04 Professione Golf Club Estate 2014

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PROFESSIONE

by GOLF&TURISMO

GOLF CLUB CLUB ECOLOGIA & AMBIENTE

Il protocollo di BioGolf

GRANDI ARCHITETTI

Incontro con Kyle Phillips INCHIESTA

Campi pratica: nuovi golfisti cercasi

Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n째46) art. 1, comma 1 - Lo - Mi - ISSN 1123-4830 - GO.TU. S.u.r.l. Editore

TECNOLOGIA

Misurare i parametri dei green GOLF & TERRITORIO

Il recupero di aree depresse INTERVISTE

Federico Brambilla Mauro Guerrini Maurizio Zani

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SOMMARIO

ESTATE 2014

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GOLF CLUB

Trimestrale dedicato agli operatori dei circoli di golf Anno II - numero 4 - luglio 2014 - 8,00 euro Direttore Responsabile: Fulvio Golob fulvio.golob@professionegolfclub.it Redazione: redazione@professionegolfclub.it Andrea Ronchi (02 42419313), Federica Rossi (02 42419315), Roberta Vitale (02 42419236)

EDITORIALE - Un treno da prendere al volo ECOLOGIA E AMBIENTE - Il protocollo di BioGolf ICS - Circoli svegliatevi!

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Carlo Manca

AITG - Meeting: Momenti da ricordare

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Alessandro De Luca e Fabrizio Pagliettini

Federica Rossi

Presidente: Alessandro Zonca Vice Presidente: Silvio Conconi Direttore nuovi progetti editoriali e area Internet: Fulvio Golob

Federica Rossi, Roberta Vitale, Andrea Ronchi

CONVEGNI - Il grande turismo arriva in Italia Silvia Audisio

PERSONAGGI - Kyle Phillips DESIGN - L’Old Course PRESIDENTI - Brambilla: innovare per creare Andrea Ronchi

THE LEADING GOLF COURSES - I magnifici sette Roberta Vitale

SERIOUS GOLFERS - Giocare avanti serve o no? Filippo Motta

INCHIESTA - Campi pratica 2: La fabbrica dei golfisti Maurizio Bucarelli

INCHIESTA - Veneto docet DIRETTORI - Guerrini: l’Ammiraglio dell’Olgiata

a cura della Associazione Italiana Arbitri di Golf

Amministratore Delegato: Alessandro Zonca Responsabile di testata: Alessio Maggini (02 42419249) - alessio.maggini@publimaster.it

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Isabella Calogero

Sito web: www.professionegolfclub.it

Concessionaria esclusiva per la pubblicità: Publimaster Surl, Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Tel. 02 42419.1 r.a. - Fax 02 47710278 - publimaster@publimaster.it

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Franco Piras

Roberto Zoldan

Pubblicazione periodica mensile registrata al tribunale di Milano con il numero 255 del 19/7/2013. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - DCB Milano.

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Direzione, redazione, amministrazione: Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Telefono: 02 42419.1 r.a. - Fax: 02 48953252 redazione@professionegolfclub.it amministrazione@professionegolfclub.it

Abbonamenti: 02 424191 - 02 42419217 - abbonamenti@professionegolfclub.it (L’abbonamento alla rivista parte dal primo numero raggiungibile all’atto dell’effettivo pagamento)

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AITG/FEDERGOLF - Tappeti erbosi-Un giorno bellissimo

Hanno collaborato a questo numero: Silvia Audisio, Roberto Ballini, Stefano Boni, Maurizio Bucarelli, Antonella Carbone, Lucio Colantuoni, Isabella Calogero, Paolo Croce, Alessandro De Luca, Roberto Lanza, Carlo Manca, Paolo Montanari, Filippo Motta, Fabrizio Pagliettini, Franco Piras, Roberto Roversi, Riccardo Tirotti, Andrea Vercelli, Nicola Zeduri, Roberto Zoldan

Editore: Go.Tu. Surl

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Paolo Croce

NEWS - Notizie dall’Italia e dall’estero

Creative Director: Patrizia Chiesa

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Fulvio Golob

Comitato tecnico: Arnaldo Cocuzza (Club Managers Association of Europe), Paolo Croce (consulente tecnico), Alessandro De Luca (Tappeti Erbosi Federgolf), Wolfgang Kuenneth (The Leading Golf Course), Mariano Merlano (Area Verde AITG), Fabrizio Pagliettini (Presidente AITG), Franco Piras (European Institute of Golf Course Architects), Nicola Zeduri (consulente tecnico)

Grafica e impaginazione: Mario Monza (02 42419221) - grafica@publimaster.it

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GOLF E DIRITTO - Quattro tipologie di Lavoro Antonella Carbone

AIAG - Un anno vissuto intensamente AMBIENTE & ECOLOGIA - In pieno recupero Roberto Roversi

SUPERINTENDENT - Zani: 29 anni di Franciacorta Roberto Lanza

MANUTENZIONE - Dry Spot e agenti umettanti

Nicola Zeduri

GREENKEEPING - Misurazioni: velocità, linea o... Roberta Vitale

LOTTA INTEGRATA - I funghi antagonisti Nicola Zeduri

GOLF CLUB CAVAGLIA’ - Al via i lavori per le seconde 9 Roberto Lanza

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Ufficio traffico/commerciale: Nadja Terzolo (02 42419229) - nadja.terzolo@professionegolfclub.it Diritti di riproduzione: è vietata la riproduzione, anche se parziale, e con qualsiasi mezzo, di fotografie, testi e disegni. Testi e foto inviati in redazione non verranno restituiti eccetto dietro esplicita richiesta. L’Editore resta a disposizione degli interessati quando, nonostante le ricerche, non sia stato possibile contattare il detentore di riproduzioni di eventuali fotografie o testi. Ai sensi dell’art. 2 comma 2 del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca-dati personali di uso redazionale presso la sede di via Winckelmann 2, 20146 Milano. Gli interessati potranno rivolgersi al responsabile del trattamento dei dati - sig.ra Federica Vitale - per esercitare i diritti previsti dal Decreto Legislativo n. 196 del 30 giugno 2003.

Stampa: Grafica Metelliana Spa Via Gaudio Maiori, Zona Ind. - 84013 Cava dei Tirreni (Salerno) © 2014 Go.Tu. Surl

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EDITORIALE

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Fulvio Golob

Un treno da prendere al volo Per far quadrare i conti, i circoli italiani stanno scoprendo l’importanza del turismo. E a ottobre avremo in casa nostra l’IGTM...

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n’occasione irripetibile. Ma abbiamo paura che possa venire sprecata. A Villa Erba, sul Lago di Como, dal 27 al 30 ottobre si tiene l’International Golf Travel Market (IGTM), il più importante appuntamento annuale “business to business” della comunità globale che ruota attorno al turismo golfistico. Viene organizzata in collaborazione con la IAGTO (International Association of Golf Tour Operators) dal maggiore gruppo fieristico del mondo, Reed Exhibitions, per cui abbiamo avuto il piacere di lavorare circa quattro anni sul finire del secolo scorso. Conosciamo perciò bene l’alto livello di professionalità del gruppo Reed Elsevier, che nel comparto espositivo gestisce ogni anno oltre 500 eventi in una quarantina di Paesi, con sei milioni di visitatori, e che nel golf sottolinea la sua assoluta leadership organizzando anche l’appuntamento fieristico numero uno nel nostro settore, il PGA Show di Orlando, in Florida. Tutto questo solo per dire, per chi non lo sapesse, che l’IGTM è una cosa seria, molto seria e non una fierucola da pizza e fichi. Lasciamo però all’articolo dell’amica Silvia Audisio, media manager italiana dell’avvenimento, il compito di presentarvi il 17° IGTM, con le cifre da capogiro che ruotano attorno agli espositori e ai buyer coinvolti. Lo troverete a pagina 18. Ci sembra però opportuno sottolineare come negli ultimi otto anni ben cinque edizioni abbiano avuto luogo in Spagna (due a Marbella, una a Malaga, una a Valencia e un’altra, nel 2013, in Costa Dorada), rimarcando in modo quasi monopolistico la vocazione iberica per il turismo golfistico, di cui viene considerata prima nazione in assoluto. Grandissimo perciò il merito di aver portato l’IGTM in Italia, che va consegnato a quattro attori principali, cominciando dal Comitato Regionale Lombardo della Federgolf, nelle persone del suo presidente Carlo Borghi e del consigliere Roberto Brivio, da anni impegnati nel progetto. C’è poi la Regione Lombardia (nonostante la sarabanda di assessori al turismo che si sono succeduti dalla candidatura ad oggi), il consorzio del Lago di Como e Villa Erba, l’area fieristica di Cernobbio che consentirà di fare affari in una fra le più belle strutture espositive del mondo. E allora, nonostante queste premesse che sembrano molto favorevoli, perché potrebbe essere un’occasione perduta? Innanzitutto perché la nostra Agenzia Nazionale del Turismo, l’Enit, al momento in cui stiamo scrivendo non si è ancora fatta sentire dagli organizzatori. E i tempi ormai, nonostante manchino tre mesi (agosto togliamolo pure dal calendario...), cominciano a diventare stretti. Non avere una presenza istituzionale, in quanto Paese con straordinaria vocazione turistica e con grandi opportunità finora inespresse in campo golfistico, sarebbe già di per sé un peccato mortale.

Bisogna poi ricordare che l’IGTM, essendo una fiera professionale, non è aperta al pubblico. Anche se si sono acquistati stand o ci si è accreditati per partecipare, è indispensabile in anticipo creare contatti e prendere appuntamenti, fra gli espositori da una parte e i circa 300 buyer preventivati dall’altra. Se questo delicato e fondamentale lavoro di cucitura di rapporti non viene realizzato nel periodo antecedente il Market, si rischia di sfruttare solo in minima parte le grandi potenzialità dei quattro giorni di Villa Erba. Un ulteriore aspetto da valutare, e che probabilmente in realtà è quello fondamentale, riguarda il prodotto. Il golf in questo caso non è diverso da un paio di scarpe, da una bottiglia di vino, da un’automobile. L’offerta deve essere precisa, ben preparata, con pacchetti completi che comprendano albergo, gioco e servizi, molto meglio se con possibilità di avere a disposizione più percorsi a 18 buche. È per questo che, come diciamo ormai da anni fino alla nausea, bisogna fare rete e creare gruppi di circoli, con hotel annessi o comunque vicini, per riuscire a modulare l’offerta su differenti fasce di prezzo, in base alla durata del soggiorno e al livello dei servizi. Ci sono, finalmente, alcuni consorzi come quelli dell’Emilia Romagna, dell’Alto Adige Südtirol e dei laghi (Como, Garda e Maggiore) e non bastano più le dita di due mani per contare i resort di livello internazionale, ma moltissimo resta ancora da fare. Dall’organizzazione ci arriva un’altra preoccupata constatazione. La forza di un evento come l’IGTM è di avere a disposizione, nella propria zona di interesse, molti buyer provenienti da ogni area mondiale. La prima cosa da fare è invitarli, prima e dopo i giorni del meeting, a un “fam trip”, a un viaggio che permetta di scoprire campi e strutture, toccando con mano l’offerta del nostro Paese. Ebbene, al momento pare che pochissimi si siano mossi in questa direzione, rischiando così di gettare alle ortiche un’opportunità incredibile. Gli altri poi non stanno certo a guardare. Peter Walton, ceo della IAGTO, a inizio anno ha dichiarato che la grande maggioranza dei membri dell’associazione (2.140 fra resort, percorsi, alberghi e tour operator golfistici distribuiti in 97 nazioni) erano molto soddisfatti dell’andamento generale per il 2013, che si andava a sommare sul dato consolidato già noto del 2012 (+9,3%). E le ipotesi per l’anno in corso sembravano orientate alla crescita, molto forte in Paesi come citiamo - “Spagna, Sud Africa, Scozia, Repubblica Dominicana, Malesia, Irlanda, Abu Dhabi, Messico, Portogallo, Turchia e Tailandia”. Una concorrenza agguerrita e già sul mercato, più o meno compatta, da anni. A noi prendere al volo il treno dell’IGTM 2014.Potrebbe essere uno degli ultimi per tornare in corsa. fulvio.golob@professionegolfclub.it

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Il protocollo di BioGolf A settembre si potrebbe raggiungere un traguardo atteso da anni, con un progetto capace di aiutare il golf italiano a ripensare il suo modello di sviluppo. Ci vogliono risposte concrete per immaginare un nuovo futuro, senza compromessi e capace di soddisfare le richieste del mercato

Il salto vincente di Dick Fosbury nelle Olimpiadi di Città del Messico del 1968. Il suo salto all’indietro rappresentò una vera rivoluzione in atletica, un “progetto impossibile” che invece raccolse eccezionali risultati.

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ECOLOGIA & AMBIENTE

La sfida del terzo millennio

di Paolo Croce

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venticinque anni esatti di distanza dalla prima manifestazione di serio interesse da parte del mondo del golf nei confronti delle problematiche ambientali, forse un grande risultato storico è alle porte. La cautela è sempre doverosa quando si tratta di accordi tra grandi organizzazioni e le sorprese dell’ultima ora sempre possibili quando si affrontano tematiche che vedono coinvolto lo sport, il golf appunto, ma soprattutto l’ambiente e l’economia turistica del nostro Paese. Comunque siamo vicini alla conclusione dell’impegno che il tavolo di lavoro si è preso nel gennaio di quest’anno. Grazie all’ospitalità dell’Istituto per il Credito Sportivo nella persona di Carlo Manca e grazie ovviamente alla fattiva partecipazione di tutti gli intervenuti, siamo in dirittura finale per presentare pubblicamente, probabilmente nel corso del prossimo mese di settembre, il protocollo definitivo del progetto BioGolf, un nuovo modo per intendere lo sviluppo del golf in Italia. Ci sarà modo, al momento della diffusione del protocollo, di discutere più nel dettaglio le linee guida che hanno ispirato il progetto. Si vuole in questa sede invece riprendere un concetto già più volte espresso, ma che vede le dirigenze golfistiche - e soprattutto quelle che gestiscono il territorio e le economie locali - ancora poco reattive e relativamente interessate. Si tratta in pratica di dare risposte concrete ad interrogativi che da tempo i settori più avanzati della società - come tecnici del settore dotati di progettualità, dirigenti sportivi illuminati, ambientalisti concreti e di buon senso, amministratori locali capaci e industriosi - pongono ormai con insistente ripetitività. Come immaginiamo il futuro del nostro golf? Siamo pronti ad affrontare le sfide sportive, economiche, ambientali che il terzo millennio ci pone giornalmente di fronte? Vediamo di fornire alcune risposte, magari non le più esaurienti, né forse le più complete, ma che ci possono fornire un progetto concreto di sviluppo. Sotto il profilo strettamente golfistico sappiamo bene di vivere giorni assai grami. Estrapolando i dati statistici forniti dalla FIG, il 2014 ci accoglie con un 9,43 % di golfisti in meno rispetto al 2012, ma soprattutto con un 13° posto in ambito europeo, superati da paesi quali Svezia, Olanda, Spagna, Austria, Danimarca, Finlandia, Norvegia, per non parlare di Irlanda e Scozia, tutte nazioni con numero di abitanti nettamente inferiore al nostro. Con 238 impianti (esclusi campi pratica e promozionali) siamo all’ottavo posto in Europa, e dal punto di vista del rapporto tra tesserati e impianti con 222 tesserati/campo scivoliamo addirittura al 18° posto, superati persino dall’Islanda. Se poi confrontiamo i dati 2013 con i precedenti del 2012, lasso di tempo nel quale l’Italia ha subito un decremento di circa un 3% dei propri tesserati, scopriamo che il nostro paese è al 15° posto in Europa e che i primi 10 posti sono occupati da nazioni che hanno ricominciato a crescere sotto il profilo dei nuovi adepti golfisti. D’accor-

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do la crisi economica, che certamente ha colpito più il nostro Bel Paese che altre nazioni del continente, ma siamo di fronte a numeri preoccupanti che ci devono far riflettere e probabilmente immaginare nuove idee e strategie. Occorre infatti rendersi conto che siamo davanti ad una crisi che è strutturale e di conseguenza occorrono rimedi sotto il profilo dell’offerta, della qualità, della tipologia e della localizzazione della nostra impiantistica. Nonostante la ridotta occupazione dei nostri campi (vedi statistica sopra citata) siamo infatti nella necessità di realizzare comunque nuovi impianti ed il motivo di questo apparente paradosso è assai semplice: il prodotto che siamo attualmente in grado di offrire non soddisfa le richieste della potenziale clientela golfistica. Quest’ultima infatti tende ad indirizzarsi (salvo ovviamente sempre possibili eccezioni) su impianti urbani a basso costo di esercizio (mercato italiano) e su complessi turistici che devono fare della qualità, ma anche della progettualità globale, il loro punto di forza (mercato locale ed internazionale). Chi bene conosce il mondo autoctono del

“Esiste in Italia la necessità di realizzare nuove strutture e di dimenticarne invece altre ‘nate sbagliate’ e ardue da salvare, se non a prezzo di ulteriori cospicui investimenti dal ritorno incerto” golf non può non rendersi conto che una congrua parte dei nostri impianti soffra di carenze determinanti sotto l’aspetto della localizzazione geografica, dell’insufficiente bacino di utenza e spesso con target di potenziali fruitori non correlato allo standard qualitativo offerto. Queste strutture golfistiche “nate sbagliate” sono obiettivamente ardue da salvare se non a prezzo di ulteriori cospicui investimenti dal ritorno incerto e di difficile quantificazione. Tali iniziative, per decenni (fin dagli anni Cinquanta del secolo scorso) hanno monopolizzato la crescita del nostro sport, tanto da restituire al mondo esterno un’immagine del golf legata alla speculazione immobiliare (il golf fa vendere le case...), oppure al resort di superlusso destinato ad un turismo di prestigio, senza rendersi conto che in questo settore la concorrenza andalusa piuttosto che dell’Algarve, dell’Egitto, della Turchia e della stessa Costa Azzurra, è in grado di praticare prezzi assai più bassi ed offrire molto di più. Questo vecchio modo di intendere lo sviluppo del nostro golf da parte della quasi totalità delle nostre dirigenze e dei nostri imprenditori ha, di fatto, cristallizzato il settore e

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ECOLOGIA & AMBIENTE

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La sfida del terzo millennio

Una foto singolare ma piuttosto interessante: è stata scattata al golf club di Brioni, dove i green del percorso istriano all’interno di un parco sono realizzati in sabbia anziché in erba, per motivi di carattere ambientale questa sclerotizzazione ha impedito la nascita di nuove idee, progetti e innovazioni che da tempo sono in corso di sperimentazione del mondo golfistico avanzato. L’incapacità poi tutta italiana di “fare sistema”, cioè di programmare nel tempo e nei luoghi, la realizzazione di nuove strutture, attraverso una concertazione che possa vedere impegnate tutte le parti coinvolte (dalle amministrazioni locali agli imprenditori, dalle dirigenze golfistiche al mondo ambientalista), ci fa trovare assolutamente impreparati quando il mercato volge al peggio e la crisi soffoca investimenti e iniziative. Quanto esposto sopra ha poi naturalmente favorito una forte contrapposizione da parte di tutti coloro che vedono nella difesa e nella salvaguardia dell’ambiente uno strumento determinante per la crescita economica, la difesa del territorio e lo sviluppo del turismo. Si viene così a creare un altro incredibile paradosso: proprio il golf, che “consuma” il territorio in modo assai più rispettoso di qualsiasi altra attività del genere umano, viene identificato come un grimaldello per la cementificazione e l’impermeabilizzazione dei suoli, oltre che per la speculazione pronta cassa. Uscire da una situazione così descritta è certamente non fa-

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cile e richiede grande apertura ed elasticità mentale da parte di tutti i settori coinvolti. Anzitutto evitare di tacciare come visionari coloro che propongono progettualità più avanzate, ma soprattutto accettare il fatto che un sistema di sviluppo del nostro golf, quello che ci ha fin qui accompagnato, è fallito e che occorra finalmente lasciare spazio a nuove idee, nuove persone, nuove proposte. BioGolf è, appunto, una proposta in tal senso ed intende coniugare la sostenibilità economica di un’iniziativa golfistica con la sua altrettanto importante sostenibilità ambientale. Da questo connubio può nascere un modello di sviluppo del gioco del golf più rispondente alle esigenze di difesa del territorio, di incremento delle entrate legate al flusso turistico, di allargamento della base di utenti e degli appassionati di questo sport. Siamo sognatori? Ci nutriamo di progetti impossibili? Ci culliamo con visioni irreali? Forse... Ma se è per questo senza Fosbury oggi non si salterebbe al contrario, senza Gagarin non ci sarebbe stata la “conquista dello spazio”, senza Bill Gates e Steve Jobs il mondo non sarebbe migliore o peggiore, ma sicuramente diverso. Per crescere e progredire, forse anche i visionari servono.

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ISTITUTO PER IL CREDITO SPORTIVO

Investire per superare la crisi

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Circoli svegliatevi!

La club house di Montecchia, circolo che ha operato importanti investimenti finanziati dall’Istituto per il Credito Sportivo di Carlo Manca

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ircoli svegliatevi! L’esortazione del Presidente Chimenti ai circoli in occasione dell’Italian Golf Show di Parma ha conferito ufficialità ad una realtà che tutti i Club italiani avevano già toccato con mano nell’ultimo triennio. La crisi che la nostra economia sta attraversando ha colpito anche la pratica sportiva ed il golf non è rimasto indenne. Con il ridursi della capacità di spesa delle famiglie i primi ad essere tagliati sono i consumi “voluttuari”. Anche se lo sport viene ormai percepito quasi come un bisogno primario è inevitabile che in momenti di difficoltà economica, reale o percepita, a farne le spese siano i consumi elastici. I dati relativi al tesseramento federale confermano una tendenza negativa con la perdita del 2,94% di tesserati nel 2012 e di un ulteriore 5,76% nel 2013, anche se i dati ufficiosi del 2014 sarebbero in lieve controtendenza. Questo per i circoli si traduce nella riduzione delle entrate per quote associative, per servizi complementari come armadietti e deposito sacche, e altri ricavi quali iscrizioni gare e noleggio cart. In forte diminuzione anche l’abitudine a giocare gare in circoli diversi dal proprio, con conseguente riduzione dei green fees. La contrazione dei “consumi” golfistici ha già mietuto alcune vit-

time a livello nazionale. Ma tutti i circoli, anche i più consolidati sotto il profilo della base associativa, hanno avvertito il fenomeno. La crisi economica ha stimolato la ricerca da parte dei giocatori di soluzioni più economiche in circoli più basici o che praticano condizioni più favorevoli per incrementare la propria base associativa, fenomeno da molti definito “nomadismo” del golf che ha aggravato la situazione di molti percorsi a causa di una concorrenza al ribasso della quale tutti hanno risentito negativamente. Sono immuni, almeno in gran parte, i circoli “storici” e/o con base sociale consistente e consolidata con un livello di servizi elevato che hanno mantenuto o raccolto la clientela più facoltosa che è alla ricerca di maggiore qualità. Anche i circoli molto basici ed economici sono stati paradossalmente avvantaggiati dal momento di crisi perché praticanti tariffe basse alla portata di chi intende ridurre il proprio impegno economico per giocare a golf. I circoli di livello qualitativo medio sono quelli che maggiormente hanno risentito della crisi. Per questi sono indispensabili interventi radicali quali il forte miglioramento delle strutture e dei servizi, quindi della qualità, che però trova il suo limite nella rispondenza di un mercato in recessione, o la valorizzazione di attività puramente “commerciali” qua-

li il mercato dei turisti golfisti, gli eventi ed altro. Attività per le quali le strutture in essere sorte per un utilizzo da parte di soci tradizionali non sono sempre adeguate. Percepire il cambiamento del mercato del golf può portare alla necessità di investimenti per rendere le proprie strutture compatibili per un servizio più qualificato (palestre, Spa e altre strutture che rendano il circolo l’unico fornitore di un servizio sportivo diversificato) e per creare fonti di ricavo fino ad oggi estranee ai circoli tradizionali ma più in linea con un più ampio e diversificato utilizzo degli impianti (sale meeting, sale eventi, servizi per turisti golfisti). Investire in un momento di recessione nel quale le risorse economiche scarseggiano è possibile solo attraverso l’accesso al credito. E questo è il ruolo che il Credito Sportivo può assumere, con i suoi finanziamenti agevolati e le sue soluzioni dedicate per il golf. Ma per accedere al credito è indispensabile che il progetto gestionale sia sostenibile. Un’attenta riflessione su come indirizzare l’attività del complesso golfistico e una razionale pianificazione sono indispensabili prima di procedere ad interventi strutturali che vogliono rendere una struttura in grado di fornire un servizio migliore ai soci e incrementare entrate diverse senza le quali ormai è difficile garantire un pareggio di bilancio.

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MEETING e RICONOSCIMENTI

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Associazione Italiana Tecnici di Golf

Momenti da ricordare Nello scorso marzo, l’appuntamento di primavera si è tenuto allo Chervò Golf Resort ed è stato un vero successo... di pubblico e di critica

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unedì 10 e martedì 11 marzo due giorni di interessanti incontri, ma anche di festa e di importanti appuntamenti sociali, allo Chervò Golf Resort, già in altre occasione sede dei meeting AITG. Il titolo dell’incontro di primavera era “Insieme per crescere e ripartire: perché credere nell’AITG”. Molti e qualificati gli interventi nelle due giornate: dopo l’introduzione del presidente dell’Associazione, Fabrizio Pagliettini, fra gli altri si sono avvicendati al microfono Alessandro De Luca, Paolo Croce, Alessandro Bertolini, Giovanni Nava, Edoardo Cognonato, Gianfranco Giancarli e i rappresentanti dello Studio Martinelli Rogolino. Undici i candidati ai titoli di “Club Manager e Course Manager dell’Anno”. Dopo le votazioni, sono stati eletti per il 2014 Gaudenzio Bonomini (Club Manager del Molinetto) e Mauro Mantovani (Course Manager di Udine). Appuntamento per il prossimo meeting a novembre, in quel di Modena.

Momenti del meeting di primavera. Qui sopra, il vicepresidente della Federgolf Toni Bozzi (al microfono) e accanto a lui Costantino Rocca. A destra, consegna della targa a Gaudenzio Bonomini, eletto Golf Manager dell’anno.

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I Club Manager candidati per il premio 2014 ologia e nel 1970 ha cominciato a lavorare presso la Segreteria del Golf Club Courmayeur, dove nel 1976 è diventato Segretario. Successivamente ha continuato l’attività come Direttore dapprima alla Pinetina, dal 1980 al 1983, e poi all’Olgiata, dal 1984 al 1990. Dal 1991 al 1996 ha ricoperto la carica di Direttore della Società Golfitalia (manutenzione aree verdi), dal 1996 al 1999 è passato al Marco Simone e dal 1999 al 2001 a Roma Acquasanta. Dal 2001 al 2003 Guerrini si è spostato come Direttore al Parco di Roma, per rientrare dal 2003 all’Olgiata.

Bruno Olivetti

Gaudenzio Bonomini Ha iniziato a 12 anni (1964) come caddie al Golf Club Verona, diventando prima aiuto Caddie Master e, nel 1970, aiuto Segretario con il Direttore Raimondo Papadato. Nel 1973 ha conseguito il diploma di perito agrario, dal 1976 al 1979 è stato Segretario al Golf Club Asiago e dal 1980 al 1983 Segretario al Golf Club Villa Condulmer. Esattamente trent’anni fa (1984) è approdato al Golf Club Molinetto come Segretario e tutt’oggi vi lavora come Direttore del Club. Ho fatto parte dell’organizzazione dell’Open d’Italia del 1985 e ha seguito personalmente tutti i restyling del campo milanese che si sono succeduti nel corso degli anni.

Walter Gabaglio È nato il 5 marzo 1956 a Locate Varesino, in provincia di Como e ha iniziato la sua attività al Golf Club Monticello nel 1977, dove tutt’ora ricopre la carica di Direttore. È inoltre diventato

Arbitro Nazionale a partire dal 1990 e ricopre anche la funzione di Responsabile della Sezione Zonale Regole Lombardia. Nel 2009 ha conseguito il diploma al 2° Master in Golf Management & Turismo.

Francesca Griner È nata nel 1957 a Milano. Ha iniziato la sua attività al Golf Club Cervino occupandosi dell’organizzazione del golf e della promozione turistica. Ha quindi lavorato per il Golf Club Garlenda, per il St. Anna Golf e dal 2012 è direttore presso il Golf Colline del Gavi. Ha conseguito il Diploma di Segretario e di Giudice Arbitro Internazionale. Nel 2009 ha infine ottenuto il diploma al 2° Master in Golf Management & Turismo.

Mauro Guerrini Il Direttore dell’Olgiata, cui fra l’altro dedichiamo un servizio in questo numero, è nato nel 1954 a Bolsena (Viterbo). Si è laureato in arche-

Nato nel 1966 a S. Maurizio Canavese (Torino), si è diplomato in ragioneria e nel 1986 ha cominciato come aiuto Caddie Master ai Roveri, incarico che ha ricoperto fino al 1990. Quindi ha lavorato per i circoli di San Valentino, Des Iles Borromées, Le Fronde, Tanka, Sanremo, per approdare infine a Garlenda, circolo dove lavora in questo periodo. Contestualmente ha conseguito il Diploma di Segretario e di Giudice Arbitro Internazionale.

Maurizio Serafin Nato a Oderzo in provincia di Treviso, nel 1956 ha conseguito il Diploma di Geometra presso l’Istituto Fossombroni di Grosseto e dal 1980 è stato assunto al Golf Club Punta Ala con la qualifica di aiuto Segretario, accanto a uno dei fondatori del circolo, il grande Giulio Cavalsani, che fra l’altro ha anche disegnato il percorso del celebre club grossetano. Iscritto all’AITG dal 1981, nel 1986 è diventato Segretario Sportivo e nel 1998 Direttore/Segretario generale, sempre del Golf Club Punta Ala. Dal 1989 è Giudice Arbitro Regionale e dal 1993 Giudice Arbitro Nazionale.

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MEETING e RICONOSCIMENTI Associazione Italiana Tecnici di Golf

I Course Manager candidati per il premio 2014 Michele Deiana È nato nel 1976 e dopo aver conseguito il diploma di geometra ha iniziato a svolgere la mansione di Greenkeeper presso il Golf Club Le Colline, dal 2000 al 2004. Dal 2004 al 2007 ha lavorato al fianco del Superintendent Mario Bovone durante la costruzione del percorso del Golf Club St. Anna, per poi passare al Golf Club Villa Paradiso dal 2007 al 2010 e al Golf Club Feudo di Asti dal 2010 al 2012. Dal 2012 ricopre il ruolo di Superintendent presso una delle strutture più recenti e prestigiose d’Italia, il Verdura Golf & Spa Resort.

Mauro Mantovani È nato ad Ariano Polesine (Rovigo) nel 1959. Diplomato in agraria, da sempre lavora nel golf e nel 1993 ha conseguito il diploma di Superintendent. Dal 1972 al 1979 ha progressivamente incrementato la propria attività, prima solo estiva e poi a tempo pieno, presso il Golf Club Villa Condulmer. Nel biennio 1980/81 ha lavorato all’estero, presso il Golf Club Interlaken (Svizzera) per poi passare al Golf Club Trieste come Greenkeeper fino al 1991. Dal 1992 lavora presso il Golf Club Udine, dove ha seguito i lavori di costruzione delle seconde 9 buche ed in seguito quelli di modifica delle prime 9.

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Giovanni Mora Nato nel 1968, è diplomato in agraria. Inizia nel 1992 l’attività di progettazione, costruzione e manutenzione dei tappeti erbosi, con corsi di tecniche di Progettazione del Giardino e restauro del Giardino storico all’Università di architettura di Venezia. Nel 1998 collabora nella costruzione del putting-green di Montecchia (Padova) e partecipa alle le fasi di costruzione del GC Terme di Galzignano (Padova). Dal 1999 al 2000 ricopre il ruolo di Head Greenkeeper ad Albarella (Rovigo) mentre dal 2001, sempre con la funzione di Head Greenkeeper, lavora presso il Luxury Resort Versilia Golf, risolvendo la particolare situazione pedologica del luogo con una pesante riconversione floristica.

Alberto Peonia È nato nel 1977 e nel 1996 si è diplomato perito agrario. Per un paio di anni ha lavorato come operaio meccanico presso un’officina, mentre dal 1999 al 2003 è entrato nel settore golfistico con il ruolo di Capo Manutenzione presso il Golf Club La Serra (Alessandria), per poi conseguire il diploma di Greenkeeper alla Scuola Nazionale di Golf. Con diverse mansioni, dal 2006 lavora sulle 36 buche del Circolo Golf Bogogno.

Giuseppe Picariello È nato ad Aiello del Sabato (Avellino) nel 1963. Diplomato geometra nel 1982, nel 1988 ha iniziato la propria attività nel golf come operaio presso il Golf Club Varese. Nel 1994 ottiene il diploma di Allievo Superintendent, seguito da quello di Superintendent nel 1996. Il 2007 è invece l’anno della certificazione. Dal 1995 ad oggi ricopre il ruolo di Superintendent presso il Circolo Golf Villa d’Este, dove da diversi anni è impegnato nell’ambito della sostenibilità ambientale della manutenzione, anche in qualità di fautore del piano di gestione ecompatibile del percorso.

Valerio Remondino Nel 1986 ha iniziato la propria attività nel settore al Circolo Golf Torino, dove tuttora lavora come Superintendent. Il diploma, conseguito alla Scuola Nazionale nel 1997, gli ha permesso di diventare responsabile della manutenzione dei percorsi dal 1998. Fra i tantissimi Campionati e Gare Nazionali e Internazionali che il celebre circolo della Mandria ha ospitato nel corso degli anni, da ricordare senz’altro i due Open d’Italia, disputati nel 1999 e - soprattutto - quello del 2013.

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UNO SPORT MOLTO SPECIALE Il golf e la disabilità: un’opportunità in più troppo poco conosciuta e spesso sottovalutata. Il contatto con la natura, la possibilità di conoscere altre persone, la risposta ad una logica richiesta di agonismo e competitività, l’apertura verso il prossimo e verso il mondo dei normodotati con cui condividere una passione: pochi altri sport, forse nessuno, possono dare questa possibilità al disabile. Il golf sì. È compito dell’AITG, preciso dovere professionale della categoria dei Direttori e dei Segretari, divulgare il nostro sport anche e soprattutto in questo mondo, tanto difficile e tortuoso quanto affascinante. Mirko Ghiggeri è solo un esempio, una storia… l’obiettivo è ripeterla. Invitato all’ultimo meeting AITG, si è raccontato al microfono commuovendo tutti e lasciando un piacevole segno di coraggio, voglia di vivere e amore per lo sport. Ma per lui, solo pochi anni fa, non era proprio così. Incontrato da un associato AITG ad una manifestazione locale, divertiva i passanti facendo strani giochi con le carte per attrarre persone al desk dell’Associazione Retinite Pigmentosa. “Cosa fai nella vita?”... ”Studiavo, facevo sport… poi ho cominciato a perdere la vista... ora vivacchio”. Da lì il coinvolgimento nel golf… la conoscenza con Andrea Calcaterra e Chiara Giacosa... il convincimento sempre piu’ forte del “si può fare”, la riscoperta dello studio attraverso ausili tecnologici e richiesta di aiuto ad amici che prima non era naturale e oggi è una normalità. E con il golf le soddisfazioni sportive: prima le gare nazionale, il Britishblind Open nel 2012, gli assoluti vinti a Tolcinasco e Barlassina. Oggi, nel 2014, si è tolto la soddisfazione di partecipare con grande risultato ai mondiali in Australia. In pochi anni ha ritrovato il sorriso, la voglia di studiare, la voglia di fare sport e questo grazie al golf. Compito dell’AITG è aiutare a ripetere questa storia... Per ora ci limitiamo a raccontarla.

Interventi, conferenze, cena di gala con musica, la grande torta e il premio a Mauro Mantovani (foto centrale, a sinistra), Course Manager dell’anno

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Festeggiati a Le Rovedine i 25 anni dei “Tappeti Erbosi”

FOTO DI CRISTIANA CASOTTI

di Alessandro De Luca

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l 9 giugno 2014 si sono festeggiati al Golf Le Rovedine di Opera (MI) i 25 anni di attività della Sezione Tappeti Erbosi, iniziata difatti nel 1989 con l’organizzazione del 1° Corso per Superintendents, svolto presso il Centro Tecnico Federale di Sutri. A celebrare l’evento i docenti ed i collaboratori vecchi e nuovi della Sezione, che insieme agli oltre 80 Superintendent che hanno risposto alla chiamata hanno ricordato il periodo di formazione e si sono raccontati le esperienze maturate negli anni. Dopo i saluti istituzionali da parte del Direttore del Circolo ospitante, Franco Piras (collaboratore fisso di Pro-

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fessione GOLF CLUB), del Presidente dell’AITG Fabrizio Pagliettini e del Vicepresidente Federale Antonio Bozzi, la giornata si è arricchita con una serena discussione sull’evoluzione e la crescita del settore e dell’intera categoria. L’incontestabile incremento qualitativo ed i benefici apportati ai percorsi e più in generale all’intero golf italiano da questo squadrone di circa 200 professionisti (tanti sono ad oggi i diplomati “Superintendent”), ha anche consentito, come rilevato da un’indagine del C.N.R. – Centro Nazionale di Ricerca, di ridurre significativamente i consumi di fitofarmaci, fertilizzanti ed acqua, con evidenti benefici per l’ambiente. Nel pomeriggio, grazie alla fantastica ospitalità del Golf Le Rovedine, l’e-

pilogo della riunione si è avuto in campo con una louisiana a coppie, nel corso della quale si è parlato un po’ di swing e tanto di tappeto erboso. La passione è passione...

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AITG & FEDERGOLF

Avvenimenti

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Un giorno davvero bellissimo di Fabrizio Pagliettini

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avvero una giornata per molti indimenticabile, quella che ha coinciso con i festeggiamenti per i 25 anni della Sezione Tappeti Erbosi. Si è trattato di un vero tuffo in un passato ricco di aneddoti, conoscenze, difficoltà, conquiste. Sono stati davvero tanti i tecnici del settore che hanno risposto all’invito dei docenti della scuola e si sono presentati all’appuntamento con il desiderio di un confronto e con la speranza di trascorrere una giornata che regalasse qualche emozione particolare. E così è stato, sin dall’introduzione del responsabile della sezione, Alessandro De Luca, che con l’ausilio di materiale video ha ripercorso le tappe storiche della “vita” della scuola, partita nel lontano 1989 quando internet era ancora un progetto e quando la conoscenza del settore manutentivo del percorso era principalmente basata sull’esperienza dei singoli operatori piuttosto che su

una serie di criteri universalmente conosciuti. De Luca, Massimo Mocioni e Paolo Croce sono stati gli abili padroni di casa ma è bastato pochissimo per invitare tutta la platea a ripercorrere i propri ricordi personali, le aspirazioni, i sogni. La Federazione non ha fatto mancare la propria presenza grazie all’intervento del Vicepresidente, Antonio Bozzi, sempre vicino alle problematiche legate all’ecologia e alla manutenzione dei percorsi. Noi AITG non potevamo mancare. Il mio intervento, in qualità di Presidente della nostra Associazione, e quello del nostro Consigliere, Mariano Merlano, hanno affrontato ovviamente il tema dei ricordi, citando Gianfranco Costa che tanto ha sorretto il settore Tappeti Erbosi e dimostrando spirito di riconoscenza nei confronti della Scuola per quanto ha fatto per la crescita della professionalità dei Greenkeeper e Superintendent di tutta Italia e per il movimento golf in generale. Gli interventi si sono inoltre soffermati sulla necessità di essere coesi, uniti e determinati in questo momento di grande disagio generale; nello scorso meeting si è stretto un accordo formale e di sostanza con la scuola basandosi su idee e progetti comuni che coinvolgono anche la Federazione. Da lì si è ripartiti con tempestività cercando di concretizzare in tempi brevi qualcosa di efficace e produttivo, con l’anticipazione delle le date del prossimo Meeting, che si terrà a Modena il 4 e 5 novembre, e che sarà condiviso nella parte organizzativa legata al settore verde. Le foto di rito, l’ottima accoglienza che ci è stata riservata dal Golf Le Rovedine e la gara di golf che si è disputata sulle 18 buche del club sono stati i preziosi dettagli di un momento emozionante e piacevole: un giorno davvero bellissimo!

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➤ CERTIFICAZIONE GEO a Terme di Saturnia

➤ INDAGINE NEI CIRCOLI Il pregio di avere alberi di pregio Da nord a sud e nelle isole la grande bellezza di alberi spesso centenari è ignota ai più. Per questa ragione la Sezione Tappeti Erbosi della FIG, in collaborazione con il professor Albert Minelli del Dipartimento di Scienze Agrarie - Sezione Parchi e Giardini dell’Università di Bologna, sta raccogliendo informazioni sul patrimonio arboreo presente all’interno dei percorsi di golf. Obiettivo finale, inserirli in una pubblicazione dal titolo “Selezione, cura e gestione del patrimonio arboreo presente all’interno dei percorsi di golf”. Allo scopo, è stata spedita dalla Federgolf una circolare alla quale molti club hanno risposto inviando schede e foto di molti alberi. Chi ancora non avesse contribuito lo faccia al più presto! Per informazioni, Marta Visentin: martavisentin68@gmail.com.

Dopo “Impegnati nel Verde”, riconoscimento ambientale della Federazione Italiana Golf che premia i Circoli che di anno in anno hanno realizzato significativi interventi ecologici, Terme di Saturnia Golf Club è tornato alla ribalta per il suo impegno ecosostenibile, con la prestigiosa Certificazione GEO. Tra le più ambite a livello mondiale, assegnata dal Team GEO composto da tre esaminatori, Paolo Croce, Marta Visentin e Stefano Boni. Insieme hanno valutato tutta la documentazione fornita dal Terme di Saturnia Golf Club e hanno fornito un rapporto dettagliato alla sede centrale GEO in Scozia. Per raggiungere la Certificazione GEO è necessario che il circolo non solo sia impegnato nel campo della sostenibilità a 360 gradi, ma anche che tenga il registro di tutti i consumi energetici, idrici, di fertilizzanti e di fitofarmaci al fine di poter essere valutato correttamente.

➤ 22° CORSO BASE Ecco i nuovi superintendent diplomati Nel mese di marzo, con l’esposizione e la discussione delle tesi finali, si è concluso presso il Centro Tecnico Federale di Sutri il 22° corso base per superintendent. Dopo quattro anni di intenso impegno, di seguito i nomi dei nuovi diplomati superintendent, a cui vanno le nostre congratulazioni e i migliori auguri di buon lavoro! Jacopo Bortolotti (Casalunga) Massimiliano Fattori (Le Pavoniere) Raffaele Ferrigno (Milano) Diego Giorgi (Acquasanta) Luca Lacedelli (Cortina) Matteo Lazzari (Dei Laghi) Pasquale Meccariello ( Volturno) Roberto Migliaccio (Acquiterme) Matteo Nanni (I Fiordalisi) Andrea Nava (Carimate) Alfredo Nuti (Arenzano) Umberto Savasini (Vigevano) Daniele Scerbo (La Serra) La consegna ufficiale dei diplomi avverrà in occasione del meeting autunnale dell’Associazione Italiana Tecnici di Golf.

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➤ NUOVI CAMPI A Taormina si riparte Dopo 32 mesi di stop si è finalmente sbloccata la trattativa tra il comune e la società Off Side per l’utilizzo dei terreni da destinare alla costruzione del nuovo campo da golf a Taormina. La situazione di impasse pare essersi sbloccata e i lavori, che erano stati interrotti in seguito alla violenta alluvione del novembre 2011 che aveva vanificato gran parte degli interventi eseguiti fino a quel momento, ora possono riprendere. Il campo da golf, che avrebbe dovuto essere completato entro il 2014, ora ha una nuova data di apertura prevista per fine 2015. Il campo da golf rappresenta un’occasione imperdibile sia dal punto di vista occupazionale che in un’ottica di destagionalizzazione del turismo a Taormina. Una svolta che gli operatori commerciali e gli imprenditori attendono da anni (il golf potrebbe portare nell’isola un incremento del 20% di presenze nella stagione invernale). Sono infatti milioni, come ben sappiamo, i turisti golfisti sparsi in giro per il mondo, che creano un giro d’affari da decine di miliardi di euro.

➤ NUOVI CAMPI Al via il Golf Club Campo d’Oglio Dopo molti ostacoli, finalmente a fine maggio sono iniziati i lavori per la costruzione del Golf Club Campo D’Oglio, le nuove 18 buche in costruzione a Chiari (Brescia). Grazie alla Fondazione Morcelliana di Don Alberto Boscaglia, la cittadina lombarda avrà un percorso di golf e i proventi saranno devoluti per la costruzione di una scuola. A ottobre sarà attivo il campo pratica e l’inaugurazione delle 18 buche si pronosticano per maggio del 2015.

➤ RICORRENZE Monticello festeggia i suoi primi 40 anni Il 2014 è un anno speciale per il Golf Club Monticello che ha raggiunto 40 anni di attività. Si è partiti con la Pro Am Memorial Federica Cerami (socia, amica di tutti e grande mamma, scomparsa prematuramente) venerdì 30 maggio. Tanti i professionisti presenti per giocare la Pro Am capeggiati da Matteo Manassero, dal suo coach Alberto Binaghi e Roberto Zappa, allenatore della Nazionale Femminile. A settembre, un appuntamento imperdibile con il Monticello Day e la cena di gala, spostata due volte per problemi meteo. Sul numero di giugno di Golf & Turismo abbiamo dedicato spazio al circolo con il nostro itinerario a bordo di una Porsche Panamera.

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✉ Punta Ala fa 50... Il golf all’inizio degli anni ’60 era a dir poco agli albori, visto che a fine del 1962 erano 29 i campi affiliati alla Federazione Italiana, con circa 3.900 praticanti. Per tutti questi motivi pensare a un 18 buche a Punta Ala, località spersa nella Maremma dell’epoca, quasi primitiva e incontaminata, fu una forte scommessa. Determinata l’ubicazione “nella valle dell’Omo Morto”, ci sono poi voluti due anni di duri lavori per la costruzione. Dopo la preparazione del terreno fu necessario arrivare fino al 1964 per considerare conclusa l’opera. E oggi, a 50 anni di distanza, Punta Ala festeggia con un libro il primo mezzo secolo del suo splendido gioiello golfistico. Fra le caratteristiche innovative del percorso disegnato da Giulio Cavalsani, che ne fu anche a lungo il direttore, la posa in opera di un impianto di irrigazione, il primo in Europa. All’inizio del nuovo secolo Punta Ala si è poi dotato di un moderno impianto di dissalazione, primo in Italia messo a disposizione di un campo da golf.

✉ ... come Padova

Il più antico percorso di golf patavino nacque 50 anni fa per iniziativa di Iginio Kofler e di un gruppo di appassionati golfisti che gli diedero il nome di Golf Club Euganeo. Disegnate dall’architetto inglese John Harris dello studio Cotton di Londra, le 18 buche par 72 si snodano ai piedi dei Colli Euganei e trasmettono a prima vista armonia tecnica e paesaggistica. Dal 2003, le buche sono diventate 27, per un altro percorso par 36 disegnato da Marco Croze. Dopo Kofler, che guidò il circolo patavino dal 1962 al 1973, si sono susseguiti nella carica di presidente Benedetto Sgaravatti (1974 – 1982), Umberto Minciarelli (1983 – 1985), Ascanio Calvi di Bergolo (1986 – 2003), Giampiero Becherucci (2004 – 2009) e Claudio Giordano, in carica dal 2009 a oggi. Lo scorso 21 giugno si è tenuta la cena di gala per festeggiare il mezzo secolo del circolo.

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EWS - NEWS - NEWS - NEWS ➤ AMPLIAMENTI Folgaria arriva a quota 18

➤ PROGETTI Campo pratica a Livorno nel 2015

Come si combatte la crisi? Raddoppiando le buche. Così il Golf Club Folgaria si appresta ad affrontare la nuova stagione. Il circolo trentino a maggio riapre i battenti presentando grandi novità, prima tra tutte le seconde nove buche a Malga Schwenter, che verranno inaugurate a giugno. Con le sue nuove 18 buche, il Golf Club Folgaria sarà il secondo campo trentino a raggiungere questo importante traguardo; a tal proposito, già nel corso della stagione corrente il circolo folgaretano sarà protagonista di un calendario gare ricco di appuntamenti e ospiterà anche numerosi circuiti e tornei di rilevanza regionale e nazionale con annesse finali. Altre novità riguarderanno i programmi dedicati ai giovani: proprio ai bambini da 6 anni di età e ai ragazzi saranno infatti dedicate molteplici proposte di corsi ed attività con l’obiettivo di avvicinarli e di appassionarli in modo divertente al gioco del golf.

Siglata la convenzione tra il Comune di Livorno e la Federazione Italiana Golf per la realizzazione e la gestione di un campo da golf a 9 buche, completo di campo pratica e green di pratica, in un’area di circa 10 ettari di proprietà comunale nella zona di Banditella, a pochi passi dal mare e dal centro abitato. Grazie a un accordo con l’Università di Pisa il prato sarà al cento per cento biologico (cioè non saranno utilizzati fertilizzanti o altri prodotti inquinanti) e a basso consumo di acqua. Presenti alla firma il sindaco Alessandro Cosimi, il consigliere della Fig Gianni Collini, il presidente della Federazione regionale Andrea Scapuzzi e il delegato provinciale Giovanni Ghezzani. L’area è stata affidata in concessione alla Fig per 30 anni, con possibilità di rinnovo fino ad altri 20 anni e sarà concessa in sub affidamento alla Golf Club Livorno s.r.l., società sportiva dilettantistica. Il campo, che ha tutte le caratteristiche per essere omologato come circolo affiliato alla Federazione, sarà più orientato alla pratica che alla competizione, ma potrà comunque ospitare anche le gare. Gli affidatari prevedono di investire per l’attuazione del progetto circa 1 milione e 700mila euro.

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CONCORDATO PREVENTIVO OMOLOGATO 61/2013 Tribunale di Roma vende complesso aziendale denominato “Croara Country Club” in località Croara Nuova - Gazzola (Piacenza) consistente in campo 18 buche, club house e strutture accessorie per la pratica golfistica. Per informazioni e documentazione consultare il sito www.astegiudiziarie.it (Cod. A267003) o rivolgersi a: Liquidatore giudiziale dott. Marco Imparato tel. 06.3226561 - email marco.imparato@tin.it pec cp61.2013roma@pecfallimenti.it

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CONVEGNI

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International Golf Travel Market

Il grande turismo arriva in Italia di Silvia Audisio IGTM 2014 Media & Comms Manager

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International Golf Travel Market (IGTM), l’evento numero uno al mondo per l’industria del turismo golfistico, si terrà per la prima volta in Italia dal suo debutto nel 1998. A ricevere gli ospiti sarà Villa Erba, a Cernobbio (Como), dal 27 al 30 ottobre 2014. Il centro espositivo, affacciato sul lago di Como, ospiterà circa 1.200 operatori selezionati provenienti da 60 Paesi: oltre 600 supplier (tra golf resort, hotel, circoli, enti turistici, operatori di incoming) incontreranno 350 buyer (dai tour operator specializzati alle agenzie online) e circa 100 rappresentanti dei media internazionali. Tutti insieme, questi operatori rappresentano l’80 per cento del mercato mondiale del turismo golfistico, che ha un valore di 12 miliardi e mezzo di euro l’anno, in continua crescita. Si tratta di un evento B2B, quindi non aperto al pubblico ma limitato ad addetti ai lavori che si saranno accreditati in precedenza presso l’ente organizzatore. Per loro, tre giorni di appuntamenti mirati e pianificati allo scopo di costruire business e sviluppare il settore. Ma anche l’opportunità di giocare sui campi del lago di Como e di altre regioni che vorran-

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no invitarli, per scoprire che anche l’Italia è una grande «destinazione golf» e merita il viaggio. Titolare e organizzatore di International Golf Travel Market è Reed Travel Exhibitions, leader nel settore del turismo con un portfolio di eventi che, oltre al golf, copre ogni declinazione del viaggio: business, meeting, incentive, ma anche leisure e luxury, sci e spa. In tutto 19 fiere dedicate, in ogni parte del mondo. Tra queste, Arabian Travel Market (Dubai), EIBTM (Barcellona), IFTM Top Resa (Parigi), International Luxury Travel Market (Cannes), World Travel Market (Londra). IAGTO (International Association of Golf Tour Operators) è l’organizzazione commerciale per il turismo golfistico a livello globale. Nata nel 1997, l’Associazione conta 2.200 membri che appartengono a 97 Paesi. Tra questi, 550 tour operator specializzati, resort, alberghi, campi da golf, linee aeree, enti turistici. Sponsor principale di IGTM, IAGTO presenta lo State of the Market Address in apertura, coordina i seminari, i tornei di golf, una serata dedicata, i fam trip e attribuisce i prestigiosi Golf Tourism Awards durante il gala dinner conclusivo. Insieme con Villa Erba, un gruppo di partner ha fortemente voluto questo importan-

te progetto che porta l’Italia del golf (e non solo) al centro dell’attenzione mondiale. Iniziando dall’associazione albergatori, che in quest’area gode di una lunga tradizione e di alti standard di qualità. Tra gli attori principali, la Regione Lombardia e le province di Como e Lecco, sotto il cappello di Lake Como, la Camera di Commercio e il Comitato Regionale Lombardo della Federgolf. Per ulteriori info: www.igtm.co.uk

Be a part of the premier B2B event for the golf travel industry Join us for the first ever IGTM at the beautiful Villa Erba, Lake Como, Italy. Over 600 golf tourism suppliers will meet 350 pre-qualified golf buyers and international press, establishing new business relationships, signing contracts and networking to drive the development of the global golf tourism industry. Register today at www.igtm.co.uk Official Hosts & Partners

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In alto Kyle Phillips e, nella foto grande, i green della 8 (in primo piano) e della 15 del favoloso campo di Kingsbarns, in Scozia

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GRANDI ARCHITETTI

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Il signore dei links La matita dell’architetto americano è una delle più strabilianti in circolazione. Campi come The Grove, Kingsbarns, Yas Links e Verdura portano la sua firma inconfondibile. In queste pagine racconta la sua carriera, gli inizi e i progetti futuri che ancora deve realizzare

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La club house di The Grove, magnifico golf club alle porte di Londra, nella periferia nord-occidentale della metropoli di Federica Rossi

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yle Phillips è uno degli architetti di campi da golf più importanti e famosi del momento. Tra i suoi lavori più celebri si annoverano il celebre percorso di Kingsbarns, in Scozia, considerato da molti come il più bello del nuovo secolo, Dundonald, sempre in Scozia, il The Grove nell’Hertfordshire, in Inghilterra (dove è stata registrata questa intervista), lo Yas Links, ad Abu Dhabi, e il Verdura, per il momento suo unico progetto italiano, in Sicilia. La carriera di Phillips è iniziata nel 1981 quando, dopo essersi laureato alla Kansas State University in Architettura del Paesaggio, fa un colloquio con Robert Trent Jones Jr a Palo Alto, in California, e viene subito assunto. Con i suoi continui studi e la gavetta da Trent Jones, Phillips realizza percorsi che si sposano in maniera armonica e del tutto naturale con l’incanto del paesaggio circostante. Com’è nata la sua passione per l’architettura? È una materia che ho sempre amato ed è il mio modo di essere. Ci sono persone che cantano e scrivono bene, perché sono portate a farlo e risulta loro facile. Ecco. Quando progetto campi da golf provo la stessa cosa. Ognuno nasce con determinate attitudini e la mia è il design. Nel corso della mia vita ho avuto la fortuna di fare della mia passione un vero e proprio lavoro.

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Chi è il suo progettista preferito? Sono molti i designer che ammiro. In America tutti parlano di Alister MacKenzie, ma il mio lavoro in Europa mi ha fatto avvicinare alla progettazione di Harry Colt e penso che si possa adattare molto di quello che lui ha fatto 100 anni fa. Ci sono anche Cruden Bay e i lavori di Tom Simpson. Ma il modo che aveva Colt di lavorare con le persone e la longevità del suo lavoro ritengo siano sia molto interessanti, e non mi faccio sfuggire la possibilità di vedere i suoi percorsi ogni volta che posso. Da dove deriva questo forte interesse per i links? Sono cresciuto con lo stile dei design americani che hanno creato splendidi percorsi alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ma un viaggio in Europa mi ha aperto gli occhi sul mondo dei links, completamente diversi dalle distese piatte del Nuovo Continente. Questa esperienza ha accresciuto la mia creatività nella progettazione di alcuni dei campi che rientrano tra i migliori 100 percorsi del mondo. A proposito di campi più belli del mondo parliamo del The Grove, il suo primo progetto inglese. È orgoglioso del risultato finale? Dal racconto delle persone che sono passate dal The Grove, non posso che essere fiero degli obiettivi raggiunti. La condizione del campo è ottima così come il servizio offerto ai giocatori, dal momento in cui mettono piede al golf club al momento in cui se ne vanno. È stato molto gratificante lavorare con i proprietari e

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Una bella buca di The Grove, primo percorso che Kyle Phillips ha realizzato in Inghilterra il fatto che proprio qui, nel 2006, si sia disputato il primo WGC in suolo britannico, non può che riempirmi di orgoglio. Qual è il suo percorso preferito? In America il Cypress Point, in California, è un posto meraviglioso con buche suggestive tra dune e lungo la costa. Se si dovesse decidere in quale campo giocare prima di morire, senza dubbi sceglierei questo che non ha nulla da invidiare a Pebble Beach, anzi! Altro campo americano più nell’entroterra è Pine Valley, una combinazione perfetta tra architettura e paesaggio. C’è poi Turberry e, ovviamente, l’Old Course di St. Andrews. Qui non si tratta di nemmeno del disegno del percorso perché è proprio l’atmosfera che si respira a rendere questo posto magico. Nuovi progetti per la Kyle Phillips Golf Course Design? Abbiamo da poco inaugurato il nostro primo percorso nella Corea del Sud, si chiama South Cape ed è un 18 buche sul mare con viste mozzafiato. In America stiamo aprendo un altro campo che era già presente dal 1906 a Silicon Valley. Lo stiamo allungando, da 6.300 yard a 6.800, e apportando delle modifiche per renderlo ancora più interessante e divertente. Aprirà a luglio e si chiamerà Menlo Country Club. Nonostante la crisi economica che sta intaccando tutti i settori, siamo molto fortunati a continuare a progettare campi in diverse parti del mondo. Qual è stato il percorso più impegnativo al quale ha lavorato? Ogni nuovo campo ha le sue sfide per un motivo o per l’altro.

Forse il più difficile è stato la realizzazione dello Yas Links ad Abu Dhabi. Lavorare su un litorale così indefinito, a quelle temperature, e riuscire a realizzare un percorso riconosciuto come il migliore del Medio Oriente e in breve tempo, è stato motivo di grande soddisfazione per me e per tutto il mio team. Lei, in quanto architetto di campi da golf, può fare qualcosa per contrastare il gioco lento? Penso che qualcosa si possa sempre fare. Ci sono aziende come Troon che insegnano alle persone l’etichetta e il comportamento da assumere in campo, è tutta questione di esperienza. Prendiamo per esempio lo sci. Non si porta mai una persona che non ha mai sciato su una pista nera, ma si inizia con piste semplici, piatte. Lo stesso principio va applicato sul golf. Bisogna creare percorsi più semplici e corti, ad esempio portando avanti i tee di partenza. In questo modo si velocizza il gioco e lo si rende piacevole per tutti. Come concilia il design dei campi con le nuove attrezzature? Gli architetti devono stare al passo con i tempi. Jack Nicklaus tirava il drive a 267 yard e, per allora, era incredibile. Oggi per i professionisti questa distanza è assolutamente irrisoria e ciò è dovuto soprattutto ai nuovi materiali e all’attrezzatura sempre più all’avanguardia. In quanto architetto, devo capire questi mutamenti e creare campi che si possano adattarsi a tutti i tipi di distanze e di gioco. Credetemi se vi dico che ciò è molto più difficile rispetto a 30 anni fa.

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Lo spirito di St. Andrews Tornare nella “home of golf” è sempre un grande piacere. Anche per ricordare e apprezzare le enormi differenze strutturali e di manto erboso che esistono fra i links scozzesi e i nostri campi

di Franco Piras Golf Course Architect Senior Member EIGCA

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ecentemente ho avuto il piacere di essere ospite, come rappresentante per l’Italia, all’evento commemorativo per il centenario della Toro che si è svolto a St. Andrews. Era dall’Open del 2000 che non assaporavo l’atmosfera di cui è permeata la città alla cui entrata troneggia il cartello “ The home of Golf”. Niente di più appropriato, la prima sensazione che si ha è che il campo, o meglio i campi (sei sono uno di fianco all’altro in mezzo alla città, e il settimo, il Castle, ultimo nato nel 2008 è dislocato pochi chilometri a sud) siano parte integrante non solo del contesto ambientale e della città ma della cultura e delle abitudini degli abitanti e ne rappresentino il cuore e l’anima. Di fatto così è da oltre 600 anni: il golf, le case in pietra che si affacciano verso la spiaggia costeggiando la 18, la monumentale e impenetrabile club house del Royal & Ancient, sono testimoni e custodi delle più grandi emozioni della storia del golf,

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delle gesta dei più grandi campioni, di momenti di gioia e dolore che riempiono la memoria e i discorsi in ogni pub della gente del posto. Sono arrivato di domenica e come sempre, tranne quando ci sono competizioni ufficiali, l’Old Course era chiuso al gioco e utilizzato come parco a disposizione dei cittadini. C’era gente che passeggiava, in bici e a piedi, con cani e carrozzelle, che attraversava la 18 per raggiungere la spiaggia, famiglie che si dilettavano a puttare tra i mounds delle Himalayas, una sorta di enorme putting green con incredibili pendenze realizzato tra la uno dell’Old e la spiaggia a ridosso della nuova club house, che viene utilizzato come “mini golf” in erba al costo di 2 sterline. Dico nuova club house, perché se i campi (Old, New, Eden, Jubilee , Strathtyrum, Balgove e Castle) sono stati costruiti nel corso dei secoli, l’edificio (fra l’Old e il New) esiste da non più di vent’anni con la funzione di centro informazioni e prenotazione, punto ristoro e vendita di prodotti brandizzati. I green fee oggi come allora si pagano allo starter sul tee della uno e le scarpe… oggi

come allora si cambiano in macchina nel parcheggio tra i campi e la spiaggia. Il rapporto tra il golf e la città è di totale simbiosi, movimenti e abitudini si susseguono da secoli rendendo tutto assolutamente naturale. I campi appartengono alla città non solo di fatto ma di diritto, la proprietà è infatti la comunità di St. Andrews che li gestisce attraverso un Trust i cui componenti degli organi di controllo sono dalla stessa nominati. L’insieme dei sette campi genera circa 230.000 green fee all’anno e impiega direttamente circa 300 persone, dando un contributo importante all’economia locale che, oltre a contare su un importante polo universitario, vive di turismo golfistico. Il gioco è a disposizione di tutti e per tutte le tasche, tralasciando lo short course di nove buche Balgove (da 8 a 15 sterline) il costo del green fee varia a secondo del campo e della stagione e si va dalle 25 del Strathtyrum in bassa alle 160 sterline dell’Old in alta stagione. Il Royal & Ancient non è che uno dei circoli di St. Andrews, indubbiamente il più famoso al mondo e riconosciuto custode delle regole del gioco, ma è solo uno dei cinque

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L’Old Course

club presenti (tre di soli uomini e due di sole donne) e come gli altri non dispone del campo da gioco che è appunto gestito dal Links Trust of St. Andrews, ma ha a disposizione così come gli altri club dei piccoli slot di tee times nel corso della giornata a prezzi convenzionati. La maggior parte dei posti disponibili sono invece a disposizione del pubblico ed un certo numero viene giornalmente assegnato in ballottaggio, tra la lista di attesa. Ho percorso (senza giocare, ahimè) tutte le buche dell’Old cercando di cogliere le peculiarità dal punto di vista manutentivo e tecnico-architettonico, per apprezzare le ragioni che hanno ispirato le modifiche apportate in questi anni in preparazione al British Open del 2015, illustrate dal superintendent Ross Mc Kie durante il nostro incontro. Pur essendo il campo più famoso al mondo, l’Old esce completante dai canoni ortodossi dell’architettura golfistica. Il percorso, come la maggior parte dei links, non fa ritorno in club house alla buca nove. La lunghezza totale è di soli 6.145 metri per un par 72 (rispetto agli oltre 6.600 metri dei campionship course di oggi), con soli due par 3

e altrettanti par 5. Le buche si susseguono in un’unica direzione nelle prime nove e in direzione opposta nelle seconde in senso antiorario, ovvero gli out sono sempre a destra sotto slice e gli hook rimangono sempre in gioco . Tutti i green tranne la 1, la 2, la 9, la 17 e la 18 sono doppi, ovvero servono due buche, e per la maggior parte sono privi di bunker frontali. Le dimensioni dei green sono enormi, non meno di 5 volte uno “standard”, hanno pendenze esagerate, ed anche alcuni irrigatori nel mezzo. La 7 e la 11 si incrociano nelle traiettorie di gioco, i tee sono a pochi metri dal bordo del green precedente, tra quello della 18 e il green della 17 ne ho contati... ben cinque ! Esistono solo due tagli di erba, quello del green e uno leggermente più alto fa in modo che tee, fairway e avantgreen si susseguano con continuità. Le landing area spesso sono cieche e disseminate di “pot bunker” che hanno mediamente un diametro di circa tre metri e se non si ha la fortuna di finire nel mezzo non si ha colpo e bisogna tirarla fuori in qualche modo. Al di fuori il rough è praticamente incolto, ma “sfila”, non cresce un granchè e non è così fitto e duro come sembra in tv. Il gioco si svolge in … velocità senza troppi formalismi, quattro ore sono considerate il tempo limite per giocare 18 buche, L’attenzione ambientale è altissima, le pratiche manutentive semplici (aerature, top dressing e poco azoto), green e fairways

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sono duri come tamburi, con green relativamente lenti (all’Open non prevedono di superare i dieci piedi di velocità, oltre sarebbero ingiocabili...). L’erba nel resto del campo è cortissima e sdraiata, il gioco è completamente diverso da quello a cui siamo abituati noi e i “pitch” in green non esistono (beati loro...). Ho provato a testare con un alza pitch in metallo la consistenza e si è piegato, perciò si gioca di rotolo e non di volo e la maggior parte delle palle che picchiano in green finiscono spesso ad appoggiarsi nel rough a fondo green. Si gioca di feeling e non di swing, si manovrano tutti i colpi e ognuno fa storia a sé! Lì non si parla di fortuna o di sfortuna, lo spirito del gioco è quello di viverlo in quanto tale senza gli eccessi e i fronzoli a cui ci siamo abituati, senza giustificazioni o scuse su green lenti o veloci, su più o meno sabbia nei bunker, su palle dietro gli alberi. Il vento e la sottile pioggia sono caratteristiche costanti, e anch’essi, in quanto rendono più challenging il gioco, sono accettati e ne fanno parte integrante. È tutta un’altra storia, è lo spirito di St. Andrews che crea un’atmosfera, unica, ineguagliabile e irripetibile, e che, se da una parte ci rende consapevoli di quanto ne siamo lontani, dall’altra ci offre l’opportunità di capire in che direzione dobbiamo muoverci nello sviluppo di nuovi campi e nel formare ed educare nuovi golfisti, affinchè incarnino, apprezzino e vivano appieno il vero senso e lo spirito del golf.

Franco Piras e lo Swilcan Bridge, mitico ponticello sulla 18 dell’Old Course. Nella foto grande, il tee della 1, il green della 18 e la celebre club house.

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I N T E R V I S TA Federico Brambilla di Andrea Ronchi

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e vetrate della nuova club house del Golf Le Robinie lasciano intravvedere un ufficio. Dietro, seduto alla scrivania, Federico Brambilla potrebbe controllare chiunque entri o esca dal suo circolo. Strano? No, normale. In fondo ognuno vuole sapere chi entra o esce dalla propria casa. Anche se, in realtà, quell’ufficio non lo frequenta molto essendo sempre, freneticamente, in movimento. Alcuni lo elogiano, altri pensano sia troppo audace. Di fatto Federico Brambilla è davvero il “sciùr padrùn” (padrone dell’impresa, in milanese) che decide, rischia e, soprattutto, si prende in prima persona onori e oneri delle proprie scelte. Alcune decisioni coraggiose e, spesso, controcorrente? La diver-

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sificazione dei prezzi. Nel suo circolo, nei pressi di Busto Arsizio (Varese), la quota dura un anno, non c’è disdetta anticipata, fondo perduto o azione. Ti piace? Rinnovi. Non ti piace? Vai da un’altra parte. E, in ogni caso, il discorso è bilaterale. Il socio ha un comportamento che non è gradito? La quota non viene rinnovata. «Nell’ultimo anno ho aumentato i prezzi di green fee e quote associative – ci racconta –. Nel mio circolo si può essere socio del campo pratica, frequentatore, completo feriale e socio effettivo. I nostri soci sono per la maggior parte frequentatori, pagano poche centinaia di euro l’anno godendo dei servizi e con il green fee scontato del 50%, andando in giro a giocare su altri percorsi senza il rimorso di aver speso un sacco di soldi da ammortizzare nel proprio circolo». Una politica che ci piace molto, ma i conti alla fine tornano? «Il circolo ha un bilancio complessivo di tre milioni di euro. Uno de-

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Innovare per creare La politica delle Robinie sembra produrre i risultati sperati dal suo presidente: i soci sono soddisfatti e le novità introdotte, dall’apertura del circolo sette giorni su sette al cosiddetto Grande Slam, si confermano come la formula vincente per uscire dalla crisi

Federico Brambilla, energico presidente del circolo di Solbiate Olona, e sullo sfondo le buche 17, 18 e la club house

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Federico Brambilla - Le Robinie riva dalle quote, il resto dai green fee dei soci e dei turisti, 30.000 l’anno». Una cifra ragguardevole, non c’è che dire. «Siamo aperti 365 giorni l’anno, Natale e Capodanno compresi. Sono da sempre contrario al giorno di chiusura poiché se chiudi quando c’è il sole e il giorno dopo sei aperto e piove hai perso un sacco di soldi». Ma il campo non avrebbe bisogno di riposare? «Neanche per sogno! Il campo ha solo bisogno di manutenzione. Io ho 17 persone che si occupano del campo, guidate da Renato Tiraboschi che conosce ogni ciuffo d’erba perché lo ha visto nascere. Tutte le mattine, ad esempio, ci sono addetti che prima dell’apertura fanno 18 buche sistemando divot, green e bunker. Così, quando si aprono i cancelli, il campo è perfetto». A Le Robinie la qualità è un must perché, come sostiene Brambilla, il prezzo è un aspetto importante ma non determinante. Ogni sacca ha uno spazio chiuso singolo, con presa di corrente elettrica per caricare la batteria del carrello. Il pro shop è gestito direttamente, così come la ristorazione, che è di alto livello qualitativo. Il circolo lavora molto con le aziende, grazie alle sale convegni dell’hotel che possono ospitare sino a mille persone, con 250 camere a disposizione. «Ho creato l’albergo credendo alla promessa della grande Malpensa ma anche perché questa zona era ricca di aziende fiorenti. Ora la situazione è più delicata, per le promesse non mantenute, per la crisi e per il fatto che Milano non ha molto appeal come città turistica». Quindi come opera? «Andiamo nelle fiere a farci conoscere e creiamo pacchetti turistici. La Spagna è più organizzata ma non ha storia, arte, moda e cucina al nostro livello. La Turchia ha costruito campi con hotel a costi contenuti come Marocco e Tunisia. Noi dobbiamo valorizzare quello che abbiamo mirando a target alti. Dovrebbero farlo gli enti pubblici, le Regioni ad esempio». Avete anche iniziative interessanti legate al golf nostrano? «Facciamo promozioni, come il green fee feriale a 42 euro invece che 60, vogliamo introdurre il gioco a tempo e abbiamo la novità del

Grande Slam». Di cosa si tratta e da dove nasce l’idea? «Una notte mi sono chiesto: come mai in America non fanno gare? Perché vengono fatti vidimare gli score in segreteria anche giocando tra amici. Ho chiesto in federazione e mi hanno detto che è possibile farlo anche in Italia ricevendo l’ok a dicembre. Così, da allora, tutte le sere alle 18 chiudiamo la gara giornaliera. Bastano otto giocatori e la gara è valida. Chiunque può venire quando vuole, mattina, mezzogiorno e sera». Però non si è fermato qui, come se già l’innovazione non fosse di per sé una vera rivoluzione. «No, dietro l’idea ho costruito un progetto. Ogni giocatore per partecipare alla gara giornaliera paga 5 euro. Quotidianamente si stila una classifica. Il primo riceve tre punti, il secondo due e il terzo uno. Ogni quattro mesi si chiude la classifica e i primi 10 si qualificano per la semifinale. Alla fine dell’anno si gioca la finalissima. Quello che si paga, 5 euro a testa, diventa un montepremi che può essere aumentato anche dagli sponsor». Un bel giro d’affari, ma fiscalmente? «Da noi è tutto assolutamente regolare. A me i discorsi recentemente fatti non toccano. Da noi l’ASD è fittizia e tutto viene regolarmente fatturato con IVA e tasse. Noi siamo un’impresa che vuole produrre utili, non chiudere il bilancio in pareggio». Tante idee rivoluzionarie, ma cosa pensa dell’andamento del golf italiano e cosa farebbe se fosse “presidente federale per un giorno”? «Ritengo che se non ci saranno nuovi giocatori una parte dei circoli sarà costretta a chiudere. La Federgolf deve fare comunicazione. Io riempirei giornali, radio e televisioni di golf imponendo ai circoli di fare i primi sei mesi gratuiti per i neofiti, oppure un giorno alla settimana nel quale i maestri sono a disposizione dei curiosi, senza costi. Il tesseramento libero può anche essere una buona idea perché dà al giocatore una garanzia di spesa, però quando uno inizia si chiede anche cos’ha in cambio dei 75 euro che spende».

L’ingresso della grande e moderna club house de Le Robinie

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I magnifici

Nelle foto, due buche di Gardagolf (a sinistra) e La Bagnaia, i due nuovi circoli italiani entrati a far parte dei Leading

di Roberta Vitale

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ue importanti novità nel gruppo italiano associato a The Leading Golf Courses, gruppo nato nel 1998 in Austria e oggi diffuso in 13 Paesi europei, con l’aggiunta della Turchia. Di recente sono entrate nell’associazione dei migliori circoli europei anche Gardagolf, splendido club con 27 buche a un passo dalla riva lombarda del lago di Garda,

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e La Bagnaia, resort-gioiello nel cuore della toscana, in provincia di Siena. Salgono così a sette i rappresentanti del Tricolore fra The Leading Golf Courses: quelli già inseriti nell’Associazione erano Castelconturbia, Montecchia, San Domenico, Royal Park I Roveri e Verdura e altri circoli prestigiosi sono in predicato per entrare a farvi parte. Il percorso per essere un Leading d’Europa non è comunque semplicissimo e aperto a tutti. Ci sono infatti selezioni e test da affrontare, per-

ché l’associazione nasce dall’esigenza di identificare quei club che davvero meritano una visita per giocare e per concedersi una bella giornata di relax. La scelta avviene, in base a numerosi test segreti eseguiti nel corso dell’anno, secondo molti criteri di valutazione che vanno ben oltre la perfezione del campo e la manutenzione dei green, perché chi gioca a golf cerca sì 18 buche stimolanti, ma anche enogastronomia, accoglienza, ambiente, servizi impeccabili. Non si tratta quindi di una

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THE LEADING GOLF COURSES

I migliori circoli d’Europa

sette

TUTTI I CIRCOLI ASSOCIATI AUSTRIA Colony Club Gutenhof Golf & Country Club Dachstein Tauern Golf and Sports Club Fontana Golf Eichenheim Golfclub Achensee Golfclub Adamstal Golfclub Gut Murstätten Golfclub Linz St. Florian Golfclub Seefeld-Wildmoos Golfclub Zell am See - Kaprun Golfresort Haugschlag Gut Altentann

BELGIO Royal Golf Club des Fagnes

BULGARIA Thracian Cliffs Resort Bulgaria

semplice classifica, come se ne possono trovare ovunque su Internet, spesso compilate da un pugno di giocatori: quella dei Leading Courses è invece una raccolta di dati oggettivi, tali per cui le considerazioni sul percorso incidono al 60% sulla valutazione finale, quelle su servizi e infrastruttura al 40%. Al di là dei vantaggi pratici e concreti che l’associazione a The Leading Golf Courses comporta (visibilità, prestigio, aumento del numero dei soci), dunque, il golf club insignito del “marchio” avrà sempre uno stimolo fondamentale per cercare sempre l’eccellenza.

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GERMANIA Golfclub Hamburg-Walddörfer Golf-Club Hamburg Wendlohe Hamburger Land- und Golf-Club Hittfeld Golf- und Land-Club Berlin-Wannsee Golf & Country Club Motzener See Golf- und Country Club Seddiner See Osnabrücker Golf Club Golf Club Hardenberg Golf-Club Gut-Neuenhof e.V. Golf & Country Club Elfrather Mühle Golfclub Schloss Myllendonk Golfanlage Hummelbachaue Golf Club Hanau-Wilhelmsbad Golf-Club Neuhof Golfclub Mannheim-Viernheim Golf Club St. Leon-Rot Stuttgarter Golf-Club Solitude Golfclub Schönbuch Golfclub Domäne Niederreutin Country Club Schloss Langenstein Golf Club Ulm Golf Club Würzburg Golfclub am Reichswald Golfclub Schwanhof Golf Club Am Habsberg e.V. Golf- und Land-Club Regensburg Wittelsbacher Golfclub Golf Club Schloß Klingenburg Golfclub Augsburg Golfclub München Eichenried Golf-Club Olching Golfclub Wörthsee Golfclub Beuerberg Golfclub Schloss Maxlrain

GRECIA Costa Navarino

ITALIA Gardagolf Country Club Golf Club Castelconturbia Golf Club della Montecchia La Bagnaia Resort Tuscan Living Golf Spa Royal Park I Roveri San Domenico Golf Verdura Golf & Spa Resort

LITUANIA National Golf Resort Klaipeda

PORTOGALLO Monte Rei Golf & Country Club

REPUBBLICA CECA Prosper Golf Resort Celadna

SLOVACCHIA Penati Golf Resort

SPAGNA Club de Golf Alcanada Club de Golf Bonmont Son Gual Golf

SCOZIA Turnberry

SVIZZERA Golf Club Bad Ragaz Golf Club Gstaad-Saanenland Golf Club Interlaken-Unterseen Golf Club Küssnacht am Rigi Golf Kyburg Golf Sempachersee

TURCHIA Gloria Golf Club Old Course Sueno Golf- The Pines Course

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SERIOUS GOLFERS

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Filippo Motta

Domanda amletica: ma giocare avanti serve o no?

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a discussione sui tee avanzati (forward tees) ha preso piede, oltre che nelle discussioni dei golfisti, anche sulle pagine dell’ultimo Golf & Turismo. Come là promesso, torno sul tema cercando di entrare un po’ più nello specifico e sperando di coinvolgere qualche amico, Direttore o Segretario, nella discussione. “Tee It Forward”, la campagna di PGA of America e USGA nata nel 2011 con l’intento di fare in modo che ogni golfista giochi dal tee di partenza che più gli si addice, sulla base della lunghezza del proprio drive, ha un duplice fine: diminuire i tempi di gioco, problema sentitissimo a tutti i livelli negli USA, e far più divertire il locale Domenico Golfista. Tutto è basato su una semplice tabella: tanto più lungo è il tuo drive, tanto più lungo deve essere il percorso di gioco. E viceversa. La campagna americana ha avuto un discreto successo e i due obiettivi desiderati sono stati parzialmente raggiunti. Soprattutto si è dimostrato che, effettivamente, i tempi

di gioco si sono ridotti e la soddisfazione del giocatore è aumentata. Trasportiamo ora il concetto di “Tee It Forward” in Europa e in Italia in particolare. Diversi campi continentali, specie quelli costruiti con l’intento di farvi disputare gare del Tour, hanno scelto di applicare il sistema americano. Il PGA of Catalunya, a Girona, ha creato partenze in numero tale da soddisfare la tabella riportata a destra. I commenti, sia dei gestori del percorso, sia dei giocatori scesi in campo sullo Stadium Course, sono stati entusiastici. E ci credo! Il mio Domenico Golfista, che dopo tanta fatica è sceso a 30 di hcp, ha un buon gioco corto ma è ancora un po’ carente con il drive. Ha scelto il tee a lui più adatto, fatto 18 buche, segnato qualche par e, udite udite, ha anche fatto un birdie. Si è sentito un po’ Luke Donald e, il giorno dopo, ha giocato ancora! Risultato raggiunto sia per il campo (due green fee in due giorni), sia per Domenico che si è proprio divertito.

Un’infilata di sei tee di differenti colori accanto a un lungo battitore, fotografati su una buca del percorso Rosso di Monticello (Como).

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Orbene, quanto sopra vale però solo per un giro fuori gara. E presuppone che l’architetto abbia costruito il campo tenendo presente la necessità di MOLTI battitori e non, come si faceva in passato, di soli battitori molto lunghi. Questo perché, agganciandoci anche al sistema EGA HCP System, per ogni “placca” di partenza sono sufficienti 13 metri (4 indietro e 9 avanti). Stabilito quindi che per un campo “commerciale” la pratica dei forward tees è utilissima, andiamo a vedere cosa succede – e rimaniamo in Italia, Paese delle Tante Gare – in caso di competizione ufficiale. Tralasciamo, ovviamente, le gare di alto livello giocate sul lordo, dove il field è determinato da un hcp sicuramente basso, e rimaniamo sulla classica Coppa Fragola. Primo problema: molti campi, vecchiotti, non hanno gli spazi necessari per posizionare tee avanzati, verdi per gli uomini e arancioni per le signore come previsto dalla normativa EGA e secondo quanto la stessa richiede. Il delta minimo stabilito è l’8% mentre il massimo è il 15%. Conosco tantissimi percorsi che, non so per quale ragione tecnica, abbiano scelto di piazzare questi battitori “a prescindere” dal rispetto del vantaggio minimo richiesto. Così facendo, però, siamo al gatto che si morde la coda: ho un punto di partenza in più; ho un rating assegnatomi dalla FIG (che non avrebbe dovuto concedermi dato che non arrivo all’8% minimo); ho diversi soci Under 12 o Over 70 che potrebbero utilizzare quei battitori; non ho nessuno che però, in gara (e anche fuori), li gioca. Sugli Under 12 andrebbe aperto un discorso a parte dato che una Circolare Federale di poche settimane or sono ha stabilito che, se con hcp <11,4, hanno l’obbligo di giocare dai tee avanzati verdi o, se mancanti, da quelli delle signore. Potrei scrivere un trattato sul perché trovo questa sia una flappa clamorosa. Limitiamoci dunque ai Senior over 70. Sapendo di dover scrivere queste righe, e im-

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Tee avanzati - Come scegliere la partenza Lunghezza del drive in yard (1 yard = 0,91 metri) 275 250 225 200 175 150 125 100

Lunghezza raccomandata in yard per 18 buche

possibilitato a giocare a causa di una spalla rotta, lo scorso sabato ho intervistato quasi tutti i Senior del mio Circolo. Qualcuno di loro passa gli 85! Dimostrando una conoscenza dell’argomento che francamente non mi aspettavo, mi hanno quasi tutti detto che il poco beneficio reale in termini di distanza non giustifica la perdita di colpi di vantaggio che avrebbero

6.700 - 6.900 6.200 - 6.400 5.800 - 6.000 5.200 - 5.400 4.400 - 4.600 3.500 - 3.700 2.800 - 3.000 2.100 - 2.300

utilizzando i battitori avanzati. E hanno ragione, perché il mio è uno di quei campi dove quei tee non dovrebbero neppure esserci! Discorso diverso, probabilmente, avrei potuto sentire dai soci di un campo più lungo e con maggiori spazi per i forward tees. Ma temo che anche qui, forse per ragioni psicologiche e anche perché non è facile valutare

se il vantaggio sulla lunghezza controbilanci i colpi persi, gli utilizzatori sarebbero davvero un numero ridicolo. E quindi, mi chiederete? Quindi, salvo un’attenta creazione di aree di partenza finalizzate allo scopo e un’importante politica di comunicazione e convinzione, i tee verdi non servono a nulla (in gara). E quelli arancioni? Beh… quelli ancora meno dato che gli spazi sono ancora più ristretti e che, ormai, il gioco delle signore andrebbe completamente separato da quello dei maschi per le troppe differenze di potenza che non sono risolvibili solo con una partenza avanzata! Su tutto si aggiunge, dulcis in fundo, la discussione nata tra amici golfisti su Facebook dove l’ironia su questa tipologia di partenze non è proprio mancata. Tra chi le considera utili solo per inerbire meglio i tee di gioco abituali e chi le considera una stupidaggine e basta, il migliore è stato Flavio Sais che, in modo assolutamente tranciante, ha detto che “i tee avanzati quando finisci la gara li rimetti in sacca”. Strepitosa sintesi!

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Nel numero precedente avevamo esaminato la situazione generale dei driving range italiani e sentito i responsabili di tre strutture, in Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna. In questa seconda parte è il turno di altre quattro, con l’aggiunta dell’elenco completo dei campi pratica italiani

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di Maurizio Bucarelli

a prima puntata della nostra inchiesta dedicata ai campi pratica ha destato interesse e curiosità. Molte le domande per sapere dove si trovano le strutture attualmente esistenti (in queste pagine pubblichiamo l’elenco completo dei campi pratica dislocati sul nostro territorio) e molti anche gli interventi in cui sono emersi buoni propositi per realizzare – o tentare di realizzare – dei campi pubblici. Come in Lombardia, dove da qualche mese il Comitato Regionale, presieduto da Carlo Borghi, si sta muovendo con il Comune di Milano. La proposta è quella bonificare un’area abbandonata sul territorio del capoluogo lombardo e dare così vita ad un campo pratica disponibile per tutti: “Abbiamo aperto un tavolo

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di discussione con il Comune – ha detto Carlo Borghi – e anche se i primi colloqui hanno fatto emergere alcuni problemi, noi non ci arrendiamo. Il futuro del golf deve necessariamente passare anche attraverso strutture aperte a tutti, come avviene in Europa, e la Lombardia, non fosse altro per il grande numero di tesserati, merita di avere uno o più impianti costruiti anche nei parchi pubblici, una soluzione che consentirebbe a tutti di avvicinarsi a questa disciplina”. Per raggiungere l’ambizioso obiettivo servono ovviamente spazi e risorse economiche e pur in un periodo non facile, la convinzione di molti è che i terreni ci sono e le risorse vanno create con operazioni di marketing. Nel numero scorso anche Costantino Rocca, da sempre sostenitore dei campi pratica, aveva sottolineato che “gli spazi per creare queste

strutture esistono, ma tocca soprattutto al mondo della politica fare qualcosa per agevolare le persone che vorrebbero impegnarsi ad investire”. Tra la politica e i privati il grande mediatore, a questo punto, dovrebbe essere la Federazione Golf e allora perché non creare all’interno della Fig una commissione che si dedichi attivamente allo studio del problema? La nostra non vuole essere una provocazione, ma semplicemente una proposta che possa servire da stimolo a chi dovrebbe preoccuparsi di accelerare la crescita del nostro golf, soprattutto in vista di un appuntamento molto importante: Rio de Janeiro 2016. In attesa di tornare sull’argomento, a seguire completiamo la nostra inchiesta con gli interventi di altri quattro campi pratica e con l’elenco completo dei driving range italiani.

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Campi pratica - Seconda puntata

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Le domande

1) Com’è andato il 2013? 2) Come funziona il rapporto con i golf club vicini? 3) Qual è il problema maggiore nella gestione del campo pratica? 4) I giovani sono in aumento o in diminuzione? 5) Quali previsioni per il futuro?

GOLF CLUB MIRASOLE È il campo promozionale del “Golf Club Le Rovedine”, ideato per tutti coloro che intendono avvicinarsi al golf. La struttura è aperta sette giorni su sette dalle ore 9 alle ore 18, con un prolungamento serale nel periodo estivo, e uno staff di dieci istruttori PGAI è sempre a disposizione per lezioni individuali e corsi collettivi di avviamento al gioco. Per accedere al campo pratica non bisogna essere soci del circolo o in possesso di tessera federale, si pagano solo l’ingresso e le palline di cui si usufruisce. Il noleggio dell’attrezzatura è compreso nel costo delle lezioni. Il campo pratica ha 60 postazioni coperte e illuminate, 40 scoperte, 9 buche executive par 27, putting green e campo approcci. RISPONDE FRANCO PIRAS 1) Pur con la crisi economica che ha colpito tutti i settori, devo dire che il 2013 si è chiuso abbastanza bene. Abbiamo lavorato per migliorare le strutture, sono stati fatti investimenti e la gente ha apprezzato questo sforzo, tanto che alla fine siamo stati premiati. Certo, non possiamo dire che questi siano anni di crescita, ma il fatto di essere ancora in piena attività e con numeri importanti significa che il nostro campo pratica è ancora un punto di riferimento per molti golfisti. E questo nonostante una politica federale che non condivido molto, come il tesseramento libero ad esempio, un’operazione politica che non ha portato nessun beneficio. Anzi. 2) Un vero e proprio rapporto tra il nostro campo pratica e i circoli vicini non esiste, anche perché la nostra è una situazione abbastanza anomala in quanto noi un vero campo da golf l’abbiamo già in casa.

3) A ben vedere non ci sono molte difficoltà a gestire un campo pratica; difficile, invece, è fare tornare i conti, anche perché il socio, giustamente, ha le sue esigenze e vorrebbe avere sempre tappeti e palline nuove. Il successo di un buon campo pratica non può comunque prescindere dalla capacità manageriale di chi lo gestisce: noi puntiamo molto sulla qualità del servizio, così come puntiamo sulla professionalità dei maestri che sono il contatto più importante con il giocatore. 4) Quando sento dire che i ragazzi non si avvicinano al golf o, peggio ancora, lo abbandonano dopo qualche anno, mi meraviglio. In linea di massima quando si perdono i soci si perdono anche i figli, ma questa è una cosa fisiologica che va combattuta con nuove iniziative e pro-

mozioni. Noi portiamo avanti una grande attività giovanile e i risultati che raccogliamo sono importanti. 5) Qualcuno dirà che sono un inguaribile ottimista, ma io il futuro lo vedo roseo e ai pessimisti vorrei ricordare il famoso proverbio che dice “Aiutati che il ciel t’aiuta”.

EASY GOLF VERONA Il campo pratica dove ha mosso i primi passi Matteo Manassero si trova nel centro di Verona, inserito in un’oasi di verde e di grande tranquillità. La struttura offre venti postazioni (anche coperte), un putting green e una zona pitch. Le cinque buche esistenti sono state ricavate nel grande giardino che avvolge la casa che ospita una club house accogliente.

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Qui sopra, l’americana Stacy Lewis sul campo pratica illuminato all’Emirates Golf Club di Dubai, negli Emirati Arabi RISPONDE NAZZARENA BRAGANTINI 1) Un 2013 infausto dove la crisi economica si è fatta sentire. In più la Federazione ci ha messo del suo con il “tesseramento libero”, una vera sciagura per chi ha un campo pratica: quest’anno le disdette sono arrivate a volontà e sappiamo bene chi dobbiamo ringraziare. 2) La nostra struttura è nata nel 1992 e abbiamo sempre avuto una buona collaborazione con tutti i circoli vicini, con cui sono state attivate delle convenzioni. Oggi abbiamo dei buonissimi rapporti di vicinato soprattutto con il Golf Verona e il Chervò San Vigilio. 3) Grandi problemi di gestione non ce ne sono. Logisticamente ci troviamo nel centro di Verona e questo ci agevola perché da noi vengono a praticare anche soci di altri circoli.

TEVERE GOLF L’Associazione Sportiva Tevere Golf di Roma sorge su un’area di circa 4.500 mq sulla sponda destra del Tevere, in località Tor di Quinto. Il campo pratica è stato costituito nel 1990 da un gruppo di appassionati golfisti con l’intento di far scoprire e avvicinare al golf il maggior numero possibile di persone. Il campo pratica del Tevere Golf ha una lunghezza di 250 metri, dispone di due pitching green, un putting green, un bunker, un percorso mini golf di 9 buche, oltre naturalmente a strutture ricettive (spogliatoi uomini e donne, segreteria, piccola club house ecc.). L’associazione si avvale inoltre di un elegante bar ristorante sul fiume, collocato nell’attiguo Centro Sportivo La Mirage.

4) Non abbiamo tanti giovani, anche perché la nostra struttura non è molto grande e questo non ci permette di fare corsi specifici.

RISPONDE PEREIRA LANIER 1) Il 2013 non è stato un buon anno, questo dovuto anche al fattore climatico. La nostra struttura si trova a Tor di Quinto e la zona, come noto, per ben due volte è stata colpita da esondazione e questo ha creato gravi danni in tutti i sensi.

5) Sono pessimista e prevedo un futuro molto duro e difficile. Mi auguro di sbagliare, ma ho paura che il 2014 sia anche peggio del 2013.

2) Il nostro rapporto di buon vicinato esisteva soprattutto con l’Arco di Costantino, ma come tutti sanno il circolo è stato chiuso e così abbiamo perso un

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importante punto di riferimento. Al momento collaboriamo con il Marco Simone, mentre con il Parco di Roma non abbiamo nessun tipo di rapporto. 3) A parte i costi di gestione, problemi veri e propri non ci sono. Certo, riuscissimo a risolvere quello legato ai vincoli sui terreni che ci impediscono quell’espansione che vorremmo, a livello di gestione sarebbe tutto molto più bello e facile. Ma questi sono altri discorsi. 4) Da noi i giovani sono in diminuzione. Che idea mi sono fatto? A mio avviso il golf ha tante regole e con il passare del tempo il bambino si stanca. Ci vorrebbero molti più maestri specializzati, capaci, oltre che insegnare il golf, anche a fare divertire i ragazzi. La stessa Federazione dovrebbe mettere in atto più promozioni aiutando così i campi pratica e i circoli. Noi cerchiamo di attirare i ragazzi facendogli pagare quasi niente, ma questo non basta. 5) Previsioni per il futuro? Ovviamente ci auguriamo un aumento di soci, ma l’inizio della stagione, con la nuova esondazione di febbraio, non ci ha dato certo una mano. Abbiamo subito danni importanti alla struttura e adesso siamo costretti a ricominciare tutto da capo.

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Gli impianti italiani per allenarsi e imparare a giocare CAMPI Abano Acquapendente Agrigolf Airone Alba Alghero Alisei Alpe della Luna Altogarda Ancora Aprica Orobie Avezzano Avio Badiola Bari Palese Barialto Bassano Benessere Borgo Machetto Bosco Boves Break Point Brescia Brolo Ca’ Del Moro Ca’ Laura Caldese Capanne Casalpalocco Caselli Cassino Castel del Monte Castellina Castello Cast. di Freudenstein Cavriglia Centanni Cesena Cesenatico Chia Chieri Cingoli Città di Jesi Coccaro Colli Euganei Colonnella Colonnetti Comogolf

INDIRIZZO Via Carabinieri S.N.C. Strada Prov.le Campo Morino, Snc Viale Sabatucci, 118 Strada Casalmoro 20 Via San Rocco 1 Localita’ Arenosu, 1 Via Spirito Santo, 30 Via Taramone, 2 Loc. San Tomaso Via Armando Diaz, 122 Corso Roma, 150 Via Ugo De Tiberis, 10 Contrada Piane 10 Loc. Badiola Via Michele Mitolo, 13 S.S. 100 Km. 18 Via Lanzarini 15 S.P.2 Crema Vailate - Località Fiumicella Via Grezze - Località Machetto Via Madonna Della Salute, 7 Via Degli Angeli, 3 Località Maso Grillo, 4 Via Stretta, 48 Via Campesana, 30 Loc. Casa Corvi Via Cristina, 70 Voc. Caldese Di Celle Via Aurelia, Km 273 Via Niceneto, 2/4 Sp 35 S.Vito Normanni/Specchiolla C.Da Caselli Sn Via Solfegna Cantoni Snc Via Castel Del Monte Km 9,900-Loc. Tenta Cascina Castellina, 1 Palazzo Rossi - Castello Delle Forme Via Matschatscher, 6 - Strada Del Vino Localita’ Valle Del Pero Via Di Centanni, 8 Via Vicinale Pisignano, 1855 Via Canale Bonificazione, 122 Via Belvedere Snc - C/O Hotel Spartivento Via Pirandello Snc Via Botontano, 61 - Agriturismo Fatt. Castiglioni Via Del Vecchio Zuccherificio, 1 Contrada Coccaro Sn Via Monteortone 46 Contrada Civita Via M. Panetti, 30 Via Alla Cava, 3

CITTÀ Abano Terme Acquapendente Civitanova Castelgoffredo Alba Alghero Pietrasanta Borgo Pace Riva Del Garda Meolo Aprica Avezzano Montegiorgio Castiglione Della Pescaia Bari Casamassima Romano D’ezzelino Torlino Desenzano Oderzo Boves Pergine Valsugana Brescia Bassano Pontremoli Mesola Citta’ Di Castello Bibbona Roma Carovigno Frosinone Andria Cornovecchio Marsciano Appiano Cavriglia Bagno A Ripoli Martorano Di Cesena Cesenatico Domus De Maria Chieri Cingoli Jesi Fasano Teolo Colonnella Torino Luisago

PROVINCE PD VT MC MN CU SS LU PU TN VE SO AQ AP GR BA BA VI CR BS TV CN TN BS VI MS FE PG LI RM BR FR BA LO PG BZ BI FI FC FC CA TO MC AT BR PD TE TO CO

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Gli impianti italiani per allenarsi e imparare a giocare CAMPI Conegliano Corradina Cri Cri Ctl3 Cus Genova Cus Napoli Cus Parma Cus Pisa Daunia Disio Easy Golf Esse Fattoria Faula Fermata Fossadalbero Fragole Frosinone Gardanella Garden Gardena Garessio Garfagnana Giardino Giotto Giulianova Golf in Milano Golf Indoor Golf Village Grotte Grugliasco Gubbio Harbour Hermitage I Carpini I Galletti Idea Verde Il Casale Imola Grifone Imola Zolino Incontro Ispra Ivrea Junior L’Abbadia La Castelluccia La Mandria Laghetto Lago Salasco

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INDIRIZZO Via Colvendrame 58/A Loc. Corradina Via Regina Elena 73 Via Cattaneo Via Degli Anemoni - Quarto Alto Via Cupa Del Poligono, 6 V.Le Usberti 95 Via Chiarugi, 5 T.S.Lucia-Cont. Posta Tuori-Ss 89 Km 180 Contrada Scacciaiazzo, 79 Via Sogare, 13 Via Palmiro Togliatti Via Monterampino, 6 Via Casali Faula, 5 - Località Ravosa Via Bolla, 2 Via Chiorboli 366 Strada Pedaggio Vecchio, 90 Via Termini D’alatri, 43 Via Grandi, 46 Via Jenner 40 Via Petlin 31 Via Garibaldi 22 Loc. Braccicorti - Pontecosi S.S. 468 Motta, 39 Loc. Sardinia - Via Del Tiglio 143 Contrada Colle Cacio Snc - C/O Fattoria Via A. Corelli, 136 Via Fausto Radici, 1 Viale Scarfiotti - Sp 100 - Km 4,65 Via Sandro Pertini Strada Del Gerbido 97 Via Linosa 12 Via Cascina Bellaria-San Siro Località Biodola, 1 Strada Della Chiesa, 60 Strada Del Commendone, 90 Via S. Francesco, 17 C/O Agriturismo Il Casale - Contrada La Pesca, 5 Via Piratello 21 Via Maria Zanotti, 22 Via Martiri 162 Via Esperia, 467 Via Dei Cappuccini Snc Via Xx Settembre 65/A Loc. La Badia, 14/A Via G. A. Provana Snc Via A. De Gasperi Snc Via Lombardia, 2 Via Per Crova

CITTÀ Refrontolo Legnago Rivisondoli Carnate Genova Napoli Parma Pisa San Giovanni Rotondo Marsala Verona Torrita Di Siena Reggio Povoletto Spinetta Marengo Fossadalbero Castiglione Frosinone Peschiera Genova Ortisei Garessio Pieve Fosciana Carpi Calcinaia Mosciano Milano Mozzo Porto Recanati San Donato Val Di Comino Grugliasco Gubbio Milano Portoferraio Nole Grosseto Olgiate Olona Posta Fibreno Imola Imola Romagnano Ispra Ivrea Perugia Colle Di Val D’elsa Roma Druento Peschiera Borromeo Salasco

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Nel grafico, la crescita degli impianti italiani, nelle due categorie dei golf club e dei campi pratica

GOLF CLUB PONTE CERVO di Roberto Lanza

A Biella, distante pochi minuti dalla centralissima via Italia e sito nell’area del parco fluviale che divide in due la città, è sorto nel 2010 il Golf Club Ponte Cervo, ultimo nato dei circoli biellesi affiliati alla Federgolf. La piccola provincia di Biella propone un’offerta molto variegata per gli appassionati con le prestigiose 18 buche de Le Betulle, due percorsi da 9 buche a Cavaglià (che nel corso dell’anno verranno portate a 18) e Cossato (Living Garden) e un 5 buche a Cerrione (Tenuta Castello). Il Gc Ponte Cervo è un campo pratica a gestito dalla famiglia Saja con 8 postazioni coperte, 8 scoperte, putting green, ampia area approcci con bunker e club house con spogliatoi e docce.

Come sono i rapporti con i club golfistici vicini/della zona? «Con alcuni campi sono ottimi sia nel Biellese che nel Canavese e nel Novarese tanto che, nel reciproco interesse, abbiamo stipulato buone convenzioni a favore dei nostri tesserati. Con qualche altro circolo i rapporti sono invece inesistenti».

Com’è andato il 2013? «Direi bene, secondo le previsioni, con un leggero incremento dei giocatori – spiega il presidente Roberto Saja, papà dell’ex nazionale azzurra Benedetta -. Grazie alle nostre “promozioni” diverse persone si sono avvicinate al golf e la maggior parte ha continuato a praticare presso il nostro campo pratica. Come credo tutti i circoli abbiamo nuovi giocatori che vengono da altri campi mentre altri che erano iscritti da noi vanno a giocare presso altre strutture. Il nostro scopo è quello di creare una scuola di golf di ottimo livello e formare nuovi giocatori e sembra che ci stiamo riuscendo».

I giovani sono in aumento o in diminuzione? «Per noi sono in aumento anche perché la nostra scuola di golf è diretta a tutti ma soprattutto ai giovani».

Qual è il problema maggiore nella gestione del campo pratica? «Direi che non ci sono particolari ostacoli. Occorre tanto impegno, disponibilità ed entusiasmo se si vogliono fare le cose bene. Forse la difficoltà maggiore si trova nelle leggi che regolano l’attività delle associazioni e società sportive che purtroppo non sono molto chiare e come spesso capita devono essere interpretate».

Quali previsioni per futuro? «Continuare per la strada che abbiamo iniziato e migliorare sempre di più la nostra scuola di golf con attrezzature nuove e corsi di aggiornamento per chi insegna. L’obiettivo è organizzare corsi per neofiti e potenziare i nostri corsi già esistenti per il club dei giovani e per i nostri ragazzi della squadra agonistica che cominciano ad ottenere buoni risultati».

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Gli impianti italiani per allenarsi e imparare a giocare CAMPI Lazzate Life Club Lupa Madesimo Maggiolino Marchesa Marco Polo Maremma Marigola Mediolanum Mia Mirabell Miramonti Asiago Mirasole Montaldo Mondovì Montecampione Montegiove Monza Monzeglio Mora Bianca New Country Nogherazza Noghere Orbassano Orsini Ortì Pantelleria Paradisetto Parma Passo Monte Croce Pian del Colle Pievaccia Poli Ponte Cervo Porto San Paolo Prato Nevoso Presolana Primule Prossima Quarrata Quellenhof Real Sporting Golf Club Reggio Emilia Romita Roncegno Rubiera Rudis Salerno San Siro

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INDIRIZZO Via Vittorio Emanuele, 150 Via Cannetacci, 50 Via Cassola di Sopra, 22 Via Mater, 8 Via G. Molteni, 42 Via Per Concordia, 46/2 Via Luigino De Nadai, 30 Strada Delle Vedove Snc Via Biaggini, 5 Via Generale G. Govone, 67 Via Croce, 7 Hans-Von-Perthaler Str. 11 Via Kaberlaba, 5 Via Karl Marx, 16 Via San Salvatore - Località Pul Via Panoramica 71 -loc. Montecampione Via Forcolo 26 Via G. Falcone 15 Via Mongini, 919 Via Bellini, 11 Località Castiglione, 191 Via Gresane 78 Via Valentini, 5 Strada Stupinigi, 80 Via Buozzi, 4/C Via Municipio, 32 Loc. Sibì Loc. Paradiso Strada Martinella, 328/A Via S. Giuseppe, 55 Loc. Pian Del Colle Via Dei Brogi - Località Pievaccia Strada Morane, 361 Via Bora Snc Via Del Corallo, 4 Via Corona Boreale, 1 Loc. Prati Mini Snc Strada Prov. N.90 Per Rondissone Via Prostima, 2 Via Orazio Ceccarelli 375 Località Bar Via Passiria, 47 Via Liciao Giorgieri (via Aurelia Km 9,500) 50 Via Garcia Lorca 5 Via Della Romita, 11 Via Ferme Snc Via Sant’Agata 14 Contr.Trifana-Vecchia Casarano-Taviano Via Litoranea - Località Picciola Piazzale dello Sport, 12

CITTÀ Lazzate Mentana Castelfranco Madesimo Roma Mirandola Vittorio Veneto Grosseto Lerici Milano Camerata Olang Valdaora Asiago Noverasco Di Opera Montaldo Di Mondovi’ Artogne Fano Muggio’ Ispra Assemini Asti Belluno Santa Lucia Orbassano Peschiera Orti Scauri Siculo Pantelleria Peschiera Vigatto Sesto Bardonecchia Monsummano Modena Biella Loiri Porto San Paolo Prato Nevoso Clusone Mazze’ Castel Di Casio Quarrata St. Martin In Passiria Roma Reggio Emilia Terni Roncegno Rubiera Melissano Pontecagnano Faiano Milano

PROVINCE MI RM MO SO RM MO TV GR SP MI AN BZ VI MI CN BS PU MI VA CA AT BL TV TO MI RC TP VR PR BZ TO PT MO BI OT CN BG TO PT PT BZ RM RE TR TN RE LE SA MI

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Campi pratica - Seconda puntata San Vito Santa Maria Maggiore Sarzana Sassari Savigliano Serenissima Settimo Sibilla Siepelunga Simon’s Green Sinis Sodole Tartaruga Tauriana Tenuta Castello Terni Tevere Tiber Ticino Torre Touristgolf Tuscany Val d’Ayas Val di Fassa Val Venosta Valle d’Aosta Valle Umbra Vallugola Valpescara Varvarusa Vicopelago Vigne della Duchessa Villa Ca’ Vendri Villa Garziere Villa Schiarino Villafranca Vipiteno Virginia Viterbo Z’Makana

Via Marta Lodi 2/C Piazza Risorgimento, 4 Via Tavolara Via Rockefeller, 59 Via Solerette, 11 Via Serenissima N°34 Strada Cebrosa, 166 Via San Marco, 30 Via Siepelunga, 56/4 Via Paolo Monelli Snc / Via Di Casal Boccone Snc Viale Repubblica, Via Delle Sodole, 1 Via Vicinale Vistorta, 14 Contrada Fraca’ Via Liberta’, 34 Via Sersimone, 2 Via Del Baiardo, 390 Via Del Mare, 1050 Via Sora, 20 Strada Cagli Pergola, 126/A Via Morsano, 81 Strada Provinciale Del Bozzone Loc. Villy - Fraz. Champoluc Via Dolomiti 33 Via Mercato 8 Loc. Aeroporto Localita’ Ponte Custode Strada Panoramica Via Treste Frazione Valle, Località Varvarusa Loc. Vicopelago Via Ca’ Vecchia, 84 Via Pantheon, 86-88 Via Garziere, 61 Strada S. Maddalena 7/9 Loc. Pozzomoretto, 34 Piazza Citta 3 Via A. De Gasperi, 20/B Strada Valore Snc Via di Chiesa Vecchia Snc

Gaggiano Santa Maria Maggiore Sarzana Sassari Savigliano Brescia Settimo Torinese Petriolo Bologna Roma Oristano Pontedera Cordignano Palmi Cerrione Terni Roma Roma Pavia Cagli Mortegliano Braccagni Ayas Canazei Prato Allo Stelvio Saint Christophe Spello Fiorenzuola Di Focara Brecciarola Di Cheti Filignano Lucca Soliera Verona Santorso Porto Mantovano Villafranca Di Verona Vipiteno Appiano Gentile Viterbo Macugnaga

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Veneto docet

Idee concrete, consorzi, sinergie, investimenti, mecenati: con queste armi, nell’area veneta il nostro sport sta resistendo discretamente alla crisi. Proviamo insieme a capire perchÊ...

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In questa foto, la discreta e inconfondibile sagoma della clubhouse del circolo veronese di Sommacampagna, una fra le più belle d’Italia.

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Nella zona occidentale del Lido, agli Alberoni, si estende il celebre campo del Golf Club Venezia, il più antico del Veneto

P

di Isabella Calogero rendete un Comitato Regionale con un presidente che arriva da un’esperienza pluridecennale nel mondo del calcio e che crede nella distruzione creativa di stampo schumpeteriano; aggiungete tre mecenati con una profonda passione per il golf, spruzzate il tutto con un goccio di attenzione per la promozione e per il turismo e infine amalgamate gli ingredienti facendo ben attenzione a non creare inutili individualismi et voilà, eccovi servita su un piatto d’argento la giusta ricetta del recente successo del golf veneto. Quarantacinque strutture affiliate, 8.719 tesserati (di cui il 5 per cento sono under 12), un tasso di incremento dello 0,88 per cento del numero dei giocatori nel primo quadrimestre 2014 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: il Veneto, come la sua gente, ama far parlare i fatti. E ha un presidente del Comitato Regionale, quello Stefano Mazzi la cui famiglia per decenni è stata legata indissolubilmente al Verona calcio che, oltre a fare, ama anche parlare: “Voglio essere ottimista – spiega al telefono - e credo che un’occasione così non ricapiterà più. Voglio dire: la crisi economica che stiamo vivendo potrebbe essere la giusta spinta per una forte ripartenza, perché obbliga tutti a inventarsi la migliore delle gestioni possibili. Guardate al Veneto di qualche anno fa: la Regione era lacerata da rivalità e individualismi, si era persino giunti al commissariamento del nostro comitato. Oggi quel tipo di atteggiamento dannoso e limitativo non

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è più neppure lontanamente ipotizzabile, perché se i club avessero continuato imperterriti su quella strada, avrebbero già chiuso i battenti. Laddove prima si criticava, oggi invece si preferisce costruire e quegli stessi circoli che fino a qualche anno fa erano sul piede di guerra, oggi si sono di fatto consorziati”. Due sono infatti i consorzi che vedono i circoli veneti indiscussi protagonisti: il primo è il cosiddetto Top Ten, che unisce dieci dei migliori club della zona (Asolo, Cà della Nave, Castelfranco Veneto, Colli Berici, Frassanelle, Montecchia, Padova, Venezia, Verona e Villa Condulmer) e che, se da un lato garantisce importanti politiche scontistiche sui green fee nei confronti di tutti i soci dei suddetti sodalizi, dall’altro, invece, ha iniziato ad applicare per la prima volta una totale chiusura nei confronti di quelli che oggi vengono definiti “i golfisti itineranti”. Ma non solo: i top ten condividono anche macchinari, costi per le palline dei campi pratica e politiche legate al turismo. Il secondo consorzio è quello collegato al bacino del Lago di Garda che naturalmente include anche diversi club lombardi: in questo caso i dieci percorsi coinvolti hanno preferito lavorare su un progetto a lunga scadenza per porre l’attenzione su una vera e propria promozione turistica del territorio. È evidente a questo punto che il turismo è uno dei must del Veneto golfistico: non a caso nel 2012 la Regione è stata votata come Best Golf Destination nel corso dell’International Golf Travel Market, la massima manifestazione fieristica del settore. Un riconoscimento, questo, che ha avuto il merito di fornire una spinta ulteriore al movimento: Stefano Mazzi,

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La buca 9 del Golf Club Cà della Nave, percorso disegnato da Arnold Palmer e collocato nell’entroterra veneziano i suoi consiglieri e i presidenti dei circoli stanno infatti lavorando a un opuscolo dal nome altisonante, “Veneto’s Leading Golf Courses”, da presentare il prossimo mese di ottobre a Villa Erba nel corso dell’edizione 2014 dell’ITGM. Il messaggio che si vuole recapitare ai viaggiatori è chiaro: venite pure nella nostra Regione per l’arte, la buona tavola, lo shopping, ma ricordatevi che c’è qualcosa di più: c’è anche molto golf da giocare. Allargamento del bacino da cui pescare nuovi giocatori: questo dunque il motore dietro il recente successo golfistico del Veneto. Viaggiatori esteri, soci di club, ma soprattutto giovani, anzi giovanissimi: nel nord est si lavora incessantemente su questi tre aspetti attraverso promozione, politica del territorio e coordinamento con le amministrazioni turistiche locali. Il recente contesto positivo ha inoltre avuto il merito di convincere imprenditori qualificati a investire tempo, denaro e passione nel golf, con il risultato che il Veneto si sta velocemente proiettando in cima alla graduatoria delle regioni italiane più meritevoli. Paolo Casati, Alberto Ferrari (nel box di queste pagine una sua intervista) e Irene Gemmo sono i tre “mecenati” che con le loro risorse e potenzialità recentemente non solo hanno aiutato tre realtà golfistiche importanti come Frassanelle, Colli Berici e Asiago, ma che con il loro intervento hanno anche saputo valorizzare il territorio circostante. Esemplare il caso del golf di Asiago, dove tutta la zona dell’Altopiano ha potuto beneficiare del turismo e dei crescenti incoming legati al golf: con il totale consenso delle amministrazioni turistiche locali (e del sindaco, che nel frattem-

po si è appassionato al nostro gioco), la famiglia Gemmo ha infatti da una parte ampliato il percorso da 9 a 18 buche, incrementando notevolmente il numero di soci (oggi sono circa 350 (con oltre 60 ragazzini che animano il Club dei Giovani tutto l’anno), dall’altra ha costruito un elegante boutique hotel nel quale convogliare una fetta del nuovo turismo golfistico in arrivo (sono circa 25.000 i passaggi annuali sul campo con 10.000 green fee staccati nei sei mesi di praticabilità del percorso, da maggio a ottobre). Sull’onda di questi numeri in crescita, altri dieci alberghi si sono immediatamente fidelizzati con il golf club e con loro collaborano e guadagnano anche ristoranti e negozi della zona. Ma non è tutto, perché il percorso di golf lavora a pieno regime anche nel corso dell’inverno essendo stato intelligentemente riciclato come una delle sedi della Coppa del Mondo di sci di fondo. Risultato: il golf ad Asiago sta riscuotendo così tanto successo che si sta addirittura pensando di costruire altre 9 buche. Se ne sono salvate invece addirittura 18 a Frassanelle con l’arrivo di Paolo Casati, già presidente nel limitrofo club de La Montecchia. I conti del club non tornavano, anzi, sarebbero andati in un profondo rosso se la passata amministrazione non avesse ridotto al minimo gli interventi sul campo generando però in questo modo disappunto tra i soci e gli ospiti: per questo l’imprenditore veneto ha deciso di rilevare il 60% dell’attività sportiva, inventandosi di fatto una sinergia tra i due club fino a poco tempo fa del tutto impensabile e importando a Frassanelle il sistema già adottato (e con successo) dodici chilometri più in là, a Selvazzano.

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48 INTERVISTA CON ALBERTO FERRARI – PRESIDENTE DEL GOLF COLLI BERICI

IL CALCIO? MEGLIO IL GOLF Caso più unico che raro in Italia, Alberto Ferrari è un uomo che quando ha dovuto scegliere tra il calcio e il golf, incredibilmente ha preferito quest’ultimo. Rinomato imprenditore nel settore farmaceutico e in quello delle materie plastiche, Ferrari è stato vicepresidente del Vicenza Calcio per sette stagioni, dal 1997 al 2004, ma dieci anni fa ha scelto di investire le sue energie (e i suoi euro) nei green vellutati di Colli Berici, piuttosto che nel mercato del pallone. Come già il presidente del Comitato Regionale Veneto Stefano Mazzi, la cui famiglia per decenni è stata legata alla squadra del Verona, anche Ferrari ha preferito abbandonare il mondo del calcio, perché, racconta, “nel golf, che è uno sport di valori, si può far bene; nel pallone è quasi impossibile, soprattutto nel nostro Paese dove non esiste una vera mentalità sportiva. ” Normalmente schivo e assai riservato, questo imprenditore con il pallino per lo sport (vanta un handicap EGA di 6,5 colpi) dal 2004 si è gettato anima e corpo nel salvataggio del suo club, quel Colli Berici dai cui fairway ondulati può ammirare in lontananza le sue aziende: “Diciamo che più che con la testa dell’imprenditore, ho ragionato con il cuore dell’appassionato. All’epoca il golf rischiava il fallimento, la liquidazione: non potevo permettere che a Vicenza si perdesse una risorsa così importante, che per altro rappresentava anche uno sfogo e un punto di riferimento importante per me e la mia famiglia”. E quindi? “Abbiamo rilevato sia il 70% della parte immobiliare, sia la maggioranza di quella sportiva; subito dopo abbiamo rischiato

con un investimento significativo, prima ripianando un debito importante che il circolo aveva contratto con le banche, quindi dedicandoci al rifacimento delle infrastrutture, soprattutto della club house. Ora, con il club che vanta all’incirca trecento soci e con l’organizzazione di un evento dell’Alps Tour ormai alle spalle, siamo pronti per un piccolo nuovo design del percorso”. In che senso? “Vorrei che Colli Berici diventasse, per così dire, un percorso più… turistico, cioè tecnicamente più abbordabile per chi lo affronta la prima volta. Oggi come oggi, trovo che siano ancora troppo numerose le buche cieche: ecco, siccome c’è la possibilità di modificarle e di allargare alcuni fairway, mi piacerebbe affrontare quest’altra sfida”. Non le fa paura quest’ennesima avventura? “Sarei un bugiardo se le dicessi di no, ma sento che se mi fermassi ora, sarei a metà dell’opera che ho iniziato dieci anni fa. E invece io la voglio portare a conclusione”. Il suo circolo ha aderito ai consorzi Top Ten e Lago di Garda: soddisfatto? “C’è voluto un anno per riuscire a organizzare il tutto, per cui in definitiva il lavoro vero sta partendo solo ora. Diciamo che sono molto ottimista: è giusto veicolare il turismo attraverso un certo numero di circoli che operano in sinergia. Dobbiamo essere capaci di abbinare alle tante potenzialità del Veneto anche quella del golf: questa è la vera sfida”.

Una buca del Golf Club Asolo, bel 27 buche a Cavaso del Tomba (Treviso), che compirà 20 anni nel 2015

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Le regioni del golf - Veneto Lo stesso Casati qualche anno prima aveva già rilevato la proprietà del Golf della Montecchia dal gruppo Boscolo Hotels che, con le prime avvisaglie della crisi alberghiera, oltre a ridurre progressivamente la manutenzione del campo, aveva proposto di convertire gran parte dell’attuale club house in albergo, trasferendo tutti i soci in un’area di risulta. Attenzione ai costi, dunque, ma soprattutto un occhio di riguardo verso i giovani: solo a Montecchia sono oltre un centinaio gli under 14 tesserati presso il circolo, che di fatto per loro ha pensato e creato un’Academy ricca di eccellenze tecniche che sta sfornando talenti a livello internaziona-

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le. Un nome su tutti? Quello di Guido Migliozzi. Risultato: portati i ragazzi al club, si appassionano rapidamente al gioco e quindi sono loro con il tipico entusiasmo giovanile a convincere i genitori ad associarsi. “E’ un lavoro – spiega Mazzi - in cui è necessario seminare a lungo e attendere i risultati senza mai fermarsi, perché, solo molto tempo dopo, se si avrà avuta la giusta pazienza, si potranno raccogliere i frutti sperati”. Morale: se è vero che il golf crea passione, le grandi crisi di solito producono grandi idee; sommate il tutto e si otterranno grandi cose. Veneto docet.

In alto, lo splendore di Villa Condulmer e qui sopra la grande club house di Padova, arrivato al traguardo dei 50 anni

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Mauro Guerrini durante una premiazione all’Olgiata

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I N T E R V I S TA Mauro Guerrini

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L’ammiraglio dell’Olgiata Ritratto di uno dei grandi direttori di circolo italiani. Viterbese, classe 1954, Guerrini ci racconta la sua storia nel golf iniziata con le prime esperienze ai piedi del Monte Bianco (13 estati con il Courmayeur et Grandes Jorasses) e alla Pinetina. Da qui, nel 1983 poi è tornato verso casa per guidare, uno dopo l’altro, i principali circoli romani: Acquasanta, Marco Simone, Parco di Roma e Olgiata, il golf club della Capitale che può vantare il maggior numero di soci di Roberto Zoldan

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n grande circolo della capitale visto dal ponte di comando. Pilotare la gestione dell’Olgiata: nella Galleria dei direttori con il grado di ammiraglio entra Mauro Guerrini, viterbese, classe 1954, laurea in archeologia, dal 1970 dietro la scrivania di piccole (Courmayeur) e grandi club house (Pinetina, Acquasanta, Marco Simone). L’Olgiata Golf Club fu fondato come Circolo Golf Olgiata all’inizio degli anni ‘60 inserito in una edge city di modello americano, lungo la Cassia dopo la tomba di Nerone e il bivio per Bracciano. Vivere nel verde e fare sport, avere una casa in campagna con i servizi della città, non isolata ma inserita in una vita sociale. Un sogno che colpì in quegli anni chi guardava con invidia al mito del barbecue. Nacque così una delle prime città-satelliti con case e ville attorno al percorso di golf, 27 buche moderne, 18 Ovest più 9 Est, tecnicamente tutte valide, su disegno dell’inglese G.Kenneth Cotton, ristilizzate nel 1996 dall’americano Jim Fazio e rivedute pochi anni fa con un nuovo, splendido restyling dello stesso architetto. Progetto della medesima società che a Carimate, in provincia di Como, stava sviluppando un identico complesso. Attorno la grande campagna a nord della capitale, quella dell’antica Veio, città etrusca di 2.500 anni fa, i pini marittimi, le fattorie della razza equina Dormello-Olgiata, la famiglia dei grandi galoppatori Nearco, Tenerani e Ribot, allevato da Federico Tesio e montato dal mitico Enrico Camici. I seniores di tutta Italia ricorderanno. Racconta Mauro Guerrini: “Passano gli anni e l’attività sportiva non era più funzionale al complesso abitativo ormai

completato e la struttura fu messa in vendita. Era il 1980, la nuova società mise a frutto l’investimento e, prima in Italia, trasformò i soci in azionisti. Fu un successo favorito dal momento d’espansione (grande per i nostri parametri) che il golf stava attraversando in Italia. “La compagine sociale che prima era costituita per la maggior parte da note famiglie romane fu sostituita da un ceto borghese di industriali, professionisti, commercianti; la gestione subì una svolta, da impianto al servizio di un’iniziativa immobiliare il club si trasformò in un impianto di servizio autonomo, con gestione economica attenta, senza dimenticare l’aspetto agonistico che portò il percorso ad ospitare gare prestigiose”. È in questo periodo che Mauro Guerrini arriva all’Olgiata dopo 13 estati passate all’ombra delle Grandes Jorasses e dopo tre anni (1980-1983) alla guida del Golf Club La Pinetina di Appiano Gentile dove maturò la sua prima vera esperienza di segretario-direttore. “Il momento non era facile, c’era aria di grandi cambiamenti. La Fig acquistava sempre più importanza, cresceva il bisogno di coordinamento delle attività sportive. L’Olgiata aveva uno splendido percorso, eccellenti bar e ristorante, una bella e grande club house con oltre mille soci tra frequentatori e golfisti praticanti, il più alto numero di adesioni di qualsiasi altro circolo d’Italia. Da una saggia gestione di bilancio si passò alla gestione aziendale. “Ora il budget annuo si aggira sui 5-6 milioni, un occhio sempre attento alle uscite ma anche al miglioramento dei servizi esistenti e alle nuove offerte; gli spogliatoi si sono dotati di sauna, è stata realizzata una splendida palestra, il campo pratica ha una tee line ultra tecnologica, le dotazioni

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Nelle foto, due scorci dell’Olgiata, il cui percorso principale di 18 buche ha subito di recente un magnifico restyling, e un’altra immagine di Mauro Guerrini

del caddie master sono molto migliorate, il giorno di chiusura è stato abolito. Grazie ai miglioramenti e alla costante cura del proprio patrimonio il circolo ha oltre 900 soci giocatori, 150 frequentatori e circa 50 ordinari tra juniores e allievi”. Alle spalle una storia gloriosa: all’Olgiata (1968 e 1984) si tengono due edizioni del campionato del mondo professionisti a squadre e, negli anni, due Open d’Italia e quattro Open femminili. Dal 1976 al 2013 il medagliere si arricchisce di venti titoli, l’anno scorso nel campionato nazionale pulcini trionfò Andrea Romano e nel campionato nazionale femminile match-play vinse Barbara Borin. Due giovani eroi del circolo. L’informatica favorì la gestione dell’attività sportiva e la contabilità, si mise a punto l’aggiornamento quotidiano del flusso di cassa, il monitor del direttore sempre accesso sulla vita del grande circolo. “Dalle lunghe serate passate a scrivere a mano i risultati delle gare”, ricorda Guerrini “per registrare con matita le variazioni di hcp, stabilire gli orari di partenza tenendo conto delle esigenze degli iscritti, le sofferte ammonizioni, si arrivò a mettere a punto la macchina di oggi. Invariato il rapporto umano tra il Socio e il Direttore/Segretario: chi

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dirige è punto di riferimento per le grandezze e le fragilità del golfista, il suo volto deve essere l’immagine rassicurante dell’efficienza. Il buon rapporto è un aspetto importante del nostro lavoro e può sedare malumori e conflitti. In un’attività di servizio complessa com’è quella di un club di golf i rapporti corretti sono alla base del successo che esige sempre cortesia, buona educazione umana e sportiva e rigore a difesa della dignità di tutti”. Guerrini fa una carrellata sui personaggi che ha incontrato nella sua lunga carriera. A Courmayeur il presidente conte Franco Gilberti, signore di antico stampo, arrivava al circolo prima dell’apertura del bar e doveva aspettare sbuffando per il caffè. “Mi feci spiegare come si accendeva la macchina (non era ancora arrivato in Italia George Clooney) e gli facevo trovare ogni giorno il caffè pronto”, ricorda Guerrini. “Continuammo così per molte estati a prendere il caffè da soli e lui mi raccontava le imprese di caccia, le bellezze di quelle montagne che frequentava da ragazzino, la vita di cervi e stambecchi, il carattere chiuso ma generoso della gente e cento altre meraviglie alpine. Raccontando riviveva mille emozioni tra forre e cenge come viveva quelle sul fairway. Degli anni alla Pinetina (mi ero appena sposato)

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I N T E R V I S TA Mauro Guerrini

ricordo la vice presidente del circolo, un’imprenditrice romana trapiantata al nord, Maria Runci, donna di carattere che mi insegnò i fondametali della gestione aziendale. “L’approdo all’Olgiata fu una casualità. Rientrato dal campo trovai in ufficio il presidente del circolo Aldo Cosmacini con Mario Croce, presidente dell’Olgiata. Scambiammo qualche parola, gli dissi per caso che ero romano. Dopo qualche giorno mi telefonò Giulio Cavalsani, un grande saggio dei segretari di golf e factotum di Punta Ala. Mi disse che Mario Croce aveva avuto una buona impressione di me e che potevo chiamarlo per parlare con lui del mio passaggio al grande circolo. C’era la possibilità di tornare a casa. Arrivato nel 1984, qui rimasi fino al 1990. Entrai in una grande scuola di vita golfistica con presidenti come Mario Croce, Teseo Sirolli Mendaro e attualmente Andrea Pischiutta, incontrai belle figure di soci e tra loro giuristi, grandi medici, imprenditori, gente che amava il golf soltanto come sport. Attorno avevo sempre ottimi collaboratori, ricchi di quella ‘romanità’ che quando è eccellente lo è anche sul fairway. E in campo-pratica c’era Ugo Grappasonni, maestro titolare, figura aggregante e inappuntabile, punto di riferimento per tutti noi”. Dal 1991 al 1996 Mauro Guerrini è nella società Golfitalia

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come direttore esperto in manutenzione di aree verdi. Poi al Marco Simone, l’impegnativo resort di Laura Biagiotti a Guidonia. Dal ’99 al 2001 è direttore al Circolo di Golf di Roma, alias Acquasanta, sull’Appia Nuova, fondato nel 1903. Dopo due anni passa al Parco di Roma e infine dal 2003 è di nuovo all’Olgiata. Direttore Guerrini, parliamo del golf di oggi. “Le speranze di crescita degli anni ’90 si sono dissolte, i costi fissi sono sempre alti, gli impianti costruiti senza vera domanda di players sono in crisi, una crisi complicata anche dalla depressione che ci flagella e che ha eroso disponibilità e investimenti. Da qualche anno anche il numero dei praticanti è diminuito, qualche circolo è stato costretto a chiudere. Credo siano necessarie nuove politiche gestionali, anche per i grandi club. Si dovrebbero offrire ai soci più servizi allo stesso costo-quota, come i gemellaggi tra circoli, o servizi capaci di creare reddito al fine di non contare soltanto sulla quota sociale che non può lievitare oltre misura. Punti fermi in questa sofferta evoluzione? I buoni rapporti interpersonali e una compagine sociale non conflittuale. Che in Italia, si sa, sarebbe una conquista preziosa. La cooperazione è la più efficace delle armi contro ogni bufera. E mille auguri a tutti”.

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GOLF E DIRITTO L’angolo giuridico

Quattro tipologie di lavoro Ecco come si configurano e come si affrontano per evitare problemi i diversi rapporti all’interno delle Associazioni Sportive Dilettantistiche, che vanno dalla subordinazione completa alla occasionalità Avv. Antonella Carbone

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i deve, per prima cosa, rilevare che i circoli di golf sono prevalentemente costituiti in forma di Associazione Sportiva Dilettantistica (ASD) ovvero in forma di Società Sportiva Dilettantistica (SSD); caratteristica comune è quella di godere, in materia di lavoro, di regimi particolari che assicurano ad esse vantaggi per quanto concerne il trattamento fiscale e le normative previdenziali ed assicurative (INPS ed INAIL). Le ASD e le SSD possono rivestire la qualifica di datori di lavoro secondo le norme di diritto comune e, quindi, intrattenere rapporti di lavoro utilizzando le varie tipologie contrattuali previste dal nostro ordinamento. Esaminando, quindi, le varie tipologie di rapporti di lavoro che possono essere instaurati tra le ASD e SSD ed i soggetti che operano all’interno di esse, possiamo individuare, quali categorie prevalentemente adoperate, le seguenti: • rapporti di lavoro subordinato • prestazioni rese a titolo gratuito • rapporti di collaborazione coordinata e continuativa • rapporti di collaborazione occasionale I – Rapporti di lavoro subordinato L’art. 2094 c.c. definisce lavoratore subordinato colui che si obbliga “mediante retribuzione a collaborare nell’impresa, prestando il proprio lavoro intellettuale

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o manuale alle dipendenze e sotto la direzione dell’imprenditore”. Elementi caratteristici del rapporto di lavoro subordinato, secondo gli indici comunemente individuati dalla giurisprudenza, sono essenzialmente: a) l’assoggettamento al potere direttivo, disciplinare e di controllo del datore di lavoro; b) l’inserimento in modo stabile nell’organizzazione aziendale; c) l’assenza di rischio in capo al prestatore di lavoro; d) la continuità della prestazione; e) l’utilizzo di strumenti di lavoro e di attrezzature di proprietà del datore di lavoro; f) l’osservanza di un orario di lavoro; g) la misura fissa della retribuzione. Si deve inizialmente premettere che non esiste una normativa specifica in tema di lavoro subordinato per le ASD e che dovranno pertanto applicarsi le generali norme di diritto comune. Tale fattispecie contrattuale potrà essere facilmente riferita, in particolare nell’ambito dei circoli, a soggetti che svolgano in modo costante attività basilari per il circolo stesso, come ad esempio il direttore e il segretario del Circolo, il personale amministrativo e di segreteria, ovvero ai soggetti addetti alla manutenzione del campo (greenkeeper), riservando invece altre tipologie contrattuali meno conservative ai collaboratori il cui impegno riveste carattere di mera occasionalità.

II – Prestazioni rese a titolo gratuito Nel nostro ordinamento, ogni prestazione economicamente valutabile si presume svolta a titolo oneroso. Tuttavia è frequente che le ASD e le SSD si avvalgano, nello svolgimento delle proprie attività istituzionali ovvero di quelle ad esse complementari o accessorie, di prestazioni rese a titolo gratuito. La giurisprudenza, infatti, da sempre riconosce, quale eccezione alla regola generale, la possibilità del lavoro gratuito quando non sottende una causa di scambio - lavoro contro retribuzione - ma una causa solidaristica la quale, ancorché non riconosciuta esplicitamente dal nostro ordinamento, sia tuttavia ritenuta meritevole di tutela ai sensi dell’art. 1322 c.c. Una particolare forma di lavoro gratuito è costituita dal “volontariato” che è connotato, oltre che da una prestazione senza corrispettivo, anche da altre caratteristiche quali la spontaneità e la personalità. L’istituto è regolato dalla legge quadro n. 266/1991 la quale, all’art. 2, comma 2, così recita: “L’attività di volontariato non può essere retribuita in alcun modo nemmeno dal beneficiario, Al volontario possono essere soltanto rimborsate dall’organizzazione di appartenenza le spese effettivamente sostenute per l’attività prestata, entro i limiti preventivamente stabiliti dalle organizzazioni stesse”. La stessa normativa tuttavia circoscrive la fruibilità di tali prestazioni solo agli enti di volontariato che perseguano le finali-

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a cura del Centro Studi Diritto Sport diretto dal Prof. Avv. Lucio Colantuoni - mail: info@csdirsport.com

tà solidaristiche di cui all’art. 2, comma 8, finalità non sempre in linea con le finalità istitutive della ASD e delle SSD. Nonostante ciò, non può escludersi che anche in tali contesti possano sussistere delle forme di lavoro gratuite, in ragione del valore sociale unanimemente riconosciuto all’attività sportiva, e dunque meritevole di tutela da parte dell’ordinamento. Occorre però, al fine di evitare sanzioni nell’ipotesi di controlli ispettivi da parte degli organi di vigilanza in materia di lavoro e di legislazione sociale - i quali potrebbero trovarsi di fronte a soggetti che svolgono astrattamente una prestazione inquadrabile come lavoro subordinato - mettere in atto alcuni accorgimenti. Innanzitutto è opportuno che il soggetto che presta gratuitamente la propria attività sia socio del circolo e che gli sia fornita una copertura assicurativa contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.

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In secondo luogo, è necessario farsi inizialmente rilasciare dal prestatore una dichiarazione nella quale egli attesti che l’attività è esercitata volontariamente ed in modo gratuito, e che viene svolta sotto la sua personale responsabilità. Si ritiene possano rientrare in questa fattispecie i marshal, gli starter, i forecaddie e in generale tutti coloro che concorrono al regolare svolgimento delle gare di Circolo. III – Prestazioni coordinate e continuative L’art. 409 n. 3 c.p.c. individua i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa come rapporti di lavoro caratterizzati da: • assenza di vincolo di subordinazione; • autonomia del lavoratore nello svolgimento dell’attività; • personalità della prestazione; • continuità e coordinamento con inserimento nell’organizzazione del committente;

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• retribuzione periodica prestabilita. La materia è stata poi regolamentata agli artt. 61-69 del D.Lgs. 279/2003 (Legge Biagi), inquadrando i co.co.co. nell’ambito del c.d. “lavoro a progetto”. Anche in questo caso, gli elementi distintivi di tale fattispecie sono quelli inizialmente individuati dall’art. 409 c.p.c.; la novella legislativa tuttavia ha imposto l’individuazione di un progetto o programma di lavoro o fasi di esso, il cui contenuto deve essere inserito in un atto scritto da cui risulti la durata - determinata o determinabile - della prestazione ed il compenso per essa corrisposto, che deve risultare proporzionato alla qualità e quantità del lavoro prestato. Ancora, tale tipologia contrattuale è stata da ultimo disciplinata dalla Legge n. 92 del 28 giugno 2012, cd. “Riforma Fornero”, il quale ha emendato il comma 1 dell’art. 61 del D. Lgs. 276/2003, stabilendo che i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa prevalentemente personale e senza vincolo di su-

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GOLF E DIRITTO L’angolo giuridico

Per risolvere il problema converrà quindi ricorrere a collaborazioni con soggetti titolari di partita I.V.A.; infatti, la medesima “Legge Fornero”, nell’intento di regolamentare tale tipologia di collaborazioni, ha introdotto nella legge Biagi l’art. 69 bis il quale prevede che le prestazioni lavorative rese da persona titolare di partita I.V.A. sono considerate rapporti di collaborazione coordinata e continuativa - salvo che sia fornita prova contraria da parte del committente - qualora ricorrano almeno due dei seguenti presupposti:

bordinazione, di cui all’articolo 409, numero 3) del codice di procedura civile, devono essere riconducibili a uno o più progetti specifici determinati dal committente e gestiti autonomamente dal collaboratore. Il progetto non può comportare lo svolgimento di compiti meramente esecutivi o ripetitivi, che possono essere individuati dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Appare quindi evidente, in considerazione dei presupposti richiesti dalla sopra citata normativa, l’estrema difficoltà di inquadrare le collaborazioni sportive nell’ambito di un progetto specifico; con la conseguenza che, in caso di contestazioni da parte del prestatore d’opera, il giudice potrebbe ritenere la sussistenza tra le parti di un rapporto di lavoro subordinato. Ciò con particolare riferimento alla categoria degli istruttori sportivi, in quanto l’esistenza di un “progetto specifico” appare invece ravvisabile per le collaborazioni di carattere amministrativo-gestionale.

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a) che la collaborazione abbia una durata complessivamente superiore a otto mesi nell’arco dell’anno solare; b) che il corrispettivo derivante da tale collaborazione, anche se fatturato a più soggetti riconducibili al medesimo centro d’imputazione di interessi, costituisca più dell’ottanta per cento dei corrispettivi complessivamente percepiti dal collaboratore nell’arco dello stesso anno solare; c) che il collaboratore disponga di una postazione fissa di lavoro presso una delle sedi del committente. La presunzione di cui sopra non opera invece qualora la prestazione lavorativa presenti i seguenti requisiti: a) sia connotata da competenze teoriche di grado elevato acquisite attraverso significativi percorsi formativi, ovvero da capacità tecnico-pratiche acquisite attraverso rilevanti esperienze maturate nell’esercizio concreto di attività; b) sia svolta da soggetto titolare di un reddito annuo da lavoro autonomo non inferiore a 1,25 volte il livello minimo imponibile ai fini del versamento dei contributi previdenziali di cui all’articolo 1, comma 3, della legge 2 agosto 1990, n. 233. L’avvalersi delle prestazioni dei soggetti in possesso di posizione I.V.A. (e quindi qualificabile come lavoratore autonomo) configura quindi per l’ASD o per la SSD un sicuro vantaggio in quanto nella peggiore delle ipotesi il rapporto di lavoro potrebbe essere ricondotto nell’alveo

di un contratto a progetto, ma in ogni caso con esclusione del vincolo di subordinazione; l’unico onere che residuerebbe in questa ipotesi a carico dell’ASD o della SSD consiste nella differenza dei contributi, per due terzi gravanti sull’associazione. IV – Lavoro occasionale Occorre infine prendere in considerazione un’ulteriore tipologia contrattuale che per le sue caratteristiche si presta ad essere facilmente utilizzata in ambito sportivo dilettantistico; parliamo quindi del c.d. “lavoro occasionale”, disciplinato dal’art. 61 D.Lgs. n. 276/2003. Per lavoro occasionale si intende un rapporto di lavoro di durata complessiva non superiore a trenta giorni nel corso dell’anno solare con lo stesso committente; il compenso complessivamente percepito nel medesimo anno solare, sempre con il medesimo committente non deve essere superiore a 5.000 euro. In questo caso, lo stesso art. 61 prescrive espressamente la non applicabilità della normativa sui contratti a progetto. La collaborazione occasionale, che costituisce quindi una tipologia di lavoro autonomo, inquadrabile nell’art. 2222 c.c., si differenzia dal lavoro a progetto in quanto dotata delle seguenti caratteristiche: a) assenza di coordinamento con l’attività del committente; b) assenza di inserimento nell’organizzazione aziendale; c) carattere episodico dell’attività; d) completa autonomia del prestatore circa il tempo ed il modo della prestazione. Anche in questo caso, l’opportunità di ricorrere a tale forma di collaborazione dovrà essere attentamente valutata in relazione sia alle effettive esigenze dell’ASD sia alle modalità di esplicazione dell’attività lavorativa, in modo da non lasciare il fianco scoperto in caso di contestazioni da parte del prestatore d’opera ovvero di eventuali accessi ispettivi.

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Un anno vissuto intensamente Sono stati 14 i fondatori della giovane Associazione che vuole fare colloquiare fra loro gli appassionati delle Regole del golf. E che lavora da mesi per preparare programmi e incontri per i suoi nuovi 130 soci AIAG - giugno 2014

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l 2013 è stato l’anno in cui, dopo tanti tentativi e tanti propositi, si è sviluppata l’idea definitiva di costituire l’Associazione Italiana Arbitri Golf (AIAG), fortemente voluta da un gruppo di colleghi convinti della validità dell’idea. L’atto costituivo è stato firmato dai 14 Soci Fondatori nel mese di dicembre 2013. Da sempre era avvertita la volontà e la necessità di riunire tutti gli Arbitri di golf in un’associazione che li rappresentasse e fornisse loro una costante ed aggiornata formazione. Quest’ultimo presupposto è il filo conduttore che unisce tutti gli arbitri desiderosi di approfondire e migliorare la proprie conoscenze in materia di Regole del Golf, trovando nell’AIAG tutto il materiale necessario a questo scopo. Lo statuto dell’Associazione evidenzia questa necessità facendone il punto cardine di tutta l’operazione fornendo, indistintamente a tutti coloro ne facciano richiesta, la formazione necessaria. AIAG si rivolge non solo a tutti gli Arbitri nominati dalla Federazione Italiana Golf e inseriti negli elenchi previsti dal Regolamento Arbitri, ma anche a tutti gli Arbitri non più in attività e a tutti gli appassionati, amanti delle Regole e della gestione della gara, dando loro la possibilità di associarsi e di partecipare a tutte le iniziative programmate. Ciò premesso veniamo ora a descrivere nel dettaglio gli scopi ed i programmi dell’AIAG.

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SCOPI Il primo obiettivo è quello di incentivare la conoscenza e lo scambio di opinioni tra gli Associati tramite incontri, utilizzo di socialnetwork e, perché no, anche attività ludica sui percorsi di golf. Un altro scopo è quello di fornire assistenza ad Associazioni di categoria, a Circoli e agli stessi Associati nella preparazione di Regolamenti di gara, Condizioni di gara, Regole Locali e preparazione campo richiesti in occasione di importanti eventi o anche per la quotidiana

calendarizzazione delle gare di cicolo. L’AIAG vuole inoltre contribuire alla divulgazione delle Regole del Golf, in modo diretto o tramite i media, con particolare attenzione alle situazioni reali di gioco, ma soprattutto fornire, con materiale accuratamente predisposto, la necessaria professionalizzazione della categoria, ormai sempre più richiesta per la gestione e la conduzione delle gare di golf. Tutto questo sempre rispettando normative e direttive regolamentari e statutarie emanate dalla Federazione Italiana Golf e dal CONI.

Qui sopra l’arbitro Kevin Feeney e il droppaggio di John Daly durante il BMW Masters di Shanghai. A destra John Paramor, chief referee dell’European Tour

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Associazione Italiana Arbitri Golf PROGRAMMI Questo particolare capitolo è stato diviso in tre categorie importanti ma interconnesse tra di loro: - DIDATTICA - INFORMAZIONE - INCONTRI Ad ognuna di queste categorie è stata data la più ampia autonomia possibile al fine di sviluppare con maggior celerità possibile gli scopi che la Associazione si è prefissi.

DIDATTICA Questo importante e delicato settore elabora tutto il materiale, prodotto in proprio o in collaborazione con regolegolf.com, necessario alla formazione generale ma anche al chiarimento di situazioni particolari suggerite da fatti realmente accaduti. È in fase di collaudo un interessante progetto, denominato Le regole da tee a green, prossimamente disponibile per gli Associati che ne faranno richiesta. A trarne beneficio saranno i giocatori, che apprenderanno o miglioreranno l’applicazione corretta delle procedure e gli stessi Arbitri-Istruttori, che sapranno fornire ai giocatori partecipanti tutta la loro professionalità. Rimanendo sempre nella sezione Didattica, è importante sottolineare l’accordo raggiunto con regolegolf.com per l’utilizzo, a fine divulgativo, del materiale fotografico, video e cartaceo da quest’ultimo prodotto. Altro accordo stipulato la collaborazione con www.quizgolf.it, interessante strumento per testare la conoscenza delle Regole attraverso domande postate giornalmente. Il sito fornisce inoltre molte informazioni sulle Regole e il link è rintracciabile nell’apposita pagina del sito www.aiagolf.it.

Siamo presenti su Facebook con la pagina AIAG Associazione Italiana Arbitri Golf dove, sempre nello spirito e rispetto delle Regole, è possibile scambiare opinioni, suggerire miglioramenti o discutere, anche in modo ironico, di situazioni vissute dagli Associati. Saranno altresì utilizzate newsletter, con cadenza bimestrale, per informare gli Associati circa programmi,incontri e novità.

INCONTRI Sin dal mese di gennaio l’AIAG ha promosso incontri per la presentazione delle nuove Decisioni emanate dal R&A e, con materiale autoprodotto, incontri preparatori per tutti coloro che partecipavano ai corsi base e ai corsi di verifica indetti dalla FIG. Sono in fase di preparazione, in alcuni casi già in calendario, incontri con tema la meteorologia e le procedure di sospensione e ripresa del gioco, una tematica assai delicata vista la pericolosità che i giocatori incontrano nell’avvicinarsi di un temporale. È stato predisposto, a cura di un Associato meteorologo di professione, un interessante lavoro per la divulgazione della cono-

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scenza dei segnali che il cielo può fornire avvertendo i Direttori di torneo, o i Colleghi responsabili della conduzione di una gara, circa l’evoluzione meteorologica. Il programma degli incontri prevede due momenti basilari: inizio stagione e fine stagione con le tematiche proprie del momento, la prima relativa alla revisione delle procedure e discussione delle novità, la seconda per approfondire i momenti salienti della stagione appena terminata. Inoltre saranno indette le istituzionali Assemblee per approvazione bilancio preventivo e bilancio consuntivo.

ADESIONI A tutt’oggi l’Associazione conta 130 Soci, di cui tre nominati Soci Onorari dal Consiglio Direttivo. Come potete vedere abbiamo messo molta carne al fuoco, ma abbiamo tanti bravi ed appassionati fuochisti.

INFORMAZIONE Anche se di recente formazione l’Associazione dispone di un sito internet (www.aiagolf.it) dove posssono essere scaricati Statuto, schede di adesione tutte le informazioni utili per coloro che intendono aderire alla AIAG. Inizialmente saranno operativi i link quizgolf.it e regolegolf.com,, quest’ultimo con l’apprezzato e collaudato Forum; successivamente la pagina si arrichirà di altri interessanti link, al momento in fase di definizione.

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AMBIENTE

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Titolo mediato dal gergo calcistico per affrontare un argomento come il riutilizzo di grandi zone depresse, per trasformarle in belle aree golfistiche. Siamo andati in giro per l’Italia e ne abbiamo incontrate parecchie, prova tangibile della natura ecologica del nostro sport

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Nella doppia pagina di apertura, una buca di Carimate. Qui sopra, il Matilde di Canossa e a destra il Parco di Firenze di Roberto Roversi

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on c’è dubbio che negli ultimi anni le relazioni tra il golf e l’ambiente abbiano preso una strada diversa da quella fatta nel passato e nella quale un ruolo molto importante, se non determinante, è quello che mette in primo piano il rispetto e la tutela del territorio. Non sembra essere un percorso facile per il mondo golfistico che, soprattutto in Italia, deve sempre fare i conti con un’immagine e con una cultura che decenni di isolamento elitario hanno in qualche modo radicato nell’opinione pubblica. Al di là dell’obsoleto luogo comune di sport praticato da “vecchi e ricchi”, che ancora fatica a essere rimosso, a far più male, probabilmente, era anche quell’accusa di essere una discipli-

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na sportiva nemica dell’ambiente. Le “colpe”, secondo i detrattori, erano quelle di occupare un’area molto grande per l’attività di poche persone, di sperperare ingenti risorse idriche a scapito della comunità, di usare troppi prodotti chimici che inquinavano l’ambiente, e via di questo passo. Se è vero che questo poteva avvenire in passato, da un po’ di tempo a questa parte, però, bisogna dire che le cose sono radicalmente cambiate. Esiste oggi un diverso approccio e una mutata sensibilità verso le tematiche ambientali e sempre di più un campo da golf deve essere considerato una risorsa importante, sia in termini ambientali che sociali, per il territorio, non certo un suo nemico. Sono cambiate le tecniche di progettazione dei percorsi, diventate più rispettose della specificità delle aree dove vengono costruiti, c’è un impiego consapevole e sempre più contenuto delle risorse idriche e si è ridotto al mi-

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Golf e tutela del territorio nimo l’utilizzo di fitofarmaci grazie all’impiego di nuove essenze per la realizzazione del manto erboso e dei moderni sistemi di manutenzione. A tutto questo, inoltre, si deve aggiungere anche un altro elemento che dovrebbe rafforzare ulteriormente il rapporto tra il golf e il territorio. Parliamo dell’idea che un campo da golf possa rappresentare anche uno strumento in grado di valorizzare o di recuperare aree dismesse o degradate nelle quali non è presente alcuna attività, né agricola né industriale, e che rischiano di restare abbandonate. Non mancano in Italia, e nemmeno all’estero, esempi di percorsi costruiti su terreni con queste caratteristiche. In questi casi la realizzazione di un campo da golf assume il ruolo di riqualificazione del territorio dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Nella geografia golfistica italiana ci sono già esperienze di questo tipo, ma è probabile che in futuro, soprattutto se da parte delle istituzioni dovesse arrivare un sostegno concreto e preciso nei confronti di queste iniziative, i campi realizzati in queste aree particolari possano diventare sempre più numerosi e favorire una diffusione maggiore del golf in Italia. La casistica di queste specifiche realtà golfistiche è abbastanza varia.

“Sempre di più un campo da golf deve essere considerato una risorsa importante, sia in termini ambientali che sociali, per il territorio, non certo un suo nemico” Un caso particolare, nel quale golf e tutela del territorio sono andati a braccetto, è rappresentato dal Golf Club Fiordalisi, in Emilia Romagna, vicino a Forlì. Il percorso del circolo emiliano è stato costruito su una parte di una vasta area a ridosso del fiume Ronco che fino alla metà degli anni ’80 era utilizzata come cava di ghiaia. La nascita di questo campo, che oggi ha 9 buche, ma ha già pronto il progetto per raddoppiarle, è una storia iniziata nel 1990 che si è snodata attraverso un lungo e complesso percorso burocratico nel quale si sono intrecciate normative nazionali e leggi europee. Il risultato finale è quello di un campo da golf ubicato all’interno dell’Oasi Faunistica di Magliano, istituita nel 1985 con un accordo tra la proprietà dell’area e l’Amministrazione Provinciale, nel rispetto delle norme previste dal protocollo federale di “Impegnati nel verde”. Il campo da golf si è perfettamente inserito nell’ecosistema di quest’area protetta e in diversi casi è addirittura dimostrabile il suo apporto positivo alla situazione faunistica precedente alla sua esistenza. La piantumazione di oltre due-

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mila essenze autoctone venne studiata in modo da ottenere sette tipologie particolari di bosco e arbusteto. Tale accorgimento consentirà negli anni a venire di studiare le preferenze ecologiche delle specie ornitiche nelle fasi di ricolonizzazione di questi ambienti agricoli degradati da secoli riguardo alla portanza faunistica. Un censimento patrocinato dal British Ecology Union per la valutazione della qualità ambientale nei campi da golf che utilizza gli uccelli come indicatori, ha posto i Fiordalisi al primo posto in Italia e al secondo in Europa su un campione di oltre 140 campi valutati in 17 Paesi. In questo caso la realizzazione del campo da golf ha contribuito in maniera determinante alla salvaguardia della fauna presente in un’area che, se abbandonata al degrado e all’incuria, presenterebbe oggi una situazione molto diversa. Un’altra esperienza interessante è quella rappresentata dal Golf Club Parco di Firenze, soprattutto come esempio di “urban golf”, cioè la possibilità di praticare questo sport in aree molto vicine o addirittura interne alle città. Agli inizi degli anni Duemila un gruppo di appassionati guidati da Giuliano Bagnoli, a tutt’oggi presidente del circolo, pensarono a un campo da golf “cittadino” e individuarono nei pressi del quartiere Isolotto, una zona all’epoca poco raccomandabile di fronte al Parco delle Cascine e a due passi dal centro della città, un punto strategico sul quale realizzare il percorso. L’area a quel tempo era sorta una discarica di inerti oramai divenuta abusiva. Nel 2009 è stata ultimata la costruzione di un tracciato di 9 buche che ha ottenuto la certificazione federale per l’assegnazione e la gestione dell’handicap. Il Golf Club Parco di Firenze è diventato una struttura sportiva che non solo ha riqualificato un’area abbandonata del territorio urbano, ma ha anche ridato maggiore prestigio all’intero quartiere che oggi è anche più sicuro. Nei progetti dell’immediato futuro del club fiorentino, che dall’anno scorso dispone di un nuovo e attrezzato campo pratica tra i migliori della regione, c’è l’allungamento di alcune buche, mentre il progetto dell’amministrazione comunale prevede addirittura l’ampliamento a 18 buche con la radicale trasformazione del tracciato esistente. Nel frattempo il Golf Club Parco di Firenze sta svolgendo un’intensa attività di reclutamento con molte iniziative dedicate ai giovani. Un esempio sicuramente da seguire soprattutto per un’opportunità di recupero di quelle aree abbandonate nei pressi del centro urbano o dell’immediata periferia. Diverso, ma non meno importante dal punto di vista di utilizzo del territorio, è il caso del Golf Club Matilde di Canossa, vicino a Reggio Emilia. La realizzazione del percorso avvenne in due fasi. La prima porta la data del 1987 con la costruzione di un tracciato di 9 buche nella località San Bartolomeo, a poco meno di 10 km. dal capoluogo. Qualche anno più tardi si decise di sviluppare il percorso portandolo a 18 buche. L’ampliamento avvenne bonificando parte di una discarica di materiali inerti adiacente la prima parte del tracciato. Con il terreno di riporto venne realizzato uno strato di circa 50 cm. sull’area dove oggi si trovano le buche 12, 13,14 e 17. Per consentire il monitoraggio da parte dell’USL dei livelli di percolato o di eventuali infiltrazio-

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Uno scorcio del Golf Club Le Fronde, in provincia di Torino, disegnato dove sorgeva un dinamitificio

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ni vennero, inoltre, costruiti tre pozzi di controllo. Alla fine ne è uscito un campo molto interessante (il progetto è dell’architetto veneziano Marco Croze) che ha decisamente migliorato la qualità del livello paesaggistico della zona rappresentando, nel contempo, anche un elemento che ha contribuito all’economia del territorio. Una curiosa e meritoria opera di recupero, invece, è quella che ha portato alla realizzazione del percorso del Golf Club Le Fronde, in Piemonte, poco distante da Torino. L’area dove oggi si sviluppa il campo da golf era occupata sino agli anni ‘50 dal dinamitificio Nobel, la fabbrica di esplosivi più importante d’Europa il cui fondatore fu Alfred Nobel che nel 1867 rese più stabile la nitroglicerina mescolandola con ma-

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teriale neutro, ottenendo così un prodotto che avrebbe rivoluzionato il lavoro in miniera, la costruzione di strade e gallerie. Per suo volere istituì il premio che porta il suo nome, ma per gli abitanti della Bassa Valle di Susa tutto questo significa oltre un secolo della loro storia. Della presenza del dinamitificio rimangono a tutt’oggi alcune testimonianze come le piccole casematte nascoste, con molta discrezione, che appaiono occasionalmente lungo il percorso. Il fondatore del Golf Club Le Fronde è stato Giuseppe Maggiora che agli inizi degli anni ‘70 decise di dare il via alla realizzazione del percorso il cui progetto venne affidato nel 1973 al noto architetto inglese John Harris il quale è riuscito a inserire le 18 buche del tracciato nell’area del vecchio dinamitificio valorizzando

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Nelle foto, due momenti di lavoro durante la realizzazione di un bacino d’acqua inserito in un percorso di golf

in maniera sapiente la bellezza del contesto ambientale e recuperando un’area dismessa. Nel panorama golfistico italiano, comunque, ci sono diversi altri circoli che hanno avuto il merito e anche la lungimiranza di costruire le proprie strutture in zone abbandonate o degradate contribuendo al recupero di parti del territorio che altrimenti avrebbero rischiato di andare incontro a un destino di abbandono e incuria. Ci sono i casi di Casalunga in Emilia Romagna, di Carimate in Lombardia, di Castellaro in Liguria, di Les Isles nella Valle d’Aosta, di Parco dei Medici nel Lazio, tutti campi realizzati, in toto o in parte, su terreni dove sorgevano discariche di inerti, mentre in Toscana c’è il Golf Club Versilia che è sorto sopra una discarica di marmettola. Ci sono poi gli esempi di

Villa Paradiso in Lombardia e di La Romita in Umbria dove i percorsi sono stati costruiti sul sito di vecchie cave di ghiaia. Un caso a parte rappresenta poi il Golf & Tennis Club di Rapallo, costruito proprio a ridosso del centro della località ligure recuperando in parte zone di terreno non utilizzate, il quale rappresenta un’oasi di verde in mezzo alla città che serve anche a valorizzare il territorio circostante. L’idea del golf come strumento per il recupero di terreni non utilizzati o dismessi, invece di occupare aree nelle quali sono presenti altre attività, sembra adattarsi soprattutto per la realizzazione di campi pratica o di agili campi a 9 buche vicini ai centri urbani che rappresentano le strutture ideali per avvicinarsi a questo sport.

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29 anni in Franciacorta Dai metanodotti ai campi da golf il passo non è stato semplice, ma il responsabile campo delle 27 buche più... spumeggianti d’Italia lo ha compiuto con passione. E oggi i tappeti erbosi del club bresciano sono considerati fra i migliori del nostro Paese di Roberto Lanza

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l Franciacorta Golf Club, sulle colline bresciane ricche di preziosi vitigni e magiche bollicine, nel sempre delicato ruolo di Superintendent troviamo Maurizio Zani che il campo nella sua attuale conformazione, dopo la rifondazione del 1984, l’ha visto nascere sin dai primi sopralluoghi: “Io sono qua dall’inizio, dalle prime picchettature – spiega Zani che è nato nel febbraio del 1957 nella non troppo distante Gavardo -. Ai tempi mi occupavo di metanodotti e in realtà non sapevo neanche cosa fosse il golf, venni chiamato dall’imprenditore Vittorio Moretti per seguire l’impianto di irrigazione e alla fine sono rimasto qui. Da allora sono passati 29 anni”.

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Zani negli anni non è diventato solo uno stimato greenkeeper seguendo i primi corsi promossi della Federazione, ma anche un valido giocatore di golf forte del suo handicap one-digit di 7,7: “Il primo presidente di Franciacorta, Giovanni Cavalleri, ha voluto che imparassi a giocare a golf, me l’ha quasi imposto, ma poi è nata la passione e da allora non ho mai smesso e tutt’ora partecipo alle gare del circolo. Giocare serve moltissimo, ti aiuta a capire le problematiche del campo e a relazionarti con i soci con cui ho un ottimo rapporto. come del resto con i dirigenti del circolo”. La vita del Superintendent, che per definizione è colui che supervisiona e a cui è affidata sostanzialmente la manutenzione e la gestione di un campo presuppone, per chi ne interpreta l’incarico, una vita quasi in simbiosi con il circolo con relativo coinvolgimento dei famigliari: “Tutta la mia famiglia è coinvolta nel mondo del golf – prosegue Zani -, an-

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SUPERINTENDENT

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che mia moglie gioca e questo è positivo perché consente di frequentarsi anche nel weekend, cosa che con il mio lavoro altrimenti sarebbe impossibile. I miei figli sono professionisti della Pgai: Andrea gioca nell’Alps Tour e Alberto, il più giovane, fa parte anche dello staff della manutenzione del percorso”. Una professione che presume anche aggiornamenti e confronti con i colleghi: “Con gli altri soci dell’Aitg sono 17 anni che periodicamente facciamo un viaggio golfistico in giro per il mondo, dove andiamo a vedere le altre realtà e ci confrontiamo con colleghi di altre nazionalità. Sono esperienze molto interessanti che tra l’altro mi hanno fatto capire quanto i greenkeeper italiani siano bravi, anche perché la situazione climatica qua nel nord del nostro Paese è decisamente più difficile e complicata rispetto ad altre realtà”. Quali sono le caratteristiche tecniche del “The Wine Golf Course”? Il campo del Franciacorta Golf Club è diviso nei tre percorsi Brut, par 37 e lungo 3.072 metri, Satèn, par 36 di 3.071 (entrambi disegnati da Pete Dye e Marco Croze, ndr) e Rosè, par 34 di 2.765 (opera di Fulvio Bani, ndr). Non è particolarmente lungo ma molto vario e divertente, con diversi ostacoli d’acqua, buche tecniche e intriganti. Il percorso da campionato Brut+Satèn si snoda su 60 ettari ed è caratterizzato da sei buche che girano attorno al lago principale, esteso per cinque ettari. I tee e i green sono composti da Pencross e Poa annua mentre i fairway da miscuglio Poa e Agrostis. Sul percorso Rosè, di più recente realizzazione, fairway e tee sono realizzati in L.93, mentre i green in Declarescion. La vegetazione arborea è composta soprattutto da querce, frassini, taxodium, carpini e betulle. Peculiarità e debolezze di Franciacorta? Il microclima presente è ottimo, grazie anche al vicino Lago d’Iseo, mentre il terreno per lo più argilloso e i tee di partenza piccoli sono i nostri talloni d’Achille, in relazione anche all’alto numero di gare che ospitiamo (quasi 180 all’anno, ndr). Ci parli della gestione del campo, parco macchine, composizione dello staff? Il parco macchine è quasi prevalentemente Toro e ci avvaliamo di un computer e relativo software per impostare e controllare l’impianto d’irrigazione mentre lo staff è composto da 5 operai più 2 part-time fissi con la collaborazione di un’azienda esterna, che ci fornisce circa 5.400 ore di lavoro all’anno. Consumi irrigui. Quali sono i vostri approvvigionamenti? Per quanto riguarda l’utilizzo dell’acqua per irrigazione, la nostra media è di 1.700mc a notte e abbiamo la possibilità di avvalerci di un pozzo che abbiamo realizzato per i periodi di siccità e che ci consente di risolvere molti problemi.

Qui sopra Maurizio Zani, con la giacca realizzata in occasione dei 40 anni dell’AITG. A sinistra, lo vediamo ripreso sul percorso di Franciacorta, in compagnia del suo staff. Come si gestisce il budget a disposizione in tempi di crisi? Evitando gli sprechi e facendo delle operazioni mirate sulle priorità. “Sotto la neve, pane” dicevano i vecchi contadini, ma nei campi da golf è tutt’altro che così. Come si cura il tappeto erboso per prevenire i problemi causati da forti nevicate in inverno? Il problema principale è il fusarium nivale su green e fairway. Per evitarlo si usano dei prodotti in prevenzione come l’anticrittogamico Insignia e poi zolfo per acidificare il terreno. I trattamenti durano 50 giorni e poi si ripetono. Ma quest’inverno il vero problema è stata la troppa acqua che, abbinata al terreno naturalmente argilloso, ha causato diversi disagi sui fairway, dove siamo intervenuti con drenaggi e lo spargimento di molta sabbia silicea.

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MANUTENZIONE Dry Spot

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Qual è la prassi di gestione più efficace nella lotta contro le zone secche causate dal suolo idrofobo? La pratica più comune è l’uso di agenti bagnanti, con numerosi prodotti che sono disponibili sul mercato italiano. Vediamo come funzionano e come utilizzarli

Dry Spot: l’utilizzo degli agenti umettanti OLF GOLFGCLUB PROFESSIONE

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Nelle foto, situazioni tipiche di dry spot riprese in un campo pratica e su un fairway

Dott. Nicola Zeduri - Agronomo

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on l’arrivo del primo caldo, in primavera, puntualmente si ripresentano quei fenomeni di dry spot che i nostri greenkeeper ben conoscono: per nessun motivo apparente un’area irregolare di tappeto erboso comincia a mostrare segni tipici di stress idrico. Uno dei primi sintomi di stress idrico in tappeti erbosi è la perdita di rigidità pianta, l’incapacità della pianta, foglie e steli di ritornare ad una posizione eretta o normale dopo compressione da calpestio. L’appassimento temporaneo è spesso seguito da un colore blu-verde scuro delle foglie e steli,e, in mancanza di cure efficaci, da grave avvizzimento e morte finale del tessuto. Non stupisce più i Greenkeeper che i sintomi di dry spot possono verificarsi anche dopo un’irrigazione abbondante o a poche ore di distanza da una copiosa pioggia. Una causa dei dry spot è riconducibile alla presenza di terreno idrofobo o idrorepellente. Per diagnosticare la presenza di terreno idrofobico, vi è una procedura semplice: prelevare delle carote di suolo della profondità di circa 12 cm, lasciarle asciugare all’aria, anche per diversi giorni, e poi posizionare sulla carota, posta in posizione orizzontale, piccole goccioline di acqua sulla superficie. Se la goccia d’acqua non penetra nel substrato sabbioso entro 10 secondi, il terreno deve essere considerato idrofobo. Maggiore è il tempo che la goccia permane sulla superficie prima di pene-

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trare nel terreno, più il substrato si può considerare idrofobo. Ma cosa rende idrofobico un terreno, che magari sino a pochi mesi or sono garantiva una regolare penetrazione dell’acqua? Ricerche hanno dimostrato che le particelle di suolo, in particolare particelle di sabbia prelevate da una superficie idrorepellente, hanno un vero e proprio rivestimento di un materiale organico sulla superficie della particella. Quando questo materiale si lascia asciugare, come spesso accade tra irrigazioni o eventi di pioggia, il composto organico diventa molto idrorepellente. La matrice di questo rivestimento deriva dalla decomposizione naturale di materia organica del suolo. È, infatti, il prodotto finale del processo di decomposizione. Poiché i processi di normale decomposizione della materia organica sono complessivamente positivi, dobbiamo limitarci a imparare a gestire i terreni idrorepellenti. Qual è la prassi di gestione più efficace nella lotta contro i dry spot causati dal suolo idrofobo? La pratica più comune ed efficace è l’uso di agenti bagnanti. Attualmente ci sono molti prodotti disponibili in Italia. Importante sapere che nella maggior parte dei casi l’idrorepellenza non si estende più a fondo dei primi 5 cm , raramente 10 cm, di suolo. È importante conoscere sino a che profondità il terreno risulta idrofobico, poiché l’obiettivo è quello di veicolare l’agente umettante laddove necessita. Per cercare di dare informazioni circa il corretto impiego degli agenti umettanti, chiamati anche tensioattivi o surfattanti, occorre fornire al-

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MANUTENZIONE Dry Spot

cuni dati inerenti la composizione dell’acqua e il suo comportamento. L’acqua (H2O) è una molecola polare che presenta una carica elettrica positiva in corrispondenza degli atomi di idrogeno ed una carica elettrica negativa in corrispondenza dell’atomo di ossigeno. La polarità della molecola determina l’orientamento delle molecole tra di loro e costituisce i legami di coesione tra le molecole. La coesione tra le molecole d’acqua è una forza elettrica molto elevata (si pensi all’adesione di due superfici lisce bagnate) e determina la forma arrotondata con tendenza centripeta di una goccia di acqua. È come se tutte le molecole volessero portarsi al centro della particella di acqua. Ciò crea la tensione superficiale. L’acqua (H2O) rifugge l’ambiente non-polare, nel nostro caso l’aria contenuta tra le particelle di suolo, mentre aderisce alla particelle di suolo idratandole uniformemente nel caso queste siano a loro volta a superficie polare (dotate di polo elettrico). Quando si verificano vuoti d’aria tra le particelle o queste stesse sono non-polari, anch’esse vengono rifiutate dall’acqua che non penetra o non si diffonde idratandole (non resta adesa). A contatto con una particella di suolo non-polare l’acqua assume una forma sferica e rifiuta il contatto e l’adesione alla particella stessa. Questo fenomeno è la repellenza all’acqua o idrofobia.

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Come lavorano gli agenti umettanti? • Abbassano le forze di coesione e la tensione superficiale e rendono l’acqua “più liquida” —› migliorano l’infiltrazione • Idratano uniformemente le particelle di terreno • Evitano la formazione di zone di ristagno idrico, ottimizzando i rapporti aria-acqua —› eliminazione fenomeni di asfissia radicale • La parte finale della molecola nella porzione Idrofobica si attacca alla porzione idrorepellente delle particelle di terreno • La parte della molecola nella porzione Idrofila attrae l’acqua e la soluzione circolante verso le particelle di terreno Con tutti gli agenti umettanti oggi sul mercato, come si fa a sapere qual è il migliore? Molto difficile rispondere. Numerose sono le variabili che entrano in gioco: potenziale di fitotossicità, durata di efficacia, formulazioni disponibili, maneggevolezza, costo, disponibilità e supporto tecnico da parte del produttore. Mio consiglio è quello di lavorare in prevenzione, agendo sui green “calendario”, soprattutto laddove negli anni passati è stato rilevato il problema. Certamente utile e doveroso intervenire localmente, con prodotti curativi. Evidentemente una corretta gestione del tappeto erboso (cadenzate forature, corretto impiego di fertilizzanti, adozione di adeguate altezze di taglio, etc.) sarà utile al naturale contenimento del problema dry spot.

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VelocitĂ , linea o... Si parla sempre di Stimpmeter quando ci si riferisce a green perfetti. Eppure, come dicono gli specialisti dei migliori golf al mondo, in realtĂ sono molti i fattori che entrano in gioco parlando di putting

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GREENKEEPING

Misurazioni e controlli

di Roberta Vitale

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l giorno d’oggi, tutto sembra basarsi sulla velocità: si guarda a questo valore per scegliere un’auto o una connessione Internet, si corre tutto il giorno, si grida che il tempo è denaro ecc. Il golf, che su tante cose è una metafora della vita, non è da meno: ed ecco che, per stilare una propria classifica dei migliori percorsi al mondo su cui voler assolutamente giocare, si guarda alla velocità dei green. Che non è un’opinione, ma una misura con uno strumento (che poi è anche un indice) chiamato stimpmeter. Rimasto invariato dalla sua invenzione nel 1935, è entrato sempre più prepotentemente nella cultura del golf: le due cifre – ossia quando il valore ad esempio si aggira intorno all’11 – sono diventate, per molti, indice del valore del golf club stesso.

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Negli ultimi anni, però, un altro movimento ha cominciato a farsi strada e cerca di dimostrare che la velocità, sui green, non è tutto. Promotori di questa controcorrente sono gli agronomi dello Sports Turf Research Institute (STRI), che in Gran Bretagna preparano in particolare i green nei campionati ufficiali. Il loro obiettivo è rieducare i golf club a considerare come vitali altri parametri oltre alla velocità: la scorrevolezza, la capacità dei green di tenere la linea e anche la buona risposta ai colpi. Parametri che, oggi, possono anche essere misurati. Per dimostrare la sua tesi, la STRI porta come esempio il Roehampton Club di Londra, dove una serie di interventi sulle superfici – pur se costosi – hanno portato i risultati sperati. “Nel giro di due anni, notevoli cambi strutturali hanno trasformato le condizioni del suolo, l’erba, il drenaggio”, ha detto John Lockyer, esperto dell’STRI “e sì, anche lo stimpmeter è stato riletto, dall’11 per il gioco quotidiano al valore 12 per le gare di circolo, al 14 per i tornei ufficiali”. Proprio sul discorso dello Stimpmeter, Locker ha

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76 voluto sottolineare come sia importante mantenere i livelli sempre accettabili per i giocatori: “Ad aprile è inutile spingersi sopra l’11,5 perché quasi nessuno avrà un allenamento ottimale per affrontare green troppo veloci”. Ma non è solo per il parametro della velocità che la STRI porta il club londinese come esempio, ma anche per gli altri valori di cui si diceva. L’agronoma della STRI, Stella Rixon, ha sottolineato come, nonostante le piogge dei giorni precedenti la visita a Roehampton, i green fossero scorrevoli, tenessero la linea e dessero la giusta “resilienza” o risposta ai colpi da fuori green. In particolare, per i primi due parametri, il club inglese ha dimostrato di essere all’altezza dei percorsi che hanno ospitato l’Open Championship. La risposta di un green è molto importante e può essere misurata con il test Clegg Hammer. Se il terreno è troppo morbido, la palla affonderà nel suo pitch mark; troppo duro e sarà del tutto non ricettivo a un certo spin, che potrebbe trasformare un colpo qualunque in uno vincente. Il Clegg Hammer è dunque lo strumento che misura, tramite un martello a forma di palla che viene fatto cadere sull’erba, la gravità all’atterraggio: più alto il

A sinistra, il Clegg Hammer, per la durezza del green; a destra il Trueness Meter, che misura la scorrevolezza

STIMPMETER, CHI ERA COSTUI?

Il putt (finito in bunker) di Rory McIlroy all’Open Championship di Muirfield, lo scorso anno, ha ricordato che fu proprio dopo un’azione simile di Gene Sarazen allo US Open del 1935 a Oakmont che venne l’idea, a un tale

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Edward Stimpson, di misurare oggettivamente la velocità di un green. Prese così un piccolo piano in legno su cui la palla poteva rotolare a un’altezza e angolo predefiniti: osservare la distanza in piedi percorsa dalla palla, prima in una direzione e poi nell’altra, avrebbe dunque determinato la velocità di quel green. Spedì dunque la sua invenzione all’USGA, dove rimase a prender polvere in un ufficio fino al 1976, quando il Direttore Tecnico Frank Thomas ne ordinò un prototipo in alluminio, lungo 30 pollici, da inviare a tutti i superintendent dei percorsi americani, come guida per leggere le velocità e le consistenze dei green. Curioso scoprire come nel 1978 la velocità media fosse 6,5, per poi migliorare insieme alle tecniche agronome ed arrivare a 9 nell’ultima decade. Non nei grandi tornei, dove si parla di 12, 13, 14; addirittura Colin Montgomerie l’anno scorso disse che i green dello US Open di Merion arrivavano anche a 15. Stimp stratosferici sono un fenomeno relativamente giovane: al Masters del 1977, i green di Augusta passavano da 6,3 a 9,5, indici visti oggi come lenti ma incoraggianti per il gioco. Poi l’introduzione di Agrostis e altre novità li hanno portati a non meno di 13,5, anche se è solo quel che si dice, visto che nessuno dall’Augusta National rilascia cifre ufficiali… La preoccupazione dell’USGA sembra, in fondo, trovare fondamento: che i circoli puntassero alla velocità dei green senza guardarne la topografia. La stessa USGA nel 2013 ha proposto una nuova versione dello Stimpmeter, con una tacca a metà del righello, sul retro: questo dimezza appunto

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GREENKEEPING

Misurazioni e controlli

risultato, più significa che la superficie è dura. Un punteggio intorno ai 100 è normale per un buon campo in erba, mentre per un links sarà normale di 20-30 punti in più. Punteggi molto bassi non solo rendono probabile il rischio che si diceva sopra, della palla che affonda, ma anche che le impronte dei passi restino sul terreno; il che può essere particolarmente fastidioso per la linea del putt se non si è nei primi flight di partenze. Altro strumento utile per giudicare i parametri fondamentali per un green – oltre la velocità – è il Trueness Meter, che misura la scorrevolezza del green e il rotolo della palla sulla linea, senza interessarsi allo Stimpmeter. Il Trueness Meter guarda alla densità e uniformità della crescita dell’erba, la sua direzione (attenzione quando la si taglia: se il green assume un aspetto a “righe” più chiare e più scure, vuol dire che l’erba non va tutta nella stessa direzione!) ma anche, ad esempio, l’effetto di pesticidi o di granelli di sabbia arrivati dal bunker sul rotolo della palla. Non è uno strumento che si possa realizzare in casa, come lo Stimpmeter, ma un aiuto sofisticato, con sensori molto sensibili. Sì, perché questo strumento registra, su un putt di 10 piedi, ogni variazione nel percorso e nel rotolo

la distanza che la palla deve percorrere e permette ai greenkeeper di misurare sezioni di green particolarmente scivolosi con aree più piccole per posizionare la bandiera. Usato allo US Open di San Francisco, nel 2012, pare abbia

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della palla, sia lateralmente (dalla linea centrale) che orizzontalmente (salti in avanti). Si tratta di millimetri e una misurazione di 23 mm di deviazione laterale, ad esempio, è giudicata ottima. Valori che a Roehampton sono stati valutati in 13 mm per il laterale e 5 mm per il verticale. Proprio come il Royal St. George’s quando si stava candidando per l’Open 2011. Sull’affidabilità di un green, ossia sulla possibilità che ha la palla di tenere la linea, così si è espresso Lockyer: “I giocatori dovrebbero considerare questo valore come prioritario: se i green scorrono bene e tengono la linea, non dovrebbe essere un problema per il golfista adattarsi alla velocità”. Una volta assestati tutti i parametri per un green perfetto, resta un problema: dove posizionare la bandiera. Risponde Lockyer: “Per ogni green, selezioniamo alcune aree in cui piazzare l’asta, con l’accortezza che ci sia abbastanza spazio dietro la bandiera se il giocatore perde la buca, così che la palla si possa fermare prima di rotolare fuori green. Quindi, almeno mezzo metro oltre alla buca”. E in Gran Bretagna questo si chiama fair play… (da Golf International, maggio giugno 2014)

fornito letture fedeli allo Stimpmeter originale. Il che porta a domandarsi: perché allora non usare direttamente la versione accorciata, con spreco della metà del tempo? Staremo a vedere…

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I funghi antagonisti Come sta cambiando l’approccio metodologico nei confronti di malattie e insetti dannosi allo sviluppo del tappeto erboso, che sta orientandosi verso sistemi di prevenzione sempre più naturali

Nelle immagini, l’oziorrinco, tappeti erbosi con situazioni problematiche e, qui sopra, microorganismi naturali che favoriscono lo sviluppo radicale e vegetativo

di Nicola Zeduri

Indicazioni generali Le nuove norme a livello comunitario hanno già indicato da diverso tempo come base d’approccio manutentivo dei giardini e degli spazi verdi quella definita “eco-compatibile” con l’utilizzo dei concetti di lotta integrata come difesa dalle principali avversità delle piante in genere e del tappeto erboso nel caso specifico. E finalmente la ricerca scientifica e i nuovi processi industriali consentono oggi di approcciarsi alla difesa delle piante in modo efficace e naturale. Viene definito come prodotto naturale il formulato commerciale costituito da microrganismi presenti in natura di comprovata stabilità e conservabilità, totalmente innocuo per l’uomo e per l’ambiente. La continua evoluzione ha portato alla formazione di elaborati com-

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merciali conservabili finanche a due anni dalla data di produzione senza alcun ausilio di basse temperature (frigorifero) e/o particolari tecniche come in passato, ma con modalità di conservazioni semplici e assai poco onerose (normale stoccaggio in magazzini come per fertilizzanti e sementi). Anche le concentrazioni di microrganismi attivi (le cosiddette UFC/g) sono aumentate in misura esponenziale, rendendo i costi dei prodotti definiti biologici, in linea con le esigenze del mercato e le capacità economiche del momento. Certo l’approccio metodologico nei confronti di malattie ed insetti avversi cambia e si orienta verso sistemi di prevenzione e di mantenimento in salute di piante e substrati di coltura. Ecco quindi che ridiventano fondamentali le corrette pratiche agronomiche, la conoscenza della fisiologia delle piante, l’esperienza diretta in campo e la presenza continua

e professionale negli ambienti verdi. Tra i diversi prodotti presenti in commercio, la ricerca ha isolato alcuni formulati a base di microrganismi naturali, in grado di favorire sia lo sviluppo radicale e vegetativo delle piante e dei tappeti erbosi senza ricorrere all’uso di prodotti chimici e/o di sintesi, sia l’azione di competizione nei confronti dei principali funghi patogeni. Sono stati così selezionati dei formulati contenenti spore e propaguli vitali di funghi della rizosfera con spiccate sinergie con le piante coltivate. Il micelio di questi microrganismi, sviluppandosi, ha un’azione diretta e/o indiretta nel contenimento di patologie fungine e nel controllo d’insetti patogeni determinando un miglior stato di salute delle piante; esso svolge anche azione di controllo su patologie fungine a carico degli apparati radicali. La letteratura fornisce notevoli indicazioni sull’attività di contrasto (diret-

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LOT TA I N T E G R ATA Trattamenti e prodotti

ta ed indiretta) esercitata da alcuni microrganismi utili nei confronti di alcuni patogeni fungini. Trichoderma spp., Pseudomonas spp., Streptomyces spp., Clonostachis rosea, Bacillus subtilis e Bacillus amyloliquefaciens, posti in idonee condizioni di sviluppo, colonizzano la rizosfera e svolgono un’azione di controllo nei confronti di Pythium spp., Alternaria, Fusarium spp., Phytophthora spp., Sclerotinia homeocarpa, ecc. Condizioni ideali per lo sviluppo di microrganismi utili sono: temperature comprese tra 10 e 35 °C (a temperature supe-

riori alcuni funghi sono inibiti); umidità; presenza di azoto organico; assenza di sostanze chimiche attive. I prodotti a base di microrganismi naturali, hanno dimostrato maggior efficacia se applicati in modo preventivo. Applicazioni in presenza di attacchi fungini sono risultate funzionali ma limitate nel tempo. Lavorando in modo preventivo, seguendo una precisa strategia applicativa, si potrà risolvere il problema alla fonte evitando lo sviluppo dei patogeni. Leggermente diversa e forse di più facile ed immediata lettura è la situazione degli insetticidi naturali, in quanto l’azione di parassitizzazione e di controllo degli insetti dannosi è diretta ed esercitata nel momento della presenza dei medesimi. Si tratta quindi di azioni di tipo curativo, probabilmente nella fase attuale più in linea con il normale svolgimento delle pratiche manutentive. Prodotti a base di microrganismi come Metarhizium anisopliae, Beauveria bassiana, Lecanicillium lecanii, Pochonia chlamydosporia e Arthrobotrys oligospora hanno evidenziato azioni di controllo nei confronti di nottuidi, afidi, nematodi dannosi ed anche alcuni cole-

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otteri come l’oziorrinco. In tutti i casi comunque, sia che si tratti di azione di difesa nei confronti delle patologie sia di controllo degli insetti dannosi, occorre seguire un protocollo di distribuzione che i tecnici preparati hanno già fatto proprio da tempo e che possono trasmettere agli esecutori dei lavori. Svolgono ulteriore azione sinergica nei confronti delle problematiche sopra citate, ma in maniera indiretta, anche un altro filone di composti naturali, vale a dire le micorrize. Questi tipi di funghi esercitano un’azione di miglioramento della capacità di esplorazione del substrato di coltura da parte delle piante ospitanti (il tappeto erboso), aumentando il capillizio radicale e ricevendo in cambio carboidrati. Formulati commerciali che possano contenere in equilibrio stabile tutte o gran parte delle forme fin qui descritte, rendono sicuramente l’approccio naturale più semplice e più “accattivante”. Ecco quindi che risultano preferibili miscele di microrganismi diversi, anche sotto forma di ceppi differenti, per rendere la lotta ed il controllo sempre efficaci, pronti ed economicamente validi.

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GOLF CLUB CAVAGLIÀ Il campo raddoppia

Al via i lavori per le 18 buche di Roberto Lanza

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fine aprile al Golf Club Cavaglià (Biella) sono iniziati i lavori di ampliamento del percorso che nel corso dell’anno porteranno la realizzazione di un nuovo course a 18 buche. Il campo che oggi dispone di un ottimo percorso con doppie partenze (par 73) e un executive di 6 buche (par 19) si trasformerà in un 18 buche par 68 di 4.611 metri con 10 par 4, 6 par 3 e 2 par 5. Il nuovo campo si otterrà mixando i due percorsi originari (9 buche ed executive) realizzati nel 1998 su progetto di

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Giorgio Ferraris, modificando alcune delle buche attuali e aggiungendo una vasta area acquistata di recente dalla proprietà che costeggia l’executive. Il progetto delle modifiche è opera dello stesso Ferraris, il costruttore è Paolo Tremolada mentre l’impianto di irrigazione TORO è realizzato da Acquafert. “Inizialmente avevamo pensato di modificare solamente l’executive portandolo a 9 buche (9 par 3) - spiega il presidente Paolo Schellino -, poi con l’acquisizione di un terreno vicino siamo riusciti con un investimento accettabile a mettere insieme un progetto molto più completo e in-

teressante. Ci sarà qualche disagio per i soci ma i lavori sono già partiti e contiamo di concluderli entro ottobre. Considerando che i costi di manutenzione rimarranno pressoché invariati, la modifica porterà una serie di vantaggi alla struttura. A partire dal fatto che disporre di 18 buche, abbinate al nostro complesso alberghiero UNA Golf Hotel Cavaglià, ci consentirà di entrare nel circuito delle vacanze legate al turismo golfistico dei tour operator stranieri e, non ultimo, con la stessa quota di un 9 buche saremo in grado di offrire ai soci un percorso completo.”

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