricerche.
Più fibre, meno cancro al seno Un alto consumo di fibre alimentari si associa a un minor rischio di tumore al seno. A dirlo è una ricerca condotta da un gruppo dell’Università di Harvard e dell’Università di Toronto. Come specificato nell’articolo pubblicato su Cancer, i risultati sono il frutto di un’analisi di 20 studi prospettici, pubblicati fino a luglio 2019, che avevano analizzato l’associazione tra il rischio di tumore al seno e il consumo di fibre. I ricercatori hanno dimostrato che un consumo elevato di fibre totali è associato a un rischio di carcinoma mammario inferiore dell’8 percento sia in donne in premenopausa sia in donne in postmenopausa. “I risultati di questo studio supportano le raccomandazioni dietetiche dell’American Cancer Society di consumare cibi ricchi in fibre totali, inclusi frutta, vegetali e prodotti integrali” spiegano gli autori.
Il tumore si nasconde nel sangue Un grande studio su oltre 10.000 donne tra i 65 e i 75 anni presentato al recente congresso virtuale dell’American Association for Cancer Research (AACR) e pubblicato sulla rivista Science dimostra che, almeno in teoria, è possibile migliorare la diagnosi precoce dei tumori con un semplice prelievo di sangue. I ricercatori hanno valutato un gran numero di geni potenzialmente mutati e biomarcatori. Le donne positive per uno qualsiasi di questi “segnali” precoci rilasciati nel sangue circolante dal tessuto tumorale sono state sottoposte a test diagnostici approfonditi. Grazie all’esame del sangue, sono stati scoperti in fase iniziale 26 tumori (su 96 identificati in un anno di osservazione). Si tratta di un approccio ancora sperimentale che dimostra però l’utilità di affiancare esami diagnostici molecolari ai classici test di screening.
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Allattare riduce il rischio di cancro alle ovaie
L’allattamento al seno è associato a un minor rischio di carcinoma ovarico invasivo, incluso il sottotipo serioso di alto grado. Un gruppo di ricerca internazionale ha infatti analizzato i dati di 13 studi condotti in diverse zone del mondo per conto dell’Ovarian Cancer Association Consortium, per un totale di quasi 10.000 donne colpite e di quasi 14.000 controlli. L’allattamento al seno è stato associato a una riduzione del rischio di tumore invasivo del 24 per cento e di tumore borderline del 28 per cento. Anche la maggior durata del periodo di allattamento è associata a un rischio inferiore, con una riduzione del 18 per cento per le donne che hanno allattato per tre mesi e del 34 per cento in quelle che hanno continuato per almeno un anno. Risul-
tati simili sono stati osservati per il sottotipo serioso di alto grado, e cioè il tumore ovarico più comune e più maligno. Lo studio supporta la raccomandazione dell’Organizzazione mondiale della sanità sull’allattamento al seno esclusivo per i primi 6 mesi e integrato con complementi alimentari fino a 2 anni o oltre.
Il vaccino HPV è più Aumenta l’aspettatiefficace del previsto va di vita dei pazienti pediatrici
Secondo quanto afferma uno studio pubblicato su Lancet Global Health, i benefici apportati dalla vaccinazione contro il papillomavirus umano (HPV) saranno maggiori di quanto stimato in precedenza, il che porterà anche a un miglioramento del rapporto costo-efficacia del vaccino stesso. Le nuove stime – relative alla vaccinazione delle ragazze di 9 o 12 anni con vaccino bivalente o quadrivalente e con il nonavalente in 177 paesi – sono state ottenute aggiornando con nuovi dati PRIME, un modello utilizzato in tutto il mondo proprio per valutare l’impatto della vaccinazione contro l’HPV. Questi benefici, che miglioreranno il rapporto costo-efficacia, sono evidenti soprattutto in Africa, anche se bisognerà superare il problema della carenza dei vaccini proprio laddove sono più necessari e utili.
Uno studio pubblicato su JAMA Oncology afferma che i miglioramenti delle terapie anticancro degli ultimi decenni allungheranno l’aspettativa di vita di bambini e adolescenti sopravvissuti a un tumore, soprattutto se non sono stati trattati con la radioterapia. I ricercatori sono giunti a queste conclusioni attraverso un modello di simulazione, con cui hanno stimato le proiezioni di sopravvivenza a lungo termine dei sopravvissuti a 5 anni a un cancro infantile in Nord America. È risultato che i bambini a cui il tumore è stato diagnosticato negli anni Novanta vivranno più a lungo rispetto ai bambini con una diagnosi effettuata negli anni Settanta. Si riduce anche il divario rispetto a chi non si è mai ammalato di cancro, soprattutto per i tumori trattabili solo con la chemioterapia e la cui percentuale è cresciuta nel corso dei trent’anni considerati. Il monitoraggio continuo degli ex pazienti è però necessario per garantire questo guadagno in termini di anni di vita.
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RECENSIONI Dal DNA ai cosmetici
In questo articolo: DNA ricerca cancerogeni
Il DNA dal palcoscenico alla narrazione scritta Lo spettacolo prodotto da AIRC e dai musicisti Deproducers con il filosofo Telmo Pievani diventa un libro ricco di testi evocativi e di infografiche con cui l’autore sosterrà la ricerca sul cancro
C’
a cura della REDAZIONE è uno spettacolo che mette insieme narrazione della scienza e produzione musicale di avanguardia. Si chiama DNA ed è un progetto portato in scena da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro e dai Deproducers (quattro musicisti e compositori), con la collaborazione del filosofo ed evoluzionista Telmo Pievani. Si tratta di una performance di musica e parole
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che offre al pubblico un’esperienza immersiva, con brani musicali inediti e immagini suggestive all’interno di una scenografia costruita per l’occasione. Ora lo spettacolo diventa un libro: DNA, un codice per scrivere la vita e decifrare il cancro, scritto proprio da Pievani, che devolverà ad AIRC tutti i proventi derivati dalla vendita del volume. Il libro ripercorre la storia della vita biologica, dalla formazione delle prime cellule alla comparsa di Homo sapiens, fino alle nuove conquiste della genetica e della ricerca scientifica. Oltre ai testi, brevi e chiari, il libro fa un uso sapiente di eleganti infografiche, ispirate alla grafica dello spettacolo, per semplificare concetti complessi. Il libro scritto da Pievani nasce dall’esperienza scenica e risponde alle domande scientifiche che non hanno trovato risposta precisa nel linguaggio talvolta metaforico ed evocativo di uno spettacolo, di cui peraltro segue la scansione tematica. Si va dalla descrizione di come la vita emerge e si sviluppa dai cianobatteri fino a Homo sapiens, per scoprire che, per l’85 per cento della sua durata, l’evoluzione biologica sulla Terra ha visto solo batteri. Si parla dei mattoni della vita, molecole che in acqua sono capaci di replicarsi autonoma-
mente, costituendo il primo embrione di essere vivente. L’autore descrive quindi il DNA, la molecola più importante per l’esistenza dell’essere umano e i suoi meccanismi di replicazione, il funzionamento del genoma e la storia della sua scoperta, per finire a parlare di caso e necessità, e delle leggi dell’ereditarietà. Che non è mai uguale a se stessa, grazie alla presenza continua di mutazioni, alcune delle quali apportano benefici mentre altre provocano malattie come il cancro. E chiude con un testo dedicato alla ricerca scientifica e, di nuovo, al caso. “Molte scoperte scientifiche, molte delle più importanti, avvengono per caso. Quel caso che tuttavia necessariamente favorisce solo le menti preparate (secondo la lezione di Pasteur)” conclude il ricercatore Pier Paolo Di Fiore nella prefazione al volume. “[…] La storia della scienza ci ha insegnato che è dalla ricerca tesa alla conoscenza, col fine ultimo della conoscenza, che emergono le grandi idee. Quelle che cambiano il mondo, la nostra percezione di noi stessi nel mondo… e anche le applicazioni pratiche, per il miglioramento della nostra esistenza.”
Titolo: DNA, un codice per scrivere la vita e decifrare il cancro Autori: Telmo Pievani Editore: Mondadori, Milano 2020 Pagine 144 - euro 18
La scienza nascosta nel rossetto e nel mascara Biotecnologa di formazione ed ex ricercatrice, l’autrice racconta quanta ricerca e quanti controlli ci sono dietro un “banale” cosmetico
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a cura della REDAZIONE i può imparare come funziona la scienza anche parlando di make-up, ombretti, rossetti e tinture per capelli. È questa la sfida raccolta da Beatrice Mautino, autrice di La scienza nascosta dei cosmetici. Cosa c’è dentro i prodotti che compriamo. Per un make-up consapevole. Biotecnologa di formazione, ex ricercatrice che ha scelto la divulgazione scientifica come professione, molto nota sui social media, Mautino scrive libri solo apparentemente “leggeri”. Dietro ogni capitolo, ogni argomento trattato, c’è un lungo e certosino lavoro di studio delle fonti scientifiche disponibili, nella convinzione che per essere consumatori consape-
voli bisogna anche conoscere quali ricerche vi sono dietro l’approvazione di una qualsiasi sostanza chimica per uso umano. Non a caso, il paragone che gli esperti fanno più spesso è quello tra cosmetici e farmaci: per ambedue le categorie, e indipendentemente dalla funzione che hanno nella vita delle persone, esistono protocolli di studio ben precisi, autorizzazioni da richiedere e istituzioni di controllo che ne garantiscono la sicurezza e l’assenza di tossicità.
Cancerogeni e cosmetici
Nel libro si parla anche di cancro, e AIRC, con i suoi articoli di approfondimento, è spesso citata come fonte: la maggior parte delle sostanze contenute nei cosmetici è infatti stata vagliata da enti che ne valutano la cancerogenicità, come lo IARC di Lione. E spesso, per vendere prodotti solo apparentemente “naturali”, si fa leva proprio sul timore irrazionale che associa la chimica al cancro. Invece, anche le sostanze naturali, spiega bene Mautino quando si sofferma a parlare di tinture all’henné o di rossetti, sono “chimica” e possono avere effetti sull’organismo che non sono, a priori, più sicuri delle sostanze sintetizzate in laboratorio. Ecco perché nel libro una parte importante della trattazione è riservata alle varie certificazioni e al loro reale significato: si può decidere di comprare un prodotto naturale, o certificato biologico, ci spiega l’autrice, ma bisogna saper distinguere tra legittime motivazioni etiche e inesistenti motivazioni salutistiche. Di cancro si parla anche nel capitolo dedicato al talco e alla vicenda che ha visto uno dei maggiori produttori mondiali accusato di aver contribuito ad aumentare il rischio di sviluppare cancro dell’ovaio nelle donne utilizzatrici. Una storia che, dal
punto di vista scientifico, si è chiusa con la dimostrazione dell’assenza di pericoli per le consumatrici. E si parla di cancerogenicità anche nel capitolo sui siliconi nei fondotinta o in quello sulla vitamina D nelle creme antiaging, un tema che offre l’occasione di chiarire anche quanto si sa sui supplementi vitaminici e sulla loro inutilità in prevenzione. Questo non è il primo libro sui cosmetici scritto da Beatrice Mautino. Due anni fa ha infatti ottenuto grandi successi di vendite con Il trucco c’è e si vede, sempre edito da Chiarelettere. In questo secondo volume la componente scientifica è ancora più presente ma mai a scapito della leggibilità che deve accompagnare un tema leggero e “frivolo”. Perché, ci racconta l’autrice, la scienza è anche divertente, specie quando scopriamo quanta ce n’è nei nostri gesti quotidiani, come tirare una riga di eye-liner.
Il trucco è meno futile di quanto appare
Titolo: La scienza nascosta dei cosmetici. Cosa c’è dentro i prodotti che compriamo. Per un make-up consapevole. Autori: Beatrice Mautino Editore: Chiarelettere, Milano 2020 Pagine 226 - euro 16
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IFOM – ISTITUTO FIRC DI ONCOLOGIA MOLECOLARE COVID-19
Davanti al virus la ricerca non si ferma ma cambia volto A causa dell’emergenza le tradizionali attività dei laboratori hanno subito un rallentamento, che però ha permesso di portare avanti aspetti diversi della ricerca scientifica, senza mai fermarsi
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In questo articolo:
#laricercanonsiferma IFOM giovani ricercatori
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a cura della REDAZIONE a potenziale problema e pericolosa battuta d’arresto a opportunità e fonte di spunti inaspettati. Così è stata vissuta nei laboratori milanesi di IFOM la fase iniziale della chiusura – il cosiddetto lockdown – imposta dall’emergenza sanitaria legata al virus SARS-CoV-2. “Abbiamo dovuto gestire una situazione nuova, inaspettata e proprio in prima linea: siamo stati il primo Paese al mondo, dopo una regione della Cina, a trovarsi di fronte a questa grande emergenza” spiega Marco Foiani, direttore scientifico di IFOM, ricordando che, in base ai decreti ministeriali, i laboratori non avevano l’obbligo di chiudere. “Sin dall’inizio il nostro obiettivo è stato quello di ridurre quanto possibile l’operatività per la sicurezza delle persone, pur senza chiudere l’istituto poiché alcune attività non possono essere interrotte, come quelle legate ai modelli animali o ai test diagnostici. Inoltre ci sono esperimenti che durano da anni e non possono essere bloccati per non perdere tutti i risultati acquisiti” aggiunge. Sicurezza e gradualità Dopo circa un mese dall’inizio dell’emergenza, in IFOM erano presenti ogni giorno non più di 10-15 persone, su un totale di circa 350 tra ricercatori e altre figure professionali che normalmente frequentano l’istituto. Come ricorda Foiani, i passaggi per arrivare a questa nuova quotidianità sono stati molto graduali. “Siamo partiti chiedendo al personale amministra-
tivo di lavorare da casa, un’eventualità alla quale non eravamo abituati ma che è stato piuttosto semplice implementare grazie ai grandi investimenti in tecnologia degli anni precedenti, dai computer a sistemi molto efficienti di videoconferenze” afferma. Il secondo passo è stato lo “spegnimento” delle attività di ricerca, sempre in modo graduale, che ha lasciato in laboratorio solo i ricercatori che dovevano assolutamente concludere un esperimento o che si occupavano di servizi fondamentali, quale ad esempio la diagnostica per i pazienti fornita da Cogentech, una società legata a IFOM. “Il sistema IFOM ha retto molto bene a questa emergenza, grazie soprattutto al grande lavoro di squadra e all’impegno della direzione operativa che ha gestito in modo eccellente la situazione sin dall’inizio, quando io non ero presente perché impegnato negli Stati Uniti” dice il direttore che, assieme al team IFOM, sta già pensando alla prossima riapertura, sempre all’insegna della gradualità e della sicurezza delle persone. Un aperitivo molto speciale A Milano, si sa, l’aperitivo è un appuntamento quasi irrinunciabile al termine della giornata di lavoro. Lo sanno anche i ricercatori coordinati da Stefano Casola, direttore dell’Unità di ricerca di immunologia molecolare e biologia dei linfomi, che ogni giorno alle 18 si “incontrano” sulle piattaforme virtuali per condividere sensazioni e pensieri, ma anche per discutere di scienza e nuovi progetti. “Oggi il contatto tra i ricercatori non man-
ca, ha semplicemente cambiato volto e si è fatto virtuale, ma non per questo meno produttivo” spiega Casola, che, oltre alle riunioni virtuali con i singoli ricercatori per discutere nello specifico dei loro progetti, ha pensato di organizzare anche questi meeting giornalieri. “Non c’è nessun obbligo di partecipare, ma tutti i membri del gruppo sono presenti quasi quotidianamente e quello delle 18 è diventato un appuntamento molto importante sia a livello sociale sia scientifico” aggiunge Casola. In realtà l’isolamento e la chiusura si fanno sentire anche dal punto di vista psicologico, soprattutto nei giovani stranieri alla prima esperienza all’estero, che spesso abitano in appartamenti piccoli nei quali non è semplice restare chiusi a lungo e, soprattutto, vivono il laboratorio anche come opportunità per incontrare nuove persone e crearsi una rete sociale.
profittando per concludere articoli che stavano scrivendo e non erano riusciti a finalizzare, per studiare o per analizzare dati” dice Foiani, spiegando che lui stesso in questo periodo è in un certo senso tornato a essere “meno direttore e più ricercatore”, dedicando un tempo maggiore ai suoi studi. Inoltre le grandi competenze degli scienziati impegnati contro il cancro possono rivelarsi utili anche nella lotta al nuovo coronavirus. “Nei nostri incontri virtuali ci siamo chiesti cosa avremmo potuto fare per dare una mano a risolvere questa emergenza” dice Casola, che con il suo gruppo lavora sul sistema immunitario, oggi al centro dell’attenzione scientifica e mediatica soprattutto per quanto riguarda i test per la ricerca di anticorpi contro il nuovo virus. “Gli esami oggi disponibili non sono ottimali e per questa ragione abbiamo pensato di aprire una linea di ricerca per metterne a punto di nuovi, più precisi e informativi” spiega Casola, che ha già posto le basi del nuovo progetto, in collaborazione con ricercatori di New York e Zurigo e con medici di Brescia e Milano. A questo si aggiunge la disponibilità dei laboratori IFOM a contribuire alla parte diagnostica di analisi dei tamponi di sospetti COVID-19: nuove idee che renderanno ancora più interessante la ripresa.
Tempo prezioso per studiare e analizzare dati
Laboratori chiusi, menti aperte Si può quindi fare ricerca anche quando il laboratorio è chiuso? “La risposta è sicuramente sì” dicono all’unisono Foiani e Casola, che raccontano come in una situazione così particolare si possano trovare anche lati positivi e occasioni dalle quali imparare. “Senza dubbio questa pausa forzata non è tempo perso: molti ricercatori ne stanno ap-
IFOM, l’Istituto di oncologia molecolare che svolge attività scientifica d’avanguardia a beneficio dei pazienti oncologici, è sostenuto dalla FIRC.
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I TRAGUARDI DEI NOSTRI
... continua su: airc.it/traguardi-dei-ricercatori
Vitamina C, un possibile supporto all’immunoterapia Uno studio sulla vitamina C ad alte dosi dimostra che la relazione tra questa sostanza e il sistema immunitario non è ancora del tutto chiara. La ricerca, condotta dal laboratorio di Alberto Bardelli (Istituto per la ricerca sul cancro di Candiolo e Università di Torino) e pubblicata su Science Translational Medicine mostra che, in alcuni modelli di cancro nel topo (mammario, colon-rettale, pancreatico e melano-
ma), la vitamina C ritarda la crescita tumorale solo se il sistema immunitario è veramente efficiente, mentre se non lo è la vitamina non è in grado di “risvegliarlo”. Inoltre, i ricercatori mostrano che la vitamina C potenzia l’efficacia degli inibitori dei checkpoint immunitari, una nuova classe di farmaci antitumorali.
Il succo pancreatico in aiuto alla diagnosi Uno studio pubblicato su Cancer Immunology Research dal laboratorio di Federica Marchesi (Fondazione Humanitas di Rozzano – Milano) suggerisce che alcuni parametri metabolici analizzabili nel succo pancreatico potrebbero essere utili alla diagnosi differenziale dei tumori del pancreas. Attraverso un’analisi di questo fluido corporeo raccolto da 40 pazienti con diverse malattie del pancreas e sottoposti ad asportazione dell’organo, i ricercatori hanno scoperto un profilo metabolico, caratterizzato da un accumulo di lattato, in grado di individuare i pazienti con adenocarcinoma duttale pancreatico, dif-
ferenziandoli da quelli colpiti da altre malattie del pancreas. L’esame del succo pancreatico potrebbe così aiutare nella rilevazione dei tumori in fase iniziale o sperabilmente evitare procedure chirurgiche non necessarie. Tramite ulteriori esperimenti su sezioni del tumore e linee cellulari, gli scienziati hanno anche correlato alcuni marcatori metabolici all’infiltrazione immunitaria del tumore. L’analisi metabolica del succo e dei tessuti pancreatici potrebbe essere utile nella scelta dei pazienti a cui suggerire l’immunoterapia.
Un nuovo modello cellulare “imita” le metastasi epatiche Un gruppo di ricerca, coordinato dall’Università di Padova e dal King’s College di Londra e supervisionato da Marco Agostini, ha messo a punto un sistema di coltura cellulare 3D di cellule epatiche in grado di mimare le proprietà del microambiente metastatico causato dal carcinoma del colon-retto. Poiché il fegato è l’organo dove le metastasi sono più comuni, è essenziale disporre di modelli adeguati a studiarle. Le colture cellulari in 3D (anche dette organoi-
22 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2020
di perché contengono tutte le componenti cellulari dell’organo che vogliono imitare) sono state costruite con campioni di tessuto di pazienti colpiti da questo tumore. Gli esperimenti effettuati, che hanno utilizzato anche tessuti di donatori sani, mostrano che il modello rappresenta un utile approccio per studiare la progressione delle metastasi e per valutare l’effetto dei farmaci.
IN MEMORIA Guido Perelli
L’entusiasmo e l’impegno al servizio della ricerca L’amore per la vela e quello per le grandi sfide hanno guidato Guido Perelli-Rocco, presidente del Comitato AIRC Friuli-Venezia Giulia scomparso a fine febbraio, nel suo incessante impegno a favore della ricerca. Oggi vogliamo ricordare il suo indispensabile lavoro al nostro fianco
C
a cura della REDAZIONE i sono persone che non hanno età. Persone il cui entusiasmo è contagioso e la cui tenacia diventa un esempio per tutti coloro che le circondano. Guido Perelli-Rocco era una di queste. Presidente del Comitato AIRC Friuli-Venezia Giulia dal 2016, ha consentito alla Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro di essere conosciuta in ogni angolo della Regione e ha permesso ai nostri ricercatori di diventare protagonisti della sensibilizzazione pubblica sull’importanza dell’oncologia in tanti contesti diversi. Negli anni precedenti al suo mandato ha offerto un contributo di primo piano nel mondo triestino del lavoro e dell’attività sportiva, e questo gli ha consentito di introdurre la Fondazione AIRC in molti eventi legati a quel territorio che finora ci erano stati preclusi.
Grazie all’impegno di Guido, del Comitato, dei volontari e dei sostenitori, per i ricercatori della Regione, nel solo ultimo anno, sono stati deliberati oltre 2.100.000 euro per il finanziamento di 23 progetti di ricerca. Fu il presidente nazionale Pier Giuseppe Torrani a volerlo a capo del Comitato Friuli-Venezia Giulia. Per Guido questa chiamata è stata come una missione cui ha risposto senza risparmiarsi, interpretando il mandato con passione instancabile e con la stessa dedizione con cui si è sempre speso per la sua famiglia e la comunità. È stato un incitamento per tutti quelli che hanno avuto il grande privilegio di lavorare accanto a lui. Senza il suo entusiasmo e la sua perseveranza, nulla di quello che AIRC ha costruito in questi anni nel territorio del Friuli-Venezia Giulia sarebbe stato possibile. Dalla partecipazione come content partner al Trieste Next alla presenza capillare nelle scuole, dalla presenza in appuntamenti di respiro internazionale come ESOF al sostegno di aziende locali che oggi sono diventate partner di primo piano di AIRC. Guido era molto più di un presidente: era uno stimolo costante a fare sempre meglio, una persona incredibilmente motivata e lungimirante. Il suo ricordo continuerà a vivere nel nostro impegno quotidiano a fianco della ricerca sul cancro e la sua forza rimarrà d’ispirazione per tutti noi.
Trieste NEXT A sinistra nella foto, Guido Perelli-Rocco
Un esempio per chiunque abbia lavorato con lui
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airc.it
LA RICERCA CI SALVERÀ Non li vedi, ma ci sono. E noi, con loro. Perché i ricercatori troveranno la cura al COVID-19. Perché la ricerca è anche oggi il nostro domani.
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TESTIMONIANZE Lasciti testamentari
Un’eredità ricca di valori Lorenzo da anni sostiene l’attività di AIRC. Dopo aver istituito due borse di studio in memoria dei genitori, ora ha deciso di disporre un lascito testamentario per sostenere la ricerca oncologica: “È importante continuare a portare avanti le proprie idee anche quando non ci siamo più”.
’ C
a cura dI antonino michienzi è un filo sottile che nella vita di tutti noi lega il passato al futuro. Quello di Lorenzo Casolo ha l’aspetto di una fabbrica alle porte del centro di Vicenza che produce utensili pneumatici: avvitatori, trapani e affini di utilizzo industriale. L’azienda è stata fondata alla fine degli anni Quaranta dal padre di Lorenzo, Antonio, insieme a un socio. “Senza mio papà non sarei qui” racconta Casolo. “Era una persona molto determinata: si poneva degli obiettivi e arrivava sempre in fondo. È partito da zero e ha costruito tutto questo.” Ma l’azienda non è l’unica eredità ricevuta dal padre: “Nonostante i rapporti umani all’epoca fossero più freddi, io ho un ricordo bellissimo dei miei genitori. Mi hanno lasciato un esempio e valori
che porto con me e ho fatto miei: la correttezza nei riguardi del prossimo, l’onestà, l’apertura verso gli altri. Per questo mi piace molto andarli a trovare al cimitero, e ringraziarli”. Per mantenere vivo il loro esempio, Lorenzo ha deciso di finanziare una borsa di studio in memoria del padre, prima, e della madre, dopo. “Sostenere una borsa di studio significa dare a una persona la possibilità di portare avanti un percorso di ricerca che è in qualche modo associato ai miei genitori” afferma. L’importanza della ricerca Lorenzo l’ha sperimentata sulla sua pelle. Suo nonno, suo padre e lui stesso hanno dovuto fronteggiare il medesimo tumore, però con esiti completamente diversi. “Mio nonno è mancato a 57 anni e si è accorto della malattia poco prima di morire. Quando si è ammalato mio padre i miglioramenti nel trattamento erano già tangi-
“
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”
Se desideri legare il tuo nome alla lotta in prima linea contro il cancro, puoi scegliere anche tu, come Lorenzo, di fare testamento a favore della ricerca. Per ogni domanda specifica puoi contattare il numero di telefono 02 794 707 o visitare
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bili: ha subito un intervento chirurgico e ha vissuto fino a 86 anni. Anche io sono stato curato: oggi ho 75 anni e spero di vivere e lavorare ancora a lungo.” Ed è per questo che ha cominciato a donare: “Mi sono detto: ‘Devo contribuire a sostenere la ricerca perché, magari, domani i miei figli avranno gli stessi problemi’”. Da allora, a fine anno, dispone le sue donazioni: non solo ad AIRC, ma anche ad altre realtà che sostengono la ricerca e altre ancora che tutelano il patrimonio culturale. Una destinazione, quella delle donazioni, che sembra fotografare un’intera filosofia di vita: guardare al futuro preservando il valore del passato. “Vorrei che lo stesso avvenisse per i miei figli” dice. “Non mi sogno nemmeno che abbiano i miei interessi, le mie abitudini, i miei gusti. Ma spero che facciano propri i miei valori. Che, dopo tutto, non sono cambiati rispetto a quelli dei miei genitori.” E la volontà di proiettarsi verso il futuro preservando i valori del passato è lo stesso spirito con cui Lorenzo ha deciso di disporre un lascito testamentario in favore di AIRC. “Credo sia importante continuare a portare avanti le proprie idee anche quando non ci siamo più” dice. “Riservare una parte dei propri averi a favore delle cause in cui si crede non significa togliere qualcosa ai figli. Tutt’altro. Credo che in questo modo si lasci loro qualcosa in più: un esempio.” GIUGNO 2020 | FONDAMENTALE | 25
BILANCIO D’ESERCIZIO AIRC 2019
Stato patrimoniale (valori in euro)
La nostra forza, il radicamento sul territorio
B) IMMOBILIZZAZIONI II Immobilizzazioni materiali 1) Immobili civili acquisiti per successione e donazione 2) Immobili strumentali 2) Fondo ammortamento beni immobili strumentali Totale immobilizzazioni C) ATTIVO CIRCOLANTE I Crediti verso clienti II Crediti diversi III Titoli e fondi comuni d’investimento IV Disponibilità liquide Totale attivo circolante D) RATEI E RISCONTI ATTIVI TOTALE ATTIVO PASSIVO A) PATRIMONIO NETTO I Fondo di dotazione II Patrimonio vincolato 1) Patrimonio vincolato per decisione degli organi istituzionali III Patrimonio libero 1) Risultato gestionale dell’esercizio in corso 2) Risultato gestionale da esercizi precedenti Totale patrimonio libero da destinare agli scopi istituzionali Totale patrimonio netto B) FONDI PER RISCHI E ONERI C) TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO D) DEBITI ESIGIBILI ENTRO L’ESERCIZIO SUCCESSIVO 4) Debiti verso fornitori 5) Debiti tributari 6) Debiti verso enti previdenziali 7) Debiti diversi 8) Debiti verso Organismi di ricerca Totale debiti E) RATEI E RISCONTI PASSIVI TOTALE PASSIVO F) CONTI D’ORDINE Progetti di ricerca approvati dagli organi scientifici, le cui assegnazioni sono ancora da deliberare dagli organi istituzionali nell’esercizio successivo negli esercizi successivi Contributo del 5 per mille da incassare: anno 2017 (redditi 2016) anno 2018 (redditi 2017) anno 2019 (redditi 2018)* Beni mobili disponibili in attesa di realizzo Beni mobili da successioni accettati e non pervenuti *importi non ancora comunicati dagli organi competenti. Milano, 20 aprile 2020 - Il presidente Pier Giuseppe Torrani Bilancio sottoposto a revisione contabile.
N
a cura della redazione el 2019 la Fondazione AIRC ha deliberato 98,3 milioni di euro per sostenere 556 programmi e progetti di ricerca unitamente a 85 nuove borse di studio. Questo straordinario risultato porta la firma di tutti i sostenitori, insieme a quella di volontari, contribuenti, testimonial e partner che condividono la stessa grande ambizione: rendere il cancro sempre più curabile. AIRC garantisce continuità al lavoro di oltre 5.000 ricercatori – un vero e proprio esercito, composto per il 61 per cento da donne e per il 55 per cento da under 40. Si tratta dei migliori talenti della ricerca oncologica del nostro Paese, selezionati attraverso un rigoroso processo di valutazione. La loro attività potrà proseguire in laboratori di università, ospedali e istituzioni di ricerca, prevalentemente in strutture pubbliche, con un beneficio tangibile per i sistemi della ricerca e della sanità italiana. Sono risultati che nel 1965, quando la nostra Fondazione è nata, i soci fondatori non
avrebbero potuto immaginare. Una delle chiavi di volta che hanno permesso ad AIRC di divenire un tale punto di riferimento per la ricerca in Italia è stata certamente la trasformazione da associazione milanese a realtà nazionale, voluta dal presidente Guido Venosta nel 1976. Da allora hanno cominciato a nascere i primi Comitati regionali, il cui ruolo è stato fondamentale nel permettere che AIRC e la sua missione si radicassero sul territorio e fossero conosciute da più persone possibile. Ogni anno, attraverso le grandi manifestazioni di piazza nazionali, l’Azalea della Ricerca, le Arance della Salute e i Cioccolatini della Ricerca, e gli eventi sul territorio, i nostri 17 Comitati, grazie anche al sostegno di 20.000 volontari, raccolgono decine di milioni di euro, indispensabili per l’attività di ricerca oncologica. Nelle pagine che seguono vi raccontiamo in sintesi quello che, anche grazie al loro contributo, abbiamo fatto nel 2019, e vi diamo appuntamento al Bilancio sociale, in uscita a fine giugno, per un racconto più dettagliato.
98,3 milioni di euro destinati ai migliori
26 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2020
ATTIVO
31/12/2019
31/12/2018
3.027.066 162.300 (52.479) 109.821 3.136.887
706.186 162.300 (47.610) 114.690 820.876
652.700 5.738.082 79.539.811 102.496.413 188.427.006
6.402.779 82.256.207 100.780.052 189.439.038
882.825
1.120.843
192.446.718
191.380.757
31/12/2019
31/12/2018
3.000.000
3.000.000
25.376.945
24.355.475
2.126.201 95.493.354 97.619.555
1.016.097 94.477.257 95.493.354
125.996.500
122.848.829
182.225
82.225
681.722
677.347
3.718.525 497.803 351.145 951.325 60.012.573 65.531.371
3.390.563 260.476 381.435 739.472 60.963.374 65.735.320
54.900
2.037.036
192.446.718
191.380.757
94.402.136 234.088.259
65.209.234 189.953.941
65.096.426 18.800 3.707.278
64.482.794 18.800 227.832
... versione integrale su: airc.it/fondazione/chi-siamo/bilancio/bilancio-2019 RENDICONTO GESTIONALE A PROVENTI E ONERI AIRC (valori in euro) 1 ATTIVITÀ ISTITUZIONALE DI RACCOLTA FONDI 1.1 Contributi 1.2 Proventi da contributo 5 per mille 1.3 Arance della Salute® 1.4 Azalea della Ricerca® 1.5 I Giorni della Ricerca® 1.6 Cioccolatini della Ricerca 1.7 Attività dei Comitati regionali 1.8 Beni mobili ricevuti per successione e donazione 1.9 Beni immobili ricevuti per successione e donazione 1.10 Contributi finalizzati 1.11 Comunicazione e sensibilizzazione TOTALE 2 ATTIVITÀ ACCESSORIE 3 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 3.6
PROVENTI
NETTO
PROVENTI
2019
ONERI
NETTO
2018
32.803.951 64.482.794 2.856.290 8.842.792 2.528.901 1.913.466 5.080.338 2.574.818 2.817.750 5.299.258 -
(6.866.619) (1.585.100) (3.353.504) (320.130) (769.570) (1.232.173) (163.012) (17.130) (3.529.140)
25.937.332 64.482.794 1.271.190 5.489.288 2.208.771 1.143.896 3.848.165 2.411.806 2.800.620 5.299.258 (3.529.140)
29.939.156 64.497.034 2.702.702 8.785.176 2.525.489 1.705.322 4.116.189 2.652.762 160.000 4.402.780 -
(5.832.572) (1.288.057) (3.195.753) (302.029) (795.219) (1.021.858) (7.322) (5.783) (1.042.487)
24.106.584 64.497.034 1.414.645 5.589.423 2.223.460 910.103 3.094.331 2.645.440 154.217 4.402.780 (1.042.487)
129.200.358
(17.836.378)
111.363.980
121.486.610
(13.491.080)
107.995.530
535.000
(161.014)
373.986
-
-
-
(7.979.220) (1.281.545) (341.882) (539.249) (568.036) (363.264)
(7.979.220) (1.281.545) (341.882) (539.249) (568.036) (363.264)
(7.640.919) (942.285) (1.195.939) (538.470) (345.185) (351.260)
(7.640.919) (942.285) (1.195.939) (538.470) (345.185) (351.260)
(11.073.196)
(11.073.196)
(11.014.058)
(11.014.058)
(522.578) (41.107) (563.685) (29.634.273)
3.003.510 (464.841) 1.256.854 3.795.523 104.460.293
(1.523.001) (116.092) (18.509) (1.657.602) (26.162.740)
(1.523.001) (116.092) 654.377 (984.716) 95.996.756
(98.322.915)
(98.322.915)
(91.105.972)
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(2.001.823) (2.009.354)
(2.001.823) (2.009.354)
(2.035.137) (1.839.550)
(2.035.137) (1.839.550)
(102.334.092)
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(94.980.659)
(94.980.659)
(131.968.365)
2.126.201
(121.143.399)
1.016.097
ONERI DI SUPPORTO GENERALE Oneri per il personale Spese generali Spese straordinarie sede Godimento di beni di terzi Acquisto di beni durevoli Oneri per la gestione dei Comitati regionali
TOTALE 4 PROVENTI E ONERI FINANZIARI 5 PROVENTI E ONERI PATRIMONIALI 6 PROVENTI E ONERI STRAORDINARI TOTALE TOTALE MEZZI DISPONIBILI DELL’ESERCIZIO
ONERI
3.003.510 57.737 1.297.961 4.359.208 134.094.566
672.886 672.886 122.159.496
7 ATTIVITÀ ISTITUZIONALE DI SVILUPPO DELLA RICERCA ONCOLOGICA E INFORMAZIONE SCIENTIFICA 7.1 7.2 7.3
Assegnazioni deliberate dagli organi istituzionali per progetti di ricerca, borse di studio e interventi vari Informazione scientifica Fondamentale e sito Internet Altri oneri per attività istituzionali
TOTALE RISULTATO GESTIONALE DELL’ESERCIZIO Milano, 20 aprile 2020 - Il presidente Pier Giuseppe Torrani Bilancio sottoposto a revisione contabile
134.094.566
122.159.496
RACCOLTA FONDI Azalea della Ricerca
La ricerca per le donne non si ferma
D
a cura della REDAZIONE omenica 10 maggio, il giorno della Festa della mamma, per la prima volta in trentasei anni le piazze italiane non sono state animate dai nostri ventimila volontari, che da quando l’Azalea della Ricerca è nata hanno permesso di raccogliere più di
28 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2020
270 milioni di euro, distribuendo le colorate piante simbolo della più nota e longeva raccolta fondi di piazza a sostegno della battaglia contro i tumori femminili. Un impegno fondamentale per AIRC quello della lotta ai tumori che colpiscono le donne: in Italia nel solo 2019 sono state 175.000 le donne colpite da un tumore, e si stima che una su tre sviluppi un cancro nel corso della vita. Il tumore al seno è il più frequente, con 53.000 nuovi casi all’anno, e, anche se la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è cresciuta fino a circa l’87 per cento, molte pazienti aspettano risposte specifiche per le forme più aggressive che non rispondono alle terapie oggi disponibili. Allo stesso modo, se da un lato per il cancro dell’endometrio e della cervice uterina la sopravvivenza a cinque
anni ha registrato una crescita costante, arrivando rispettivamente al 77 per cento e al 74 per cento, più complessa è la situazione del tumore dell’ovaio, che risulta difficile da diagnosticare precocemente e spesso presenta un alto tasso di recidiva e di resistenza ai farmaci. Per questo AIRC ha deliberato nel 2019 circa 10 milioni di euro a sostegno di 96 progetti di ricerca sui tumori del seno e dell’ovaio, un contributo a cui è indispensabile dare continuità per non rischiare che gli sforzi profusi finora vadano vanificati. La ricerca oncologica su queste patologie non si è fermata neanche quest’anno. Grazie alla collaborazione delle aziende che hanno scelto di unirsi ad AIRC e prendere il testimone dei nostri volontari in questa battaglia. Uno straordinario gioco di squadra tra partner storici e nuovi di AIRC che hanno messo generosamente in campo le loro strutture e la loro esperienza, per non fermare l’Azalea della Ricerca. Amazon, la piattaforma leader mondiale nell’e-commerce, ha messo a disposizione la sua imponente rete di network e logistica, diventando la piazza virtuale nella quale sono state distribuite le azalee. Banco BPM, partner istituzionale di AIRC, ha scelto di essere anche quest’anno vicino ai sostenitori di AIRC, permettendo alla Fondazione di contenere i costi di spedizione e promuovendo la diffusione del messaggio in tutti i suoi canali. BRT CORRIERE ESPRESSO ha garantito la consegna delle piante simbolo della festa della mamma in modo capillare su tutto il territorio nazionale e in totale sicurezza, nel rispetto cioè di tutte le norme in vigore. In questo modo, anche nel corso della più grande emergenza sanitaria globale dell’era moderna, è stato possibile far arrivare le azalee direttamente a casa dei nostri sostenitori, portando un abbraccio virtuale a tutte le donne e mamme e permettendo ad AIRC, oggi più che mai, di non arrestare il lavoro dei ricercatori.
RACCOLTA FONDI Partner
HERO e AIRC insieme per la ricerca
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ERO Italia e Fondazione AIRC hanno stretto un accordo per sostenere la ricerca oncologica d’eccellenza in Italia. L’azienda leader in Italia nel settore delle confetture e marmellate light vestirà con il logo AIRC i vasetti della linea light. Dal 18 maggio al 18 novembre 2020, acquistando
Banco BPM sostiene la lotta ai tumori femminili
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er tutto il mese di maggio, in occasione della campagna Azalea della Ricerca dedicata alla lotta contro i tumori che colpiscono le donne, i clienti del Gruppo e tutti i cittadini italiani hanno potuto sostenere AIRC e i suoi ricercatori attraverso una delle tante occasioni che Banco BPM ha deciso di mettere a disposizione, dai canali tradizionali come l’Home banking e l’app Youpay per i clienti, alla nuova piattaforma di crowdfunding inaugurata dalla Banca nel mese di aprile. Grazie a quest’ultima iniziativa di raccolta fondi #insiemestraordinari tutti i cittadini, accedendo al sito Bancobpm.it, potranno contribuire a un progetto specifico: a maggio la piattaforma è stata dedicata al sostegno dei tumori che colpiscono le donne, ma molte altre saranno le occasioni per donare durante l’anno e conoscere il percorso delle proprie donazioni e della ricerca.
le marmellate light HERO Italia si potrà così sostenere la ricerca oncologica: per ogni vasetto venduto nei supermercati italiani una percentuale del prezzo sarà devoluta ad AIRC. Una grande occasione per aiutare la ricerca sul cancro con la tua spesa quotidiana. Per ulteriori informazioni, visita il sito heroperairc.it
Impresa contro il cancro per combattere i tumori più difficili
I
dati AIRTUM-AIOM per il 2019 hanno confermato l’aumento delle diagnosi per i tumori di polmone, cervello e pancreas, tre delle più temibili neoplasie, perché estremamente difficili da curare. Per questo il progetto Impresa contro il cancro ha individuato nelle linee di ricerca su queste malattie un obiettivo fondamentale su cui far convergere i finanziamenti dell’imprenditoria italiana. Unirsi alle più di 2.500 aziende socialmente responsabili che hanno aderito a questa iniziativa significa sposare una visione etica dell’essere impresa oggi, collaborando a rendere anche queste forme tumorali sempre più curabili, attraverso una diagnosi tempestiva e cure sempre più mirate e personalizzate. Per qualsiasi informazione e per aderire all’iniziativa Impresa contro il cancro: 800.777.222 oppure impresacontroilcancro@airc.it
IL MICROSCOPIO
Quando tornerà il sereno
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Federico Caligaris Cappio Direttore scientifico AIRC
30 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2020
gni giorno in Italia ci sono circa 1000 nuove diagnosi di cancro e sia la malattia in sé sia le terapie rendono i pazienti oncologici più suscettibili alle infezioni. Per queste ragioni la pandemia causata dal virus Sars-CoV-2 ha un impatto particolarmente significativo sui pazienti oncologici. Sette centri di eccellenza della rete Cancer Core Europe, tra cui l’istituto nazionale dei tumori di Milano, hanno preparato e pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Medicine le linee guida per la cura dei pazienti oncologici al tempo di Sars-CoV-2. L’obiettivo è proteggere il più possibile i pazienti oncologici dal rischio di contagio da coronavirus mantenendo nel contempo la massima accuratezza nelle terapie. In questi mesi numerosi membri della comunità biologica e medica italiana, inclusi molti ricercatori sostenuti da AIRC, hanno reindirizzato le proprie attività verso l’infezione da Sars-CoV-2. I clinici hanno avuto un sovraccarico di lavoro fisicamente ed emotivamente molto gravoso, la ricerca oncologica di laboratorio è praticamente sospesa con molti laboratori chiusi, i tecnici sono stati spesso dirottati verso la diagnostica di COVID-19 e le collaborazioni internazionali in campo oncologico si sono inevitabilmente ridotte. In questa situazione di emergenza, con la necessità sia di comprendere meglio la risposta al virus sia di sviluppare vaccini e individuare terapie di provata efficacia, quasi unanimemente si sottolinea la fon-
damentale importanza della competenza, della scienza e della ricerca. È profondamente sbagliato che questi valori vengano riconosciuti solo quando si verifica un’emergenza: la ricerca è importante sempre, e la ricerca biologico-medica è essenziale per il futuro di tutti. Il fine ultimo della ricerca è fornire il passaporto verso un futuro migliore in cui ci saranno gli strumenti “giusti” per contrastare possibilmente tutte le malattie. Nella ricerca non servono atteggiamenti semplicistici né tanto meno scorciatoie, ma soltanto il lavoro faticoso, difficile, costante dei ricercatori. La fretta di ottenere risultati immediatamente spendibili si scontra con la estrema complessità dei problemi affrontati. Il cancro è un esempio lampante: i pazienti oncologici beneficiano oggi dei risultati che la ricerca ha ottenuto grazie a decenni di investimenti, anche da parte di AIRC. La ricerca ha certamente costi importanti, ma, ricordando una frase di Barack Obama quanto mai attuale di questi tempi, “se pensate che la ricerca sia troppo costosa, provate ad ammalarvi”. Utilizzando rigorosamente la valutazione del merito scientifico, AIRC ha costruito negli anni una rete di ricercatrici e ricercatori in oncologia i cui progetti hanno ottenuto risultati di livello internazionale. Questo patrimonio ha un enorme valore per il Paese e va salvaguardato e potenziato. A tal fine AIRC sta approntando un Piano scientifico strategico triennale in cui alla creatività dei ricercatori si vuole affiancare la trasferibilità clinica dei risultati. Sappiamo bene che molte domande essenziali sono ancora senza risposta e altre si presenteranno e che questa è la sfida per il futuro. Pertanto quando sarà tornato il sereno occorrerà operare con concretezza e realismo incoraggiando innovazione, collaborazioni interdisciplinari e pronto trasferimento alla clinica. Il cancro non aspetta.
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Con semplicità e freschezza, esprime la tua attenzione verso uno stile di vita sano e salutare.
Con le nuove linee ‘Natura’ e ‘Momenti d’Oro’ ogni tua ricorrenza diventa un momento speciale, come il tuo sostegno alla ricerca. Testimonia il tuo impegno a favore dei ricercatori con le Idee Solidali AIRC e rendi ogni tuo momento la cosa più bella da ricordare.
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Si ringrazia Loretta Goggi per la sua testimonianza.
Foto: Gianmarco Chieregato
AIUTACI A CANCELLARE IL CANCRO.
LASCIA IL TUO SEGNO. CI SONO GESTI CHE LASCIANO UN SEGNO, PERCHÉ RENDONO IL CANCRO SEMPRE PIÙ CURABILE. COME UN LASCITO A FAVORE DELLA FONDAZIONE AIRC. Un lascito testamentario a Fondazione AIRC è una scelta concreta che cambia le cose, facendo progredire la ricerca sul cancro. Finora la scienza ha fatto enormi passi avanti, ma il tuo gesto porterà a nuove scoperte. Così lascerai un segno incancellabile, perché i futuri traguardi della ricerca saranno anche merito tuo.
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