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NUTRIZIONE
NUTRIZIONE Gli effetti del cancro
a cura di CrIStINa ferrarIo adesso cosa posso e cosa devo mangiare?” È una delle prime domande che “ balzano alla mente in seguito a una diagnosi di tumore e che accompagnano il paziente durante e dopo i trattamenti per la malattia. “Una domanda alla quale è ancora oggi difficile dare una risposta esaustiva” spiega Riccardo
Caccialanza, direttore dell’Unità operativa complessa di dietetica e nutrizione clinica della Fondazione IRCCS
Policlinico San Matteo di Pavia, da anni attivo nel campo della ricerca e della clinica su questo importante aspetto della cura del cancro.
“Non è semplice dare una risposta perché la nutrizione non è un meccanismo isolato, ma è qualcosa che si intreccia e interagisce con moltissimi aspetti del funzionamento del nostro organismo. E inoltre, almeno idealmente, ogni raccomandazione o indicazione dovrebbe essere cucita su misura per il singolo paziente, a seconda della malattia e dello stato di salute generale” aggiunge l’esperto.
Una cosa è certa: la nutrizione ha un forte impatto sulla salute del paziente anche dopo la diagnosi di tumore e può in molti casi fare la differenza: per questo è importante avvalersi dell’aiuto di medici esperti nel programmare l’alimentazione.
NoN è affatto Normale Per anni siamo stati abituati a pensare alla malnutrizione del malato oncologico come a qualcosa di inevitabile, quasi come se la perdita di peso e di massa muscolare fossero “incluse nel pac-
Il cibo giusto fa la differenza anche dopo la diagnosi
Si parla spesso di alimentazione come strumento di prevenzione contro i tumori, ma mangiare nel modo corretto è fondamentale anche durante e dopo i trattamenti
chetto”. “Fortunatamente oggi sappiamo che non è così e molti studi hanno dimostrato che è possibile intervenire in modo efficace per prevenire o comunque ridurre al minimo la malnutrizione nei pazienti oncologici anche durante e dopo i trattamenti” afferma Riccardo Caccialan-
za, ricordando che da qualche anno stiamo assistendo a un cambio di mentalità, con una sempre maggiore attenzione agli aspetti nutrizionali e al loro impatto sul risultato finale delle terapie.
“In altre parole, si sta cominciando a comprendere che la malnutrizione è un fattore modificabile che influenza anche la capacità di affrontare i trattamenti oncologici e quindi non deve essere sottovalutata. Anzi, se il supporto nutrizionale viene effettuato precocemente e in modo appropriato, può dare risultati notevoli a livello clinico e pure economico per l’ospedale e soprattutto per il sistema sanitario” chiarisce l’esperto, ricordando che oggi anche le grandi aziende farmaceutiche si stanno interessando al problema, dal momento che la malnutrizione può rendere meno efficaci molti dei trattamenti che loro mettono a disposizione.
la parola alla SCIeNza
Circa 4 pazienti gravi su 10 – non solo oncologici – sono malnutriti o a rischio di malnutrizione quando arrivano in ospedale. Le percentuali sono ancora più elevate nei pazienti oncologici, per i quali la stessa malattia si accompagna a un rischio di malnutrizione molto elevato sin dalla diagnosi, seppur con differenze importanti tra i diversi tipi di tumore.
I dati però ci dicono che per il 20 per
alimentazione perdita di peso stili di vita
cento dei pazienti oncologici la malnutrizione si rivela addirittura fatale. “Il dato è sorprendente solo in apparenza” afferma Caccialanza. “Sappiamo per esempio che lo stato nutrizionale influenza la risposta alle terapie: anche il trattamento più efficace, in presenza di malnutrizione, funziona meno bene” spiega. È vero anche che le interazioni fra trattamento e nutrizione sono bidirezionali: una buona risposta al trattamento può infatti migliorare lo stato nutrizionale.
Il punto è che il tumore causa grandi “terremoti metabolici” e aumenta il rischio di malnutrizione sin dall’inizio. Proprio per questa ragione è fondamentale affrontare l’argomento già al momento della diagnosi, perché solo con questo atteggiamento si potrà migliorare davvero la qualità di vita del paziente (e di chi se ne prende cura), e si vedranno risultati concreti anche in termini di risposta alle terapie e di prognosi. “Non dimentichiamo però che questa è una delle branche scientifiche più inesplorate e affascinanti. Siamo ancora alla superficie, ci sono da indagare l’influenza della genetica, della nutrigenomica, del microbioma, dello stress ossidativo e dell’impatto dei diversi nutrienti sul sistema immunitario” ricorda Caccialanza. UN obIettIvo beN defINIto Guardando al suo lavoro quotidiano all’interno di questa scienza ancora giovane, Caccialanza si definisce un “picconatore”, uno che lavo-
La giusta ra a livello “macro”, dal nutrizione per rispondere memomento che assieme ai suoi glio alle cure colleghi si occupa del mantenimento dello stato nutrizionale dal punto di vista del peso, della composizione corporea e dell’assunzione dei diversi nutrienti, ma non ancora in termini di aspetti metabolici, genetici e immunologici complessi. “Sappiamo che c’è una correlazione tra la perdita di massa muscolare e le conseguenze negative della malnutrizione, ed è su questo aspetto che cerchiamo di intervenire” spiega l’esperto. “Gli interventi in questo contesto sono sempre finalizzati alla gestio-
NUTRIZIONE Gli effetti del cancro
alImeNtazIoNe I consIglI pratIcI
la nutrizione personalizzata per ciascun paziente è il punto di arrivo ideale, ma qualche consiglio generale può senza dubbio essere utile. Eccone alcuni tratti dal libretto La nutrizione nel malato oncologico, scaricabile dal sito dell’Associazione italiana malati di cancro, parenti e amici (AIMaC):
1In generale. Non esiste un alimento anticancro o uno che causa il cancro. Il “segreto” è racchiuso in una alimentazione sana e bilanciata e portata avanti con costanza.
2perdita di appetito. Può essere utile mangiare poco ma spesso, rendere il cibo quanto più stuzzicante, avere sempre a portata di mano qualcosa da sgranocchiare, mangiare lentamente e masticare bene.
3Intestino pigro/diarrea. Il consumo di frutta e verdura (e quindi di fibre) può essere aumentato in caso di stitichezza o ridotto in caso di diarrea.
4modifiche del gusto. Meglio scegliere i cibi che piacciono di più, insaporire le pietanze con spezie ed erbe aromatiche, utilizzare anche aceto o succo di limone. Una fetta di limone prima del pasto aiuta ad esaltare i sapori.
5Nausea. È consigliabile mangiare poco e spesso, evitando cibi dal gusto e odore forti.
6bruciore e secchezza della bocca. Bere molti liquidi nutrienti (se si scelgono succhi di frutta, optare per quelli meno acidi, come nettare di pesca/pera) e scegliere cibi e bevande freddi. Da evitare invece cibi
Il vantaggio molto salati, speziati o poco morbidi. di lavorare come fa la natura
ne e alla riduzione dell’effetto dei cosiddetti sintomi che impattano sulla nutrizione, ossia tutti i sintomi che contribuiscono alla riduzione di ciò che il malato ingerisce e al peggioramento dello stato nutrizionale” precisa. Tra questi, ricordiamo la perdita dell’appetito, la mucosite (una infiammazione dolorosa delle mucose della bocca e dell’esofago), le alterazioni del sapore, la nausea, la diarrea, il malassorbimento e molti altri ancora, in alcuni casi conseguenze dei trattamenti (anche chirurgici), in altri legati nello specifico alla malattia.
“A differenza di quanto avviene quando si parla di prevenzione, qui è l’alimentazione che insegue il sintomo. Cambia il target, e la priorità è mantenere gli apporti di calorie e proteine adeguati. Sembra facile, ma in alcune situazioni è molto complicato” aggiunge. NIeNte ImprovvISazIoNe
“La scienza ci sta indicando la direzione da prendere, ma adesso arriva la parte difficile: fare più ricerca, fatta meglio e – soprattutto – tradurla in pratica” dice Caccialanza parlando dello scenario attuale della nutrizione clinica in oncologia. Secondo l’esperto è fondamentale continuare ad aumentare la consapevolezza da parte di medici e pazienti dell’importanza della nutrizione in tutte le fasi della malattia. “La valutazione nutrizionale deve essere precoce, già alla prima visita dopo la diagnosi, e deve essere considerata parte integrante delle cure, anzi un vero e proprio diritto del malato” afferma Caccialanza, ricordando la Carta dei diritti del paziente oncologico all’appropriato e tempestivo supporto nutrizionale, documento pubblicato nel
Serve uno 2016 e frutto del lavoro specialista per la valutazione congiunto dell’Associazione italianutrizionale na di onco logia medi ca (AIOM), della Società italiana di nutrizione artificiale e metabolismo (SINPE) e della Federazione delle associazioni di volontariato oncologico (FAVO). Resta il problema del numero ancora troppo scarso di centri di nutrizione clinica, presenti in meno del 50 per cento degli ospedali, secondo alcune stime. Questo fa sì che molti pazienti si rivolgano alle persone sbagliate per chiedere consiglio. “La terapia nutrizionale deve essere sempre essere definita da un professionista e concordata con gli oncologi, i radioterapisti, i chirurghi e tutti gli specialisti che si prendono cura del paziente. Ci deve essere un lavoro di rete, una rete multidisciplinare nella quale il paziente possa trovare tutti i punti di riferimento di cui ha bisogno” dice Caccialanza, che poi conclude: “Se la struttura garantisce la gestione precoce di tutti questi problemi, il paziente ha possibilità molto maggiori di ricevere i trattamenti più appropriati. Ricordiamoci che, da questo punto di vista, ogni paziente oncologico è un paziente complesso.”