CLUB
by GOLF&TURISMO
PROFESSIONE GOLF Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - Lo - Mi - ISSN 1123-4830 - GO.TU. S.u.r.l. Editore
RIVISTA QUADRIMESTRALE - ANNO 6 - N°16 - 8 EURO
OPEN D’ITALIA Il punto della situazione
con interviste a Presidente, Direttore e Superintendent di Gardagolf, sede 2018
PERSONAGGI Giorgio Tacchino MACCHINE Il futuro scende in campo COMPACT GOLF Progetto Ryder 2022 OMOLOGAZIONE Il gioco del terzo millennio TOLCINASCO Aria nuova al Castello CLUBHOUSE Circolo Golf Torino
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SOMMARIO PRIMAVERA 2018
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PROFESSIONE GOLF Quadrimestrale dedicato agli operatori dei circoli di golf Anno VI - numero 16 - Primavera 2018 - 8,00 euro Direttore Responsabile: Fulvio Golob fulvio.golob@professionegolfclub.it Redazione: redazione@professionegolfclub.it Andrea Ronchi (02 42419218), Roberta Vitale (02 42419315) Comitato tecnico: Stefano Boni (Dottore Agronomo e Superintendent Diplomato), Paolo Croce (consulente tecnico), Alessandro De Luca (Tappeti Erbosi Federgolf), Wolfgang Kuenneth (World of Leading Golf), Mariano Merlano (Area Verde AITG), Fabrizio Pagliettini (Presidente AITG), Franco Piras (European Institute of Golf Course Architects), Nicola Zeduri (consulente tecnico) Hanno collaborato a questo numero: Stefano Boni, Salvatore Brancati, Paolo Croce, Marco Dal Fior, Gian Dell’Erba, Alessandro De Luca, Isabella Data, Donato Di Ponziano, Roberto Lanza, Paolo Montanari, Filippo Motta, Fabrizio Pagliettini, Franco Piras, Luca Porcu, Graziano Semiani, Roberto Roversi, Albert Tamietto, Andrea Vercelli, Marta Visentin, Roberto Zoldan Grafica e impaginazione: Mario Monza (02 42419221) - grafica@publimaster.it Creative Director: Patrizia Chiesa
EDITORIALE - Sul fronte italiano, niente di nuovo Fulvio Golob
NOTIZIE
AITG - Il notiziario degli addetti ai lavori
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A cura dell’Associazione Italiana Tecnici di Golf
AIAG - Intervista a Sebastiano Torrisi
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A cura dell’Associazione Italiana Arbitri Golf
FORE! - Per far crescere il golf si deve aumentare il golf Donato Di Ponziano
INTERVISTA - Open d’Italia nel segno del turismo - Orlando Tradati Isabella Calogero
OPEN D’ITALIA - Appuntamento al lago INTERVISTA - Villa Carolina - Giorgio Tacchino Roberto Zoldan
PERSONAGGI - Corrado Graglia TECNOLOGIA - Il futuro scende in campo DESIGN - L’esperienza emozionante
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SERIOUS GOLFERS - Droppaggi e mal di schiena GOLF E DIRITTO - Gli organi di giustizia
Pubblicazione periodica mensile registrata al tribunale di Milano con il numero 255 del 19/7/2013. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - DCB Milano. Concessionaria esclusiva per la pubblicità: Publimaster Surl, Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Tel. 02 42419.1 r.a. - Fax 02 47710278 - publimaster@publimaster.it
OMOLOGAZIONE - Di normativa si muore... I CAMPI COMPACT - BioGolf ai nastri di partenza A cura della redazione
MANUTENZIONE - Il sistema Mapesoil GOLF & ECOLOGIA - Un successo internazionale Stefano Boni
PROGETTO VERDE - Golf Nazionale
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Alessandro De Luca
ACQUAFERT - Nuovi interventi a Le Rovedine A cura della redazione
TESTIMONIANZE - Una giornata da arbitro EVENTI - Partiamo dalle gare junior
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A cura della redazione
Ufficio traffico/commerciale: Nadja Terzolo (02 42419229) - nadja.terzolo@professionegolfclub.it
Stampa: Tiber Spa - Via della Volta, 179 - 25124 Brescia © 2017 Go.Tu. Surl
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Paolo Croce
Albert Tamietto
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Paolo Montanari
Amministratore Delegato: Alessandro Zonca
Diritti di riproduzione: è vietata la riproduzione, anche se parziale, e con qualsiasi mezzo, di fotografie, testi e disegni. Testi e foto inviati in redazione non verranno restituiti eccetto dietro esplicita richiesta. L’Editore resta a disposizione degli interessati quando, nonostante le ricerche, non sia stato possibile contattare il detentore di riproduzioni di eventuali fotografie o testi. Ai sensi dell’art. 2 comma 2 del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca-dati personali di uso redazionale presso la sede di via Winckelmann 2, 20146 Milano. Gli interessati potranno rivolgersi al responsabile del trattamento dei dati - sig.ra Federica Vitale - per esercitare i diritti previsti dal Decreto Legislativo n. 196 del 30 giugno 2003.
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Roberto Roversi
Vice Presidente: Silvio Conconi
Abbonamenti: 02 424191 - 02 42419217 - abbonamenti@professionegolfclub.it (L’abbonamento alla rivista parte dal primo numero raggiungibile all’atto dell’effettivo pagamento)
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Roberto Roversi
Filippo Motta
Sito web: www.professionegolfclub.it
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Roberto Lanza
Presidente: Alessandro Zonca
Direzione, redazione, amministrazione: Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Telefono: 02 42419.1 r.a. - Fax: 02 48953252 redazione@professionegolfclub.it amministrazione@professionegolfclub.it
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A cura della redazione
Franco Piras Editore: Go.Tu. Surl
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Stefano Boni
EDUCAZIONE AMBIENTALE - A scuola tra natura e storia Marta Visentin
CIRCOLI ITALIANI - Tolcinasco - Aria nuova al Castello Roberto Roversi
RIAPERTURE - Tanka Golf - Macroterme a tutto campo Emiliano Crespi
CLUBHOUSE - Torino - Il piacere di essere a casa John O’Grass
BACKTEE - Una nuova ouverture per i tre tenori del golf Marco Dal Fior
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EDITORIALE
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Fulvio Golob
Sul fronte italiano, niente di nuovo
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e ultime statistiche del golf in Italia parlano di calma su tutto il fronte. Pubblicate dalla Federgolf alla data del 31 dicembre 2017, certificano un numero di iscritti pari a 90.173 giocatori. Rispetto all’anno prima, lo spostamento (negativo) è infinitesimale: nel 2016 il totale era di 90.259. Il saldo non è quindi favorevole per sole 86 unità, dato che lascia tutto invariato rispetto alla stagione precedente. Qui sotto trovate la tabella con i raffronti fra le due annate, divise regione per regione. Necessaria una piccola puntualizzazione. Lo scorso anno sono entrati nel gruppo della Federgolf italiana anche i 117 iscritti al circolo di San Marino, l’Asset Golf Club, nato nel luglio del 2016 e che per l’anno precedente faceva storia a sé, in attesa dell’apertura del campo pratica. Da segnalare inoltre
Regione Abruzzo Basilicata Calabria Campania E. Romagna ESTERO F. V. Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia SAN MARINO Sardegna Sicilia Toscana T. Alto Adige Umbria Valle d Aosta Veneto Totale
Tess. 2016
Tess. 2017
686 157 185 406 11.134 659 1.693 8.748 3.708 23.754 2.381 103 13.454 696 1.002 629 6.175 3.417 739 886 9.647 90.259
729 191 161 386 8.530 582 1.848 8.593 3.630 23.654 2.412 133 13.431 682 117 1.111 604 6.127 3.438 742 892 12.180 90.173
la voce Estero, inserita negli ultimi anni, alla quale appartengono 55 dilettanti e 527 dei 694 professionisti. Le differenze fra i dati regionali dei due anni sono, come del resto il totale generale, davvero poco significativi. Fa eccezione lo spostamento dall’Emilia Romagna al Veneto di oltre 2.500 tesserati, che si spiega però in poche parole con il trasferimento dal circolo di Salsomaggiore a quello di Jesolo dei golfisti iscritti a Green Pass. Anche se, come dicevamo prima, gli spostamenti sono minimi, dobbiamo segnalare come le tre regioni guida del golf italiano abbiano comunque saldi negativi: Lombardia -100, Piemonte -23 e Lazio -155. E la cosa non può comunque fare piacere. Non giudicabili invece i numeri di Veneto ed Emilia Romagna, per l’avvicendamento fra club di
2016-2017 Dilettanti 2017 +43 +34 -24 -20 -2.604 -77 +155 -155 -78 -100 +31 +30 -23 -14 +117 +109 -25 -48 +21 +3 +6 +2.533 -86
724 190 160 385 8.521 55 1.840 8.556 3.626 23.629 2.408 133 13.403 681 117 1.108 604 6.116 3.433 740 888 12.162 89.479
Pro 2017 5 1 1 1 9 527 8 37 4 25 4 28 1 3 11 5 2 4 18 694
appoggio della tessera federale cui abbiamo appena accennato. Palma dei più virtuosi a Friuli Venezia Giulia (+155) e Sardegna (+109). La conferma dei dati 2017 pressoché identici a quelli del 2016 mantiene sempre vivo il paragone con il numero di tesserati di dieci anni fa (2007, 91.791). La curva di crescita era continuata fino al 2011, record storico ottenuto finora con 101.817 iscritti alla Federgolf, poi il trend si è invertito fino all’attuale stagnazione, attorno a quota 90mila, che tocca gli ultimi tre anni. Abbiamo citato il dato 2007 perché ci sembra importante una considerazione di fondo. In quell’anno esistevano complessivamente 358 club (248 circoli e 110 campi pratica), per una situazione che parlava di 256 golfisti di media in ogni struttura. Lo scorso anno questa valutazione è invece stata di soli 220 tesserati, dovuta alla crescita fino a quota 409 club (288 circoli e 121 campi pratica) riscontrata nell’ultimo decennio. È questo, secondo noi, il dato meno incoraggiante. L’aumento delle strutture e il blocco della crescita a gioco medio-lungo non fanno altro che abbassare la quota di giocatori pro circolo, rendendo sempre più difficile la “caccia” ai soci e facendo traballare i bilanci dei club meno robusti che non vivono di green fee esterni, stranieri e italiani. Se si vogliono lanciare nuove iniziative, è fondamentale un adeguato business plan e una ricerca attenta su dove realizzare l’investimento, affinché il bacino d’utenza sia congruo e sufficiente per sostenere altre aperture. Troppo spesso infatti abbiamo visto progetti nati male e in crisi ancora prima di essere terminati. Non è certo il momento di idee faraoniche, ma il progetto dei “50 Ryder Compact BioGolf “ invece un senso ce l’avrebbe, vista l’ipotesi di costi realizzativi molto contenuti. A patto di andare alla ricerca di nuovi giocatori e non di quelli, purtroppo sempre gli stessi, che già ci sono.
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NEWS - NEWS - NEWS - NEWS ➤ SEGRATE (MILANO) Scuole aperte allo sport
Scuole aperte allo sport è il nuovo progetto destinato alle scuole secondarie di I grado, promosso dal CONI e dalle federazioni sportive nazionali, in collaborazione con il MIUR e con il sostegno di Samsung Electronics Italia che coinvolge in via
sperimentale 100 scuole su tutto il territorio nazionale, con 1.500 classi e 30.000 ragazzi. Una proposta dedicata a scuole, insegnanti e studenti che consente la scoperta di discipline sportive nuove, in grado di stimolare e appassionare i ragazzi, favorendo così lo sviluppo di un bagaglio motorio globale e un orientamento sportivo consapevole tra gli 11 e i 13 anni. Il 22 febbraio l’Incontro si è svolto presso l’I.C. “A. B. Sabin” di Segrate con 140 ragazzi. Moderatrice e conduttrice del “3° Incontro con il Campione” è stata Margherita Granbassi, ex schermitrice che vanta un palmarès d’eccezione (con 2 bronzi olimpici, vinti a Pechino 2008, e diverse medaglie d’oro e d’argento, ottenute in diverse competizioni mondiali ed europee), che non ha voluto rinunciare all’opportunità “di parlare direttamente ai giovanissimi
per trasmettere loro la mia passione per lo sport e per la mia disciplina sportiva”. Con lei Michele Ortolani, giovane golfista professionista, che ha partecipato con entusiasmo alla giornata, condividendo con i ragazzi l’ottimo secondo posto conquistato in Egitto, in occasione del primo torneo stagionale dell’Alps Tour 2018: “Esprimere la mia soddisfazione per quest’ultimo importante risultato e raccontare il mio percorso sportivo a questa platea così particolare mi ha fatto capire quanta responsabilità abbiamo nei confronti dei più giovani, l’esempio che siamo per loro e quanto di positivo lo sport, in tutte le sue forme, può fare per aiutarli nella crescita”. La Federazione Italiana Golf ha aderito al progetto convinta del suo valore e impegnando i propri tecnici nella divulgazione del golf nelle scuole.
anche colpi dal bunker e un percorso di quattro buche dove sfidarsi. Ma Olinuan è anche scuola di golf aperta a tutti, ragazzi, neofiti e avanzati, ovviamente con prezzi accessibili perché la filosofia dell’organizzazione è quella di far arrivare questo bellissimo sport ad un pubblico ampio, per farlo crescere e conoscere sempre più. Olinuan dispone di uno shop, un’ampia area relax all’aperto per tutta la famiglia e varie aree per praticare
altri sport anche di squadra, ma non è tutto. A pranzo è possibile gustare i piatti preparati dal ristorante interno che propone ogni giorno specialità del territorio marchigiano. Olinuan è già aperto tutti i giorni dalle 9 al tramonto, ma d’estate sarà possibile giocare a golf anche la sera. Per maggiori informazioni è possibile seguire Olinuan su Facebook (facebook.com/olinuanchiaravalle) e Instagram (@olinuangolf).
➤ ANCONA Il campo che mancava Nelle Marche, ma più in generale nel centro Italia, si sentiva un gran bisogno di una struttura completa, interamente immersa nella natura e lontana da traffico e smog. Non solo. Si sentiva la necessità di un campo pratica vastissimo, che potesse comprendere anche delle aree relax e inglobare altre attività sportive. E Olinuan ha colmato questa mancanza. Domenica 25 marzo ci sarà il taglio del nastro a Chiaravalle (in provincia di Ancona) e a fare gli onori di casa sarà il titolare della struttura Marco Quarchioni, che in questi ultimi anni ha messo a punto con una grande attenzione ai dettagli un progetto avveniristico e ambizioso. Olinuan è infatti innanzitutto un grandissimo campo pratica di golf, con un bel laghetto già dimora di qualche oca vista la location silenziosa e immersa nel verde. Tantissime le postazioni per esercitarsi a 360 gradi e dove migliorare putting, chipping, pitching, swing, ma
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Il primo 9 buche in erba artificiale Il Valle di Assisi Resort Spa Golf è un hotel 4 stelle che rappresenta la perfetta sintesi di tutto quello che l’Umbria può offrire. All’interno è stato realizzato un campo da golf 9 buche Pitch & Putt omologato. Materiale, progetto e installazione sono stati realizzati da Brilliant8 in collaborazione con il presidente del club Giampiero Bianconi e la direttrice Lena Caponetti. L’apertura è prevista per l’inizio della primavera.
Tanti auguri a La Margherita È stato un anno particolarmente felice, il 2017, per il Golf Club La Margherita. Un anno da incorniciare: il circolo ha compiuto 30 anni di attività, sociale e agonistica; i suoi giovani hanno ottenuto una lunga serie di risultati in Italia e all’estero. E si pensa già ai progetti per il futuro, che puntano a un incremento delle strutture, a un potenziamento dei servizi, che sono già di qualità, e alla cura del campo, il fiore all’occhiello del circolo. “In questi 30 anni il circolo è cresciuto – sottolinea Valerio Avogadro, presidente de La Margherita – consolidando la sua immagine nel panorama golfistico nazionale. Ci sono stati anni non facili ma li abbiamo sempre superati. La prossima stagione provvederemo a un totale rifacimento degli spogliatoi, con nuovi armadietti. Continueremo a investire nei giovani, perché crediamo che siano il nostro futuro, la strada giusta per creare nuovi golfisti. Un settore che continua
a dare soddisfazioni: abbiamo una settantina di giocatori e una squadra agonistica che dà ottimi risultati soprattutto in campo femminile, dallo scudetto tricolore di Caterina Don, a Padova, nel Campionato Nazionale Ragazze Match Play – Trofeo Roberta Bertotto, al secondo posto delle ragazze (Caterina Don, Elisa Galli e Federica Torre) e al settimo dei ragazzi (Francesco Abbà, Riccardo Baldessoni, Carlo Edoardo Lasi e Andrea Zancolò) nei rispettivi Campionati a squadre, Trofeo Emilio Pallavicino, svoltisi a Varese e Carimate. E questo grazie anche alla professionalità e alla passione dello staff della Soffietti Golf Academy, che vanta strumenti didattici all’avanguardia”.
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NEWS - NEWS ➤ MONASTERI (SIRACUSA) 5 stelle in Sicilia Inserito in una proprietà di 80 ettari piantumati ad agrumeto, palmeto e uliveto nella suggestiva campagna di Siracusa, I Monasteri Golf Resort è un ex convento benedettino divenuto successivamente dimora di alcuni casati nobiliari e nel 2012, attraverso un’imponente opera di ristrutturazione, riconvertito in struttura ricettiva. Un rifugio dorato che ancora oggi conserva il fascino e la magia del luogo sacro che fu. Il resort è composto da una grande villa centrale e da altri quattro edifici. L’intera struttura riprende la tipologia e le caratteristiche della classica villa romana che, nel momento fiorente dell’Impero, caratterizzò l’aspetto della campagna siciliana. Nuovo entrata del gruppo di gestione alberghiera JSH Hotels Collection, questo elegante 5 stelle sorge non lontano dalla bella costa siracusana e dalle capitali del barocco siciliano. Un luogo dove la dimensione temporale si dilata per lasciare spazio al benessere, quello vero, fatto di silenzi, paesaggi sconfinati e meravigliosi, profumi inebrianti, sapori irresistibili, colori carichi di antiche suggestioni. All’interno di una piantagione di aranci, limoni e melograni si estende il campo golf 18 buche par 71. Disegnato dagli architetti David e Vincenzo Mezzacane, il tracciato si sviluppa su una superficie di 6.520 metri e si presenta vario, divertente, a tratti imprevedibile, rendendo ogni sfida sul green estremamente piacevole sia per i dilettanti che per i professionisti. Lo chef stellato Andrea Ribaldone propone una cucina che lascia ampio spazio alla tradizione e ai piatti tipici del territorio, privi di eccessive elaborazioni ma di grande qualità, con tanto pesce fresco dalla costa e materie prime di produttori della zona. Ampie piscine sia esterne che interne e una Purity SPA in pietra aiutano a ritrovare il benessere. PACCHETTO ESTATE Per soggiorni dal 29 marzo al 4 novembre 2018, prezzi a partire da 80 euro a persona, al giorno, per un soggiorno di almeno tre notti in camera Superior doppia, con trattamento di camera e colazione.
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Questi i circoli di golf italiani che, dal 2008 al 2017, ci hanno aiutato a donare in beneficenza oltre 130mila euro:
Acaya, Antognolla, Argentario, Arzaga, Asiago, Asolo, Bagnaia, Bergamo L’Albenza, Biella, Bogliaco, Bogogno, Bologna, Ca' Amata, Ca' della Nave, Cansiglio, Carimate, Castelconturbia, Castelfalfi, Castelgandolfo, Castellarquato, Castello Tolcinasco, Castelvolturno, Cavaglià, Cherasco, Chervò San Vigilio, Cervia, Città di Asti, Donnafugata, Ducato La Rocca, Fioranello, Firenze Ugolino, Folgaria, Franciacorta, Golf dei Laghi, Jesolo, La Margherita, Le Fonti, Le Pavoniere, Lignano, Marco Simone, Margara, Milano, Modena, Molinetto, Montecchia, Nazionale, Olgiata, Padova, Parco di Roma, Pelagone, Perugia, Petersberg, Pinetina, Poggio dei Medici, Pra delle Torri, Punta Ala, Rapallo, Rivieraresort, Royal Park, Salsomaggiore, San Domenico,Saturnia,Serravalle,St.VigilSeis,TerredeiConsoli,Torino,Udine,Varese,Venezia,Verdura,Verona,VillaCarolina,Villad'Este,VillaParadiso.
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NOTIZIARIO
Associazione Italiana Tecnici di Golf
Gioco di squadra a Paradiso del Garda Lettera-articolo sul Meeting di primavera: il Presidente dell’Associazione presenta l’interessante agenda dell’incontro di Fabrizio Pagliettini Cari amici, permettetemi di ritornare indietro di qualche anno, precisamente al mio primo Meeting da Presidente. Il primo ricordo di quel giorno è ovviamente la forte emozione e la soddisfazione unita alla preoccupazione nell’affrontare, con il mio Direttivo, un compito importante, delicato e rappresentativo di tutti voi. Poi ricordo una frase… che è ancora oggi punto fermo dei nostri Meeting … dissi, rivolgendomi ai colleghi Club Manager: “Mi piacerebbe che veniste al prossimo incontro in automobile insieme al vostro Superintendent, vorrei che il Meeting fosse una occasione per rafforzare un legame che necessita di stima reciproca, di dialogo, di visioni comuni anche se con caratteristiche e ruoli diversi”. Un invito allo spirito di squadra, lo spirito che mi piace pensare in linea con i rapporti tra tutti i nostri Associati e tra AITG e i suoi Partner, sempre più collaborativi e numerosi. Oggi, nel ringraziarvi di aver aderito all’invito a partecipare al consueto appuntamento di primavera nella splendida cornice del Golf Club Paradiso del Garda, sono felice di aver impostato la nostra due giorni proprio dedicandola all’importanza del “gioco di squadra”, ritenendolo particolarmente utile per avvicinarsi a lenti ma progressivi risultati concreti in tutti i settori della nostra attività. Per spiegare meglio il senso di questa introduzione, consentitemi di analizzare il programma del meeting iniziando, per una volta, dal
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secondo giorno: apriremo la mattinata ricevendo la spinta emozionale dell’amico Cognonato e poi seguiremo le prove tecniche riservate ai nostri meccanici (a cura di Toro Pratoverde e John Deere) affiancandoli nel momento operativo a loro riservato; potremo inoltre godere della rara opportunità di confrontarci serenamente senza assillo e frenesia, dedicando un po’ del nostro tempo ai contatti tra di noi, sempre così difficili da trovare ma fondamentali per la nostra crescita personale. La presenza dei meccanici, oltreché una opportunità professionale preziosa, è di per sé rappresentativa di tutti i componenti del nostro “gruppo di lavoro”, quello che solitamente non partecipa ai nostri incontri, ma senza il quale nessuno di noi potrebbe ottenere risultati in linea con le aspettative dei clienti; un segnale simbolico, quindi, dedicato alla nostra “squadra”. Lunedì per contro sarà una giornata intensa e ricca di spunti; sono particolarmente orgoglioso di aprire ancora una volta con Antonello Bovari, presidente PGAI, che ha in serbo per noi AITG una proposta di collaborazione che ci porterà a essere l’ideale prosecuzione concreta dell’opera di promozione golfistica prodotta dalla PGAI in giro per l’Italia. Avrò il piacere di presentarvi Giovanni Castelli, agronomo della Lega Calcio che oltre a rafforzare il binomio tra la sua Lega di riferimento e AITG sarà anche relatore per i Course Manager con un argomento specifico relativo ai manti erbosi naturali rinforzati. Conosceremo Piero Catellani, che ci informerà in merito alla richiesta di deroga che sta sviluppando per la nostra Associazione e che mi auguro possa a breve fornirci nuove opportunità manutentive per la stagione primavera estate ormai alle porte; gli amici Corrado Graglia e Davide Lantos, componenti del Comitato Regole FIG, avranno il compito di illustrarci le nuove regole del golf 2019. Approfitto del loro intervento per ringraziare per il supporto la Federazione Italiana Golf che sarà rappresentata dal Consigliere Celso
Lombardini. Per quanto riguarda i Course Manager importante la presenza di Franco Fabbri che ci spiegherà “Operation Pollinator”, un progetto che ha lo scopo di inerbire con essenze che producono nettare, polline e semi le aree marginali delle aziende agricole per fornire un habitat agli insetti impollinatori. Dopo pranzo potranno concentrarsi come sempre nella prova delle macchine mentre per i Club Manager ci sarà un “appuntamento da non perdere” con Ernesto Russo. Il nostro avvocato di riferimento, come sempre, avrà argomenti di interesse collettivo da proporci ma soprattutto sarà disponibile ad ascoltarci raccogliendo i nostri quesiti con la consueta indiscussa professionalità. Interessante l’intervento della Social Media Marketing Sara Caminati che illustrerà le potenzialità dei Social in merito alla promozione del golf e dei suoi servizi. Concluderà la serata, prima della cena, l’Assemblea Sociale nella quale ospiteremo anche alcuni rappresentanti del Credito Sportivo che ci proporranno i loro più innovativi prodotti finanziari. Massimo Mocioni e Alessandro De Luca saranno al solito presenti e protagonisti presentandoci anche, come ormai tradizione, i neo diplomati Superintendent e premiando con noi il migliore tra di loro. Particolare attenzione sarà come sempre riservata ai nostri sponsor, per i quali abbiamo anche pensato ad un incontro a loro riservato in esclusiva nel corso del quale si potranno interfacciare con il nostro consulente Luca Porcu, analizzando nuove idee e opportunità di sinergie grazie anche al supporto di Sara Caminati. Non mi resta che pensarvi numerosi e, spero, al termine del Meeting, soddisfatti. Da parte mia un ringraziamento al mio Consiglio, instancabile e entusiasta, e a Rita Genovese, sempre più determinante nel nostro cammino con la sua professionalità attenta e preziosa. Buon lavoro a tutti!
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8:30 - 9:30 Registrazione Segreteria Meeting. A cura di Rita Genovese. 9:30 - 9:45 Introduzione Meeting e saluto del Presidente A cura di Fabrizio Pagliettini, Antonio Bozzi Vice Presidente F.I.G. e Antonello Bovari Presidente della P.G.A.I. 9:45 - 10:30 Nuove collaborazioni e opportunità. Presentazione all’assemblea delle sinergie con il Dr. Piero Catellani e con il Dr. Giovanni Castelli e informazioni in merito al “Benefit case” a cura del Dr. Massimo Mocioni. 10:30 - 11:00 Coffee break offerto da AITG e visita Sponsor 11:00 - 11:45 L’impiego dei manti erbosi naturali rinforzati nei campi di gioco professionistici: punti di forza e di debolezza A cura del Dr. Giovanni Castelli, Agronomo Lega Calcio. 11:45 - 12:00 - GREEN RAVENNA Microrganismi per la protezione e nutrizione del tappeto erboso: la scelta naturale per un prato sostenibile, a cura del Dr. Agr. Andrea Debosio - Resp. Linea Professiona Turf, Green Ravenna srl 12:00 - 12:15 - TEMPOVERDE La Sostanza Organica nella nutrizione del tappeto erboso; influenza nella dinamica di sviluppo. A cura del Dr. Andrea Bonetti - Product Manager Italia. 12:15 - 13:00 Operationpollinator: Incremento della biodiversità nei percorsi di golf. A cura del Dr. Franco Fabbri, Stewardship & Sustainable Agricolture Expert. 13:00 - 13:20 - ICL Strategie di impiego della nuova gamma di agenti umettanti H2Pro e dei fertilizzanti biostimolanti Vitalnova. A cura del Dr. Cesare Fontanelli e del Dr. Giacomo Defanti. 13:20 - 14:20 Pausa Pranzo 14:30 - 17:15 - PROVA MACCHINE divisi in 3 gruppi Buca 1 Toro Pratoverde - Herbatech - Agricenter Buca 2 John Deere - Actis/Campey - Pellizzari Buca 3 Sidan - Bruni - Baremburg - Rotomec 17:15 - 17:40 - Tavola rotonda Discussione sull’attuale situazione sulla gestione del tappeto erboso sportivo 17:40 - 18:00 - MAPEI - VAGA Vaga Sport System: aggregati di qualità per il golf. A cura di Fabio Baldassari, Responsabile Commerciale VAGA S.r.l. 18:00 - 18:20 TGS - Tecno Golf Service. Presentazione Aziendale. A cura di Gianfranco Tessari. 18:20 - 19:00 Assemblea Sociale 20:00 Cena sociale in clubhouse con intrattenimento musicale a cura di Nicolò Pagliettini. 22.30 After Dinner Drink Con intrattenimento musicale a cura di Dj Cirri.
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8:30 - 9:30 Registrazione Segreteria Meeting. A cura di Rita Genovese. 9:30 - 9:45 Introduzione Meeting e saluto del Presidente. A cura di Fabrizio Pagliettini, Antonio Bozzi, Vice Presidente F.I.G, e Antonello Bovari, Presidente P.G.A.I. 9:45 - 10:30 Nuove collaborazioni e opportunità. Presentazione all’assemblea delle sinergie con il Dr. Piero Catellani e con il Dr. Giovanni Castelli e informazioni in merito al “Benefit case” a cura del Dr. Massimo Mocioni. 10:30 - 11:00 - Coffee break offerto da AITG e visita Sponsor 11:00 - 11:15 - TOSHIBA 11:15 - 13:20 Nuove Regole del Golf 2019. A cura di Corrado Graglia e Davide Lantos (Componenti del Comitato Regole della FIG). 13:20 - 14:20 - Pausa Pranzo 14:20 - 16:20 - Filo diretto con l’Avvocato. A cura dell’Avv. Ernesto Russo. 16:20 - 16:45 - Coffee break 16:45 - 17:00 - Progetto integrazione Presentazione del progetto integrazione ragazzi disabili nei nostri Club dei Giovani ed analisi dei vantaggi sociali, sportivi e di immagine, a cura di Fabrizio Pagliettini. 17:00 - 18:00 Promuovere il Golf attraverso i canali Social. A cura di Sara Caminati, Social Media Manager. 18:00 - 18:20 - TGS - Tecno Golf Service Presentazione Aziendale - A cura di Gianfranco Tessari. 18:20 - 19:00 - Assemblea Sociale 20:00 - Cena sociale in clubhouse con intrattenimento musicale a cura di Nicolò Pagliettini. 22.30 - After Dinner Drink. Con intrattenimento musicale a cura di Dj Cirri. PROGRAMMA MARTEDÌ 9:00 - 10:00 Momento di aggregazione con gli Associati. A cura del Dr. Edoardo Cognonato. 10:00 - 10:30 - Coffee break 10:30 - 12:30 L’importanza della rettifica e manutenzione dell’elemento elicoidale A cura degli Sponsor Toro Pratoverde e John Deere 12:30 - 12:45 - JOHN DEERE News 12:45 - 13:00 - TORO PRATOVERDE News 13:00 - Buffet e Chiusura Meeting
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Associazione Italiana Tecnici di Golf
Giovanni e i “suoi” Roveri
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il 15 di febbraio, l’aria è frizzantina e il sole va e viene quando entro nel parcheggio del Royal Park “I Roveri”. Sono un po’ in ritardo, ma Giovanni Baima Picit mi accoglie come sempre col sorriso semplice e amichevole che conosco ormai da molti anni. Mentre cerchiamo un tavolino a cui sederci, dopo esserci salutati ed aver condiviso un buon caffè, non posso fare a meno di notare come tutte le persone che incontriamo, soci del circolo, lavoratori, colleghi della segreteria, si fermino a salutare e a scambiare due parole con Giovanni. È un mese che non lo vedono, cioè da quando ha raggiunto la meritata pensione: “Come va? Si sta bene adesso, neh? E cosa fai? Sei venuto a controllare?” Giovanni saluta ognuno, sorride e risponde garbato, gratificato da questo interessamento. Ci siamo presi un po’ di tempo per fare due parole, mentre aspettiamo altri colleghi e manutentori per un incontro di aggiornamento. Ci racconti la tua storia professionale? Come la maggior parte dei miei colleghi degli anni Sessanta, ho iniziato a lavorare giovanissimo, nell’azienda agricola di famiglia. In seguito, dopo una breve esperienza come carrellista in un grande magazzino, è riemersa prepotente la nostalgia degli spazi aperti, che mi ha portato, nel 1986, a trovare impiego come operaio del campo nell’allora giovane, ma già rinomato golf “I Roveri”, da sempre uno dei percorsi più belli d’Italia per disegno e per manutenzione. Col passare del tempo al piacere del lavoro all’aria aperta si è aggiunta la passione per questa professione così particolare, che mi ha portato a migliorare e a cambiare mansione finché, nel 2002, sono diventato il greenkeeper del campo. Negli anni seguenti si sono presentate tante sfide, ricordo fra tutte i quattro Open d’Italia e la costruzione delle seconde 18 buche, quando al percorso firmato Trent Jones Senior si è affiancato quello firmato Hurdzan & Fry, in cui mi sono cimentato volentieri, e da cui sono sempre uscito arricchito, sia professionalmente sia dal punto di vista umano, fino ad arrivare ad
oggi, quando ho lasciato le cure del campo nelle abili mani del superintendent Riccardo Russo, formatosi col duro lavoro svolto al mio fianco e assieme alla squadra di manutenzione. Come è cambiato il nostro lavoro in questi anni? Guardando indietro fa un po’ impressione pensare ai fairway tagliati con le trainate; i top dressing sui green fatti a mano con la pala e con tanta pazienza; l’irrigazione che è passata da manuale ad automatizzata a computerizzata nel giro di qualche decennio; l’evoluzione delle macchine da taglio e tutte le nuove attrezzature, le nuove pratiche colturali e i nuovi modi di gestione. Forse è proprio questo il fascino della nostra professione: fare le cose con le proprie mani, vedere i risultati e percepire i cambiamenti in atto. Oggi, con l’avvento del PAN, la sfida è gestire il campo senza l’ausilio di fitofarmaci, con risorse umane sempre più ridotte ed esigenze sempre più elevate. La cosa che ti ha dato professionalmente più soddisfazione? Sicuramente la preparazione dei quattro Open d’Italia: tanto lavoro, tanta fatica e tante notti insonni per avere il campo al top, tanta gente al tuo fianco. Non conosci quasi nessuno ma si va tutti nella stessa direzione: una sensazione unica e impagabile. Qual è, secondo te, l’aspetto peggiore e quale quello migliore nella nostra professione? Certamente l’aspetto più critico da affrontare è il tempo sottratto alla famiglia, che non sempre si riesce a compensare e che ora sarà mia priorità recuperare; l’aspetto migliore è l’iniziare ogni giornata di lavoro in un luogo unico e sempre a contatto con la natura. Cosa vuoi dire ai giovani che si accingono ad intraprenderla? Posso dire loro che, anche se il nostro mondo ed i modi di lavorare cambiano imprevedibilmente e rapidamente, soltanto con la
disponibilità, la passione e il riconoscimento dei propri errori si potranno ottenere ed apprezzare piccole e grandi soddisfazioni. Come valuti l’AITG sulla base della tua lunga esperienza e che suggerimenti daresti per il futuro? L’AITG ha lavorato molto e bene negli ultimi anni e i meeting sono un’ottima occasione di incontrare gli amici/colleghi e conoscerne di nuovi, un buon modo di scambiarsi idee e proporre soluzioni ai problemi comuni e non, e magari di trascorrere assieme qualche ora di rilassamento. Mi piacerebbe che in futuro si riuscisse ad ottenere una maggiore collaborazione tra le varie associazioni e federazioni, in modo da sostenere maggiormente chi lavora sul campo dal punto di vista tecnico, ed evitare di lasciare i circoli in balia di professionisti vari e improvvisati. Un personaggio che ti ha ispirato o particolarmente colpito nell’ambito del golf? Ho conosciuto molti personaggi durante la mia carriera nel golf, ma quelli a cui sono più legato sono due: Antonio “Tom” Panero e Domenico “Nico” Actis. Non desidero aggiungere altro. Parliamo un po’ di te: ora che hai lasciato il tuo campo, a che cosa ti dedicherai? Oltre a recuperare il tempo sottratto alla famiglia, godermi un po’ di semplice tran-tran quotidiano e fare a casa mia tutti quei lavori rinviati negli anni, mi piacerebbe fare qualche viaggio, magari visitare i grandi parchi degli USA, e ritornare a dedicarmi alle escursioni in montagna, mia passione di sempre. Il tuo piatto preferito? Una bella grigliata, di carne o di pesce, in compagnia è la cosa più bella che ci sia! Bene! Abbiamo chiacchierato abbastanza, usciamo sul putting green vicino alla club house e ci godiamo la nostra amata aria aperta!
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L’importanza di continuare a evolversi Al Club Manager di Terre dei Consoli e CCM il compito di spiegare la gratificante esperienza di seguire corsi qualificati per gestire un club di Ascanio Pacelli
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distanza di pochi mesi dal riconoscimento di CCM, ovvero Club Manager Certificato, vivo la mia vita continuando a dare il massimo in quello che faccio, cercando di aiutare il circolo dove lavoro e le persone che mi sono vicino. Partecipando a tre World Conference (l’ultima, recentissima, dal 2 al 6 marzo a San Francisco) e avendo avuto l’onore di fare da relatore raccontando la situazione del golf italiano e della preparazione dei suoi manager, ho capito quanto sia riconosciuto lo status di CCM in giro per il mondo e quanto peso abbia, nella
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scelta dei club, di assumere una persona, a prescindere dal suo ruolo. Quando decisi quattro anni fa, sotto il prezioso consiglio di Arnaldo Cocuzza, di intraprendere il cammino dei corsi MDP, organizzati dalla CMAE, la mia spinta motivazionale era molto forte, ovvero quella di imparare a vivere il circolo in maniera diversa da come avevo fatto fino a quel momento e soprattutto di imparare a fare questo mestiere. Poter gestire un club, rubando dall’esperienza delle persone che incontravo, imparando da manager e relatori, iniziare a strutturarmi e prepararmi al mio futuro. È nata così la spinta che mi ha portato
ad intraprendere il nuovo cammino formativo Questo è quello che avevo in mente nel momento in cui mi sono iscritto alla AITG e conseguentemente all’Associazione Club Manager Europea. 44 anni, 60 tatuaggi, sposato con 2 figli, pronipote di Papa Pio XII, professionista ed ex giocatore (purtroppo fallito) di torneo. Un reality show, conduttore di programmi televisivi e radiofonici, attore di fiction e teatro, una rubrica su Golf&Turismo. Sono consapevole del fatto di rappresentare un’anomalia golfistica, a causa del mio susseguirsi di ruoli. Proprio per questo ho sempre “urlato” la mia disponibilità per far crescere que-
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13 sto sport, la sua accessibilità e quanto sia maledettamente unico. Un giorno, chiacchierando con il nostro Presidente, Fabrizio Pagliettini, ho capito di non essere solo in questo cammino, e il suo entusiasmo e aiuto mi hanno spinto quale membro del Board della CMAE a essere concretamente protagonista della formazione di giovani manager. La soddisfazione che ho provato quando a novembre 2016 è stato organizzato un corso MDP1, presso Terre dei Consoli, è stata enorme. Un lavoro congiunto con Marco Antonangeli, Michael Braidwood (Director of Education della CMAE) e Marta Maestroni, ha portato una ventina di partecipanti, molti dei quali provenienti da Spagna, Inghilterra e Scozia. La mia scelta di intraprendere un cammino internazionale, anziché quello nostrano, è stata dettata dalla mia ambizione di poter un giorno lavorare all’estero, magari negli Stati Uniti, e da un’incredibile fame di evolversi. Non ho mai sottovalutato la formazione della SNG, sono stato semplicemente spinto dalla voglia di guardare fuori dai confini, e di potermi così confrontare con realtà diverse dalla nostra. Il Management Development Programme è composto da cinque corsi: MDP1 MDP2 MDP Food&Beverage MDP Club Governance MDP Strategy&Leadership Nel periodo formativo, tra dispense, libri e confronti, vengono trattate le “ten core competencies” relative al club management. Di questi, i primi due e l’ultimo sono obbligatori, mentre si può scegliere tra il F&B e Club Governance. Essendo cresciuto sui campi di golf, e conseguentemente alla mia formazione di Maestro, presso la SNG, ho optato nel 2016 di andare a Dublino per il corso sul Food & Beverage Alla fine del MDP2, un primo test di valutazione ti permette di ottenere un diploma, superando quindi il primo scoglio, anche se lo ritengo assolutamente ac-
cessibile, e allo stesso tempo istruttivo, poiché ti da la possibilità anche di lavorare su Case Study, oltre che rispondere a una serie di domande. Sicuramente l’ostacolo maggiore è stato quello relativo alla preparazione dell’esame finale per diventare CCM. Ho passato gli ultimi 12 mesi, vivendo come una coppia di fatto, con quella che è considerata la bibbia: ”Contemporary Club Management”, scritta da Joe Perdue in collaborazione con J. Koenegsfield, attuale responsabile dei corsi di formazione della CMAA (Club Manager Association of America). Chi pensa ai corsi come sei giorni di concetti difficili da assimilare, di problemi per non essere madrelingua, si sbaglia di netto. Una dei grandi punti di forza della CMAA-CMAE, è proprio il concetto di
networking e tribe, che si formano durante ogni singolo corso e nelle world conference. Non abbiate paura di confrontarvi con persone e realtà diverse. A prescindere da dove vieni, tutti gli aspiranti CCM, vivono con la voglia di imparare, ascoltare, aiutare, ma soprattutto evolversi quotidianamente. Il consiglio che voglio dare a tutti quelli che vorranno iniziare questo cammino, è di verificare con la segreteria della CMAE, i propri crediti formativi ed associativi, e di leggersi bene la preparazione per l’esame finale, così da poter programmare i successivi 4 anni. Sono a disposizione con la segreteria della AITG per supportarvi in ogni singolo problema o richiesta. In bocca al lupo Ask
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Di padre in figlio di Maurizio Zani
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al primo agosto 2017 sono in pensione, ma non mi sono comunque ancora staccato da quello che è stato il lavoro di una vita… Sono ancora ‘presente’ per affiancare mio figlio Alberto, che mi ha sostituito. Perciò la mattina solitamente la passo ancora al club, però il tempo libero che finalmente adesso ho, lo posso dedicare alla famiglia, a qualche piccolo viaggetto e… a giocare a golf. La passione per questo sport è rimasta invariata, però quello che prima era soprattutto un lavoro, adesso è diventato un piacevole hobby. Sono felicissimo che mio figlio abbia deciso di intraprendere la mia stessa carriera. Anche se è un lavoro impegnativo, sono convinto che riuscirà al meglio, anche perché rivedo in lui la mia stessa passione e lo stesso amore per ciò che fa, anzi forse di più. Lui è nato e cresciuto sui green di Franciacorta, è diventano professionista PGAI, ma ora ha scelto questa strada con estrema convinzione e decisione. È un lavoro che mi sentirei di consigliare ai giovani: certo però ci vuole passione e sacrificio, anche perché è sempre più complicato operare al giorno d’oggi. Ci sono
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sempre più limitazioni, sempre più esigenze e sempre meno fondi! Però si possono ottenere grandi soddisfazioni e comunque si lavora in ambiente eccezionale: sicuramente il panorama è invidiabile, rispetto alle pareti di un ufficio o di una fabbrica. Io personalmente ho iniziato quasi da zero questa professione e piano piano sono cresciuto sia professionalmente che umanamente: il golf è diventato la mia seconda casa (mia moglie però sostiene che il club fosse la mia prima casa...), i collaboratori sono diventati i miei amici e i colleghi sono diventati i ‘compagni di merende’. Ho avuto l’occasione di conoscere tantissime persone che gravitano attorno al mondo del golf, ricevendo e poi scambiando tanti insegnamenti, consigli ed esperienze. Ho avuto anche la possibilità di visitare posti e campi meravigliosi, che diversamente non avrei mai conosciuto. L’AITG è uno strumento assolutamente importante per chi lavora nel mondo del golf. Ci permette di conoscere le novità che possono servire per migliorare il lavoro e soprattutto permette di confrontarsi con altri colleghi e altre situazioni, così da condividere le esperienze per perfezionare il nostro lavoro. Il suo operato è migliorato notevolmente con il passare degli anni e lo
La scheda di Maurizio Nato a Gavardo (BS) il 10 febbraio 1957 Residente a Corte Franca (BS), via Donatori di Sangue, 1 Tesserato presso il Franciacorta Golf Club, EGA hcp attuale 9,3. Responsabile della manutenzione del Franciacorta Golf Club fin dall’apertura (1985), ha frequentato il Corso base per Superintendent presso la Scuola Nazionale Golf dal 1991 al 1993, ottenendone il diploma. Dal 2004 al 2006 ha partecipato con esito positivo al corso, sempre presso la SNG, per la certificazione di Superintendent Iscritto all’Associazione Italiana Tecnici di Golf Nel 1992 è stato eletto “Greenkeeper dell’anno”. Nel 2002 e nel 2010 il Franciacorta Golf Club ha vinto il premio per la miglior manutenzione. dimostra anche il numero crescente degli iscritti e dei partecipanti ai vari meeting. Gli stessi meeting sono diventati sempre più interessanti e completi. La difficoltà principale del nostro lavoro è subire spesso critiche da golfisti più o meno esperti, spesso dette senza cognizione di causa. Vorrebbero tutti un campo facile… ma non troppo, divertente e impegnativo ma che gli permetta di fare il par… manutenuto perfettamente ma senza personale che disturbi durante il gioco… e spendendo ovviamente il meno possibile! Le lamentele dei golfisti sono all’ordine del giorno: mi è spesso capitato di sentirmi dire da giocatori anche principianti, che i green erano troppo lenti o troppo veloci e ogni tanto mi sono permesso di rispondere cha bastava ‘dargli di più’ (o di meno) alla palla. Ma forse i migliori sono quelli che danno consigli ‘gratis’, tipo chi ci chiede di spalare tutto il campo dopo un’intensa nevicata o di innaffiare i green con acqua calda per togliere la brina delle mattine invernali!
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L’evoluzione prossima ventura A colloquio con Sebastiano Torrisi, giovane e preparatissimo giudice siciliano che dal 2016 fa parte a tempo pieno dei Referee dell’European Tour. Ecco cosa ci ha detto riguardo il cambiamento di regole e format di gara di Isabella Data
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rima di passare al testo dell’intervista, ecco qualche parola sulla rapida e importante crescita di Sebastiano (Jano) Torrisi. Siciliano, classe 1988, hcp 6, Jano ha già un curriculum di tutto rispetto nel mondo del golf. Per due anni e mezzo ha infatti collaborato con la segreteria del suo circolo d’appartenenza, Il Picciolo Golf Club, primo club aperto nella grande isola italiana; in seguito ha ricoperto il ruolo di Segretario, per poi diventare Golf Manager, del Donnafugata Golf Resort & SPA di Ragusa. Dal giugno 2016 è infine volato fra i protagonisti del circuito “top” del Vecchio Continente per ricoprire la carica di Referee dello European Tour a tempo pieno. Torrisi ha ottenuto il diploma di Direttore di Golf presso la Scuola Nazionale della FIG e il Club Management Diploma dopo aver seguito i corsi della CMAE a Dublino. Ha frequentato la Tournament Admi-
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nistrators and Referees School a St. Andrews per ottenere il certificato di Arbitro Internazionale Level 3. È socio AIAG. Jano, sarà difficile adattarsi al nuovo sistema di regole? La transizione dal vecchio al nuovo regime sarà sicuramente impegnativa per via del brevissimo intervallo che interverrà tra le ultime gare del 2018 (gestite ancora con le regole attuali) e le primissime del 2019 con il nuovo codice. Si tratta più che altro di un fattore temporale; una volta fatta l’abitudine con le nuove procedure, sarà naturale applicarle. Come avete accolto il cambiamento nello European Tour? Era arrivato il momento di modernizzare le regole. Io tendo a essere un po’ nostalgico ma riconosco che non si tratta di una rivoluzione bensì di un’evoluzione. Siamo tutti entusiasti di iniziare ad applicare regole che rispondano alle esigenze del golf contemporaneo e che allo stesso tempo conservino i principi del nostro meraviglioso gioco. Abbiamo la fortuna di discutere alcuni dei cambiamenti con i Chief Referee del Tour, i quali partecipano attivamente al processo di revisione e ci tengono aggiornati. Io e qualche collega abbiamo anche giocato una partita amichevole applicando alcune delle nuove regole. È un consiglio che do a tutti: documentatevi sul sito dell’R&A o dello USGA e organizzate un giro tra amici per familiarizzare con le nuove procedure!
Come vi state preparando voi Referee del Tour? In questa fase dell’anno preferiamo non introdurre troppi concetti nuovi in testa, dovendo rimanere concentrati sull’arbitrare con le regole attuali. Dall’autunno studieremo in modo approfondito il testo completo delle nuove regole e alla fine dell’anno ci riuniremo alla presenza dell’R&A, sperimentando a livello pratico le più disparate situazioni. Faremo dei veri e propri role play! Allo stesso modo organizzeremo dei momenti educational per i giocatori simulando le nuove applicazioni. Paura di sbagliare ruling con l’anno nuovo? Direi di no, basta capire la filosofia dietro alla regola e abbracciare lo spirito di cambiamento. In caso di dubbio non è mai troppo tardi per chiedere una second opinion! Quanto è reale il problema del gioco lento sullo European Tour? È un problema che riguarda ogni settimana. Con il cambio da 5 a 3 minuti consentiti per la ricerca della palla, le nuove regole si stanno adattando a un golf più snello e rapido, ma la questione dei tempi di gioco richiede una gestione più articolata. Non pensate che l’intento sia di rendere il golf una corsa frenetica. L’idea è di eliminare i tempi morti che gravano pesantemente sul gioco, come, ad esempio il camminare troppo lentamente, studiare la mappetta più a lungo di quanto sia ragionevolmente
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17 immedesimare nella mente del giocatore, capire la situazione e tenere in considerazione eventuali condizioni meteo avverse o la difficoltà del colpo in sé. Se si sfora di oltre il 10% il tempo consentito (ad esempio 47 secondi per un colpo da 40) il giocatore incorre in un “bad time”. Il primo consiste solo in un avvertimento verbale, dal secondo in poi scatta una scaletta di penalità (1 colpo, 2 colpi e squalifica) e in aggiunta salate multe in denaro!
accettabile, non essere pronti ad eseguire un colpo perché non si è ancora indossato il guanto o concedersi una routine troppo lunga (svariati swing di pratica, eccessiva analisi dello swing). Come gestite sul Tour il fattore Pace of Play? Da qualche anno ormai abbiamo implementato il nostro sistema di cronometraggio con un’efficace procedura di “monitoring”. In breve, ogni qual volta individuiamo un gruppo fuori posizione, non chiediamo più ai giocatori di recuperare, ma li avvisiamo che li stiamo monitorando annotando i tempi individuali per ogni colpo (come nel cronometraggio ufficiale). Se il gruppo ritorna in posizione, i tempi registrati non vanno in archivio; se la situazione peggiora o se uno o più giocatori del team incorre in un “bad time”, si passa al cronometraggio ufficiale. È un buon sistema: ci permette di essere più incisivi rispetto a un semplice monito verbale e i giocatori capiscono che, collaborando, tutti insieme miglioriamo la qualità dell’evento. Ci parli del cronometro e delle multe legate al gioco lento? I professionisti del Tour hanno 40 secondi per effettuare un colpo, e 50 se si tratta del primo giocatore in un gruppo ad approcciare il green o a puttare. Il cronometro scatta dal momento in cui l’arbitro ritiene che il giocatore sia pronto e abbia avuto sufficiente tempo per studiare il colpo. È una parte del lavoro che richiede molta concentrazione e bisogna sapersi
Cosa ne pensi dei format innovativi di gara dello European Tour? C’è l’esigenza di coinvolgere un pubblico più vasto e contribuire alla crescita del movimento golfistico. Più share televisivo e più condivisioni sulle piattaforme social aumentano l’interesse degli sponsor, che rimangono una parte fondamentale per l’esistenza stessa dei tornei e per il sostentamento dell’industria professionistica. Le formule rivoluzionarie aiutano in questo senso creando interesse per le novità. Dall’altro canto, non dimentichiamo che la primissima forma di gioco era il match play. Valorizzare questa formula, ideando gare che riportino in campo l’emozione dello scontro diretto non guasta, anzi rompe dalla classica (e comunque imprescindibile a mio parere) formula delle 72 buche stroke play. Le formule più interessanti? Di recente il World Super 6 di Perth: per le prime 54 buche si gioca con la consueta stroke play e taglio dopo 36 buche. Un secondo taglio avviene dopo il terzo giro lasciando in gara 24 giocatori che si affrontano in un match play a eliminazione diretta disputato su 6 buche. Interessante poi, dal punto di vista dell’arbitro, passare dalle regole che governano la gara stroke play a quelle che si applicano nel match play. A maggio il GolfSixes al Centurion Club nei pressi di Londra: squadre di 2 giocatori in rappresentanza di 16 diverse nazioni. La prima giornata di gara sarà quella delle Group Stages, ovvero 4 gironi da 4 squadre; nella seconda giornata i quarti di finale, poi le semifinali e a seguire finale per il terzo posto e finale per il primo posto. In tutti i match si giocherà greensome e cioè, per chi non lo ricordasse, entrambi i
giocatori della coppia giocano dal tee per poi scegliere la palla migliore e da lì continuano il gioco della buca alternandosi nei colpi. L’innovazione sta nel fatto che i match si giocano su sei buche e i giocatori possono interagire con gli spettatori sul posto e anche con quelli a casa tramite un sistema di “question & answer” sui social network. Questa è certamente la più atipica delle gare in calendario. Con i tee di partenza e i green circondati da spalti per creare l’effetto “stadio”, sarà importante lavorare d’immaginazione durante il setup e preparare pin position spettacolari per la TV ed il pubblico presente. E la nuova gara di Vienna “tutti sotto cronometro”? The 2018 Shot Clock Masters a giugno: per la prima volta nella storia, sulla lunghezza di 72 buche stroke play, ogni singolo colpo di ogni singolo giocatore sarà cronometrato. Si tratta di una formula impegnativa sotto il profilo organizzativo. Nella maggior parte delle gare siamo circa in nove e ognuno di noi presidia porzioni di campo. A Vienna il team di referee del Tour sarà presente quasi al completo, in modo da poter controllare ogni match in campo in qualunque momento, senza lasciare inosservato neanche un istante di gioco. L’intento è chiaramente quello di far adottare ai giocatori un ritmo di gioco ragionevole dall’inizio alla fine della gara. Alcuni giocatori tendono a essere particolarmente lenti finché rimangono soli, e a velocizzarsi incredibilmente quando arriva l’arbitro. Sarà interessante vedere come reagiranno i giocatori a una performance interamente soggetta al cronometro e capire di quanto si può accorciare un giro. Un esperimento che procurerà importanti dati di analisi sulle routine dei giocatori e sulla velocità. Proprio in questi giorni i Chief Referee stanno definendo il sistema, valutando anche come rendere il tutto visibile e interessante per il pubblico sul campo e per i telespettatori. Per l’occorrenza ho già acquistato un secondo cronometro e alcune batterie di scorta! AIAG - Associazione Italiana Arbitri Associazione Sportiva Dilettantistica Via Tacchi, 1 - 38068 Rovereto (Tn) C.F. 94040950225 info@aiagolf.it - www.aiagolf.it
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Donato Di Ponziano
Per far crescere il golf si deve aumentare il golf Questa è la morale che esce da oltre 30 anni di sforzi per allargare la base del nostro sport in Italia, copiando ciò che ha ottenuto successo all’estero
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crivo agli addetti ai lavori della rivista: quante volte vi siete trovati in compagnia di amici o colleghi a discutere su quanto utile per la crescita del golf? Quanti punti di vista, quante parole, quanti programmi messi a punto senza riscontri al fine di incrementare il numero dei soci da parte del vostro club, quanti inviti ricevuti da parte del presidente o dei consiglieri a impegnarsi al fine di individuare una soluzione per far crescere il budget con nuove quote? Diciamoci la verità: ci avete provato in tutti i modi, ma i risultati sono inesistenti o nella migliore delle ipotesi insignificanti. Così come stanno le cose, avete forse potuto apprezzare qualche timido movimento solo se siete riusciti a intercettare qualcuno a cui avete concesso uno sconto speciale, magari in totale squilibrio con quanto richiesto al socio che nel tempo ha sempre pagato la quota a prezzo pieno; oppure avete accolto qualche nuovo golfista scappato da un club limitrofo che è in crisi o sta per chiudere i battenti. Certo trovare una soluzione al problema di rimpinguare le casse del circolo con l’arruolamento di nuovi appassionati diventa sempre più urgente e da tutte le parti si solleva un grido corale di preoccupazione. Personalmente sono le prospettive poco allettanti che più mi preoccupano, cioè il futuro che rischia di non cambiare forma se qualcosa di significativo non accade. Serve un cambiamento di rotta deciso. Proviamo quindi almeno a cambiare metodo di analisi: a questo punto forse varrebbe la pena di iniziare una valutazione più coerente, individuando per primo ciò che non è servito nel tempo a raggiungere l’obiettivo di far crescere i numeri. Negli anni ’80, quando ancora il golf italiano era rappresentato da poche decine di migliaia di praticanti, in linea con quanto peraltro accadeva in Francia, Olanda, Spagna, Germania, si guardava alla necessità di avere qualche campione da inserire nel firmamento europeo del golf moderno come soluzione per aumentare l’interesse dei media verso il nostro sport, e di conseguenza quindi l’interesse di coloro che avrebbero potuto iniziare a giocare. Poi per una serie di eventi positivi, grazie allo stellone italico che iniziò a guardare dall’alto anche gli sport minori come il nostro, arrivano anche per noi i campioni che entrano nel firmamento del golf internazionale. Nascono e vincono sul tour europeo Baldovino Dassù, Massimo Mannelli, poi a seguire il
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A sinistra, i fratelli Molinari e qui sopra Costantino Rocca al Marco Simone, in compagnia della Ryder Cup: anche le vittorie di questi grandi campioni non sono state sufficienti per dare una vera spinta al movimento golfistico italiano
grande Rocca, Emanuele Canonica, Massimo Scarpa, poi ancora oggi Francesco ed Edoardo Molinari, Matteo Manassero e Renato Paratore . Anche l’Italia riesce finalmente a esprimere una serie di campioni che possono garantire visibilità, ma non si apprezzano a casa però cambiamenti considerevoli. Si evince quindi che non basta la loro esistenza quale richiamo nazionale per aumentare il numero dei praticanti. Non ricordo il numero esatto di progetti che sono stati realizzati nel tempo dalla Federazione e dai club al fine di introdurre il golf nelle scuole. Vi parlo di oltre 30 anni di sforzi a tal fine. Si era pensato prima di intervenire sui ragazzi e le ragazze, poi sui presidi, poi sui docenti, poi sui professori di ginnastica: alla fine si è portato a casa così poco che certo la soluzione non può essere considerata quella utile a cambiare l’ordine dei numeri. Voglio poi ricordare la quantità di attività promozionali a livello nazionale messe in atto nel tempo dalla Federazione: si era deciso anche di utilizzare testimonial di altri sport e così fu con Fiona May e Kristian Ghedina. Pensiamo anche alla lunga lista di ricerche di mercato commissionate a livello centrale e periferico la cui efficacia, sotto l’aspetto della
crescita, non ha portato purtroppo risultati significativi. Se volete spingervi poi a calcolare il numero di tutte le iniziative locali dei singoli club italiani, messe in atto allo scopo di attirare neofiti, vi perderete in una quantità pazzesca senza di fatto apprezzare nulla di nuovo come risultato. Tra questi salti più o meno random, alla ricerca di ciò che tutti noi auspichiamo, cioè un importante spinta verso l’alto del significato numerico del nostro movimento, manca la scelta della sola e unica soluzione possibile. È quella percorsa dai paesi con successi concreti, senza crogiolarsi nella solita conclusione che il golf sia uno sport adatto soltanto al popolo di origine anglosassone: e cioè la realizzazione di percorsi pubblici, promozionali e campi pratica all’interno delle grandi città. Nessun segreto quindi, tutto già testato da altri, tutto appurato da quei paesi come Francia, Germania, Olanda, Svezia ecc, che negli ultimi 40 anni hanno visto almeno decuplicare i loro golfisti. Purtroppo è un percorso difficile e a lungo termine, ma il rischio di vanificare anche un’occasione eccezionale come la Ryder Cup a Roma nel 2022 e ritrovarsi nei prossimi decenni di nuovo a sperare in un miracolo che non accade, è cosa più che possibile. www.donatodiponziano.net
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GOLF CLUB ACAYA AMBROSIANO ARCHI DI CLAUDIO ARGENTARIO ARONA ASIAGO ASOLO BAGNAIA BARLASSINA BIELLA BROLO BASSANO CAMPO CARLO MAGNO CANSIGLIO CARIMATE CASENTINO CASTELCONTURBIA CASTELLARO CAVAGLIÀ CERVIA CESENATICO CILIEGI COLLI BERICI COLLINE DEL GAVI CONERO CUS FERRARA DES ILES BORROMÉES DOLOMITI FILANDA (ALBISOLA) FIORDALISI FIRENZE UGOLINO FLORINAS FRANCIACORTA FRASSANELLE FRONDE GARFAGNANA GOLF NAZIONALE HERMITAGE IS ARENAS IS MOLAS LE FONTI LES ILES MARGARA MENAGGIO & CADENABBIA MIGLIANICO MILANO MIRABELLA MONTECCHIA NAZIONALE OLGIATA PADOVA PARCO DI FIRENZE PARCO DI ROMA PARMA PERUGIA PINETINA PONTE DI LEGNO PUNTA ALA PUSTERTAL QUARRATA RAPALLO ROVEDINE ROYAL PARK I ROVERI SAN DOMENICO SAN MICHELE SANT’ANNA SANREMO SATURNIA SERRA TORINO UDINE VARESE VERDURA VERONA VILLA CONDULMER VILLA D’ESTE
CERTIFICAZIONE G.E.O.
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IMPEGNATI NEL VERDE Riconoscimento Cat. Acqua 2013 e Cat. Patrimonio culturale 2017 Riconoscimento Cat. Energia 2013 Riconoscimento Cat. Patrimonio culturale 2017 Riconoscimento Cat. Acqua e Biodiversità 2011 Riconoscimento Cat. Energia 2014 Attestato di Merito 2007 – Riconoscimento Cat. Paesaggio 2015 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2016 Riconoscimento Cat. Acqua 2013 Certificazione Nazionale 2001 Attestato di Merito 2004 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2016 Attestato di Merito 2008 Riconoscimento Cat. Biodiversità 2010 Certificazione Nazionale 2001 Riconoscimento Cat. Acqua 2011 Attestato di Merito 2007 Riconoscimento Cat. Energia 2016 Riconoscimento Cat. Acqua 2012 Attestato di Merito 2004 Attestato di Merito 2005 - Certificazione Nazionale 2007 Attestato di Merito 2008 Attestato di Merito 2008 Riconoscimento Cat. Energia 2014 Attestato di Merito 2008 Attestato di Merito 2008 Riconoscimento Cat. Energia 2017 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2014 Attestato di Merito 2004 - Riconoscimento Cat. Biodiversità 2013 e Paesaggio 2014 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2016 Riconoscimento Cat. Energia 2014 - Riconoscimento Cat. Acqua 2016 Riconoscimento Cat. Energia 2012 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2015 e Cat. Patrimonio culturale 2017 Riconoscimento Cat. Energia 2012- Riconoscimento Cat. Paesaggio 2013 Riconoscimento Cat. Energia 2017 Attestato di Merito 2007
MARCHI
BIOAGRICERT
CTG 2003 -Emas - Certiquality BIOAGRICERT ISO 14001
BIOAGRICERT Attestato di Merito 2004 - Certificato Nazionale 2007 CSQA Riconoscimento Cat. Biodiversità 2016 Riconoscimento Cat. Acqua 2016 Riconoscimento Cat. Recupero ambientale 2015 e Cat. Biodiversità 2017 Attestato di Merito 2005 Riconoscimento Cat. Energia 2013 e Patrimonio storico, artistico e culturale 2016 Riconoscimento Cat. Acqua 2010 Attestato di Merito 2007 Riconoscimento Cat. Energia 2015 Attestato di Merito 2007 - Riconoscimento Cat. Acqua 2012 Riconoscimento Cat. Acqua 2014 Riconoscimento Cat. Acqua 2011 Riconoscimento Cat. Energia 2015 Riconoscimento Cat. Recupero ambientale 2015 Riconoscimento Cat. Acqua 2013 Riconoscimento Cat. Acqua 2011 Riconoscimento Cat. Energia 2017 Attestato di Merito 2005 - Certif. Nazionale 2007 - Ric. Cat. Energia 2011-2015 Certificato Nazionale 2004 Riconoscimento Cat. Acqua 2011 Riconoscimento Cat. Energia 2016 Riconoscimento Cat. Acqua 2011 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2014 Riconoscimento Cat. Energia 2010 Riconoscimento Cat. Biodiversità 2014 Riconoscimento Cat. Patrimonio culturale 2017 Riconoscimento Cat. Biodiversità 2015 RINA Riconoscimento Cat. Patrimonio storico, artistico e culturale 2016 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2014 Riconoscimento Cat. Energia 2011 Attestato di Merito 2005 - Certificazione Nazionale 2007 Certificato Nazionale 2005 - Riconoscimento Cat. Energia 2015 Attestato di Merito 2004, 2007 – Certif. Nazionale 2008 – Ric. Cat. Paesaggio 2017 Riconoscimento Cat. Biodiversità 2014 Certificato Nazionale 2001 CTG 2003 Riconoscimento Cat. Acqua 2017 Riconoscimento Cat. Acqua 2010
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Impegnati nel Verde premia i Circoli di golf che hanno adottato tecnologie, metodologie e gestioni che hanno consentito dei miglioramenti ambientali nei seguenti campi: PATRIMONIO STORICO, ARTISTICO E CULTURALE - ACQUA - BIODIVERSITÀ - PAESAGGIO - ENERGIA
Ad oggi sono oltre 70 i Circoli che hanno ottenuto questo premio. Impegnati per l’ambiente e unisciti a loro: sarà il primo passo per arrivare all’ambita Certificazione G.E.O.!
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Orlando Tradati, presidente di Gardagolf
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Abbiamo incontrato il presidente di Gardagolf, circolo che dal 30 maggio al 3 giugno ospiterà la più importante gara del nostro calendario ed evento da sette milioni di euro inserito fra le Rolex Series dell’European Tour. Ecco gli interventi in programma, le modifiche al campo, i numeri attesi...
OPEN D’ITALIA NEL SEGNO DEL TURISMO di Isabella Calogero
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a scelta di Gardagolf come sede del prossimo Italian Open (31 maggio-3 giugno) riflette un obiettivo federale non solo logistico, con la ricca Lombardia che continua ad ospitare e a sponsorizzare il nostro massimo evento golfistico nazionale, ma anche e soprattutto turistico. Una volta che il Golf Milano si era tirato indietro dalla corsa all’organizzazione del torneo, era stato infatti lo stesso Roberto Maroni, l’ex presidente della Regione, a indicare con parole di elogio il Garda come la zona ideale per ospitare la manifestazione: fine maggio rappresenta infatti il momento topico per il turismo del lago e per l’accoglienza golfistica che ne consegue. “Per dire che importanza ha l’afflusso straniero dalle nostre parti – spiega Orlando Tradati, il presidente di Gardagolf – basta un solo dato: nel 2017 il nostro circolo ha incassato un milione di euro dai soli green fee. Circa 15mila visitatori hanno giocato infatti sui nostri green e di questi, circa il 70% era di lingua tedesca”. Se dunque la Road to Rome 2022 desidera imporsi anche e soprattutto come vettore turistico per il golf azzurro, era logico che la scelta di disputare l’Italian Open da parte della Fig cadesse su un sodalizio da sempre abituato a trattare con l’estero e ad attirare golfisti da ogni parte del mondo: “Da noi - continua Tradati - arrivano soprattutto tedeschi, è vero. E
infatti non è un caso che da tempo vantiamo accordi con Air Dolomiti, e dunque con Lufthansa: tutti i golfisti che volano su quegli aerei hanno infatti diritto a una scontistica importante nel nostro club. Ultimamente, però, abbiamo notato anche una significativa presenza di giocatori provenienti dall’est Europa, soprattutto dalla Romania e dalla Bulgaria”. Però ospitare un Open d’Italia significa innanzi tutto mettere a bilancio delle spese, nella speranza che l’investimento venga ripagato nel futuro in termini di visitatori… «È vero. Fortunatamente il percorso ha ricevuto subito il beneplacito dell’European Tour, che lo ha trovato in ordine e adatto a un evento del peso della Rolex Series. Ciononostante, dobbiamo comunque occuparci di rimodellare alcuni bunker, di preparare i green, di rifare la T-line in campo pratica, di assicurarci del personale in più e di risistemare il tutto alla fine del torneo. In pratica l’Open ci costerà 200mila euro, ai quali vanno aggiunti i 100mila euro di green fee che andranno persi. Però siamo certi che in termini di visibilità, godremo di ritorni non indifferenti. E ne siamo così sicuri che siamo pronti a bissare anche nel 2019». Da cosa le arriva tutto questo ottimismo? «Dalla consapevolezza che si tratta di un torneo da sette milioni di dollari di montepremi e che dunque vanterà sicuramente un parterre importante. La data inoltre gioca a nostro
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Nella pagina accanto, due panoramiche di Gardagolf (in alto, la celebre 2 del percorso Rosso, signature hole del campo). Qui sopra Orlando Tradati e Loris Vento, direttore di Gardagolf, premiati da Carlo Borghi, presidente del Comitato Regionale Lombardo e di Franciacorta, dopo la vittoria nel lordo alla Coppa dei Presidenti della Lombardia, nell’edizione dello scorso anno favore, non solo in termini turistici, ma anche in quanto a field: la settimana prima dell’Open, si giocherà infatti a Wentworth il BMW Pga Championship e siamo certi che molti dei campioni presenti a Londra arriveranno anche sul Garda. E non scordiamoci che da noi saranno in ballo moltissimi punti validi per la Ryder Cup di fine settembre, un incentivo in più per venire a giocare sui nostri green». Intanto, in attesa del field, uno dei problemi più importanti da affrontare sembra essere quello dei parcheggi… «Esatto. Ci aspettiamo un afflusso di 10mila automobili al giorno, per cui stiamo identificando aree adatte dove poterle accogliere e tragitti percorribili per i bus e le navette, che si renderanno sicuramente necessari». Quanto pubblico vi aspettate? «Sperare di pareggiare o superare il record dei 70mila spettatori della passata edizione mi pare difficile, ma sono certo che se non ci riusciremo, ci finiremo comunque molto vicino».
Ci saranno delle modifiche al tracciato? «Minime, per la verità. Generalmente da noi si gioca rispettivamente prima sulle nove buche rosse e poi su quelle bianche. Per l’Open, invece, la prima buca sarà la 1 del tracciato bianco e si continuerà così fino alla 9 compresa; a quel punto ci si sposterà alla 9 del rosso, il corto par 3, che diventerà la 10 del torneo, quindi si giocheranno le altre buche rosse in sequenza e si concluderà alla 18 che sarà quella che generalmente è il delicato e lungo par 4 della 8». E per quanto riguardo lo spazio commerciale? «Sarà allestito alla fine della seconda buca del torneo, la 2 del percorso bianco, un par 5 che per l’evento sarà trasformato in par 4. È lì che abbiamo identificato la zona più adatta». L’appuntamento dunque con l’Open d’Italia a Gardagolf è fissato per il 30 maggio, giorno della classica Pro-Am inaugurale: l’ingresso ancora una volta sarà gratuito per tutta la durata dell’importante torneo. Tutto sommato, farci un salto vale davvero la pena.
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APPUNTAMENTO AL LAGO Il bellissimo percorso bresciano accoglie per la terza volta l’evento top del calendario tricolore. Sulla preparazione del torneo, ecco le considerazioni del direttore del circolo e del greenkeeper
Nelle foto, di queste pagine, una buca di Gardagolf e Loris Vento, direttore del circolo
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di Roberto Lanza
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opo l’intervista a Orlando Tradati, presidente di Gardagolf, la parola al direttore del club, Loris Vento, e a Fiorenzo Bariselli, titolare della manutenzione, che nel bel circolo bresciano viene da tempo affidata a una società esterna. Una “novità” rispetto agli campi che negli ultimi anni sono stati sede dell’Open d’Italia, anche se Bariselli è legato a Gardagolf fin dai primi lavori per la sua realizzazione. Ecco cosa ci hanno anticipato sulla preparazione dell’evento.
Il Direttore Loris Vento
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d ospitare la 75esima edizione dell’Open d’Italia dal 30 maggio al 3 giugno sarà il Gardagolf Country Club. L’Open, che proporrà un ricchissimo montepremi di sette milioni di dollari, si sposta quindi da Milano ma resta in Lombardia e approda nell’area più amata dai turisti/golfisti stranieri e in uno dei migliori campi costruiti negli ultimi trent’anni in Italia, su progetto dello studio di architetti britannici Cotton, Pennink, Steel & Partners. A dirigere le splendide 27 buche ricavate in un terreno di 110 ettari tra cipressi, pini marittimi, ulivi e querce centenarie con viste sulla Rocca di Manerba, il castello di Soiano e le colline della Valtenesi, c’è, dall’aprile 2016, il perugino Loris Vento. Un passato da ottimo giocatore (tutt’ora un handicap vicino allo scratch) a livello amateur nonché campione d’Europa Seniores a squadre nel 2016, Vento presenta un carriera invidiabile attraverso alcune delle più note importanti realtà golfistiche della penisola con l’inizio e i primi 11 anni di attività a Perugia, per poi passare all’Antognolla (tre anni), quindi Rimini (tre mesi), San Domenico (tre anni) e e gli ultimi 10 anni prima di arrivare sul Lago di Garda a Poggio de Medici. «Mi sono avvicinato al golf da bambino grazie a mio zio che era greenkeeper e custode al Golf Perugia – spiega Loris -, i primi passi facendo il caddie, poi qualche anno di gioco serio a livello giovanile e quindi nel 1985 l’inizio del lavoro come segretario. Una svolta fondamentale e una bella palestra a livello lavorativo l’ho avuta al San Domenico dove ho fatto l’apertura e ho iniziato a interpretare il ruolo di segretario in maniera “commerciale”, molto più concentrato sul marketing e sulla vendita del prodotto golf. Quindi la piacevole esperienza di Poggio de Medici e infine qui a Gardagolf, dove
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30 il lavoro è suddiviso 50 e 50 tra circolo classico/gare/soci e turismo/green fee esterni».
che differenti, siamo ritornati a puntare sul “giro turistico” di alberghi e tour operator con risultati immediati».
Ci parla un po’ della realtà Gardagolf e del contesto in cui si trova? «Ci collochiamo in una zona felice, in un’area che è un vero esempio di turismo golfistico. Noi abbiamo la fortuna di avere la location e un campo di qualità in un territorio che propone 10 club nel giro di pochi chilometri, con la presenza di numerosi resort di lusso. Poi c’è il fascino del lago di Garda, aggiunto al fatto che questo territorio si configura come lo sbocco naturale dei paesi oltre confine che hanno sempre amato questa regione: insomma, il tutto fa sì che siamo una destinazione turistica facilmente vendibile. Nello specifico Gardagolf nasce prima delle altre strutture, in un contesto dove c’era solo lo storico Golf Bogliaco, ed è sempre stato un campo che ha macinato green fee a ripetizione, sicuramente per molti anni quello che ne incassava di più in assoluto nella nostra nazione. Tra l’altro l’alta percentuale di turisti ha sempre permesso di tenere il campo a standard molto elevati con quote, in rapporto alla qualità del prodotto, calmierate per i soci. Negli ultimi due anni, dopo un periodo di politi-
Come avete vissuto l’assegnazione dell’Open sul vostro campo? «Premetto che noi non ci pensavamo minimamente anche se è vero che giravano un po’ di voci sul fatto che l’Open potesse cambiare sede, rispetto agli ultimi due anni trascorsi sui fairway del Golf Club Milano. Non ci siamo candidati ma abbiamo dato la disponibilità nel momento che ci è stato chiesto. Ne abbiamo discusso, il Presidente era entusiasta e abbiamo valutato di poterci stare valutando i ritorni e considerando l’impatto mediatico di un Open così importante a livello di field, montepremi ecc. Poi ci sono pro e contro, avremo un grosso impegno a livello logistico, organizzativo e anche di budget: arriva in un periodo felice per il campo, che si presenterà nel massimo del suo splendore, però saremo anche in alta stagione e rimarremo chiusi per una ventina di giorni in un momento di forte presenza turistica, senza contare che anche prima e dopo ci saranno lavori in corso. D’altro canto avendo anche un’immagine turistica estera se ne sta parlando tantissimo e stiamo vedendo che c’è un gros-
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so interesse, con diversi contatti di agenzie e tour operator, al prima e al dopo gara, cosa abbastanza normale perché in tutti c’è il desiderio di andare a giocare nel campo dove si è disputato l’Open. Un’agenzia ci ha già prenotato tutte le partenze nel primo giorno disponibile dopo il torneo perché c’è un gruppo di appassionati che vuole venire a giocare il percorso preparato da gara...».
Avete già pensato ai parcheggi per il pubblico? «È uno dei tanti aspetti di cui si sta occupando il Comitato Organizzatore Open d’Italia, il settore della Federgolf diretto da Alessandro Rogato e Barbara Zonchello. Grazie alla collaborazione dei tre comuni dove sorge il campo ci hanno messo a disposizione un’area molto grande a 800 metri in linea d’aria dal club e circa cinque minuti in macchina».
Qualche ricordo della precedenti edizioni giocate a Gardagolf? «Ci sono stato solo da spettatore una volta, però i soci ne parlano sempre come un bellissimo ricordo e un vanto per il club».
Può spiegare la scelta di non avere un proprio superintendent/greenkeeper ma di lasciare la gestione dei lavori a un gruppo esterno? «Sono tanti anni che c’è una gestione esterna affidata alla ditta Bariselli di Polpenazze. La situazione è la stessa che avevamo anche a Poggio de Medici e la cosa ha sicuramente più pro che contro. Noi poi ci affidiamo a un consulente esterno, Alessandro Bertolini, mentre io faccio da supervisore. Per il resto, cercando il modo di ottimizzare i costi, si stipula un contratto con la ditta e un capitolato in cui vengono indicate le modalità, i costi e i tempi delle varie manutenzioni. Ovvio che in casi come questo in cui si ospita una manifestazione internazionale si verifica una situazione di straordinarietà con operazioni che esulano dal capitolato».
Quali sono state le richieste da parte dello European Tour? «Per ora non abbiamo avuto richieste particolari a parte quella di sfoltire alcuni alberi. Abbiamo invece concordato con gli organizzatori di concludere la gara con la la buca 8 del percorso rosso (par 4 di 446 metri, hcp 1 ndr), tutto questo per recuperare lo spazio per tribune, villaggio ospitalità, aree sponsor, ecc. Modifica che comunque lascerà sostanzialmente inalterate le distanze degli spostamenti».
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Nelle foto, gli operatori della società Bariselli in azione sui percorsi di Gardagolf e, qui sopra, di Chervò San Vigilio
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Il Greeenkeeper Fiorenzo Bariselli
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e cura del verde del Gardagolf Country Club è affidata da anni alla ditta fondata dal sessantunenne Fiorenzo Bariselli, che il bellissimo campo nato all’ombra della Rocca di Manerba l’ha visto nascere e crescere sin dal primo colpo di piccone, trasformando quella che sembrava un’attività temporanea in un ambiente allora sconosciuto, in un lavoro permanente capace di regalargli quelle soddisfazioni che ti arrivano solo quanto ti sei costruito le competenze con impegno e dedizione, giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza. «Ho avuto la fortuna di iniziare la mia attività di gestione e manutenzione dei campi da golf grazie a Gardagolf in quanto avevo la sede lavorativa nel mio paese di origine Polpenazze (uno dei tre comuni dove sorge il campo ndr). Mi sono trovato nel posto giusto al momento giusto con i mezzi idonei per la formazione dei tre percorsi del campo - racconta Fiorenzo -. Eravamo nell’ottobre del 1983 e ho materialmente piantato il primo palo del perimetro del campo da cui sono partiti
i lavori. Poi nel corso degli anni ho inserito nell’azienda di famiglia i miei nipoti e mio figlio e in questo modo abbiamo ampliato la nostra realtà acquisendo la gestione del “Chervò Golf San Vigilio” a Pozzolengo e del “Golf Club Castello Tolcinasco” a Milano. Questo è stato possibile in quanto ho avuto la fortuna di incontrare sempre Presidenti delle strutture golfistiche che mi hanno dato la fiducia e la possibilità di operare serenamente». Qual è il segreto per riuscire a gestire la manutenzione, in maniera tra l’altro ottimale, di tre percorsi con 27 buche a cui vanno aggiunte le buche executive presenti al Chervò e Tolcinasco? «Il segreto è la gran voglia di lavorare, la passione e alzarsi al mattino presto, perché è a quell’ora che si scoprono le malattie del tappeto erboso. E poi la costante presenza sul campo di collaboratori qualificati che da anni lavorano con noi e a cui sono riuscito a trasmettere il mio amore e la mia dedizione per questo settore fino a trasformargli il lavoro in una passione, perché penso che solo così si possano raggiungere buoni livelli. Poi, si può sempre migliorare!».
A destra Fiorenzo Bariselli e nella foto grande il lavoro nel circolo di Castello Tolcinasco, incarico acquisito di recente dalla sua azienda con sede a Polpenazze (Brescia)
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33 Rispetto alla routine normale cosa cambia e come si gestisce un campo che deve ospitare un Open? «Siamo alla terza esperienza avendo già lavorato nella preparazione delle precedenti edizioni giocate a Gardagolf. Dal momento che ci è stata comunicata nel mese di dicembre la scelta di ospitare l’Open, ci siamo subito messi al lavoro per programmare le lavorazioni da eseguire sul campo e ci stiamo concentrando nella cura dei dettagli, controllando ogni minimo particolare per far trovare il campo in ottime condizioni». Ci può descrivere i percorsi di Gardagolf dal punto di vista delle erbe e delle essenze? «Gardagolf è un campo composto da varie tipologie di erbe: sui tee troviamo Agrostide, Pencros e miscuglio di Loietto, sui fairway troviamo Agrostide, miscuglio di Loietto e Poa annua mentre sui green Agrostide di tipo A1». Quali sono i principali interventi necessari durante l’anno per mantenere un campo a uno standard sempre elevato? «Gli interventi principali per mantenere un campo al top so-
no le chiodature, le carotature, le sabbiature, le scarifiche, le concimazioni di tee, green e fairway, la cura dei bunker e sicuramente non da meno è avere un parco macchine con mezzi sempre di primo livello per ottenere buoni risultati e ovviamente tutto il contorno del campo che fa da cornice». A seguito dell’introduzione dei divieti sanciti dal PAN (Piano di Azione Nazionale), quali sono le problematiche che stanno emergendo e come si possono risolvere? «Le problematiche sono le erbe infestanti e le malattie che si presentano nei mesi estivi e che vengono affrontate con l’utilizzo di prodotti biologici e interventi agronomici». Quante persone fanno parte del vostro gruppo di lavoro? «Nel nostro gruppo di lavoro abbiamo circa 40 persone che ruotano nei tre golf che abbiamo in gestione». Quali sono i problemi maggiori per gestire un percorso a queste latitudini con inverni freddi ed estati sempre più torride? «Nei mesi invernali non ci troviamo di fronte a grandi problematiche, mentre nei restanti mesi lavoriamo preventivamente con chiodature utilizzando prodotti umettanti per controllare la siccità e giornalmente i miei collaboratori controllano le macchie più critiche irrigando manualmente». L’acqua e la gestione delle risorse idriche sono un problema? «Fortunatamente al Gardagolf sui tre percorsi non abbiamo il problema dell’acqua in quanto è una risorsa presente, grazie anche al fatto che qualche anno fa sui due percorsi dove si svolgerà l’Open l’impianto di irrigazione è stato completamente rifatto e ampliato per avere una maggiore copertura irrigata». In molti stanno adottando la trasformazione dei fairway in Bermuda grass. È attuabile e porterebbe benefici nella zona del Garda? «Nell’area del Garda si potrebbero realizzare i fairway in Bermuda in quanto non ha esigenze particolari sotto l’aspetto della manutenzione e per le limitazioni imposte dal Pan. Ma al Gardagolf non è attuabile perché i fairway sono coperti da piante e per l’elevato ombreggiamento la Bermuda soffrirebbe e patirebbe non dando i suoi benefici per la qualità del gioco».
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In alto, alcune delle 36 buche di Villa Carolina, di cui vediamo qui sotto l’ingresso del nuovo resort. A destra, il presidente del Circolo alessandrino, Giorgio Tacchino
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I N T E R V I S TA Giorgio Tacchino
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Dall’hotellerie d’élite ai network televisivi, alle emozioni sui green: animatore di cento iniziative, ha rilanciato il prestigioso resort piemontese arricchendolo di altre 18 buche. L’offerta è ora al turismo golfistico di qualità, che sta scoprendo la grande cucina e le bellezze del Monferrato
VILLA CAROLINA: DOLCI FAIRWAY E ANTICHI SAPORI
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di Roberto Zoldan all’imprenditoria alberghiera alle tv locali, poi al golf. Presidente Tacchino, ci racconti l’itinerario che l’ha portata a guidare Villa Carolina, uno dei circoli più prestigiosi d’Italia, che oggi può contare su due percorsi da 18 buche, l’originario La Marchesa e il più recente Paradiso. Nacqui a Castelletto d’Orba, dove ancora risiedo, in provincia di Alessandria. Un bel paese medievale sui rilievi collinari del Basso Piemonte, a destra del fiume Orba. Dopo il liceo mi iscrissi a Medicina che lasciai per seguire l’azienda di famiglia, un bell’albergo-ristorante con sala da ballo, frequentatissimo negli anni ’60. Erano anni di forte espansione economica e di entusiasmanti iniziative in ogni settore. Sull’onda della liberalizzazione delle frequenze, nel 1975 fondai Radiocity, subito molto seguita in Piemonte e Liguria. L’anno dopo la trasformai in Teleradiocity, tra le prime, nel 1977, a trasmettere a colori dagli studi della maxi-discoteca La Rotonda, sempre a Castelletto d’Orba, con un bacino di utenza iniziale in basso Piemonte. L’industria del tempo libero accompagnava la crescita del benessere diffuso: aprii nuovi locali, piscine e parchi acquatici in concomitanza con nuove emittenti anche in Lombardia e Liguria. Nei primi anni ’90 riunii le emittenti in Italia 7, che raggiunse alti indici di ascolto grazie a una programmazione di buona qualità. Gli addetti ai lavori l’hanno sempre elogiata. Fui anche
presidente delle Terme di Acqui e cominciai a giocare a golf a Villa Carolina raggiungendo un ragionevole hcp 13. Business e gioco, si sa, spesso si fanno compagnia con reciproca soddisfazione e io ero innamorato di entrambi: acquistai le azioni del complesso e ne divenni presidente. Breve storia del circolo. Il fascino della residenza di campagna della marchesa degli Albrizzi, le prime 18 che portano il suo nome. Come nacque il club? Quando ci s’infila nel lungo viale di ippocastani che porta alla clubhouse si capisce di essere arrivati in uno dei luoghi più belli dell’Alto Monferrato. Si è accolti da un parco secolare, degna cornice della settecentesca residenza di campagna della marchesa Albrizzi, dono di nozze all’esponente di una delle più nobili famiglie di Alessandria. L’atmosfera evoca una civiltà pastorale e insieme aristocratica nella quale le persone di alto lignaggio un tempo amavano “villeggiare” nei mesi estivi. La proprietà rimase senza eredi, rischiava di essere destinata all’abbandono. Qualche imprenditore avveduto e gli esponenti più lungimiranti della comunità locale decisero di acquistarla e destinarla a un circolo di golf: scenario incomparabile, declivi dolci tra boschi e campi sottostanti potevano ospitare un ottimo percorso. Fu inaugurato nel 1996 col nome di Percorso La Marchesa, 18 buche con foresteria e ottimo ristorante. La clubhouse nelle antiche scuderie, la ristrutturazione delle camere: ottima cornice per il tempo libero dei soci, la vita di circolo e le cene sociali. Un’attrazione anche per i golfisti in
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36 cerca della buona cucina e delle dolcezze del Monferrato. Le strutture ricettive furono sistemate sin dall’inizio nelle vecchie scuderie nelle quali ci sono ora palestra e Centro benessere. Con l’incremento del numero dei soci si rese necessario un ampliamento. Inserimmo gli spogliatoi nelle vecchie cantine dalle suggestive mura medievali, al primo piano installammo il bar e rinnovammo tutte le sale sociali. Ristrutturammo anche le 15 camere che si affacciano sull’intero parco, quelle dei vecchi alloggi della marchesa Carolina. Gli ospiti stranieri, soprattutto golfisti svizzeri e tedeschi, vi trovano buona accoglienza e piccoli tesori gastronomici offerti dal gestore Carlo Parisio. Col vino eccellente della nostra terra, naturalmente. Il completamento del percorso Paradiso è invece del 2014, con le nove buche finali disegnate dall’architetto canadese Graham Cook. Avete ospitato anche prestigiosi tornei. Con le ultime nove a regime dal 2014, il Paradiso diventa un bel Championship course, par 72 di 5.700 metri. Si snoda intorno alla collina su cui sorge il Villa Carolina Resort ed è caratterizzato da fairway stretti e green con pendenze difficili. Non essendo lungo, immerso nella natura e nel silenzio, è gradito da ogni tipo di golfista. Alla fine delle prime nove si gode di una vista mozzafiato sulla verde pianura piemontese fino alla piramide del lontano Monviso, di un tenero color viola quand’è in controluce al tramonto. Nel 2016 ospitammo il Campionato PGAI, una gara su tre giorni nella quale si affrontarono i migliori professionisti italiani. Ne uscì vincitore Andrea Rota (-11) dopo un appassionante playoff con Matteo Delpodio. Festeggiò anche la nostra squadra di 12 greenkeeper addetti alla manutenzione guidata da Lorenzo Bisio, tutti esperti del verde, per l’apprezzamento degli atleti rivolto alle eccellenti condizioni del campo, pur impegnativo, con green difficili di non facile lettura. I 500 soci hanno ora a disposizione due percorsi molto diversi tra loro. La Marchesa (6.161 metri) ha green prevalentemente piani e buche lunghe. Oltre che nelle 150 gare annuali i soci possono sempre giocare tra amici nelle 18 che rimangono libere. Abbiamo dato vita a numerose gare di circolo sponsorizzate da marchi prestigiosi sia del settore automobilistico che del settore orafo. Abbiamo ospitato anche numerose gare federali come i Campionati a Squadre Maschili e Femminili. Nello scorso giugno abbiamo aperto le porte a uno dei più importanti eventi golfistici benefici, la Pro Am Vialli e Mauro, che raccoglie fondi per la lotta contro la SLA (sclerosi laterale amiotrofica) con la presenza di professionisti di fama mondiale come Jamie Donaldson e Rafael Cabrera Bello, già componenti della squadra europea di Ryder Cup.
Nelle foto, tre scorci di Villa Carolina, con la clubhouse (qui sopra) nella residenza della Marchesa degli Albrizzi
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Quali le caratteristiche della vostra offerta? Vedo il golf come volano di sviluppo turistico e culturale. Parlo di tutto il golf italiano, per certi aspetti un poco provinciale se messo a confronto con i grandi numeri dei Paesi
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Dalla terrazza del nuovo ristorante: salve, Piemonte… A rianimare la vita di circolo di questi ultimi anni, ecco il nucleo residenziale costruito accanto ai due percorsi, circondato dal verde, nel rispetto rigoroso della natura e del territorio. Le residenze di alta qualità erano richieste da soci e fruitori del campo che volevano passare il fine settimana accanto ai green e avere una casa di campagna. Piantumazione curata, aiuole sempreverdi e coloratissime in estate. Dopo il successo ottenuto con la vendita di tutte le unità, la società pilotata da Giorgio Tacchino progettò un nuovo borgo sul rilievo che chiude le prime nove buche del Paradiso, con indispensabile accesso indipendente. Il rallentamento generalizzato della richiesta di immobili suggerì poi di modificare il progetto e realizzare accanto alle nuove abitazioni una foresteria con quaranta camere. Nasceva il Villa Carolina Resort, completato da una zona ristorazione (il ristorante stellato Saint George), che si affaccia su una terrazza volta a ovest con una spettacolare vista sul campo e sui boschi e dalla quale lo sguardo può allungarsi sino alle Alpi (foto a destra). Cucina e servizio di alta qualità sono offerti ai residenti e ai golfisti-gourmet, soprattutto stranieri, in cerca delle specialità del territorio, terra di confine con la Liguria dalla cui tradizione gastronomica gli chef traggono antica ispirazione. Qui si provano delicatezze liguri e piemontesi. Immediato il gradimento, confermato lo scorso anno da una grande affluenza. Per il 2018 tutto prenotato fino a novembre.
europei ricchi di tradizione sportive e opportunità territoriali più adatte a questo sport. Alludo al nostro clima, alle bellezze naturali, alle risorse culturali e alle varietà enogastronomiche delle nostre regioni, una somma di preziosità che non ha eguali in Europa. Visto quel che hanno fatto nel golf con grande successo i cugini francesi e soprattutto spagnoli, ho pensato a un investimento ricettivo/alberghiero che sia un’attrazione per il turismo golfistico di qualità, sempre più numeroso nel Nord Italia. I circoli attorno al lago di Garda fanno il pieno con tedeschi e austriaci. Quelli attorno ai laghi lombardi ospitano ogni estate decine di migliaia di giocatori svizzeri e nordeuropei. Il Piemonte e il Monferrato dei grandi vini e della buona cucina sono meta di altrettanti turisti con la sacca nel baule che a Villa Carolina ora possono trovare quello che cercano. Soltanto una simile offerta, del resto, può tenere in pareggio il bilancio dei circoli di golf delle zone turistiche. Il nuovo Resort, il Centro benessere, piscina e palestra. Ce li illustri. Ci parli anche del vostro futuro e delle promozioni che avete intrapreso. Qualità nell’accoglienza, buona manutenzione del campo, bellezza dei percorsi ma soprattutto ricchezza e suggestioni del food & beverage. Dell’attività alberghiera so tutto grazie alle vecchie competenze di famiglia. Conosco l’equilibrio sottile tra costi e ricavi, difficilmente controllabile quando si offre un prodotto di alta qualità e insieme effimero e delicato come l’ospitalità. L’investimento è stato quindi robusto anche per
attrezzare Centro benessere, piscina e palestra, frequentatissima in estate, nuove cucine e nuove camere. I risultati del resto si sono visti con un incremento delle presenze. Stiamo rinnovando anche l’immagine e la comunicazione verso il mercato europeo e potenziando ogni singolo settore. Il golf oggi in Italia, analisi della vita golfistica piemontese e di quella italiana. La politica della Federazione. Vogliamo più golfisti? Mancano i vivai dei giovani? Sono cambiati gli stili di vita e al golf non si va più con l’intera famiglia così da trasferire la passione di padre in figlio? Cerchiamo i neofiti nelle scuole, liberiamo questo meraviglioso gioco dal fardello dell’esclusività elitaria. Giocare a golf costa meno che andare a sciare e gli sciatori-consumatori si calcola che siano attorno ai due milioni. Nel Nord Europa giocano a golf anche i metalmeccanici, gli americani hanno 25 milioni di golfisti, quasi il 9% della popolazione. Come se da noi i golfisti fossero cinque milioni. Penso che non si faccia abbastanza per raggiungere i giovani e propongo accordi con le scuole del territorio circostante i percorsi. L’amore per ogni tipo di sport, si sa, nasce quando si è ragazzi. I praticanti nel frattempo diminuiscono e tutti confidiamo nella Ryder Cup del 2022 a Roma, un sogno e una speranza. Il golf piemontese? Secondo me ha imboccato una buona strada, vale a dire quella della ricerca di golfisti-turisti stranieri, cioè la promozione, come abbiamo fatto noi di Villa Carolina, delle bellezze e delle qualità del nostro antico e meraviglioso territorio.
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PERSONAGGI Corrado Graglia
Il direttore di Cherasco ha scoperto il golf quasi per caso dopo la maturità e dal 1990 per lui è iniziato un grande amore. Sul piano professionale, ma anche con risvolti personali…
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di Roberto Roversi e gli avessero detto come sarebbe andata a finire forse non ci avrebbe creduto nemmeno lui. Era difficile, infatti, immaginarsi un futuro nel golf, uno sport che non conosceva, quando, appena conseguita la maturità, l’allora presidente del nascente Golf Club S. Croce di Boves, siamo nel 1990, gli propose di lavorare per il circolo che stava muovendo i primi passi. Corrado Graglia accettò e la sua vita si incamminò per una strada che non aveva contemplato. «Presi quella decisione con una certa incoscienza - ricorda Graglia - quella che spesso mi ha accompagnato nelle scelte più importanti della mia vita professionale. Guardando indietro credo di aver fatto la cosa giusta». Oggi Graglia è il Direttore del Golf Club Cherasco, ma nel suo ricco curriculum figurano diversi altri ruoli che ne fanno un personaggio di spicco nel panorama golfistico nazionale. «In pratica sono partito da zero essendo completamente a digiuno di golf - racconta - Avevo appena terminato il periodo di leva e andai a lavorare in questo circolo che stava iniziando la sua attività. Ricordo che il Segretario era Riccardo Valzorio (oggi Direttore al Golf Club Biella, ndr) e io facevo un po’ di tutto. Lavoravo in Segreteria, andavo sul campo, insomma cercavo di darmi da fare. Allora non pensavo cosa sarebbe diventato il golf per me».
Scorrendo le tappe del suo percorso professionale viene da dire che non è stata una cattiva scelta. È d’accordo? «Assolutamente sì. Mi sono innamorato da subito di questo lavoro e di questo ambiente che mi ha offerto opportunità davvero importanti permettendomi di crescere e di acquisire conoscenze e competenze che cerco di utilizzare per svolgere al meglio il mio lavoro». In effetti la carriera di Corrado Graglia è scandita da diversi momenti importanti. Dopo l’esperienza iniziale a Boves è passato nel 1997 a dirigere la Segreteria del Golf Club I Ciliegi, ma il passaggio nel circolo torinese fu breve perché l’anno dopo approdò al Golf Club Cherasco dove oggi lavora. In mezzo a tutto ciò c’è stata anche la partecipazione ai corsi federali per il conseguimento del diplo-
Nella foto grande, una veduta aerea del Golf Club Cherasco e qui accanto Corrado Graglia e la moglie, Laura Rege Gianas (Segretario del Royal Park I Roveri) a Loch Lomond
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ma di Direttore. Tra l’altro il passaggio da allievo a insegnante è stato quasi un tutt’uno visto che dal 2009 Graglia è uno dei docenti della Scuola Nazionale di Golf di Sutri, con l’incarico di Coordinatore della Sezione Segretari e Direttori e di membro del Comitato Regole. Come spiega questo suo impegno nel golf? «Con la passione. Amo questo sport che considero il più bello del mondo e, sempre con l’incoscienza che mi caratterizza, ho voluto conoscerne il maggior numero di aspetti soprattutto legati alla sua gestione e al suo sviluppo. Tra l’altro questo sport mi ha permesso di incontrare la donna che adesso è mia moglie, Laura Rege Gianas, che lavora nella Segreteria del Royal Park a Torino. Non posso, quindi, che essere riconoscente al golf». Avendo alle spalle una carriera più che decennale e vivendo questo lavoro con grande intensità, come pensa sia cambiato il suo lavoro nel corso degli anni? «Quello del Direttore o di Segretario, il nome alla fine non ha molta importanza, è un ruolo fondamentale all’interno di un circolo di golf e si è adattato all’evolversi dei tempi. In passato si trattava di occuparsi della gestione di un gruppo di persone appassionate di uno sport che li accomunava. Era un lavoro tutto sommato semplice. Oggi, invece, il Direttore è diventato il responsabile di una piccola azienda che deve funzionare con regole e adempimenti sempre più complessi in un contesto diverso rispetto a qualche decina d’anni fa. Senza dubbio è cambiato anche l’ambiente e, inoltre, la presenza di nuovi strumenti ha imposto un diverso approccio a questo lavoro, ma credo che in fondo l’aspetto umano del nostro mestiere rimanga l’elemento principale. Ognuno di noi, poi, ne dà un’interpretazione personale». Non è un mistero per nessuno che l’attuale momento del nostro golf non sia dei migliori. I tesserati sono in calo, esistono circoli in difficoltà e la carta del turismo golfistico è vincente solo per alcuni club. Che situazione c’è a Cherasco? «Usando un’immagine ciclistica potrei dire che siamo in piedi sui pedali, impegnati a spingere per mantenere i nostri numeri in equilibrio. Abbiamo circa 350 soci, ma possiamo anche contare su circa 7 mila visitatori all’anno, di cui un terzo stranieri, che vengono a giocare sul nostro campo. Ogni anno riusciamo a “creare” 20/30 nuovi giocatori attraverso varie iniziative promozionali rivolte anche alle scuole per farci conoscere dai giovani. Il nostro obiettivo è quello di fare in modo che le persone che vengono da noi si trovino bene. Per questo lavoriamo per migliorare la qualità dei nostri servizi e delle nostre proposte in modo che i soci si sentano orgogliosi di far parte del circolo. È questa, secondo noi, la strada giusta per crescere. Abbiamo visto che la politica del “prezzo”, con quote sempre più al ribasso, non sta pagando come dimostra il calo dei giocatori riscontrato negli ultimi anni. Quindi bisogna cambiare strategia puntando sulla qualità e sull’efficienza cercando di trasmettere la passione per questo sport».
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Cosa chiede oggi un socio al proprio circolo? «È una domanda che mi pongo spesso. Il mondo e la società stanno cambiando molto più velocemente rispetto al passato e noi dobbiamo riuscire ad adeguarci a queste variazioni intercettando e interpretando le nuove esigenze. Per quanto ci riguarda abbiamo fatto scelte precise che vanno nella direzione della qualità dei servizi offerti. Questo significa anche dover dire no a certe richieste che puntano solo sull’aspetto economico. Non penso ci siano solo golfisti che vogliono spendere poco senza preoccuparsi di cosa ricevono in cambio. Questo indirizzo è sostenuto dal Consiglio ed in particolare dal Presidente dall’Immobiliare Le Chiocciole S.p.A., Giovanni Botta, e dal Vice Presidente dell’ASD Golf Club Cherasco, Giovanni Manna, che dedicano molto tempo a questa realtà e con i quali ho un ottimo rapporto di collaborazione». Tutti sono concordi sul fatto che aver portato in Italia la Ryder Cup del 2022 possa rappresentare l’elemento decisivo per lo sviluppo del nostro golf. Lei che ne pensa? «Sono convinto che la presenza di questo grande evento nel nostro paese possa dare una grande spinta alla diffusione del golf in Italia. Credo che il Presidente Franco Chimenti, che più di tutti ha creduto in questo progetto, e il Consiglio Federale abbiano fatto una scelta epocale. Sappiamo bene cosa significhi questa manifestazione a livello mediatico e sportivo e quanto interesse sia in grado di attirare. Il golf italiano dovrà mostrarsi all’altezza di gestirlo nel modo migliore. È una sfida difficile, ma io sono ottimista».
A sinistra, Corrado Graglia con Davide Maria Lantos nella clubhouse di St Andrews; sotto, in premiazione, con Giovanni Botta (al centro, Presidente dell’Immobiliare Le Chiocciole) e Giovanni Manna (Vice Presidente dell’ASD GC Cherasco). Qui sopra, il direttore del circolo cuneese con alcuni componenti dello staff: dietro, da sinistra Pierluigi Sismondini, Alessandro Gallino, Giuseppe Cardone e Flavio Siccardi; accosciati Massimiliano Passarini e Francesco Berardelli vari corsi che organizziamo e che poi mettono a disposizione dei circoli la loro professionalità. Il nostro non è un lavoro semplice e lo conferma anche il turn over che avviene nei circoli».
L’argomento Ryder Cup è strettamente collegato a un altro tema: quello del turismo golfistico che in Italia è ancora poco sviluppato. Qual è il suo parere in proposito? «Non c’è dubbio che il nostro paese, per le ragioni che tutti conosciamo, abbia grandi potenzialità da incrementare in questo senso. La Ryder Cup, con la sua enorme popolarità a livello mondiale, ci offre una grande chance di visibilità che il golf italiano deve riuscire a sfruttare. I nostri circoli devono cogliere questa opportunità attrezzandosi al meglio per accogliere i visitatori sia italiani che stranieri. In questo senso sarà importante anche il coinvolgimento dei soci e dovremo farci carico di spiegare loro che la presenza di giocatori esterni è un bene per i circoli sia in termini economici che di prestigio».
Lei è anche arbitro internazionale. Tra l’altro, unico Direttore di golf in Italia, è in possesso di questo titolo sia per la R&A in Europa che per la PGA-USGA americana. Nel 2019 entreranno in vigore nuove regole. Lei che ne pensa? «Le modifiche apportate al regolamento sono state introdotte con lo spirito di andare incontro alle esigenze dei giocatori. Non giudico questi cambiamenti. Il mio ruolo è quello di studiarli per poi metterli in pratica quando sono sul campo. La mia preoccupazione maggiore è quella che gli addetti ai lavori conoscano bene questa materia e sappiano come usarla con giudizio. Non dimentichiamo che in fin dei conti noi dobbiamo aiutare la gente a divertirsi in un campo da golf. Alcune delle nuove regole si pongono l’obiettivo di velocizzare il gioco, ma a renderle davvero efficaci sarà la loro gestione e la loro corretta applicazione».
Da quasi una decina d’anni lei lavora per la Scuola Nazionale di Golf dove si formano le professionalità del golf italiano, dai Direttori ai Superintendent. Ci vuole parlare di questa realtà? «Credo che questa struttura rappresenti un ruolo fondamentale per la crescita del nostro golf grazie a un grande lavoro di formazione che svolgo con tanta passione in collaborazione con il collega e caro amico Davide Maria Lantos, allo scopo di accrescere le conoscenze e le competenze di chi lavora nei circoli. È una realtà che all’estero ci invidiano e mi auguro possa continuare a essere un punto di riferimento per il movimento golfistico italiano. Ogni anno ci sono una trentina di persone che prendono parte ai
Come si immagina il golf italiano tra una decina d’anni? «Il mio sogno è quello di arrivare a 500 mila tesserati, ma mi accontenterei anche di 300 mila. Sarebbe già un ottimo risultato. Per raggiungere questo traguardo, però, bisognerà fare in modo che le strutture del golf italiano, cioè i circoli e gli addetti ai lavori, siano pronti ad affrontare questa sfida. La Ryder Cup con la sua ricaduta di popolarità sul nostro sport può dare una mano, ma il lavoro maggiore lo dovrà fare il movimento. Io sono ottimista di natura e sono convinto che si possa arrivare in alto perché esistono le potenzialità per farlo. Basta crederci e lavorare insieme. Si potrà perdere qualche battaglia, ma l’importante è vincere la guerra. È tutto nelle nostre mani».
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IL FUTURO SCENDE IN CAMPO Mezzi sempre piĂš efficienti, potenti, perfezionati, ma al tempo stesso meno invasivi e con consumi in continua diminuzione, stanno fornendo a chi cura la manutenzione dei campi da golf uno strordinario supporto
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enere in ordine e con cura un campo da golf non è una cosa facile. Si tratta di gestire alcune decine di ettari di terreno, a volte in piano, a volte scoscesi, a volte in posti caldi in altre in quelli freddi, che richiedono un lavoro fatto con grande attenzione e altrettanta competenza. Un lavoro che, fortunatamente, può contare in misura sempre maggiore sul contributo di attrezzature e macchine che forniscono un supporto ormai insostituibile nella cura di un percorso di golf. Quegli strani mezzi che i golfisti incrociano ogni tanto sui campi sono ormai diventati il “braccio armato” della manutenzione di fairway e green. Una delle aziende più impegnate e conosciute a livello mondiale nella produzione di macchine operatrici specifiche per i campi da golf è sicuramente l’americana John Deere, presente anche in Italia. Il “dealer” nazionale più importante dell’azienda statunitense è “Actis per il Golf”, una ditta torinese che dal 1994 è diventata il partner di John Deere nel golf italiano. Dopo la scomparsa nel 2016 di Domenico Actis, che si occupava soprattutto della parte commerciale e dello sviluppo dell’azienda, è toccato al fratello Andrea, da sempre responsabile dell’assistenza tecnica, assumere la responsabilità dell’attività nel suo complesso. «Abbiamo iniziato a lavorare nel golf nel 1984 – spiega Andrea Actis – maturando quindi una grande esperienza in questo settore. La collaborazione con John Deere ha dato un ulteriore impulso alla nostra attività che ha puntato soprattutto sulla qualità e sull’efficienza del supporto al cliente creando un sistema operativo in grado di intervenire in modo rapido e funzionale. Il nostro servizio ricambi, ad esempio, garantisce la consegna di un pezzo nel giro di 24 ore lavorative».
La manutenzione è sempre di più uno degli aspetti essenziali nella gestione di un campo da golf e la sua qualità dipende, oggi più che in passato, dall’attrezzatura a disposizione. Come è cambiato negli anni questo settore? «Sicuramente la qualità e la varietà del parco macchine è sempre stata uno degli elementi fondamentali per gestire al meglio la manutenzione di un campo da golf. Negli ultimi anni, però, la progressiva riduzione in risorse umane destinate alla cura del percorso, avvenuta in gran parte dei tracciati e in special modo in quelli del nostro paese, ha comportato l’esigenza di utilizzare macchine sempre più efficienti ed estremamente produttive, senza però tralasciare l’aspetto qualitativo». Come e in che modo si sono sviluppate le macchine operatrici che si usano nei campi da golf? «Principalmente si sono evolute con l’obiettivo di diventare sempre più potenti e produttive, ma anche per essere sempre meno “invasive” nei confronti del manto erboso. Un altro aspetto del loro sviluppo tecnologico è stato quello della semplicità d’uso abbinata alla velocità di lavoro e all’economia della loro manutenzione. Devo dire che in questo ambito John Deere è stata tra i pionieri nel mercato introducendo, in molti casi per prima, diverse innovazioni tecnologiche esclusive come ad esempio la tecnologia ibrida per le macchine elicoidali da green e da fairway, il Green Tender Conditioner (groomer) a contro rotazione, la tripla da green off-set, lo Speed-Link per la registrazione rapida delle altezze di taglio, il Load-Match sia per i trattori che per le macchine da taglio elicoidali e rotative, giusto per citare le più importanti novità introdotte».
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Come in tutti gli ambiti anche in questo settore è cresciuta la sensibilità nei confronti dell’ambiente. Da questo punto di vista, considerando i loro consumi energetici e la relativa ricaduta sull’inquinamento, come sono le macchine attuali? «È giusto sottolineare che John Deere già nel 2005, prima azienda del settore, ha introdotto una serie di macchine a tecnologia ibrida le quali consentono un sensibile risparmio in termini di consumo di carburante e un conseguente minor inquinamento. Questa nuova generazione di macchine, inoltre, ha comportato anche un notevole abbassamento dell’inquinamento acustico e, non da ultimo, la riduzione al minimo della possibilità di dispersione al suolo di olio idraulico, un elemento altamente inquinante e dannoso per il tappeto erboso. Va detto, altresì, che le nuove normative europee sulle macchine operatrici a motore hanno comunque imposto ai costruttori standard molto rigidi in termini di emissioni. John Deere, per suo conto, ha addirittura già introdotto su gran parte dei propri mezzi le motorizzazioni “Stage five”, ovvero rispondenti alla normativa che entrerà in vigore nel 2019». Come nel settore delle auto anche nelle macchine operatrici per il golf l’arrivo della motorizzazione ibrida rappresenterà la fase di passaggio verso mezzi com-
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pletamente elettrici? «La soluzione “ibrida”, come ho sottolineato in precedenza, rappresenta un fatto ormai consolidato. La motorizzazione esclusivamente elettrica sta muovendo i suoi primi passi ed è fuor di dubbio, migliorando la tecnologia e abbattendo i costi di produzione, che prenderà sempre più piede come lo faranno anche la robotica e l’autoguida satellitare, altri due ambiti verso i quali si sta sviluppando la ricerca dei costruttori». Qual è il ruolo dell’elettronica in queste macchine? «Indubbiamente negli ultimi anni, come è avvenuto in tanti altri settori similari, l’elettronica sta assumendo una funzione sempre più rilevante. In primo luogo questi motori, che sono sempre più evoluti tecnologicamente, necessitano di una indispensabile gestione elettronica che ne possa garantire la massima efficienza e i bassi consumi. L’elettronica, inoltre, è stata introdotta anche per la gestione dei sistemi idraulici che controllano gli organi di taglio e della trasmissione delle macchine al fine di averne la maggiore efficienza in termini di gestione della qualità di esecuzione, ma anche in termini di sicurezza per l’operatore. Si tratta di un ambito in piena evoluzione che ci porterà ad avere macchinari più precisi nelle lavorazioni e più facili da utilizzare».
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45 Quindi la presenza sempre più accentuata di tecnologia non ha reso più complicato l’utilizzo di queste macchine? «Al contrario. Lo sviluppo tecnologico che ha interessato queste macchine, in particolare l’introduzione dell’elettronica, ha reso più accessibile l’uso delle macchine anche a operatori meno esperti. Inoltre i sistemi elettronici di cui sono dotate oggi questi mezzi hanno semplificato l’autodiagnostica delle macchine grazie alla quale, in caso di guasti, rende decisamente più rapido il lavoro dell’assistenza abbassando i costi di gestione dell’utilizzatore finale nonché migliorando notevolmente l’up-time. Chiaramente, rispetto al passato, è necessario che il personale possieda un minimo di conoscenza delle macchine e in questo senso, sia noi come dealer nazionale che la casa madre americana, organizziamo regolarmente e gratuitamente corsi di aggiornamento e formazioni ai nostri clienti». Oggi la gamma delle macchine a disposizione è assai più ampia rispetto a qualche decina d’anni fa. Come è avvenuto questo sviluppo? «Diciamo che per la manutenzione ordinaria e il taglio dell’erba in genere non è poi che la situazione attuale sia così cambiata rispetto al passato. Dove, invece, abbiamo avuto un notevole sviluppo è stato per la manutenzione straordinaria che oggi può contare sulla disponibilità di molte macchine e attrezzature speciali per effettuare lavorazioni specifiche. Mi riferisco ai lavori di decompattazione, di microdrenaggio, di arieggiatura, di conversioni del tappeto erboso in macroterme, di top-dressing e di rullatura, tanto per ricordare alcuni degli interventi non di routine che vengono effettuati sui campi da golf. Posso anche dire che, per motivi legati ad un’ottimizzazione della gestione dell’acqua, al bando di numerosi prodotti chimici e, non ultime, alle mutazioni climatiche, c’è da presupporre che in futuro avremo sempre di più la necessità di effettuare lavorazioni di tipo meccanico sul suolo e sul tappeto erboso. Di conseguenza sentiremo senz’altro la necessità di un maggiore bisogno di nuove attrezzature o soluzioni tecnologiche per affrontare questi problemi, come ormai già sta accadendo da anni in agricoltura». Le macchine usate in un campo da golf sono soggette a una forte usura per cui assume molta importanza la loro manutenzione e la qualità dell’assistenza tecnica. Lei ha citato questo servizio come uno dei vostri punti di forza. Come siete organizzati sotto questo aspetto? «Oltre ad avere storicamente a disposizione uno staff post-vendita numericamente e professionalmente all’altezza (ci sono cinque meccanici, un autista e diversi mezzi attrezzati per gli interventi esterni, ndr), grazie al supporto di John Deere offriamo ai nostri clienti un pacchetto di manutenzione programmata e personalizzata che può dare diritto anche a un’estensione della garanzia fino a cinque anni. Sempre in collaborazione con la casa madre siamo in grado di garantire
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LA PAROLA AL DIRETTORE DI SATURNIA Quante e quali macchine si usano per una adeguata manutenzione di un campo da golf? La domanda l’abbiamo girata a un addetto ai lavori come Procolo Sabbatino (a destra), supervisore della manutenzione e Direttore delle Terme di Saturnia Golf Club, un tracciato (una sua buca nella foto sotto) nato dal design di Ronald Fream che ha sfruttato con grande perizia 70 ettari di terreno collinare nella maremma toscana non lontana dai confini con il Lazio. «Per gestire e curare al meglio il nostro campo servono molte attrezzature e macchinari. Complessivamente disponiamo di oltre 80 mezzi o strumenti per effettuare le tante lavorazioni che richiede la manutenzione di un percorso. Abbiamo una decina di macchine da taglio suddivise per le varie aree del campo dai fairway ai green, dal rough al semirough, dal collar ai battitori. Poi ci sono le macchine da lavoro come i trattori, i mezzi per il trasporto del materiale, i gruppi elettrogeni, le pompe idrauliche, i compressori giusto per citare le più utilizzate. Infine abbiamo le macchine per le lavorazioni specialistiche come quelle per manutenzione dei bunker, le bucatrici, le zollatrici, le seminatrici e gli spargisabbia. Insomma un parco mezzi numeroso e variegato che ci consente di effettuare tutti gli interventi che un campo da golf richiede». Quali sono le macchine più soggette all’usura? «Senza dubbio quelle dedicate al taglio del tappeto erboso che vengono utilizzate costantemente a differenza di altre che si impiegano solo per lavorazioni periodiche o specifiche. La necessità di avere sempre un’ottima qualità di taglio, inoltre, comporta il fatto di avere macchine perfettamente efficienti».
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Un parco macchine così ampio con un impiego quotidiano di molte di esse pone anche il problema dei consumi di carburante. Una voce non di poco conto nelle spese dedicate alla manutenzione di un campo da golf. Quali sono i vostri dati in proposito? «Il nostro consumo annuo è di circa 15 mila litri di carburante. Non dobbiamo dimenticare che il percorso del Terme di Saturnia Golf Club si estende su un’area più vasta di quella che abitualmente ospita un normale campo da 18 buche per cui gli spazi di verde da gestire sono maggiori, senza tener conto della natura collinare del luogo». La presenza di un tappeto erboso in macroterme ha qualche incidenza sull’uso delle macchine? «Nel nostro caso in termini di utilizzo di macchine da taglio non ci sono differenze tra la Bermuda (macroterme, ndr) e le tradizionali varietà. Qui interveniamo con una trasemina di loietto perenne che anche nei mesi invernali, quando le macroterme vanno in dormienza, garantisce un bel colore verde al tappeto erboso al posto del naturale giallo della Bermuda. Questo, però, comporta il mantenimento del normale ciclo dei tagli, anche se con una minor frequenza. Dove la presenza delle macroterme presenta reali riduzioni di costi è in altri ambiti, come il basso impiego di concimi e l’abbassamento dei consumi idrici, senza contare che non è più necessario ricorrere ai fitofarmaci. Tutto ciò, ovviamente, si riflette anche in un minore utilizzo delle attrezzature dedicate a questi interventi con un allungamento della loro vita operativa». Le macchine usate nei campi da golf necessitano di una manutenzione particolare?
«A seconda del tipo di macchina e del loro impiego abbiamo interventi di manutenzione periodica che ci permettono di avere mezzi sempre efficienti. Ci sono mezzi che controlliamo settimanalmente, altri mensilmente e altri ancora per quantità di ore lavorative». Chi si occupa di questi interventi? «Per la manutenzione ordinaria dei mezzi disponiamo nel nostro staff di due persone in grado di svolgere questo lavoro. Per altri interventi più complessi come la rettifica semestrale degli elementi di taglio o le riparazioni sulla parte motoristica e meccanica ci rivolgiamo a strutture esterne». Come viene effettuata la formazione del personale che utilizza tutte queste macchine? «Noi lavoriamo da tempo con la John Deere la quale organizza periodicamente corsi di formazione e di aggiornamento per il personale incaricato di operare con le macchine. Questi corsi riguardano sia le modalità di guida e di impiego del mezzo che l’attività di manutenzione. In questo modo è più facile sfruttare al meglio le potenzialità dei mezzi e tenerli sempre in ordine».
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ai clienti un servizio on-line gratuito per una gestione diretta del cliente, 7 giorni su 7, 24 ore al giorno, negli ordini ricambi. Oltre a tutto ciò ritengo che l’impegno costante, nostro e di John Deere, nella formazione sia dei nostri tecnici che di quelli dei nostri clienti, sia uno degli elementi più importanti per garantire la corretta manutenzione ed utilizzo delle macchine da noi fornite». Esite una “formazione tipo” per il parco macchine che dovrebbe avere in dotazione un campo da golf? «Non credo. Ogni percorso ha le sue caratteristiche peculiari e le sue criticità, quindi ritengo sia molto difficile fare un “copia e incolla” di una flotta tipo che possa andar bene per ogni percorso a 18 buche. Da campo a campo le variabili in gioco sono davvero tante e possono incidere notevolmente non solo sul tipo di macchine da impiegare, ma anche sul loro numero». Quindi campi di pianura, campi di montagna, campi in mezzo al bosco, campi sul mare, ognuno fa storia a sé? «Assolutamente sì! Ogni percorso necessita di un’attenta valutazione in funzione delle proprie caratteristiche, da condividere con il responsabile della manutenzione, con la direzione
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sportiva e la proprietà. Molto spesso è necessario trovare il miglior compromesso possibile tra le caratteristiche del campo e quelle del budget a disposizione, senza dimenticare, però, la sicurezza degli operatori e, non ultimo, le esigenze di qualità del tracciato che i giocatori giustamente pretendono. In poche parole si tratta di un lavoro per niente facile». L’impiego di nuove varietà di tappeto erboso, in particolare l’uso delle macroterme, ha comportato modifiche tecniche alle macchine? «Il sempre più frequente utilizzo delle macroterme nei percorsi italiani ha modificato principalmente la scelta degli elementi di taglio e in particolare per le macchine da fairway che da “leggere” sono diventate “pesanti”. Inoltre questa trasformazione ha comportato l’aumento delle lavorazioni con verticut e groomer che queste varietà stolonifere richiedono, oltre a un utilizzo più massiccio delle macchine da “top-dresser” per la distribuzione della sabbia. Nello stesso tempo, però, questa nuova tendenza ha fatto diminuire l’utilizzo di altri mezzi come ad esempio le botti per la distribuzione di prodotti anticrittogamici in quanto queste essenze sono molto meno soggette agli attacchi patogeni o da funghi rispetto alle microterme».
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Nella foto, il green della buca 18 e la celebre clubhouse del circolo lombardo di Villa d’Este, che nel 2016 ha tagliato l’importante traguardo dei suoi primi 90 anni
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L’ESPERIENZA EMOZIONALE Per far apprezzare un campo ai giocatori, sono molti i fattori da prendere in considerazione, al di là del puro aspetto realizzativo. Ad esempio, se vogliamo un buon risultato, bisogna pensare alle tre fasi della giornata... di Franco Piras
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a diffusione e il successo del golf è legata anche all’esperienza emozionale che offre il gioco in sé ed al rapporto con la natura, aspetti che penetrano e riempiono l’animo di chi lo pratica. È un fatto ancestrale, l’uomo moderno rappresenta l’evoluzione di una specie animale progettata per camminare nella natura 40 chilometri al giorno, un tempo percorsi per necessità di sopravvivenza, oggi per aspetti ludici. Il gioco ha un legame imprescindibile con questo aspetto e con madre natura in senso lato. Il fatto che si svolga all’aria aperta nei diversi contesti ambientali, che sia condizionato dalle condizioni atmosferiche e dagli eventi naturali e che si svolga in un ampio lasso temporale, fanno sì che la mente umana abbia tempo per riflettere, concentrarsi, distrarsi, pensare e nel complesso provare sensazioni e vivere emozioni. Il “viaggio” attraverso il campo da golf rappresenta un’esperienza emozionale completa che riempie e arricchisce. Anche per questo motivo si dice che sia specchio di vita, che sia formativo per i giovani, che crei e rinsaldi rapporti e relazioni umane, che sia salutare per gli anziani. Siamo esseri permeati dalle emozioni, le proviamo continuamente e in qualsiasi situazione anche se spesso non sappiamo riconoscerle o dar loro un nome. Prima di affrontare i vari momenti emozionali vorrei quindi soffermarmi sui concetti di sensazioni ed emozioni, termini che utilizziamo comunemente, di cui non tutti abbiamo consapevolezza dell’esatta portata. La sensazione è una modificazione dello stato del sistema neurologico a causa del contatto con l’ambiente tramite gli organi di senso. In questo processo gli stimoli esterni vengono catturati dai nostri organi di senso, ognuno dei quali adibito alla ricezione di uno stimolo particolare. Non sono coinvolti solo i cinque sensi (udito, vista, olfatto, gusto) in quanto l’essere umano dispone anche di altri canali sensoriali quali propriocezione, termocezione, equilibrio e sensazione di dolore. Le sensazioni, sia pure in misura diversa e soggettiva da persona a persona, permettono alla nostra mente di conoscere noi stessi e il mondo che ci circonda.
L’emozione è uno stato d’animo che fa sentire vive le persone. Si parte da una sensazione positiva o negativa che si trasforma in emozione e che, talvolta, può diventare sentimento, ovvero un sistema più stabile e profondo, filtrato attraverso i valori personali. Le emozioni sorgono in risposta a una determinata situazione e dipendono dai significati e dai valori che un individuo attribuisce a un evento. Se l’evento soddisfa i desideri, l’individuo ha un’emozione positiva, altrimenti reagisce negativamente. Le emozioni sono il prodotto sia di stati interni che di stimoli esterni e che la descrizione di un’emozione è un processo implicante lo stato psicologico. La loro principale funzione consiste nel rendere più efficace la reazione istintiva e inconsapevole che non utilizza processi cognitivi ed elaborazioni coscienti dell’individuo a situazioni in cui si rende necessaria una risposta immediata ai fini della sopravvivenza. Le emozioni rivestono anche una funzione relazionale e una funzione auto-regolativa e si differenziano quindi dai sentimenti e dagli stati d’animo. Sensazioni ed emozioni si susseguono non solo nel corso dell’esperienza golfistica sul percorso ma riempiono tutta la giornata. Sono solito dividere la giornata golfistica in tre fasi. La prima fase nasce nel momento in cui si prende la decisione di andare a giocare e si completa con l’arrivo al circolo. È fatta di speranza, illusione e più in generale di aspettativa e spesso dà una sensazione positiva. Tanti sono i fattori che concorrono a questo aspetto e variano in funzione se il campo è conosciuto o no. In un campo non conosciuto ci sono la ricerca, la scoperta, la sorpresa, lo studio del percorso e della score card, delle mappe sul sito e dei racconti degli amici. Assume rilevanza la completezza di informazioni e dettagli messi a disposizione del giocatore, il modo e la forma in cui questo viene fatto crea aspettativa diversa. C’è la novità della scoperta del Circolo, delle sue dinamiche, della sua accoglienza e degli aspetti logistici. In un campo conosciuto, l’aspettativa è diversa, il giocatore è già familiare con le dinamiche del Circolo, si sente a suo agio e l’attenzione è focalizzata solo sul gioco, pensa alla strategia di ogni singola buca, la sua mente rielabora la memoria del giro precedente, dove e come ha sbagliato nell’affrontare una buca,
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dove ha invece fatto bene, conosce il percorso e la sfida che lo aspetta, l’aspettativa è quella di fare meglio. Conoscendo il percorso entrano preventivamente in gioco altre emozioni, quali il timore di una buca, la gioia per un paesaggio, la sfida per un colpo eroico e altre ancora. La seconda fase esperienziale è quella che il giocatore vive nel corso della partita, comincia con l’arrivo sul tee della prima buca e si conclude in green alla diciottesima. Nel corso delle quattro o cinque ore di gioco si susseguono momenti emozionali che il giocatore vive inconsapevolmente, ed è compito dell’architetto stimolarle sulla base della sua visione, a seguito di una attenta pianificazione. Un buon architetto deve avere consapevolezza di questi aspetti e attraverso la sua sensibilità e creatività nello studio del percorso cerca di preparare un’esperienza sensoriale per offrire al giocatore non solo buche tecnicamente valide, varie e in armonia con l’ambiente , ma un viaggio che stimoli dal punto di vista emozionale. Nella fase preliminare di routing ricerca il “flow” del tracciato considerando non solo la difficoltà delle buche, ma anche come provocare stupore, curiosità, illusione, dubbio, tentazione, prudenza, distrazione, fiducia e timore e altre emozioni ancora. Potrei soffermarmi a lungo nel descrivere la mia visione di
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“flow” ed esperienze sensoriali nel corso del giro e mi riservo da approfondire l’argomento. In questa occasione mi limito ad alcune considerazioni sulle buche di apertura e chiusura, portando ad esempio uno dei campi a me più cari. La prima buca è a mio avviso molto importante, è quella dove il giocatore sosta di più, scaldandosi in attesa del suo turno, dove spesso vede i colpi del team precedente e dai quali viene inconsapevolmente influenzato, dove ha la prima percezione delle caratteristiche del percorso che lo aspetta. Personalmente ove possibile cerco una buca di apertura non troppo impegnativa che metta a proprio agio il giocatore, con una bella vista d’insieme che dia una sensazione estetica di piacere. Una delle mie preferite è quella di Villa d’Este, un par 5 che gioca in discesa con il tee addossato alla club house in prossimità del putting green. L’area antistante il tee di partenza è sempre curata in ogni dettaglio, dà una sensazione di piacere che ben rispecchia lo “charme” del circolo e ben identifica il tipo di percorso che si affronta. Il giocatore che approccia al giro sa già che sarà un’esperienza emozionante da tutti i punti di vista. Rappresenta un buon esempio di varietà di strategia di gioco per i giocatori di ogni livello, porta il giocatore a porsi dei dubbi e fare una scelta se affrontarla in maniera prudente per avere un avvio easy e portare a casa un par (sia esso netto o lordo) o
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51 azzardare di più e cercare di mettere in cassa un birdie, in previsione delle possibilità di perdere un colpo tra la 2 e la 3. Eh sì, perché il giocatore spesso non pensa solo alla buca e al colpo che sta giocando, ma è anche influenzato da quello che succederà nelle buche successive. Un buon architetto conosce la psiche del giocatore e la tiene in considerazione nello studio del flow nel corso di tutto il giro. Come l’avvio di Villa d’Este rispecchia la mia visione di flow così anche le buche finali. Prediligo quelle dove le ultime buche mantengono vivo l’interesse nel giro, dove il giocatore ancor prima di affrontare lo scoglio della 14 e della 15 può sempre avere la speranza di non perdere colpi o recuperarne nelle ultime tre buche. Non apprezzo invece particolarmente i finali da cardiopalma, dove il giocatore a quattro o cinque buche dal traguardo sa già che il giro è compromesso e si aspetta di perdere ancora qualche colpo nelle buche finali, che si traducono in una sofferenza perché è indispensabile lottare con i denti. In particolare la 18 del circolo comasco, un par 4 corto in salita, è degnissimo esempio di buca finale dove l’aspetto emotivo è condizionato dalla vista della clubhouse, che si erge troneggiante dietro al green con la sua balconata e, spesso, il pubblico. Il giocatore si sente comunque osservato, amici, nemici o
semplici curiosi ne condizionano il comportamento, il passo, la gestualità, la concentrazione, il rispetto dell’etichetta e ogni movenza è condizionata dall’aspetto emotivo. Mettere la palla sul tee di quella buca e scegliere se giocarla di accosto prima del bunker a sinistra o cercare il corridoio a destra per avere una visione migliore del secondo colpo comporta una scelta tra un colpo conservativo e uno eroico, che come sempre crea tensione. La terza fase è quella di restituzione dell’esperienza golfistica della giornata. Comincia quando si ripone la bandiera al suo posto nell’ultima buca e non ha un vero e proprio termine temporale. Il giocatore ripercorre idealmente il girox e attraverso un percorso introspettivo analizza i colpi che ha giocato, rivive le sensazioni che ha provato, commenta e racconta con gli amici davanti a una birra in clubhouse, nel viaggio di ritorno e perfino a casa, si rammarica, gioisce, prova disgusto, rabbia o frustrazione, ma in ogni caso si sente appagato da una giornata piena di emozioni. È questo uno degli aspetti più belli del gioco, del quale l’architetto è fautore e complice e dalla cui abilità nascono campi che hanno un’anima che si perpetua nel tempo e che li rendono dei capolavori unici e memorabili.
La bandiera della 18 (a sinistra quella dell’ultima edizione dell’Open Championship) è spesso un traguardo agognato dai golfisti. Qui sopra, invece, il momento della partenza, al par 5 della buca 1 di Villa d’Este
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Filippo Motta
Droppaggi e mal di schiena Dopo la ricerca del percorso che costa meno, crescono le proposte di vari promoter per giocare a tariffe agevolate. E prepariamoci a una stagione di transizione, aspettando le tanto attese nuove regole
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crivo mentre il gelido Burian (o Buran come sembra si chiami realmente questo vento malefico) imperversa sulla Penisola portando a pensare anziché giocare. Siamo a fine febbraio e quasi tutti, al di là delle polemiche davvero sterili nate via social, abbiamo pagato i 100 euro della tessera federale senza realmente accorgercene. Tessera che scade – da quest’anno – al 28 febbraio e che, quin-
di, impedirà dal 1 marzo di scendere in campo agli accaniti giocatori italiani che, per il 2017, sono fondamentalmente rimasti gli stessi del 2016 (e speriamo nessuno voglia fare polemica anche su una diminuzione di sole 86 unità). Ma tutti i 90mila e rotti si dovranno preparare a qualche novità e qualche considerazione particolare. La prima valutazione è che, sperando di non dover litigare col mio amico
Qui sopra, un classico droppaggio eseguito da Tiger Woods secondo le regole del golf attualmente vigenti e in vigore fino al termine dell’anno in corso
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Federico Brambilla, proprietario dello splendido percorso delle Robinie, continua ad esserci una spasmodica ricerca annuale del percorso che costa meno. E accanto a ciò prendono sempre più piede le proposte di vari organizzatori che raggruppano i propri “soci” per consentire loro di giocare a tariffe agevolate le gare dei fine settimana. Senza voler scendere nell’analisi della totalità di questi promoter, mi ha colpito il raggiungimento – in pochissimo tempo – di 700 iscritti al Circuito WeGolfers che seguo in prima persona. È evidente che molti giocatori, tendenzialmente della fascia di età tra i 30 e i 50 anni, apprezzano la possibilità di giocare su percorsi diversi e a costi calmierati. Se poi si offre loro un pacchetto con ranking nazionali, semifinali e finali nazionali e si aggiunge una finale mondiale di altissimo livello, ecco che l’offerta diventa vincente. E trova l’apprezzamento anche dei Circoli che ti accolgono a braccia aperte. Non tutti, ovviamente, ma la gran parte. Pluralità di offerta, dunque, che non può che fare del bene al movimento golfistico italiano ancora, purtroppo, eccessivamente ingessato tra credenze, dicerie, luoghi comuni e difficoltà intrinseche. Tempi lunghi per giocare e Regole in primis. E proprio le Regole, nella loro revisione macroscopica prevista per il 2019, sembrano muoversi nella direzione di una maggior chiarezza e semplificazione. Se ne è già parlato lungamente e, soprattutto, da parte di persone ben più esperte di me nel settore.
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area”. La Regola, la cui ratio di base (rimettere la palla in gioco nelle condizioni più simili possibili a quelle da cui ci si “libera” con o senza penalità) è certamente apprezzabile, ha già ricevuto il plauso di moltissimi osteopati che prevedono un incremento sensibile di danni alla schiena dovuti al frequente, consistente abbassamento nel droppaggio. Così come grande apprezzamento è stato espresso dai produttori di metri a nastro che, attenti al mercato che potrebbe aprirsi, hanno già preso contatti con i pro-shop mondiali per fornire a tutti i giocatori i mezzi per verificare l’esattezza della misura entro cui la palla debba essere droppata (la suddetta “relief area”) che varierà – a seconda dei casi – tra 20 e 80 inches (per il nostro sistema 50,8 e 203,2 cm). Fermo restando che il limitare la zona di droppaggio e rotolamento precedentemente prevista è cosa buona, mi viene da ridere nel pensare a John Paramor che avrà forse sul suo car due aste di quella lunghezza per verificare le esatte misure: il Si-
gnore delle Regole e dei Bastoni di Misurazione. Molta allegria anche nei componenti i Comitati di Gara che avranno maggiore facoltà nell’applicare sanzioni per infrazioni al comportamento sul campo, etichetta inclusa, senza dover arrivare alla squalifica, unica attualmente prevista. Già si mormora di colpi di penalità per coloro che non rastrelleranno i bunker, categoria assai nutrita in effetti. Ma se tali comitati (specie nei Circoli) non riescono neppure, spesso, ad applicare le sanzioni codificate, chi sarà colui che si prenderà la briga di riprendere e penalizzare il suo consocio compagno di gioco reo di non avere rastrellato l’ostacolo da cui è appena uscito? Ai posteri l’ardua sentenza. Per ora, comunque, non preoccupatevi… mancano ancora 10 mesi e siete in tempo a fare esercizi per la schiena, comprare un metro su Amazon (dicono costi meno) e iniziare a essere cattivi coi vostri compagni di gioco. That’s all Folks!
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GOLF E DIRITTO L’angolo giuridico
GLI ORGANI DI GIUSTIZIA In questa puntata della nostra rubrica legata ad argomenti di carattere legale, ci occupiamo di istituti particolari: la revisione e la revocazione. Ed esaminiamo anche quali sono i compiti della Commissione Federale di Garanzia di Paolo Montanari
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ei numeri scorsi di Professione Golf Club (Anno 5 – N. 14 – Pag. 72-73 e Anno 5 – N. 15 – Pag. 44-45) abbiamo affrontato il tema della Giustizia Federale, analizzando la struttura della giustizia sportiva nel golf con riferimento alla composizione degli organi di giustizia sportivi, vale a dire il Giudice sportivo nazionale, i Giudici sportivi territoriali e la Corte sportiva di appello; il Tribunale federale e la Corte federale di appello; il Collegio di garanzia dello Sport, nonché la Procura federale e abbiamo esaminato le rispettive competenze ed il loro funzionamento con riferimento ai Giudici sportivi e alla Corte sportiva di Appello. Dobbiamo ora occuparci di due istituti particolari: la revisione e la revocazione. Contro le decisioni della Corte di appello federale per le quali sia scaduto il termine per il ricorso dell’incolpato al Collegio di Garanzia dello Sport ovvero contro le decisioni di quest’ultimo qualora il ricorso non sia stato accolto, è ammesso il giudizio di revisione, quando la sanzione è stata applicata sulla base di prove successivamente giudicate false o in difetto di prove decisive successivamente formate o comunque divenute acquisibili. Le altre decisioni della Corte federale di Appello per le quali sia scaduto il termine per il ricorso al Collegio di Garan-
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zia dello Sport, ovvero la decisione di quest’ultimo qualora il ricorso non sia stato accolto possono essere revocate, su ricorso della parte interessata, quando la decisione dipende esclusivamente da un errore di fatto risultante incontrovertibilmente da documenti acquisiti successivamente per causa non imputabile all’istante. Il termine per proporre la revisione o la revocazione decorre, rispettivamente, dalla conoscenza della falsità della prova o della formazione di quella nuova, ovvero dall’acquisizione del documento. In ogni caso, il giudizio si svolge in unico grado e allo stesso si applicano le norme relative al procedimento di reclamo davanti alla Corte d’Appello Federale. Se la revisione è accolta, non è più ammesso ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport. Ogni altra pronuncia rimane impugnabile con ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport. Fuori dei casi precedenti, nessuna decisione di organi di giustizia può essere revocata quando sia scaduto il termine per la impugnazione o il giudizio sia stato comunque definito dal Collegio di Garanzia dello Sport con decisione nel merito. La revisione o la revocazione non sono più ammesse quando la parte interessata ha agito davanti all’autorità giudiziaria contro la decisione dell’organo di giustizia della Federazione o del Collegio di Garanzia dello Sport. Tra gli Organi di Giustizia merita un
cenno anche la Commissione Federale di Garanzia. La Commissione Federale di Garanzia tutela l’autonomia e l’indipendenza degli organi di giustizia istituiti presso la Federazione Italiana Golf, nonché della Procura federale. Essa si compone in tutto di tre membri (uno dei quali viene eletto con le funzioni di presidente), nominati dal Consiglio Federale a maggioranza di due terzi degli aventi diritto al voto nei primi due scrutini e alla maggioranza assoluta a partire dal terzo scrutinio. I componenti durano in carica sei anni e il loro mandato può essere rinnovato una sola volta. I componenti sono scelti tra i Magistrati, anche a riposo, delle giurisdizioni ordinaria, amministrativa, contabile o militare, tra i Professori universitari di prima fascia in materie giuridiche, e tra gli avvocati dello Stato e quelli abilitati all’esercizio dinanzi alle giurisdizioni superiori. La Commissione, in piena autonomia e con indipendenza di giudizio: a) individua i soggetti idonei a essere nominati componenti del Tribunale federale e della Corte federale di appello; b) individua i soggetti idonei ad essere nominati quale Giudice Sportivo e come componenti della Corte Sportiva di Appello; c) individua i soggetti idonei ad essere nominati procuratore, procuratore aggiunto e sostituto procuratore federale; d) adotta nei confronti dei componenti
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rubrica a cura dell’Avvocato Paolo Montanari avvpaolomontanari@aruba.it
degli Organi di Giustizia e della Procura federale, oltre ai provvedimenti stabiliti dalle disposizioni federali, le sanzioni del richiamo e, eventualmente, della rimozione dall’incarico, nel caso di violazione dei doveri di indipendenza e riservatezza, nel caso di grave negligenza nell’espletamento delle funzioni, nel caso di violazione dei termini, anche ordinatori, loro assegnati dal presente Regolamento e/o da altri atti e regolamenti federali, ovvero nel caso in cui altre gravi ragioni lo rendano comunque indispensabile; in tale ultima ipotesi, la rimozione può anche non essere preceduta dal richiamo; e) formula pareri e proposte al Consiglio federale in materia di organizzazione e funzionamento della giustizia sportiva. La Commissione di Garanzia è altresì competente a decidere i casi di ricusazione ed astensione dei membri degli Organi di Giustizia ad essa sottoposti.
La Commissione è inoltre competente a decidere sui casi di astensione e ricusazione di uno dei propri membri. Da ultimo vi sono alcuni particolari istituti.
vedimento stesso. I provvedimenti di amnistia e indulto non sono applicabili con riguardo alle sanzioni per violazione delle Norme Sportive Antidoping.
GRAZIA Il provvedimento di grazia è di competenza del Presidente federale e può essere emesso quando: a) risulti scontata almeno la metà della sanzione disciplinare; b) siano decorsi almeno cinque anni dall’adozione della sanzione disciplinare definitiva, nei casi di radiazione. Il provvedimento di grazia non è applicabile con riguardo alle sanzioni per violazione delle Norme Sportive Antidoping.
RIABILITAZIONE La riabilitazione estingue le sanzioni accessorie ed ogni altro effetto della condanna. È concessa dalla Commissione di Disciplina quando siano decorsi almeno tre anni dal giorno in cui la pena principale sia stata eseguita o si sia estinta in altro modo ed il sanzionato abbia dato prova effettiva e costante di buona condotta. Per i provvedimenti di natura civilistica è previsto, in aggiunta, la revocazione dinanzi allo stesso giudice che ha emesso la decisione impugnata, quando questi abbia deciso sulla base di prove successivamente scoperte o riconosciute false, oppure in sede di sentenza non abbia potuto tener conto di prove che le parti non avevano presentato o richiesto senza loro colpa.
AMNISTIA E INDULTO Il provvedimento di amnistia o d’indulto sono di competenza esclusiva del Consiglio Federale, previa sua deliberazione che stabilisca i termini del prov-
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DI NORMATIVA SI MUORE... Il mondo, non solo quello golfistico, è cambiato e ciò che aveva ragione di essere 20 anni fa oggi appare come un limite allo sviluppo di un gioco più spontaneo, meno etichettato, più pratico, più veloce e assai meno formale
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Il golf del terzo millennio
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di Paolo Croce
In questo servizio, alcune splendide immagini di percorsi di golf realizzati dopo l’inizio del XXI secolo, con chiusura dedicata a dove tutto è iniziato. E cioè l’Old Course di St Andrews...
elle attuali norme per l’omologazione degli impianti di golf, quelle per intenderci datate 2015, che a loro volta richiamano quelle del 2008, non ho paternità alcuna. Mi sembra però lecito affermare che in linea di massima entrambe ricalchino la struttura di base ideata e perfezionata nel corso del 1998. Con quella versione ho certamente a che fare dal momento che sono stato testimone oculare del suo prendere corpo e del suo sviluppo, nonché il principale estensore, insieme a Roberto Rivetti e a Tony Bozzi, della sua versione definitiva La presenza contemporanea di due Consiglieri FIG, realmente esperti di cose golfistiche, sia pure l’uno sul viale del tramonto (Rivetti, Consigliere onorario) e l’altro al primo anno di apprendistato federale (Bozzi, neoeletto nel 1997) diede modo di imprimere un forte impulso alla necessità di rivedere norme e regolamenti che ormai vegetavano negli archivi federali fin dai primi anni di insediamento di Don Peppino Silva. Terreno fertile ve ne era, in quanto il semplice recepimento della normativa C.O.N.G.U., alla quale la FIG era tradizionalmente legata, lasciava ampio margine di intervento per cercare di dare un senso a regole e commi assai approssimativi. Basti pensare all’incredibile “bug” normativo che prevedeva per le buche Par 3 delle distanze massime, ma non minime. Quindi per assurdo una buca Par 3 poteva misurare un solo metro ed essere al tempo stesso nel pieno rispetto dei regolamenti... In tale “vacatio legis” operammo con impegno e spirito di servizio, cercando in primo luogo di elaborare una filosofia di intervento individuando scopi e obiettivi. Fu così che rendemmo obbligatoria la presenza di un campo pratica e ne normammo le dimensioni, ma soprattutto cercammo di mettere ordine al ginepraio di soluzioni tecniche che i progettisti dell’epoca proponevano, spesso però a scapito della sicurezza di gioco. Evitammo gli incroci di buche e i green doppi per ragioni di sicurezza, pregando in cuor nostro che St Andrews non si offendesse troppo, aumentammo le distanze tra una buca e l’altra, le dimensioni dei green, e cercammo in tutti i modi di rendere più sicura possibile la percorrenza dei golfisti sulla sequenza di buche. Stabilimmo le regole per poter procedere alle aggregazioni e alle affiliazioni (impianti finiti in grado di ospitare utenti) attenuando per quanto possibile la severa normativa CONI di riferimento in materia di struttura edilizia destinata ai servizi. Mettere mano in maniera organica e “complessiva” a una documentazione così vasta e di diversa provenienza (dalle normative CONGU alle “regole interne” del Conte Sabini...) e per giunta con problematiche che venivano prese in considerazione per la prima volta, non fu cosa sempli-
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ce, ne tantomeno priva di polemiche. Ricordo ancora l’obiezione - e oggi, a distanza di venti anni, a onor del vero la condivido - che fece Stefano Manca, Segretario FIG, in merito alla omologazione degli impianti: “Ma perché dobbiamo rendere obbligatoria la presenza di un campo pratica? Tantissimi campi britannici, St Andrews in primis, ne sono privi...” Ricordo anche la telefonata di una Presidente di un campo del meridione che mi chiese conto del perché non avevamo previsto di inserire anche i Par 2, così come le interminabili discussioni e ragionamenti su quale fosse la misura di lunghezza minima da stabilire per i Par 3. Qualsiasi metratura ci veniva in mente aveva i suoi pro e i suoi contro. Optammo per una distanza di wedge medio/lungo per un buon giocatore dilettante di allora, ma dimenticammo, almeno inizialmente, di precisare una misura anche per il gentil sesso... Formidabili quegli anni, avrebbe scritto Mario Capanna, e
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per noi lo furono certamente, visto l’impegno e la concentrazione che applicammo nel cercare di disciplinare per quanto possibile una materia complicata e con mille risvolti procedurali. Venti anni dopo, però dobbiamo renderci conto che il mondo, non solo quello golfistico, è cambiato e come sempre quando si rapportano periodi, epoche e situazioni diverse buona regola è quella di contestualizzare. Buona parte infatti di quello che allora aveva una ragione di essere, leggi maggiore presenza di un organo di controllo volto a disciplinare un vuoto normativo e a indirizzare al meglio una crescita di impianti e giocatori, oggi appare come un limite allo sviluppo e una chiusura maldestra alla domanda di un golf più spontaneo, meno etichettato, più pratico, più veloce e assai meno formale. Ciò non significa affatto abdicare da quelli che sono da sempre i principi base del gioco: la sacralità del silenzio,
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il verde del proscenio, lo spirito fair, le regole base e il piacere di giocare contro un avversario, il campo, sempre competitivo e spesso diverso. Pensare a un golf a misura d’uomo del terzo millennio, significa adattare questi principi a quelle che sono le nuove necessità di sviluppo e crescita del movimento golfistico italiano il cui motore si è inceppato e non accenna a ripartire. Nel 1998 il golf italiano contava poco più di 55.000 tesserati, l’incremento annuale di golfisti era minimo, ma costante, e negli ultimi 50 anni non vi era stato un segno meno nella percentuale di nuovi giocatori. Oggi, a fronte di un record storico raggiunto nel 2011 con 101.817 tesserati (dato FIG), abbiamo un trend negativo di 4 anni dal 2012 al 2015 (- 11,57% rispetto al dato 2011) e un arresto della discesa nel 2016 con una percentuale positiva da prefisso telefonico (+0,25%). La differenza, per il dato 2017, non è quasi degna di nota, perché rispetto all’anno precedente si sono perse
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86 unità e quindi possiamo parlare di sostanziale pareggio, ma certo non di ripresa. Premesso che in tutto il mondo, non solo golfistico, il numero dei tesserati non è significativo a fini del dimensionamento di uno sport, come la stessa E.G.A. (European Golf Association) ci ricorda sempre al momento della elaborazione delle statistiche annuali (il numero dei praticanti è sempre di molto superiore al numero dei tesserati), rimane il fatto che i numeri di cui sopra sono soffocanti e impietosi, qualcosa va fatto e subito, prima che l’ubriacatura della Ryder Cup ci faccia perdere il senso della misura e della realtà delle cose. Della necessità di promuovere lo sviluppo del nostro sport e del come farlo ne abbiamo scritto lungamente proprio su queste pagine (“Basterebbe un mondo normale”; “Campi da golf: così difficile costruirli bene?”; “Ryder Compact Biogolf”; “Il piano verde italiano”; “Arriva il BioGolf”). Questa volta i fari sono accesi su proposte normative che possono in qualche modo agevolare la realizzazione di nuovi impianti, ubicati in siti urbani, a minore costo di realizzazione e di gestione e di conquistare al golf nuovi adepti grazie ai minori costi di accesso, a una più rapida tempistica di gioco e ad una più di-
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vertente tecnologia di allenamento. Le proposte che ho in mente sono molte, alcune anche assai radicali, anche se di comune attuazione nell’universo golfistico extra italiano, ma al momento ne offro al pubblico commento solo tre: OMOLOGAZIONE A FINI AGONISTICI DI IMPIANTI a sei buche che possono permettere la pratica del gioco del golf in ambienti urbani (meno superficie richiesta per realizzare un campo e più probabilità ci sono che il campo stesso possa essere ubicato in o nei pressi di una città) e in tempi assai più ridotti. Sei buche possono essere giocate in un’ora, magari nella sosta per il pranzo o prima di tornare a casa dopo una giornata di lavoro. Le gare su sei buche (e naturalmente sui suoi multipli, 12, 18) possono essere il futuro del nostro gioco così come del resto testimoniato dai movimenti di opinione anche di grandi progettisti esteri, fautori di un movimento di pensiero che propone campi da golf a 12 buche quale distanza classica di gioco. OMOLOGAZIONE A FINI AGONISTICI ANCHE DI IMPIANTI PRIVI DI CAMPO PRATICA. Il driving range è ormai da con-
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OMOLOGAZIONE
Il golf del terzo millennio
siderarsi obsoleto se rapportato alle nuove tecnologie di allenamento a disposizione. Pensiamo a quanto divertenti, didatticamente importanti anche per i professionisti e climaticamente più favorevoli, possono essere i simulatori di gioco di ultima generazione, che permettono migliori prestazioni e minori disagi rispetto ai tradizionali campi pratica. Questi ultimi poi sono forti “consumatori” di suolo (da un minimo di 1 ha fino a 3 ha) con tutto quel che ne consegue... La logica ci suggerisce che non ha senso alcuno “normare” i luoghi di allenamento (ognuno deve essere libero di allenarsi dove e come meglio crede), così come succede in tutti gli sport del mondo, e che solo ed esclusivamente il campo di gioco oggetto di gara federale debba essere omologato. Naturalmente non si tratterebbe di un’esclusione normativa: chi vuole avere un campo pratica nella propria struttura ha ovviamente la piena libertà di realizzarlo e di gestirlo, ma non vi può e non vi deve essere l’obbligatorietà di omologarlo quale impianto golfistico. Tornando al punto di cui sopra, un campo a sei buche privo di campo pratica può essere realizzato con relativa facilità entro i confini di 10 ettari. Non devono pertanto
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sfuggire le implicazioni positive sotto il profilo autorizzativo (ad esempio in molte Regioni si rimane al di sotto dei requisiti minimi perché possa essere richiesta una V.I.A.), e quelle sotto l’aspetto dei costi con assai minori impegni per la costruzione e ovviamente per la gestione e manutenzione degli impianti stessi. ABOLIZIONE DELLE DEROGHE che hanno portato ad una schizofrenica applicazione delle normative. Abbiamo assistito spesso al bypass di una regola attraverso la relativa deroga (pensiamo a quante ne sono state fatte proprio per il dimensionamento del campo pratica!). Ciò sta anche a significare che la regola stessa fatica a essere applicata. Con impianti anche a sei buche e con la possibilità di non avere il campo pratica la logica delle deroghe non ha più senso di esistere. Alla FIG, che ha finalmente fatto suo il progetto dei Compact BioGolf, non può non sfuggire l’utilità imprescindibile di tali proposte proprio ai fini delle potenzialità di sviluppo del progetto stesso. Attendiamo fiduciosi buone nuove.
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I CA M P I C O M PACT Progetto Ryder Cup 2022
BIOGOLF AI NASTRI DI PARTENZA Presentato al Senato l’obiettivo di realizzare 50 campi di golf destinati alla pratica e all’incremento dei neofiti, in collaborazione con organizzazioni ecologiste come Legambiente, Fondazione UniVerde e Federparchi
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l progetto BioGolf nel suo complesso, e il suo diretto “discendente” 50 Ryder Compact Biogolf, in particolare, è stato ufficialmente presentato al grande pubblico martedì 19 dicembre 2017 con l’occasione della Conferenza Stampa organizzata dal Presidente della Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali del Senato della Repubblica, presso la Sala Nassiriya di Palazzo Madama. BioGolf è un marchio di qualità assegnato sulla base di uno specifico protocollo tecnico di costruzione e manutenzione, non legato esclusivamente alla realizzazione dei tappeti erbosi, ma di tutta l’iniziativa nel suo complesso, club house e resort compresi. Alle radici di tale progetto l’impegno e la volontà strategica di alcune delle principali organizzazioni ambientaliste che operano nel nostro paese (Legambiente, Fondazione UniVerde e FederParchi), la Federazione Italiana Golf che ha fornito il suo importante patrocinio oltre che l’impegno e l’impiego dei tecnici della Scuola Nazionale di Golf, Golf Environment Organisation, la più importante organizzazione internazionale dedita alla certificazione ambientale dei campi da golf. A coordinare i lavori di questo gruppo l’Istituto per il Credito Sportivo che attraverso uno specifico strumento finanziario è in grado di premiare gli imprenditori virtuosi e attenti alle problematiche legate alla sostenibilità ambientale. 50 Ryder Compact Biogolf è uno sviluppo del progetto generale che è stato appositamente ideato a seguito della assegnazione della Ryder Cup al nostro paese. Sul modello francese (oltre 130 piccoli percorsi di gioco realizzati nell’arco di sei anni), il progetto Ryder Compact BioGolf si propone di realizzare almeno 50 piccoli impianti su una superficie in genere non superiore ai dieci ettari, in ambito urbano e su terreni messi a disposizione dagli enti locali, realizzando le strutture golfistiche in pieno ossequio del protocollo di sostenibilità ambientale ed economica BioGolf. Sulla prima di queste qualità vigilerà un’apposita commissione composta dai rappresentanti delle organizzazioni di cui sopra. Sulla seconda sarà l’Istituto per il Credito Sportivo a fornire il suo appoggio e la sua esperienza, oltre che eviden-
Qui accanto, Gian Paolo Montali, Direttore Generale del Progetto Ryder Cup 2022
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temente il finanziamento necessario. In linea di massima il budget di realizzazione non dovrà superare i due milioni di euro e l’ICS, aderendo ad uno speciale fondo di garanzia, potrà a sua volta accettare controvalori in garanzia pari a percentuali comprese tra il 20 e il 40%. Un’ulteriore sicurezza per gli imprenditori disposti a sposare il progetto consiste nella rivisitazione del business plan da parte dello stesso Istituto che fornirà quindi un servizio aggiuntivo in grado di mettere l’imprenditore nelle più corrette condizioni operative. Alla presenza di una ventina di giornalisti sono stati presentati i relatori e gli interventi della mattinata (nella foto in alto): Sen. Giuseppe Marinello, Presidente della 13^ Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali del Senato del Repubblica Sen. Mario Morgoni, membro della 13^ Commissione Territorio, Ambiente e Beni Ambientali del Senato del Repubblica Roberto Pella, Vice Presidente Vicario ANCI, con delega allo Sport. Gian Paolo Montali, Direttore Generale del Progetto Ryder Cup 2022. Paolo Croce, Responsabile Italia di G.E.O. (Golf Environment Organisation). Carlo Manca , Responsabile Finanziamenti Speciali - Istituto Credito Sportivo. Tra gli altri presenti anche il Consigliere federale Andrea Pischiutta, i Presidenti dei Comitati Regionali FIG Andrea Scapuzzi (Toscana) e Carlo Scatena (Lazio). Estremamente significative le parole dei Senatori Marinello (Presidente) e Morgoni (membro) componenti la Commissione, sulla valenza e l’importanza che il progetto BioGolf può avere all’interno del mondo del golf, sul turismo in generale e golfistico in particolare e sui benefici che la pratica di uno sport da giocare all’aria aperta, e senza alcun elemento di potenziale inquinamento, possono arrecare alla salute umana. Su queste tematiche i Senatori in oggetto hanno disposto il loro pieno sostegno e la loro totale disponibilità ad instaurare processi virtuosi di collegamento e mediazione con le realtà locali e le pubbliche amministrazioni eventualmente interessate al progetto.
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Roberto Pella, vice Presidente Anci (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) ha promesso il proprio appoggio incondizionato a fungere da tramite con le pubbliche amministrazioni locali al fine di perfezionare un meccanismo di reperimento delle necessarie aree all’interno delle cerchie urbane dei Comuni italiani. Pella ha sostenuto che tale progetto sia geniale nella sua semplicità di attuazione e nell’importanza dei benefici in grado di apportare, sia sotto il profilo economico che sotto quello sportivo. Non dimenticando però gli altrettanto fondamentali positivi aspetti relativi alla difesa e alla conservazione dell’ambiente e alla salute umana. Giampaolo Montali, ricordando le tappe e gli eventi federali programmati da oggi alla disputa della Ryder Cup, ma anche gli impegni successivi, ha poi dichiarato il proprio personale apprezzamento e quello della FIG, allo sviluppo di un progetto che non può che apportare benefici sostanziali allo sviluppo di questo sport, così come illustrato nelle immagini relative al sito di Livorno, prima e dopo la realizzazione del golf club omonimo. Proprio il GC Livorno insieme al GC Torrenova (in provincia di Macerata) sono da considerarsi un esempio di potenziali impianti BioGolf che saranno soggetti a indagine per la certificazione. Paolo Croce ha voluto sintetizzare gli sforzi e gli impegni che nel corso degli ultimi tre anni le organizzazioni impegnate nello sviluppo del progetto hanno speso e profuso cercando di vincere una certa diffidenza e scarso interesse da parte del mondo del golf e della società civile. Oggi il progetto ha tutte le carte in regola per poter rappresentare un volano di sviluppo virtuoso per il golf italiano del terzo millennio. Modalità di sviluppo che possano coniugare la sostenibilità ambientale con il business economico nel caso di resort turistico - golfistici (come dimostrabile dai dati relativi alle capacità di spesa dei turisti golfisti nordeuropei) e con l’ampliamento del parco giocatori nel caso dei Compact Golf urbani. Carlo Manca ha infine illustrato con puntualità i sistemi di finanziamento che l’Istituto per il Credito Sportivo è in grado di mettere a punto per l’erogazione di mutui finalizzati allo sviluppo del golf in modo ambientalmente sostenibile. Il doppio meccanismo del contributo in conto interessi e delle condizioni di favore offerte dal fondo di garanzia possono rappresentare una molla in grado di calamitare l’attenzione di tutti gli imprenditori, definibili proprio con il termine “virtuosi”, che sono interessati a perseguire il proprio business su basi di sostenibilità ambientale.
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MANUTENZIONE Bunker
Da Mapei una soluzione sperimentata al Golf Club della Montecchia per rendere più efficiente il drenaggio dei bunker, migliorandone le condizioni generali e abbassando i costi d’intervento per il circolo
IL SISTEMA MAPESOIL
Qui sopra, una buca de La Montecchia. In basso e nella pagina successiva, l’intervento con MAPESOIL. 1 - Tipico esempio dell’annosa problematica legata allo scarso drenaggio del bunker. 2 - Spandimento dell’agente stabilizzante MAPESOIL 50. 3 - Distribuzione e omogeneizzazione di MAPESOIL 50. 4 - Flow-layer realizzato con terreno in situ miscelato con
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MAPESOIL 50 e costipato. 5 - Flow-layer realizzato con la stesa di manto MAPEPLAN PE. 6 - Scarico sull’area del bunker della miscela drenante di MAPESOIL GF
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l Golf Club della Montecchia, situato a pochi chilometri dalla città di Padova, nasce nel 1988 e rappresenta oggi un’eccellenza italiana di grande prestigio nel panorama internazionale del mondo golfistico. Il percorso di 27 buche progettato da Tom Macauley, in quel periodo Presidente della British Association of Golf Course Architects, evidenzia un’attenzione particolare alla gestione del circolo legata al paesaggio e alla sostenibilità ambientale. Infatti, un percorso di golf che implementa una politica di gestione guidata da criteri di sostenibilità ambientale svolge numerose funzioni: rappresenta un’oasi per l’incremento e la tutela della biodiversità e della funzionalità della rete ecologica, ha un ruolo di fascia tampone e fascia filtro nei confronti delle acque superficiali e sotterranee, consente la conservazione del patrimonio paesaggistico, fornisce preziosi spazi verdi ricreativi in contesti urbanizzati, consentendo inoltre il risparmio di risorse naturali ed economiche. Nel corso degli anni le scelte sostenibili del circolo si sono rivelate vincenti. Nel 2013, il Golf della Montecchia è stato infatti insignito della prestigiosa certificazione ambientale GEO, rinnovata poi nel 2016, e di recente ha ottenuto il premio IAGTO Sustainability Awards 2018 (International Association of Golf Tour Operators), ricevuto durante la cerimonia tenutasi a Cannes nel dicembre dello scorso anno e di cui parliamo in altra parte della rivista. Tra le iniziative più interessanti del golf club quella della manutenzione dei bunker. Essendo superfici non inerbite, l’impossibilità di controllare le infestanti con i diserbanti e di mantenere pulita la sabbia possono compromettere la funzionalità di gioco, rendendo inoltre la manutenzione molto onerosa. A questo proposito, il laboratorio Mapei di Ricerca & Sviluppo ha messo a punto, in collaborazione con il superintendent del club, un sistema diffuso di efficientamento del drenaggio, basato sulla tecnologia MAPESOIL GF, studiato appositamente per incrementare la velocità di allontanamento dell’acqua dalla superficie, mantenendo al contempo inalterate le caratteristiche della sabbia sovrastante e in questo modo riducendo anche i costi di manutenzione a carico del circolo. Il sistema prevede la realizzazione su tutta la super-
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MANUTENZIONE Bunker
ficie del bunker di uno strato altamente drenante costituito da una miscela di ghiaietto in combinazione con il legante cementizio ad alte prestazioni, MAPESOIL GF, in grado di conferire stabilità volumetrica, resistenza meccanica e durabilità. La miscela drenante viene tradizionalmente installata su un “flow-layer”, ovvero uno strato di scorrimento dell’acqua opportunamente predisposto tramite la posa di un telo impermeabile, oppure la stabilizzazione del terreno con MAPESOIL 50, qualora il terreno sia cedevole. L’elevata porosità della miscela confezionata con MAPESOIL GF consente, in caso di improvvisi rovesci, un rapido deflusso verticale dell’acqua riducendo quindi il rischio di dilavamento della sabbia, e di conseguenza gli oneri di manutenzione per il ripristino della conformazione originaria. Inoltre, la presenza del “flow-layer” al di sotto della superficie drenante costruita con MAPESOIL GF veicola tutta l’acqua raccolta (sia essa piovana o d’irrigazione) verso il drenaggio centrale, dando quindi modo al circolo di raccoglierla e riutilizzarla ad esempio per scopi irrigui. La riqualificazione dell’area del bunker si completa infine con la stesa dello strato di spessore variabile di sabbia silicea VG SPORT SU 2 di Vaga srl, lavata, calibrata e con i requisiti USGA adottati in tutto il mondo, indicati appunto dalla United States Golf Association. Vaga srl, società del Gruppo Mapei, assecondando le specifiche esigenze legate agli operatori del settore del verde, offre inoltre una gamma completa di aggregati selezionati VAGA SPORT, calibrati e con le certificazioni per la costruzione e manutenzione dei manti erbosi, elemento chiave per il gioco del golf. Ancora una volta, viene premiata la scelta di materiali di costruzione di qualità, insieme a soluzioni tecnologicamente avanzate e sostenibili come quelle offerte da Mapei e Vaga.
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In alto, un bello scorcio con il Castello del Mottolo e una panoramica sul Golf della Montecchia. Nelle due foto sotto, le ultime immagini dell’intervento con MAPESOIL. 7 - Stesa della miscela drenante di ghiaietto VG SPORT GU 6 e MAPESOIL GF. 8 - Dettaglio della miscela drenante confezionata con MAPESOIL GF
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GOLF & ECOLOGIA
IAGTO Awards
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Un successo internazionale Golf, ambiente, comunità e comunicazione: continuano i riconoscimenti per il Golf della Montecchia di Stefano Boni
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n occasione dell’IGTM International Golf Travel Market, la più importante Fiera internazionale del Turismo Golfistico svoltasi quest’anno a Cannes, presso il Palais des Festivals et des Congrès, il Golf della Montecchia è stato insignito dello “IAGTO Sustainability Awards 2018”. Il riconoscimento, consegnato di fronte ad oltre 1.300 delegati provenienti da tutto il mondo, è mirato alla valorizzazione delle eccellenze nel settore del turismo golfistico internazionale. Il premio è stato assegnato nella categoria “Community Value”, per il grande impegno e i risultati ottenuti dal Golf della Montecchia in campo ambientale, per i rapporti con la comu-
Qui sopra i premiati durante la cerimonia IAGTO e a sinistra il presidente della Montecchia, Paolo Casati, con l’ambito riconoscimento ambientale nità e per le numerose collaborazioni con istituzioni educative e di ricerca. Tra le azioni intraprese di maggior rilievo: - La certificazione GEO, raggiunta nel 2013 e riconfermata nel 2016; - L’organizzazione e la promozione all’insegna della sostenibilità ambientale del “Venice Open”, torneo internazionale junior della U.S. Kids che ha permesso di coinvolgere oltre 300 famiglie nella difesa della sostenibilità di ogni aspetto organizzativo dell’evento - Il “caso studio Biogolf”, primo tentativo di manutenzione totalmente biologica di un percorso di golf, condotto sulle 9 buche del Percorso Giallo e condiviso con vari istituti universitari e tecnici del settore. Questo prestigioso “IAGTO Sustainability Awards 2018”, arrivato dopo i due premi “Impegnati nel verde” (2012 e 2017) e la già menzionata Certificazione ambientale GEO (2013 e 2016), è stato di recente avvalorato da un ulteriore riconoscimento ottenuto dal Golf della Montecchia nel campo della comunicazione. Il sito www.golfmontecchia.it è stato difatti selezionato tra oltre 30 siti nella categoria “sport” per essere inserito nell’elenco mondiale dei siti web “degni di nota” sviluppati con la piattaforma professionale Joomla.
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Qui sopra un tee di partenza al Golf Nazionale e sotto le bandiere davanti all’ingresso del circolo di Sutri (Viterbo)
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È uno dei fiori all’occhiello del golf italiano. Prima per fondazione in Europa, rappresenta da anni un punto di riferimento fondamentale che la Federgolf ha messo a disposizione dei nostri circoli. In questo articolo vi presentiamo...
LA SEZIONE TAPPETI ERBOSI di Alessandro De Luca
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a Federazione Italiana Golf è stata la prima Federazione Europea a creare una propria “Green Section”, vero e proprio precursore ed esempio da seguire per tutte le altre associazioni golfistiche nazionali. Altre Federazione Europee difatti, basandosi sul modello italiano, si sono successivamente attrezzate in tal senso (Francia, Svezia e Spagna ad esempio). L’attività della “Sezione Tappeti Erbosi” della Federgolf ha da tempo la sua sede presso il Golf Nazionale, il circolo della FIG con 18 buche non distante da Roma, in provincia di Viterbo, dove sorge anche la Scuola Federale. Nelle pagine di questo articolo, alcune immagini delle buche e delle strutture del Golf Nazionale. Per meglio rispondere alle esigenze dei circoli, negli anni la sezione ha sviluppato, oltre al Settore Didattico, anche un Settore tecnico, un Settore di Ricerca ed un Settore Ambientale. Tutte le attività sono seguite da Alessandro De Luca, Agronomo specializzato presso la Texas A&M University (coordinatore), da Massimo Mocioni, Agronomo Dottore di Ricerca in Patologia Vegetale, da Stefano Boni e da Marta Visentin, laureata in Scienze Naturali. Di seguito una breve descrizione dei quattro Settori di attività. 1. SETTORE DIDATTICO Vengono organizzati ogni anno dei corsi per Superintendent (4 livelli di corso base), dei corsi per Addetti alla manutenzione (3 livelli) e moduli semplificati all’interno dei corsi per Segretari/Direttori e per Maestri di golf. Svolti anche periodici seminari di aggiornamento su argomenti specifici, partecipazione a convegni. Ad oggi sono stati formati circa 2.000 tecnici (Superintendent, Greenkeeper, Segretari, Direttori, Maestri), in particolare circa 170 Superintendent, 65 Superintendent in training, 720 Addetti alla manutenzione, 630 Segretari/ Direttori e 410 Maestri di golf. Tutti i circoli di golf italiani
si avvalgono oramai di tecnici che hanno frequentato i corsi della Sezione, sia i circoli più importanti, dove devono essere soddisfatte maggiori esigenze, sia i circoli minori, dove invece diventa fondamentale saper gestire budget limitati. Da considerare che in Italia per ragioni climatiche non è facile mantenere un tappeto erboso; non esiste difatti una specie che si adatti ad estati calde e siccitose ed allo stesso tempo ad inverni freddi e piovosi. Per questa ragione i Superintendent che escono dalla Scuola sono considerati tra i più preparati in Europa. Lo dimostra la buona presenza di allievi stranieri (Spagna, Svizzera, Malta, Algeria, Marocco, Romania, Albania ad esempio) ed il fatto che i nostri Superintendent sono anche chiamati a lavorare all’estero (Germania, Svizzera, Spagna). 2. SETTORE TECNICO L’attività in questo settore include una prima assistenza tecnica per le nuove iniziative ed il supporto tecnico alla Commissione Impianti per l’omologazione degli impianti. Inclusa anche la supervisione del percorso del Golf Nazionale e visite tecniche su percorsi con particolare problemi tecnici. Questo implica annualmente oltre 100 sopralluoghi nelle varie strutture. 3. SETTORE DI RICERCA Avviato nel 1992 con la Direzione Scientifica di James B. Beard ed in collaborazione con le Università di Agraria di Torino e di Pisa, ha permesso di ottenere risultati di grande rilievo scientifico oltre che applicativo. La crescente diffusione delle specie macroterme in Italia ed il sempre più ridotto utilizzo di acqua e di prodotti chimici sono tra i risultati più tangibili ed importanti dal punto di vista economico e soprattutto ambientale. Negli anni l’attività di collaborazione si è estesa anche alle Università di Bologna e Padova. Ad oggi sono state prodotte 34 ricerche scientifiche, presentate a vari convegni internazionali.
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Nelle foto alcuni scorci del percorso da 18 buche del Golf Nazionale, considerato fra i più belli e impegnativi del nostro Paese e, qui sotto, una veduta generale della clubhouse dal campo di gioco 4. SETTORE AMBIENTALE The last but not least. È dal 1994 che la Sezione Tappeti Erbosi si occupa di ecologia, paesaggi naturali, biodiversità e uso sostenibile del territorio attraverso attività di ricerca in collaborazione con le Università di Roma La Sapienza e Bologna, contatti con le organizzazioni ambientaliste e frequenti sopralluoghi presso i circoli di golf. Seguito da oltre un decennio il progetto “Impegnati nel verde”, un riconoscimento ambientale che ad oggi ha coinvolto in tali tematiche oltre 100 percorsi di golf. Il progetto è propedeutico a GEO (Golf Environment Organization), un programma di certificazione ambientale riconosciuto a livello internazionale. Da un paio di anni è stato inoltre avviato il pionieristico
programma “Biogolf”, un concreto protocollo operativo per la costruzione e per la manutenzione dei percorsi di golf nel rispetto dell’ambiente. Si tratta di un lavoro di squadra coordinato dall’Istituto per il Credito Sportivo e che ha visto lavorare insieme alla Sezione Tappeti Erbosi, la Golf Environment Organisation, Federparchi, Fondazione Univerde e Legambiente. Nell’ambito di tale programma, è inclusa l’iniziativa “50 Ryder Compact Biogolf”, inserita tra gli impegni che la Federazione ha assunto al momento dell’assegnazione della Ryder Cup, che prevede la promozione del golf attraverso la realizzazione di piccoli impianti propedeutici, a basso costo, da sviluppare su aree urbane degradate, non superiori ai 10 ettari.
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Nuovi interventi a Le Rovedine Presso il golf club milanese è stata da poco installata un’inedita stazione di fertirrigazione e correzione del pH. Abbiamo intervistato Franco Piras, direttore del Circolo e noto architetto, per capire le ragioni di questa scelta
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uongiorno Franco Piras, a cosa serve esattamente la nuova tecnologia di cui vi siete dotati? È un’apparecchiatura che consente di immettere fertilizzanti liquidi e acidi nella linea principale dell’impianto di irrigazione a iniezione proporzionale in maniera omogenea. Il dosaggio può essere fatto in modo automatico o manuale e viene precisamente controllato grazie ad analisi costanti sui liquidi in ingresso ed uscita. Inoltre, la correzione del pH in un terreno basico permette di rendere maggiormente disponibili le sostanze nutritive già presenti nel terreno. È adattabile a qualsiasi sistema di irrigazione preesistente. Si tratta di un siste-
ma modulare che, con un investimento contenuto, ci ha aiutati, tra le altre cose, a limitare problemi di attacchi fungini sul tappeto erboso. Perché ne avete deciso l’installazione? L’entrata in vigore dal PAN ha modificato sostanzialmente le strategie manutentive. L’installazione delle unità di fertirrigazione rientra in questo processo. In che modo? Non c’è una ricetta applicabile ad ogni situazione, ogni campo ha condizioni e problematiche diverse. È comunque un aiuto nell’eliminazione dei trattamenti fitosanitari.
Su quale tipo di terreno consiglia di utilizzare questo strumento? Non è solo una questione di terreno, ma anche di acqua. Il nostro pH dell’acqua è vicino ad 8, quello del terreno è circa 7,4. Abbiamo portato il valore dell’acqua a 6,7 e proprio in questi giorni stiamo facendo le analisi del terreno per verificare l’efficacia al termine della prima stagione. Quali controlli vengono effettuati dalla macchina? Verifica puntualmente il quantitativo di fertilizzanti minerali disciolti nell’acqua, come ferro o salinità, oltre al pH e all’elettroconducibilità. Può risultare molto utile in caso di vicinanza al mare, per tenere sotto controllo l’acqua salmastra, o in caso di acqua particolarmente ferrosa perché permette di monitorare i valori limite ed effettuare interventi su base acida per controllare il ferro in sospensione. E tutto ciò che viene aggiunto raggiunge ogni angolo dal campo grazie agli impianti di irrigazione. Uno dei vantaggi riguarda proprio il fatto che un impianto efficiente può essere utilizzato non solo per abbassare il pH dell’acqua, ma anche per somministrate tutto ciò che può essere diluito e veicolato in maniera uniforme al tappeto erboso. L’introduzione di diversi prodotti negli impianti non rovina il sistema di irrigazione? Al contrario, alla macchina può essere
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Strategie di manutenzione
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A sinistra, una buca de Le Rovedine e qui sopra l’impianto di irrigazione, con a destra il dettaglio dell’apparecchiatura Acquafert di fertirrigazione. In basso, un primo piano di Franco Piras aggiunto un bio-ossidante per la manutenzione degli impianti di irrigazione e, a fine stagione, si può eseguire un lavaggio di disincrostante e di disinfezione dell’impianto. Nel nostro caso sono diminuite le alghe e i sedimenti nelle tubazioni. Fino ad ora quali vantaggi ha portato al Golf Club Le Rovedine? Ripeto, fa parte di una strategia di gestione agronomica integrata di medio-lungo termine in cui tutto è utile. È difficile dire quale sia il fattore determinante. I risultati nel complesso sono stati lusinghieri: nella scorsa stagione sono diminuiti gli attacchi di Sclerotinia, non abbiamo avuto né Rizoctonia, né Phityum e le assicuro che è stato un bel sollievo. Da noi le condizioni estive di temperatura e umidità ci pongono a rischio per oltre due mesi nei quali eravamo abituati a trattare a calendario. Sono migliorate, quindi, le condizioni del tappeto erboso? Mah, è difficile dirlo. Il nostro tappeto è abitualmente in buone condizioni. Di
sicuro la pianta ha reagito meglio agli stress estivi e ho notato una diminuzione della Poa annua. Ha già in mente nuovi investimenti per l’impianto di irrigazione de Le Rovedine? Alcuni anni fa abbiamo rifatto l’impianto delle nove buche più antiche che aveva ormai oltre trent’anni ed era un impianto mono rango con tubi in PVC. A breve rifaremo anche l’impianto delle altre nove buche che, sebbene più recente, non ha una copertura adeguata e passeremo da un doppio a un triplo rango. Nell’immediato abbiamo pianificato la sostituzione del sistema di filtraggio, sostituendo i filtri manuali a dischi, che richiedono diverse ore di manutenzione, con una batteria di filtri autopulenti.
un “vuoto”. Canzio Sanguanini e il suo team sono dei professionisti del settore con i quali ho avuto opportunità di collaborare anche in nuovi progetti di campi da me disegnati e i committenti si sono sempre trovati bene.
Per quale motivo avete scelto di rivolgervi ad ACQUAFERT Green? È un’azienda seria ed affidabile con oltre 50 anni di storia nell’agricoltura che ha avuto il coraggio di investire per introdursi nel mondo del golf e colmare
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Un giornalista, innamorato di viaggi e di golf, decise tempo fa di seguire i corsi per diventare referee. Da allora, spesso i suoi weekend sono cambiati...
UNA GIORNATA DA ARBITRO TAMIETTO 3.indd 76
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TESTIMONIANZE La vita in campo
di Albert Tamietto
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a lettera di convocazione della Federazione arriva per e-mail: sono stato nominato uno degli arbitri per la Gara Nazionale di Golf che si terrà questo week end. Comincia così una storia che ogni volta dura normalmente tre o quattro giorni. Giorni frenetici ma oscuri per i giocatori: tutto quello che succede prima che il concorrente metta la sua palla sul tee della prima buca del primo giorno di gara appartiene solamente agli addetti ai lavori: ai Green Keeper, ai Caddy Master, agli Addetti alla Segreteria, agli Arbitri e al Direttore di Torneo. È un lavoro duro, intenso, impegnativo e spesso frenetico: tutto deve essere finito prima del fatidico tee time del primo match in gara. E soprattutto deve essere fatto bene perché se si sbaglia qualcosa, se si dimentica anche solo un piccolo dettaglio, tutto diventa più difficile: dalla gara che non va avanti alle polemiche su un ostacolo d’acqua segnato male, a una bandiera messa in posizione impossibile. In confronto le ore passate sul car durante la gara vera e propria sono la parte meno faticosa ed anche più noiosa di tutta la manifestazione. Ed è con questo spirito che il giorno precedente alla manifestazione gli arbitri si trovano tutti nell’ufficio della club house: il direttore del torneo ha già pronte le schede con i compiti di ciascuno. Questa volta vengo messo in coppia con Marco: ci conosciamo da quando eravamo ambedue arbitri zonali di 1° livello (debuttanti, insomma). Poi lui ha fatto carriera: è giovane, in gamba ed è già arbitro nazionale. Ci viene assegnata la preparazione delle prime nove buche, mentre le seconde vanno a Daniele e a Irene, una ragazza molto brava che tutti amichevolmente detestiamo (o forse è meglio dire ‘invidiamo’?) perché è stata l’unica che all’esame ha preso il massimo dei voti, mentre noi abbiamo passato il tempo a sfogliare furiosamente manuali e dispense alla ricerca delle risposte a impossibili situazioni che gli esaminatori ci hanno messo nei questionari. “Mi raccomando - dice Claudio, il Direttore di Torneo - siete esperti per cui non vi devo dire niente”. E, indicandoci il computer con le previsioni meteo, aggiunge: “Fate le bandiere solo per domani. Le previsioni parlano di pioggia nel week end per cui non mettetele nelle cunette. Per dopodomani, vediamo come si evolve il tempo”. Le solite raccomandazioni, insomma. E così, dopo il rito del caffè tutti insieme, prendiamo i car ed imbarchiamo tutto il necessario: bombole di vernice rossa, gialla, bianca, picchetti colorati per indicare gli ostacoli, i fuori limite e le zone danneggiate. E ovviamente il nostro zaino personale con ombrello, giacche, guanti, occhiali, creme solari e spray anti zanzare. E soprattutto la radio, strumento indispensabile visto che siamo dispiegati su oltre 70 ettari di terreno. Il lavoro è lungo perché il campo risulta un po’ trascurato: quando si fanno le gare di circolo i concorrenti sono quasi tutti locali, per cui giocano a occhi chiusi e non fanno mai caso a paletti buttati giù, a zone danneggiate o a bunker mal definiti. E spesso, anche se i problemi li vedono, lasciano tutto lì. Ma domani è una gara nazionale con giocatori che arrivano
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da tutta Italia e bisogna che le cose siano perfette, per quanto possibile. Ai periodici corsi di aggiornamento ci raccomandano sempre di preparare bene il percorso: meglio lo fai, meno grane avrai durante la gara. Marco ed io iniziamo dalla buca 1, lui risale il percorso sul lato destro, io percorro quello sinistro, per vedere se il fairway è perfetto. In fondo, dove la buca curva a sinistra, Marco ferma il car, si guarda attorno e mi chiama per radio. “Fai un salto qui, per favore: c’è un problema”. “Come la segniamo questa?” mi dice indicando una scarpata fangosa. “La segniamo tutta come ostacolo d’acqua o la parte alta la mettiamo come terreno in riparazione?” chiede. La discussione dura qualche minuto e poi arriviamo alla stessa conclusione. Con le pistole (così si chiamano gli attrezzi per tracciare le strisce di vernice) marchiamo la zona in un modo che poi si rivelerà assai felice. E così ripartiamo, sulle altre otto buche, a tracciare in rosso gli ostacoli d’acqua laterali, in giallo quelli frontali, in bianco i fuori limite e le zone danneggiate che così diventano “Terreno in riparazione”. Lasciamo però da definire una situazione un po’ complessa, dove c’è in ballo una casa sulla sinistra della buca (ostruzione inamovibile), con a fianco una strada lastricata (altra ostruzione inamovibile), un ruscello (ostacolo d’acqua) e la stradina che scavalca il ruscello stesso: ne parleremo durante il briefing pomeridiano, quello che si fa tutti insieme cercando di risolvere le situazioni più ‘incasinate’. E così, dopo il pranzo (l’unico pasto di tutto il week end che si riesce a fare tutti insieme) portiamo il direttore di torneo Claudio e i colleghi Daniele e Irene in zona. Il direttore, persona assai scrupolosa, guarda in silenzio, verifica le nostre parole passando da una parte all’altra dell’edificio, chiede a ciascuno la propria opinione. Poi fa la cosa giusta: “Proviamo a simulare le varie
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Un arbitro di golf al lavoro lontano dai fairway, per stabilire come dovrà essere giocato il successivo colpo di gioco ipotesi - dice - guardiamo cosa succede se la palla arriva qui”. E poi fa la prova con la palla che atterra là, e poi ancora con la palla che si ferma laggiù. Ed è tutto un contare passi da una parte e dall’altra per trovare il punto più vicino dove ovviare, si verificano quanti droppaggi saranno necessari per uscire da quell’angolo e si decide se segnare il ponte in ostacolo o no. Passa una buona mezz’ora ma alla fine abbiamo un’idea precisa su come comportarci nell’eventualità che un giocatore faccia un gancio con la palla che andrà a fermarsi proprio qui. E accadrà: durante la seconda giornata, una palla si fermerà proprio attaccata alla casa perché – si sa - la legge di Murphy colpisce sempre con teutonica regolarità. E le bandiere? Un bel rito anche quello, complesso e rischioso. Bisogna fare un mix, come dicono i manuali. Tra bandiere facili e difficili, bisogna metterle in modo che il concorrente giochi tutti i tipi di approccio: solo così può ‘emergere’ il giocatore completo. Marco usa un foglio con uno schema simile al gioco “Tris”, così da piazzare le bandiere nella maniera più varia possibile. Ma non basta: bisogna cercare un punto non troppo vicino a vecchie buche, abbastanza lontano dai bordi e soprattutto il più possibile in piano affinché la palla si possa fermare. E mai dimenticando che domani pioverà: dobbiamo evitare che la tazza della buca venga allagata, se no, sai le polemiche! A questo punto si segna quel punto con una piccola spruzzata di vernice: per domani il segno è rosso, il giorno dopo sarà giallo. Infine bisogna contare i passi dall’inizio del green e dal bordo destro o sinistro: una misurazione puramente indicativa che verrà riportata su un foglietto consegnato a tutti i concorrenti (le famose ‘pin position’): si fa il conteggio in andata e in ritorno affinché la misura approssimativa sia tale il meno possibile.
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Il lavoro di preparazione del campo finisce quando è quasi buio: la stanchezza prende il sopravvento e ognuno ha le sue necessità: c’è chi rientra a casa, chi telefona per sapere se il bambino ha ancora la febbre, chi va a dormire perché il giorno dopo la sveglia è prima dell’alba. Finalmente arriva il giorno della gara. La sveglia suona quando fuori è ancora buio: subito la doccia, la barba e poi la vestizione: maglietta federale con la scritta ‘Rules’ e pantaloni blu. E prima di uscire, un controllo allo zainetto per verificare che non manchi nulla perché, una volta fuori, è difficile tornare all’alloggio a recuperare ciò che si è dimenticato. Alle 7 bisogna già essere in campo per piazzare i battitori bianchi per gli uomini e blu per le donne: oggi li mettiamo sulle piastre di riferimento, domani li metteremo qualche metro più avanti. E poi bisogna verificare che non siano arrivati i cinghiali a combinare qualche disastro, che gli addetti abbiano rastrellato i bunker e che le bandiere siano al posto giusto. Nello stesso momento si decide la posizione delle bandiere per il giorno successivo (quelle da segnare con un puntino giallo) seguendo lo stesso rito del giorno precedente. Alle 8 meno qualche minuto il direttore di torneo verifica l’ora indicata sull’orologio posizionato sul tee della prima buca, che fa testo per la partenza di ciascun match (sullo European Tour ci si sincronizza con l’orologio atomico, qui ci accontentiamo dell’altrettanta precisa ora del telefonino), controlla la posizione degli arbitri sul percorso e finalmente per radio pronuncia la fatidica frase “Ore 8: inizia il torneo. Buon lavoro a tutti”. 1 - Continua
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EVENTI
Sostenibilità ambientale
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Partiamo dalle gare junior Dalla Ryder Cup al Venice Open: in campo procedure per un golf ancora più ‘green’ in competizioni di ogni livello di Stefano Boni
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a oggi è a disposizione del golf una nuova risorsa: è stato infatti pubblicato da Golf Environment Organization, sul sito ufficiale, il “Golf Tournament Voluntary Sustainability Standard”, cioè la procedura per l’organizzazione sostenibile e la certificazione ambientale degli eventi golfistici. Il concetto di sostenibilità ambientale applicata ai tornei di golf nasce proprio con GEO nel 2010, quando attraverso l’iniziativa ‘Green Drive’ furono messe in campo una serie di misure volte a ridurre significativamente l’impatto ambientale della Ryder Cup. Da allora ‘Green Drive’ interessa ogni edizione disputata al di qua dell’oceano e non solo, visto che negli ultimi anni altri importanti tornei dell’European Tour e dell’US PGA Tour hanno aderito all’iniziativa. Restava comunque la consapevolezza che anche eventi minori potessero rivestire un ruolo significativo in termini di riduzione dell’impatto ambientale e di massimizzazione dei benefici a livello economico-sociale. Le procedure pubblicate oggi da GEO nascono dunque con lo scopo di permettere l’organizzazione sostenibile di eventi di qualsiasi scala: l’impegno ambien-
tale della sede di svolgimento, il ricorso a misure specifiche di protezione ecologica , un’adeguata attività di comunicazione, la scelta di partner e fornitori locali, la convenzione con strutture ricettive che abbiano una definita politica ambientale, la promozione dell’uso di mezzi di trasporto collettivi, l’organizzazione di eventi collaterali di beneficenza, la raccolta e l’organizzazione dei dati sono solo alcune delle misure attraverso le quali un torneo di golf può fare la differenza. Misure peraltro messe in campo con successo nel corso del Venice Open 2017, evento menzionato nella presentazione del documento, che insieme alla US Kids, al R&A, all’European Tour, allo Scottish Open, al Waste Management Phoenix Open, al Ladies European Tour e alla Solheim Cup ha contribuito alla sua elaborazione e collaudo. Il Venice Open, organizzato ogni anno dal Golf della Montecchia e dalla US Kids è a oggi non solo l’unico esempio italiano di torneo di golf eco-sostenibile, ma soprattutto l’unico evento internazionale “green” interamente dedicato ai ragazzi. La migliore dimostrazione quindi che anche attraverso il golf sia possibile comunicare alle nuove generazioni l’importanza della protezione e della cura dell’ambiente.
Qui sopra, un’immagine ripresa alla Montecchia durante il Venice Open 2017, patrocinato da US Kids
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A SCUOLA TRA NATURA E STORIA
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A Roma è nato un progetto pilota con giovani e giovanissimi per inserire il nostro sport fra le “materie” da conoscere. Ecco come si sono svolte le particolari lezioni sul campo
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di Marta Visentin l golf è uno sport antico: si ritiene che il luogo di nascita sia la Scozia, ma l’antenato pare risalga invece all’epoca dei Romani. Esisteva infatti un gioco simile, che si chiamava “Paganica” e si giocava in campagna (pagus in latino) con bastoni e palle ed era praticato anche dai legionari nelle terre di confine dell’impero. Che siano stati quindi i Romani o secoli dopo i pastori nel nord Europa, comunque nella natura e nella storia affondano le radici di questo sport. Ecco perché ho scelto di dare il via al progetto “A scuola di golf tra natura e storia” in un posto spettacolare quale il Parco degli Acquedotti, nel Parco Regionale dell’Appia antica, con la fattiva collaborazione di tutto lo staff del circolo sportivo Archi di Claudio. Giocare a due passi dalle imponenti arcate dell’Acquedotto Claudio e seguire le tracce della natura e della storia, è stata un’esperienza formativa e divertente, per due classi dell’Istituto Martin Luther King di Roma, la IC e la IE, che con le attivissime professoresse Immacolata Carbone, Valentina Antenucci, Simona Alfarone, Rosa Maria Di Blasio e Assunta Cepollaro, si sono cimentate sul campo con i maestri e con un meteo più scozzese che romano, hanno esplorato con me le grandi bellezze archeologiche, naturalistiche e paesaggistiche del Parco. La visita storico-naturalistica del circolo ha permesso ai ragazzi di fare Educazione Ambientale e conoscere gli ambienti, le specie, la storia e soprattutto la biodiversità che li circonda, e hanno imparato a giocare stando all’aperto e non chiusi nelle consuete palestre sportive. Lo sport ha una grande importanza nella nostra società ed è per i più giovani uno strumento educativo primario, serve per riflettere a livello globale ma anche in modo specifico attorno a principi, ideali, valori e regole, in una parola: etica dello sport. Il golf con le proprie regole di gioco, svolgendosi all’aperto, circondato come in questo caso da un territorio ricco di storia e di bellezze naturali, è sicuramente un’attività che fornisce molteplici stimoli. La principale differenza che rende il golf italiano unico nel mondo è proprio la ricchezza di beni archeologici e storici tutelati all’interno dell’estensione dei circoli che, unitamente al contesto naturale, rendono il nostro paese una meta imperdibile. Il Golf Archi di Claudio - realizzato accanto al tratto più spettacolare dell’Acquedotto Claudio, che risale al 52 d.C. e che dopo 2.000 anni è ancora in piedi - collabora fattivamente
Passeggiate naturalistiche e prove di golf in campo pratica nel circolo romano degli Archi di Claudio
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Qui sopra, un gruppo di scolari agli Archi di Claudio e sotto le prime prove dal tappetino del campo pratica. A destra, il ricordo della giornata trascorsa al golf, nel “tema” scritto da uno dei giovani partecipanti alle lezioni outdoor per la conservazione di quelle arcate, che hanno trasportato milioni di metri cubi di acque preziose per la Roma antica e sono testimoni di secoli di storia; circoli come questo meritano elogi e promozione per l’impegno volto a rendere il golf un alleato della tutela della nostra bella Italia. Come naturalista e classicista, desidero esprimere un sentito ringraziamento al Presidente Maurizio Perna e a tutto lo staff dell’Associazione sportiva Archi di Claudio, per aver accettato con entusiasmo di attivare nel circolo il progetto “A scuola di golf tra natura e storia”, che ho ideato per cercare di coinvolgere il mondo della scuola in maniera interdisciplinare e dimostrare che il golf può essere l’alleato ideale. L’obiettivo è l’avvicinamento dei giovani alla pratica del golf rendendo i fruitori consapevoli e scopritori dell’immenso patrimonio culturale e naturale presente intorno al percorso di gioco. Promuovere uno stile di vita attivo e la cultura sportiva attraverso il Golf
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come attività per tutti, divertente, svolta in ambiente naturale ma anche come “materia scolastica” nell’ambito delle attività di educazione fisica e non solo. Il circolo Archi di Claudio, ha il più ampio numero di giovani giocatori in Italia, grazie alle tante iniziative volte a coinvolgere con entusiasmo e professionalità il mondo dei ragazzi, di recente è diventato anche la sede dell’Associazione Italiana Disabili Golfisti, con l’intento di promuovere il golf tra persone disabili e favorire iniziative sportive che coinvolgano insieme giocatori diversamente abili e normodotati. L’auspicio è che iniziative come queste si estendano in altri circoli, per far conoscere l’immenso patrimonio culturale e naturale spesso nascosto, l’impegno che le associazioni sportive attuano per la conservazione di paesaggi e beni ma soprattutto avvicinino al golf sempre più giovani. E, incrociando le dita, che fra di loro escano altri Molinari, Manassero e Paratore!
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ARIA NUOVA AL CASTELLO Inedito assetto proprietario per il grande club a sud di Milano, dove sono in fase di realizzazione molti lavori per migliorare e aggiornare l’offerta. Ce ne parla il nuovo Direttore, Franco Sfregola
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n un contesto come quello del golf italiano dove oggi l’impegno maggiore è profuso soprattutto per riuscire a mantenere le posizioni in attesa di tempi migliori, ci sono realtà che, invece, puntano sul loro futuro mettendo in campo investimenti di rilievo e progetti di crescita. È il caso del Golf Club Castello Tolcinasco, il circolo milanese che di recente ha cambiato l’assetto proprietario. Non si è trattato di un semplice avvicendamento societario, ma dell’avvento di una nuova impostazione strategica che si pone come obiettivo il rilancio del circolo e lo sviluppo delle sue potenzialità connesse alla valorizzazione degli spazi e delle strutture presenti. Il complesso, con i suoi 120 ettari di verde dislocati alle porte di Milano all’interno del Parco Agricolo Sud, ospita le splendide 27 buche disegnate da Arnold Palmer nel 1993, cui si aggiungono altre divertenti 9 buche executive, una elegante club house molto ampia e una grandissima piscina estiva, il Golf Club Castello Tolcinasco rappresenta una realtà di spicco nel panorama del golf lombardo e anche nazionale. La felice collocazione all’interno del parco e la vicinanza con l’oasi naturalistica dei laghetti del Tolcinasco realizza la perfetta simbiosi per chi vuole svolgere una sana attività fisica, circondato dall’incantevole ambientazione faunistica del parco. Non va dimenticato, inoltre, che questo percorso dal 2004 al 2008 ha ospitato ben cinque edizioni consecutive dell’Open d’Italia, tra i quali quello del 2006 vinto da Francesco Molinari al suo primo successo da professionista, mettendo in evidenza la validità tecnica del suo tracciato e la sua predisposizione a ospitare grandi eventi, grazie agli spazi disponibili e a
una dislocazione geografica che ne facilita la raggiungibilità. Con la stagione 2018 e il recente cambio degli asset gestionali il circolo ha deciso di riproporsi con un ruolo da protagonista, puntando al conseguimento di una sua precisa identità attraverso l’attuazione di un piano industriale innovativo, ambizioso, nonché rivoluzionario per il panorama golfistico italiano. «Vogliamo diventare un circolo per le famiglie dei nostri soci e un luogo dove anche i non golfisti possano trovare risposte alle loro esigenze per il tempo libero - spiega Franco Sfregola, il nuovo Direttore del Golf Club Castello Tolcinasco, con alle spalle una grande esperienza nel settore - In quest’ottica sono stati realizzati i primi interventi nella club house del circolo, l’area più interessata, con numerose novità in corso di realizzazione». Tra queste è già stata modificata la disposizione della Segreteria, che ora si trova all’interno del nuovo pro-shop che ha trovato spazio in un ampio salone, prima utilizzato per riunioni, in perfetto stile “British” con la reception al centro del locale. È cambiato anche il design del bar con un intervento che ora lo separa maggiormente dal ristorante e con la chiusura mobile dell’area esterna in modo da poter essere utilizzata nei mesi invernali. In questo spazio è stato allestito anche un’area per il “golf indoor” con simulatore e possibilità di analisi video dello swing. Sempre al piano terra verrà realizzata una nuova sala multifunzione per il tempo libero e per riunioni, mentre entro l’anno dovrebbero essere completate una quindicina di stanze uso foresteria che troveranno posto al primo piano. L’intervento più corposo, però, riguarda la realizzazione ex novo di una attrezzatissima Spa nei locali fino all’anno scorso oc-
Nelle foto, due scorci della buca 9 Blu del Castello Tolcinasco, dove si sono concluse le cinque edizioni dell’Open d’Italia ospitate dal circolo milanese. Come tutte le 27 buche dei tre percorsi, è stata di recente convertita in Bermuda
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cupati dal deposito sacche. Assieme alla Spa saranno anche inseriti alcuni servizi collegati quali il parrucchiere, l’estetista, nonché una nuova area fitness più ampia e più attrezzata. Per quanto riguarda l’esterno, invece, si sta lavorando ad alcuni miglioramenti della zona piscina con la creazione di un’area solarium e di una piccola Spa all’aperto, mentre verrà costruito anche un bar dedicato esclusivamente a questa zona. Interventi non di poco conto, come si vede, che puntano a trasformare la club house da semplice luogo di accoglienza per i golfisti in una struttura rinnovata e attrezzata in grado di fornire i proprio servizi a chiunque frequenti il Golf Club Castello Tolcinasco. Il nuovo corso del circolo, inoltre, sarà caratterizzato anche dall’introduzione di altri tipi di servizi rivolti a un’utenza sempre più variegata per creare un’offerta il più completa possibile. «Tra le novità che vogliamo mettere in atto – dice Franco Sfregola – c’è quella della realizzazione di un area riservata ai giovanissimi fino ai 14 anni, con personale specifico che li seguirà sia per gli aspetti sportivi-ricreativi che scolastici. Verrà creata anche un’area “dog sitter” nella quale ci occuperemo della custodia e della cura dei cani che i soci o i frequentatori del circolo ci affideranno mentre sono impegnati a giocare o a utilizzare gli altri servizi del circolo». Modifiche e interventi sono in programma anche sul percorso e sulle strutture collegate, anche se in misura minore. Sul tracciato, che negli ultimi anni ha visto la trasformazione con successo del tappeto erboso da microterme a macroterme (l’ormai sempre più conosciuta Bermuda), non sono previsti, infatti, particolari lavori in quanto le condizioni delle 27 buche uscite dalla penna del grande Arnold Palmer, sono più che soddisfacenti. Si sta lavorando sul miglioramento di alcune aree
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Qui sopra, una suggestiva veduta del Castello, che dà il nome al grande club milanese di Tolcinasco, Chiuso da una decina di anni, sarà rilanciato dalla nuova gestione, sfruttando di nuovo i suoi bellissimi interni (a sinistra) del tracciato che di recente avevano avuto qualche problema stagionale come gli avant-green e i bunker. «L’ultima calda estate ci ha lasciato dei danni nella zona attorno ai green – racconta il Direttore – ma siamo riusciti a risanare queste zone con interventi manuali e oggi la situazione è nettamente migliorata. Stiamo sistemando anche i bunker immettendo nuova sabbia per ripristinare i livelli originali e intervenendo sui drenaggi. Inoltre abbiamo previsto una gestione della manutenzione sempre più impostata sulla sostenibilità ambientale con l’uso di prodotti biologici e di tecniche d’intervento sempre rispettose del contesto naturale». Tra le operazioni più visibili cui è stato fatto oggetto il percorso c’è stata quella della pulizia di molte aree prima ricoperte da arbusti o addirittura incolte. Un intervento che ha migliorato il “colpo d’occhio” del campo mostrandolo più curato e ordinato e che i golfisti, specie quelli con il driver erratico, apprezzeranno sicuramente. Ovviamente tra gli obiettivi del circolo c’è anche quello di riuscire a incrementare il numero dei soci (passare dagli attuali 900 a 1.100 sarebbe già un buon risultato di questi tempi) attraverso iniziative specifiche. In questo senso l’allestimento di un ricco calendario gare, con circa 100 appuntamenti in program-
ma, tra i quali figurano i circuiti amatoriali più conosciuti, diverse finali nazionali e la Pro-Am dell’associazione Dravet che da anni ha in Matteo Manassero il proprio testimonial, rappresenta un’attrattiva assai interessante per i giocatori. Tra i lavori in corso ci sono anche quelli per la realizzazione del nuovo deposito sacche che sarà più vicino alla zona di pratica, anche questa oggetto di migliorie. L’obiettivo di tutti questi interventi è anche quello di rendere più funzionale e fruibile una struttura che al termine dei lavori sarà in grado di mettere a disposizione un’ampia gamma di servizi di qualità. In questo contesto si inserisce anche il recupero del Castello che, con i suoi grandi saloni e la sua imponente figura architettonica, si presta come sede naturale di eventi di prestigio e di momenti d’incontro. «Dopo dieci anni di chiusura abbiamo in animo di rilanciare questa splendida struttura – conclude Sfregola – Si tratta di una location di grande fascino perfettamente adatta per ospitare eventi importanti di qualsiasi tipo sia legate al golf che a utilizzatori esterni quali aziende e associazioni. Anche questa sarà un’altra delle sfide che nei prossimi anni il circolo vuole riuscire a vincere».
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Al termine di una chiusura durata circa un anno e mezzo, è ripartito il gioco sul club della zona sud orientale di Sardegna, di fronte allo spettacolare panorama di Punta Carbonara
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RIAPERTURE Tanka Golf
di Emiliano Crespi
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opo la riapertura dello scorso anno, dopo alcuni mesi di lavoro per ripristinare al meglio il percorso che era rimasto chiuso per un anno e mezzo, il Tanka Golf Club di Villasimius si prepara per la nuova stagione golfistica. La gestione del circolo, già dal 2017, è stata presa da due tecnici ed esperti del settore, il direttore Richard Cau e il superintendent Luciano Marci. Il percorso, a circa un’ora dall’aeroporto di Cagliari, si raggiunge percorrendo la strada provinciale n°17, in direzione sud-est, oppure la nuova strada statale 125. Splendide dal punto di vista scenografico, le 18 buche si distendono su un’area di 40 ettari incastonati tra i saliscendi che dominano la costa dell’area marina protetta di Capo Carbonara, famosa per le spiagge di assoluta bellezza e le acque cristalline. Impegnativo e divertente dal punto di vista tecnico, il percorso propone buche che si susseguono variando sempre pendenze, lunghezze e difficoltà. Disegnato da Luigi Rota Caremoli, uno dei più noti progettisti italiani, il campo è inserito in un contesto naturale, dove il profumo di salsedine si mescola a quelli della macchia mediterranea e le vedute che si possono ammirare dai tee e dai green di gran parte delle buche, alleviano le arrabbiature per eventuali slice o i putt sbordati di un niente, come spesso capita ai golfisti in trasferta. Fanno da contorno un campo pratica con otto postazioni coperte e quindici scoperte e lo splendido putting green, immerso in un tripudio di profumi, tipici della vegetazione sarda. I numeri del tracciato (par 70, lungo 5.418 metri) non devono trarre in inganno, lasciando immaginare un campo da affrontare con leggerezza. Tecnica, precisione e concentrazione sono i tre “must” per sfidare con il giusto spirito il percorso. Sotto il profilo del gioco, le prime 9 buche sono le più faticose e richiedono una buona varietà di colpi, anche se le difficoltà, come dicevamo, sono ripagate dallo spettacolo che offre la natura. Le seconde nove buche sono più pianeggianti, concedono fiato e maggior tempo al giocatore per concentrarsi sullo score. Lungo i fairway sono presenti alcuni specchi d’acqua che rendono il percorso ancora più vario e dove
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91 trovano ristoro le diverse varietà faunistiche presenti che trovano qui un rifugio virtuoso dal punto di vista ambientale. Da segnalare l’ecosostenibilità del percorso. Il Tanka Golf Villasimius utilizza per l’irrigazione esclusivamente acque rigenerate e l’intero campo, compresi nove green e il putting green di pratica, sono in erbe macroterme. Al più presto verrà avviata la conversione anche degli altri nove green in modo da arrivare all’obiettivo di diventare il primo 18 buche in Italia interamente in macroterma. Trattandosi della zona statisticamente meno piovosa d’Italia è anche in via di completamento il rifacimento dell’impermeabilizzazione dei bacini di raccolta idrica situati sul percorso. Il Tanka Golf dispone di spogliatoi, un’area ristoro e una sala deposito sacche. A disposizione anche carrelli e golf car per muoversi con più agilità nel percorso. È presente una maestra federale disponile per lezioni private e collettive. Già dalla scorsa stagione, la società di gestione ha deciso di tenere aperto l’impianto tutto l’anno e non, come accadeva in passato, solo da aprile a ottobre. L’obiettivo dichiarato è quello di occupare una posizione di rilievo nell’offerta turistica del sud dell’isola. Il clima mite di cui gode questa parte di Sardegna, d’altra parte, è perfetto per giocare a golf da gennaio a dicembre. ASD Tanka Golf Villasimius Via degli Oleandri, 4 - 09049 Villasimius (Cagliari) info@tankagolfvillasimius.it segreteria@tankagolfvillasimius.it www.tankagolfvillasimius.it Tel: 347 1724373
Nelle foto delle pagine di apertura del servizio e in queste due, una serie di immagini che mettono in luce gli stupendi scorci che si possono incontrare durante un giro sulle 18 buche del Tanka Golf di Villasimius (Cagliari)
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IL PIACERE DI ESSERE A CASA
Grande stile ed eleganza contraddistinguono il celebre complesso che nel Parco della Mandria, alle porte del capoluogo piemontese, accoglie uno dei piĂš famosi circoli italiani e le sue 36 magnifiche buche
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di John O’Grass
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Veduta aerea del Circolo Golf Torino. Sulla sinistra, la Cascina Risera Vecchia, che accoglie caddie master, ricovero sacche, pro shop palestra e archivio. Subito dietro, la sagoma bassa della clubhouse
uella del Circolo Golf Torino è una club house un po’ fuori dagli schemi. È stata concepita come una casa e, quando si entra, ci si sente davvero così: a casa. L’ingresso principale gode di una vista su una grande aiuola rotonda, intorno alla quale gira ancora l’asfalto che prosegue dai due cancelli elettrici d’ingresso e uscita, ricavati nel muro che mette fine alla tenuta La Mandria, nella quale si trova il club, con i suoi due percorsi – il Blu e il Giallo – ognuno da 18 buche. Come nell’altro circolo attiguo, il Royal Park I Roveri. Non a caso i due golf godono della reciprocità: se in uno c’è una manifestazione importante, i soci che non vogliono assistervi possono giocare gratuitamente nel club vicino. “Il progetto di base della club house è opera dell’architetto toscano Pier Niccolò Berardi – ci spiega Tiziana Nasi (suo padre Giovanni è stato per molto tempo presidente) -, arricchendosi poi di altri locali. In principio la sala da pranzo si trovava dove oggi c’è il bar, allora situato nel salone centrale, quello che ora accoglie soci e ospiti, con un bellissimo camino, splendidi divani, poltrone e ampie vetrate, dalle quali si godono alcuni scorci del campo”. A fianco c’è la Cascina Risera Vecchia, rivestita da un magnifico e gigantesco rampicante, con il classico porticato a “ferro di cavallo” (circonda l’ampio cortile) sotto il quale trovano posto i locali del caddie master, del ricovero sacche e il fornito pro shop. Al primo piano si trovano una ben attrezzata palestra, il corposo archivio con registri, libri, raccolte di riviste, foto storiche e saletta riunioni. Le pareti dell’ingresso (a destra si apre la segreteria, a sinistra c’è l’ufficio del direttore Valter Castagnero) e quelle del salone sono coperte da pannelli di legno che, con lettere in rilievo, citano le numerose vittorie nei campionati più importanti: nazionali o internazionali, individuali o a squadre, Juniores o Seniores, maschili o femminili vinti dai soci. Come lo statunitense U.S. Amateur 2005, conquistato da Edoardo Molinari o l’Open d’Italia 2006 che si è aggiudicato suo fratello Francesco. Insieme hanno portato al “Torino” la World Cup 2009 (una copia della quale adorna una mensola del salone), facendo poi entrambi parte della squadra europea che ha battuto quella USA nella Ryder Cup del 2010. D’altronde il “Torino” è nato nel 1924 e ha inaugurato le prime 18 buche del percorso Blu a La Mandria nel 1957. L’ex presidente Lorenzo Silva (sostituito l’anno scorso a fine mandato dalla sua ex moglie, Carla Ubertalli) è stato un dilettante che ha vinto di tutto e di più, contribuendo a riempire i citati pannelli. Insieme a lui – i Molinari a parte – ricordiamo sua sorella Rita Silva Boeri, Laura Montesi Benazzo, i fratelli Marco e Stefano Soffietti, “pro” come Matteo Delpodio, l’ex sciatrice azzurra Clotilde Fasolis Costa, Claire Grignolo, Anna Roscio Molinari, Alessandra Salvi, Francesca Christillin, Giulia Carando, per citarne alcuni. Qualche anno dopo l’inaugurazione la clubhouse è stata “allungata” per accogliere il ristorante (dalle vetrate si possono vedere le partenze dal tee della buca 1 Blu), affiancato dalla
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saletta per i giocatori di bridge o burraco. Una scala con una sola rampa scende invece alla grande sala della TV con mega-schermo e poltrone seguita da due salette per i più giovani, adatte al gioco e allo studio, tutte a livello campo. Dal bar si può uscire sull’antistante spiazzo lastricato in pietra ed essere serviti sotto gli ombrelloni, guardando le palline arrivare sul poco distante green della buca 6 Blu o ripartire dal successivo tee della 7. Oppure giocare a carte sotto la Catalpa (pianta originaria del nord e centro America e dell’Asia Orientale) e le sue larghe foglie. Poco più in là un porticato protegge dal sole alcuni tavoli da pranzo (e il banco-ristorante dove scegliere o ordinare piatti e bevande), altri schierati sotto ombrelloni e alberi. A fianco, con la bella stagione, la piscina entra in funzione sorvegliata da un bagnino. Spogliatoi e servizi sono ampi e ben tenuti, al primo piano c’è quello degli ospiti. Ultimo ma non ultimo: Valerio Staffelli (ricordate i “Tapiri d’Oro” di Striscia la Notizia?), critico dei circoli italiani per Golf&Turismo, ha esaminato bar, cucina, servizi e percorsi, assegnando al C.G. Torino un 10-. Davvero un gran bel voto.
La scheda del circolo A.S.D. Circolo Golf Torino - La Mandria Via Agnelli, 40 - 10070 Fiano Torinese (Torino) Tel 011 9235440 - fax 011 9235886 info@circologolftorino.it - www.circologolftorino.it Fondazione: 1924 Stagione: tutto l’anno (chiusura 24 dicembre – metà gennaio) Chiusura: lunedì non festivo Progetto: John Morrison - Studio Harris - Marco Croze - Graham Cooke Presidente: Carla Ubertelli Vice-Presidenti: Fabio Giuseppe Gaido, Nicoletta Cacciatore Direttore: Valter Castagnero (arbitro nazionale) Segreteria: Tiziana Panizzolo (arbitro internazionale), Marisa Antonietti (amministrazione), Fabio Collecorvino (front desk) Caddie Master: Luca Martinetto, Paolo Barbero, Federico Baima, Elia Richiardi Spogliatoio Uomini: Roberto Fiammengo, Luigi Perosino Spogliatoio Donne: Alessia Colacino, Assunta Bianco Professionisti: Sergio Bertaina, Marco Soffietti, Lucio Merlino Senior, Filippo Armand, Francesco Vacchetto, Benedetto Pastore Superintendent: Valerio Remondino Manutenzione Campo: Marco Airaudi, Enzo Colombatto, Roberto Brioccia, Adriano Cabodi, Enzo Benedetto Chiadò, Paolo Coggiola, Flavio Droetto, Mario Fusetto, Zacheu Vasile Hasmasan, Giorgio Rigoletti, Marco Vercellino, Daniele Re Fiorentin.
In queste pagine le luminose ed eleganti sale della clubhouse al Circolo Golf Torino, con scorci di bar, ristorante, area caddie master, piscina e terrazza all’aperto. Qui sopra, una delle bellissime 36 buche del club, fondato quasi cento anni fa (1924).
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BACKTEE Marco Dal Fior
Una nuova ouverture per i tre tenori del golf
L’
hanno chiamata Golf Idea srl. L’idea in questione è semplice: poiché la figura del segretario/direttore di circolo sta cambiando alla velocità della luce, perché non provare in prima persona a sperimentare cambiamenti e innovazioni, senza lo schermo di un consiglio direttivo o di un presidente che avallino oppure rallentino nuovi progetti e piani di lavoro? Luca Angelini, Roberto Borro e Carlo Giraldi (tre nomi pesanti del firmamento golfistico italiano) si sono guardati negli occhi e sono partiti lancia in resta. Si conoscono da tempo, per qualche periodo della loro carriera hanno anche lavorato insieme. “Siccome abbiamo vedute simili o uguali e comunque reciproca fiducia e stima, ci è sembrato giusto cogliere questa occasione speciale, immaginando di lavorare insieme e di sperimentare un modo diverso di vivere questa nostra professione, che da qualche tempo in qua sembra un po’ vacillare”.
Roberto Borro spiega così la decisione di costituire la società con Angelini e Giraldi e di prendere in gestione, come primo passo, il Golf dei Laghi di Travedona Monate (Varese). “Un circolo – puntualizza Angelini – che negli ultimi tempi è stato un po’ abbandonato a se stesso. Proprio per questo la sicurezza della nostra presenza attiva ha generato risposte positive da parte dei soci, delle banche e di tutto il mondo del golf in generale. Tutti ci stanno dando una mano. Ci sentiamo quindi in un ambiente perfetto per lavorare”. “Il direttore non può più limitarsi a gestire i rapporti con i soci o l’attività sportiva – ribadisce Carlo Giraldi - oggi deve conoscere il marketing, sapersi muovere alla ricerca di nuovi soci e nuovi golfisti, andare a caccia di sponsor, saper gestire i conti e occuparsi di problematiche fiscali e legali. In pratica deve essere un vero e proprio direttore d’azienda. Allora tanto vale che l’azienda sia tua: rischi in prima persona, se qualcosa non va puoi prendertela solo
con te. I soci lo sanno, lo vedono e credono in questa nuova avventura almeno quanto noi”. Il contratto con la società immobiliare proprietaria del campo è di otto anni. Un orizzonte temporale abbastanza lungo per poter pianificare, progettare, programmare. “Crediamo, senza falsa modestia, di avere l’esperienza e le competenze per ottenere buoni risultati in tempi ragionevolmente brevi. Se riuscissimo, ad esempio, a creare 70 nuovi giocatori all’anno, avremmo raggiunto subito una situazione di equilibrio nei conti. Non li andremo a cercare negli altri club della zona, non ci interessano politiche di rapina dei soci che alla fine lasciano tutti più poveri. Vogliamo allargare la base, propagandare il golf sulla sponda lombarda del Lago Maggiore. E poi cercare, più lontano, turisti e green fee. Le idee ci sono, l’entusiasmo anche. Il lavoro non ci ha mai spaventato”. Li chiamano già “i tre tenori del golf”. E siamo solo all’ouverture. (mdalfior@alice.it)
I tre nuovi “gestori” del Golf dei Laghi: da sinistra, Carlo Giraldi, Roberto Borro e Luca Angelini
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