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by GOLF&TURISMO
PROFESSIONE GOLF Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - Lo - Mi - ISSN 1123-4830 - GO.TU. S.u.r.l. Editore
RIVISTA QUADRIMESTRALE - ANNO 7 - N°20 - 8 EURO
AITG - DOSSIER
La situazione PAN: passato, presente e futuro
INTERVISTE Filippo Barbè Roberto Brivio Carlo Querzoli
PROSPETTIVE
Idee e proposte per riprendere a crescere
INDAGINE
L’andamento del golf in Europa ESTATE COVER PG estate 20.indd 6
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Massima attenzione ai piccoli dettagli: i particolari che nessun altro nota. Accettare solamente il meglio. La perfezione è una mentalità. Ed è qualcosa di cui vale la pena essere orgogliosi.
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Sommario / Estate
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Quadrimestrale dedicato agli operatori dei circoli di golf Anno VII - numero 20 - Estate 2019 - 8,00 euro Direttore Responsabile: Fulvio Golob fulvio.golob@golfeturismo.it Creative Director: Patrizia Chiesa Redazione: redazione@golfeturismo.it Andrea Ronchi (02 42419218) Federica Rossi, Roberta Vitale (02 42419315) Comitato tecnico: Stefano Boni (Dottore Agronomo e Superintendent Diplomato), Paolo Croce (consulente tecnico), Alessandro De Luca (Tappeti Erbosi Federgolf), Mariano Merlano (Area Verde AITG), Fabrizio Pagliettini (Presidente AITG), Marta Visentin (Impegnati nel Verde) Hanno collaborato a questo numero: Diego Cassetta, Cristiana Casotti, Paolo Croce, Marco Dal Fior, Alessandro De Luca, Elisa Dessy, Maurizio De Vito Piscicelli, Donato Di Ponziano, Corrado Graglia, Davide Lantos, Roberto Lanza, Paolo Montanari, Luca Porcu, Graziano Semiani, Alfredo Tosca, Andrea Vercelli Editore: Go.Tu. Surl Presidente: Alessandro Zonca Vice Presidente: Silvio Conconi Direzione, redazione, amministrazione: Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Telefono: 02 42419.1 r.a. - Fax: 02 48953252 redazione@professionegolfclub.it amministrazione@professionegolfclub.it Sito web: www.professionegolfclub.it Abbonamenti: 02 424191 - 02 42419217 - abbonamenti@professionegolfclub.it (L’abbonamento alla rivista parte dal primo numero raggiungibile all’atto dell’effettivo pagamento) Pubblicazione periodica mensile registrata al tribunale di Milano con il numero 255 del 19/7/2013. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - DCB Milano. Concessionaria esclusiva per la pubblicità: Publimaster Surl, Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Tel. 02 42419.1 r.a. - Fax 02 47710278 - publimaster@publimaster.it Amministratore Delegato: Alessandro Zonca Ufficio traffico/commerciale: Nadja Terzolo (02 42419229) - nadja.terzolo@professionegolfclub.it Diritti di riproduzione: è vietata la riproduzione, anche se parziale, e con qualsiasi mezzo, di fotografie, testi e disegni. Testi e foto inviati in redazione non verranno restituiti eccetto dietro esplicita richiesta. L’Editore resta a disposizione degli interessati quando, nonostante le ricerche, non sia stato possibile contattare il detentore di riproduzioni di eventuali fotografie o testi. Ai sensi dell’art. 2 comma 2 del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca-dati personali di uso redazionale presso la sede di via Winckelmann 2, 20146 Milano. Gli interessati potranno rivolgersi al responsabile del trattamento dei dati - sig.ra Federica Vitale - per esercitare i diritti previsti dal Decreto Legislativo n. 196 del 30 giugno 2003.
Stampa: Tiber Spa - Via della Volta, 179 - 25124 Brescia © 2019 Go.Tu. Surl
EDITORIALE - Prima le donne e i bambini Fulvio Golob
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NOTIZIE a cura della redazione
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NOTIZIARIO AITG - La situazione del PAN di Massimo Mocioni, Mariano Merlano e Piero Catelani
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FORE! - Obiettivo rosa Donato Di Ponziano
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INTERVISTA - Divertirsi è la chiave del successo Federica Rossi 22 INTERVISTA - Professione Pro Fulvio Golob
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INDAGINE - Golf in Europa a cura della redazione
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DOSSIER - Proposte / Se non ora, quando? Paolo Croce
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MARKETING E PSICOLOGIA - I rapporti nei Circoli Elisa Dessy 52 ANGOLO GIURIDICO - Responsabilità dei Presidenti Alfredo Tosca 62 INTERVISTA - Una vita da course manager Roberto Lanza
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CONVEGNI - Tappeti erbosi: Padua caput golf a cura della redazione
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TURISMO - C’era una volta il boom Maurizio De Vito Piscicelli
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GIOCO IN CAMPO - Regole e decisioni Corrado Graglia e Davide Lantos
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TERRE DEI CONSOLI - Apertura della nuova clubhouse a cura della redazione 88 REALIZZAZIONI - Is Molas Resort a cura della redazione
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CLUBHOUSE - Montecchia: dal tabacco alla stella a cura della redazione 92 BACKTEE - Cara scaramanzia Marco Dal Fior
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Editoriale /Fulvio Golob
PRIMA LE DONNE
e i bambini Fulvio Golob
PER IL MOVIMENTO GOLFISTICO IN ITALIA È INDISPENSABILE ALLARGARE IL NUMERO DEI GIOCATORI. COME GIÀ AVVENUTO IN MOLTI ALTRI PAESI, È FONDAMENTALE INVESTIRE TEMPO E RISORSE PER COINVOLGERE IL PUBBLICO FEMMINILE E JUNIOR
O
rmai appare chiaro. Se si vuole cercare di aumentare il numero dei golfisti bisogna in primis puntare sull’aumento delle giocatrici e poi su quello degli junior, coinvolgendo nei club l’intera famiglia. Le ricerche nei grandi Paesi golfistici lo hanno evidenziato in maniera inequivocabile. In questo numero di Professione Golf pubblichiamo l’ultima indagine in Europa realizzata da KPMG, con numeri e percentuali dell’universo golfistico nel Vecchio Continente (in basso, i grafici dei Paesi più virtuosi sul fronte femminile e junior) In Italia sono di recente partiti due progetti in parallelo dedicati proprio a questi settori. “Golf è DONNA” il titolo che la Federgolf ha scelto per la sua prima iniziativa, che dovrebbe coinvolgere maggiormente nel nostro sport il pubblico femminile. Un’impresa non facile, se è vero che da anni gli sforzi della più grande potenza golfistica mondiale, gli Stati Uniti, sono concentrati a investire decine
Primi cinque mercati in Europa per presenza di giocatrici adulte, comparate in percentuale a tutti i golfisti della nazione, inizio 2018 AUT GER SUI HOL BEL
Primi cinque mercati in Europa per presenza di juniores, comparati in percentuale a tutti i golfisti della nazione, inizio 2018 LET GRE RUS SLO ISL Fonte: Associazioni o Federazioni di golf con elaborazione KPMG
di milioni di dollari proprio con questo obiettivo. E i risultati finora sono stati discreti (+13% di donne in cinque anni), ma forse non all’altezza delle attese. L’Italia, all’inizio del 2018, era in perfetta sincronia con la media continentale: 23.426 giocatrici su un totale di 91.165 tesserati alla Federgolf. Esattamente il 25,6%, dato addirittura superiore a quello dei già citati Stati Uniti (24%). Sorprendono invece in negativo i numeri della Gran Bretagna dove le donne crollano al 12 (Galles e Scozia) e 13 per cento (Inghilterra), a conferma che oltremanica il golf è tuttora uno sport decisamente al maschile. Il progetto Golf è DONNA è patrocinato dal CONI e dalla R&A e si avvale della partnership con la Fondazione Susan G. Komen Italia, organizzazione per la lotta e la prevenzione dei tumori al seno. Al momento coinvolti 15 circoli riconosciuti come Punti Rosa, che praticheranno speciali condizioni a tutte le donne che vorranno cominciare a giocare a golf. Sul fronte junior, la Federgolf ha lanciato poco prima l’ambizioso programma promozionale denominato “Golf a Scuola”, uno dei focus principali legati Progetto Ryder Cup 2022. L’idea è di avvicinarsi al nostro sport giocando in classe, con obiettivo principale il coinvolgimento dei giovani. Ma se il punto d’arrivo e il modo di raggiungerlo appaiono semplici e lineari, non mancheranno le difficoltà. L’impresa infatti è piuttosto complessa, visto che nel nostro Paese l’incidenza dei giocatori sul totale della popolazione è solo dello 0,15%, cioè circa un golfista ogni 610 abitanti. In altre parole, per la quasi totalità degli italiani il golf continua a essere un oggetto misterioso. Per quest’anno sono 34 le scuole coinvolte su tutto il territorio nazionale: un totale di 102 classi, scelte fra gli ultimi tre anni dell’istruzione primaria. Il progetto prevede tre ore di golf a settimana per ogni istituto scolastico, una per ciascuna classe.
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Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / N È ORA DI DIRE BASTA AL GIOCO LENTO Con un post su Twitter Edoardo Molinari ha lanciato la protesta contro i “giocatori lumaca”, citandoli nome per nome
“È
ora che il golf professionistico faccia qualcosa di serio per combattere il gioco lento”. Questo il tweet lanciato da Dodo dopo aver impiegato 5:30 ore per fare 18 buche nel torneo Trophee’e Hassan II giocato a fine aprile in Marocco. Uno sfogo sui ritmi per nulla frenetici che ormai si riscontrano quotidianamente sui Tour. Molinari ha poi pubblicato una lista di quasi 150 giocatori richiamati e di questi, solamente tre hanno ricevuto una multa di 3.000 dollari: Adrian Otaegui, Erik Van Rooven e Louis Oosthuizen. Nella black list spuntano nomi di big come Tiger Woods, Patrick Reed, Ian Poulter, Tommy Fleetwood e, tra i segnalati, anche il fratello Francesco, richiamato solamente una volta. Lo stesso discorso, in scala ovviamente ridotta e dilettantistica, vale per le infinite gare dei nostri club.
TOSCANA Nuova casa per la PGA LA PGA europea ha scelto il circolo dell’Argentario come nuova sede nazionale per l’Italia durante i prossimi dieci anni
I
l campo, inaugurato nel 2006, è stato progettato dall’architetto David Mezzacane e da Baldovino Dassù, bandiera del golf italiano nel mondo. Le buche sono state poi modellate dallo specialista Brian Jorgensen e il risultato è un tracciato vario, spettacolare e tecnicamente molto valido che ha attratto l’interesse della PGA europea, che gli ha assegnato successivamente, il titolo di PGA Nation Golf Course Italy. In questo ambito l’Argentario Golf Club ha realizzato la nuova clubhouse, sta ampliando la Practice Area e sta realizzando una nuova Golf Academy. L’Argentario Golf Club ospiterà per i prossimi 4 anni la finale UK del PGA Tournament: la prima si giocherà nello splendido resort toscano dal 26 al 31 ottobre 2019. L’accordo è stato siglato da Liam Greasley, Executive Director della PGA, e dal Presidente dell’Argentario Golf Club, Augusto Orsini, nella sede della PGA di Birmingham. La PGA è un’associazione che sostiene con valori e integrità lo sviluppo dei propri programmi, è un marchio globale, immediatamente riconoscibile a tutti i golfisti del mondo, che vedono in questo brand prestigio, gioco, insegnamento e professionalità. L’Argentario Golf Club rappresenterà l’Italia nel mondo del golf, unendo ai valori della PGA i propri, il rispetto per l’ambiente, la bio sostenibilità, offrendo un Resort 5 stelle, ristoranti, wellness center con palestra, piscine, campi da tennis, calcetto e padel. Oltre tutto questo, anche le nuove ville, immerse nel verde, con vista sul percorso di gioco e sul mare. L’Argentario Golf Club, situato nel cuore della maremma toscana, vicino a Roma, Firenze, Pisa, Siena, e la PGA European Golf Professional sanciscono questo accordo con il comune obiettivo di accrescere la passione per il gioco del golf e dei suoi valori.
SEMPRE PIÙ “GREEN”
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l Circolo del Golf Ugolino ha attivato due colonnine per la ricarica delle macchine elettriche fornite in comodato d’uso dalla ditta Etruria Lucegas. L’iniziativa ha trovato il consenso dei giocatori che nel costo del green fee potranno ricaricare la propria auto. Un’iniziativa che rende l’Ugolino sempre più green!
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s / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie EMILIA ROMAGNA A Imola, primo Master universitario sui tappeti erbosi
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Università di Bologna ha attivato presso la propria sede di Imola (BO), per l’anno accademico 20192020, la prima edizione del master in Gestione tecnica e progettazione dei tappeti erbosi sportivi e ornamentali, primo corso universitario in Italia a trattare a 360° le tematiche per una corretta progettazione e gestione dei tappeti erbosi al fine di poter formare tecnici competenti ad operare in molteplici situazioni. La scadenza bando di ammissione è fissata al 3 ottobre 2019. A titolo indicativo, esistono attualmente in Italia circa 420 campi da golf; il calcio, oltre ai 38 campi delle serie A e B, conta ad oggi circa 20.000 impianti nelle serie minori e in moltissime
situazioni supporta anche lo svolgimento di eventi di rugby. Sulla base di queste premesse, l’Università di Bologna ha attivato, presso la propria sede di Imola (BO), la prima edizione di un master unico nel suo genere nel panorama italiano. A conferma dell’interesse sulla formazione di questi temi Federcalcio, Federgolf, AITG, Ass. Italiana Direttori e Tecnici Pubblici Giardini hanno concesso il proprio patrocinio all’iniziativa. Il corso universitario in partenza dall’11 novembre 2019 rilascerà 60 Crediti Universitari (CFU) ed avrà un’elevata valenza professionalizzante avvalendosi delle competenze dei principali esperti del settore.
Verranno pertanto trattati i temi di conoscenza delle specie erbacee, le tecniche colturali, la difesa da avversità, la gestione dell’irrigazione e la meccanizzazione per un corretto mantenimento del tappeto erboso. Al contempo non verranno trascurati gli aspetti di programmazione e gestione economica e l’inserimento nel contesto paesaggistico per una maggiore sostenibilità ambientale, argomenti oggi imprescindibili per poter garantire un futuro ai progetti da realizzare. Grazie al sostegno dei partner a cui si sono aggiunti l’Istituto per il Credito sportivo e la Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, è possibile offrire ai
partecipanti un’elevata qualità didattica e formativa mantenendo una quota d’iscrizione assolutamente competitiva rispetto al panorama nazionale. Il numero di partecipanti massimo è di 30 posti attribuiti sulla base della selezione indicata dal bando di ammissione. È, inoltre, possibile frequentare le lezioni in qualità di uditori. Per tutte le informazioni sull’accesso si invita a consultare il bando di ammissione disponibile sul sito ufficiale dell’Università di Bologna alla sezione Didattica > Master universitari. Per informazioni: lanfranco.corradini2@ unibo, facebook.com/master.GeProTE
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Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / N STATI UNITI Donne al potere Importante incarico al vertice del golf americano per Alexandra Baldwin, che oggi presiede il secondo circuito del PGA Tour
VENETO Primo posto per il Centro Vacanze di Pra’ delle Torri
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l golf sta diventando sempre più rosa e l’acronimo “Gentleman Only Ladies Forbidden” sta fortunatamente perdendo sempre più il suo potere. Ad abbattere ancora una volta il muro del pregiudizio è, questa volta, il PGA Tour, che ha nominato Alexandra Baldwin nuovo presidente del Web.com Tour, uno dei sei circuiti del Tour maggiore americano. “Sono entusiasta di questa opportunità e felice di guidare il Web.com Tour. Mi porterò il bagaglio di esperienza in questi anni di sport e affari con l’obiettivo di far crescere il circuito sempre più. Il Web. com Tour è un trampolino di lancio per le nuove stelle del PGA Tour e non vedo l’ora di contribuire alla loro crescita professionale”
UN GRANDE UOMO DI GOLF
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i ha lasciati Angelo Zella, l’amico che dal 2008 era purtroppo paralizzato a causa di un tremendo incidente stradale. Nel corso degli anni 80 era diventato proprietario del Golf Club Riva dei Tessali, prima struttura italiana realizzata con il concetto del golf resort, esempio lungimirante di abbinamento fra il nostro sport e il turismo. Per sviluppare e promuovere il bellissimo tracciato situato all’interno di una secolare pineta, affiancato da un accogliente hotel e numerose ville, Zella organizzò varie edizioni del “Tessali Open del Sud”, torneo del Challenge Tour e unica gara professionistica dell’European Tour che allora veniva giocata nel nostro paese oltre all’Open d’Italia. Innamorato del golf e delle prospettive di sviluppo che avrebbe potuto avere nel Meridione, inaugurò nel 2001 un secondo percorso a Metaponto, in Basilicata, poco distante da Riva dei Tessali e da Matera. Il torneo professionistico prese così il nome di “Italian Tessali e Metaponto Open di Puglia e Basilicata” e rimase a lungo nel calendario del Challenge Tour. Angelo aveva inoltre già pronti i piani per un terzo campo in Valle d’Itria, nella Puglia centrale, a completamento di una rete di campi ideali per promuovere il turismo golfistico. Il tragico incidente bloccò questi progetti e, purtroppo, senza la sua travolgente determinazione il gioiello di Riva dei Tessali si andò spegnendo fino alla triste e recente chiusura. Resta per fortuna invece ben vivo Metaponto, anche per la passione e dedizione della sorella Elena Zella e delle due figlie di Angelo, che continuano a gestire il bel campo e la deliziosa foresteria che fa da clubhouse.
Il network KoobCamp, nell’ambito dei Certificati di Eccellenza 2019, ha selezionato i migliori campeggi e villaggi dove trascorrere l’estate all’insegna delle attività sportive
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il Centro Vacanze Pra’ delle Torri di Caorle (Venezia), in Veneto, ad aggiudicarsi il titolo di miglior campeggio Sport 2019, assegnato nell’ambito della quarta edizione dei Certificati di Eccellenza KoobCamp come riconoscimento ai camping specializzati nelle vacanze attive per i turisti sportivi. Annesso al Centro Vacanze c’è il piacevole golf club, rinomato percorso di 110 ettari con vista mare nato nel 1991. Quello di Pra’ delle Torri è un sea-course 18 buche, completato da un campo pratica con postazioni coperte e scoperte, putting green, pitching green e la Golf Academy. Molto noto è anche il Centro fitness che mette a disposizione degli ospiti un’ampia area attrezzata. In questa zona, la possibilità di praticare sport acquatici come, ad esempio, kayak, windsurf, catamarano a vela e sci nautico, e di sfruttare l’area sportiva per i giovani, parco di oltre 1.500 metri quadrati attrezzato per diverse discipline sportive.
VENETO Addio al Golf Club Rovigo?
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annuncio arriva direttamente dal presidente del Golf Club Rovigo, Nino Rossi, molto conosciuto in città anche per il suo ruolo nella Rugby Rovigo degli anni ’80. “Purtroppo, dopo 28 anni, dobbiamo dire addio al campo che abbiamo costruito con tanta cura – spiega Rossi -. Purtroppo l’affitto che ci hanno proposto è improponibile e troppo esoso: con i soldi delle iscrizioni sarebbe impossibile continuare”. L’ex rugbista, indomito per natura, sta già cercando una soluzione: trasferirsi a Padova, che offrirà ospitalità per un anno in una zona pubblica, in cambio della manutenzione dell’area, oppure rimanere a Rovigo stringendo un accordo con l’Ulss 5 polesana per ricevere un’area verde sempre in concessione gratuita in cambio della sua gestione. Insomma, l’appello è stato lanciato e la situazione si dovrà risolvere, in un modo o nell’altro, entro dicembre.
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s / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie LOMBARDIA Un tuffo nell’estate
VENETO Festa degli alberi al Golf Club Asiago
Al Golf Club le Robinie inaugurata la splendida piscina esterna
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nche quest’anno grandi novità a Le Robinie. Proseguendo nella proverbiale ricerca della qualità e della varietà dei servizi offerti, lo splendido circolo di Solbiate Olona (Varese) presenta la sua nuova e bellissima piscina all’aperto. Insieme a pochissimi altri club italiani, poteva già vantare un’importante vasca indoor, collegata all’area wellness e fitness, ora raddoppiata
Only The Brave Foundation e il suo patron Renzo Rosso a sostegno della rinascita dei boschi
con quella affacciata sulla buca 18, appena sotto la clubhouse. Pensata in ogni dettaglio per i momenti del relax estivo, è l’ideale per una pausa rigenerante prima o dopo un giro in campo, grazie anche all’ampia zona con idromassaggi. La nuova piscina consente l’ingresso anche agli ospiti. L’apertura è prevista per tutto il periodo estivo, dalle 10:00 alle 20:00.
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a Fondazione ha donato gli alberi per la piantumazione, gli stessi esemplari distribuiti ai cittadini del bassanese lo scorso dicembre in occasione del Natale e conservati fino ad oggi per essere resi all’Altopiano. «Siamo davvero grati per la prontezza dimostrata da OTB Foundation e dal suo Fondatore», sostiene Roberto Rigoni Stern, Sindaco di Asiago. «La sensibilità dell’amministrazione asiaghese su tematiche forestali e di educazione ambientale è da sempre molto profonda e ha trovato un’immediata condivisione di valori con la Fondazione, da sempre attenta a problematiche attuali che richiedono interventi mirati e urgenti. È grazie a contributi concreti come questo che l’Altopiano potrà finalmente rinascere»
PIEMONTE - UNA PARTNERSHIP VINCENTE
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uovo inizio per il Golf Club Royal Park I Roveri di Torino. Il circolo, tra i più prestigiosi d’Europa, inaugura la stagione annunciando una nuova partnership con Allianz, che dà il suo nome ai due percorsi (Allianz e Allianz Bank), e aprendo le porte della Edoardo Molinari Academy. “Iniziamo un nuovo percorso
- commenta il vicepresidente del Royal Park I Roveri, Andrea Agnelli - con l’obiettivo di dare vita a uno dei migliori progetti a livello continentale”. L’annuncio della partnership durante la Ribbon Ceremony dell’inaugurazione e intitolazione dei due percorsi. Col vicepresidente Agnelli erano presenti Don-
na Allegra Agnelli, presidente Royal Park I Roveri, e i vertici del Gruppo assicurativo finanziario. “La partnership con Allianz inserisce in un novero esclusivo di realtà golfistiche a livello mondiale il circolo”, secondo accordo col gruppo assicurativo e bancario dopo St Andrews Links, in Scozia, storico tempio mondiale del golf.
L’EMIRO DEL QATAR PRONTO A VENDERE IN COSTA SMERALDA
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l Qatar ha dato incarico a Goldman Sachs di valutare gli asset detenuti in Costa Smeralda. L’emiro Tamim Bin Ahmed al-Thani sarebbe pronto a vendere qualora non si sbloccassero i progetti di riqualificazione di alberghi e strutture ricettive in Gallura previsti nei progetti della holding dall’acquisto nel 2012. Tra le proprietà nel portafoglio immobiliare ci sono gli Hotel Romazzino, Pitrizza, Cervo e Cala di Volpe, prestigiosi bar, ristoranti e negozi, la Marina, il Cantiere e il Pevero Golf Club. I qatarini si sarebbero accontentati di 300mila metri cubi di cemento invece che di un milione e mezzo, ridimensionando le volumetrie. Ma tutto si è arenato assieme al Piano urbanistico comunale.
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La situazione del PAN ANALIZZIAMO CRONOLOGICAMENTE LA CONTINUA SERIE DI PASSAGGI E DEI NUMEROSI INTERVENTI CHE HANNO VISTO L’ASSOCIAZIONE ITALIANA TECNICI DI GOLF E LA FIG CONFRONTARSI CON IL MINISTERO DELLA SALUTE. DOPO I RITARDI DI QUEST’ANNO, QUALI POSSONO ESSERE LE PROSPETTIVE? di Massimo Mocioni, Mariano Merlano e Piero Catelani
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in dalla sua entrata in vigore, nel 2014, il Piano d’Azione Nazionale sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (il tanto famigerato PAN) ha provocato più di una notte insonne ai greenkeeper e superintendent dei campi di golf, impotenti verso alcune avversità, e ultimamente anche ai Presidenti di Circoli, soprattutto quelli con una certa vocazione turistica, che hanno visto ridursi drasticamente i green fee di giocatori stranieri più allettati da campi in migliori condizioni di manutenzione. I professionisti manutentori dei campi da golf stanno cercando di operare al meglio utilizzando la propria esperienza e sono sempre alla ricerca di nuovi prodotti che garantiscano - anche con alternative biologiche e quindi più sostenibili - risultati che mettano i propri campi in competizione con quelli di altri Paesi europei che, viceversa, utilizzano prodotti fitosanitari consentiti nei rispettivi
Stati ma questi sforzi da parte di greenkeeper e superintendent non hanno dato però risultati soddisfacenti. Il Piano è sicuramente un provvedimento legislativo importante per l’uso dei prodotti fitosanitari in ambito agricolo ed extragricolo, ma purtroppo è entrato in vigore senza che gli addetti avessero a disposizione mezzi di difesa alternativi efficaci e sicuri con un minore basso impatto ambientale. Nel corso di questi ultimi anni la situazione si è evoluta progressivamente soprattutto per la mancanza di una controparte ministeriale che abbia fornito rapidamente una spiegazione univoca del testo, lasciando spazio a varie interpretazioni che sono poi state confutate, spiegate e definite solo nel tempo. La sensazione avuta è quella che i legislatori non avessero all’inizio le idee chiare sulla gestione del verde ornamentale e sportivo e solo più tardi si sono accorti che il “Piano” era
troppo restrittivo per cui hanno accettato alcune autorizzazioni in deroga; ma anche in questo caso i tempi sono stati troppo lunghi. Nella scorsa stagione AITG - Associazione dei Tecnici di Golf - è riuscita a ottenere la deroga per due prodotti, un fungicida e un erbicida, che sono stati molto importanti, soprattutto il primo, per evitare severi danni al tappeto erboso in autunno che si sarebbero scontati fino alla primavera successiva. Per la stagione 2019 AITG, questa volta con il supporto della Federgolf e della Lega Calcio, ha presentato richiesta (quale portatore d’interesse) per l’autorizzazione in deroga per usi eccezionali per un erbicida pre-emergenza e due fungicidi ad ampio spettro secondo il Regolamento CE 1107/2009, art. 53, comma 1. La richiesta è stata inviata il 21 febbraio. A questo punto il Ministero della Salute aveva una settimana di
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tempo per inoltrare la richiesta al Servizio Fitosanitario Nazionale, che doveva dare un parere entro altri 15 giorni. In pratica il parere avrebbe dovuto esserci per la metà di marzo, ma è arrivato solo il 5 aprile, a circa 40 giorni dalla presentazione della richiesta. A questo punto le Aziende produttrici avevano 7 giorni per presentare il dossier (sostanzialmente la nuova etichetta) al Ministero stesso, cosa che è avvenuta nei tempi. Tutto il dossier è passato poi alla Commissione Consultiva per i prodotti fitosanitari, che doveva dare un suo parere entro 13 giorni lavorativi. Ci si poteva quindi aspettare un’autorizzazione approvata e pubblicata entro la metà di maggio, ma a questo punto sono emersi alcuni problemi. Per il prodotto erbicida è stato autorizzato non il primo prodotto presentato, ma una nuova formulazione, meno pericolosa per l’operatore rispetto alla precedente: peccato che questo prodotto sia attualmente in fase di produzione e non disponibile sul mercato al momento; l’erbicida è comunque disponibile in deroga per 120 giorni a partire dal 18 giugno (invece che a maggio come si sperava…). Per i fungicidi, invece, la Commissione ha espresso alcune perplessità per le frasi di rischio presenti in etichetta (soprattutto di uno di questi due), affermando
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inoltre che sono disponibili sul mercato altri prodotti efficaci contro la Sclerotinia homoeocarpa, agente del dollar spot e nemico numero uno dei tappeti ad alta manutenzione (ma quali sono questi prodotti, se ci hanno detto che basta la scritta “può provocare reazione allergica” per rendere il prodotto fitosanitario non utilizzabile in aree frequentate da popolazione?). La soluzione appare quindi molto ingarbugliata e lo sforzo di chi è stato incaricato di seguire il problema è quello di fare capire la necessità di avere a disposizione questi prodotti in tempi brevi, per aiutarci a superare la stagione estiva che si sta annunciando molto difficile non solo per le avversità ma anche per il caldo molto intenso. Un secondo piano di lavoro riguarda la modifica del PAN, per la quale c’è - e c’è stato - un intenso lavoro da parte di tutti i soggetti interessati. La Direttiva comunitaria, infatti, prevede una revisione del PAN dopo 5 anni e quindi sarebbe prevista per il quinquennio 2019 – 2024. Da
un incontro che si è avuto presso il Ministero dell’Ambiente da una delegazione congiunta AITG – FIG con i dirigenti del settore avvenuto il 13 maggio 2019, una bozza sarebbe stata pubblicata nel giro di poco tempo. Da parte di FIG e AITG sono state proposte alcune modifiche rispetto alla precedente redazione del PAN. In sintesi: La richiesta di estrapolazione dalle aree extra agricole dei campi da golf e dei campi sportivi. (Infatti i campi da golf non sono assimilabili ad aree quali parchi pubblici o plessi scolastici). L’utilizzo di alcuni prodotti fitosanitari a bassa tossicità nei campi da golf e nei campi sportivi professionistici senza la necessità di richiedere autorizzazioni eccezionali, sempre mal viste dai Ministeri.
bozza del testo del “nuovo PAN”, sono comunque previsti 60 giorni di pubblica consultazione per cui tutti i portatori d’interesse possono presentare le loro richieste di modifica, che saranno prese in considerazione da parte dei Ministeri (Salute, Agricoltura e Ambiente) per la stesura finale del “nuovo PAN”. A dispetto dei “tempi brevi” di pubblicazione prospettati, al momento non è stato ancora pubblicato nulla, per cui la consultazione non è ancora partita… e sono già passati circa due mesi... e quindi… 60 giorni! Servizio realizzato in collaborazione con la
Da parte del Ministero dell’Ambiente, nella riunione del 13 maggio, è stato assicurato che le nostre istanze sono state prese in considerazione nel nuovo PAN; dalla data di pubblicazione della
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PARADISO DEL GARDA ALLA QUINTA a cura della redazione - foto di Cristiana Casotti
CARRELLATA DI FOTO DALLA DUE GIORNI DEL CONVEGNO, GIUNTO ALLA 85A EDIZIONE, ANCHE QUESTA VOLTA ORGANIZZATO NEL GRANDE CENTRO CONGRESSI DEL CIRCOLO VENETO. L’ASSEMBLEA HA ELETTO IL NUOVO CONSIGLIO DELL’ASSOCIAZIONE A SINISTRA, IL NUOVO PRESIDENTE AITG, DAVIDE SANTAGOSTINO, INSIEME AL PRESIDENTE USCENTE, FABRIZIO PAGLIETTINI. QUI ACCANTO I COMPONENTI DEL NUOVO CONSIGLIO AITG: DA DESTRA, MARIO BOVONE, LUCA CASPANI, ALESSIO CHIUSSO, DAVIDE SANTAGOSTINO, FILIPPO BARUZZI E DAVIDE COLOMBARINI (NELLA FOTO MANCA DAVIDE LANTOS, IMPEGNATO IN QUEL GIORNO A LONDRA). QUI SOTTO, FOTO DI GRUPPO CON ALCUNI PARTECIPANTI AL MEETING DEL 18 E 19 MARZO
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DALL’ALTO: L’INTERVENTO DI MARCO MAGNANO (AMIA) E PIERO CATELANI DURANTE IL WORKSHOP DEDICATO ALLA REVISIONE DEL PAN; LA SEGRETERIA DEL MEETING; I DUE ESPERTI DI TAPPETI ERBOSI ALESSANDRO DE LUCA E MASSIMO MOCIONI CON FABRIZIO PAGLIETTINI; LA TARGA AI DUE NUOVI SUPERINTENDENT DIPLOMATI SNG; UN MOMENTO DELLA GARA DI GOLF; IL CONSIGLIERE FEDERALE ALBERTO TREVES DE BONFILI
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AITG / Meeting
QUI SOPRA, UNA VEDUTA GENERALE DELLA SALA CONGRESSI PRINCIPALE DI PARADISO DEL GARDA DURANTE UNA DELLE SESSIONI DELL’85° MEETING AITG. QUI ACCANTO, LA CONSEGNA DELLE TARGHE AI CONSIGLIERI USCENTI MAURIZIO NOVELLA (A SINISTRA) E MARIANO MERLANO E IN ALTO A DESTRA QUELLA PER FABRIZIO PAGLIETTINI. NELLE ALTRE IMMAGINI LA GRANDE TORTA AITG, LA NEWSLETTER NUMERO 1 2019 E ALCUNE FOTO DI GRUPPO AL CONGRESSO
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Fore! /Donato Di Ponziano
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Donato Di Ponziano
LA CURA DEL GOLF AMERICANO PER USCIRE DALLA PESANTE CRISI INTERVENUTA NEGLI ULTIMI DIECI ANNI È STATA QUELLA DI PUNTARE, A PARTIRE DAL 2008, SULL’AUMENTO DEL NUMERO DI GIOCATRICI NEGLI U.S.A.
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ra l’inizio del 2008 e la PGA americana lanciò una massiccia campagna di avvicinamento al golf riservata alle donne. Le statistiche parlavano chiaro: il numero dei praticanti era in discesa. Pur considerando che quelli che avevano smesso erano soprattutto golfisti molto saltuari, quelli che per intenderci giocavano meno di cinque volte l’anno, in pochi anni si è passati da quasi 30 milioni di praticanti a circa 25. Di fronte a questi fatti, qualcosa doveva essere fatto urgen-
temente per invertire una tendenza che suonava senz’altro come molto pericolosa. Nonostante la legittima preoccupazione, nessuno però avrebbe mai immaginato che, da lì a qualche mese, un cataclisma economico avrebbe sconvolto il mondo intero, senza risparmiare neppure il mondo del golf. Lo ricordiamo: lunedì 15 settembre 2008, Lehman Brothers, una delle più grandi banche d’affari di New York, entrò ufficialmente sotto tutela fallimentare. La mattina suc-
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cessiva, il Dow Jones perse più di 500 punti, il crollo più alto dopo il 17 settembre 2001, il primo giorno di scambi dopo l’attentato alle Torri gemelle. E un mese dopo (15 ottobre) Wall Street segnò la nona giornata più nera della storia (-7,87% , -733 punti), in una poco rassicurante classifica guidata dal celebre Black Monday del 1987 (-22,61%). Anche se il fallimento di Lehman Brothers non fu la causa principale della débâcle della finanza mondiale, in quei giorni divenne lampante che, da lì a poco, la crisi avrebbe raggiunto proporzioni planetarie. Iniziarono così i tempi del più difficile percorso in salita che il mondo bancario e della finanza avrebbero dovuto affrontare, con i loro dirigenti che con gli scatoloni in mano lasciavano le scrivanie e venivano licenziati. Come una valanga, la conseguente sofferenza di tutta l’economia globale, travolse pure i green di ogni nazione, senza risparmiare ovviamente l’America. Una ricetta precisa su cui puntare Il mercato golfistico statunitense, quello più importante al mondo, cominciò a perdere colpi: in poco più di un anno, un paio di milioni di giocatori lasciarono le fila, centinaia di club si ritrovarono senza soci, tutta l’industria dell’attrezzatura iniziò a soffrire. È inutile dire che anche in ogni altra parte del mondo il golf e il suo indotto entrarono in crisi e ancor oggi, dopo oltre 10 anni da quella serie di eventi che colpirono profondamente l’economia, ne stiamo raccogliendo i cocci. Ma quale è stata la cura che poi ha permesso in alcune stagioni al golf americano di uscire da una profonda crisi e ritornare a crescere? Nessun segreto: la campagna di avvicinamento al golf riservata alle donne, iniziata in maniera lungimirante nel 2008, appena prima della crisi economica globale, è stata la soluzione vincente. Le molte indagini di mercato commissionate dai principali organi del golf statunitense non avevano lasciato dubbi su quale fosse la principale ricetta su cui puntare. Le madri che avvicinavano i figli al gioco, le mogli che spingevano i mariti a iscriversi ai club, le donne che dedicavano il loro tempo libero alla pratica di un nuovo sport, dimostrano che è stata la scelta azzeccata. La nuova formula promozionale che passava attraverso le donne ha dimostrato la sua validità senza ombra di dubbi. E la percentuale delle giocatrici, poco alla volta ha cominciato a crescere. Se si riesce quindi ad andare al di là di qualche timida iniziativa in rosa, di qualche azione spot, se si comprende che varrebbe proprio la pena destinare nuovamente i fondi per l’organizzazione di un Open d’Italia femminile, che più facilmente ci porterebbe verso la Ryder Cup nel 2022 con l’auspicata crescita dei golfisti italiani, sarà più facile anche capitalizzare i fantastici risultati che il nostro professionismo maschile continua a ottenere. Ultimo, solo in ordine di tempo, il trionfo di Andrea Pavan al BMW Championship di Monaco di Baviera.
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Divertirsi
È LA CHIAVE DEL SUCCESSO di Federica Rossi
IL VALTELLINA GOLF È UN PICCOLO FIORE ALL’OCCHIELLO CHE TI PERMETTE DI GIOCARE SU UN DIVERTENTE CAMPO A 18 BUCHE SULLO SFONDO DELLE BIANCHE VETTE DELL’ADAMELLO. A RACCONTARCI IL SUCCESSO DEL CIRCOLO LOMBARDO, IL SUO STORICO E NOTO PRESIDENTE, CON UNA SFRENATA PASSIONE PER IL GOLF CLUB
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Personaggi / Roberto Brivio
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a 15 anni è presidente del Valtellina Golf, una realtà che con il tempo è diventata un punto di riferimento per tutti i golfisti che vogliono giocare 18 buche sullo sfondo delle vette dell’Adamello, a est, e degli ombrosi boschi delle Orobie, a sud. Parliamo di Roberto Brivio, monzese di nascita ma valtellinese d’adozione, che ci ha raccontato cosa vuol dire essere presidente di una realtà in bella crescita e quanto c’è ancora da fare per il circolo. Da quello che ci ha detto è scaturita subito un’unica. grande certezza: il suo amore incondizionato per il nostro sport. Com’è nato il Golf Valtellina? Il circolo è stato fortemente voluto dall’allora presidente del Credito Valtellinese Giovanni De Censi che nel 1998 ha avuto l’idea di realizzare un golf a 9 buche che poi nel 2011 è passato a 18. L’idea di fare un golf club in Valtellina credo sia stata una fantastica intuizione, capace di aiutare il turismo sotto diversi punti di vista. Per essere un circolo di montagna è considerato da tutti impegnativo… Sì, è un ottimo percorso, con diverse situazioni di gioco che mettono alla prova i giocatori più esperti e, allo stesso tempo, è un 18 buche che lascia divertire i principianti e i neofiti. Abbiamo da poco avuto le ragazze della Nazionale Italiana Femminile ad allenarsi per i Campionati Europei a Squadre e abbiamo raccolto dalle giocatrici e dagli allenatori ottimi riscontri e complimenti sul percorso e sul suo mantenimento. Pur essendo un campo di montagna si difende bene anche in fatto di lunghezza (6.170 metri, ndr), restando però accessibile a tutti. Sono convinto che la gente si debba divertire altrimenti non torna più a giocare e si perde lo scopo di tutto questo: divertirsi. Quali sono i punti di forza del Golf Valtellina? Il fatto di essere un circolo a fondo valle, a soli 225 metri sul livello del mare, ti permette di giocare quasi tutto l’anno, da marzo a novembre. E poi i soci
valtellinesi e i ragazzi che giocano sul nostro percorso tutta la settimana, che mantengono vivo il nostro piccolo mondo. Per non dimenticare che il Valtellina dista solo 1 ora e 40 minuti da Milano, comodo da raggiungere per trascorrere un weekend respirando aria buona. Quanti soci avete? Circa 300 soci. L’80 per cento valtellinese, qualcuno dell’Alto Lago di Como, alcuni di Lecco e Tirano. Di questi, una buona fetta, direi attorno al 65 per cento, sono over 65: i nostri grandi appassionati, che non perdono un giorno per solcare i fairway del Valtellina Golf. Dall’estero arrivano tanti stranieri? Abbastanza, soprattutto gli svizzeri che fino a metà maggio e dal 10 di ottobre al 20 di novembre sono sempre da noi perché l’Engadina Golf di St. Moritz è chiuso. In media facciamo circa 60.000 euro di green fee all’anno, niente male per un campo ai piedi delle montagne.
Questo successo è reso possibile anche dal suo staff. Quante persone lavorano al golf? Abbiamo due ragazze in segreteria, Eleonora e Mara, quattro ragazzi sul campo, il caddie master e il professionista, Marco Guerisoli, un gran bravo ragazzo che si occupa con passione degli juniores del circolo. Abbiamo un nutrito Club dei Giovani e Marco li sa coinvolgere e divertire, che poi è la chiave di tutto. Quando si parla di Valtellina si pensa anche all’ottima offerta enogastronomica. Il vostro ristorante cosa offre? Abbiamo cambiato la gestione quest’anno e siamo davvero molto soddisfatti della scelta fatta. Al ristorante del circolo numerose sono le specialità del territorio, nostro fiore all’occhiello. Ora il ristorante è aperto anche la sera e questo permette a soci, ospiti e turisti di godere dell’ottima cucina locale in un’atmosfera che potrei definire familiare.
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Come ha cominciato a giocare a golf? Con Gerry Delfino, a cavallo tra il 1980 e il 1981 al Golf Club Menaggio. Allora non sapevo nulla di questo sport, avevo poco più di 30 anni ed ero al circolo per un evento. Lì Delfino ha iniziato un piccolo show mostrandoci diversi colpi, con traiettorie particolari, e ne sono rimasto subito affascinato. Da quel momento ho iniziato a giocare anch’io, mi sono innamorato del golf e non ho più smesso. Come vede il golf e i circoli nel 2019? Oggigiorno se vuoi gestire bene un golf club devi prima di tutto investire sulla sua manutenzione. Quando un percorso ha green e fairway ben curati ha fatto più del 70 per cento del suo lavoro. Dobbiamo imparare dall’este-
ro dove spesso non c’è nemmeno la clubhouse, la gente arriva, si cambia le scarpe in macchina, prende la sua sacca e va sul tee della 1. Questo è il vero golf per me! Grazie Roberto, ormai sappiamo quasi tutto del suo circolo. C’è però un’ultima domanda da fare: perché gioca a golf? Semplice, perché è lo sport più bello del mondo! Ti fa capire tante cose della vita mettendoti davanti a diverse sfide. Se vuoi fare il “furbo” alla lunga la paghi, se fai invece la persona intelligente e soprattutto corretta, il golf ti saprà aiutare. In un mondo dove nessuno rispetta più nessuno e dove le regole sono alla deriva, è bello sapere che nel golf c’è un codice da seguire senza cercare scorciatoie.
IN APERTURA, ROBERTO BRIVIO E UNA BELLA BUCA DEL GOLF CLUB VALTELLINA. SULLO SFONDO GLI OLTRE 3.500 METRI DELL’ADAMELLO. SUL PERCORSO DI CAIOLO, A POCHI CHILOMETRI DA SONDRIO, SONO NUMEROSI GLI OSTACOLI D’ACQUA (A SINISTRA). SOTTO, IL PRESIDENTE CON LO STAFF DEL CLUB
Quando un turista arriva al Golf Valtellina in quali strutture può alloggiare? C’è una vastissima scelta tra alberghi e B&B per tutte le tasche e le necessità. Sono convinto che si debba puntare sempre più sulla collaborazione con gli albergatori per attirare i golfisti. Quindi cosa bisogna fare per incrementare il golf? Sono anni che lotto perché il golf sia saldamente legato al turismo, binomio perfetto che gli albergatori ancora sono restii a capire. Sono convinto che questo sport permetta di allungare la stagione alberghiera di almeno due o tre mesi. Finalmente le cose stanno cambiando, piano piano anche l’Ente del Turismo della Valtellina ha iniziato a mostrare interesse. Tutti gli stranieri che vengono al Valtellina scoprono la nostra realtà tramite internet. E pensa che la maggior parte delle strutture alberghiere non sapeva nemmeno che ci fosse un golf club in zona.
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GOLF CLUB ACAYA AMBROSIANO ARCHI DI CLAUDIO ARGENTARIO ARONA ASIAGO ASOLO BAGNAIA BARLASSINA BIELLA BOGOGNO BROLO BASSANO CAMPO CARLO MAGNO CAMUZZAGO CANSIGLIO CARIMATE CASENTINO CASTELCONTURBIA CASTELFALFI CASTELGANDOLFO CASTELLARO CAVAGLIA’ CERVIA CESENATICO CILIEGI COLLI BERICI COLLINE DEL GAVI CONERO CUS FERRARA DES ILES BORROMEES DOLOMITI FILANDA FIORDALISI FIRENZE UGOLINO FLORINAS FRANCIACORTA FRASSANELLE FRONDE GARDAGOLF GARFAGNANA GOLF NAZIONALE HERMITAGE IS ARENAS IS MOLAS LE FONTI LES ILES MARGARA MENAGGIO & CADENABBIA MIGLIANICO MILANO MIRABELLA MONTECCHIA NAZIONALE OLGIATA PADOVA PARCO DEI MEDICI PARCO DI FIRENZE PARCO DI ROMA PARMA PERUGIA PINETINA PONTE DI LEGNO PUNTA ALA PUSTERTAL QUARRATA RAPALLO ROVEDINE ROYAL PARK I ROVERI SAN DOMENICO SAN MICHELE SANT’ANNA SANREMO SATURNIA SERRA TANKA VILLASIMIUS TIRRENIA TORINO UDINE VARESE VERDURA VERONA VILLA CONDULMER VILLA D’ESTE
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Attestato di Merito 2004 - Certificato Nazionale 2007 Cat. Biodiversità 2016 Cat. Acqua 2016 Cat. Recupero ambientale 2015 e Cat. Biodiversità 2017 Attestato di Merito 2005 Ric. Cat. Energia 2013 - Cat. Patrim. storico, artistico e culturale 2016 Cat. Acqua 2010 Attestato di Merito 2007 Cat. Energia 2015 GEO CERTIFIED 2013 & 2016 Attestato di Merito 2007 - Cat. Acqua 2012 Cat. Acqua 2014 Cat. Acqua 2011 Cat. Energia 2015 Cat. Recupero ambientale 2018 Cat. Recupero ambientale 2015 Cat. Acqua 2013 Cat. Acqua 2011 Cat. Energia 2017 GEO CERTIFIED 2010 & 2013 Att. di Merito 2005 - Certif. Naz. 2007 - Cat. Energia 2011-2015 Certificato Nazionale 2004 Cat. Acqua 2011 Cat. Energia 2016 Cat. Acqua 2011 Cat. Paesaggio 2014 Cat. Energia 2010 Cat. Biodiversità 2014 Cat. Patrimonio culturale 2017 Cat. Biodiversità 2015 Cat. Patrimonio storico, artistico e culturale 2016 GEO CERTIFIED 2014 Cat. Paesaggio 2014 Cat. Energia 2011 Cat. Acqua 2018 Cat. Biodiversità 2018 Attestato di Merito 2005 - Certificazione Nazionale 2007 GEO CERTIFIED 2011 & 2015 Certificato Nazionale 2005 - Cat. Energia 2015 GEO CERTIFIED 2015 Att. di Merito 2004 e 2007 – Cert. Naz. 2008 – Cat. Paesaggio 2017 Cat. Biodiversità 2014 Certificato Nazionale 2001 Cat. Acqua 2017 GEO CERTIFIED 2015 Cat. Acqua 2010
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Impegnati nel Verde premia i Circoli di golf che hanno adottato tecnologie, metodologie e gestioni che hanno consentito dei miglioramenti ambientali nei seguenti campi: PATRIMONIO STORICO, ARTISTICO E CULTURALE - ACQUA - BIODIVERSITÀ - PAESAGGIO - ENERGIA
Ad oggi sono oltre 70 i Circoli che hanno ottenuto questo premio. Impegnati per l’ambiente e unisciti a loro: sarà il primo passo per arrivare all’ambita Certificazione G.E.O.!
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Personaggi / Filippo Barbè
Professione PRO di Fulvio Golob
INTERVISTA CON IL NUOVO PRESIDENTE DELLA PGA ITALIANA, CHE DAL 2012 RICOPRE ANCHE IL RUOLO DI DIRETTORE DELLA SCUOLA NAZIONALE FEDERGOLF DI SUTRI (VITERBO). UNA CHIACCHIERATA A 360 GRADI SU PASSATO, PRESENTE E FUTURO DELL’INSEGNAMENTO SUI CAMPI DI GOLF DEL NOSTRO PAESE (E NON SOLO)
FILIPPO BARBÈ FRA JONATHAN MANNIE (PGA AUSTRIA) E RAINER GOLDRIAN (PGA GERMANIA), ENTRAMBI BOARD MEMBER DELLA PGAs OF EUROPE, DURANTE I GIORNI DELLA RYDER CUP 2018 A PARIGI
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Personaggi / Filippo Barbè
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a qualche mese, è il nuovo Presidente della PGA Italiana. Filippo Barbè succede ad Antonello Bovari e accoppia questa nuova e importante carica con quella di Responsabile della Scuola Nazionale Professionisti. Nato a Novara nel 1958, è ormai romano d’adozione. Da 22 anni infatti lavora per la Federgolf, da quando cioè venne chiamato a Sutri alla fine del 1996 dall’allora direttore della Scuola, Donato Di Ponziano. Sposato dal 2011, dopo sei anni di matrimonio trascorsi a Roma si è trasferito a Oriolo Romano, sul lago di Bracciano, a una ventina di minuti d’auto dal Golf Nazionale. Come sei arrivato al golf? In famiglia eravamo tutti avvocati o commercialisti. E anch’io non sono sfuggito alla regola, laureandomi in Legge alla Cattolica di Milano. Ma la vita in uno studio non era fatta per me. Per fortuna mio padre era una persona
intelligente e ha capito che avrei potuto seguire seriamente la strada del golf, iniziata a Biella. Insieme a noi viveva anche mio zio Alberto, che per 21 anni è stato Giudice Unico della Federcalcio. Un personaggio famoso nell’ambiente del football italiano. Sì, era molto conosciuto perché dal 1961 al 1982 ha deciso tutte le squalifiche e le multe del calcio nostrano. Ma era una persona molto riservata e non ha mai rilasciato un’intervista in vita sua. Attorno a lui fiorirono leggende metropolitane, quale quella che fosse un grandissimo intenditore di formaggi, cosa che non è mai stato. E lo stesso si può dire per la nomea di grande appassionato della Formula 1. Difficile vivere con qualcuno sempre al centro di attenzioni e polemiche?
Ricordo che da bambino, spesso arrivavano telefonate a casa per lo zio, che aveva la sua residenza con noi. Io avevo otto, nove anni, rispondevo e poi andavo da mio padre dicendogli: “Papà, c’è al telefono uno che dice che c’è una bomba in casa.” E lui, sorridendo: “Non ti preoccupare, è solo tuo zio che ha squalificato il centravanti della squadra X”. Tornando al golf, altre tappe della tua carriera dopo l’arrivo alla Scuola Nazionale? Sono stato introdotto da Donato Di Ponziano nella PGA europea, e ho fatto parte dell’Education Comittee dal 1997 fino al 2014. Poi sono entrato nel Board of Directors e dal 2012, quando Donato ha chiuso il suo rapporto con la Federgolf, dirigo la Scuola a Sutri. Nella PGA italiana ricoprivi da tre anni il ruolo di vicepresidente. Molte differenze con la tua carica attuale? Davvero tante, soprattutto a livello di responsabilità. La mia candidatura è nata nel segno della continuità con il consiglio precedente e adesso le due cariche hanno un senso per aumentare la collaborazione fra professionisti e Federazione. Io mi sono trovato nella situazione di avere legami stretti con tutt’e due le parti, un rapporto carente invece in molti Paesi europei. I vostri rapporti con l’estero? Gli interessi sono diversi, ma abbiamo l’obiettivo comune di aumentare il numero dei giocatori. E ovviamente questo serve ai club, soprattutto in Italia visto che abbiamo un rapporto golfisti/circoli che è uno dei peggiori d’Europa. Quanti sono i soci della PGA italiana? Quasi 700. Da quando hai iniziato la tua attività, i giocatori sono cambiati? Senz’altro molto. Quando ero veramente un bambino e cominciai a giocare con i miei genitori, in un circolo
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con 200 soci c’erano quattro/cinque maestri e lavoro per tutti a tempo pieno. Ed esisteva l’abitudine di prendere lezione, di passare un certo tempo con il professionista. Iniziare tecnicamente era più difficile, con i bastoni di una volta, ci voleva un bel po’ di tempo prima di maneggiarli e per andare in campo. In compenso, quando si arrivava a giocare sulle buche, il livello tecnico era sicuramente molto più alto di quello attuale. E oggi? La richiesta, che ho valutato anche in tanti Paesi esteri, è per un numero molto, molto inferiore di lezioni rispetto a quelle di dieci o venti anni fa. Oggi c’è una grande disponibilità di informazioni tecniche dappertutto e non sono pochi quelli che pensano di potercela fare da soli. Prima parlavi dell’estero... La situazione è più o meno simile anche nel resto d’Europa, anche se esistono Paesi in cui le lezioni non si sono mai fatte. Come in Inghilterra, dove è un fatto episodico. L’incremento del numero dei giocatori è fondamentale, ma è altrettanto importante che il maestro in un circolo sviluppi professionalità che vadano al di là della semplice lezione.
partner del circolo a tutti gli effetti, per la sua competenza, ed è fondamentale cercare di mantenere un buon rapporto con il club. Consiglieresti a un giovane di diventare professionista di golf? Sicuramente sì. Però bisogna che ci sia con passione, non dev’essere un ripiego. È diventato un mestiere come tutti gli altri, con minori guadagni rispetto a 20 anni fa. Ci vuole sacrificio, buona volontà, voglia di insegnare. Ne vale la pena perché comunque il nostro lavoro dà grandi soddisfazioni. E le quote rosa fra le nuove leve? Ammesso che raggiungano il punteggio di ammissione, nel corso abbiamo sempre due posti riservati alle donne. Dalla prova pratica in campo, passano in aula in una decina più la coppia di ragazze. Alla fine, il ricambio generazio-
nale è abbastanza corretto e cerchiamo di interpretare il mercato e la domanda. Chiudiamo parlando di promozione. Abbiamo un progetto molto articolato su cui stiamo studiando. Vorremmo fosse qualcosa di diverso dalle manifestazioni in piazza, nelle fiere o durante le gare. Poi stiamo monitorando le varie pro-am, che cerchiamo di aiutare per quanto ci è possibile. Con il consenso di tutto il Consiglio, vorrei che la PGA italiana fosse coinvolta e rappresentata nella Ryder Cup 2022 a Roma, cosa che non è successa in Francia lo scorso anno. Spero invece che noi riusciremo a farcela. NELLA PAGINA ACCANTO, FILIPPO BARBÈ CON IL PREMIO 5 STARS PROFESSIONAL OF THE YEAR 2014 ALL’ANNUAL CONGRESS DELLA PGAs OF EUROPE IN TURCHIA. QUI SOTTO, NELLA STESSA OCCASIONE, È CON LA MOGLIE CLAUDIA NEL CORSO DELLA CENA DI GALA
Come? La PGA italiana lo fa in una seconda fase, dopo i corsi per l’abilitazione. Ci sono molti seminari a disposizione dei nostri soci, seguendo il concetto del continual professional development. Per questo abbiamo avuto molti riconoscimenti europei al massimo livello. Che figura è il pro dei giorni nostri? Un professionista con numerose competenze. Molti sono quelli che si iscrivono ai corsi per direttore qui alla Scuola Nazionale, proprio perché vedono la possibilità di uno sbocco professionale diverso e vogliono completare il proprio bagaglio di esperienze. I giovani dimostrano di apprezzare molto il nuovo modo di essere professionista, più completo e ben diverso da quello di qualche anno fa. Il maestro deve essere
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Indagine / Golf in Europa
Nessuna nuova,
BUONA NUOVA a cura della redazione
L’ANDAMENTO DEL NUMERO DI GOLFISTI E DI PERCORSI IN EUROPA NEGLI ULTIMI ANNI È RIMASTO SOSTANZIALMENTE INVARIATO. UN DISCRETO SEGNALE DOPO STAGIONI ALTALENANTI, IN UN PERIODO SENZ’ALTRO NON DEI PIÙ FACILI A LIVELLO INTERNAZIONALE
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e abbiamo già parlato sinteticamente nell’editoriale del numero di primavera di Professione Golf. Come ogni anno, KPMG effettua un’analisi sull’andamento del golf in Europa. All’inizio del 2018, Golf Advisory Practice di KPMG ha condotto un’indagine con le federazioni e associazioni di golf locali per comprendere meglio lo stato della partecipazione al golf e la distribuzione di campi da golf nel 2017. Il risultato della lunga ricerca è stato poi pubblicato nel quarto trimestre 2018. L’anno precedente la ricerca aveva dimostrato che il mercato europeo del golf proseguiva la propria stabilizzazione in termini di numero di giocatori e campi da golf in funzione. Il 2017 ha proseguito su questa falsa riga e quindi non ci sono stati cambiamenti significativi per quanto riguarda la domanda e l’offerta di golf nel Vecchio Continente. Come sempre, è indispensabile precisare che la ricerca si riferisce esclusivamente ai giocatori tesserati. Se in Italia questi corrispondono più o meno a quelli che frequentano le strutture dedicate al nostro sport, in altri Paesi – a cominciare da Gran Bretagna, Germania e Francia – rappresentano solo una percentuale, spesso inferiore alla metà, dei praticanti. Sono infatti moltissimi quelli che giocano senza essere tesserati a nessun ente nazionale, perché non esiste alcun obbligo in merito. Come del resto avviene anche negli Stati Uniti, dove i giocatori iscritti alla USGA rappresentano solo un quinto dell’universo golfistico americano. Nel 2017, in Europa c’erano quasi 4,2 milioni di praticanti e 6.900 campi da golf di lunghezza standard (da nove a 18 buche). La ricerca ha mostrato che il numero di golfisti iscritti e di campi da golf affiliati è leggermente diminuito, in entrambi i casi dell’1 per cento (-43.489 golfisti e -71 campi) rispetto alla ricerca del 2016. Il 39% dei paesi europei ha viceversa registrato una crescita dei tassi di partecipazione, il 37% ha mostrato stabilità e nel 24% la domanda è diminuita. Sulla base del sondaggio, il mix di genere dei golfisti non è cambiato dal 2016, confermando il golf quale sport prevalentemente maschile (67%) in Europa. E forse può stupire il fatto che il tasso di partecipazione femminile sia minimo proprio in Inghilterra, Galles e Scozia, che hanno rappresentato la culla del nostro sport e dove ancora, al giorno d’oggi, le donne recitano una parte molto marginale.
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Indagine / Golf in Europa I DATI PRINCIPALI DELL’INCHIESTA • L’84% di tutti i golfi sti tesserati e l’82% di tutti i campi da golf si trovano nei primi dieci mercati del golf. • Il principale mercato del golf in Europa è l’Inghilterra con 655.839 golfisti tesserati e 1.872 percorsi, che rappresentano rispettivamente il 16% e il 27% del mercato europeo. • I primi 10 paesi del rapporto dello scorso anno sono rimasti invariati nel 2017 e rappresentano ancora l’84% del mercato europeo del golf. • L’Islanda ha il più alto tasso di partecipazione in Europa con il 5,0% della popolazione totale che gioca a golf. • I primi 10 mercati del golf hanno un tasso di partecipazione medio del 2,3% della popolazione totale. • La Spagna ha il più basso tasso di partecipazione tra i primi 10 paesi in Europa con lo 0,6% della popolazione totale che gioca a golf. LE STRUTTURE • Nel 2017 c’è stato un calo complessivo di 71 strutture (-1,0%) rispetto al 2016. • Inghilterra e Scozia registrano la maggiore diminuzione delle strutture per il golf nel 2017, evidenziando un calo di 35 (-1,8%) e 18 (-3,1%) rispettivamente.
Golfisti tesserati: le prime dieci nazioni, con la distribuzione dei giocatori in percentuale per Paese
Campi da golf: le prime dieci nazioni, con la distribuzione dei percorsi in percentuale per Paese
Inghilterra
Scozia
Inghilterra
Scozia
Germania
Irlanda
Germania
Irlanda
Svezia
Danimarca
Svezia
Danimarca
Francia
Finlandia
Francia
Finlandia
Olanda
Altre
Olanda
Altre
Spagna
Spagna
• L’Inghilterra rimane il mercato leader in termini di numero di percorsi con quasi 1.900 campi. • Germania e Svezia sono il secondo e il terzo mercato con rispettivamente
731 e 442 campi. • L’Austria e la Svizzera hanno registrato ciascuno un aumento del 3,1% del numero di campi da golf, i maggiori incrementi in Europa.
I maggiori mercati europei in termini di tasso di partecipazione collegato al numero dei golfisti (31/12/2017)
GOLFISTI TESSERATI
TASSO % DI PARTECIPAZIONE
ISL
SWE
IRL
SCO
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Numero di golfisti tesserati
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Tasso % di partecipazione
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Le mappe che seguono mostrano la situazione della domanda e dell’offerta nei mercati di golf europei
Offerta del mercato: popolazione per campi di golf a inizio 2018 L’offerta del mercato è calcolata come rapporto fra la popolazione e il numero di campi per nazione Un mercato maturo tende ad avere un bacino d’utenza per campo di 25.000 persone
Offerta “matura”: 25.000 Offerta “evoluta”: 25.000 - 100.000 Offerta “da sviluppare”: 100.000 - 300.000 Offerta “arretrata”: 300.000 persone per campo
Domanda del mercato: tasso di partecipazione (golfisti/abitanti) a inizio 2018 In ciascuna nazione il tasso di partecipazione percentuale fornisce un dato sulla domanda di mercato, comparando il numero degli abitanti e quello dei giocatori di golf nel Paese
Domanda “matura”: ≥ 2% Domanda “evoluta”: 1 - 2% Domanda “da sviluppare”: 0,2 - 1% Domanda “arretrata”: ≤ 0,2%
Domanda e offerta del mercato: golfisti per campo da golf all’inizio del 2018 La domanda e offerta del mercato viene calcolata come rapporto fra numero di golfisti tesserati e campi per nazione Gli unici Paesi europei con oltre 900 golfisti per campo sono Olanda (1.550), Finlandia (1.097), Svezia (1.060) e Svizzera (927)
Più di 900 giocatori per campo Fra 600 e 900 giocatori per campo Fra 300 e 600 giocatori per campo Meno di 300 giocatori per campo
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Indagine / Golf in Europa LA DOMANDA • Le maggiori diminuzioni dei golfisti registrati sono state osservate in Inghilterra (-38.784), nei Paesi Bassi (-12.913), in Irlanda (-7.422) e in Scozia (-4.731). • I principali paesi per aumento dei golfisti registrati sono risultati Repubblica Ceca (5.983), Svezia (4.618) e Francia (2.452). • I principali paesi in via di sviluppo in termini di crescita percentuale dei
golfi sti sono quelli emergenti nell’ambito dell’Europa dell’Est: Lituania (+ 37,4%), Romania (+ 22,3%) e Polonia (+ 20,0%). • La Svezia ha confermato la sua crescita continua nel numero di giocatori di golf, che continua dal 2014. • Nel 2017, il numero di giocatori di golf tesserati in Europa è rimasto stabile registrando un lieve calo dell’1% (-43.489 giocatori).
• Ci sono state alcune iniziative che possono essere identificate come efficaci nel promuovere la partecipazione e sono: aumento del coinvolgimento di giovani e donne (Andorra, Armenia, Austria, Repubblica Ceca, Ungheria, Islanda, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Serbia, Russia, Galles), sostenendo opportunità di gioco a prezzi accessibili (Svezia, Turchia) e introducendo formati più brevi del gioco (Inghilterra).
CAMPI DI GOLF
GOLFISTI TESSERATI x 1.000
Sviluppo del golf in Europa dal 1984 all’inizio del 2018
Numero di Gosfisti tesserati
Numero di campi di golf
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Composizione dell’universo golfistico in Europa, all’inizio del 2018 Albania Israele Inghilterra Galles Georgia Scozia Ucraina Lituaina Cipro Romania Portogallo Polonia Malta Norvegia Bulgaria Irlanda Andorra Italia MEDIA Ungheria Danimarca Croazia Olanda Svezia Estonia Finlanda Spagna Francia Grecia Rep. Ceca Slovakia Liechtenstein Svizzera Slovenia Lussemburgo Islanda Germania Russia Belgio Austria Lettonia Serbia Macedonia Armenia Moldavia Azerbaijan Turchia Adulti uomini
Adulti donne
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Dossier / Proposte
Se non ora, QUANDO?
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SIAMO A POCO PIÙ DI TRE ANNI DALLA DISPUTA DELLA RYDER CUP, L’EVENTO CHE PUÒ SEGNARE UNA SVOLTA SUL FUTURO DEL GOLF ITALIANO. LA MACCHINA OPERATIVA SI È FINALMENTE MESSA IN MOTO DA QUALCHE MESE, I LAVORI SUL CAMPO DI MARCO SIMONE SEMBRANO PROCEDERE E IN FIG VI È MOLTA FIDUCIA DI POTER RIPAGARE LE GRANDI ASPETTATIVE DEL MONDO DEL GOLF CON UNA MANIFESTAZIONE AI MASSIMI LIVELLI di Paolo Croce
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Dossier / Proposte
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yder Cup a Roma in arrivo. Tutto bene quindi? La risposta è: NO. Un evento di tale portata non può semplicemente essere vissuto come un avvenimento a sé stante enucleato dal movimento sportivo che in qualche modo dovrebbe rappresentare. La Ryder Cup 2022 dovrebbe infatti certificare la grandezza del golf italico, la sua crescita, il suo sviluppo e la sua credibilità a livello di disciplina sportiva. O quantomeno essere il punto di partenza per arrivare a tutto questo. A oggi però mancano ancora le premesse perché questo avvenga. La crescita di giocatori/frequentatori e di impianti è stagnante da molti anni, con un preoccupante trend che sembra non riuscire a invertire la rotta. Su queste pagine abbiamo più volte segnalato il pericolo di una recessione consolidata dello sviluppo golfistico dovuta certamente a un insieme di cause (tra tutte la crisi economica) che non sono sempre ascrivibili a una precisa volontà politica di una parte o di tutta la dirigenza del movimento. Rimane il fatto che il tempo stringe e forse stiamo raggiungendo il punto di non ritorno. O ci si muove adesso, subito, alla ricerca di soluzioni per riavviare il motore inceppato o affronteremo i giorni del massimo evento nella storia del golf italiano con un movimento a pezzi in termini di praticanti e con una chiusura sistematica e ineluttabile di molti impianti. Non è questo il momento di polemizzare e di individuare responsabilità, ma è l’ora di analizzare proposte e possibili soluzioni accettando il contributo di tutti e le riflessioni di tutte le componenti del movimento. Dando per scontata la premessa che nessuno ha la verità in tasca e che le soluzioni a dinamiche così complesse quali quelle che stanno interessando il mondo del golf, non si possono attuare in tempi brevi, provo, nel mio piccolissimo, a fornire alcune indicazioni, peraltro già ampiamente anticipate nei numeri scorsi di questa rivista. Trattasi di proposte le quali, se prese singolarmente non potranno avere effetti di vasta portata, nel loro insieme dovrebbero certamente rappresentare elementi di utile riflessione. Al di là della questione economica generale, sulla quale il mondo del golf non può certo fornire contributi determinanti, occorre a mio avviso muoversi su più livelli al fine di sbloccare buona parte di quei meccanismi che a oggi sembrano impedire una ripresa del nostro movimento. I livelli di intervento potrebbero essere individuabili in quelli normativi, quelli relativi alle procedure agonistiche e quelli infine più strettamente legati alle strategie di crescita, promozione e sviluppo del nostro movimento e alla incentivazione dei flussi turistici.
1 - PROPOSTE NORMATIVE (vedere anche articolo sul n° 16 di PGC) Può sembrare quantomeno singolare che proprio il sottoscritto, il quale nel 1996 si occupò, insieme all’Ing. Roberto Rivetti, della revisione del Regolamento Organico della FIG, oggi si trovi a richiederne alcune modifiche sostanziali e per giunta da semplice golfista esterno alla stanza dei bottoni. Però è pur vero che sono passati 23 anni, e ciò che fu fatto allora va contestualizzato. Altri scenari, altre visioni, altre situazioni, ma sopratutto un movimento in continua crescita che necessitava di regole e punti fermi per equilibrare uno sviluppo a volte anche incontrollato. Ricordo spesso, agli amanti delle curiosità, che a quel tempo sul piano regolamentare interno non era nemmeno prevista la distanza minima di una buca e che, per quanto paradossale possa apparire, una buca di 10 metri di lunghezza avrebbe avuto la sua leicità normativa.
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Stiamo infatti parlando di tempi in cui la conoscenza del C.O.N.G.U. piuttosto che del Rating System era riservata a pochi appassionati del settore trattandosi di argomenti per lo più giudicati tediosi dalla grande massa dei golfisti di allora. L’intento delle proposte seguenti consiste pertanto in un adeguamento delle norme a una realtà che è profondamente cambiata in questi anni, con il fine ultimo di togliere una serie di paletti normativi che nel tempo hanno impedito di rendere più semplice e meno costosa la realizzazione di nuovi impianti, ma anche di rendere più equa la rappresentatività all’interno del movimento e soprattutto di difendere i diritti e il sostentamento economico dei Club i quali, fino a prova contraria, sono ancora il soggetto su cui si fonda lo Statuto della FIG. Altro aspetto positivo, il fatto che, a eccezione di uno, si tratta di punti che possono essere affrontati e risolti con una tempistica assai ridotta.
1) MODIFICA ARTICOLO 1 NORME DI OMOLOGAZIONE IMPIANTI GOLFISTICI Omologazione a fini agonistici di impianti a sei buche (nella foto). Questi impianti potrebbero permettere la pratica del gioco del golf in ambienti urbani (maggiore facilità di trovare i siti avendo minori necessità di suolo) e in tempi assai più ridotti (forse il principale fattore limitante lo sviluppo del golf). Ulteriore beneficio quello di avere minori costi sia per la costruzione che per la gestione degli impianti stessi. Indipendentemente dalle questioni relative alla gestione Hcp, si può pensare alla possibilità di studiare un circuito agonistico (tipo”Trofeo Nazionale FIG”) per questo genere di percorsi. Si ricorda inoltre che da diversi anni anche progettisti di fama internazionale, quali a esempio Jack Nicklaus e Gary Player, stanno esercitando pressioni affinché anche le grandi “teste pensanti”di USGA e R&A arrivino a considerare questa necessità...
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Dossier / Proposte 2) MODIFICA ARTICOLO 10 NORME DI OMOLOGAZIONE IMPIANTI GOLFISTICI Omologazione a fini agonistici e a qualsiasi livello anche di impianti privi di campo pratica. Il driving range è ormai da considerarsi obsoleto in funzione delle nuove tecnologie di allenamento a disposizione (ma anche il vecchio sistema di tirare contro delle reti può ancora funzionare...), e forte “consumatore” di suolo (con conseguenti minori costi di acquisizione delle aree, minori costi di costruzione e minori costi gestionali). La logica ci suggerisce che non ha senso alcuno “normare” i luoghi di allenamento (ognuno deve essere libero di allenarsi dove e come meglio crede), ma solo e esclusivamente il campo di gioco. Nessuna Federazione sportiva in Italia, e mi risulta anche all’estero, “norma” le aree di allenamento, che lo debba fare il golf è solo frutto di una scelta del 1996 (della quale come scritto sono stato corresponsabile) che appunto va contestualizzata a quegli anni, e che oggi non ha più ragione di esistere. 3) MODIFICA ARTICOLO 10 NORME DI OMOLOGAZIONE IMPIANTI GOLFISTICI Revisione della norma che consente ai campi pratica di essere qualificati come Impianti di Golf in qualità di associazione aggregata. Il campo pratica non è un Golf Club, né un impianto sportivo adibito al gioco del golf (che si disputa su buche...), ma solo un’area di training.
associazione aggregata) il mio rappresentante (Presidente) deve poter votare direttamente in assemblea FIG. Quale soluzione B si può pensare di rovesciare il discorso: le associazioni aggregate non votano e quindi non tesserano. Qui occorrerebbe decidere quale delle due strade scegliere. Questo è un punto assai delicato, una sorta di nodo gordiano, ma prima o poi la questione dovrà essere affrontata e il nodo stesso in qualche modo sciolto. Il tema richiede naturalmente tempi più lunghi, essendovi probabilmente la necessità di procedere alla revisione dello Statuto FIG. 7) Distinzione tra utenti agonisti e non, o, se volete, tra golfisti acclarati e neofiti. Questi ultimi devono poter pagare un costo ridotto di tessera (tipo 10/15) o addirittura nessun costo, almeno per il primo anno di attività, come avviene in buona parte degli altri paesi europei. Un secondo pacchetto di proposte può riguardare l’attività agonistica. In alcuni casi si tratta di norme che interessano l’attività in ambito nazionale in altri la dimensione di intervento può produrre benefici a livello locale.
4) Abolizione delle deroghe relative alle omologazioni che hanno portato a una schizofrenica applicazione delle normative. Peraltro buona parte delle deroghe vertono sul dimensionamento del campo pratica e/o sul dimensionamento dei green. Nel primo caso, con gli accorgimenti di cui sopra, cesserebbe di esistere il problema, nel secondo si potrebbe consentire una superficie minore per i green (es. abolendo la superficie media e lasciando la superficie minima non inferiore a 200 m²), comunque sufficiente a caratterizzare e differenziare un campo da golf da un campo di pitch & putt. 5) Abolizione della possibilità di giocare a golf gratis sui percorsi da parte dei possessori della Tessera d’Onore e/o ogni altra tessera che non sia quella rilasciata dal Club di appartenenza. I possessori di Tessere d’Onore e similari, dovrebbero avere accesso garantito all’impianto, ma il loro eventuale gioco sul percorso deve poter essere regolato dalla normativa interna del circolo. Questa misura non può avere ovviamente impatto alcuno sullo sviluppo del movimento golfistico, ma deve essere intesa solo come un fattore di equilibrio e di equità. La Tessera d’Onore deve rappresentare un riconoscimento, ma non un privilegio di gioco. 6) Abolizione delle Associazioni aggregate. Devono esistere solo Club affiliati. Non vi devono essere Club di serie A e di Serie B. Salvaguardia del principio che se sono in possesso di una tessera federale (anche di una attuale
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2 - PROPOSTE PER VARIAZIONI PROCEDURALI 1) Prolungamento della attività golfistica giovanile agli atleti in età universitaria (25 / 26 anni). Ciò non avrebbe influenze sulla crescita di potenziali forti giocatori (le cui qualità emergerebbero comunque intorno ai 18 / 20 anni), ma permetterebbe di fidelizzare al golf atleti di buona potenzialità, che potrebbero mantenere con questo sport un contatto e una frequentazione ludico – sportiva anche negli anni successivi. Sul piano economico il medesimo discorso del punto precedente. 2) In ambito agonistico, permettere di utilizzare l’Hcp pieno ai giocatori over 65 pur in presenza di battitori (tee) a loro riservati (nella foto della pagina succesiva). Ciò andrebbe a favorire e prolungare nel tempo una attività ludo/agonistica anche a golfisti “diversamente giovani” con conseguenti ritorni economici, sia pur minimi, per le casse dei Club. 3) Reintrodurre su scala nazionale, sia pure limitatamente al golf, i Giochi della Gioventù, sulla falsariga di quelli organizzati
dal CONI negli anni 80. Su questo tema abbiamo già scritto proprio su queste pagine. Potrebbero essere destinati a tutti i giovani under 14/15 aventi hcp di 54 colpi o addirittura nessun hcp. Il regolamento di gioco potrebbe essere lo stesso dell’epoca, con selezioni di circolo e finali regionali e poi una grande manifestazione finale nazionale. Nella finale nazionale la classifica era a punti con la disputa di 5 prove per le quali erano previsti punteggi differenti: gara su nove buche, gara su Putting green, Driving contest, Nearest the Pin, Precisione dal bunker. Questa multidisciplinarietà era da considerarsi la fortuna della formula in quanto permetteva anche a neofiti di appassionarsi e essere, nel loro piccolo, competitivi. Una manifestazione di questo genere non può essere organizzata a costo zero, ma le necessarie risorse economiche potrebbero essere a carico dei circoli (selezioni interne e finali regionali) e di un prestigioso sponsor per la finale nazionale. 4) Trovare una soluzione procedurale che permetta di ottenere il beneplacito per il piazzamento della palla in situazioni di emergenza (es. forte acquazzone nella notte
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Dossier / Proposte precedente la competizione). Spesso se ciò accade nella notte fra sabato e domenica vi sono difficoltà di contatto con FIG e il relativo OK non giunge in tempo utile. 5) Abolizione della autorizzazione FIG per disputare gare all’estero. Qui si presume che vi sia un retaggio relativo al rimborso della trasferta. Se infatti vi è un meccanismo di rimborso spese per l’atleta inviato a gareggiare fuori dai patrii confini, diventa persino pleonastico parlarne: ovvio che vi debba essere una autorizzazione preventiva. Ma se così non è... sfugge il senso della norma. 6) Il terzo filone propositivo riguarda aspetti articolati e di strategia generale sul come vogliamo affrontare la crisi attuale e sulla qualità e quantità degli interventi che possano portare a una inversione di tendenza per quanto riguarda la crescita del nostro movimento. Quando però si parla, come appunto intendiamo fare adesso, di proposte per la promozione del nostro sport, al fine di favorirne la crescita in termini di utenti e di impianti e di sviluppare nel contempo una serie di interventi a favore dello sviluppo turistico golfistico è soprattutto importante conservare una certa memoria storica e magari evitare di ripetere errori e/o di adottare soluzioni già sperimentate con esito negativo. Essendo già da qualche tempo il sottoscritto un “diversamente giovane” e conservando ancora, chissà per quanto, un residuo di memoria del bel tempo che fu (foto a destra), vorrei ricordare alcune delle principali operazioni di promozione che la FIG attuò a partire dal 1970, nella speranza che si faccia tesoro di quanto positivo vi fu e si evitino invece gli errori commessi. Sul finire degli anni sessanta il Presidente Albertini,
nonostante il pensiero contrario di molti, promosse una gara nazionale a circoli (una sorta di campionato italiano a squadre) riservato ai caddie, ma anche ai cosiddetti “figli d’arte”. Venne così consentito loro di disporre di una tessera federale e di giocare a golf. Poiché molti ex caddie erano davvero ottimi giocatori, i circoli di golf, superando una iniziale titubanza, fecero a gara per riuscire ad accaparrarsi i migliori. Con la comparsa sul proscenio agonistico di: Delio Lovato, Romolo Napoleoni, Giuseppe Sità, Massimo Mannelli, Stefano Betti, Antonio Lionello, Pippo Calì, Francesco Ghirardi, Luigi Paolillo, Adriano e Vittorio Mori, e molti altri ancora, il golf italiano ebbe nuova linfa vitale da affiancare ai campioni di allora: Lorenzo Silva, Patti Croze, Alberto Schiaffino, Carlo Bordogna, Carlo Tadini, Baldovino Dassù, Franco Gigliarelli, Franco Bevione, ecc, ecc. Questa mossa non fu importante dal punto di vista quantitativo (aumento di poche decine di giocatori in più a fronte dei 6/7 mila tesserati), ma divenne determinante sotto l’aspetto qualitativo con effetti immediati sul lato agonistico sportivo. A metà degli anni 80 il Presidente Silva modificò lo statuto federale e il conseguente regolamento organico, concedendo ai Campi pratica e ai campi promozionali (così di seguito normati) uno status intermedio grazie al quale venivano “aggregati” e non affiliati alla FIG (perdendo tutta una serie di diritti tra i quali il voto singolo in assemblea) e contemporaneamente i loro associati potevano entrare in possesso di tessera FIG. Inizialmente questo operato portò benefici effetti sull’incremento annuo di tesserati, che andò triplicando rispetto agli anni precedenti, ma nel medio periodo perse buona parte
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della sua spinta propulsiva (difficoltà di entrare nei club tradizionali, una volta imparato a giocare a golf) e nel lungo periodo sta ancora causando effetti deleteri (anche per motivi non del tutto ascrivibili all’operato stesso). Sempre sotto la Presidenza Silva venne commissionata a una agenzia specializzata una ricerca volta a indagare le motivazioni per le quali gli italiani non risultavano attratti dal gioco del golf. L’indagine costò più di un miliardo delle vecchie lire e portò alla conclusione che il golf veniva considerato sport di pratica assai costosa e esclusiva. Non vi furono passi successivi, ma la battuta:”...avessero chiesto a me, avrei detto le stesse cose, ma per 50.000 lire...”fece il giro d’Italia. Ancora con Silva si ebbe l’intuizione di avviare al golf i professori di ginnastica delle scuole medie inferiori e superiori. I maestri di golf avrebbero dovuto insegnare loro i primi rudimenti golfistici e i docenti a loro volta avrebbero dovuto insegnare il golf ai propri allievi. Circoli tradizionali e circoli aggregati vennero mobilitati per tale incombenza, ma l’esito non fu tale da ricompensare gli sforzi profusi. Non si avvertirono infatti segnali positivi di incremento nel numero di tesserati. Vi furono serie difficoltà
nell’intraprendere il passo successivo, e cioè quello di portare nei campi da golf i ragazzi che avevano cominciato a appassionarsi. Non sono a conoscenza dei costi legati a questa iniziativa e forse all’epoca i tempi non erano maturi per una proposta di tale portata. Con la Presidenza Livraghi si avviò una campagna promozionale su quotidiani (in primis il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport) e su periodici (l’Espresso) per sensibilizzare al golf i lettori di quella carta stampata. Vennero anche avviate collaborazioni con testimonials di prestigio (Fiona May, Christian Ghedina, ma anche Piero Gros e altri). Il tutto costò, se non ricordo male, intorno ai 4 miliardi delle vecchie lire, ma non si riscontrarono particolari incrementi nell’aumento medio del numero di tesserati (il solito 3/5.000 nuovi tesserati per annuo). Più in generale sotto le varie Presidenze ci si occupò anche di promozione turistica. Di alcune proposte e idee (es. Consorzio Magna Grecia, per lo sviluppo del golf in tale macro area storica) rimane a nostra memoria il cospicuo impegno di risorse federali e le prebende assicurate ai vari collaboratori e addetti stampa, nonché Convegni e Seminari di Studio che si ricordano per le
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Dossier / Proposte locations ( Il Grand Hotel La Pace a Montecatini Terme, il Grand Hotel Capo Taormina, ecc). Alcuni Consorzi turistici creati a hoc, sono ancora in funzione (Lago Maggiore, Lago di Garda, Emilia, Toscana, ecc), alcuni peraltro si sovrappongono ai Comitati Regionali. Sulla loro effettiva efficacia e sul loro funzionamento dovremmo discutere molto, ma certamente esiste anche in questo caso una questione legata al reperimento delle necessarie risorse. Con tutte le Presidenze si è sempre puntato al connubio: grande campione, molti aspiranti emulatori e quindi incremento di giocatori. A oggi cosa altro potrebbe fare o vincere un Campione con la C maiuscola come Francesco Molinari per avvicinare al golf giovani emulatori? Non è così che funziona infatti. Purtroppo ci si è sempre dimenticati che il grande campione può essere un insostituibile veicolo di promozione di quel determinato sport solo e esclusivamente se non vi sono altre motivazioni che scoraggiano la pratica dello sport stesso, come appunto avviene nel golf. Nel passato inoltre vi sono state decine di iniziative promozionali estemporanee, con progetti ideati il giorno prima e di corto respiro, quando non commissionati a hoc per offrire delle collaborazioni a personam...Tutto ciò ha prodotto costi e assenza di risultati positivi, distraendo risorse federali da impiegare su altri e più proficui progetti. 3 - PROPOSTE PER LA PROMOZIONE I punti seguenti costituiscono strategie di intervento che interessano in primo luogo chi gestisce il Golf Nazionale. Altri interventi di promozione sono senz’altro certamente possibili, ma possono vedere impegnate aree localizzate (regioni e/o macroregioni) o addirittura singoli Circoli di golf. 50 COMPACT BIOGOLF Il Progetto è stato presentato in FIG a aprile 2016 dal gruppo di lavoro formato dal Credito Sportivo, da 4 organizzazioni ambientaliste (GEO, FederParchi. Legambiente, Fondazione Univerde) e dalla Sezione Tappeti Erbosi. A oggi è stato promosso dallo stesso gruppo di lavoro in tutte le sedi possibili, ma l’intervento FIG, fino ai primi di maggio 2019, si è al momento limitato a una presenza in occasioni istituzionali (vedi conferenza stampa in Senato) e a una finestra nel sito web. Il progetto prevede un intervento dei Comuni, che devono mettere a disposizione un’area urbana in concessione gratuita, un intervento dell’ICS che prepara un business plan per l’iniziativa (nel quale gli investimenti sono finalmente commisurati al bacino di utenza) e mette a disposizione le finanze necessarie (max due milioni di euro, copertura 80%) per la realizzazione di una piccola struttura golfistica (6 buche, oppure 9 buche Par 3 + campo pratica, oppure un Pitch & Putt più campo pratica (nella foto), ecc) comprensiva di CH e Centro manutentivo. Il privato promotore può contare anche sulla presenza del Fondo di Garanzia.
Al momento il gruppo di lavoro è in contatto con l’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni) che sta promuovendo l’iniziativa tra i Comuni stessi. Il progetto nasce sul modello francese, pensato per la Ryder Cup 2018 e che in sei anni ha prodotto risultati incredibili. Il golf urbano, giocato in città, in poco tempo, magari nella sosta del pranzo, e del costo annuo pari a quello di una palestra, può essere l’elemento vincente per produrre nuovi giocatori. Dove questi impianti sono già presenti, sia pure con tipologie costruttive e gestionali anche diverse dai BioGolf, vedi Parco di Firenze e Livorno, si ha la conferma che si possono produrre nuovi giocatori senza per questo sottrarli a impianti nelle vicinanze. Proprio in funzione della Ryder Cup 2022, la FIG, che si è trovata a costo zero un progetto elaborato in ogni dettaglio, potrebbe destinare risorse umane, mediatiche e economiche (sia pure a livello di un piccolo budget) per sostenere e promuovere il progetto. L’aggiornamento più recente è dato dal fatto che Chimenti e Montali hanno nominato una Commissione ad hoc di cui fanno parte: Andrea Scapuzzi, Tommaso Franceschi, Stefano Boni e Valerio Addi. La Commissione dovrebbe occuparsi in qualche modo della tematica. Un analogo progetto, al quale è stata tolta la dicitura BioGolf prevede la realizzazione di 5 Compact Golf in Toscana. TESSERAMENTO LIBERO Premesso che il tesseramento libero all’interno di un sistema dove il soggetto FIG sono i circoli e non i singoli tesserati, è una mina vagante incontrollabile, la FIG deve riservare la concessione della tessera federale ai soli giocatori agonisti (vedi punto 7 delle Proposte Normative), ma in ogni caso riservarla ai soli membri di Club che gestiscono realmente un impianto strutturato con buche (sui campi pratica non si possono disputare gare, nè tantomeno nelle palestre...). Questa mossa, se pure potrà non avere influenza diretta su un incremento generalizzato di giocatori, può instaurare un circuito virtuoso grazie al quale i club strutturati beneficiano di maggiori incassi, oggi distratti da impianti non strutturati, incassi possono essere utilizzati da un lato per “aggiustare” i propri bilanci e dall’altro per liberare risorse per iniziative promozionali. In merito ai tesserifici il grosso del lavoro deve invece essere a carico dei circoli stessi e della loro organizzazione (Golf Impresa). PROMOZIONE Facendo tesoro delle esperienze passate (vedi i punti della premessa), occorre eleborare una strategia di comunicazione che si avvalga dei più moderni input tecnologici e che punti sulla appetibilità del golf con accenti diversi in funzione della età alla quale rivolgere la comunicazione stessa. Tanto per fare un esempio: ai giovani si potrà rivolgere un messaggio legato al divertimento, all’agonismo e alla socializzazione. Questo lo si può fare con una presenza fissa sui social media più gettonati, ma anche creando a hoc un software in cui si possa giocare a golf con gli hardware tradizionali
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(PC), ma anche con quelli più innovativi (smartphone). In abbinamento si potrebbe creare un circuito virtuoso di locali dotati di simulatori per la pratica del golf (come avviene negli States), situati nei centri cittadini, possibilmente legati ai Golf Club della zona, e attrezzati per ospitare i giovani per gli apericena, happy hour o anche per le serate. In tali locali potrebbe anche essere possibile disputare gare virtuali e la FIG potrebbe organizzare gare di “Virtual Golf” anche a livello di Campionati Nazionali. Potrebbe non essere difficile trovare imprenditori del settore (locali cittadini, ma anche gestori di palestre, o altri) disposti a investire anche sul golf. Su questo punto la FIG potrebbe aprire un tavolo di lavoro con l’ICS al fine di predisporre mutui ad hoc. Inizialmente si potrebbe pensare a pochi locali nelle città più importanti (Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze, ecc) e dove il golf è una realtà consolidata, in seguito, in funzione dei risultati, si può allargare l’iniziativa a altri centri. Per i meno giovani il messaggio da rivolgere potrebbe maggiormente essere improntato sulla salute, sul contatto con la natura e anche qui sulla socializzazione. Il messaggio da comunicare in questo caso è quello che il gioco del golf fa bene alla salute, è in armonia con la natura e l’ambiente circostante e permette di impiegare in modo piacevole e divertente il proprio tempo libero. La trasmissione del messaggio potrebbe essere parzialmente diversa da quella attuata per i giovani (anche se nulla vieta di utilizzare
anche gli strumenti tecnologici di cui sopra) con impiego di veicoli più tradizionali (stampa, TV soprattutto quella in chiaro, ma anche associazioni). Questa fase di veicolazione del messaggio potrebbe anche vedere in prima linea una azienda partner disposta a assumersene i costi. Proprio con le associazioni si potrebbe instaurare un dialogo proficuo (Rotary, Lions, ma anche mille altre che possono venire in mente) attraverso il quale promuovere il golf e i suoi benefici. Anche in questo caso si potrebbe contare sui clubs localizzati sul territorio dove è presente l’associazione che si è contattata. In entrambi i casi proposti la FIG deve poter investire risorse per l’elaborazione delle strategie e per il controllo del progetto di promozione. 4 - GOLF & SCUOLA Nonostante l’insuccesso dei primi anni 90 il golf nelle scuole rimane una idea che può comportare positivi effetti sul numero dei praticanti. Il problema principale è quello di elaborare una strategia mirata e avere la collaborazione di tutte le parti in causa. Questo è quello che è mancato nel passato. Occorrono accordi a livello di Ministero della Pubblica Istruzione, ma soprattutto a livello di singole unità scolastiche. I Dirigenti Scolastici, in particolare quelli delle medie superiori, hanno una certa autonomia, anche di spesa, e può non essere impossibile stringere accordi sportivi.
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Dossier / Proposte Quello che è mancato nel passato è stato il collegamento con i campi da golf, e occorre evitare che l’eventuale giovane che si è riusciti a coinvolgere si allontani dal golf perché non trova un impianto adatto a ospitarlo. Il primo passo è comunque quello di interessare i docenti e quindi occorre predisporre un progetto (nella foto) che li coinvolga e li stimoli, anche a livello economico (magari in funzione dei risultati ottenuti). In secondo luogo occorre predisporre impianti golfistici atti a ospitare queste nuove leve, offrendo loro condizioni adeguate di frequentazione. In definitiva il progetto è fattibile, può comportare grandi risultati, ma va definito in ogni singolo dettaglio (contrariamente al passato) da esperti del settore (anche docenti delle Scuole...) e vanno destinate risorse FIG per la sua progettazione e la sua gestione. La FIG ha in corso attualmente in progetto che va in questa direzione. Vediamo di supportarlo e di intervenire dove e se vi possono essere eventuali punti deboli. 5 - GOLF & TURISMO Questo punto riguarda esclusivamente gli impianti golfistici che possono puntare a presenze di utenti/turisti di diversa provenienza (nella foto). Anche in questo caso le esperienze del passato ci devono venire in soccorso. I consorzi di promozione hanno una loro logica, ma devono essere gestiti da esperti del settore turistico/golfistico. È importante fare massa critica al momento dell’offerta (soprattutto sul mercato estero) e agire di concerto all’interno del comprensorio gestito dal consorzio stesso.
L’offerta deve essere diversificata in termini di percorsi, ma anche in termini di accomodation (con possibilità di alloggi a livello di 3/4/5 stelle). L’idea base deve essere quella di non tralasciare alcun golfista, senza selezionarlo in base alle potenzialità di spesa. L’esempio della Costa del Sol è lampante: vi è una differenziazione di offerte a livello di green fee (con costi mediamente più alti rispetto ai nostri italiani), ma soprattutto vi è una differenziazione di offerte sotto il profilo della sistemazione alberghiera con accomodation anche a costi assai ridotti. Il senso generale è questo: i dati IAGTO ci rivelano che il golfista medio, soprattutto quello nord europeo, è disposto a pagare anche molto un green fee, pur di giocare in un percorso che ritiene di prestigio, ma lo è molto meno per la propria sistemazione alberghiera. Ecco il motivo per ampliare e differenziare le nostre offerte sotto il profilo dell’ospitalità. Resta poi considerare l’insensato atteggiamento dei gestori degli impianti turistici i quali, a fronte di quanto sopra, continuano a riservare risorse (poche) per la cura e la manutenzione degli immobili anziché fare l’impossibile per presentare un percorso all’altezza se non sul piano costruttivo (punto dolente per molti dei nostri impianti turistici) almeno dal punto di vista manutentivo, non lesinando per questo obiettivo uomini, mezzi, materiali e know how. Resta inteso comunque che sul Turismo l’intervento della FIG può essere solo di indirizzo. Per fare questo occorre però preparare una strategia complessiva di intervento e liberare risorse per affidare l’elaborazione a reali esperti del settore.
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Effettuato il pagamento Vi preghiamo di voler allegare copia del bonifi co al seguente modulo e di inviarci il tutto ai recapiti sopramenzionati. Informativa ai sensi degli art. 13 e 14 del GDPR 2016/679. I dati da Lei trasmessi ci autorizzano a utilizzarli per l’iniziativa in oggetto, per l’invio di informazioni relative agli interessi da lei scelti, nonché per fi nalità promozionali della nostra attività. I dati verranno raccolti, registrati ed elaborati anche elettronicamente con riservatezza e nel rispetto della legge sulla privacy. Lei potrà in ogni momento accedere ai dati e chiederne la correzione o la cancellazione, scrivendo a privacy.gdpr@publimaster.it
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TICKET TO PARADISE I primi quattro classiďŹ cati delle due categorie si aggiudicheranno un soggiorno in una destinazione paradisiaca. Scopri il calendario completo e i dettagli su www.golfeturismo.it nella sezione Ticket to Paradise
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Formula di gara: Stableford, 2 categorie Premi: 1°, 2° e 3° netto per categoria, 1°lordo (gara a 18 buche) Premi: 1°, 2° netto per categoria (gara a 9 buche)
Segreteria Organizzativa GOLF&TURISMO EVENTS 02.424191 r.a. - www.golfeturismo.it - eventi@publimaster.it
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LA SCHEDA
Formatrice e Mental Coach, ELISA DESSY è laureata in Pedagogia a indirizzo Psicologico, con successivo Master in Comunicazione e Marketing. In collaborazione con l’Istituto di Scienza del Comportamento di Torino ha consolidato le sue competenze sulla comunicazione a 360°. Dal 1990 progetta e conduce corsi di formazione “su misura” per aziende su tutto il territorio nazionale: automobilistico, editoriale, largo consumo, servizi finanziari, Sanità, Scuola, Studi Professionali. Socia per 42 anni presso il Circolo Golf Torino La Mandria, di cui tre anni in veste di consigliera, ha svolto un applaudito intervento durante il Meeting di marzo dell’AITG, a Paradiso del Garda. CLUB
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La comunicazione
FA LA DIFFERENZA di Elisa Dessy
ANCHE LA RELAZIONE HA BISOGNO DI CURA, COME IL TAPPETO ERBOSO DEL PERCORSO DI GOLF. ALL’INTERNO DEI CLUB, I CONTATTI FRA LE FIGURE CHE LAVORANO E QUELLE DEI SOCI O DEGLI OSPITI DEVONO ESSERE GESTITE NEL MIGLIORE DEI MODI. PROVIAMO A VEDERE COME
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om’era oggi il campo? In ogni circolo il personale addetto si prodiga affinché il manto erboso sia sempre nelle condizioni ideali per performance di eccellenza. Con grande meticolosità e tenacia si affronta il susseguirsi delle stagioni con i cambiamenti climatici e le temperature che a volte hanno il potere di compromettere ore e ore di assiduo lavoro.
E la relazione? Non soltanto il campo necessita di cura, anche la relazione ha bisogno di cura! Sono davvero molte all’interno di un Circolo le figure che con il proprio lavoro danno il proprio contributo affinché ci sia la massima soddisfazione del Cliente, il Socio: il/ la Presidente, il Direttore, la Segreteria, i Professionisti, il Caddie Master, il Greenkeeper, il Superintendent, il Ristorante, la Buvette, il Personale degli spogliatoi, i Coordinatori del Club dei Giovani… Queste figure non ricoprono semplicemente un ruolo ma ciò che va oltre è l’insieme delle relazioni e delle dinami-
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che che intercorrono fra di loro, dinamiche non sempre facili da gestire e non sempre scevre da conflittualità. Appartengo a quella generazione per la quale la sacca era composta da un set di bastoni usati, spesso incompleto e utilizzato già precedentemente dai fratelli/ sorelle maggiori o dai genitori e dove dipingere il proprio drive (ovviamente in legno) e terminare l’opera con il flatting era davvero un’emozione. Un tempo in cui gli esami delle regole per noi ragazzini erano molto severi e non permettevano sconti (per fortuna… lo sport è sempre e ancora il palcoscenico della vita). Oggi microscopici “pulcini” con altrettante microscopiche sacchette circolano con entusiasmo e passione riempiendo di allegria i Circoli ma impongono anche un’organizzazione ad hoc, impossibile lasciarli a piede libero! Non semplice gestire le lamentele di alcuni soci che a volte vedono sfumare la loro quiete.
Ecco il sorgere di bellissimi Club dei Giovani, vere aziende nelle aziende, ecco l’alternarsi dell’esercito di tate, babysitter, accompagnatori e genitori più o meno esigenti, più o meno soddisfatti, a volte pretenziosi o grati e riconoscenti dell’impegno prodigato verso i loro cuccioli. Ho avuto il privilegio di veder nascere quello che, a mio parere è un Club dei Giovani meraviglioso, presso il Circolo Golf Torino la Mandria dove ho giocato per ben 42 anni (di cui tre di Consiglio) ma, proprio in questi anni che mi hanno accompagnata dalla mia infanzia oggi ho potuto constatare quanti cambiamenti si siano susseguiti. Era meglio in passato? È meglio oggi? L’obiettivo di questo articolo è lungi dal dare giudizi, è solo una piacevole riflessione che nasce dalla mia esperienza lavorativa: da trent’anni infatti mi occupo di Formazione e di Coaching progettando e conducendo nelle aziende corsi su misura del cliente in tutto l’ambito della comunicazione e dei rapporti interpersonali: dalla leadership alla vendita, dal
telemarketing alla gestione della riunione efficace, alla gestione dei conflitti e delle lamentele… Ma non è forse vero che anche un circolo di golf, al di là del gioco vero e proprio, ha dinamiche aziendali? È inevitabile per me notare come i grandi cambiamenti del mercato e della società si siano riverberati anche nel gioco del golf. Le regole del mondo del lavoro sono cambiate, alcune modalità educative sono cambiate, l’età per iniziare a giocare è cambiata, Internet arriva da anni ormai anche sul green. Un mercato sempre più competitivo ed esigente, la continua mancanza di tempo e la fretta, il pretendere anziché chiedere, hanno fortemente penalizzato le relazioni. Ecco perché indifferentemente dal ruolo ricoperto diventa fondamentale abbinare alle competenze tecniche LO SVILUPPO DI CLUB DEI GIOVANI È FONDAMENTALE PER CERCARE DI ASSICURARE IL RICAMBIO GENERAZIONALE NEI CIRCOLI, IN CUI MOLTE FIGURE PROFESSIONALI DANNO IL PROPRIO CONTRIBUTO PER LA MASSIMA SODDISFAZIONE DEL CLIENTE/SOCIO
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delle competenze relazionali emotive e mentali. Flessibilità, empatia, capacità di adattamento, dominio di sé e gestione dei conflitti diventano i nuovi parametri. Quando la comunicazione interpersonale si fa difficile, conflittuale, genera ansia e disagio: la calma lascia il posto all’aggressività, la richiesta alla pretesa, il dialogo alla mancanza di ascolto. Sono sempre più frequenti sul lavoro i momenti di tensione e in un attimo si parla di stress Ma non siamo al Circolo per giocare a golf direte voi? Certamente sì ma questo accade purtroppo anche nel mondo del golf andando a incidere negativamente sul “clima” e sul proprio benessere psicologico. Quando la comunicazione diventa conflittuale bisogna “scendere in campo” con abilità che ci permettano di conciliare e coniugare il divertimento con l’equilibrio personale. Una prima considerazione nasce dalla consapevolezza che il termine team non viene soltanto riferito alla squadra di giocatori
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bensì a tutto il Personale che collabora a favore dei soci. Un team vincente decreta il successo di un Circolo e saper dar vita a un team produttivo richiede molte abilità personali: comunicazione efficace, comprensione dei bisogni altrui, negoziazione, senso di appartenenza, gestione dei conflitti e delle lamentele. Un team preparato sa comprendersi anche nelle differenze valorizzando punti di forza e accettando i limiti e le debolezze proprie e altrui. Ma torniamo alla comunicazione efficace. Quante volte il conflitto si accende improvvisamente a seguito di alcune semplici parole o frasi? In ogni Circolo (di pianura, mare o monti) come in ogni luogo di lavoro la comunicazione a volte diventa difficile, si inceppa, basta un tono diverso dal solito e la stessa frase assume un significato completamente distorto e in attimo è polemica. Innanzitutto, è importante comprendere la tipologia di critica, allenandosi
a riconoscere le sgradevoli sensazioni che esse provocano, per smascherare le manipolazioni che ne sono all’origine. Vi sono due tipi di critiche: quelle costruttive e quelle manipolative. Le critiche costruttive sono specifiche e situazionali, dirette a modificare il comportamento di un individuo (non la personalità) ma in una specifica situazione e con precisi riferimenti. L’abilità della critica consiste nel fornire indicazioni precise, in termini positivi, portando l’attenzione al comportamento. Esempio: “È importante indossare la divisa del club dei giovani: come mai non ce l’hai oggi?” Le critiche manipolative sono invece generiche e totalizzanti e colpiscono l’individuo nella sua personalità. Le riconosciamo dai termini come “mai”, “sempre”, “tutto”, “ogni volta”, “niente”, in frasi come: “Ci fosse una volta che indossi la divisa!” “Sei sempre il solito!”, “Non cambierai mai”.
l loro effetto, è quello di indurre: • senso di colpa • senso di ignoranza • senso di ansia generica Perché taluni cercano di manipolarci? Per trarne vantaggio controllando, esempio, i nostri sentimenti. Purtroppo, molte delle interazioni sociali sono aggressive o manipolative. L’aggressività è una forma di violenza aperta, che agisce dall’esterno, si alza la voce, si fanno scenate…. La manipolazione, invece, è una forma di aggressività, che agisce sulla vittima dal suo interno, a volte anche dolcemente. Una frase del tipo “Da te non me lo sarei mai aspettato” suscita nell’altro emozioni tali da fargli pensare di aver tradito le aspettative di chi gli voleva così bene. Sono manipolative anche frasi in apparenza innocue o vaghe, del tipo: “Sei sicuro?”, “Da che mondo è mondo”, “Ma tutto il mondo fa così, solo tu ...“. Vediamole più da vicino. SENSO DI COLPA Una manipolazione ingenera senso di colpa quando si attribuisce a qualcuno una responsabilità che non gli compete. Il senso di colpa ha un valore esclusivamente psicologico ed è legata un sentimento di disagio da cui trae origine la convinzione che esista una colpa“: • “Possibile che non siate in grado di fare delle partenze decenti? Avevo chiesto di partire con i miei due amici, ma le ascoltate le richieste dei soci ?!?” • “Oggi il campo era davvero orrendo” • “Da te non me lo sarei mai aspettato! ” SENSO DI IGNORANZA È una modalità di comunicazione manipolativa che fa sentire l’altro ignorante e inadeguato • “Dire le cose a voi è come dirle al vento!” • “In questa segreteria non si è ancora capito come si deve lavorare…” • “Ma come fai a non capire!” • “Ma quante volte devo dirvele le cose!” SENSO DI ANSIA GENERICA Come dice il nome stesso, è una tipologia di critica che trova la sua espres-
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Marketing e psicologia / Rapporti nei Circoli sione in una sensazione sgradevole che non è legata un qualcosa di specifico ma genera nell’altro un senso di agitazione e inquietudine vago • “Va bene, va bene…vedrò di cambiare circolo…” • “Prenderemo provvedimenti…” • “Un tempo non era così…” • “Lei non sa chi sono io!” Potremmo andare ancora avanti ma credo sia sufficiente… Chi di noi non ha detto, non ha subìto, non ha sentito alcune di queste frasi? E allora come proteggerci? Che cos’è in realtà un conflitto? Altro non è che un diverso punto di vista, un modo per guardare la realtà, gli avvenimenti, le persone…diventa conflitto quando si inserisce il pensiero: io ho ragione e tu hai torto, io possiedo la “Verità” dimenticandoci che non è la Verità ma la mia Verità, il mio personale modo di pensare. Un conflitto nasce perché ciascuno dei due interlocutori contrappone il pro-
prio punto di vista a quello dell’altro. Si crea così un quadro di riferimento rigido e apparentemente senza via di uscita. La difficoltà nello sbloccare tale situazione sta nel fatto che ciascuno ritiene inaccettabile cedere il proprio punto di vista a vantaggio dell’altro, come se ne
andasse della propria dignità. Diventa allora una questione di principio e non un dialogo costruttivo. Esiste una soluzione? 1) I punti di vista sono totalmente divergenti e non vi sono punti di incontro.
LO STAFF DEL CIRCOLO, IN PAESI IN CUI IL GOLF È DIFFUSO E SVILUPPATO, CONTANO DECINE DI PERSONE E NUMEROSE MANSIONI SPECIALIZZATE
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Paradossalmente, anche in questo caso estremo si può risolvere il conflitto, perché in realtà non c’è nessun conflitto tra due persone che vanno in direzioni opposte e non hanno nessun interesse a considerare la scelta dell’altro. È proprio il caso in cui si dice: ognuno per la sua strada, e amici come prima. 2) È presente almeno un punto di contatto, e quindi di accordo. Il conflitto risulta allora dovuto a confusione di piani o di aspetti: si dimenticano quelli su cui c’è intesa e si esasperano quelli su cui si diverge. 3) Evitiamo di dare la colpa agli altri! È importante! Tante volte senza accorgercene puntiamo il dito verso gli altri attribuendo loro la causa del nostro star male: “la mia collega mi ha fatto arrabbiare, i soci dovrebbero capire che…i genitori dovrebbero fidarsi… gli ospiti dovrebbero capire che…” Insomma, la colpa è sempre degli altri!
Così facendo però siamo nella posizione della vittima, la vittima è certamente innocente, attenzione però perché è altresì impotente! Se il nostro umore dipende da un fatto esterno o da una persona, io perderò il controllo della mia vita, dei miei sentimenti, il mio “potere!” Sì, utilizzo volutamente il termine potere anche se può sembrare forte; a volte diamo agli altri il potere del nostro benessere (“lui mi ha rovinato la vita”, “il mio capo rende il lavoro insopportabile”, “alcuni soci sono supponenti…”) Dobbiamo uscire dalla posizione della vittima per guardare invece al conflitto in un’ottica di responsabile, abile a re-spondere: se sono parte del problema sono anche parte della soluzione. Ecco che allora il dito non sarà più puntato verso l’altro ma verso me stesso guidato da alcune semplicissime ma potentissime domande: • Che cosa posso fare per… • Come posso fare per… E all’affermazione: “le ho provate tutte” posso dirmi: “cosa posso fare di diver-
so?” La risposta: “Non puoi risolvere i problemi con lo stesso modo di pensare che li ha creati” (Albert Einstein) È opportuno e vincente quindi nell’ottica di contenere lo stress, cambiare punto di vista, e allora in chiave di responsabilità le frasi di prima diventeranno: “Io mi sono lasciata rovinare la vita da… io do al mio capo il potere di rendermi il lavoro insopportabile… io fatico a tollerare la supponenza di alcuni soci…” Il segreto è lasciar perdere la provocazione, che è soltanto la punta dell’iceberg e andare a capire qual è il bisogno che sottende la provocazione, indossare le lenti con cui l’altro sta guardando la realtà. Di fronte a un “Ma che partenza mi avete messo!?” si può replicare: “Si aspettava un altro orario, quale?” E in un’ottica di orientamento al cliente: “Ci dispiace, la prossima volta faremo in modo di venire maggiormente incontro alle sue esigenze”.
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Marketing e psicologia / Rapporti nei Circoli Vi riporto qualche abilità, ovviamente in forma molto ridotta. Quando una critica è costruttiva, è bene accettarla e ringraziare chi l’ha mossa; a volte non siamo consapevoli del nostro comportamento e un feedback costruttivo dunque diventa per noi un grande dono perché ci permette di modificare i nostri futuri comportamenti rendendoli più efficaci. Quando ci troviamo invece di fronte a critiche manipolative e aggressive, possiamo utilizzare alcune delle seguenti e molto efficaci abilità di comunicazione:
Ascolto empatico: troppe volte ascoltiamo per rispondere, anziché ascoltare per capire. Se si vuole gestire un conflitto, comprendere a fondo il nostro interlocutore, adeguare il comportamento più idoneo alla situazione, l’unico modo è quello di ascoltare; non soltanto con l’udito, ma anche con gli occhi (dalla mimica si possono comprendere le emozioni dell’altro così da adeguare un comportamento efficace). Ascoltare con la mente e con il cuore; solo così possiamo entrare in sintonia con le emozioni e i sentimenti dell’altra persona.
Responsabilizzazione: quando si ricevono delle frasi provocatorie, aggressive, generiche e totalizzanti, è utile indurre nell’altro una riflessione che lo porti a valutare meglio quanto detto: “Pensi veramente quello che dici?” Riduzione al concreto: Si utilizza quando non siamo di fronte a una comunicazione fattuale ma di fronte a opinioni “Mi puoi fare un esempio?” ”Che cosa in specifico non ti è piaciuto del campo?” Domandare: “CHI DOMANDA COMANDA” La tecnica della domanda è sicuramente una delle più efficaci in tutto l’ambito della comunicazione e dei rapporti interpersonali; si domanda per capire, per condurre, per conoscere, per approfondire, per comprendere meglio uno stato d’animo, per rispondere… Ecco le principali tipologie di domanda: Aperta: la si utilizza per aprire un discorso, per acquisire informazioni, per conoscere… ”Che cosa ne pensi…? Che cosa non le è piaciuto del campo? Come mai non ha avvisato la segreteria?” Chiusa: la si utilizza per avere una conferma , alla domanda chiusa si risponde sempre con un si o co un no: “Vuole
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partire dopo le ore 12?” “Ha prenotato il carrello elettrico?” Alternativa: preferisce la prima partenza o in tarda mattinata? Parafrasare: è eccezionale l’efficacia di questa tecnica poiché serve a noi stessi per verificare se abbiamo ben compreso e nel contempo sensibilizziamo l’altra persona su quanto ci sta dicendo. Consiste nel ripetere con altre parole l’essenza di quanto ci ha detto l’altra persona. Es. “È inaccettabile una tale lentezza!” “Se ho ben capito avete atteso molto… In quali buche in specifico?”
bello che questo meraviglioso sport ci offre, ricordandoci però soprattutto da parte del Personale addetto di non dare il nostro equilibrio in mano a semplici frasi o provocazioni!
dott.ssa Elisa Dessy Formazione & Coaching - tel. +39 335 5946795 elisa.dessy@gmail.com - www.elisadessy.com
NELLA FOTO QUI SOTTO, L’AUTRICE DI QUESTO ARTICOLO, ELISA DESSY, DOPO IL SUO INTERVENTO AL MEETING AITG SVOLTOSI IN MARZO A PARADISO DEL GARDA. CON LEI
TITTI PANIZZOLO (CIRCOLO GOLF TORINO), L’EX PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE, FABRIZIO PAGLIETTINI (CIRCOLO GOLF & TENNIS RAPALLO) E MARIANO MERLANO (GOLF CLUB AMBROSIANO)
Boomerang: è un modo per dire all’altro che condividiamo il suo punto di vista, consiste nel “cavalcare la tigre” a fronte di un’obiezione vera: “È vero, oggi è una giornata veramente difficile da gestire perché ospitiamo i Campionati, per questo nove buche sono chiuse Ve ne sono tante altre ancora… circostanziare, annebbiare, usare il disco rotto, l’eco… ma ci vorrebbe un set didattico ad hoc per trattarle in maniera approfondita mentre e qui finirei per annoiarvi. Per concludere, prendiamo tutto il
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Golf e diritto / L’angolo giuridico
ASSOCIAZIONI:
il presidente risponde in solido di Alfredo Tosca*
LA CASSAZIONE HA PIÙ VOLTE STABILITO CHE, PER I DEBITI TRIBUTARI DEVE RISPONDERE, SIA PER LE SANZIONI PECUNIARIE SIA PER IL TRIBUTO STESSO, IL SOGGETTO CHE ABBIA DIRETTO LA GESTIONE DURANTE UN DETERMINATO PERIODO. IL SEMPLICE AVVICENDAMENTO NELLE CARICHE ASSOCIATIVE NON IMPLICA PERÒ ALCUN FENOMENO DI SUCCESSIONE
ALFREDO TOSCA NEL SUO STUDIO MILANESE
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ttenzione cari presidenti di associazioni, la Cassazione ha recentemente stabilito, con l’ordinanza 5684/2019, che il presidente pro tempore di un’associazione è responsabile in solido delle obbligazioni tributarie dell’ente, qualora esse nascano dalla dichiarazione annuale presentata nel momento in cui è stata ricoperta la carica presidenziale, anche se tale dichiarazione è relativa al periodo d’imposta precedente a quello di presentazione, in cui un altro soggetto era investito della carica di presidente e il firmatario non aveva ruoli di rilievo. I terzi possono far valere i loro diritti sul fondo comune per le obbligazioni assunte dalle persone che rappresentano l’associazione sulla base dell’articolo 38 del codice civile; delle obbligazioni stesse, però rispondono anche personalmente e solidamente le persone che hanno agito in nome e per conto dell’associazione. Sull’argomento la Cassazione ha più
volte stabilito che, per i debiti tributari delle associazioni, è chiamato a rispondere in solido, sia per le sanzioni pecuniarie sia per il tributo, il soggetto che, per il ruolo, abbia diretto la gestione associativa in tal periodo. Le sentenze di Cassazione 1489/2019 e 2169/2018 statuiscono che il richiamo all’effettività dell’ingerenza vale a circoscrivere la responsabilità personale del soggetto investito di cariche sociali alle sole obbligazioni sorte nel periodo di relativa investitura. Se il Fisco, quindi, invoca tale responsabilità solidale, ha l’onere di provare la concreta attività svolta dal soggetto in nome e nell’interesse dell’associazione, non essendo sufficiente la sola prova in ordine alla carica rivestita all’interno dell’ente. La suddetta responsabilità però non si trasmette a chi sia successivamente subentrato nella posizione di chi agì in nome e per conto dell’associazione, con la conseguenza che il semplice avvicendamento nelle cariche asso-
ciative non implica alcun fenomeno di successione del debito in capo al soggetto subentrante. Il caso esaminato è quello di una persona che aveva firmato le dichiarazioni annuali dell’associazione in un anno – il 2011 – nel quale rivestiva la carica di presidente. Tuttavia, nell’anno d’imposta cui si riferivano le dichiarazioni – cioè il 2010 – lo stesso soggetto non aveva ricoperta alcuna carica sociale. I Giudici della Cassazione hanno riconosciuto comunque sussistente la responsabilità solidale del presidente sottoscrittore delle dichiarazioni nel 2011, ancorché relative al 2010, perché l’obbligazione tributaria consiste in una fattispecie a formazione progressiva, in cui il segmento finale è costituito dalla consumazione del termine per la trasmissione della dichiarazione annuale. Pertanto, nel caso di specie, pur essendo la dichiarazione riferita al periodo d’imposta 2010, essa doveva essere presentata entro il 30 settem-
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rubrica a cura di Paolo Montanari – avvpaolomontanari@aruba.it
bre 2011, quando il ricorrente rivestiva pacificamente la carica di presidente. Quanto sopra viene segnalato ed evidenziato poiché l’orientamento giurisprudenziale dei gradi di giudizio precedenti alla Suprema Corte di Cassazione, cioè le Commissioni Tributarie, era contrario, cioè il Presidente che firmava solo la dichiarazione dei redditi senza svolgimento di attività negoziale svolta concretamente nei confronti di
terzi, non era considerato responsabile solidale per il pagamento delle obbligazioni insoddisfatte dell’ente. Quindi attenzione perché adesso, invece, il Presidente della associazione può essere considerato aver esercitato concretamente il potere gestorio nell’amministrazione di un’associazione, in base ai consueti forti indicatori, quali, ad esempio, la sottoscrizione del rendiconto, la riscossione degli incas-
si delle manifestazioni sportive, l’aver curato le utenze e l’affitto dei locali, ma anche per la sola presentazione delle dichiarazioni dei redditi e, in tali casi, può scattare la solidarietà del Presidente per il pagamento delle obbligazioni tributarie dell’associazione ex art. 38 c.c. *) avvocato ed ex presidente di Temi, Associazione Avvocati, Magistrati e Notai Golfisti
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Superintendent / Intervista
UNA VITA DA COURSE manager di Roberto Lanza
IL PRIMO CONTATTO CON IL GOLF È DATATO 1984, AL MOLINETTO. DA ALLORA CARLO QUERZOLI HA CONTRIBUITO ALLA PREPARAZIONE DI DUE OPEN D’ITALIA E LAVORATO A LUNGO A CASTELCONTURBIA, PRIMA DI APPRODARE A CARIMATE
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LA BUCA NUMERO 7 DEL GOLF CLUB CARIMATEI
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Superintendent / Carlo Querzoli
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metà strada tra Como e Milano, nella tenuta di un antico castello, sorge il Golf Club Carimate, uno dei primi esempi nazionali di zona residenziale con abitazioni all’interno di un golf, nato su un progetto tutto made in Italy, dalla matita di Piero Mancinelli, per ciò che concerne il campo e di Guido Veneziani e Vico Magistretti per clubhouse e arredamenti interni (tra cui la famosissima sedia amata dai Beatles). Il GC Carimate, che nel 2012 ha compiuto i suoi primi 50 anni, ha sempre fatto del discorso ambientale un must ricevendo da St Andrews già nel 2002 la “green flag” (importante riconoscimento “ecofriendly”) e non potrebbe essere altrimenti visto che nell’area dove è stato ritagliato il campo è presente un bosco di oltre diecimila piante, con molte specie autoctone e alcune rarissime, come lo stupendo cedro dell’Atlante, pianta centenaria e imponen-
te, che padroneggia il par 5 della buca 11. A prendersi cura di questo gioiello è arrivato nel settembre del 2017 Carlo Querzoli, cinquantasettenne milanese di origine siciliana diplomato Superintendent nel 1993 alla scuola nazionale (e dal 2003 Superintendent certificato), che ha avuto il suo primo contatto con il golf nel 1984 quando andò a lavorare come semplice operaio al Molinetto Country Club, dove proprio in quell’anno si completavano le 18 buche. Carlo, che è stato nominato dall’AITG “course manager” dell’anno nel 2010, ha raccolto l’eredità di Luigi Cignoni arrivando sulle colline brianzole dopo una lunga permanenza a Castelconturbia, dove nel 1998 ha vissuto in prima linea la soddisfazione di preparare il campo per un Open d’Italia. «Nel 1985 al Molinetto Country Club ho partecipato alla cura del percorso per l’Open d’Italia e da lì è partita la mia passione per questa professione - racconta Carlo - . È stata una bella esperienza frenetica e di spettacolo, al tempo non avevo incarichi di responsabilità quindi l’ho vissuta in modo sereno. Nel 1998 sono stato incaricato per la preparazione del campo dal presidente di Castelconturbia, Edoardo Guenzani. Il direttore, Marco Pozza, mi ha coordinato e trasmesso molto della sua esperienza sostenendomi e aiutandomi in tutto. La preparazione delle buche per lo svolgimento dell’Open è senz’altro una bella esperienza per chi svolge questo lavoro, perché si cerca di portare il campo alle migliori performances sotto tutti i profili. Richiede una precisa programmazione di tutti i lavori da svolgere prima della manifestazione, ci vuole anche un buon team di lavoro molto motivato e preparato professionalmente. Questo ti permette anche di affrontare con forza gli imprevisti che puntualmente si verificano. Purtroppo è stato un Open molto bagnato. Ricordo che dopo aver preparato il campo al top, il giorno dopo la Pro Am iniziò a piovere con temporali “apocalittici”. Io e i mie colleghi abbiamo passato il resto dei giorni con la tuta antipioggia giorno e notte. Il percorso era allagato in ogni parte. Si rischiò pure di chiudere la manifestazione il lunedì per impraticabilità del campo. Comunque è stata sicuramente una bella esperienza perché la preparazione inizia mesi prima
della manifestazione, dopo sono solo operazioni di normale manutenzione». Carimate è un percorso molto particolare con una notevole differenza di escursione termica e climatica tra le buche più alte (le seconde 9) e quelle più basse (dalla buca 3 alla 7). Può fare una descrizione dal punto di vista delle erbe e delle essenze del vostro campo, con caratteristiche e peculiarità del percorso? «Come ha ricordato lei, il Golf Carimate è situato su due livelli e questo comporta differenze climatiche sostanziali sia a livello di temperatura che di umidità. I nostri green sono stati costruiti con il metodo USGA, in impianto è stata seminata dell’Agrostis stolonifera. Negli anni purtroppo è comparsa la Poa annua che come tutti sanno è un’erba molto aggressiva, sensibile e di difficile gestione. Una
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modo da avere un buon tappeto erboso, fino alla ripresa vegetativa della Bermuda. I fairway sono in Agrostide stolonifera e il top soil drena molto grazie ai vari apporti di sabbia silicea. Anche dopo abbondanti piogge il terreno drena bene e riusciamo a disputare gare e fare manutenzione». Quali sono i principali interventi necessari durante l’anno per mantenere il campo ad uno standard sempre elevato? «Il Golf Carimate nasce nel 1962 e negli anni sono stati eseguiti dei lavori importanti di ristrutturazione tra cui il rifacimento dei green e dell’impianto irriguo. Tuttora si continuano a fare lavori di ammodernamento e l’ultimo è stato la costruzione di un’area di pratica per il gioco corto. Il direttore Walter Gorla mi ha dato obiettivi ben precisi per la manutenzione del percorso. La pulizia costante del campo e la giocabilità nelle migliori condizioni è uno dei nostri principali obiettivi. Stiamo puntando molto sulla cura dei particolari a 360°. Siamo tutti sensibilizzati a mantenere ordine e pulizia. Nella falciatura del campo curiamo molto anche l’aspetto estetico dei tagli eseguendoli in modo incrociato dove è possibile. Cerchiamo di svolgere i tagli del campo nelle prime ore del matNELLE FOTO, CARLO QUERZOLI (A SINISTRA), UNA BELLA BUCA DEL GOLF DI CARIMATE E IL SUPERINTENDENTE DEL CIRCOLO LOMBARDO FOTOGRAFATO (QUI A DESTRA) INSIEME AI SETTE COMPONENTI DEL SUO STAFF
sua caratteristica è quella di avere un’altissima produzione di seme e ciò rende la superficie dei green difficoltosa nella gestione dell’uniformità del tappeto erboso. La Poa ha anche un colore molto chiaro che dà uno sgradevole effetto estetico. La sua propagazione è molto difficile da controllare. Attualmente stiamo effettuando diverse trasemine per cercare di riportare il tappeto erboso in agrostide. Integriamo anche tutte le pratiche agronomiche del caso. Anche sui tee si trova Agrostide stolonifera, e ultimamente sono state insediate delle varietà di Cynodon. A fine estate effettuiamo trasemine con loietti in
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tino in modo da arrecare meno disturbo possibile ai giocatori. Disponiamo di un buon parco macchine efficiente e moderno, questo ci permette di avere una buona qualità nell’esecuzione dei lavori manutentivi. Una risorsa importante sono tutti i miei colleghi, la giovane età e la loro professionalità nell’esecuzione dei lavori ci permettono di tenere un livello manutentivo davvero di qualità». Un tema molto “caldo” di cui si è discusso davvero parecchio nelle ultime stagioni è quello legato al Piano d’Azione Nazionale, con le varie pro-
blematiche sorte per le limitazioni imposte a livello di trattamenti. Qual è la sua opinione maturata in questi anni? «Il Golf Club Carimate è da sempre sensibile all’ambiente. Ha puntato tantissimo sulla eco sostenibilità del golf raggiungendo importanti certificazioni tra cui Certificazione EMAS, Certificazione Progetto Impegnati nel Verde 2001, Geo Certified, Certificazione Uni En Iso9001.2015 e Uni Iso 14001.2015, Committed To Green 2002. Dall’introduzione del PAN il modo di fare la manutenzione al tappeto erboso è cambiato
NELLA FOTO SOPRA, LA BELLA CLUBHOUSE DI CARIMATE, DISEGNATA NEL 1962 DA VICO MAGISTRETTI E GUIDO VENEZIANI, RISTRUTTURATA POI IN TEMPI RECENTI DA GREGORIO CACCIA DOMINIONI. A SINISTRA IL TEE DELLA 10 E A DESTRA IL PUTTING GREEN
e cambierà ulteriormente. A Carimate ormai sono anni che vengono utilizzati microrganismi per combattere le varie patologie. Sono state insediate delle essenze di Cynodon sui tee e, integrando le varie pratiche agronomiche,
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molto difficile avere un campo esente da alcune problematiche manutentive». L’acqua e la gestione delle risorse idriche sono un problema per voi? «Purtroppo sì. Non abbiamo grosse risorse idriche, attingiamo acqua da un pozzo di nostra proprietà e la pompiamo in un piccolo bacino di decantazione. La qualità non è delle migliori e per questo è stato installato a monte dell’impianto irriguo un acidificatore per abbassarne il pH. Nel periodo estivo la centelliniamo e nei lunghi periodi siccitosi è un vero dramma. Sicuramente avere un altro bacino di riserva ci garantirebbe maggior autonomia». Vi avvalete di pc e software per l’organizzazione e la gestione del campo? «Per la gestione utilizzo un computer con i programmi di word ed excel in modo di fare una programmazione ed una elaborazione di tutti i dati raccolti durante l’anno. Per la gestione dell’impianto irriguo utilizzo il sistema Toro Lynx che ci permette di irrigare il campo con dei programmi specifici per le varie superfici del campo. Questo ci permette di avere anche risparmi idrici ed elettrici.».
si è cercato di ridurre al minimo l’uso dei prodotti fitosanitari. In alcuni casi il Ministero della Sanità ha concesso deroghe per l’uso temporaneo di alcuni principi attivi che ci hanno aiutato in situazioni difficili nelle varie stagioni. Certo è che nel nostro settore si cerca di evitarne l’impiego. Con il nostro consulente, Massimo Mocioni cerchiamo di attuare le migliori strategie. C’è ancora molto da lavorare, ma dobbiamo impegnarci tutti per avere un ambiente il più sano possibile. Sicuramente anche chi pratica il golf si deve rendere conto e accettare che in certi periodi è
Da quante persone e costituito il suo team e ci sono attività che appaltate ad esterni? «Lo staff della manutenzione campo è composto da sette persone, una delle quali si divide tra la manutenzione dei macchinari e la manutenzione del campo vera e propria. Il personale è impiegato per tutto il periodo dell’anno nella manutenzione ordinaria e straordinaria del percorso. Provengono tutti da un percorso scolastico inerente alla professione svolta. Nel caso in cui si debbano affrontare lavori dove occorrono attrezzature specifiche appaltiamo i lavori ad aziende esterne». Una delle caratteristiche di Carimate è la presenza di oltre diecimila piante, censite nel 1993. Come si gestisce e si cura questo straordinario patrimonio botanico? «Una parte importante dei nostri lavori
sta proprio nel prendersi cura delle piante del nostro campo. Vengono investite molte risorse economiche per le potature, messa in sicurezza di quelle precarie e il rinnovo delle piante morte. Ci avvaliamo della consulenza tecnica di un esperto, Davide Baridon, in modo di avere un controllo sullo stato di salute e mettere a punto migliorie da apportare per salvaguardare il patrimonio arboreo». Rapporto con i soci e la dirigenza? «Dal mio insediamento ho avuto riscontri positivi da parte dei soci e della dirigenza. Mi relaziono quotidianamente con il direttore in modo da avere uno scambio di informazioni sugli impegni sportivi e sulla programmazione della manutenzione. Settimanalmente facciamo un sopralluogo in campo per avere una visione comune sullo stato del percorso e delle varie problematiche». Difficoltà che si incontrano nella sua attività, pregi e difetti? «Le difficoltà ricorrenti sono le condizioni climatiche molto estreme. Le stagioni sono sempre più difficili da interpretare e si verificano situazioni molto al limite da gestire. Il tutto va a scontrarsi con l’attività sportiva che richiede un percorso sempre nelle migliori condizioni. C’è da dire che una volta raggiunti gli obiettivi prefissati, il risultato ti gratifica». È un lavoro che consiglierebbe ad un giovane? «Ma sicuramente, con la preparazione scolastica che hanno, un po’ di passione e tanto impegno alla fine i risultati arrivano. Come in tutte le professioni bisogna crederci». Un aneddoto particolarmente originale capitato in questi anni di attività? «Non me ne vengono in mente, ma posso dire tranquillamente che considero il campo da golf come un figlio. Alla mattina la prima preoccupazione è di sapere come sta. Quando faccio il giro del campo vado a vedere subito le varie situazioni critiche di cui sono a conoscenza per interpretarne lo stato di salute».
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L’UNIVERSITÀ DELLA BELLA CITTÀ VENETA E IL VICINO GOLF DELLA MONTECCHIA PER TRE GIORNI AL CENTRO DI IMPORTANTI MEETING DEDICATI ALLE PIÙ RECENTI NOVITÀ E TECNOLOGIE DI GESTIONE, CON LA PARTECIPAZIONE DI ESPERTI E ADDETTI AI LAVORI GIUNTI DA TUTTO IL MONDO
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NELLA FOTO GRANDE, IL PALAZZO DELLA RAGIONE DI PADOVA. DALL’ALTO JONATHAN SMITH, PHILIP RUSSELL 71 PROFESSIONE E RICHARD HEAT GOLF
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ono stati oltre 160 i partecipanti al Field Day della European Turfgrass Society (ETS) che si è svolto a Padova nei giorni 27 e 28 maggio. Un pubblico composto da ricercatori, professionisti, studenti e tecnici di aziende arrivati un po’ da tutto il mondo. Tra questi, anche più di 40 superintendent e greenkeeper provenienti da circoli di golf italiani e stranieri. Nel corso della “due giorni” si è parlato e c’è stato un confronto sulle più recenti novità e tecnologie disponibili per la gestione del tappeto erboso. Tutti gli interventi dei vari relatori si sono concentrati soprattutto sui problemi emersi in questi ultimi anni a seguito dei cambiamenti climatici e dei limiti imposti all’impiego dei fitofarmaci. Sedi dell’evento l’Università di Padova e il Golf della Montecchia, dove oltre alle presentazioni dei vari relatori è stato anche possibile visitare il centro sperimentale universitario di Legnaro e le nove buche del Percorso Verde di Montecchia, che dal gennaio 2015 ospitano il “Biogolf Case Study”. Si tratta di uno studio avviato dal Golf della Montecchia ed ispirato al Biogolf, un protocollo messo a punto dai tecnici della Federgolf e di GEO (Golf Environment Organisation) in collaborazione con le principali organizzazioni ambientaliste (Legambiente, Fondazione Univerde e Federparchi), che prevede la gestione di un percorso di golf secondo i criteri dell’agricoltura biologica. Grazie all’interessamento delle Università di Padova, Torino, Bologna e Pisa, il “Biogolf Case Study” include ricerche
sulle nuove varietà di bermuda da green, sul controllo delle infestanti e delle malattie fungine senza impiego di fitofarmaci, sulla ottimizzazione della gestione dei bunkers e del patrimonio arboreo e sulla naturalizzazione dei rough. Il coinvolgimento del Museo entomologico di Padova ha inoltre permesso di avviare un censimento floro-faunistico ed un programma mirato ad incentivare la presenza degli insetti impollinatori. Un approccio quindi decisamente nuovo, che esamina in anticipo quelli che saranno i probabili scenari futuri. La grande partecipazione ed il successo dell’evento ne sono stati la conferma. CON L’EGA ALLA MONTECCHIA Il 29 maggio 2019 si è tenuta al Golf della Montecchia una riunione del gruppo “Golf Europe” dell’European Golf Association (EGA). Si tratta di un commissione di esperti in rappresentanza delle varie Federazioni di golf europee, che ha come obiettivo la sostenibilità ambientale dei percorsi di golf. Erano presenti il Segretario generale dell’EGA Richard Heath, Tjeerd de Zwaan della Federazione olandese, David Gomez della Federazione spagnola, Maria Strandberg della Federazione svedese, Alessandro De Luca della Federazione italiana e Jean-Marc Mommer della Federazione svizzera, in qualità di Presidente del gruppo di lavoro. Al meeting erano stati invitati Jonathan Smith, Direttore esecutivo di GEO (Golf Environment Organisation) e Philip Rus-
sell, del Sustainability Department del R&A. GEO, ente che si occupa di certificazioni ambientali, grazie alla piattaforma informatica “OnCourse” ha creato un efficace strumento (solo in Italia utilizzato da oltre 40 circoli) non solo per monitorare la gestione dei percorsi di golf attraverso la raccolta dei dati, ma anche per offrire spunti ed informazioni utili per la sua ottimizzazione e miglioramento. Il R&A, istituzione che insieme alla USGA regolamenta il gioco del golf, ha posto da tempo la sostenibilità ambientale al centro delle proprie politiche per la promozione e lo sviluppo del golf. In linea con i principi dell’Agenda Natura 2030, sostiene difatti tutte quelle attività e quei progetti che includono la difesa della natura e la salvaguardia delle risorse a favore delle comunità. Nel corso della riunione il gruppo Golf Europe ha individuato varie azioni mirate ad enfatizzare e sostenere la sostenibilità ambientale, che prevedono in particolare la creazione di un network tra tutte le Federazioni europee per la diffusione di esempi virtuosi e di casi studio. Le attività di GEO e del R&A e la loro grande disponibilità saranno certamente molto utili per il raggiungimento di tali obiettivi.
A SINISTRA, LO SPLENDIDO TEATRO ANATOMICO DI PALAZZO BO, ALL’UNIVERSITÀ DI PADOVA. QUI SOTTO ESPERTI E RELATORI ALLA MONTECCHIA
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C’era una volta IL BOOM di Maurizio de Vito Piscicelli
IL GREEN DELLA 7 AL SAN DOMENICO GOLF DI SAVELLETRI DI FASANO (BRINDISI)
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DOPO UN PERIODO DI APPREZZABILE CRESCITA FINO A FINE 2017, I NUMERI SONO TORNATI IN CAMPO NEGATIVO. ALCUNE CONGIUNTURE FAVOREVOLI PAIONO ESAURITE E, SE VOGLIAMO FAR CRESCERE IL FLUSSO DI GIOCATORI DA ALTRE NAZIONI, OGGI È INDISPENSABILE PASSARE DALLE BUONE INTENZIONI AI FATTI CONCRETI
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uando mancano meno di 40 mesi alla Ryder Cup del 2022 a Roma, l’intera offerta turistico – golfistica italiana dovrebbe vivere un grande fermento promozionale e contare con soddisfazione i propri risultati in chiave di turisti stranieri. Invece è tutto drammaticamente fermo, anzi peggio, in rapida e veloce recessione rispetto ai timidi segnali di crescita riscontrati fino alla fine del 2017. Il motivo di questa decrescita del turismo golfistico italiano è molto semplice ed è dato principalmente dal fatto che pochissimi “attori” di questo mercato stanno investendo risorse per far conoscere la propria proposta turistica agli appassionati golfisti sparsi in giro per il mondo. La situazione attuale del turismo golfistico italiano può contare su circa 137 percorsi di golf con almeno 18 buche ma sono solamente una dozzina i Resort di golf del nostro Paese veramente “turistici” e che siano in grado di proporre un’offerta davvero competitiva nel mercato internazionale. Dal 2014 al 2017 il turismo golfisti-
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NELLE FOTO DI QUESTE PAGINE TRE RESORT CHE RAPPRESENTANO ALTRETTANTE ECCELLENZE GOLFISTICHE ITALIANE, IDEALI PER LO SVILUPPO DEL TURISMO: IN ALTO ARZAGA (BRESCIA) E CASTELFALFI (FIRENZE); SOTTO, BOGOGNO (NOVARA)
co italiano era cresciuto da 400.000 a 700.000 green fee stranieri e questo piccolo boom era derivato principalmente da cinque fattori, il lavoro e gli investimenti del progetto Italy Golf & More che in quegli anni aveva investito 1.5 milioni di euro in promozione, il lavoro e l’impegno di alcuni operatori e Consorzi regionali privati, la crisi di Francia e Turchia fortemente penalizzati dagli attentati terroristici subiti nelle loro nazioni, l’organizzazione dell’International Golf Travel Market a Como nel 2014 e ovviamente l’effetto Ryder Cup 2022
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NELLA FOTOGRAFIA, UNA PANORAMICA DEL CIRCOLO DI IS MOLAS: 27 BUCHE DI GRANDE LIVELLO E UNA FORTE VOCAZIONE TURISTICA, SULLA COSTA SUD OCCIDENTALE DELLA SARDEGNA
che aveva creato grande interesse e nuova attenzione nei confronti dell’Italia del golf. Purtroppo quando tutto sembrava filare verso la direzione giusta a partire dal 2018 si è fermato tutto: il progetto Italy Golf & More ha esaurito le sue risorse
ed è fermo da quasi due anni nell’attesa che le Regioni che ne fanno parte lo rifinanzino, gli Enti Pubblici sono sempre più riluttanti a pianificare investimenti a favore del turismo golfistico, i Tour Operator internazionali che avevano puntato sull’Italia hanno dovuto prendere atto dell’assenza di investimenti dirottando verso altre mete il loro interesse. All’interno del progetto Ryder Cup 2022 la mancanza di risorse ha azzerato tutte le eventuali iniziative di promozione turistica a essa collegate e infine la Turchia e la Francia si sono riprese con
gli interessi il terreno perduto con una politica di prezzi fissi ed aggressivi, per ciò che riguarda la Turchia, e grazie ai benefici di una Ryder Cup organizzata perfettamente nel caso della Francia. A complicare ulteriormente le cose ci si sono messi altri due problemi inattesi, la chiusura del Donnafugata Resort contemporanea all’allagamento del Verdura Resort che hanno penalizzato tutto l’ottimo lavoro fatto dalla Sicilia in questo settore negli anni precedenti e le peggioratissime condizioni di manutenzione di buona parte dei campi da
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Green Team, poi affossato dai cambiamenti politici al vertice regionale con l’avvento della Lega che, parole loro di allora, gradiva molto di più il gioco delle bocce che quello del golf! Grazie alla buona volontà di Maria Elena Rossi, l’Enit sta fortunatamente garantendo al turismo golfistico italiano qualche opportunità di visibilità alle Fiere internazionali e a qualche Open di golf, ma è sin troppo facile immaginare che tutto questo finirà presto se alle buone intenzioni del nostro Ufficio del Turismo non si affiancheranno gli investimenti delle singole Regioni e degli operatori privati. Crediamo sia giunto seriamente il momento di porci quattro domande piuttosto precise: L’Italia è veramente una destinazione turistica nel mercato del golf? I nostri campi da golf sono veramente turistici? Chi dovrebbe investire nel turismo golfistico italiano? Cosa dovrebbe fare la Federazione Italiana Golf per il turismo golfistico?
golf italiani alle prese con il problema del PAN che ha generato un passaparola negativo nei mercati internazionali. Le uniche buone notizie in questo quadro sconfortante arrivano dal nostro tanto bistrattato Ente del Turismo Nazionale, il vecchio Enit che, piuttosto a sorpresa, ha ricevuto un nuovo impulso in chiave golfistica dalla nuova Direttrice Marketing, Maria Elena Rossi, da sempre grande “amica” del turismo golfistico avendo contributo nei primi anni 90 alla nascita del consorzio regionale piemontese, allora denominato
Alla prima domanda abbiamo già risposto in precedenza. Con soli 10-15 veri resort golfistici l’Italia al momento non è una Destinazione turistico - golfistica. Sappiamo tutti che in altre nazioni leader nel settore lo stesso numero di resort lo si può trovare in uno spazio di pochi chilometri non certo nel territorio di una intera nazione come avviene in Italia. Per rispondere alla seconda domanda e cioè se i nostri campi siano veramente turistici è sufficiente frequentare un Circolo di medie dimensioni per rendersi conto di come manchino buona parte degli standard richiesti dal turismo internazionale quali la possibilità di prenotare i tee time on line, i bastoni a noleggio, un importante numero di golf cart, la segnaletica e il menu al ristorante in inglese e un uso corretto delle principali lingue straniere da parte di tutti gli addetti alla segreteria. A queste lacune fondamentali si aggiungono le centinaia di gare di Circolo che rendono impossibile il gioco ai turi-
sti nel fine settimana, le giuste rivendicazioni dei Soci che pagano alte quote associative e vogliono disporre del campo a loro piacimento e non ultimo il giorno di chiusura, una usanza tipicamente italiana, che priva numerosi nostri circoli di ben 52 giornate di potenziale accesso dei turisti. Questo premesso è facile concludere che i campi da golf italiani, fatti salvi i 10-15 resort golfistici, non sono ancora dei campi turistici ma degli “ibridi”, un pericolosissimo mix fra campi privati e campi commerciali, un “né carne né pesce” che non riesce a prendere con decisione una giusta direzione di marketing. Passando poi alla domanda relativa agli investimenti nel settore del turismo golfistico in ambito internazionale chi spende soldi per la promozione normalmente sono i Resort turistici, che sono nati con quello scopo e quella finalità, l’Ente Nazionale del Turismo che utilizza l’offerta golfistica del proprio paese per attirare una clientela che spende molto, viaggia principalmente nelle mezze stagioni e contribuisce ad arricchire l’indotto del territorio e gli Enti Pubblici che dovrebbero attivarsi con le stesse motivazioni prima descritte relativamente agli Enti Nazionali del Turismo. Dei Resort golfistici abbiamo già parlato e abbiamo già registrato con piacere il rinnovato interesse e le pianificazioni di Enit in chiave turistica – golfistica ma cosa dire degli Enti Pubblici? Se, come è noto, soltanto il 15% delle spese dei turisti golfisti rimane nelle casse dei campi da golf ed il rimanente 85% contribuisce a far crescere l’indotto del territorio, gli Enti Pubblici (Regioni in primis) dovrebbero essere felici di promuovere la propria offerta golfistica che fra le altre cose è alimentata e sostenuta quotidianamente da soldi privati ai quali è demandata in toto la manutenzione dei campi. Se, come è ormai universalmente riconosciuto, il turista golfista spende tre volte di più degli altri tipi di turisti e contribuisce a destagionalizzare occupando camere d’albergo e “consumando” il territorio nei periodi di bassa stagione, gli Enti Pubblici dovrebbero
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NELLA FOTO, LA VASTITÀ DEL RESORT GOLFISTICO NUMERO UNO DELLA SICILIA, IL VERDURA, CHE SI TROVA A POCHI CHILOMETRI DA SCIACCA, SULLA COSTA MERIDIONALE DELL’ISOLA
vedere di buon occhio l’esistenza di una offerta golfistica nata privatamente, ma che negli ultimi 20 anni si è aperta alle esigenze dell’intera comunità nella quale insiste. E invece no, gli Enti Pubblici odiano il golf, ne stanno il più possibile alla larga e si guardano bene dal dedicargli risorse e investimenti!
E questo avviene principalmente per quattro motivi molto semplici: il golf ha numeri troppo bassi se paragonati ai numeri del turismo “generalista” e questo non genera e non alimenta flussi di “consensi” importanti; il golf è mediaticamente molto pericoloso e si presta a facilissime e demagogiche strumentalizzazioni da parte degli organi di informazione; il golf non ha “testimonial” mediatici importanti che abbiano contribuito a sdoganarlo di fronte all’opinione pubblica e a renderlo, come già avvenuto con lo sci o con il ciclismo, uno sport gradito ed apprezzato da tutti; infine il golf e in
particolare la valenza del turismo golfistico viene comunicato poco e male (basti ricordare l’ormai famoso “abbiamo fatto una cazzata” pronunciato dal Presidente Chimenti in risposta alle argomentazioni del Fatto Quotidiano post assegnazione della Ryder Cup). E arriviamo all’ultima domanda relativa a cosa dovrebbe fare la Federazione Italiana Golf per il turismo golfistico nazionale. Bisogna prima di tutto ricordare che fra le “mission” della nostra FIG non c’è la promozione turistica e che nessuna fra le Federazioni golfistiche europee spende soldi ed è impegnata nella pro-
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mozione della propria offerta turistica. Dopo aver doverosamente premesso questo bisogna però anche ricordare che in occasione dell’assegnazione della Ryder Cup all’Italia la nostra Federazione ha dichiarato che questo grosso investimento pubblico avrebbe contributo a “favorire l’incremento del turismo golfistico”. E se così è, è normale aspettarsi dalla nostra Federazione un impegno in questo segmento di mercato diverso da quello mostrato in precedenza. In particolare sarebbe importante incentivare la ripresa delle attività del progetto Italy Golf & More, l’unico che negli ultimi
anni sia stato rappresentativo dell’intera offerta turistico- golfistica nazionale e che abbia messo in campo investimenti pubblici adeguati. Sarebbe altrettanto importante affiancare operativamente l’Enit e fare di tutto affinché questo nuovo impegno del nostro Ente Turistico Nazionale non vada ad affievolirsi con il tempo. Uno dei modi dovrebbe essere quello di attivarsi attraverso i propri Comitati Regionali presso tutte le Regioni italiane, spiegando in dettaglio la valenza del turismo golfistico e “obbligandole” a investire risorse in questo settore. Infine ritengo sia necessario colla-
borare più fattivamente di quanto stia facendo ora con tutti gli operatori privati, che sono già impegnati in questo settore e che da anni si stanno barcamenando con investimenti non sempre all’altezza delle dimensioni del mercato in cui operano. Se qualcosa di quanto scritto in questo articolo si verificherà il turismo golfistico italiano ha ottime possibilità di ritagliarsi il suo spazio in chiave internazionale. Altrimenti si continuerà con le parole, i congressi, le buone intenzioni ma i risultati, in termini economici, se li porteranno a casa le altre nazioni.
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Gioco in campo / Regole e decisioni
GRAVE
ANALIZZIAMO IN QUESTE PAGINE LE DECISIONI PIÙ IMPORTANTI PRESE IN APPLICAZIONE ALLE NUOVE NORMATIVE. PARTIAMO DAL CASO DI SERGIO GARCIA AL SAUDI INTERNATIONAL DISPUTATO ALL’INIZIO DI FEBBRAIO. IL CAMPIONE SPAGNOLO È STATO SQUALIFICATO PER IL SUO COMPORTAMENTO IN BASE ALLA REGOLA 1.2A
Davide Maria Lantos
Corrado Graglia
scorrettezza
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abato 2 febbraio durante il terzo giro del Saudi International giocato presso il Royal Green Golf & Country Club, King Abdullah Economic City, in Arabia Saudita, Sergio Garcia ha perso il controllo di se stesso sulle prime nove buche del campo, causando una serie di danni ai green.
L’IRA DI SERGIO NELLA FOTO, GARCIA DOPO UN COLPO NON PROPRIO “VINCENTE”
Tale gesto ci ha dato spunto per approfondire da un punto di vista tecnico quanto accaduto e trasportarlo nella vita di un comune circolo di golf italiano, dove l’intensità dell’attività sportiva dilettantistica provoca diverse situazioni, talvolta spiacevoli, dovute a reazioni emotive eccessive che poco hanno a che fare con lo spirito del gioco del golf. Riteniamo che una delle bellezze dello straordinario gioco del golf sia l’abilità del giocatore di recuperare un colpo “sbagliato” e di mantenere la calma; le regole del golf in molti casi aiutano permettendo di ovviare da situazioni delicate, nonché di consentire al giocatore una corretta sfida con il campo. La regola 1.2a “Condotta prevista di tutti i giocatori” spiega che ogni giocatore deve essere onesto, agire con integrità, mostrare considerazione per gli altri e prendersi cura del campo ripiazzando le zolle, livellando i bunker, riparando i pitch-mark e ultimo, ma non meno importante, nel non provocare danni inutili al campo. Sergio Garcia invece, con i suoi gesti, fra l’altro ripetuti più volte, ha provocato danni inutili al campo che lo hanno portato a una inevitabile squalifica per grave scorrettezza secondo la regola 1.2a. Per gli appassionati di regole è possibile capire più in profondità il significato di grave scorrettezza leggendo l’interpretazione 1.2a/1, anche se in realtà invitiamo tutti i lettori a leggere l’interpretazione citata e così potranno approfondire gli esempi di situazioni, purtroppo molto comuni durante le gare di circolo, in cui i giocatori commettono gravi infrazioni. Ci sono molti fattori che possono far perdere la pazienza. Oltre alla classica “giornata storta”, nella quale anche la fortuna sembra non esistere, il gioco lento, la temperatura, una compagnia non eccellente e molto altro ancora generano situazioni delicate. I Comitati di Gara, a nostro giudizio, devono essere
molto severi nel giudicare azioni sconsiderate, attivando se necessario le commissioni disciplinari. La bellezza del gioco non può essere rovinata da gesti completamente opposti allo spirito del gioco e proprio per questo l’edizione delle regole del golf 2019 ha voluto trasformare in “regola” quelle che nel passato erano semplici indicazioni contenute nel settore etichetta all’inizio del libro.
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rubrica a cura di Corrado Graglia e Davide Lantos
STRANI CASI NON SEMPRE GLI INCIDENTI SULLE REGOLE AVVENGONO NEL CORSO DELLE GARE CHE SI DISPUTANO NEI VARI TOUR PROFESSIONISTICI. DURANTE UNA GARA DI CIRCOLO PRESSO IL GOLF CLUB ALBISOLA (SAVONA), È SUCCESSO UN FATTO SENZ’ALTRO CURIOSO CHE ABBIAMO DECISO DI RACCONTARVI E DI COMMENTARE
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a gara in questione è una quattro palle Stableford in cui i giocatori Lucia e Giovanni, al green della buca 7, si sono trovati nella situazione in cui la palla di Lucia giaceva sul collar vicino al bordo del green, mentre la palla di Giovanni era già sul green. I due, senza volerlo, hanno giocato le proprie palline in modo simultaneo. Il caso ha voluto che queste si siano colpite deviando le rispettive traiettorie. Lucia e Giovanni, non sapendo che cosa fare, invece di chiamare un arbitro per ricevere assistenza, hanno deciso di giocare dalla posizione in cui le loro palle si sono fermate terminando quindi la buca. Alla riconsegna dello score, hanno incontrato la direttrice del club, hanno raccontato la vicenda chiedendo in sostanza se quello che hanno deciso di fare fosse la procedura corretta. La situazione descritta è, dal punto di vista delle regole e di cosa un giocatore dovrebbe fare nel caso sorgesse un dubbio, molto interessante ma soprattutto istruttiva. Innanzitutto, quando i giocatori non sanno come procedere, occorre chiamare un arbitro per avere una decisione o, in caso questi non fosse disponibile, in una gara stroke play, medal o Stableford applicare quanto previsto alla Regola 20.1c(3), che consente al giocatore, in caso di incertezza sulla corretta procedura, di giocare due palle, scegliendo quale palla conterà per la buca e annunciando tale scelta, con l’obbligo di riferire al Comitato prima della consegna dello score, anche in caso facesse lo stesso punteggio con entrambe le palle, pena la squalifica. Questo evita praticamente sempre di infrangere le regole (ricordate che questa regola non è mai applicabile in match-play). Per quanto riguarda l’incidente avvenuto, la Regola 11.1b prevede che se la palla in movimento giocata dal collar (quella di Lucia) quindi fuori del putting green, colpisce accidentalmente qualsiasi “influenza esterna” (definizione che comprende un’altra palla in movimento), la palla deve essere giocata come si trova. Quindi – anche se inconsapevolmente – Lucia ha agito correttamente. L’eccezione 2 alla Regola 11.1b, copre invece quanto accaduto alla palla di Giovanni e cioè la situazione in cui la palla giocata dal putting green colpisce accidentalmente un’altra palla in movimento. In questo caso il colpo non conta (quindi deve essere sostanzialmente cancellato) e deve essere ripiazzata la palla originale un’altra palla sul punto originale. Non avendo cancellato il colpo, Giovanni ha giocato da un
posto sbagliato incorrendo nella penalità generale (due colpi) e la buca si considera conclusa. Per sua fortuna il comitato non ha ravvisato una grave infrazione secondo la Regola 14.7 (che avrebbe comportato la squalifica).
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Gioco in campo / Regole e decisioni
DROPPAGGIO NON CORRETTO RIPERCORRIAMO L’EPISODIO CHE HA VISTO COINVOLTO RICKIE FOWLER NEL CORSO DEL MEXICO CHAMPIONSHIP. L’AMERICANO, DOPO ESSERE FINITO FUORI LIMITE, RIMETTE IN GIOCO UN’ALTRA PALLA CON LA VECCHIA PROCEDURA E POI GIOCA. UNA SITUAZIONE CHE, SOPRATTUTTO IN QUESTI PRIMI MESI DI APPLICAZIONE DELLE NUOVE NORME, SI È VERIFICATA SPESSO ANCHE NELLE GARE DILETTANTISTICHE
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iamo al secondo giro del WGC-Mexico Championship al Golf Chapultepec, nei pressi di Città del Messico. L’atmosfera è pregna di tensione perché, benché il torneo non preveda il taglio, la battaglia per le posizioni di vertice è serratissima. Rickie Fowler ha chiuso il primo giro in par, a otto colpi di distanza dal leader del momento, Rory McIlroy. La buca 10, la prima per Fowler nel suo secondo giro, è un lungo par 4, con il fuori limite che corre lungo tutto il lato destro della buca. Il tee shot di Fowler finisce nel rough di destra e, nel tentativo di recuperare, il secondo colpo è purtroppo uno shank che vola direttamente fuori limite. La regola (la 18.2) prevede che, in caso di palla persa o fuori limite, il giocatore droppi una palla entro un bastone dal punto in cui era stato effettuato il colpo precedente, con la penalità di un colpo (il famoso “colpo e distanza”). Fowler misura il bastone di lunghezza utilizzando il suo driver, quello più lungo in sacca che quindi, per le nuove regole, è la sua unità di misura, e droppa... peccato che lo faccia però dall’altezza delle spalle invece
che da quella del ginocchio, come prevede la nuova procedura secondo la regola 14.3b. Nella sfortunata situazione, il caddie non si accorge della scorrettezza e quindi non riesce a fermare Fowler prima che giochi quello che, erroneamente, crede essere il suo quarto colpo. Qualcuno del pubblico, accortosi dell’errore, decide di chiamare Patrick Reed, compagno di gioco di Fowler, che informa il giocatore immediatamente. Rickie si rende subito conto di aver commesso un errore, incontra un arbitro che, chiarita la situazione, gli comunica che si deve aggiungere un ulteriore colpo allo score finale della buca (che diventerà un triplo bogey). In questa situazione - ovvero droppaggio non corretto - la penalità è di un colpo se la palla droppata non correttamente è giocata de dentro l’area in cui ovviare (cosa successa a Fowler), ma diventano due se la palla, oltre a essere stata droppata male, dovesse rotolare fuori dall’area in cui ovviare e successivamente essere giocata (regola 14.3b(3)). Dopo il giro, Fowler ha dichiarato che accetta il fatto di aver commesso un’infrazione ma che, dopo aver droppato dall’altezza
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delle spalle per tanti anni, cambiare non è facile e che comunque il nuovo metodo* non gli piace affatto. Poche settimane prima ad Abu Dhabi, Henrik Stenson aveva anch’egli droppato dall’altezza delle spalle ma, applicando quanto previsto dalla regola 14.5a, aveva corretto l’errore droppando nella maniera giusta, prima di giocare il suo colpo successivo. Se il caddie di Fowler avesse osservato la procedura sbagliata probabilmente avrebbe avvertito il suo giocatore che, potendo correggere l’errore prima di giocare, avrebbe evitato il colpo di penalità. * L’R&A e la USGA hanno stabilito l’altezza del ginocchio perché deve essere salvaguardato il fatto di giocare la palla dall’interno dell’area in cui ovviare facendo in modo che la palla vi si fermi il più possibile al suo interno dopo il primo droppaggio, mantenendo comunque un certo grado di casualità sul dove la palla andrà a fermarsi; quindi l’altezza del ginocchio è stata ritenuta quella migliore per poter incontrare entrambe le necessità.
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Gioco in campo / Regole e decisioni
FACCIAMO CHIAREZZA DOPO L’USCITA DELLE NUOVE REGOLE 2019, LA R&A HA SUCCESSIVAMENTE PUBBLICATO UNA SERIE DI PRECISAZIONI. IN QUESTE DUE PAGINE VE NE PRESENTIAMO ALCUNE
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e Regole del Golf 2019 sono state concepite per durare nel tempo. Lo scorso anno, nel mese di febbraio, al Teach the Teachers Seminar a St Andrews, ci hanno anticipato che non sarebbero state previste integrazioni. Talvolta però la teoria non sempre rispecchia l’effetto originale ed ecco che si sono susseguite nel tempo ben quattro pubblicazioni di “chiarimenti” esattamente nelle seguenti date: 18 dicembre 2018 6 febbraio 2019 9 aprile 2019 23 aprile 2019.
I chiarimenti hanno in qualche modo trasformato l’idea originale della regola, anche grazie alla creazione di nuove regole locali. In questo articolo abbiamo pensato di descriverne alcune. Testo originale: Regola 10.2b (4) - Limitazione sulla posizione del Caddie dietro al Giocatore. Quando un giocatore inizia a prendere lo stance per il colpo e fino a che il colpo non sia eseguito: il caddie del giocatore per nessuna ragione deve stare intenzionalmente in un posto sopra o vicino a un’estensione
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della linea di gioco dietro la palla; se il giocatore prende uno stance in infrazione a questa Regola, non può evitare la penalità con l’arretrare. Eccezione – Palla sul putting green: quando la palla del giocatore si trova sul putting green, non c’è penalità secondo questa Regola se il giocatore arretra dallo stance e non inizia a prendere lo stance nuovamente fino a quando il caddie non si sia spostato da tale posizione. Il chiarimento che leggiamo in seguito, per una breve parte, è molto articolato ma nei due capoversi spiega che cosa significa prendere lo stance e che la situazione prevista nell’eccezione di cui sopra si applica in qualsiasi parte del campo. Chiarimento sulla Regola 10.2b (4) Il giocatore inizia a prendere lo stance per il colpo che viene effettivamente eseguito quando egli ha posizionato almeno un piede per tale stance. Se un giocatore indietreggia dallo stance, egli non ha preso lo stance per il colpo che viene effettivamente eseguito e il secondo punto dell’elenco puntato della Regola 10.2b(4) non si applica. Pertanto, se un giocatore prende uno stance quando il caddie è posizionato intenzionalmente sulla linea di gioco dietro alla palla, non c’è penalità secondo la Regola 10.2b(4) se il giocatore arretra dallo stance e non inizia a prendere uno stance per il colpo che viene effettivamente eseguito fino a dopo che il caddie si sia spostato da quella posizione. Questo si applica in qualsiasi posto sul campo. Arretrare significa che i piedi del giocatore o il suo corpo non sono più in una posizione dove potrebbe essere data una guida utile per mirare alla linea del bersaglio desiderata. Per essere “meno severi” circa la sostituzione del bastone, è stata creata la regola locale tipo G-9, che se utilizzata permette, eccetto nei casi di abuso, di sostituire un bastone rotto o significativamente danneggiato. Di seguito possiamo consultarne un estratto. Testo originale: Regola 4.1b(3) Nessuna sostituzione di bastoni persi o danneggiati. Se un giocatore ha iniziato con 14 bastoni oppure ha aggiunto bastoni fino al limite di 14 e poi perde o danneggia un bastone durante il giro o mentre il gioco è interrotto secondo la Regola 5.7a, il giocatore non deve sostituirlo con un altro bastone. Regola Locale Tipo G-9 La Regola 4.1b(3) viene modificata in questo modo: se il bastone di un giocatore è “rotto o significativamente danneggiato” durante il giro dal giocatore o dal caddie, eccetto nei casi di abuso, il giocatore può sostituire il bastone con qualsiasi bastone secondo la Regola 4.1b(4). Ai fini di questa Regola Locale: un bastone è “rotto o significativamente danneggiato” quando: la canna si rompe in pezzi, si scheggia o si piega (ma non quando la canna è solo ammaccata),
BUNKER ACQUA TEMPORANEA
SENZA PENALITÀ
UN COLPO DI PENALITÀ
l’area di impatto della faccia del bastone è visibilmente deformata (ma non quando la faccia del bastone è solo graffiata), la testa del bastone è visibilmente e significativamente deformata, la testa del bastone è staccata o non fissata saldamente alla canna, o l’impugnatura non è fissata saldamente. Eccezione: la faccia o la testa di un bastone non sono “rotte o significativamente danneggiate” soltanto perché sono incrinate. Infine, è stata prevista una nuova regola locale tipo per non prevedere alcuna penalità in circostanze specifiche quando una palla è giocata al di fuori dell’area dove ovviare, dopo aver ovviato indietro sulla linea, purché la palla sia droppata nell’area dove ovviare e si fermi entro la lunghezza di un bastone da dove ha toccato per la prima volta il terreno. Regola Locale Tipo E-12 “Nell’ovviare Indietro Sulla Linea, non c’è penalità aggiuntiva se un giocatore gioca una palla che è stata droppata nell’area dove ovviare richiesta dalla Regola pertinente: Regola 16.1c(2): ovviare indietro sulla linea per giocare al di fuori del bunker; Regola 17.1d(2): ovviare indietro sulla linea per la palla nell’area di penalità; Regola 19.2b: ovviare indietro sulla linea per palla ingiocabile; Regola 19.3b: opzioni extra per ovviare per palla ingiocabile in bunker. Nei casi di cui sopra, la palla si è fermata al di fuori dell’area dove ovviare, purché la palla, quando è giocata, si trovi entro la lunghezza di un bastone da dove ha per la prima volta toccato il terreno quando è stata droppata. Tale esenzione dalla penalità si applica anche se la palla è giocata più vicino alla buca del punto di riferimento (ma non se giocata da più vicino alla buca del punto della palla originale o del punto stimato dove la palla ha per l’ultima volta attraversato il bordo dell’area di penalità).
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Circoli / Terre dei Consoli
L’APERTURA N
della nuova
CLUBHOUSE
a cura della redazione
GRANDE SUCCESSO AL CIRCOLO ROMANO PER LA CONFERENZA STAMPA CHE HA ACCOMPAGNATO L’INAUGURAZIONE. NEI GIORNI DAL 27 AL 30 GIUGNO IL CAMPO HA OSPITATO L’EUROPEAN CHALLENGE TOUR
el giorno dell’inaugurazione della nuova clubhouse a Terre dei Consoli numerose le presenze alla conferenza stampa. Al tavolo dei relatori, accanto al presidente della FIG, Franco Chimenti, quelli del circolo romano, Edoardo Francesco Caltagirone, e dell’Istituto per il Credito Sportivo, Andrea Abodi, il direttore generale del Progetto Ryder Cup 2022 Gian Paolo Montali, Marco J.Rota di Infront e il presidente Gaisf e SportAccord, Raffaele Chiulli. “Come promesso – ha commentato Edoardo Francesco Caltagirone - nel corso dell’ultimo Challenge Tour disputato sul nostro percorso ci siamo impegnati a investire per migliorare ancora e abbiamo iniziato la costruzione della nuova clubhouse. Siamo lieti oggi di aprire, in anteprima assoluta e per la prima volta, le sue porte. Conti-
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nua dunque l’investimento del Gruppo Leonardo Caltagirone nel golf e nella ricettività”. Oltre agli usuali servizi sportivi troveranno spazio delle zone fortemente innovative e rivolte proprio al turismo golfistico: un’area lounge, sale meeting e spazi dedicati agli eventi, un ristorante con show kitchen e chef’s table, palestra, zona spa, zone private con cabanas, zone relax con camino ad acqua e una grandissima terrazza esterna per godere del clima mite della campagna romana. Inaugurata con l’occasione del Challenge di fine giugno la zona centrale della clubhouse. Nelle ampie aree laterali il lavoro procede a ritmo serrato e la chiusura del cantiere è prevista nei prossimi mesi. Questa struttura si inserisce in un più ampio progetto legato all’ospitalità di Terre dei Consoli, con l’obiettivo di sviluppare finalmente il turismo golfistico nel Lazio. Il progetto prevede la realizzazione di servizi alberghieri con oltre 50 camere oltre a un nuovo edificio in stretta connessione con la clubhouse dotato al piano terra di servizi, una SPA con zona massaggi e piscina interna coperta, due piscine esterne e un ampio spazio dedicato agli eventi. Dal 2016 ad oggi, nelle residenze del gruppo, sono stati ospitati migliaia di turisti provenienti da ogni zona d’Italia e d’Europa, in particolar modo Germania, Olanda e Svezia. I numeri confermano che la richiesta per un turismo golfistico ben organizzato può rappresentare un elemento di forte crescita per il golf in Italia.
NELLE FOTO, IMMAGINI DELLA NUOVA CLUBHOUSE DI TERRE DEI CONSOLI E DELLA CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL CHALLENGE. AL TAVOLO DEI RELATORI, DA SINISTRA ROTA, ABODI, CHIMENTI, CALTAGIRONE, CHIULLI E MONTALI. QUI ACCANTO IL PRESIDENTE DEL CIRCOLO, EDOARDO FRANCESCO CALTAGIRONE E RAFFAELE CHIULLI, PRESIDENTE DI GAISF E SPORTACCORD
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Realizzazioni / Is Molas resort
Nel rispetto
DELL’AMBIENTE a cura della redazione
CONCLUSO UN PROGETTO ALL’AVANGUARDIA NEI 600 ETTARI DEL CELEBRE CIRCOLO CAGLIARITANO. ACCANTO ALLE 27 BUCHE E ALL’ALBERGO, ECCO 15 VILLE ECOLOGICHE FIRMATE DA FUKSAS
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ria nuova a Is Molas. Terminate 15 ville nel resort, progettate da Massimiliano e Doriana Fuksas, che sorgono nel cuore della rigogliosa tenuta di 600 ettari, a pochi chilometri da Cagliari e a un passo dal mare, accanto a uno dei circoli di golf più storici e noti d’Italia. Le 27 buche di Is Molas si inseriscono nella natura tipica sulla quale la Sardegna ha costruito la propria fama. Accanto a questo elemento, di grande fonte di ispirazione del famoso architetto Fuksas, sostenibilità, impatto paesaggistico e qualità della vita sono stati degli autentici must sin dalle prime fasi di progettazione delle ville, con l’obiettivo di vigilare in primis sulla salvaguardia del territorio. ACQUE E CICLO INTEGRATO Il cosiddetto ciclo integrato rappresenta l’obiettivo primario ed essenziale per la tutela delle risorse idriche, tema oggi di grande attualità su scala mondiale. A Is Molas infatti il fabbisogno dell’acqua potabile è soddisfatto in gran parte dai prelievi sotterranei, facendo a meno del servizio pubblico dell’acqua potabile. Le acque di scarico, provenienti dall’uso domestico e alberghiero, sono convogliate presso il depuratore dedicato, che, a fine ciclo produce acque reimpiegabili per l’uso agricolo e dunque idonee all’irrigazione dei campi da golf. Queste acque sono raccolte nei sei laghi artificiali situati all’interno della tenuta. Oltre ad assolvere compiti funzionali, gli specchi d’acqua assumono anche valenza decorativa e ambientale. Numerose specie di uccelli acquatici hanno trovato naturale dimora presso gli specchi d’acqua ricchi anche di specie ittiche. Le sole acque di scarico delle residenze e dell’alberghiero non sarebbero però sufficienti a soddisfare il volume d’acqua necessario per irrigare i campi da golf. Perciò le necessità vengono integrate con una serie di prelievi (rigorosamente stagionali per non privare i corsi d’acqua del minimo deflusso vitale). Tutte le acque di “scarto” non solo di Is Molas ma anche del territorio circostan-
te, oggi destinate allo scarico a mare, sono già in parte e a breve saranno tutte reimpiegate limitando così inutili sprechi e senza gravare sull’ambiente con un evidente e benefico riflesso di sostenibilità. ENERGIA E INQUINAMENTO LUMINOSO E ACUSTICO L’intero progetto non prevede l’utilizzo di energia proveniente dalla combustione dei fossili. Nelle parti comuni come la viabilità e le infrastrutture di supporto è stata riposta ogni cura progettuale e realizzativa per ridurre le esigenze energetiche. Ad esempio, tutti i lampioni stradali sono dotati di lampade a LED a bassissimo consumo e dotati di particolari schermi per indirizzare il fascio luminoso verso il basso e circoscriverlo entro il preciso angolo di proiezione che interessa. Un minor fabbisogno energetico ha effetti favorevoli anche sull’impatto acustico essendo il rumore per lo più prodotto dai macchinari alimentati dall’energia elettrica. GLI IMPIANTI Fotovoltaico - Ogni villa è dotata di un impianto fotovoltaico capace di produrre energia elettrica di scambio. I pannelli, in sintonia con la ricerca architettonica del fabbricato, sono stati
QUI SOPRA UNA DELLE NUOVE E SPLENDIDE VILLE DI IS MOLAS, DISEGNATE DAL CELEBRE ARCHITETTO ROMANO MASSIMILIANO FUKSAS INSIEME ALLA MOGLIE DORIANA MANDRELLI
collocati sulla struttura ombreggiante dei parcheggi e realizzati appositamente per le ville di Is Molas. Elettrico - Dal quadro principale sono alimentati diversi sottoquadri che servono specifiche aree delle ville. Cosicché è possibile isolare alcuni volumi se non utilizzati o se soggetti, ad esempio, alla usuale manutenzione. L’impianto può essere connesso alla domotica che dispone di un menù aperto e dunque in grado di gestire le più disparate funzioni. Internet - ethernet - segnali TV - A servizio dell’intera lottizzazione è stato realizzato un sistema di distribuzione dati innovativo e interamente in fibra. Il servizio è disponibile presso ogni unità abitativa e consente una connessione ultraveloce su cui appoggiare anche i servizi televisivi. Ogni villa dispone di uno o più apparecchi wireless con ampia copertura per la connessione immediata su smartphone, tablet, pc e smart TV.
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Clubhouse / Montecchia
IN CONTINUA CRESCITA, IL CIRCOLO PADOVANO OFFRE SERVIZI AI MASSIMI LIVELLI E RAPPRESENTA UN VERO ESEMPIO DA SEGUIRE NEL PANORAMA GOLFISTICO ITALIANO. A SELVAZZANO DENTRO A DISPOSIZIONE PISCINA, FITNESS, GOLF INDOOR, WELLNESS, DUE PIANI DI SALE E SALONI FRA CUI QUELLO CHE ACCOGLIE IL RISTORANTE LA MONTECCHIA, UNA VERA GEMMA PREMIATA DALLA GUIDA MICHELIN a cura della redazione
Dal tabacco
ALLA STELLA CLUB
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Clubhouse / Montecchia
NELLA PAGINA PRECEDENTE, VEDUTA AEREA DELLA MONTECCHIA. QUI SOTTO PISCINA, PALESTRA, ZONA RELAX. A DESTRA L’ESTERNO DELLA CLUBHOUSE E IL RISTORANTE STELLATO
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l Golf della Montecchia è senz’altro uno dei più dinamici circoli italiani. Nasce nel 1988 per iniziativa di un gruppo di volenterosi imprenditori padovani e da tempo è guidato dal suo ormai storico presidente Paolo Casati. I suoi tre campi intercambiabili da nove buche sono stati progettati dall’architetto inglese Tom Macaulay. Percorsi da campionato con una proverbiale manutenzione, ospitano abitualmente edizioni di Challenge e Alps Tour. Nel corso degli anni la natura ha fatto la sua parte rinforzando il patrimonio arboreo. Inoltre sono state apportate numerose migliorie e modifiche al tracciato, a cominciare dalla conversione del tappeto erboso in Bermudagrass, uno dei primi in assoluto effettuati in Italia. A curarla Alessandro De Luca, uno dei tecnici più apprezzati e all’avanguardia nel nostro
Paese, che a Montecchia sperimenta da molti anni l’utilizzo di nuove essenze. Il risultato è quello di avere il campo in condizioni ottimali durante tutte le stagioni. In parallelo sono stati adeguati gli impianti e la struttura alle norme riguardanti l’ecologia, la sicurezza e l’ottimizzazione delle risorse, con particolare attenzione ad acqua ed elettricità. La splendida clubhouse di Montecchia un tempo faceva parte delle proprietà dei Conti Emo Capodilista, che includono un antico castello, una splendida villa rinascimentale e un’antica azienda agricola rinomata per la produzione di vini di grande pregio. Ricavata da un vecchio essiccatoio di tabacco sapientemente ristrutturato, offre a soci e frequentatori grandi spazi e numerosi servizi facilmente fruibili grazie alla nuova tangenziale, che garantisce un veloce collegamento con il centro della
città di Padova e con tutti i caselli autostradali. Il piano terra, prospiciente i due grandi putting green, il campo pratica e la piscina, ospita uffici amministrativi, reception, internet point, spogliatoi soci e ospiti, bar, ristorante ABC, pro shop, spazi espositivi e commerciali. Al primo piano spazio d’onore per il ristorante La Montecchia, che da anni può esibire (unico in Italia fra quelli presenti nel circoli di golf) la preziosa stella della Guida Rossa Michelin. Accanto, numerose sale meeting e da gioco, splendide nel loro genere grazie all’ottima ristrutturazione che ha mantenuto integralmente le antiche strutture portanti dell’edificio. Dal terrazzo del ristorante, che si affaccia sul putting green, si godono tramonti mozzafiato, che fanno da cornice ai Colli Euganei e alle Alpi del Garda.
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GOLF DELLA MONTECCHIA Via Montecchia, 12 35030 Selvazzano Dentro (PD) Tel 049 8055550 - - fax 049 8055737 info@golfmontecchia.it - www.golfmontecchia.it Stagione: aperto tutto l’anno - Chiusura: nessuno
Una grande piscina con bar completa le grandi strutture esterne destinate all’allenamento. Il Montecchia Performance Center è un esempio unico di struttura al coperto per il golf, con palestra, simulatori di gioco e zona medica per visite e controlli. Un vero gioiello che corona un circolo con qualità e varietà di servizi da primo della classe.
Progetto: Tom Macauley Fondazione: 1991 - Presidente: Paolo Casati In segreteria: Arianna Contarini, Giovanni Quintarelli Maestri: Jonathan Baglioni, Niccolò Bisazza, Maria Paola Casati, Marianna Causin, Massimo De Vidal Caddie Master: Mauro Dario, Giuliano Turin Att. giovanile: Morgan Pittarello Greenkeeper: Brian Og O’Flaherty Percorsi: Bianco 9 b., par 36, m 3.187, donne m 2.814; Rosso 9 b., par 36, m 3.131, donne m 2.746; Verde 9 b., par 36, m 3.097, donne m 2.609; Bianco/Rosso CR 73,2, Slope 129; Bianco/Verde CR 72,9, Slope 126; Rosso/Verde CR 72,2, Slope 126 Strutture: campo pratica, putting e pitching -green, carrelli manuali e elettrici, cart, pro shop, bar, ristorante, piscina, sauna, Golf Academy, Performance Centre Indoor. Il Circolo ha ottenuto la Certificazione ambientale “GEO”, due riconoscimenti “Impegnati nel Verde” e il “Sustainability Award” dalla IAGTO.
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Backtee / Marco Dal Fior
Cara SCARAMANZIA Marco Dal Fior
“LA MIGLIOR SCIOLINA È IL MORALE” DICEVA IL GRANDE PRINCIPE DELLA VALANGA AZZURRA, GUSTAVO THOENI. E NEL GOLF, CHE È SPORT MA ANCHE GIOCO, IL CONFINE FRA ERRORE E SFORTUNA È SOTTILISSIMO
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lzi la mano chi in campo non ha il suo rito scaramantico. Il golf, d’altra parte, è uno sport che si gioca prima di tutto con la testa, richiede fiducia e pensieri positivi. Quando mancano, addio scioltezza ed elasticità. Se credete che il tee violetto della zia Priscilla sia un potente talismano contro gli slice e piazzarlo sul tee della 1 vi aiuta a tirare diritto, ben venga. Se invece vi rifiutate di giocare con palline numero 2 perché secondo voi i numeri pari sono antipatici ai numi del green, fate pure. E potete anche continuare a indossare quelle calze infeltrite che avevate messo tre anni fa nel giorno della trionfale Coppa Commissione Sportiva, finita con uno score strabiliante di 40 punti Stableford. Se un qualunque amuleto vi fa sentire più sicuri, mettetevelo in sacca. Può darsi che lo score ve ne sia riconoscente. Gustavo Thoeni, indimenticato principe della valanga azzurra, uomo di poche parole e molte vittorie, non amava girare intorno a un problema. A chi gli chiedeva se quel giorno di fine gennaio 1975, sulla terribile Streif, quando arrivò secondo a soli 3 millesimi da Franz Klammer, si era trattato solo di grande tecnica o anche di miracoli degli skimen che avevano azzeccato la sciolina più veloce, Gustavo rispondeva con un sorriso che “la miglior sciolina è il morale, la convinzione di potercela fare”. Il golf, per di più, non è solo uno sport, come lo sci: è anche un gioco e come in tutti i giochi il confine tra errore e sfortuna è sottilissimo. Soprattutto a consuntivo. At-
tenti però a non urtare, nelle vostre pratiche, il dio del golf. Che è sì una divinità minore dell’Olimpo, ma è fra le più irascibili e sanguigne. Ve ne sarete accorti quando, dopo una dozzina di buche giocate come mai vi era capitato, non appena avete cominciato a credere di aver finalmente trovato il vostro swing perfetto, sono iniziati i rattoni e le flappe. È la punizione che colpisce chi crede di aver capito tutto. Ricordate Adamo ed Eva e l’albero della conoscenza? Il dio del golf non promette paradisi terrestri, solo eagle e birdies, ma è geloso della sua
volubilità. Concede e arraffa secondo la voglia del momento, senza mai lasciarvi la sicurezza della conquista definitiva. Ed è in fondo questo che amiamo di questa magnifica ossessione: la sensazione di equilibrio instabile che ci procura. Un po’ come il rocciatore in parete, inebriato dalla conquista ma attento a non esaltarsi troppo per non rischiare il capitombolo fatale. Nello sport come nella vita il passaggio dall’euforia al dramma è questione di pochi attimi. (mdalfior@alice.it)
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