Professione CLUB
RIVISTA QUADRIMESTRALE ANNO 8 - N°22 - 8 EURO
PRIMAVERA - ESTATE 2020
SPECIALE Intervista a Franco Chimenti
COVID 19
Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - Lo - Mi - ISSN 1123-4830 - GO.TU. S.u.r.l. Editore
Tutti uniti contro la pandemia
INDAGINE
Cresce il golf in Europa
IN CAMPO
Hcp, regole e organizzazione gare
PERSONAGGI
Roberto Borro Marco Federici Leonardo Izzo
by GOLF&TURISMO
Massima attenzione ai piccoli dettagli: i particolari che nessun altro nota. Accettare solamente il meglio. La perfezione è una mentalità. Ed è qualcosa di cui vale la pena essere orgogliosi.
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Sommario / Primavera
2020
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Professione
Anno VII - numero 22 - Primavera 2020 - 8,00 euro Direttore Responsabile: Fulvio Golob fulvio.golob@golfeturismo.it Creative Director: Patrizia Chiesa Redazione: redazione@golfeturismo.it Andrea Ronchi (02 42419218) Federica Rossi (02 42419315) Comitato tecnico: Stefano Boni (Dottore Agronomo e Superintendent Diplomato), Paolo Croce (consulente tecnico), Alessandro De Luca (Tappeti Erbosi Federgolf), Fabrizio Pagliettini (Past President AITG), Davide Santagostino (Presidente AITG), Marta Visentin (Impegnati nel Verde) Hanno collaborato a questo numero: Fulvio Bani, Antonio Bozzi, Salvatore Brancati, Paolo Croce, Marco Dal Fior, Alessandro De Luca, Maurizio De Vito Piscicelli, Donato Di Ponziano, Cristian Flora, Corrado Graglia, Davide Maria Lantos, Luca Porcu, Davide Santagostino, Ernesto Russo, Graziano Semiani, Maurizio Trezzi, Andrea Vercelli Editore: Go.Tu. Surl Presidente: Alessandro Zonca Vice Presidente: Silvio Conconi Direzione, redazione, amministrazione: Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Telefono: 02 42419.1 r.a. - Fax: 02 48953252 redazione@professionegolfclub.it amministrazione@professionegolfclub.it Sito web: www.golfeturismo.it Abbonamenti: 02 424191 - 02 42419217 - abbonamenti@professionegolfclub.it (L’abbonamento alla rivista parte dal primo numero raggiungibile all’atto dell’effettivo pagamento) Pubblicazione periodica mensile registrata al tribunale di Milano con il numero 255 del 19/7/2013. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - DCB Milano. Concessionaria esclusiva per la pubblicità: Publimaster Surl, Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Tel. 02 42419.1 r.a. - Fax 02 47710278 - publimaster@publimaster.it Amministratore Delegato: Alessandro Zonca Ufficio traffico/commerciale: Nadja Terzolo (02 42419229) - nadja.terzolo@professionegolfclub.it Diritti di riproduzione: è vietata la riproduzione, anche se parziale, e con qualsiasi mezzo, di fotografie, testi e disegni. Testi e foto inviati in redazione non verranno restituiti eccetto dietro esplicita richiesta. L’Editore resta a disposizione degli interessati quando, nonostante le ricerche, non sia stato possibile contattare il detentore di riproduzioni di eventuali fotografie o testi. Ai sensi dell’art. 2 comma 2 del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca-dati personali di uso redazionale presso la sede di via Winckelmann 2, 20146 Milano. Gli interessati potranno rivolgersi al responsabile del trattamento dei dati - sig.ra Federica Vitale - per esercitare i diritti previsti dal Decreto Legislativo n. 196 del 30 giugno 2003.
Stampa: Tiber Spa - Via della Volta, 179 - 25124 Brescia © 2020 Go.Tu. Surl
EDITORIALE - Ritorno sui green Fulvio Golob
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NOTIZIE a cura della redazione
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COME STA IL GOLF ITALIANO? Intervista con il presidente FIG, Franco Chimenti Fulvio Golob 8 AITG - L’arcobaleno dopo la tempesta Davide Santagostino
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AITG - È nata l’AITG Academy a cura dell’Associazione Italiana Tecnici di Golf
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AITG - Nuovo record per CMAE Cristian Flora
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AITG - Il rilievo topografico Fulvio Bani
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AITG - Come preparare una gara Corrado Graglia e Davide Lantos
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AITG - Leggi: cosa cambia nello sport Ernesto Russo
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FORE! - Oggi è crisi nera. Ma come uscirne? Donato Di Ponziano
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ICS - Una carta da giocare per la ripartenza Eliana Ventola
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MARCO FEDERICI - La forza della tradizione Andrea Vercelli
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ROBERTO BORRO - Su due sponde del Verbano Maurizio Trezzi 42 LEONARDO IZZO - La ricetta IMG per Bagnaia Maurizio Trezzi
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INDAGINI - EUROPA: inversione di tendenza Andrea Ronchi
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TURIMO IN PERICOLO - Proposta di rilancio Maurizio De Vito Piscicelli
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SICILIA - Grandi novità a Le Madonie e Donnafugata Salvatore Brancati 68 HANDICAP - WHS: il nuovo vantaggio di gioco Antonio Bozzi
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GIOCO IN CAMPO - Regole e decisioni Corrado Graglia e Davide Maria Lantos
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ECOLOGIA - Circoli sempre più “plug in” Federica Rossi
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CAMPI ITALIANI - Ghost course Paolo Croce
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BACKTEE - La voce del silenzio Marco Dal Fior
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Editoriale /Fulvio Golob
LA DIFFICILE RIPRESA AL TEMPO DEL COVID-19 È PARTITA A INIZIO MAGGIO CON CAMPI E CLUBHOUSE. PREVISTA PER METÀ GIUGNO LA DISPUTA DELLE GARE. QUESTO TSUNAMI SI È ABBATTUTO SU UNA SITUAZIONE, A FINE 2019, GIÀ NON ESALTANTE E IN LEGGERA CONTRAZIONE
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riaprire i campi di gioco, il 4 maggio, prime in ordine di tempo Sicilia e Abruzzo. Le altre regioni hanno poi fatto seguito alla spicciolata nel giro di pochi giorni. L’ultimo via libera per Lazio e Piemonte, che hanno chiuso il gruppo lunedì 18 maggio. I centralini dei Circoli sono stati subissati di prenotazioni (obbligatorie) e spesso si sono rivelate insufficienti partenze dalla mattina presto a pomeriggio inoltrato. Una gran voglia di golf, in cui hanno fatto a gara il bisogno di ritrovare un po’ di libertà e il piacere di un giro in campo. Notizie confortanti arrivano anche per la riapertura di bar e ristoranti. E quindi, semaforo verde per le clubhouse. Spogliatoi compresi, in un primo tempo dichiarati off limits. Poi, il 3 giugno riaprono i confini fra regioni e quelli con gli stati Schengen (Svizzera inclusa). Vista l’impossibilità di disputare gare, almeno fino a metà giugno, per giri di campo validi per l’hcp la Federgolf ha rispolverato l’Extra Day Score, adottato in via eccezionale dal 22 maggio. Resterà in vigore fino al 14 giugno, anche se ci auguriamo che il via libera ai tornei amatoriali possa arrivare prima .
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ll’inizio di questo sfortunato 2020, i numeri del golf italiano non sono cambiati molto rispetto al passato. Circoli e giocatori si rivelano in leggera flessione. In particolare i club sono scesi sotto quota 400 ed è difficile pensare che in questo momento tanto complicato si potrà in futuro invertire il trend al ribasso. Anche per il bilancio a fine 2019, siamo perciò costretti a segnalare numeri negativi. I giocatori al 31 dicembre erano 90.229, contro i 91.165 di fine 2018. Si tratta di un valore leggermente inferiore a quello di 13 anni fa, nel 2007. Il picco del 2011 (101.817) è arrivato al termine di tre stagioni oltre la fatidica soglia dei 100.000 (20092011). Oggi però ci troviamo ormai abbastanza distanti da quei numeri, con una perdita di oltre l’11 per cento di praticanti. Gli uomini rappresen-
tano sempre i tre quarti (74,5%, 67.286) lasciando alle donne il rimanente 25,6% (22.943). Dei 90.229 golfisti italiani, gli adulti erano 80.630 e gli juniores 9.599 (10,6%).
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on cambia molto anche la situazione relativa alle strutture dedicate al gioco. Il boom che si è registrato a cavallo fra anni ’90 e primo decennio del secolo attuale si è trasformato in una calma piatta. Da tempo ormai non si ha notizia di un nuovo impianto in costruzione. Gli interventi si limitano a ritocchi e poco altro. Potrebbe essere però all’orizzonte una novità, e cioè quella di un 18 buche a Follonica, sul litorale toscano e poco distante da Punta Ala. Si tratta di un progetto che ha ormai molti anni alle spalle e non è mai stato portato a termine. L’acquisto delle strutture esistenti da parte di Carlo Paolo Negroni, appartenente alla celebre dinastia lombarda produttrice di salumi, ha dato un nuovo slancio alla fine dei lavori. Vedremo se questo difficile momento non costringerà a rimandare ancora l’apertura del campo, che si estende su oltre 55 ettari.
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isto che nel nostro Paese non riesce a crescere il numero dei giocatori, i campi in attività sono più che sufficienti per la domanda. Abbiamo infatti uno dei valori più bassi in Europa come numero di praticanti per circolo. Se comprendiamo anche i campi pratica, parliamo di 386 club sparsi lungo la Penisola, con la bassa media di 284 giocatori per struttura. In Olanda, ad esempio, questo numero è di 1.179 tesserati per circolo, senza considerare anche le decine e decine di migliaia di giocatori “liberi” che non sono iscritti alla Federazione. Nel nostro Paese, inoltre, c’è poco più di un golfista (per l’esattezza 1,4) ogni mille abitanti. In Islanda, detentrice del record europeo, invece uno su 20 ha confidenza con fairway e green. Un altro pianeta. fulvio.golob@golfeturismo.it
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Fulvio Golob
RITORNO SUI GREEN
Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / N POSITIVITÀ NEI CAMBIAMENTI Incontro virtuale via web organizzato dalla Sezione Tappeti Erbosi della FIG realizzato in collaborazione con l'AITG
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gni novità porta sempre con sé dei cambiamenti, che nell’immediato o anche a distanza di qualche tempo producono vantaggi. Anche le novità che interessano la manutenzione dei percorsi di golf confermano questa regola. Tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 ad esempio i vecchi rasaerba a spinta vennero sostituiti da macchine con motore a scoppio. La maggiore rapidità e la minore faticosità dell’operazione di taglio consentì un incremento della sua frequenza, con grandi vantaggi per la qualità del tappeto erboso e più in generale per la regolarità delle superfici di gioco. Nel corso della seconda guerra mondale molti campi da golf anglosassoni furono costretti a chiudere e a interrompere ogni tipo di manutenzione. Il momento di fermo venne utilizzato per installare sul percorso lampade, allo scopo di ingannare i bombardieri tedeschi e far loro credere che lì ci fossero le case e i villaggi da colpire. Questo consentì di salvare molte vite e per alcuni campi da golf, a guerra finita, fu l’occasione per rivederne il design, anche in virtù del maggior numero di bunker! In quel periodo pure la manutenzione dei pochi campi da golf esistenti in Italia fu sospesa. In ragione della politica autarchica in vigore, in diversi casi questi vennero parzialmente convertiti in orti di guerra e permisero di sfamare numerose famiglie. A metà degli anni 70 l’introduzione dei sistemi automatici di irrigazione cambiò molto il lavoro dei greenkeeper. Grazie a questa nuova tecnologia riuscirono a ottimizzare il programma lavori, con indiscutibili vantaggi per la qualità della manutenzione. E la recente introduzione della Direttiva europea sull’impiego dei fitofarmaci (PAN), dopo un primo disorientamento iniziale, ha costretto il mondo della manutenzione a riconsiderare e a rivalutare alcune fondamentali pratiche agronomiche in alternativa ai prodotti chimici, con benefici per l’ambiente e per la salute.
Arriviamo ai nostri giorni, all’emergenza Covid-19 e all’imprevedibile nuovo scenario che ha stravolto abitudini e modo di vivere, con ovvie conseguenze anche per la manutenzione dei percorsi di golf: programmi di lavoro ridotti, difficoltà nella consegna dei materiali, progetti di miglioramento sospesi, personale costretto a ferie e permessi, cassa integrazione e incertezze per il posto di lavoro, futuro difficile per la sostenibilità dei circoli. Considerando la generale preoccupazione e il plausibile sconforto dell’ambiente, come Sezione Tappeti Erbosi della FIG abbiamo organizzato, in collaborazione con l’AITG, un incontro virtuale via web con Superintendent, Greenkeeper e tecnici del settore. L’obiettivo era quello di mettere bene a fuoco la situazione e soprattutto verificare se anche questa volta, come già avvenuto in passato addirittura in periodo di guerra, fosse stato possibile rilevare qualche nota positiva o nuove opportunità. Questo quanto è emerso: ➡ Oramai abituati ad una vita frenetica, sempre piena di impegni, è stato possibile stare di più in famiglia ➡ La natura in poche settimane si è ripresa i propri spazi: aria più pulita, silenzio che ci ha permesso di sentire rumori da tempo dimenticati, arrivo o ritorno di fauna selvatica sul percorso ➡ Si sono evidenziati, se mai ce ne fosse stato bisogno, la grande passione e l’attaccamento al lavoro, oltre al grande spirito di corpo e di solidarietà degli addetti ai lavori ➡ La necessità di contenere i costi ha permesso di analizzare con maggior rigore il budget disponibile ➡ Si è familiarizzato con le piattaforme web ed è quindi migliorato, anche per il prossimo futuro, il modo di comunicare È probabile che in questo momento, un po’ offuscati dalle difficoltà e dalle preoccupazioni, non si riesca a dare il giusto rilievo a queste positività. Importante tuttavia tenerle bene a mente e rileggerle ogni tanto. Sono difatti fondamentali per mantenere quella calma, quella serenità e soprattutto quella lucidità necessarie per guardare avanti e ripartire come e meglio di prima. Alessandro De Luca
PGA TOUR: IN CAMPO DALL’11 GIUGNO. MA L'INIZIO È A PORTE CHIUSE Calendario rivoluzionato per il maggiore circuito mondiale di golf. Controlli sanitari prima di ogni gara e la speranza di riammettere il pubblico attorno a metà luglio
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l ritorno alle gare sembra fissato, salvo peggioramenti della situazione dei contagi, con il Charles Schwab Challenge. Il rientro in campo del PGA Tour è in programma al Colonial Country Club di Fort Worth, in Texas, città che ha dato i natali al grande Ben Hogan. Non dal 21 al 24 maggio come da vecchio calendario, ma dall’11 al 14 giugno, e senza pubblico in campo. I giocatori sono già stati avvisati e l’obiettivo del PGA Tour cerca di preservare il maggior numero di tornei da qui a fine anno.
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Secondo diverse fonti anonime sembrerebbe che il field di tutti i tornei del nuovo calendario del PGA Tour, eccetto il WGCFedEx St. Jude Invitational, passerà da 144 a 156 giocatori, per cercare di offrire più chance di gioco a chi ha la carta del circuito, dopo le cancellazioni di marzo e aprile che non potranno essere recuperate. Il CEO della PGA of America, Seth Waugh, ha dichiarato: “Se il modo più sicuro o l’unico per poter portare avanti il calendario 2020 è quello di giocare a porte
chiuse, allora siamo perfettamente preparati per farlo perché crediamo ne valga la pena. Pazienza se a quel punto diventi tutto solo un evento televisivo. Così il golf professionistico può lentamente tornare alla normalità e regalare ai fan di tutto il mondo almeno la gioia di rivedere i loro beniamini in azione”. La speranza è però quella di poter riaprire al pubblico fin dalla quinta gara del nuovo calendario, il John Deere Classic, dal 9 al 12 luglio, in programma a Silvis, in Illinois.
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Notizie / News / Notizie / News / Notizie I CIRCOLI ITALIANI IN PRIMA LINEA
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ara virtuale per un aiuto reale”. Questa la bandiera sotto la quale i Circoli hanno chiesto di intervenire ai propri soci, versando un contributo di beneficenza per finanziare la lotta al Covid-19. A coordinare l’operazione, la piattaforma di prenotazione e acquisto di teetime Bookinggolf, fondata da Katia Trentin e dall’ex calciatore Federico Cossato in collaborazione con l’agenzia Sviluppati. La gara virtuale è iniziata ai primi di aprile. Accanto a Bergamo e Ducato, partiti per primi grazie alla determinazione dei due segretari/direttori Paolo Besagno e Alessandro Carrara, si è poi schierata una decina di golf club di Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto e Liguria. Eccoli: Asiago (Vicenza), Le Fonti (Bologna), Franciacorta (Brescia), Modena, che ha donato un ecografo digitale di ultima generazione alla Struttura Complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio della città. E ancora Padova, Salsomaggiore (Parma), San Valentino (Reggio Emilia), La Serra (Alessandria), Verona, Villa Condulmer (Treviso) e Sanremo.
I CART NON VI LASCIANO A PIEDI L’azienda americana Primex Plastics ha adottato una soluzione che permetterà di salire in due in tutta sicurezza
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emergenza da Coronavirus ha costretto il mondo del golf ad adottare diverse misure di prevenzione per permettere ai giocatori di godersi le proprie 18 buche in tutta sicurezza. Uno dei problemi principali che sorgeranno in ogni circolo sarà legato ai golf cart. Dopo la pandemia sicuramente sarà vietato salire in due costringendo i golfisti a utilizzare un cart ciascuno. Per evitare l’usura dei golf cart e garantire la manutenzione del tappeto erboso, la Primex Plastics Corporation, azienda dell’Indiana negli Stati Uniti, ha trovato una soluzione adottando un semplice elemento: la plastica. Inserendo un pannello in plastica di vinile trasparente, i golfisti potranno serenamente viaggiare in due. Lo scudo protettivo è facile da pulire con un semplice sapone e acqua o alcol, da montare oltre ad essere economico per i circoli. Esistono due modelli di questo prodotto, entrambi fabbricati in Indiana. La versione Birdie ha lunghezza standard e il pannello Eagle invece si allunga fino al cruscotto.
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La gara alla solidarietà non conosce limiti. Tantissimi i golf club che hanno offerto un contributo per aiutare gli ospedali locali
Intervista / Franco Chimenti
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ome tutta la nostra vita, anche il golf italiano sta vivendo un momento davvero non semplice. La pandemia del Covid-19 si è purtroppo abbattuta in un momento di difficoltà oggettiva, con alcune situazioni di Circoli italiani già in bilico. E naturalmente tutto questo non fa che aggravare la situazione. Come ne usciremo? Probabilmente con le ossa rotte, ma crediamo anche con la grande determinazione di risalire
la china, oggi trasformata quasi in una parete di sesto grado. Un piccolo passo alla volta, stiamo percorrendo la strada per il ritorno verso una parziale normalità. I tempi sono oggettivamente molto più lunghi di quanto ci saremmo aspettato. Tornano in mente le infelici parole di fine febbraio quando quasi tutti eravamo convinti si trattasse di un’influenza un po’ più aggressiva del solito. Ma qual è la situazione ad oggi del golf
italiano? Per chiarirci un po’ le idee, abbiamo telefonato, nel weekend di metà maggio, al numero uno del nostro sport in Italia, Franco Chimenti. Pur con le cautele di una situazione in continua evoluzione, da affrontare giorno per giorno in modo diverso, abbiamo cercato assieme di fare il punto della situazione. Ecco il riassunto della lunga chiacchierata con il presidente della Federgolf dal 2001, nonché vicepresidente del Coni dal 2013.
Come sta il GOLF
ITALIANO? di Fulvio Golob
IL PRESIDENTE DELLA FEDERGOLF FA IL PUNTO SULLA SITUAZIONE A METÀ MAGGIO, DOPO LA RIPRESA DEL GIOCO IN TUTTO IL PAESE E IN ATTESA DI ULTERIORI ALLENTAMENTI DELLE RESTRIZIONI, QUANTO MAI NECESSARI PER I BILANCI DEI NOSTRI CIRCOLI
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E nell’immediato futuro? Il prossimo passo avanti è quello del 3 giugno, con il ritorno alla libera circolazione fra le nostre regioni. Poi sarà la volta delle frontiere con l’estero ( il DPCM del 18 maggio ha aperto, subito dopo la nostra intervista, i confini Schengen, ndr). Sarà un evento fondamentale per tutti i nostri Circoli che vivono di turismo. Con la ripresa dell’attività di ristoranti e bar, automaticamente disco verde anche per la riapertura delle clubhouse? Sì, tra il 18 e, al massimo, il 25 maggio, anche ristorazione e strutture ricettive dei circoli riprendono a funzionare. Naturalmente è indispensabile rispettare in maniera perfetta le direttive di decreti ministeriali e ordinanze regionali. Ma sono certo che in breve le nostre clubhouse ritorneranno a vivere. Questo via libera comprende anche l’utilizzo degli spogliatoi? Certo. I Circoli devono prepararsi a gestire le aree degli spogliatoi in modo da assicurare il rispetto delle distanze, contenendo il numero contemporaneo di frequentatori. Le prenotazioni per il gioco, più rigide che in passato, via telefono e app, danno sicuramente una mano a rispettare queste norme.
Come sono state accolte dai club le nuove regole di comportamento in campo? Direi senz’altro molto bene. In tutti i Circoli il regolamento di sicurezza è stato preso seriamente e con grande compostezza. Abbiamo avuto tantissime conferme che le nuove regole in campo vengono rispettate dovunque. E, in base ai riscontri pervenuti in Federazione, come l’hanno presa i giocatori? In maniera quasi sorprendente. Dal punto di vista della disciplina devo ringraziare tutti i golfisti italiani: sono stati esemplari. Non abbiamo avuto dai Circoli nessuna notizia di reazioni negative o di insofferenza da parte dei nostri giocatori. È un punto di grande merito per tutto il movimento golfistico. Il primo weekend di maggio è stato anche il primo di apertura al gioco in molte regioni italiane. Il bilancio? Credo di poter parlare di “tutto esaurito”. La voglia di scendere in campo, dopo oltre due mesi di quarantena, era moltissima. I golf club sono stati costretti a fare gli straordinari, con inizio delle partenze al mattino presto, continuate poi fino a quando le condizioni di luce sono state sufficienti. Un fondamentale passo avanti quello di riaprire i percorsi. Ma adesso ne serve uno altrettanto importante per la vita dei Circoli. Quando ripartono le gare? È un tasto dolente. Portiamo avanti, quotidianamente e con la massima determinazione, tutte le istanze possibili a qualsiasi livello dello sport e della politica italiana per far disputare i nostri tornei amatoriali. La difficoltà sta nel far capire che quelle di Circolo non sono “gare” ufficiali ma solo allenamenti con una classifica. Che differenza c’è fra un giro in campo
e uno dei nostri tornei amatoriali? Nessuno, se si eccettua la scorecard in tasca. Qualche speranza per le prossime settimane? Durante una Consulta del Coni in video conferenza, c’è stato un intervento del presidente della Federtennis a nostro favore. Davanti a tutte le massime cariche dello sport italiano, Angelo Binaghi ha detto con molta decisione: “Ma com’è possibile che il golf non abbia diritti analoghi alla corsa nei parchi? È lo sport in cui per definizione il distanziamento è naturale e non ha bisogno di regole aggiunte.” Sappiamo tutti fin troppo bene che una gara di Circolo è naturalmente molto più sicura di una partita di calcio, per i problemi di contagio. Noi stiamo giocando tutte le carte che abbiamo per fare passare questo concetto e ridare il via libera ai tornei di club e al golf italiano. Spero ce la faremo in tempi brevi. Prima dell’inizio del lockdown, c’è stata una discussione anche accesa fra Federgolf e Golf Impresa, il Consorzio che rappresenta 64 Circoli italiani. Come si è evoluta la situazione? Abbiamo avuto un chiarimento riguardo le rispettive posizioni. Abbiamo organizzato un incontro a distanza con i responsabili di Golf Impresa e trovato numerosi punti di contatto. I toni sono stati quelli di una discussione pacata e concreta. Il bilancio è sicuramente positivo. Chiudiamo con l’Open d’Italia. Quali sono le prospettive? L’European Tour deve chiarire le sue intenzioni riguardo tornei e calendari. È evidente che siamo di fronte a una situazione difficile e al tentativo di recupero di una stagione già quasi dimezzata. Per il momento abbiamo una certezza: l’Open d’Italia avrà la sua sede, come lo scorso anno, all’Olgiata.
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Con lunedì 18 maggio anche i golf club in Piemonte e Lazio hanno ripreso la loro attività. Si gioca di nuovo a golf in tutta Italia. Il peggio è passato? È un segnale importantissimo per tutto il nostro golf. Il primo era stato quello della possibilità di riprendere i lavori di manutenzione in campo, per i quali ci siamo battuti con successo. Ma purtroppo non siamo certo fuori dal tunnel. Bisogna fra l’altro capire i tempi diversi di riapertura, dettati da differenze fra regione e regione e dovuti a ordinanze non omogenee su tutto il territorio nazionale.
AITG / Davide Santagostino
L’arcobaleno
DOPO LA TEMPESTA IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA TECNICI DI GOLF IN QUESTO EDITORIALE GUARDA AVANTI, OLTRE IL TERRIBILE MOMENTO CHE TUTTI STIAMO VIVENDO. ALL’ORIZZONTE LA VOGLIA DI RIALZARSI, DI RICOSTRUIRE E DI TORNARE AL LAVORD
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arissimi Associati, carissimi Amici dopo la tempesta c’è sempre il sereno e finalmente si vedrà l’arcobaleno. Questo editoriale comincia così, con il segno di una rinascita dopo il terribile periodo della pandemia COVID-19. “Siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confrontarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti,” (cit. Papa Francesco). Parole che rappresentano perfettamente il momento che stiamo vivendo tutti noi, tutte le nostre famiglie, tutti i nostri amici e conoscenti. AITG è una Famiglia, la nostra Famiglia, composta sì dagli associati ma anche dai nostri partner… e siamo tutti insieme sopra questa barca. Come in ogni famiglia, questo momento racchiude le preoccupazioni di tutti i dipendenti e dei collaboratori per un futuro che a oggi ci sembra privo di certezze e che sentiamo emotivamente faticoso. Ma sono presenti anche le preoccupazioni delle nostre Aziende Sponsor, che in questi anni hanno fortemente investito sulla ricerca per darci sempre nuove tecnologie e nuovi prodotti. Anche loro oggi si trovano a dover nuovamente cambiare le proprie strategie di lavoro.
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Nell’ultimo periodo, questa tempesta sanitaria ci ha disorientati, rendendoci vulnerabili e lasciandoci impotenti di fronte a un male invisibile ma tangibile. Una situazione imprevedibile che ci ha momentaneamente allontanati da quella libertà alla quale tutti noi eravamo abituati e che tanto amavamo. Ci siamo trovati chiusi nelle nostre case ad affrontare la vita di tutti i giorni in modo diverso. Una situazione che non eravamo abituati a vivere e questa fragilità, che di fatto ha cambiato ogni nostra piccola abitudine, ci ha dato l’occasione di riprendere quotidianamente il dialogo con i nostri colleghi e amici. All’interno delle nostre case ci ha permesso di condividere con le nostre famiglie momenti unici e irripetibili, recuperando tutti quei rapporti umani lasciati in un cassetto e chiusi da troppo tempo. Una parola, un consiglio, un confronto, lo scambio di idee che fino alla quotidianità delle settimane passate sembravano momenti inutili e privi di consistenza. Da oggi invece diventano la base della nostra rinascita, rendendoci più consapevoli e fiduciosi del nostro futuro. Ci rialzeremo, sarà un lungo e tortuoso percorso in cui bisognerà credere fortemente con la consapevolezza che tutti i nostri sacrifici, le nostre capacità e tutte le nostre esperienze unite ci aiuteranno a ricostruire il nostro lavoro. E ci farà bene ricordare quello che cantava Roberto Vecchioni: “Stringi i pugni ragazzo, non lasciargliela vinta neanche un momento.”
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Incontri / Tecnica e organizzazione
È nata l’AITG ACADEMY a cura dell’Associazione Italiana Tecnici di Golf
PER DARE UN SEGNALE DI SVOLTA E DI RINASCITA NEL 2020 È STATA LANCIATA UNA NUOVA INIZIATIVA. SARANNO IN PROGRAMMA GIORNATE ED EVENTI PROGRAMMATI AD HOC, IN COLLABORAZIONE CON GLI SPONSOR DELL’ASSOCIAZIONE
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opo alcune richieste pervenute dagli sponsor, il Consiglio Direttivo AITG ha incontrato all’inizio dello scorso dicembre i suoi partner. Presso il Modena Golf & Country Club, tutti le aziende al fianco di AITG hanno approfondito e illustrato le loro diverse esigenze.
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In quel contesto, oltre agli elogi pervenuti per il lavoro svolto fino ad oggi, è nata l’esigenza di rafforzare l’attività di formazione non unicamente rivolta agli associati, ma anche a tutti i collaboratori, a diverso titolo, dei Circoli di golf. Conseguentemente si è iniziato a redigere un progetto che consenta, oltre ai classici
meeting di aggregazione e di condivisione delle esperienze, momenti dedicati alla formazione specifica e alla riqualificazione dell’offerta che AITG può garantire ai propri Associati. Questo percorso, già iniziato nei precedenti mandati di consiglio, vuole assumere un maggior impulso al fine di garantire
NELLA PAGINA ACCANTO, UNA BELLA VEDUTA AEREA DEL PERCORSO DI MODENA, CLUB IN CUI SI È SVOLTO L’INCONTRO DI AITG CON TUTTI I SUOI SPONSOR. QUI SOPRA, FOTO DI GRUPPO DELL’EVENTO condividerne i programmi, collaborando a stretto contatto con le varie sezioni, garantendo ai partecipanti i relativi crediti formativi. L’attività di AITG Academy potrà inoltre includere l’organizzazione dei corsi relativi alla sicurezza sul lavoro validi ai sensi del D. Lgs 81/08, (RSPP, RLS, Addetto di primo soccorso, BLS-d per DEA, Addetto antincendio) e tanti altri ancora. Ad oggi queste attività vengono svolte individualmente in contesti diversi con collaboratori di aziende di altri settori. Questi corsi potrebbero invece vedere riuniti gli associati per una formazione comune e specifica, consentendo di far avvicinare all’AITG anche altri colleghi ancora non adere. Un primo test è stato fatto, anche grazie alla collaborazione di Sys Golf, Italy Best Golf e Bookingolf, durante la giornata dedicata all’aggiornamento formativo tenutasi il 17 febbraio presso il Golf Club di Salice Terme. Nell’occasione si è parlato della gestione dei pacchetti informatici sulla parte sportiva, degli incassi sulle prenotazioni on-line, affrontando anche
il tema della comunicazione per il golf turistico. Nel Meeting Primaverile, che avrebbe dovuto tenersi il 16 e 17 marzo, era stata inserita la presentazione di questo nuovo progetto AITG. L’ipotesi era quella di iniziare alcune attività formative che includevano molti tavoli di lavoro, anche internazionali. Sarebbe stata la sede ottimale per far partire questa nuova iniziativa, fortemente voluta dal Consiglio Direttivo. Purtroppo è stata bloccata dalla terribile emergenza che stiamo tuttora vivendo. La volontà di svezzare e far crescere AITG Academy non è mutata, le idee ed i progetti proseguono e non si fermeranno. Riteniamo inoltre che in questo particolare momento la professionalità di tutto il settore si debba ulteriormente evolvere . Sicuramente l’Academy potrà essere un importante strumento da utilizzare per il futuro. La speranza è quindi quella di individuare una nuova collocazione di tutte le attività al riavvio della stagione, che ci auguriamo possa garantire le massime soddisfazioni.
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un miglioramento della proposta. Questo impegno è volto a sviluppare la professionalità di ognuno quali tecnici del settore golfistico, coinvolgendo gli sponsor in questo cammino. Alla luce alla luce di queste valutazioni, è nata l’AITG Academy. La nuova iniziativa vuole puntare su giornate ed eventi programmati e studiati ad hoc, organizzati nel corso dell’intera stagione. L’Associazione, con l’aiuto degli sponsor che vorranno collaborare all’attività, metterà a disposizione professionisti capaci di trasmettere le proprie competenze e l’esperienza sul campo. L’Academy dovrebbe perciò diventare il punto d’incontro in cui ciascun argomento trattato porti maggiori informazioni agli Associati, siano Club o Course Manager, e ai loro collaboratori. Un’occasione ideale per apprendere diversi aspetti che interessano l’organizzazione di un Circolo. L’Academy non vuole creare un percorso alternativo a quello che attualmente svolge la Federazione Italiana Golf con la formazione di Addetti di Segreteria, Direttori, Superintendent e Professionisti, nella Scuola Nazionale di Golf Giuseppe Silva. Avremo comunque l’opportunità di
Management / L’attività in Europa
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dati relativi alla Club Managers Association of Europe (CMAE) hanno confermato nel 2019 come il mercato europeo sia vivace, anche in un momento così incerto per le politiche comunitarie. Il lungo periodo di Brexit è arrivato all’epilogo e ci si chiede come affronterà questo cambiamento la Nazione più prolifica e storica del Vecchio Continente golfistico. Il bilancio del 2020 sarà invece pesantemente influenzato dalla pandemia del COVID-19, ma tireremo le somme a fine anno. Nell’anno accademico terminato a novembre 2019, i Management Development Programme (MDP) hanno registrato 308 partecipanti, il più alto di sempre. Attività che è terminata con il consueto appuntamento scozzese a St Andrews, Home of Golf, per l’MDP Golf, focalizzato sulla manutenzione. In totale fino ad ora CMAE ha offerto corsi di aggiornamento e formazione
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Nuovo record per CMAE di Cristian Fiora CCM (Certified Club Manager)
BILANCIO DELL’ATTIVITÀ 2019, CHE HA VISTO UNA PROFICUA E LUNGA LISTA DI APPUNTAMENTI E MEETING. BEN 308 I PARTECIPANTI E SEI I NUOVI CLUB MANAGER CERTIFICATI, DI CUI TRE ITALIANI specifica a oltre 1.600 delegati, operanti in area EMEA (Europe, Middle East e Asia), con un tasso di soddisfazione che si attesta al 93,10%. Nell’arco dello scorso anno CMAE ha sviluppato 15 Management Deve-
loping Programme (MDP), inclusi due in Spagna, a Marbella, con AEGG (l’AITG iberica), grazie all’impegno del vulcanico referente spagnolo, Alberto Iglesias CCM. AGGP (Club Managers Association Portugal) non è da meno
I DUE GRUPPI DELLA CLUB MANAGERS ASSOCIATION OF EUROPE, FOTOGRAFATI DURANTE GLI INCONTRI DI CASCAIS, IN PORTOGALLO, E DAVANTI ALL’INCONFONDIBILE CLUBHOUSE DI ST ANDREWS, IN SCOZIA
e ospiterà per la prima volta un MDP1Golf Operations (già esaurito) nel magnifico Troia Resort di Lisbona, dopo il successo della Conferenza Europea del Club Management a Cascais. Un nuovo territorio, quello della Scandinavia, ha aperto le porte per la prima volta al MDP Strategy&Leadership, il modulo più impegnativo del percorso di formazione. Una conferma che il quadrante nordico ha ormai confermato la sua piena ascesa nel parterre europeo del club management, che già comprende Europa, Middle East e Nord Africa. A conti fatti il 2019 chiude con 316 delegati diplomati e porta a 51 il saldo europeo dei Club Manager Certificati, con sei nuove ammissioni alla massima
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Management / L’attività in Europa categoria: Andrea Faldella, Alessandro Napoli e Cristian Fiora per l’Italia, Carlos Linares Saez per la Spagna e Adam Walsh e Russel Stebbings per il Regno Unito. Due club manager diplomati (CMDip) hanno superato il loro esame (due le sessioni annuali: marzo e novembre) e ottengono la massima certificazione. Congratulazioni quindi a Mohammed Attallah per l’Egitto e a Nathanael Pietrzak-Swirc per la Francia. Il 2020 vede un rinnovamento interno per la CMAE che aggiorna il Board con l’entrata in servizio di Silvia Serrano CCM e Niall Carrol CMDip e dopo due anni di ottimo operato alla presidenza saluta David Roy CCM. Alla guida dell’Associazione James Burns CCM, che sarà supportato per i prossimi due
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anni di attività dal vice presidente David Balden CCM e da tutto il rimanente Consiglio. Annunciato lo scorso anno e atteso per il 2020, sarà proposto un BMI International anche nel Vecchio Continente, con il supporto didattico della Club Management Association of America (CMAA). Nel programma, molto articolato, sono previste giornate a North Berwich, New Club of Edinburgh, R&A St Andrews e molto ancora. Appuntamento quindi a Edimburgo dall’8 al 13 di ottobre 2020. Non sarà l’unica novità, perché l’Associazione è al lavoro per inserire un nuovo modulo di formazione, che si focalizzerà sulle attività sportive e ricreative dei Club. Dopo qualche anno di assenza, si
sta attivamente lavorando ad un nuovo MDP parte 1 in Italia, ancora in data da destinarsi, ma ormai in dirittura di arrivo. Per ulteriori informazioni è possibile contattare la CMAE Association Manager Debbie Goddard (Debbie. goddard@cmaeurope.org) e il Direttore dell’Education Torbjorn Johansson (torbjorn.johansson@cmaeurope.org), oppure per l’Italia l’autore di questo articolo (fiora@tee-time.it).
UN MOMENTO SPECIALE NELL’AGENDA CMAE DEL 2019: UN GRUPPO DI MANAGER ALL’INTERNO DELLA MITICA CLUBHOUSE DELL’OLD COURSE DI ST ANDREWS, DAVANTI ALLA VETRINETTA CHE RACCHIUDE I PREMI PIÙ PRESTIGIOSI DEL GOLF, FRA CUI LA CLARET JUG E LA SILVER BELT, VINTA DA YOUNG TOM MORRIS
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CERTIFICAZIONE G.E.O. IMPEGNATI NEL VERDE
GEO CERTIFIED 2019 GEO CERTIFIED 2019 ACAYA Cat. Acqua 2013 e Cat. Patrimonio culturale 2017 AMBROSIANO In corso Cat. Energia 2013 ARCHI DI CLAUDIO Cat. Patrimonio culturale 2017 ARGENTARIO Cat. Acqua e Biodiversità 2011 ARONA Cat. Energia 2014 ASIAGO Attestato di Merito 2007 – Cat. Paesaggio 2015 ASOLO Cat. Paesaggio 2016 BAGNAIA Cat. Acqua 2013 BARLASSINA Certificazione Nazionale 2001 BIELLA Attestato di Merito 2004 BOGOGNO GEO CERTIFIED 2018 BROLO BASSANO Cat. Paesaggio 2016 CAMPO CARLO MAGNO Attestato di Merito 2008 CAMPODOGLIO Cat. Energia 2019 CAMUZZAGO Cat. Energia 2018 CANSIGLIO Cat. Biodiversità 2010 CARIMATE GEO CERTIFIED 2017 Certificazione Nazionale 2001 CASENTINO Cat. Acqua 2011 CASTELCONTURBIA Attesto di Merito 2007 CASTELFALFI GEO CERTIFIED 2019 CASTELGANDOLFO Cat. Patrimonio culturale 2018 CASTELLARO CAVAGLIA’ Cat. Energia 2016 CERVIA Cat. Acqua 2012 CESENATICO Attestato di Merito 2004 CHERASCO Cat. Energia 2019 CILIEGI Attestato di Merito 2005 - Certificazione Nazionale 2007 COLLI BERICI Attestato di Merito 2008 COLLINE DEL GAVI Attestato di Merito 2008 CONERO Cat. Energia 2014 CUS FERRARA Attestato di Merito 2008 DES ILES BORROMEES Attestato di Merito 2008 DOLOMITI Cat. Energia 2017 FILANDA Cat. Paesaggio 2014 FIORDALISI Att. di Merito 2004 - Cat. Biodiversità 2013 e Cat. Paesaggio 2014 FIRENZE UGOLINO Cat. Paesaggio 2016 e Cat. Patrimonio culturale 2018 FLORINAS Cat. Energia 2014 - Cat. Acqua 2016 FRANCIACORTA Cat. Energia 2012 FRASSANELLE Cat. Paesaggio 2015 e Cat. Patrimonio culturale 2017 FRONDE GEO CERTIFIED 2014/19 Cat. Energia 2012 - Cat. Paesaggio 2013 GARDAGOLF GEO CERTIFIED 2018 GARFAGNANA Cat. Energia 2017 GOLF NAZIONALE Attestato di Merito 2007 HERMITAGE IS ARENAS GEO CERTIFIED 2014 Attestato di Merito 2004 - Certificato Nazionale 2007 IS MOLAS Cat. Biodiversità 2016 LE FONTI Cat. Acqua 2016 LES ILES GEO CERTIFIED 2019 Cat. Recupero ambientale 2015 e Cat. Biodiversità 2017 MARGARA GEO CERTIFIED 2019 Attestato di Merito 2005 MENAGGIO & CADENABBIA In corso Ric. Cat. Energia 2013 - Cat. Patrim. storico, artistico culturale 2016 MIGLIANICO Cat. Acqua 2010 MILANO In corso Attestato di Merito 2007 MIRABELLA Cat. Energia 2015 MONTECATINI Cat. Patrimonio Culturale 2019 MONTECCHIA GEO CERTIF.2013/16/19 Attestato di Merito 2007 - Cat. Acqua 2012 NAZIONALE In corso Cat. Acqua 2014 OLGIATA In corso Cat. Acqua 2011 PADOVA Cat. Energia 2015 PARCO DEI MEDICI Cat. Recupero ambientale 2018 PARCO DI FIRENZE Cat. Recupero ambientale 2015 PARCO DI ROMA Cat. Acqua 2013 PARMA Cat. Acqua 2011 PERUGIA Cat. Energia 2017 PINETINA GEO 2010/13/16/19 Att. di Merito 2005, Certif. Naz. 2007, Cat. Energia 2011-2015 PONTE DI LEGNO Certificato Nazionale 2004 PUNTA ALA Cat. Acqua 2011 PUSTERTAL Cat. Energia 2016 QUARRATA Cat. Acqua 2011 RAPALLO Cat. Paesaggio 2014 ROVEDINE Cat. Energia 2010 ROYAL PARK I ROVERI Cat. Biodiversità 2014 SAN DOMENICO GEO CERTIFIED 2019 Cat. Patrimonio culturale 2017 SAN MICHELE Cat. Biodiversità 2015 SANT’ANNA SANREMO In corso Cat. Patrimonio storico, artistico e culturale 2016 SATURNIA GEO CERTIFIED 2014 Cat. Paesaggio 2014 SERRA Cat. Energia 2011 TANKA VILLASIMIUS Cat. Acqua 2018 TIRRENIA In corso Cat. Biodiversità 2018 TORINO Attestato di Merito 2005 - Certificazione Nazionale 2007 UDINE GEO CERT. 2011/15/19 Certificato Nazionale 2005 - Cat. Energia 2015 VARESE GEO CERTIFIED 2015 Att. di Merito 2004/2007, Cert. Naz. 2008, Cat. Paesaggio 2017 VERDURA Cat. Biodiversità 2014 VERONA Certificato Nazionale 2001 VILLA CONDULMER Cat. Acqua 2017 VILLA D’ESTE GEO CERTIFIED 2015 Cat. Acqua 2010
ALTRE CERTIFICAZIONI - EVENTI VENICE OPEN - U.S. KIDS FOUNDATION VENICE OPEN - PLAY GOLF 54
BIOAGRICERT
CTG 2003 -Emas - Certiquality BIOAGRICERT
ISO 14001
IAGTO Environmental Award 2018 BIOAGRICERT CSQA
IAGTO Environmental Award 2017
RINA
CTG 2003
Impegnati nel Verde premia i Circoli di golf che hanno adottato tecnologie, metodologie e gestioni che hanno consentito dei miglioramenti ambientali nei seguenti campi: PATRIMONIO STORICO, ARTISTICO E CULTURALE - ACQUA - BIODIVERSITÀ - PAESAGGIO - ENERGIA
Ad oggi sono oltre 70 i Circoli che hanno ottenuto questo premio. Impegnati per l’ambiente e unisciti a loro: sarà il primo passo per arrivare all’ambita Certificazione G.E.O.!
Disegno e architettura / Conoscere la superficie terrestre
GOLF CLUB UDINE: SULLO SFONDO LA CLUBHOUSE
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Il rilievo
TOPOGRAFICO di Fulvio Bani
UNO DEI PIÙ NOTI PROGETTISTI ITALIANI DI CAMPI DI GOLF CI ILLUSTRA GLI ELEMENTI GENERALI DELLA TOPOGRAFIA E DEL SUO UTILIZZO NELL’AMBITO DEL NOSTRO SETTORE. PROTAGONISTA DELL’ARTICOLO LA BUCA 7 DI UDINE
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Disegno e architettura / Conoscere la superficie terrestre GOLF UDINE - RESTYLING DEL PERCORSO (2014-2017) Realizzazione in una precedente area fuori gioco della nuova buca 7
GOLF UDINE BUCA 7 (PAR 3 - mt. 141)
COMMITTENTE:
PROGETTISTA:
TIMBRO:
AG.EC. s.r.l. via Turchia, 4 Selvazzano Dentro (PD)
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TAVOLA:
PARTICOLARE:
DATA:
2
GENNAIO 2014 SCALA:
1:500
IL RILIEVO (1) MOSTRA LA VICINANZA DI ALTRE BUCHE NONCHÉ LA PRESENZA DI PIANTE DI CONSISTENTE VOLUME, MANTENUTE IN LOCO A DIFESA DELLA NUOVA BUCA
P
er Rilievo Topografico si intende la rappresentazione grafica, di una parte della superficie terrestre ottenuta attraverso la Topografia, che è la scienza che studia gli strumenti ed i metodi operativi, sia di calcolo che di disegno, necessari per la sua produzione. Per un’immediata interpretazione dell’andamento orografico la migliore rappresentazione risulta la “planimetria con curve di livello” con equidistanza di 50 cm. Gli Elementi principali evidenziati si dividono in Naturali e Artificiali: ELEMENTI NATURALI - idrografia - morfologia - vegetazione
ELEMENTI ARTIFICIALI - rete viaria - insediamenti urbani - reti tecnologiche - confini
IL RILIEVO E IL SUO UTILIZZO NUOVA PROGETTAZIONE Le Tavole che devono essere prodotte per affrontare le fasi di realizzazione di un percorso golfistico (studio di fattibilità, fase autorizzativa, appalto dei lavori e costruzione) sono: • Masterplan • Layout • Stato di fatto • Stato di progetto • Sterro e riporto • Drenaggio • Irrigazione • Messa a verde
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LA TAVOLA DEL MOVIMENTO TERRA (2) MOSTRA IL COMPENSO TRA STERRO E RIPORTO. IN QUESTO CASO SI È EVITATO IL TRASPORTO IN LOCO DI MATERIALE PER LA SUA REALIZZAZIONE Vediamo tutte queste voci in dettaglio. MASTERPLAN Il documento di indirizzo strategico che sviluppa una ipotesi complessiva sulla programmazione del territorio, sul quale va ad insistere l’intero investimento imperniato sul percorso golf. LAYOUT Rappresenta la disposizione del percorso golfistico, inteso come sviluppo delle buche. STATO DI FATTO È la tavola rappresentativa del rilievo topografico. STATO DI PROGETTO È la rappresentazione finale del percorso dal punto di vista planimetrico e altimetrico. Quest’ultima definisce di fatto la modellazione del campo di golf. STERRO E RIPORTO Rappresentano le zone di prelievo di terreno (sterro-scavo) rispetto a quelle di deposito (riporto). Sono solitamente definite con diversa colorazione, per evidenziare planimetricamente la loro collocazione sul terreno. DRENAGGIO Definisce la rete di drenaggio deputata alla raccolta delle acque in eccesso, sia piovane che di irrigazione, e al loro convogliamento verso i siti definiti in via progettuale. IRRIGAZIONE Il progetto della rete irrigua, come intuibile, viene condizionato non poco dalla situazione orografica del percorso.
MESSA A VERDE Tipicamente, in questa tavola viene indicato anche il patrimonio arboreo. È composto da elementi di nuova piantumazione accanto ad alberature esistenti sul terreno originario e che spesso consentono un miglioramento della sicurezza interna ed esterna, nonché di costituire elementi strategici di gioco molto apprezzati dai giocatori. IL RESTYLING È il termine con il quale si intende la riprogettazione di un percorso di golf, o di una sua porzione, allo scopo di migliorarne le caratteristiche estetiche e tecniche. Le tavole progettuali sono teoricamente quelle indicati per la nuova progettazione, tranne il Masterplan che in questo caso non viene interessato. Durante il rilievo vanno evidenziati e inseriti in mappa tutti gli elementi “naturali” e “artificiali” che possono interferire con il nuovo progetto di Restyling.
LA TAVOLA DI PROGETTO (3) MOSTRA LA NUOVA MODELLAZIONE DELLA BUCA E LA RETE DI DRENAGGIO, COLLEGATA IN SEGUITO A UN FOSSO GIÀ PRESENTE SUL PERCORSO
GOLF CLUB UDINE
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CONCLUSIONI Risulta chiaro che la base di un qualsiasi lavoro di nuova progettazione debba essere il rilievo topografico. Per lo studio bisogna garantire grande precisione, in modo da descrivere esattamente il terreno rappresentandolo in modo ideale su base cartacea. Si ricorda l’importanza di avere evidenziati gli elementi “naturali” e “artificiali”, che possono facilitare o condizionare il lavoro di progettazione e permettere la previsione concreta dei costi e la tempistica dei lavori efficace e realistica.
Vademecum / Da tee a green
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COME PREPARARE
una gara
ORGANIZZARE BENE UN TORNEO E SOPRATTUTTO METTERE A PUNTO IL PERCORSO NELLA MANIERA IDEALE SONO ASPETTI IMPORTANTI QUANTO LA CONOSCENZA DELLE REGOLE. VEDIAMO IN DETTAGLIO COME CI SI DOVREBBE COMPORTARE
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Vademecum / Da tee a green
di Corrado Graglia e Davide Lantos
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o scopo dell’organizzare una gara di golf, a qualsiasi livello, è quello di far divertire, giocatori, eventuali spettatori sul posto e telespettatori, ma mantenendo un po’ di spirito competitivo. Gestendo le gare di club quando si prepara il campo, chiunque sia coinvolto nel gruppo di lavoro – direttore del club, superintendent, arbitri, personale del campo – deve certamente considerare le caratteristiche originali del campo, così come il designer le ha pensate, ma soprattutto dare a tutti la giusta opportunità di dimostrare il loro valore. La qualità del gioco viene enfatizzata
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quando il campo offre la possibilità di giocare colpi sempre diversi gara dopo gara. Idealmente, ogni gruppo di buche (par 3, par 4 e par 5) dovrebbe riflettere questa varietà, evitando, per esempio nei par 3, di avere lunghezze simili. Vi sono comunque limitazioni imposte da un sistema di handicap che non consente di essere troppo creativi in termini di lunghezza del campo (è possibile variare dal Course Rating di 100 metri al massimo sulle 18 buche). Inoltre, la “varietà di giocatori” che ogni weekend giocano le gare di club impone certi limiti. Altre considerazioni devono essere fatte nel bilanciare le difficoltà tra i par 3, 4 e 5. Compatibilmente, come accen-
nato sopra, con il sistema di handicap, si possono muovere alcuni tee per rendere una buca più impegnativa e mitigare l’impatto sul gioco di un’altra, considerando sempre che lo scopo, oltre a far divertire i giocatori, è anche quello di avere una gara onesta e sfidante. Oltre a un’analisi accurata delle aree di partenza – in piano e ben inerbite – i green necessitano di particolare attenzione, in primis per scegliere le giuste posizioni delle bandiere. La condizione del manto erboso dei fairway, la qualità dei green, i bunker, le aree di penalità e i fuori limite sono tutti elementi da tenere in considerazione per preparare correttamente un campo.
sulle difficoltà di ogni buca e analizzare il possibile impatto della posizione della bandiera, per decidere, magari, di usare tale posizione più spesso oppure evitarla. In un mondo ideale, avere anche l’opinione dei giocatori sarebbe una buona cosa, ma l’opinione dei buoni giocatori è diversa rispetto a quella dei meno capaci, chi la tira più lunga sposterà la sua attenzione su determinati aspetti che chi colpisce la palla con meno potenza invece non vedrà. La cosa importante da fare, proprio per mitigare il più possibile il rischio che un gruppo di giocatori si senta sfavorito rispetto a un altro, è quella di variare il più possibile la preparazione del campo per la gara, in maniera tale da cercare il più possibile d’incontrare le aspettative della maggior parte dei giocatori. MARCARE IL CAMPO Ci sono due variabili fondamentali che dettano legge sulla marcatura del campo per la gara: - la marcatura deve essere molto accurata e completa, nel rigoroso rispetto delle regole del golf - le zone direttamente adiacenti alle aree di gioco primarie devono essere simili. Nel marcare il campo, questo può essere suddiviso in tre categorie, in ordine d’importanza: Fuori limite Aree di penalità Terreno in riparazione
Come detto, i green, che con l’area di partenza sono le due zone del campo dove è impossibile non giocare, richiedono grande attenzione. La qualità e il tipo del manto erboso, la grandezza, la forma e il livello di ricettività ci costringono a fare scelte che sono poi determinanti per il successo di una manifestazione. Per esempio, in green troppo duri aste corte sono difficili da giocare. Se il green è molto ondulato, 30 centimetri di scorrevolezza in più possono risultare
in 10 minuti al giro, per gruppo, in più. Inoltre, anche i collar devono essere in buono stato. UNA PREPARAZIONE VARIATA Nei giorni che precedono la gara, il direttore, l’arbitro (se il direttore è un arbitro è sempre meglio) e il superintendent dovrebbero incontrarsi per decidere le varie preparazioni, tra cui anche la posizione delle bandiere. Dopo la gara, dovrebbero essere tenute le statistiche
Fuori limite Bisogna chiarire, senza se e senza ma, dove si può giocare (in campo) e dove non si può (fuori limite). In presenza delle reti di recinzione, usiamo quelle senza dover aggiungere paletti (a meno che la rete – come ahinoi spesso accade – non sia in pessime condizioni e non sia chiaro dove “corra” il limite). Se dobbiamo usare dei paletti, il colore dovrebbe essere bianco. Possiamo anche utilizzare cordoli di strade, marciapiedi ecc… ma in questo caso dobbiamo essere molto chiari, nelle regole locali, su come il fuori limite sia definito. In ogni casso il giocatore deve capire chiaramente se si trova dentro o fuori del campo Per
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PALETTI GIALLI IN BELLA VISTA DAVANTI ALL’OSTACOLO D’ACQUA CHE DIFENDE IL GREEN DI UNA BUCA SUL PERCORSO DI EVIAN, IN FRANCIA, DOVE SI DISPUTA UNO DEI CINQUE MAJOR FEMMINILI
Vademecum / Da tee a green questo, se utilizzassimo paletti e/o linee, questi devono essere posti in zone tagliate basse, lontano da cespugli o arbusti, in maniera tale che sia chiaro in che punto si trovi la palla. Inoltre, in caso decidessimo di non pitturare una linea bianca sul terreno, i paletti dovrebbero essere posizionati a circa 25 passi l’uno dall’altro, per facilitare il giocatore nel determinare se la sua palla sia dentro o fuori. È comunque buona pratica disegnare un cerhietto di vernice attorno al paletto per fare in modo che, se questo fosse rimosso, possa essere posizionato nel posto corretto. Aree di penalità Con l’introduzione delle nuove regole, è nata la leggenda che non esistano più le aree di penalità gialle. Nulla di più falso. Come i “vecchi” ostacoli d’acqua, le aree di penalità possono essere rosse e gialle, dipende dalla natura dello specchio d’acqua. Solitamente un’area di penalità può essere marcata in giallo quando è possibile droppare una palla dietro di essa in qualsiasi situazione e indipendentemente dalla posizione della bandiera e dal punto in cui la palla ha attraversato per ultimo il margine. Se questo non fosse possibile ma ili comitato di gara desiderasse – per vari motivi, inclusa la giocabilità della buca - mantenere l’area di penalità di colore giallo, è certamente possibile utilizzare, come opzione aggiuntiva, un’area di droppaggio. Quando posizioniamo i paletti o tracciamo le linee gialle sul terreno, questi dovrebbero essere posizionati il più vicino possibile al margine, ovvero al punto in cui il terreno “rompe” verso l’invaso. Se abbiamo la possibilità di segnare le linee di vernice, queste dovrebbero essere in una zona d’erba tagliata piuttosto bassa, per facilitare le operazioni di marcamento (in tal caso sarebbe opportuno inserire nei piani di manutenzione la cura e il taglio di tali aree). Infine, il margine di un’area di penalità gialla non dovrebbe mai terminare in un fuori limite. Se questa fosse l’unica opzione, allora il comitato dovrebbe decidere di introdurre un’are di droppaggio in quella zona, o segnare gli ultimi 15 metri in rosso. Quando posizioniamo i paletti, come detto questi
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dovrebbero essere posti sul margine naturale dell’area di penalità e in maniera tale che interferiscano il meno possibile col gioco, per minimizzare al massimo il rischio che una palla vi rimbalzi contro entrando di conseguenza nell’area di penalità (invece che magari rotolare in green); quindi anche la loro altezza dovrebbe essere contenuta al massimo in 50-70 centimetri. Quando posizioniamo i paletti in presenza di curve dell’area di penalità, dobbiamo prestare molta attenzione evitando che porzioni dell’area rimangano fuori dalla linea dei paletti. Le aree di penalità rosse si marcano quando è impossibile o impraticabile droppare una palla dietro all’area di penalità oppure, come detto poc’anzi, quando segnare un’area di penalità gialla introducendo un’area di droppaggio
non è un’opzione praticabile. Quando utilizziamo linee e/o paletti rossi, questi dovrebbero essere posizionati a una certa distanza dal margine naturale, per permettere un droppaggio corretto della palla. Se stessimo troppo vicini al margine naturale, si rischierebbe di vedere un giocatore con la propria palla in gioco dopo aver ovviato per la 17.1d(3), ma con i piedi dentro l’area di penalità, senza magari avere la possibilità di posizionarli correttamente. In presenza di alberi o cespugli vicini al bordo dell’area di penalità, questi dovrebbero essere inclusi dentro le linee o i paletti rossi. Come nel caso del fuori limite, tutte le aree di penalità all’interno dei margini del campo dovrebbero essere marcate con attenzione. Se questo non fosse possibile, bisogna enfatizzare coi giocatori che un’area di penalità non marcata, non per-
de il suo status ed è considerata come rossa di default. In caso di aree di penalità rosse, quando l’area di penalità corre lateralmente rispetto alla buca, i paletti dovrebbero essere posizionati a 25-30 passi l’uno dall’altro. In caso l’area di penalità dovesse “tagliare” la buca, analogamente a quanto detto per l’area di penalità gialla, i paletti dovrebbero essere posizionati in maniera tale da risultare il meno invasivi possibile. Infine, un piccolo accenno al fatto che un comitato è autorizzato a segnare come area di penalità, qualsiasi parte del campo. Se da un lato le regole consen-
tono questa pratica, dall’altro bisogna considerare attentamente la giocabilità di tale area (magari le possibilità di trovare la palla sono alte e l’opzione del dichiararla ingiocabile è sempre valida), le intenzioni che aveva il designer e anche l’impatto che la modifica potrebbe avere sul course rating. Terreno in riparazione (TR) Il sogno di ogni direttore e ogni superintendent è di avere il proprio campo immacolato, senza quindi dover necessitare di marcare alcun TR. Poiché questo è sfortunatamente assai improbabile, dobbiamo sapere con esattezza come e
Aree primarie Le aree primarie sono: green; collar e avangreen; fairway I TR in queste aree devono essere marcati accuratamente per evitare di creare svantaggi a certi giocatori piuttosto che ad altri. In generale, qualsiasi area dan-
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QUI SOPRA, UN GRANDE E BELLISSIMO BUNKER, ALTO E DI STILE PRETTAMENTE BRITANNICO, FOTOGRAFATO DURANTE LA PREPARAZIONE DI UN’EDIZIONE DEL BRITISH WOMEN’S OPEN
perché un TR dovrebbe essere marcato. Per prima cosa la definizione. Il TR fa parte delle cosiddette “condizioni anormali del campo”; pertanto, come dice la definizione stessa, un TR dovrebbe garantire al giocatore di ovviare senza penalità da una zona del campo danneggiata in maniera inusuale. Analogamente al marcamento del fuori limite e delle aree di penalità, il venerdì che precede il weekend di gara, il direttore – o chi per esso o essa – dovrebbe farsi un giro del campo per marcare, di solito con linee continue bianche sul terreno, il TR (un’accortezza, mai marcare le linee prima che i tagli del fairway del venerdì siano completati). Nelle gare di alto livello, in cui la qualità dei giocatori è molto alta e non vi sono grandi differenze, cosa che invece si ha nelle gare di club, non si marca niente prima di 150 metri dal tee. Questo a livello di circolo non è possibile e quindi la ricognizione deve essere paradossalmente molto più accurata poiché i giocatori “della domenica” possono andare praticamente ovunque. È buona pratica suddividere il campo in “aree”: primarie e secondarie. In quelle primarie, che più avanti descriveremo in dettaglio, devono essere analizzate con estrema accuratezza – anche col golf cart percorrendole avanti e indietro – poiché dono quelle che la maggior parte dei giocatori “frequenteranno”. Attorno ai green bisognerebbe andare a piedi e farsi un paio di giri per non mancare nulla. Anche la mattina della gara, quando si fa la ricognizione per verificare il corretto posizionamento delle bandiere, lo status dei bunker, il posizionamento dei tee-marker, un’ulteriore analisi di eventuali TR sarebbe consigliata. Aree del campo che dovrebbero essere marcate come TR
Vademecum / Da tee a green
neggiata inusualmente sul fairway deve sempre essere marcata. Green Sui green, tramite piccoli puntini che circondino l’area, un TR dovrebbe essere marcato laddove la zona danneggiata influenzasse particolarmente il rotolamento della palla. In ogni caso, un buon piano di manutenzione che preveda regolari top-dressing e verticut, oltre alle carotature essenziali, sarebbe auspicabile, poiché un TR in green non è quasi mai segno di grande qualità manutentiva (salvo casi estremi fuori dal controllo del superintendent).
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Collar e avangreen Sui collar e avangreen, qualsiasi area non in piano, troppo morbida (zone di ristagni) e dove il passaggio dei giocatori potrebbero causare danni, dovrebbero essere marcate. Zone in qui vi sono diverse essenze erbose o presenza d’infestanti invece, non sono di solito da marcare. Bordi dei bunker Bisognerebbe marcare le zone da cui dovesse uscire della sabbia (per esempio il punto da cui la macchina che rastrella esce dal bunker) o aree in cui il bordo non è ben definito.
Anche in questo caso, i bunker dovrebbero far parte di un piano di manutenzione articolato in cui periodicamente si preveda di rifilarne i bordi, risistemare la sabbia ecc. Aree secondarie Le aree secondarie sono: Rough nelle zone di atterraggio della palla Pendenze dei green A meno che non siano in fairway, erosioni dovute alla natura (acqua per esempio) non dovrebbero essere marcate. Zone d’erba consumate adiacenti a stradine o sentieri, dovrebbero essere
marcate attaccando la zona danneggiata all’ostruzione (stradina) considerando il tutto una sola condizione (ostruzione inamovibile). In caso di rimozione di alberi, di un vivaio, di accumulo di materiale per cui non è prevista la rimozione, questi possono essere marcati, così come zone che si rivelino particolarmente danneggiate in cui il giocatore potrebbe rischiare di farsi male o rovinare la sua attrezzatura, considerando sempre la “filosofia” da seguire quando si marca un TR: non penalizzare troppo un buon colpo, ma nello stesso tempo non premiare troppo un colpo cattivo.
tato (gli hole cutter sono oramai settati correttamente) e soprattutto affondare il rivestimento interno di almeno 2.5 cm. Non usare i cerchietti di plastica che ci sono in commercio perché il loro utilizzo in gara, per come sono pensati, non è consentito dalle regole. CONCLUSIONI Siamo soliti dire che una gara di golf è una sorta di rappresentazione teatrale, con i giocatori che fungono da attori e il campo che è il loro palcoscenico. La preparazione di una buona “scenografia” è importante tanto quanto la capacità recitativa e il memorizzare il copione per recitare la parte nella maniera giusta. Per tornare al nostro campo, tutte le persone coinvolte nella preparazione della gara devono collaborare – ognuno per le proprie competenze – per fare in modo che una voce fondamentale nei bilanci dei golf club italiani, le gare appunto, siano giocate nel rispetto delle regole e per fare in modo che chi le gioca, si diverta su di un campo di qualità. I paletti in ordine (dritti e ben dipinti), bunker rastrellati coi bordi ordinati, aree di penalità ben segnalate e fuori limite che non lascino alcun dubbio, sono fondamentali perché le gare si giochino nella maniera corretta e i nostri giocatori, soci e non, tornino da noi. La collaborazione tra personale di segreteria e personale del campo è fondamentale. Alla fine, siamo tutti ingranaggi di un sistema complesso – il golf club – e non c’è nessuno più importante di un altro. Vi sono certamente diversi livelli di responsabilità, ma per la riuscita di ogni gara, non esiste ruolo che ha un impatto maggiore o minore per il suo successo. Ricordiamoci l’equazione del fisico teorico inglese Paul Adrien Maurice Dirac: (∂̸ + m) ψ = 0. Scritta così ha senso forse per gli amanti della meccanica quantistica relativistica, ma spiegata ci aiuterà a capire l’importanza del lavoro di squadra: se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma come un unico sistema e quello che accade a uno di loro continua a influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce.
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LA PROVA DELLA VELOCITÀ DEL GREEN EFFETTUATA CON LO STIMPMETER, PROTETTA DA UN LUNGO TUNNEL PER EVITARE INTERFERENZE DI AGENTI ESTERNI
RACCOMANDAZIONI PER IL POSIZIONAMENTO DELLE BUCHE Studiare bene il disegno della buca magari cercando di capire come l’architetto ha pensato che dovesse essere giocata. Bisogna analizzare il tipo di colpo al green e quanto questo possa essere influenzato dalle condizioni meteo (vento o pioggia) e anche lo stato del manto erboso del green e la ricettività (se molto duro o particolarmente morbido). Ci deve essere abbastanza green tra la buca e i bordi più vicini (solitamente non meno di 4 passi). In caso di presenza di bunker o aree di penalità vicino al green o di grandi pendenze, questa distanza deve aumentare. Bisogna anche capire la percentuale di colpi che mancano – di poco – il green, dando la possibilità di recuperare facilmente e imbucare (il cosiddetto “up and down”). Attorno alla buca dovrebbe esserci una zona di un metro, che sia il più in piano possibile o con una leggerissima pendenza ma costante. Un giocatore che gioca da sopra la buca deve essere in gradi di fermare la palla nei pressi della buca. Evitare di tagliare le nuove buche troppo vicino a zone danneggiate del green o vecchie buche che non hanno ancora “recuperato”. La buca deve essere tagliata verticalmente, non “in bolla” rispetto al terreno in caso di pendenze. La selezione delle posizioni dovrebbe essere bilanciata tra destra, sinistra e centro e tra inizio, mezzo o fine green. La prima buca del campo è importante quanto l’ultima. Quindi bisogna selezionare le posizioni in maniera da non avere le buche più difficili troppo all’inizio o alla fine del giro. Le diciotto buche dovrebbero essere suddivise in sei relativamente facili, sei nella norma e sei più impegnative. Nei giorni della settimana che precedono la gara, evitare il più possibile di usare posizioni che potrebbero essere usate nel week-end e posizionarle in zone del green che minimizzino l’impatto del traffico dei giocatori. Ricordarsi poi delle regole del golf. Il diametro della buca deve essere rispet-
Leggi e bilanci / Panorama 2020
Cosa cambia
NELLO SPORT PER QUEST’ANNO IN PROGRAMMA IMPORTANTI MODIFICHE, QUALE LA RIFORMA STRUTTURALE DELL’ORDINAMENTO SPORTIVO E SUL PROFESSIONISMO FEMMINILE
di Ernesto Russo
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l 2020 sarà un anno costellato di novità per il mondo dello Sport poiché è dato credere che verrà completata quella riforma strutturale dell’ordinamento sportivo già intrapresa nel corso dell’anno precedente. Il Ministro per le Politiche giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora, nel corso della audizione del 4 febbraio presso le Commissioni riunite Cultura di Camera e Senato sulle linee programmatiche del Governo in materia di sport, ha affermato di condividere le finalità della Legge Delega sullo Sport, approvata dal precedente Governo lo scorso 8 agosto. Ha inoltre auspicato anche, ai fini di una positiva attuazione, un ampio dialogo tra tutti gli stakeholders coinvolti. Solo con la presentazione della prima bozza del testo dei decreti attuativi, potremmo comprendere in modo organico quale sia l’effettiva direzione che il Governo intende perseguire. Significative novità sono attese anche per quanto riguarda il “lavoro sportivo dilettantistico”. Certamente la situazione creatasi con la crisi del Covid-19 farà però slittare molte decisioni, visto che ci sono sul tavolo altre importanti necessità contingenti. In attesa di ciò, non possono essere trascurate le numerose novità che ha introdotto per l’anno in corso la Legge 27 dicembre 2019, n. 160, c.d. “Legge di bilancio 2020”. Sotto il profilo fiscale e delle agevolazioni, un importante intervento per il mondo sportivo è senza dubbio rappresentato dall’estensione anche al 2020 della disciplina del credito d’imposta per le erogazioni liberali, per gli interventi di manutenzione e di restauro degli impianti sportivi pubblici nonché per la realizzazione di nuove strutture sportive pubbliche (il cosiddetto “Sport Bonus”). La Legge di bilancio, in tema di detrazioni, ha anche introdotto l’obbligatorietà dei sistemi di pagamento tracciabili: si ricorda pertanto che ai fini IRPEF la detrazione dall’imposta lorda nella misura del 19% degli oneri indicati nell’articolo 15 del TUIR e in altre disposizioni normative spetta purché l’onere sia sostenuto con versamento bancario o postale, ovvero mediante altri sistemi di pagamento previsti dall’articolo 23 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241.
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Dal quadro delineato dalla Legge di Bilancio 2020 occorre osservare come il ruolo riconosciuto in capo all’Ufficio per lo Sport presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri sia sempre più centrale. Tale ufficio, infatti, non solo è stato confermato dalla Legge di bilancio 2020 quale soggetto titolare della gestione delle risorse (9,8 milioni di euro) previste per l’anno in corso per il fondo istituito con il “Decreto Dignità”, destinato a interventi in favore associazioni e società sportive dilettantistiche e a enti di promozione sportiva, ma è anche
disposte dalla L. n. 91/1981 resta pertanto subordinato a relativo intervento federale. Nulla al momento dovrebbe, però, mutare nella disciplina del professionismo nel mondo del golf. Colgo, infine, l’occasione per ricordare che con il nuovo anno sono entrate pienamente a regime le previsioni contenenti gli obblighi di memorizzazione elettronica e trasmissione telematica dei corrispettivi: a far data dal 1° gennaio 2020, infatti, tutti i soggetti che effettuano operazioni di commercio al minuto e attività assimiliate (il cui regime fiscale prevede l’emissione di un documento fiscale) devono memorizzare elettronicamente e trasmettere telematicamente all’Agenzia delle Entrate i dati relativi ai corrispettivi giornalieri e dunque non più procedere ad annotazione giornaliera. Si ricorda che le associazioni e società sportive dilettantistiche sono esentate dall’obbligo dello “scontrino elettronico” limitatamente all’ attività istituzionale e alle attività commerciali connesse se hanno esercitato l’opzione di cui alla L. n. 398/91. Per le attività commerciali non connesse all’attività istituzionale ovvero che non ne costituiscano “naturale completamento”, invece, l’Agenzia delle Entrate con la Circolare 18E/2018 ha chiarito che anche le associazioni e società sportive dilettantistiche in regime agevolato L. 398/1991 devono comunicare i corrispettivi tramite le modalità telematiche. A queste troverà dunque applicazione il regime di certificazione ordinario tanto per la fatturazione quanto per i corrispettivi elettronici. NELLA FOTO QUI SOTTO UN BEL GRUPPO DI GIOVANI AZZURRE FELICI DOPO UNA VITTORIA. ANCHE PER LORO IMPORTANTE PER IL FUTURO L’INTERVENTO LEGISLATIVO CHE RIGUARDA LO SPORT PROFESSIONISTICO FEMMINILE. NELLE ALTRE IMMAGINI, MOMENTI DI INCONTRI DURANTE I CONVEGNI AITG. SOTTO, IL CONSIGLIO DIRETTIVO DELL’ASSOCIAZIONE IN COMPAGNIA DELL’AVVOCATO ERNESTO RUSSO, SECONDO DA DESTRA
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subentrato a Sport e Salute S.p.A. nella gestione delle risorse del più noto Fondo “Sport e Periferie”. Tuttavia l’intervento legislativo oggetto di maggior attenzione mediatica è stato sicuramente quello sul professionismo femminile. Infatti, con l’intento di promuovere il professionismo nello sport femminile ed estendere alle atlete le condizioni di tutela previste dalla normativa sulle prestazioni di lavoro sportivo, il legislatore ha stabilito che per i contratti di lavoro sportivo, stipulati da atlete ai sensi degli articoli 3 e 4 della legge 23 marzo 1981, n. 91 le società sportive femminili possono richiedere l’esonero dal versamento del 100% dei contributi previdenziali e assistenziali, con esclusione dei premi per l’assicurazione obbligatoria infortunistica, entro il limite massimo di 8.000 euro su base annua. La norma, così introdotta, non è intervenuta sulla vigente disciplina in materia di professionismo sportivo (L. n. 91/1981) secondo la quale sono considerati “(...) sportivi professionisti gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi ed i preparatori atletici, che esercitano l’attività sportiva a titolo oneroso con carattere di continuità nell’ambito delle discipline regolamentate dal CONI e che conseguono la qualificazione dalle federazioni sportive nazionali, secondo le norme emanate dalle federazioni stesse, con l’osservanza delle direttive stabilite dal CONI per la distinzione dell’attività dilettantistica da quella professionistica”. L’applicazione dell’esonero contributivo previsto dalla Legge di bilancio 2020 nonché delle tutele
Fore! /Donato Di Ponziano
Oggi è crisi vera,
MA COME USCIRNE? LA PROLUNGATA QUARANTENA, DOVREBBE PORTARE Donato Di Ponziano
A UNA RIFLESSIONE APPROFONDITA DI CIÒ CHE SI DOVRÀ FARE PER MIGLIORARCI. IMPEGNIAMOCI NOI ADDETTI AI LAVORI, CHE DOBBIAMO PRESERVARE IL MERCATO IN CUI OPERIAMO, A FORMULARE IPOTESI DI INTERVENTO
C’è
poco da fare: se ancora fosse stato possibile mettere ancor di più in crisi il nostro golf già un po’ claudicante, il Coronavirus c’è sicuramente riuscito. A parte i numeri esigui a disposizione su cui poggiava il nostro mercato interno, numeri mitigati da qualche invenzione matematica molto spesso in eccesso, il panorama golfistico italiano oggi si ritrova a guardare urgentemente a nuove soluzioni per andare avanti, ha un grande bisogno di cercare nuove prospettive. Per carità, il problema è oggi un po’ di tutti, ma il nodo del ragionamento sta nel fatto che purtroppo noi eravamo fanalino di coda del movimento golfistico europeo in fatto di volumi, persino la Svizzera, con una popolazione inferiore alla sola nostra Lombardia, ci aveva superato. Quindi, a prescindere dalle nuove normative per evitare il contagio tra giocatori, che fanno parte della risposta momentanea a un evento eccezionale, su tutto c’è soprattutto il fatto di dover pensare al dopo. Dopo il diluvio, ci si dovrà concentrare a navigare verso una direzione virtuosa. Tutti lo dicono e lo scrivono: questa prolungata quarantena, dovrebbe portare ad una riflessione approfondita di ciò che è stato fatto e soprattutto di ciò che si dovrà fare per migliorarci. Bene, proviamo anche nel golf a fare la stessa cosa. Proviamoci allora, impegniamoci noi addetti ai lavori, noi che con il golf ci guadagniamo da vivere, noi che più di qualsiasi altro, dobbiamo preservare il mercato in cui operiamo, a formulare delle ipotesi di intervento. Questo al di là dei giocatori dilettanti che guardano al golf per divertimento, questo anche al di là di tutte le istituzioni. La storia ci insegna, quella virtuosa, che non c’è altro gioco nel mondo che sia così influente rispetto alle fortune finanziarie come il golf. È dimostrato dai fatti. Allora partiamo da questo inconfutabile dato e proviamo a fare un’analisi per QUI ACCANTO, DONATO DI PONZIANO, FOTOGRATO ACCANTO AL TRICOLORE. IN MOMENTI COME QUESTI È INDISPENSABILE LAVORARE TUTTI INSIEME PER USCIRE DA UNA SITUAZIONE QUANTO MAI DIFFICILE
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quanto possibile fuori dalla partigianeria della nostra posizione di lavoratori del settore. Partiamo dal considerare per esempio il rallentamento del passo riguardante le disponibilità economiche da destinare all’acquisto delle case. Sotto gli occhi di tutti l’aumento delle tasse sugli immobili che i governi di tutta Europa e ovviamente anche il nostro, hanno voluto imporre ai cittadini. altra nota dolente la difficoltà nel reperire crediti presso le banche. Queste condizioni hanno inevitabilmente influenzato
Una cosa è certa: ciò di cui oggi abbiamo bisogno non sono certamente nuovi percorsi, ma nuovi giocatori che riempiano quelli già realizzati e che sono vuoti per colpa della crisi. Basta guardarsi intorno per comprendere che il fenomeno aveva già influenzato il comportamento e le scelte di molti circoli blasonati, all’interno dei quali sino a ieri si poteva entrare solo versando una cospicua somma di denaro a fondo perso. Oggi non credo che in Italia club che possano permettersi una chiusura in tal senso si contano sulle dita di una mano. Per consolarci, rimane da pensare che se è vero che il golf è una delle attività più complementari al business ed è entrata per ultima tra le vittime di questo lungo e difficilissimo momento, dovrebbe anche essere il primo ad uscirne. Intanto prepariamoci alla ripartenza, tagliamo ciò che c’è da tagliare, cambiamo quello che non funziona, miglioriamo quello che serve. Guardo per esempio al ruolo e all’impegno della mia PGA e dell’Associazione Italiana dei Tecnici di Golf. Dopo aver valutato con attenzione i contorni del mercato dopo il Coronavirus, iniziamo creare almeno una base minima di offerta da condividere fra tutti i club, quantomeno per evitare quel cancro di dumping che negli ultimi 10 anni ha in pratica impoverito tutti allo stesso modo. C’è tanto bisogno di competenza e non impegnarsi per affermarla significa mettere a repentaglio il futuro. Per noi che all’interno del golf ci lavoriamo, dovrebbe essere un obiettivo scontato. O no? www.donatodiponziano.net
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l’andamento della costruzione di nuovi campi da golf, proprio quelli che sino a ieri servivano quale elemento di attrazione, “specchietto per le allodole” per gli speculatori del mercato immobiliare/ residenziale. Per tanti anni, direi per almeno tre decadi, il binomio campo da golf e realizzazione di case ha rappresentato un elemento di grandissimo successo, un contenitore con ottime opportunità di guadagno. Un pochino lo è stato così anche in Italia. Poi è arrivata la crisi del settore con tutta la sua filiera: i club con le loro iscrizioni e i green fee, gli studi di architettura golfistica (la maggior parte dei quali ha dovuto fondersi tra loro), le industrie di macchinari per la manutenzione, le case costruttrici di golf cart e le aziende costruttrici di attrezzatura per il gioco. Per molti di loro, soprattutto in Europa e sicuramente in Italia, il mercato, già prima del corona virus, era praticamente fermo. Per alcuni, noi compresi, addirittura in fase di frenata. Cosa sarà da oggi in poi, ora che le macchine si sono fermate, è difficile dirlo. Nessuno è in grado di fare previsioni serie a medio e lungo termine. Prima della “pestilenza”, leggevo che c’era ancora qualcuno nel mondo che guardava alla realizzazione di nuovi impianti. Roba da pazzi. Ricordiamo che anche in Italia, nel piccolo dei nostri numeri, la tendenza alla realizzazione di nuovi percorsi e l’apertura di circoli “classici” di 18 buche ha seguito senza indugio e pedissequamente la spinta positiva della crescita economica della fine degli anni 90.
Finanziamenti / Tasso zero
ICS, UNA CARTA DA GIOCARE...
... PER LA RIPARTENZA. L’ISTITUTO PER IL CREDITO SPORTIVO LANCIA ALCUNE INIZIATIVE PER VENIRE INCONTRO AI CLUB IN DIFFICOLTÀ. ECCO LE MISURE STRAORDINARIE IN FAVORE DEI CLIENTI, PER FAR FRONTE ALL’EMERGENZA
di Eliana Ventola
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iposti bastoni e palline nella sacca, i golfisti, come del resto tutto il mondo sportivo, hanno dovuto vivere questa reclusione forzata sospendendo le attività e chiudendo le porte dei circoli. Il coronavirus è stato dichiarato pandemia mondiale ed è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità, trasformando abitudini e stili di vita e comportando l’inevitabile blocco di tutte le nostre attività. Anche lo sport, gara dopo gara, partita dopo partita, disciplina dopo disciplina, si è dovuto fermare inesorabilmente. Una situazione di emergenza che sta mettendo alle strette l’intera economia del Paese, senza eccezione per tutto il mondo sportivo che in questi giorni è al centro di profonde riflessioni, soprattutto a livello politico, sulle modalità e sui sostegni finanziari dei quali avrà bisogno per ripartire. Siamo dovuti ricorrere a un grande senso di responsabilità e far leva su tutta la nostra creatività e inventiva per sfruttare
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al meglio la permanenza in casa e reinventare l’attività sportiva, trasformando angoli delle nostre case in piccoli centri di allenamento. Ci avviamo ora a una graduale ripartenza e il golf, rispetto a molti altri sport di contatto, presenta tutte le caratteristiche necessarie per una ripresa in sicurezza, sia per i golfisti che per il personale dei circoli. I campi da golf infatti, con i loro sconfinati ettari di verde, sono il luogo ideale per praticare attività sportiva all’aperto, nel rispetto delle nuove normative di distanziamento sociale tese a contrastare ogni forma di contagio. Sarà comunque necessario un piano di azione che determini nuove e chiare regole da seguire per una corretta ridefinizione degli spazi di accesso all’area e di gioco. La Federazione Italiana Golf ha già emanato delle linee guida da adottare per favorire la ripresa dell’attività sportiva su percorsi appositamente studiati. Oltre a questo, sarà anche
euro a un massimo di 25.000 euro, nella misura massima consentita del 25 per cento del fatturato dell’ultimo bilancio o delle entrate dell’ultimo rendiconto (in entrambe i casi, almeno 2018), regolarmente approvati dalla società o dalla associazione; durata: 6 anni, dei quali 2 di preammortamento e 4 di ammortamento; pagamento prima rata: dopo i 2 anni di preammortamento; tasso d’interesse: totale abbattimento degli interessi per l’intera durata del finanziamento, da parte del Fondo Contributi Interessi - Comparto Liquidità; garanzia: 100 % del finanziamento da parte del Fondo di Garanzia - Comparto Liquidità. Previsti anche finanziamenti a tasso zero, sempre per esigenze di liquidità, per le Federazioni Sportive Nazionali, le Discipline Sportive Associate e gli Enti di Promozione Sportiva, per importi parametrati al 25% dei ricavi e, comunque, fino a 300.000 euro. Queste iniziative, che si aggiungono a quelle relative alla sospensione rate dei mutui per gli Enti Locali e i soggetti privati, rafforzano l’impegno del Credito Sportivo a offrire un supporto concreto a tutte le società in questa delicata fase. Un contributo concreto alla ripresa economica e alla ripartenza del sistema sportivo testimoniando, tanto più adesso, il “cuore” della missione di banca per lo sviluppo sostenibile dello Sport e della Cultura al servizio del Paese.
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necessario pianificare una strategia economico-finanziaria che consenta alle società e ai circoli sia di far fronte alle spese di gestione ordinaria, in assenza totale di ricavi, sia di razionalizzare gli investimenti per un rilancio che non vada a discapito dei fruitori. L’Istituto per il Credito Sportivo, in piena sinergia con il Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora, ha attivato una serie misure straordinarie in favore dei Clienti, per far fronte all’emergenza. Con il Decreto Legge 8 aprile 2020, n. 23 “Misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali” (GU Serie Generale n.94 del 08-04-2020), il Governo ha creato e finanziato il Comparto Liquidità del Fondo di Garanzia e del Fondo Contributi Interessi in gestione all’Istituto per il Credito Sportivo, per consentire di erogare mutui straordinari - senza garanzie e a tasso 0 - destinati alla base del mondo sportivo, che in questo drammatico momento sta affrontando enormi difficoltà. L’Istituto ha quindi previsto in favore delle Associazioni Sportive Dilettantistiche e delle Società Sportive Dilettantistiche, iscritte al registro CONI o alla Sezione parallela CIP da almeno un anno, la concessione di finanziamenti per far fronte alle esigenze di liquidità correlate all’emergenza COVID-19, con le seguenti caratteristiche: importo delle erogazioni: da un minimo di 3.000
Marco Federici / Circolo del Golf Roma Acquasanta
QUI ACCANTO, IL PRESIDENTE DI ROMA ACQUASANTA, MARCO FEDERICI, IN COMPAGNIA DELL’AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA IN ITALIA, JILL MORRIS CLUB
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LA FORZA
della tradizione DA MAGGIO DELLO SCORSO ANNO È DIVENTATO IL 22° PRESIDENTE DEL CLUB PIÙ ANTICO D’ITALIA. UNA VITA DEDICATA AL GOLF E UN OBIETTIVO BEN CHIARO: PRESERVARE E VALORIZZARE L’ACQUASANTA E LA SUA COMPAGINE SOCIALE
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Marco Federici / Circolo del Golf Roma Acquasanta di Andrea Vercelli
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omano, classe 1954, avvocato e naturalmente golfista, sin dall’età di otto anni. La vita di Marco Federici è legata a doppio filo a quella del Circolo Golf Roma. Sui fairway del club più antico d’Italia Federici ha effettuato i suoi primi colpi, seguendo la passione dei genitori e le orme del padre Alberto, alla guida del circolo dal 2001 al 2010. Da maggio dello scorso anno è diventato lui il 22° presidente della storia dell’Acquasanta, che in 117 anni di gloriosa attività ha visto al suo comando marchesi, principi, conti, duca, ingegneri, dottori e avvocati. “Ho passato tutta la mia vita o quasi giocando. Sono stato anche il presidente più giovane d’Italia: dal 1990 al
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1993 fui infatti alla guida del Golf Nettuno, oggi tristemente scomparso dalla geografia golfistica italiana. Sono socio da 56 anni al Circolo Golf Roma ma lo sono stato anche al Nettuno e al Parco di Roma come secondo club. Oggi mi reputo un giocare stanziale, anche se in estate, avendo la casa in Sardegna, ne approfitto per qualche giro sui fairway del Pevero. Cosa significa gestire un circolo come l’Acquasanta in un momento come questo? Oggi, con l’improvvisa pandemia di COVID-19, è diventato difficilissimo per tutti i campi italiani. Devo dire che l’Acquasanta ha la fortuna di avere una base sociale piuttosto ampia, circa 750 soci, molti dei quali frequentano il circolo semplicemente per condividere con gli
amici l’atmosfera piacevole e conviviale che qui trovano. Avere una compagine sociale di questo tipo vi sta facilitando? Senz’altro, a differenza di altri campi in fase evolutiva che invece stanno lottando per non perdere soci e green fee. I nostri abbonati lo sono per tradizione, membri di famiglie che rinnovano di generazione in generazione la loro appartenenza al club. La base che abbiamo è molto solida ed è il grande atout che possiamo oggi vantare. Quali sono i punti principali del suo programma presidenziale? Da maggio scorso abbiamo voluto dare un po’ di impulso alle attività di carattere sociale, che facessero ritornare in auge nell’immaginario collettivo romano il no-
Quali, nel dettaglio? Il primo è stato una bellissima cena a cui hanno partecipato oltre 200 persone e in cui l’ospite d’onore era l’ambasciatore inglese a Roma, Jill Morris, anche lei giocatrice fin dall’infanzia. Un secondo appuntamento si è tenuto il 22 febbraio, nel corso del quale abbiamo consegnato a Federica Dassù un riconoscimento come prima giocatrice professionista italiana. Avevamo in piano una serie di eventi tra cui anche quello con il presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma, Mariella Enoc, che purtroppo al momento abbiamo dovuto rinviare a data da destinarsi. Suo padre è stato presidente per tre mandati: quali insegnamenti le ha lasciato? In quegli anni mio padre si trovò ad affrontare una serie di lavori importanti ai vari fabbricati del circolo. Oggi la situazione è totalmente differente e l’attività è più a livello promozionale: abbiamo 750 soci ma cinque/sei anni fa erano oltre 950. Quindi anche se non c’è stato un QUI ACCANTO, UN’IMMAGINE SCATTATA ALL’INTERNO DELLA CLUBHOUSE DI ROMA ACQUASANTA, IN ONORE DELLA PRIMA PROFESSIONISTA NELLA STORIA DEL GOLF ITALIANO, FEDERICA DASSÙ. DA SINISTRA, LA SORELLA DELLA PREMIATA, MARTA DASSÙ, IL PRESIDENTE DEL CIRCOLO, MARCO FEDERICI, LA CELEBRE GIOCATRICE E PROETTE FIORENTINA, E SILVIO GRAPPASONNI, INCONFONDIBILE VOCE DELLA TV E DA SEMPRE DI CASA NEL CLUB ROMANO
decremento sostanziale come in altri circoli, abbiamo ritenuto che l’aspetto che dovevamo curare con più attenzione era proprio questo. Ovvero la nostra compagine sociale e cercare, se possibile, di incrementarla. Come si diventa soci di un circolo così prestigioso? Le nostre barriere d’ingresso sono piuttosto importanti. A iniziare dall’obbligo personale di essere titolari di un’azione della proprietà e di versare la tassa a fondo perduto. Incrementare o semplicemente mantenere i nostri numeri è quindi abbastanza complicato, considerando anche la concorrenza che oggi abbiamo nell’area di Roma. Avete in mente delle promozioni specifiche? Le iniziative che abbiamo attivato legate all’Anno della Donna hanno lo scopo di far parlare di noi e far vedere che siamo presenti anche nel sociale. Avremmo dovuto ospitare ai primi di luglio addirittura un raduno di auto storiche: Red Concours, associazione di vetture d’epoca, avrebbe esposto 60 modelli provenienti da tutto il mondo tra la buca 1 e la 18. Purtroppo abbiamo dovuto rinviare il tutto a dopo l’estate. Speriamo di riuscire a organizzarlo entro settembre. L’Acquasanta ha ospitato un Open d’Italia nel 1980, ma anche un altro in co-partecipazione con l’Olgiata nel 1973. Che ricordi ha? In quello del 1973 ero molto giovane, ricordo di aver seguito in campo il grande Tony Jacklin che poi vinse quell’edizione, e Alberto Croce, che perse proprio alla 18. Molto più nitida invece l’immagine di quelli legati al 1980, quando ho anche fatto il marshall durante il torneo. C’erano giocatori fenomenali, i migliori al mondo, tra cui Greg Norman e Nick Faldo, poi il fatto che vinse Massimo Mannelli, romano, fu una gioia incredibile per tutti. Mi ricordo ancora nitidamente Bernhard Langer che alla buca 4 fece quattro putt e uscì dal green con una faccia sconvolta...
Quali sono i punti di forza dell’Acquasanta e cosa invece si può ancora migliorare? Siamo a quattro chilometri in linea d’aria da piazza Venezia, abbiamo un campo meraviglioso, uno dei pochi circoli di golf in piena città, inserito in un contesto storico unico e di rara bellezza con l’Acquedotto Claudio e i mausolei dell’Appia Antica. Abbiamo inoltre all’interno della proprietà parecchi fabbricati tipici della campagna romana che stiamo cercando di riadattare per utilizzarli per iniziative speciali. Ne avete anche qualcuna destinata ai giovani? Sì, una di queste è proprio legata alle scuole e a manifestazioni dedicate ai ragazzi di quarta e quinta elementare, in collaborazione con Snag Golf. Il programma prevede che i ragazzi vengano invitati al circolo, dopo un primo contatto con il golf a scuola, per effettuare lezioni con i nostri pro, accompagnati dalle loro maestre. Lo scorso anno abbiamo messo a punto un nuovo campo pratica, inverso a quello tradizionale: lì stiamo realizzando una piccola clubhouse proprio in uno dei fabbricati già presenti e nel quale saranno ospitate iniziative simili. Qual è il suo sogno nel cassetto come presidente dell’Acquasanta e come semplice golfista? Come presidente non mi sono mai posto questo problema: tengo molto all’Acquasanta essendoci cresciuto e quello che più mi interessa è che rimanga quello che è, perché alla tradizione teniamo moltissimo. Quello da golfista? Forse allungarmi di qualche metro con il drive... Mi piacerebbe anche riportare le squadre dell’Acquasanta in vetta ai Campionati Nazionali, rispolverando una tradizione che ci ha visto sfornare sempre ottimi giocatori. Cosa farà il primo giorno in cui si potrà uscire? Andrò sicuramente sul tee della buca 1 dell’Acquasanta con i miei abituali compagni del weekend. Ci giocheremo i soliti 20 euro che vanno avanti e indietro ormai da quarant’anni...
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stro circolo. In conseguenza del Campionato Nazionale Femminile, che abbiamo ospitato lo scorso anno e molto gradito dai partecipanti, abbiamo pensato di riaverlo anche nel 2020. La Federgolf ce lo aveva riassegnato e si sarebbe dovuto giocare a giugno: ovviamente il calendario è stato momentaneamente sospeso. Sulla base di questa opportunità, abbiamo lanciato un’iniziativa per certi versi anche promozionale, “L’Anno della Donna”, dedicato alle signore e alle ragazze. Proprio in vista del Campionato Nazionale Femminile, abbiamo iniziato a organizzare una serie di eventi
Circoli / Laghi e Piandisole
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Su due sponde del VERBANO DOPO AVER PRESO IN GESTIONE UN PAIO DI STAGIONI FA IL GOLF DI TRAVEDONA MONATE, IN PROVINCIA DI VARESE, ROBERTO BORRO, LUCA ANGELINI E CARLO GIRALDI ADESSO RADDOPPIANO CON LE NOVE BUCHE DI PREMENO
A SINISTRA, ROBERTO BORRO, ARRIVATO AL GOLF DEI LAGHI (UNA BUCA DEL CAMPO NELLA FOTO) DOPO ESPERIENZE A SANREMO, VARESE, CASTELCONTURBIA E DONNAFUGATA
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Circoli / Laghi e Piandisole di Maurizio Trezzi
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onostante la crisi, la chiusura dei campi, le difficoltà legate alla perdita secca di oltre due mesi di entrate per gare e green fee, le preoccupazioni per un domani senza certezze, c’è ancora chi guarda avanti con speranza e investe, tempo e risorse, per crescere. Dopo aver preso in gestione, due stagioni fa il Golf dei Laghi di Travedona Monate in provincia di Varese, Roberto Borro, Luca Angelini e Carlo Giraldi ora raddoppiano. Non appena sarà possibile riaprire i circoli e si potrà finalmente tornare a giocare a golf, rivedrà la luce il Golf Piandisole. Da inizio anno il percorso è infatti stato entrato nella galassia di Golf Idea, la loro società. Situato sui contrafforti delle prealpi piemontesi a Premeno, proprio sopra la città di Verbania sulla sponda piemontese del Lago Maggiore,
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il 9 buche par 68 è un gioiellino a 1000 metri di altezza, in una zona amena di inestimabile tranquillità. Varie vicissitudini l’hanno condotto al declino e alla sostanziale chiusura dell’attività. Per cinque anni l’Amministrazione Comunale ha cercato di rilanciarlo e nel frattempo si è presa in carico la manutenzione del percorso per evitarne l’oblio. Nel dicembre scorso la gara indetta per la ricerca di un nuovo gestore si è conclusa con l’assegnazione a Golf Idea. Da quei mesi tutto è cambiato a causa del Covid-19. Non la volontà di rilanciare il percorso di Piandisole. Ce ne parla Roberto Borro, nel golf dal 1984, quando iniziò la sua carriera al Golf degli Ulivi di Sanremo. Da lì, nel 1992 si è trasferito a Varese dove è rimasto fino al 2006. È stata poi la volta di Castelconturbia, esperienza conclusa nel 2015 e seguita da Donnafugata e
dall’attuale società con Angelini e Giraldi. “I nostri piani erano di poter riaprire la struttura e il campo all’inizio di aprile – racconta Roberto Borro – una data chiaramente impossibile da rispettare a causa del lockdown. Non ci siamo persi d’animo. Il campo è in buone condizioni e pronto per ospitare soci e visitatori. Avevamo ulteriori progetti e altri interventi da realizzare che subiranno, necessariamente, un ritardo. Le prerogative del progetto però non sono cambiate”. Primo traguardo il rilancio della struttura, obiettivo comune a quello dell’Amministrazione. “I tempi sono cambiati, rispetto al 1962, quando il campo venne realizzato su impulso di un gruppo di villeggianti – prosegue Borro - e oggi queste località sono oggettivamente meno frequentate
Altri plus? I 1.000 metri di altezza garantiscono frescura anche nelle estati più torride, gode degli influssi positivi del clima del lago. Si trova lungo l’asse Milano-Locarno a due passi da Verbania, città in grande evoluzione e collegata alla sponda lombarda dai traghetti in partenza da Laveno. Siamo a 40 minuti in auto dal confine svizzero e a 90 da Milano. Da queste parti c’è tanta passione per il golf e non si è mai estinta come è evidente dal lavoro, fondamentale, svolto dal Comune per tenere viva la realtà del golf. È ovvio che puntiamo molto su questi elementi per il rilancio”.
Le sinergie con Golf dei Laghi? “A Travedona abbiamo intrapreso una strada che sta dando ottimi frutti. In poco tempo abbiamo rimesso in sesto il percorso, molto sfidante, intrigante e affascinante. Abbiamo ricreato quell’atmosfera di circolo inclusivo, altra caratteristica dei ‘Laghi’. E i risultati si sono visti con il raddoppio dei soci in due anni. Certo il periodo di chiusura forzata non ci ha aiutato, anzi diciamo proprio che non ci voleva. Però ha confermato la nostra visione e le strategie da intraprendere. Per restare competitivi i Circoli non devono farsi la guerra a suon di sconti e promozioni. Occorre migliorare i servizi e aumentare le opportunità per i soci. Ecco, la sfida del Golf Pian di Sole va in questa direzione. Come collegherete i due club? I nostri circoli saranno partner e i ri-
spettivi soci, con formula Full, potranno giocare indifferentemente sui due campi. Lo stesso vale anche per il Golf Ambrosiano e quindi diciamo che con una quota piena è possibile giocare su tre campi quando e quanto si desidera. E poi ci sono le collaborazioni con Pinetina, Menaggio, Lecco, S. Anna e Varese. Insomma un ventaglio di opzioni che rendono ancora più interessante la sinergia con fra circoli”. Come definiresti Piandisole? “Un golf intrigante. Ogni buca ha una doppia partenza così da rendere interessante il doppio giro. Ovviamente non si tratta di un campo lungo. I par 3 però sono impegnativi e spesso con notevoli dislivelli, come alla 6. La 9 è certamente la più sfidante: un dogleg a sinistra che porta sotto la clubhouse. È un campo con caratteristiche particolari, amato da chi sa padroneggiare la tecnica con colpi accurati e precisi. D’estate è meraviglioso perché si gioca sempre con una temperatura fresca! Puntiamo su questo e sulla possibilità, che ci auguriamo di poter presto attivare, per portare qui golfisti svizzeri e altri stranieri che frequentano il Lago Maggiore. E poi proporremo pacchetti interessanti per i principianti. Premeno ha tutte le caratteristiche per rilanciarsi come centro turistico e noi ci auguriamo di poter recitare una parte importane con il ritorno all’attività del Golf Piandisole”. IN QUESTE PAGINE ALCUNE IMMAGINI DEL GOLF DEI LAGHI. QUI SOTTO, CON IL VICEPRESIDENTE DELLA FEDERGOLF, ANTONIO BOZZI, I TRE SOCI DI GOLF IDEA. DA SINISTRA, CARLO GIRALDI, ROBERTO BORRO E LUCA ANGELINI
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rispetto a 60 anni fa. Sono rimaste però bellissime, incontaminate e per molti aspetti più vere rispetto a quelle trasformate dal turismo di massa. La posizione di Premeno è stupenda.
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LA RICETTA IMG
per Bagnaia
INTERVISTA CON LEONARDO IZZI, DIRETTORE MARKETING DI INTERNATIONAL MANAGEMENT GROUP GOLF COURSE PER L’EUROPA, CELEBRE SOCIETÀ CHE DA DUE ANNI HA PRESO IN CARICO LO SPLENDIDO RESORT A POCHI CHILOMETRI DA SIENA
LA BUCA 18 DI BAGNAIA, PERCORSO DISEGNATO DA ROBERT TRENT JONES JR, IN RISALITA VERSO LA CLUBHOUSE. A SINISTRA LEONARDO IZZI, PROTAGONISTA DELL’ARTICOLO DI MAURIZIO TREZZI
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Circoli italiani / Gestione e sviluppo di Maurizio Trezzi
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estione, manutenzione e narrazione di un percorso sono elementi decisivi per decretarne l’eccellenza. Anche i campi più belli del mondo per disegno, tracciato e scenari naturali rischiano di perdere il loro appeal se vengono a mancare questi ingredienti fondamentali. Tutte componenti ben note a IMG Golf Course Services, leader nella progettazione, sviluppo, marketing e gestione di campi da golf di livello mondiale. Fondata nel 1960 a Cleveland dall’avvocato Mark McCormack, la IMG - International Management Group - ha il golf nel suo DNA. Fu proprio il contratto con Arnold Palmer e, poco dopo, quelli con Jack Nicklaus e Gary Player, ad aprire la lunga serie di accordi di rappresentanza con i grandi
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nomi dello sport: dal tennis al basket, dall’hockey su ghiaccio ai campioni del rodeo. Ma il golf è rimasto nei fondamentali della società, tanto che da oltre 25 anni, l’azienda ha fissato lo standard di eccellenza nella progettazione di campi da golf e nella loro gestione. Attualmente la bandiera IMG sventola su 21 club fra i più belli del mondo e sono più di 200 i circoli che beneficiano, dall’Asia al Sud America, dei servizi di consulenza golfistica. In Italia, dopo le esperienze siciliane - positiva quella al Verdura, meno felice ma per motivi indipendenti dalla volontà e dalla capacità IMG quella al Donnafugata - ecco che da due anni i professionisti del gruppo americano, con solide basi anche in Europa, si stanno occupando del bellissimo percorso de La Bagnaia Golf Resort,
qualche chilometro a sud di Siena. La proprietà, che fa capo alla famiglia Monti-Riffeser, ha deciso di affidare a IMG prima la manutenzione e poi la completa gestione del circolo e delle stupende 18 buche disposte ad arte da Robert Trent Jones Jr. sul collinare paesaggio delle crete senesi. “Abbiamo accolto con entusiasmo la sfida che ci è stata proposta dalla proprietà – spiega da Lisbona Leonardo Izzi, direttore marketing di IMG Golf Course per l’Europa – perché fin da subito abbiamo creduto nelle grandi potenzialità di questo percorso e del circolo. La sua bellezza, il disegno e la sua collocazione geografica sono realmente magnifiche. Il nostro obiettivo è anche quello di contribuire alla crescita del golf in Italia. Sappiamo, per le nostre esperienze in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e in molte altre
parti del mondo, che il golf non è per le élite e ha enormi margini di crescita. Per questo stiamo lavorando in Italia e a Bagnaia con la certezza di poter dare un contributo effettivo allo sviluppo del nostro meraviglioso sport”. Il team IMG offre ai proprietari di club una gamma di servizi a valore aggiunto unica ed esclusiva, grazie alle enormi sinergie che possono essere attivate, ai tanti testimonial gestiti e alla professionalità di manager e personale. “Abbiamo iniziato con la manutenzione del percorso e ora siamo entrati direttamente nella gestione del circolo. Quello
di Bagnaia è un campo stupendo, ampio, con caratteristiche uniche. I nostri agronomi lo hanno reso presto ancora migliore e il personale che abbiamo trovato è stato all’altezza delle direttive impartite dal nostro general manager Brodie MacDonald. La manutenzione di un campo è il suo primo biglietto da visita e su questo abbiamo lavorato per dare immediatamente l’idea di essere in un luogo accessibile ma esclusivo, perfetto in ogni minimo dettaglio. Gestire un circolo significa anche curarne la parte strategica, il proshop, l’offerta di ristorazione e la strategia di marketing.
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NELLE FOTO DI QUESTE PAGINE, ALCUNI SCORCI DEL RESORT GOLFISTICO DI BAGNAIA: LA BELLA PISCINA CON CASCATA, LA CLUBHOUSE E IL PIACEVOLE INTERNO DI UNA CAMERA DELL’ALBERGO
Da subito abbiamo voluto un golf aperto. Vogliamo dire un caloroso ‘welcome’ a tutti i golfisti che ci fanno visita, alle loro famiglie, ai bambini. Perché solo così e con la qualità dei servizi riusciremo ad aumentare numeri, green fee e fatturato”. Bagnaia gode di un’ottima posizione anche se si trova, paradossalmente, in una regione e in una zona talmente incantevoli che spesso anche gli stessi turisti stranieri in visita a Siena non hanno nel golf il loro primo motivo di scelta della destinazione: “Questo è vero – commenta Izzi – ma abbiamo immediatamente inserito Bagnaia nel nostro IMG Prestige, l’insieme di tutti i circoli che gestiamo in Europa, dalla Spagna alla Scozia, dall’Inghilterra al Portogallo. Questo fa sì che molti golfisti membri del nostro network possano scegliere di inserire questa destinazione nel loro programma di viaggio e usufruire degli sconti e delle facilities a loro dedicati. Abbiamo attivato una comunicazione e una promozione comune per tutti i campi, compreso quelli in Italia, e questo consente di avere più visibilità sui media di tutto il mondo. Inoltre il grande vantaggio di Bagnaia è di poter disporre di una struttura alberghiera di alto livello all’interno della tenuta. Questo permette di creare pacchetti stay and play, di intercettare clientela business e appassionati provenienti soprattutto dal nord Europa e dal Regno Unito”. Sono proprio i mercati della Scandinavia e dell’Inghilterra quelli che stanno rispondendo meglio nonostante la spada di Damocle della Brexit. “Certamente l’uscita dall’UE del Regno Unito non aiuterà il turismo golfistico europeo – continua Izzi – anche se perdura uno stato di tensione in molti Paesi che fino a qualche anno fa erano competitor delle località italiane, spagnole e portoghesi. Penso alla Turchia, alle nazioni del nord Africa, allo stesso Egitto. Per questo vogliamo esser pronti per accogliere sempre più turisti e golfisti a Bagnaia. E presentare in maniera impeccabile questo luogo eccezionale per giocare a golf. Per di più inserito in un meraviglioso territorio, ricco di storia, cultura e bontà enogastronomiche. In sintesi, davvero unico.”
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GERARDO MERCATORE (1512-1594): ATLAS SIVE COSMOGRAPHICAE MEDITATIONES DE FABRICA MUNDI ET FABRICATI FIGURA
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di Andrea Ronchi
R&A
ed Ega hanno stilato un rapporto sulla ricerca e lo sviluppo del golf in Europa. I numeri finalmente mostrano che, dopo anni di sofferenza, il golf è tornato a crescere e rappresenta un’opportunità significativa e ipotizza un futuro positivo. Il rapporto esamina il numero dei golfisti registrati presso le federazioni dei 47 Paesi europei membri dell’EGA e sotto la giurisdizione di R&A. Questi numeri sono i soli che possono essere considerati ufficiali, poiché coinvolgono giocatori registrati presso le federazioni. Sappiamo come in molti paesi, tra i quali non l’Italia, esiste una popo-
INVERSIONE
di tendenza
DOPO DIECI ANNI DI NUMERI IN CALO, NEL 2019 I GIOCATORI SONO TORNATI A CRESCERE IN EUROPA. IL GOLF DEVE ESSERE ACCESSIBILE E NON COSTOSO. I PERCORSI A SEI E NOVE BUCHE RAPPRESENTANO LA CHIAVE DI VOLTA PER UN RINNOVATO SUCCESSO
lazione di giocatori che pratica per il solo piacere di farlo senza prendere parte a gare ufficiali. Queste persone non sono registrate e spesso contano numeri di gran lunga superiori a quelli dei tesserati. Ne sono esempio Regno Unito, Francia ma anche Germania. Dovendo però basarsi su dati certi la relazione coinvolge solo i giocatori con tessere di federazioni o associazioni nazionali, quali ad esempio England Golf. Il 34% del totale, 16 Paesi, ha visto un aumento dei golfisti tra il 2018 e il 2019.
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Variazione dei totale dei golfisti tesserati in Europa negli ultimi 10 anni (2010 - 2019)
Golfisti tesserati in milioni
2014
Maggior diminuzione di golfisti tesserati, più di 106.000
2019
Prima crescita di golfisti tesserati nel giro degli ultimi 10 anni
In dieci anni Golfisti olandesi tesserati
45.000
Golfisti tedeschi tesserati
42.900 In 10 anni c’è stata diminuzione di circa 300.000 golfisti tesserati
SE I GOLFISTI TESSERATI IN EUROPA SUPERANO I QUATTRO MILIONI, QUELLI REALMENTE ATTIVI SI CALCOLANO IN UN NUMERO CHE OSCILLA ATTORNO AI SETTE MILIONI E 500MILA. LE DONNE RAPPRESENTANO IL 27 PER CENTO DEL TOTALE DEI GIOCATORI ADULTI e provare il golf in modo immediato, divertente e coinvolgente. Le diverse possibilità di gioco permettono un facile accesso ai praticanti di diversi livelli di abilità. Per aumentare i numeri il golf deve essere meno costoso, esclusivo e impegnare meno tempo. I NUMERI Il totale dei golfisti registrati in Europa, come dicevamo, è diminuito di oltre 300.000 unità, da 4,44 a 4,13 milioni, negli ultimi dieci anni. Hanno fatto eccezione i Paesi Bassi con una crescita del 13% (+ 45.000 giocatori) e la Germania +7% (+ 42.912 giocatori). I maggiori declini si sono registrati in Irlanda, che ha visto un calo del 29% (quasi 75.000 golfisti), in Scozia (26%, - 65.000) e in Inghilterra dove il decremento ha sfiorato il 22% (oltre 176.000 giocatori). Molti mercati emergenti dell’Europa orientale hanno viceversa visto un aumento dei golfisti
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I principali motivi dell’avvenuta crescita, o di quella in atto, sono legati al cambio di percezione e atteggiamento verso il golf che ha comportato un allargamento dei profili dei golfisti in tutta Europa. “... il golf è accessibile in tutta Europa e non deve essere costoso né esclusivo ...”: questo il claim che ha guidato le campagne d’incentivazione al gioco nel Vecchio Continente. Il 2019 ha visto per la prima volta dal 2010 salire il numero dei golfisti registrati in tutta Europa. Negli ultimi 10 anni, dal 2010 e al 2019, c’è stato quasi un decennio di declino nei numeri di giocatori, con una caduta di oltre 300.000 praticanti. Il totale a fine 2019 segnava 4,13 milioni di golfisti nel Vecchio Continente. R&A ed EGA sanno che un coinvolgimento attivo nel golf può avvenire in molti modi: dai campi pratica ai percorsi di pitch and putt passando per i simulatori del golf indoor. Molto successo hanno avuto le iniziative di permettere il gioco su percorsi di sei e nove buche. Ci sono 8.991 campi da golf a 18 buche nei paesi europei affiliati all’EGA. Però esistono molte altre strutture che giocano un ruolo fondamentale, poiché vengono utilizzate per far conoscere
Indagini / Royal & Ancient ed EGA I cinque mercati più importanti di golfisti registrati come percentuale della popolazione ISLANDA SVEZIA SCOZIA IRLANDA LIECHTENSTEIN
Maggiori e minori associati per circolo - media fra totale di golfisti per campo di golf Massima domanda - Top 5
Olanda
1,179
Svizzera
783
Svezia
732
Finlandia
729
Lussemburgo
687
Minima domanda - Top 5
Georgia
52
Azerbaijan
57
Ungheria
77
Bulgaria
78
Russia
86
registrati nel corso degli ultimi dieci anni, rendendo meno pesante il dato al ribasso. Interessante analizzare la percentuale di golfisti in relazione agli abitanti. In generale questo numero rimane relativamente basso in tutta Europa con solo otto Paesi oltre il 2% della popolazione nazionale registrata come golfista pres-
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so la rispettiva federazione. L’Islanda ha il maggior tasso con il 5% della popolazione, seguita da vicino dalla Svezia con il 4,8%. Anche la Scozia e l’Irlanda sono sopra la media e registrano rispettivamente il 3,3% e il 2,7%. Gli altri stati oltre il 2% sono Danimarca, Finlandia e Paesi Bassi. Come detto stiamo parlando di gioca-
tori registrati. Bisogna ricordare che ci sono molti altri golfisti che hanno una forma di coinvolgimento attivo nello sport senza essere tesserati. Questi praticanti sono spesso itineranti perché amano visitare luoghi nuovi, oppure perché la loro frequenza di gioco non permetterebbe di ammortizzare la quota intera annuale di un circolo di golf.
Giocatrici e juniores in Europa I cinque mercati principali come numero di golfiste adulte GERMANIA OLANDA SVEZIA
GIOCATRICI REGISTRATE SUL TOTALE DI ADULTI IN EUROPA
FRANCIA INGHILTERRA
I cinque mercati principali come numero di juniores SVEZIA GERMANIA FRANCIA
7,5% JUNIORES REGISTRATI SUL TOTALE DI GIOCATORI IN EUROPA
IRLANDA
sono solo 86 giocatori registrati per campo, 57 in Azerbaigian e 52 in Georgia. Per contro, ci sono 11 paesi nei quali si contano oltre 500 golfisti per campo. I Paesi Bassi ne hanno più di 1.000 per ogni circolo. In molti paesi però la richiesta di campi non è legata esclusivamente alla richiesta interna, ma anche situazioni legate al turismo o a benefici commerciali. Il Portogallo ha solo 144 giocatori registrati per campo, la Turchia 204, la Croazia 99 e la Bulgaria 78. In Scozia – per tutti il Paese che ha dato i natali al golf -, sarebbero solo 294 i golfisti per ogni club. Ma lì, come in Inghilterra, il numero di giocatori totale si può stimare in almeno tre o quattro volte quelli iscritti a England Golf. QUANTI GIOCATORI PER CAMPO DA GOLF Dei 8.991 campi da golf in Europa costituiti da 9 buche, 18 buche e altre strutture golfistiche dedicate - il 60,1%, esattamente 5.400, sono concentrati in cinque paesi: Inghilterra, Germania,
Francia, Svezia e Scozia. In tutta Europa, il numero medio di giocatori di golf registrati per campo è di 460 giocatori con 12 paesi (il 26% degli affiliati) che superano questa media. I Paesi Bassi sono in testa con 1.179 giocatori per campo seguiti dalla Svizzera 783, Svezia (732), Finlandia (728) e Lussemburgo (678). Per contro ci sono 19 paesi (il 40%) che hanno meno di 200 golfisti per campo da golf. I CAMPI DA GOLF IN EUROPA A volte il numero di campi da golf affiliati a ciascuna federazione è diverso dal totale di quelli esistenti, come dettagliato nella pubblicazione “Golf Around the World”. Questa iniziativa di R&A, in collaborazione con la National Golf Foundation, con sede negli Stati Uniti, ha monitorato per molti anni il numero di campi da golf con oltre sei buche in tutto il mondo. Al fine di garantire coerenza di rendicontazione, i numeri dei campi da golf sono stati utilizzati nel calcolo dei golfisti registrati per corso in Europa. Nella sezione delle statistiche, le fede-
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SPAGNA
Nei mercati cosiddetti maturi i giocatori non registrati spesso superano di gran lunga il numero di quelli iscritti alla federazione. Gli indipendenti giocano pagando un green fee in diversi campi da golf nel proprio Paese o all’estero durante una vacanza. Inoltre molti frequentano abitualmente campi pratica, pitch & putt o golf indoor. Tutte queste attività portano i potenziali giocatori in un ambiente di golf e li allenano ai fondamenti del gioco. Sono canali non solo legittimi ma anche incentivati all’estero, perché instillano la passione del golf nelle persone che diventano giocatori a tutti gli effetti visitando campi tradizionali. In ogni Paese esiste una significativa diversità della domanda di campi da golf in riferimento al totale dei golfisti registrati. Questa differenza è influenzata dal livello di sviluppo del golf nella nazione, nonché dal numero di strutture e campi. Nell’Europa Orientale sembra esserci una disponibilità di percorsi sufficiente per assorbire una crescita sostanziale dei praticanti: in Russia ci
27%
Indagini / Royal & Ancient ed EGA I cinque mercati più importanti come numero di campi INGHILTERRA
8.911 460 CAMPI DA GOLF IN EUROPA
GERMANIA FRANCIA SVEZIA SCOZIA
MEDIA DI GIOCATORI PER CLUB IN EUROPA razioni nazionali hanno fornito dettagli sul numero di campi da golf a 18 buche, 9 buche e altri club affiliati. Guida la classifica l’Inghilterra con 2.270 campi, segue la Germania con 1.050, quindi Francia (804), Svezia (662) e Scozia (614). In questo contesto un particolare significato è stato dato dall’iniziativa francese dei 101 piccoli campi nata con il progetto Ryder Cup 2018. Si tratta di percorsi compatti e centri di avviamento creati con il supporto della federazione transalpina per incoraggiare l’accessibilità allo sport, riducendo il tempo impiegato per giocare e promuovendo il “golf pronto” con formati di gioco più brevi e divertenti. Molte federazioni nazionali non hanno inserito nel loro inventario i percorsi a 9 buche, che si stimano in quasi 1.700 nei paesi affiliati. L’avvento dei millennial e i molti giovani potenziali golfisti hanno confermato la bontà della decisione di permettere il gioco su percorsi più brevi, per consentire ai nuovi praticanti di avere tempo libero. IL FUTURO DEL GOLF Questo primo rapporto di R&A ed EGA sui mercati affiliati in Europa è un punto di riferimento importante nella comprensione dello stato del golf. Sebbene sia concentrato sull’Europa, è possibile traslare questa visione a livello globale. I golfisti registrati totali sono solo lo 0,5% della popolazione europea, che è di quasi 800 milioni. Sappiamo che a questi bisogna aggiungere i non registrati che
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portano il nostro sport a impiegare molte migliaia di persone nel settore, contribuendo costantemente per 15,1 miliardi di euro all’economia europea. Esiste il potenziale per accrescere ulteriormente lo sport e aumentare la partecipazione pro capite verso i tassi osservati in Scozia, Svezia o Islanda di
oltre il 3%. I casi di studio in questo rapporto mostrano la strada da seguire per far crescere lo sport e sviluppare il gioco come attività familiare in ogni mercato. La speranza è che i successi di alcuni paesi ispirino i golfisti, i campi e le federazioni nazionali a divulgare il messaggio di golf come “sport per la vita”.
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Le statistiche delle Federazioni nazionali Le tavole in queste pagine stilano classifiche in base ai dati statistici comunicati dalle varie federazioni, che permettono di comparare le situazioni in Europa fra affiliati al Royal & Ancient e i membri EGA Golfisti registrati - classifica assoluta dal maggiore al minore numero di giocatori per nazione
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Golfisti registrati medi per golf club, dal numero maggiore di giocatori al minore
Golfiste registrate adulte, in percentuale e in numero assoluto
Golfisti registrati juniores, in percentuale e in numero assoluto
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Golfisti registrati adulti, in percentuale e in numero assoluto
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Turismo
IN PERICOLO ECCO LA RELAZIONE CHE ITALY GOLF & MORE HA PRESENTATO DI RECENTE ALLE REGIONI, CHE SI SONO IMPEGNATE A INOLTRARLA AL MINISTRO DARIO FRANCESCHINI. IN BALLO LA SOPRAVVIVENZA STESSA DI MOLTE STRUTTURE DEL NOSTRO GOLF
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L’ITALIA VISTA DAL CIELO, IN QUESTA SPLENDIDA IMMAGINE NOTTURNA DIFFUSA DALLA NASA
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In Italia esistono 234 impianti da golf con vocazione turistica e il valore del mercato del turismo golfistico è stato a fine 2019 di circa di 180-200 milioni di euro. Sono oltre 25 milioni i viaggi di golf in un anno e per questi spostamenti nel 2019 sono stati spesi quasi 40 miliardi di dollari
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NELLA FOTOGRAFIA QUI ACCANTO, LA BUCA 18 DEL RESORT LOMBARDO DI PALAZZO ARZAGA
di Maurizio de Vito Piscicelli
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opo tanti anni di intenso lavoro la pandemia ha azzerato i numeri del turismo golfistico italiano. La consapevolezza di noi addetti ai lavori è che senza il supporto di risorse pubbliche questo settore non si risolleverà e rischiamo seriamente di arrivare alla Ryder Cup del 2022 senza una concreta e reale offerta turistico - golfistica nazionale. Il 17 marzo 2020 ho inviato alla Federazione Italiana Golf e all’Enit una proposta di rilancio del settore della quale qui di seguito trovate un estratto. Il 22 aprile 2020 le Regioni che fanno parte del progetto Italy Golf & More hanno esaminato questa proposta e l’hanno condivisa promettendo di inoltrarla quanto prima al Ministro Franceschini. Oltre alla crisi finanziaria dei campi da golf, in questione ci sono 6.000 posti di lavoro
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in grave pericolo. Aiutate il turismo golfistico italiano! STATO DI CRISI DEL COMPARTO DEL TURISMO GOLFISTICO IN ITALIA Urgenti proposte di rilancio del settore In Italia ci sono 234 impianti da golf con vocazione turistica e il valore del mercato del turismo golfistico in Italia a fine 2019 era circa di 180-200 milioni di euro. La presenza dei campi golf italiani è una grande fonte di entrate soprattutto per il territorio nel quale i campi insistono più che per i campi da golf stessi. Sono oltre 25 milioni i viaggi di golf in un anno e per questo tipo di spostamenti nel 2019 sono stati spesi quasi 40 miliardi di dollari, circa 35 miliardi di Euro!
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In seguito all’emergenza corona virus l’attività dei 234 campi da golf italiani è al momento completamente azzerata dopo la totale cancellazione di tutte le prenotazioni straniere previste per il 2020. E questo fatto ha messo tutti i campi da golf in una situazione drammatica che, senza interventi di sostegno pubblici, porterà molti i campi alla chiusura e alla perdita di numerosi posti di lavoro. Ospitare la Ryder Cup del 2022 senza poter contare su campi da golf turistici vanificherebbe lo sforzo economico fatto dal nostro Governo per permetterci di organizzare questa manifestazione. Come già sperimentato in tanti anni di attività molto difficilmente il nostro Governo, le Regioni o l’Enit stanzieranno di propria iniziativa fondi o misure a favore di questo comparto, che viene comunemente etichettato come un settore legato a gente con grande disponibilità economica e che non ha quindi bisogno di aiuti di nessun tipo. In realtà i nostri
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LE BUCHE CONCLUSIVE DEI PERCORSI DI CASTELFALFI (A SINISTRA) E DI UNO DEI DUE 18 BUCHE DI VERDURA, RIPRESO DALLLA TERRAZZA DEL RISTORANTE NELLA CLUBHOUSE
aggrediranno il mercato non appena la situazione si sarà risolta. Tutte queste nazioni potranno contare su importanti investimenti che verranno pianificati dai locali Enti del Turismo e dalle Amministrazioni Locali, che da sempre destinano una quota del proprio budget annuale per il supporto alla promozione dei singoli operatori privati. L’offerta golfistica italiana ha un grave problema di “brand awareness” in quanto la propria offerta in questo settore è stata storicamente comunicata con limitatissime risorse e quasi sempre negli stessi mercati di prossimità (Germania, Austria e Svizzera). Nelle nazioni del Nord Europa e in Gran Bretagna i nostri campi da golf sono molto poco conosciuti a causa della scarsità della comunicazione negli ultimi 20 anni. Al di fuori dell’Europa l’attività di promozione e comunicazione della nostra offerta golfistica deve purtroppo ancora incominciare. In questo senso la Ryder Cup del 2022 e le recenti imprese del nostro Francesco Molinari hanno contribuito a inserire anche la nostra nazione nel grande scacchiere del turismo golfistico mondiale. Ma l’offerta golfistica italiana risulta ancora indefinita, non de-
impianti rappresentano un’eccellenza del territorio, lo qualificano e attirano un turismo di fascia alta, che spende molto e soprattutto aiuta la destagionalizzazione di un’area, in quanto i viaggi di golf vengono organizzati in periodi di nostra bassa stagione. Molti dei 234 percorsi non basano i propri bilanci sulle entrate provenienti dai Soci del Circolo ma contano unicamente sulle entrate provenienti dai golfisti stranieri. Nell’ultimo decennio tanti avevano scoperto l’Italia come una nuova destinazione golfistica internazionale. I Circoli che lavorano nel turismo golfistico non hanno bisogno di aiuti diretti,
ma hanno disperata necessità di un importante Piano di promozione e rilancio del settore del turismo golfistico italiano, da lanciare sui mercati internazionali non appena l’emergenza sarà finita e i campi da golf potranno riaprire. Questo Piano potrebbe essere gestito da Enit e dal gruppo Italy Golf & More con la supervisione tecnica della Federazione Italiana Golf. Non potrà essere inferiore a un valore di 5 milioni di euro, per poter garantire una reale ripresa ed efficacia al settore del turismo golfistico italiano. Occorre infatti ricordare bene che quando sarà finita questa emergenza l’intero settore del turismo si inizierà a
Piano di promozione e rilancio del settore del turismo golfistico italiano La tradizionale ospitalità italiana, l’immagine positiva del nostro Paese da sempre leader nel mercato del turismo, un’offerta golfistica seria e professionale e la possibilità di accogliere i turisti - golfisti su percorsi di golf adatti alle loro esigenze e a differenza dell’offerta spagnola o portoghese, largamente disponibili, sono carte importanti da giocare e sulle quali contare per il rilancio del settore del turismo golfistico italiano Lo scenario che prevediamo sarà molto competitivo. Oltre alle tradizionali offerte spagnole e portoghesi, nuovi attraenti proposte di altre nazioni quali Francia, Irlanda, Turchia, Cipro, Egitto, Grecia, Marocco, Scozia, Bulgaria e Tunisia
clinata e misteriosissima per i tantissimi giocatori di golf al di fuori dell’Europa. Se verranno stanziati gli investimenti corretti e se la comunicazione verrà declinata in maniera puntuale e professionale, l’offerta golf italiana ha tutte le carte in regola per risollevarsi da questo nefasto 2020. Possiamo diventare nel giro di pochi anni una riconosciuta, nuova e interessante destinazione golfistica internazionale, portando benessere e turismo in tutte le aree nelle quali i campi sono posizionati. I PUNTI DI FORZA I plus del piano di rilancio del settore del turismo golfistico italiano saranno i seguenti: Organizzazione della Ryder Cup in Italia nel 2022 (o 2023, se dovesse essere rinviata quella in America del prossimo settembre) Una promozione internazionale dei campi da golf italiani già avviata nel corso degli ultimi anni, grazie agli interventi di Enit, Italy Golf & More e dei vari singoli operatori presenti sul mercato internazionale del golf. Collegamenti internazionali diretti con tutti i principali aeroporti del mondo. Localizzazione dei campi da golf in tutto il territorio italiano, terra di grandi attrazioni di sicuro interesse per viaggiatori singoli e per famiglie e con grande appeal per i turisti di tutto il mondo. Stagione lunga e possibilità di proporsi come destinazione turistico – golfistica invernale (destagionalizzazione) Percorsi recentemente inaugurati e golf hotel situati nelle immediate prossimità dei campi da golf. I resort inoltre sono di altissimo livello e in possesso di tutte le caratteristiche fortemente richieste dai turisti – golfisti di fascia alta, medio – alta. Esistenza di tanti percorsi da golf a 18 buche nelle vicinanze raggiungibili in giornata pernottando nello stesso albergo. Un’offerta culturale di primissimo livello da proporre in abbinamento all’offerta golfistica. La possibilità di legare la vacanza golfistica vera e propria alle differenti valenze turistiche italiane
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muovere in massa. Per avere un’importante visibilità le risorse da investire non potranno essere poche.
Prospettive / Proposta di rilancio
Potenzialità future di promozione sui mercati statunitensi e giapponesi I magnifici contesti in cui sono inseriti i campi da golf e gli alberghi. GLI OBIETTIVI Riposizionare i campi da golf italiani nella mappa del turismo golfistico internazionale comunicando una immagine di tranquillità e di normalità. Far conoscere e rilanciare l’offerta italiana di campi da golf italiani sui mer-
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cati golfistici – turistici internazionali e posizionarla in termini di immagine per un target medio – alto. Proporre in maniera continuativa le offerte golfistico - turistiche italiane per la primavera e l’estate del 2021 Comunicare l’idea dell’Italia e dei suoi campi da golf come una moderna integrazione di golf – cultura – enogastronomia – wellness - mare. In particolare dovranno essere comunicati e veicolati i vari pacchetti tematici che leghino l’offer-
ta golfistica italiana alle varie eccellenze regionali. Inoltre, sarà possibile realizzare pacchetti tematici diversificati per aree e tipicità. Bisognerà dare particolare cura all’organizzazione e al servizio prestato, in modo da generare quell’importante “passaparola positivo” molto efficace nei mercati fortemente tematici quale è il golf, soprattutto nel periodo di rilancio. Facendo leva su questi aspetti, la campagna promozionale assumerà una maggiore efficacia. Presentare, far conoscere e commercializzare l’immagine dei campi da golf italiani nei confronti dei professionisti della comunicazione e del golf e degli opinion maker esistenti all’interno dei singoli mercati. Inserire la proposta golf in Italia all’interno dei cataloghi dei più importanti Operatori Turistici europei specializzati nel golf privilegiando quelli in possesso di una clientela di medio - alto livello. Organizzare specifiche azioni di familiarizzazione nei confronti dei maggiori Tour Operator specializzati e verso i giornalisti delle principali testate golfistiche europee, privilegiando quelli in possesso di una clientela e di un target di medio - alto livello. Intraprendere azioni spot economica-
mente non impegnative sugli interessanti mercati americani e giapponese che raggruppano il 70% dei giocatori di golf (42 milioni di giocatori sui 60 milioni esistenti).L’Italia potrà essere divisa in tre macrozone (Nord, Centro e Sud / Isole) e per ognuna di esse verranno creati momenti promozionali legati a pacchetti. Ogni pacchetto prevederà i green fee settimanali, il soggiorno, tutte le attività tradizionali della settimana in zona (sagre, feste, fiere e quant’altro), le manifestazioni culturali, le attrazioni paesaggistiche e artistiche presenti tutto l’anno.
Ogni Regione dovrà selezionare uno o più Tour Operator regionali, con conoscenza del mercato golfistico internazionale e dei mercati esteri, che si occuperà della ricezione e gestione commerciale delle prenotazioni. I contatti con i Tour Operator internazionali saranno facilitati e promossi grazie alla presenza a fiere e Open internazionali o in altre manifestazioni comprese in questo progetto. Saranno valutate dirette collaborazioni con le Federazioni Golf dei paesi turisticamente interessanti, e con le relative associazioni di categorie. Particolare
attenzione verrà dedicata alle forme promozionali legate a internet. Gli attori coinvolti in questo progetto saranno il Ministero per i beni e per le attività culturali e per il turismo, Enit, Federazione Italiana Golf, Italy Golf & More, le Regioni italiane, gli operatori locali (agenzie di incoming), i Tour Operator stranieri e infine ovviamente i campi da golf e le strutture ricettive legate al turismo golfistico. L’obiettivo a due anni sarà quello di riacquisire almeno i 500.000 green fee stranieri sui quali i campi da golf nazionali potevano contare prima dell’emergenza corona virus.
BUDGET COSTI PROMOZIONE PER IL TURISMO GOLFISTICO Progetto biennale 2021-2022
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NELLA PAGINA ACCANTO, IL RESORT DI BORGO EGNAZIA, COLLEGATO AL PERCORSO DI SAN DOMENICO. QUI SOTTO, UN’ALTRA GRANDE STRUTTURA TURISTICA DI GOLF IN ITALIA, CHERVÒ SAN VIGILIO
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na formulazione più precisa del preventivo potrà essere fatta in una fase più esecutiva del progetto ma, in linea generale, una prima stima dei costi può essere semplificata come segue: Costi partecipazione a fiere, Open e workshop 2021 e 2022 1,5 milioni di Euro Advertising sulle riviste specializzate internazionali 750.000 Euro Stampati e audiovisivi 250.000 Euro Utilizzo immagine Francesco Molinari 100.000 Euro Advertising TV 500.000 Euro Sito internet, social media e web marketing 500.000 Euro Co-marketing tour operator, azioni di ospitalità 500.000 Euro Fam trip giornalisti del settore, azioni di ospitalità 500.000 Euro Azioni di direct mailing 150.000 Euro Costi organizzativi 250.000 Euro TOTALE COSTI PIANO DI RILANCIO DEL SETTORE 5 milioni di Euro
Resort / Primavera siciliana
Grandi novità a LE MADONIE e DONNAFUGATA I DUE GIOIELLI IN PROVINCIA DI PALERMO E RAGUSA SONO STATI COINVOLTI IN COMPLESSE VICENDE GIUDIZIARIE. ENTRAMBI VENDUTI ALL’ASTA DI RECENTE, SI SPERA POSSANO PRESTO OSPITARE DI NUOVO I GOLFISTI SUI LORO CAMPI
di Salvatore Brancati
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el corso di questa primavera il panorama golfistico siciliano ha offerto due piacevoli novità. E cioè la vendita dei gioielli rimasti senza padrone fino a poco tempo fa: il Donnafugata Golf Resort & SPA a Ragusa e le Madonie Golf Resort a Cefalù. Entrambi complessi turistici di grandissimo profilo, hanno avuto una triste sorte negli ultimi anni. Per diversi motivi, sono pervenuti a una vendita giudiziale, dopo un lungo e articolato iter contrattuale, soprattutto per le Madonie Golf Resort. Ma alla fine hanno visto siglati gli accordi per il cambio di proprietà e la conclusione di un lungo incubo giudiziario. In particolare Le Madonie, dopo l’apertura del campo nel 2004 e il fallimento del 2012, era andato all’asta ben nove volte e solo quest’inverno aveva finalmente ricevuto un’offerta congrua. Dopo i dovuti adempimenti burocratici, è stata finalmente assegnata nel corso della primavera ed entrata in una nuova fase. Inutile dire che il periodo attuale non è assolutamente indicato per il rilancio turistico. Nonostante ciò le attività di pianificazione e management sembra non manchino, anche se ufficialmente non si hanno notizie confermate. Le Madonie è un complesso che dista circa 15 minuti da Cefalù e mezz’ora da Palermo. È vicinissimo al mare e ha un percorso firmato da Luigi Rota Caremoli, un par 72 di 6.004 metri. Vi risiedono 3.000 ulivi e 2.000 aranci, sono stati realizzati cinque invasi artificiali, un hotel con 90 camere (mai aperto), SPA, centro congressi, ristoranti, bar, piscine, 32 villette, clubhouse, due campi da tennis e un oleificio. Insomma, non manca nulla per attivare una vera e propria meta turistico / golfistica, nonché una bella sede per tante gare nazionali e internazionali. Buone notizie anche da Ragusa. Stavolta l’iter giudiziario è stato molto più breve e, sembra, con ottimi risultati. Il Donnafugata Golf Resort & SPA era chiuso dal novembre 2018
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e alla fine ha trovato un nuovo proprietario, anche se ancora non si conosce il suo nome. Quello che sembra filtrare è che si tratti un consolidato fondo d’investimento. Molto probabilmente asiatico. Qualora tali voci siano in seguito confermate, ci troveremo di fronte la SC Lowy di Hong Kong.
Questo soggetto è approdato in Italia da pochi anni, ma già nel 2018 aveva preso il controllo del Credito di Romagna, per indirizzarsi con più decisione nel mercato delle proprietà immobiliari. Tra le principali operazioni si annovera quella relativa all’Acaya Golf Resort & SPA, il meraviglioso complesso salentino, oggetto di un virtuoso rilancio manageriale. Chiunque si riveli in seguito, in ogni caso il nuovo proprietario ha acquistato in realtà una parte di tutto il complesso ragusano: solo quello che era all’asta. Si tratta di molti dei manufatti turistici (come le camere, la hal,l ecc…) e dei relativi mobili ed attrezzature. Ma non di tutto. In realtà i campi e altri manufatti rimangono saldamente di proprietà della famiglia Arezzo, che “dovrebbe” cederli in affitto. Al di la delle specifiche dinamiche contrattuali tra questi due soggetti che troveranno sicuramente una soluzione, è certo che il complesso si trovi in ottimo stato di conservazione. Sia gli immobili, che i campi hanno goduto di una squadra di manutentori della curatela che ne ha preservato il decadimento. Stiamo parlando di in totale di una reception da 2.123 metri quadrati, clubhouse da 1.843 metri quadrati, sala riunioni, 194 camere per 11.170 metri quadri, due campi da golf da 18 buche (uno dei quali firmato dal leggendario Gary Player e l’altro da Franco Piras), piscina esterna, quattro ristoranti ed una meravigliosa SPA. Il Resort non ha mai risentito di crisi turistica e anche nel 2018, in piena crisi societaria, ha fatturato oltre 8 milioni di euro. Per il 2019 le previsioni si presentavano più che incoraggianti, con tante prenotazioni e vendite già effettuate. Alla fine è stato aggiudicato per 19.427.732 euro. Si prevede non siano necessarie folli spese per riattivarlo e che stavolta sia veramente destinato a un futuro radioso e stabile nel mercato del lusso. Confidando naturalmente nel superamento della triste pandemia mondiale.
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QUI SOTTO, IL BELLISSIMO PANORAMA SU UNO DEI DUE PERCORSI DI DONNAFUGATA, CHIUSI A FINE 2018. NELLA FOTO IL 18 BUCHE FIRMATO DA GARY PLAYER. IN ALTO, IL PUTTING GREEN DE LE MADONIE, RESORT RIMASTO BLOCCATO DAL 2012. ALL’INTERNO UN ALBERGO A CINQUE STELLE CHE NON È MAI STATO APERTO AI TURISTI
Regolamenti / World Handicap System
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Il nuovo
VANTAGGIO di GIOCO SECONDA PUNTATA DEDICATA AL FUTURO SISTEMA DI CALCOLO MONDIALE. L’HA SCRITTA PER NOI IL VICEPRESIDENTE VICARIO DELLA FEDERGOLF, GRANDE ESPERTO DEI SISTEMI DI HANDICAP A LIVELLO INTERNAZIONALE. ECCO COME SI EVOLVERÀ LA SITUAZIONE A PARTIRE DELLA FINE DEL 2020
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Regolamenti / World Handicap System
«L’
Average System, utilizzato non solo negli USA ma anche in tutti i paesi collegati alla USGA, sarà alla base del nuovo World Handicap System. Contrariamente a quanto avvenuto nell’adozione delle nuove Regole del Golf, introdotte in tutto il mondo alla stessa data - per il nuovo sistema di calcolo del vantaggio di gioco è stato concesso alle singole Federazioni di scegliere il momento più opportuno tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2020. Per l’Italia il passaggio avverrà verso l’autunno
»
di Antonio Bozzi
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n primo articolo sul nuovo WHS è stato pubblicato sul numero di Professione Golf di Autunno-Inverno 2019. In quella prima puntata abbiamo esaminato i sistemi handicap attualmente in vigore, chiarito la differenza sostanziale fra quelli detti “incrementali” (come l’EGA da noi attualmente in vigore e il sistema CONGU dei paesi britannici e di molti altri collegati al R&A), e gli “Average Systems”, basati cioè sulla media di un certo numero fra i più recenti risultati riportati da un giocatore. Come abbiamo visto il sistema “average”, già alla base del Sistema USGA (United States Golf Association), utilizzato non solo negli USA ma anche in tutti i paesi collegati alla USGA, sarà anche alla base del nuovo World Handicap System. Abbiamo anche già accennato al fatto che - contrariamente a quanto avvenuto per l’adozione delle nuove Regole del Golf, introdotte in tutto il mondo alla stessa data - per il WHS è stato concesso alle singole Federazioni di scegliere il momento più opportuno, purché fra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2020 - tenendo conto non solo del calendario dell’attività agonistica e sportiva, ma anche della necessità di aggiornare il sistema informatico. Non sorprende pertanto il fatto che sia
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la Federazione USA che la maggior parte delle federazioni che adottavano il sistema USGA siano passate già da gennaio 2020 al WHS, mentre le nazioni legate ai sistemi EGA e CONGU abbiano deciso di attendere. In Europa la Finlandia e i paesi scandinavi sono pronti a passare al nuovo sistema, non appena si riapriranno i percorsi dopo la sosta forzata. Anche Francia, Spagna e Portogallo sono pronti alla conversione, mentre i paesi britannici (Gran Bretagna e Irlanda) hanno annunciato che passeranno solo in novembre, al termine della stagione golfistica. La nostra posizione è stata sempre quella che un cambiamento così sostanziale non avrebbe potuto avvenire che a inizio o fine anno - non certamente nel corso dell’attività di gare. Quando ci siamo resi conto che difficilmente ce l’avremmo fatta per l’inizio anno - tenuto anche conto che è cambiata la società che gestisce il server federale - la inevitabile decisione è stata di rimandare il passaggio a fine anno, quando cambieranno oltre alla Germania anche Austria e Svizzera, due paesi con noi confinanti dai quali riceviamo visitatori e dove i nostri golfisti si recano spesso a giocare. Nell’articolo precedente abbiamo poi spiegato come il calcolo della “media dei
migliori 8 risultati fra gli ultimi 20” non venga fatto sul risultato Stableford, bensì sullo “Score Differential” calcolato in base a un risultato che potremmo chiamare “Medal plafonato a doppio bogey netto”. A ogni buca registriamo il risultato lordo ottenuto, con il limite superiore - per ciascuna buca - dato dal “Doppio Bogey Netto” (Net Double Bogey) - che corrisponde al punteggio più basso che ci avrebbe dato zero punti Stableford.
traendo l‘handicap di gioco si ottiene un risultato netto plafonato. Dal punto di vista pratico non cambia nulla: un risultato di 36 punti Stableford corrisponderà a un “medal plafonato netto” uguale al par del campo; 37 punti corrisponderanno a 1 sotto par plafonato; 40 punti a 4 sotto il par e così via. Come già abbiamo visto la scorsa volta, in un sistema “average” non possiamo fare la media di risultati Stableford: infatti è ben
diverso, ad esempio, un punteggio di 38 punti ottenuti giocando con un hcp di 16 rispetto allo stesso punteggio ottenuto ad esempio con hcp 12 - ci sono ben 4 colpi di differenza! Nel primo caso il giocatore ha giocato 14 sopra par, nel secondo 10 sopra par. Il punteggio lordo plafonato indica il numero di colpi totali giocati e, sottraendo il par del campo, si ha l’indicazione del numero di colpi giocati più del par. Facciamo qualche esempio: su un per-
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NET DOUBLE BOGEY = PAR della buca + 2colpi + Eventuali colpi di Hcp ricevuti a quella buca Sullo score continueremo a registrare il risultato lordo ottenuto sapendo che se dovessimo registrare a una buca un risultato superiore a “Doppio Bogey netto” (o anche una X in gara Stableford ) ai fini Hcp il sistema registrerà un “Doppio Bogey netto”. Dal risultato lordo così ottenuto, sot-
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corso par 72 ho un risultato (plafonato) di 88 colpi: 88-72 = 16. Ai fini hcp si terrà conto di questo risultato di 16 sopra il par E ciò indipendentemente dal mio Hcp di gioco: se ho ottenuto quel risultato con un hcp di gioco di 16 avrei fatto 36 punti Stableford; se lo avessi ottenuto con un hcp di gioco di 20, avrei fatto 40 punti Stableford, se lo avessi ottenuto con hcp 12, ne avrei fatti solo 32.
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Mentre un risultato lordo plafonato mi dà un’indicazione di quanti colpi ho giocato sopra (o sotto!) par - e posso pertanto fare la media fra vari risultati - un risultato Stableford non può essere alla base di un sistema “average”. Nel nuovo sistema allora si registra che il giocatore ha riportato, in questo caso, un risultato lordo di 16 sopra par? Non esattamente, in quanto il risultato va riportato non al Par del campo bensì al CR ( Course rating ) del campo, e poi anche aggiustato
per la Slope. Come ben sappiamo è ben diverso giocare in par lordo su un campo Par 72 con CR=70 piuttosto che su un Par 72 con CR =73: ci sono ben 3 colpi di differenza. Analogamente una cosa è ottenere un risultato sopra par su un campo con Slope=120, e una cosa ben diversa lo stesso risultato su un campo con Slope =140. Il risultato sopra par, corretto al CR e alla Slope del campo, viene chiamato “Score Differential “. Come già visto nel precedente articolo,
e aumenti o diminuzioni eccessivi/e di Hcp PCC (Playing Conditions Calculation), il nuovo nome del CBA CALCOLO DELL’HANDICAP INDEX’ con meno di 20 risultati Come ben sappiamo, l’Handicap Index (quello che attualmente chiamiamo EGA Hcp, o Handicap esatto) si ottiene facendo la media dei migliori 8 “Score Differentials” fra gli ultimi 20. Ma quando un golfista inizia a giocare, oppure riprende dopo una lunga sosta e non ha alcuno score registrato come si può assegnare un Hcp? In base al nuovo sistema è sufficiente avere anche un solo risultato - ma in tal caso il sistema impone una riduzione di due colpi rispetto all’unico risultato registrato. La tabella seguente indica come determinare il numero di Score Differentials da utilizzare nel calcolo della media e di eventuali aggiustamenti (riduzioni) necessari. Le medie ottenute vanno ovviamente arrotondate al più vici-
no decimale. Mi è stato chiesto perché si applica la riduzione quando i risultati sono numericamente pochi? La vera ragione non la conosco ma, come ben sappiamo - anche dal sistema EGA - un giocatore gioca il proprio handicap o meglio solo all’incirca il 40% delle volte (ed è per questo che nel calcolo della media si tiene conto dei migliori 8 risultati su 20 - cioè del 40% ) Il che vuol dire che un risultato è probabilmente peggiore del proprio handicap, della propria abilità di gioco. Si è ritenuto quindi – anche per prudenza nei confronti degli altri giocatori, quando la base di valutazione è molto scarsa, di ridurre l’Handicap Index così calcolato. AUMENTI ECCESSIVI DI HANDICAP Il sistema prevede che non si possano avere eccessivi aumenti di handicap nel corso di un anno introducendo dei limiti, detti cap. Innanzitutto è necessario introdurre il
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le formule per calcolare lo Score Differential in una gara su 18 buche sono: a) Se i risultati sono riportati su base “Medal plafonata”: Score Differential= ((113/Slope) x Adjusted Gross Score -CR-PCC) Dove ”Adjusted Gross Score” è il risultato lordo plafonato e PCC (Playing Course Conditions) è il nuovo nome di quello che prima chiamavamo CBA. b) Se i risultati sono riportati su base Stableford: Score Differential =(113/Slope) x[Par + Hcp di gioco - (punti Stableford-36)CR-PCC] Quanto sopra è sostanzialmente una ripetizione di quello che abbiamo già indicato nell’articolo precedente (“repetita juvant” dicevano i nostri antichi), ma ora dobbiamo fare un passo avanti e affrontare alcuni altri aspetti e precisamente: Come gestire l’handicap di un giocatore che non ha (ancora) 20 score Come gestire risultati eccezionali
Regolamenti / World Handicap System
concetto di “Low Handicap Index” cioè il più basso Handicap Index di un giocatore nell’arco degli ultimi 365 giorni, prima dell’ultimo score rientrato. Detto per inciso, può anche capitare - fra il rientro di uno score e il rientro di quello
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successivo - che il Low Handicap Index risalga a più di 365giorni prima, in quanto esso resta fisso fino al prossimo score giocato. Al prossimo score, riparte il calcolo dei 365 giorni. Con questa premessa, ci sono due casi
nei quali può scattare il cap: 1) Soft Cap: il soft cap scatta quando il nuovo Hcp Index calcolato dopo il nuovo score rientrato risulta superiore di più di 3.0 colpi rispetto al Low Hcp Index. In tal caso la parte di aumento che supera i 3.0 colpi viene applicata solo al 50%. Esempio: se l’aumento calcolato risultasse di 4,2 superiore al LHI, l’aumento viene limitato a 3,6 ( 3 + 0,5x1,2) 2) Hard Cap: l’ hard cap scatta quando il nuovo Hcp index calcolato dopo il nuovo score rientrato, risulti, dopo l’applicazione del soft cap, superiore di più di 5,0 colpi al Low Handicap Index. Esempio; se l’aumento calcolato risultasse di 6,0 colpi superiore al LHI, l’aumento viene limitato, applicando il soft cap, a 3 + (0,5 x 3,0) = 3+ 1,5 = 4,5; ma se l’ aumento fosse superiore a 7,0, ad esempio 7,4, applicando il soft cap si otterrebbe un aumento di 5,2 colpi; in questo caso scatta l’hard cap in quanto un index non può essere superiore al Low Handicap Index di più di 5,0 colpi. Il Low Handicap Index viene stabilito solo dopo che un giocatore ha rientrato almeno 20 scores; una volta che
SCORE ECCEZIONALI Il sistema prevede, oltre che un metodo per plafonare eccessivi aumenti di Handicap Index anche il modo di gestire i cosiddetti Score Eccezionali, e precisamente Se lo Score Differential rientrato è più basso dell’Handicap Index del giocatore
fra 7,0 e 9,9 colpi, si applica una ulteriore diminuzione di 1,0 colpi Se lo Score Differential rientrato è più basso dell’Handicap Index del giocatore di 10,0 colpi o più, si applica una ulteriore riduzione di 2.0 colpi La riduzione viene applicata anche in presenza di un solo Score Eccezionale e, nel caso di più Score Eccezionali, tali riduzioni vengono applicate cumulativamente. La riduzione di 1,0 o 2,0 colpi dovuta a uno score eccezionale viene applicata a tutti gli ultimi 20 score differentials registrati sulla Score Card del giocatore, per poter far si che l’impatto della riduzione rimanga sulla media dei migliori otto, ma il suo effetto rimarrà via via diluito man mano che verranno inseriti nuovi risultati. Contrariamente a quanto avviene per gli eccessivi aumenti di handicap, con la procedura di Soft e Hard Cap, che come abbiamo visto entra in vigore solo dopo aver raggiunto i 20 scores, la procedura degli Score Eccezionali viene applicata anche quando un giocatore ha meno di 20
scores. Alcuni neofiti registrano sostanziali miglioramenti in tempi molto brevi. PCC (PLAYING CONDITIONS CALCULATION) in sostituzione del vecchio CBA Come ben sappiamo la valutazione del Rating di un percorso viene fatta tenendo conto delle condizioni normali, prevalenti in un campo durante la stagione di più intensa attività di gioco, ma la difficoltà del percorso può variare da un giorno all’altro (o alcune volte anche nel corso della stessa giornata) a causa delle condizioni generali del campo, del suo set-up, e/o delle condizioni atmosferiche. Ben sappiamo come cambia la difficoltà del campo se il rough è alto nei confronti di quando è ben tagliato, oppure come il campo “giochi” più lungo nei giorni di pioggia, quando la pallina atterrando si ferma ( e magari si infossa) invece che correre in avanti di qualche decina di metri come avviene nelle giornate di bel tempo; come cambia il gioco nei giorni di vento, e anche come varia la difficoltà di una buca a se-
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per un giocatore è stato individuato un LHI, questo rimane inalterato fino al rientro del prossimo score; a quel punto riparte il calcolo dei 365 giorni e il LHI può rimanere invariato oppure cambiare. Nel caso che un giocatore stia più di un anno senza rientrare score, al momento che rientrerà il prossimo score, questo (dopo essere stato sottomesso alla verifica del Soft o Hard cap in base al vecchio LHI) costituirà anche il nuovo LHI. Anche la procedura dei Cap ovviamente viene applicata solo dopo che un giocatore ha rientrato almeno 20 score validi; in caso contrario non avrebbe un LHI sul quale basare l’esame.
Regolamenti / World Handicap System
conda della posizione della bandiera sul green. Ne consegue che i risultati ottenuti dai giocatori sono certamente influenzati dalle condizioni prevalenti durante il gioco rispetto alla condizioni “normali” alla base del calcolo del Course Rating. Sia il Sistema EGA (con il calcolo del CBA) che il sistema CONGU (con il calcolo del CSS- Competition Standard Score – che variava in su o in giù lo SSS del percorso) già prevedevano un aggiustamento per tener conto delle condizioni di gioco del giorno, mentre nel sistema USGA
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questo non era previsto. L’introduzione del PCC è una delle maggiori modifiche accettate dagli americani nella messa a punto del nuovo WHS. Anche se concettualmente analoghi, PCC e CBA non sono però esattamente la stessa cosa: innanzitutto il CBA spostava, in su o in giù, le Zone Neutre (Buffer Zones) delle varie categorie di handicap, e nel calcolo si teneva conto della percentuale di giocatori (fino a 18,4 di EGA Hcp) che rientravano uno score in Zona Neutra o meglio: nel WHS le Zone Neutre non
esistono più, quindi cambiano molte cose. Come ben sappiamo, nel Sistema EGA avevamo bloccato l’aggiunta della” virgola” per tutti i giocatori con EGA Hcp da 18,5 in su; la maggior parte di questi giocatori pertanto giocava con un Hcp non in linea con la loro “abilità di gioco” e solo a fine anno, con la Annual Review, avveniva un aggiustamento dell’Hcp per tener conto - entro certi limiti - dei risultati conseguiti. Per questa ragione, gli score dei giocatori con EGA Hcp da 18,5 in su NON venivano considerati nel calcolo del CBA.
rimanere in condizioni normali di gioco, e in base alle percentuali dei giocatori che rientrano score al di sopra ( o al disotto) di questi limiti viene calcolato il PCC. Il calcolo potrà portare a un valore del PCC di -1.0, di ZERO, di +1.0,+2.0 o +3.0 Come già prima, in linea di massima si calcolerà un solo PCC al giorno.
Con il nuovo sistema, al contrario, non c’è più questo blocco a 18,5, e pertanto gli score di tutti i giocatori con Hcp Index fino a 36,0 verranno considerati nel calcolo del PCC. Inoltre il PCC potrà essere calcolato anche per le gare su 9 buche. Da ultimo non essendoci più le Zone Neutre, non si terrà più conto della percentuale dei giocatori che rientrano risultati in Zona Neutra; vengono determinati – secondo complessi calcoli statistici le “expected standard deviations” - cioè i limiti entro i quali gli score dovrebbero
CONCLUSIONE Non ci rimane ora che da spiegare come si calcolano ai fini Hcp i risultati su 9 buche e come si tiene conto dei risultati di score non completi. In base alla normativa, uno score con meno di 9 buche giocate non può mai avere valore ai fini handicap: ricordiamo che una buca è considerata “giocata” se si è tirato almeno il primo colpo. Una buca può non essere finita, e - come ormai ben sappiamo - in tal caso lo score che viene registrato è il “Nett Double Bogey”, cioè il risultato più basso al quale corrispondono zero punti Stableford. Ma il primo colpo deve essere stato “tirato” Ne consegue che per la validità di uno score su 9 buche, tutte le 9 buche devono essere giocate, mentre in base all’opzione da noi prescelta per la validità di uno score 18 buche è sufficiente che siano state giocate almeno 10 buche o più, ma non necessariamente tutte e 18. NB: Aggiungiamo per completezza che un numero limitato di Federazioni ha scelto anche per la validità degli score su 18 buche l’opzione che tutte le buche siano state giocate. SCORE SU 9 BUCHE Come ben sappiamo, in base al sistema handicap EGA che utilizziamo attualmente, al risultato in punti Stableford registrato
sulle 9 buche giocate, vengono aggiunti 18 punti Stableford – quindi per tutte le buche non giocate si registra un risultato equivalente a 9 “ par netti”. La Zona Neutra però viene ridotta di un colpo. Con il nuovo sistema si sfrutta lo stesso concetto: lo score ottenuto sulle 9 buche viene trasformato in un equivalente “Score Differential” su 18 buche, aggiungendo 8 par netti +1 bogey netto, o - giocando Stableford - aggiungendo 17 colpi Stableford. Il “Nett Bogey” viene registrato alla prima buca non giocata. Se ragioniamo in punti Stableford aggiungiamo 17 punti e non 18, per compensare il fatto che con il precedente sistema la Zona neutra era ristretta di un colpo; ragionando in Medal, aggiungere 9 par netti equivale a 18 punti Stableford; aggiungendo 8 par netti e un bogey netto equivale a togliere un colpo Stableford, scendendo a 17. In altre parole, il calcolo riporta tutto esattamente a come si faceva nel vecchio sistema. Come già avviene oggi, le seconde 9 buche per riportare a 18 uno score di 9 buche sono sempre le stesse 9 buche che sono state giocate. Capita spesso che la difficoltà di 9 buche sia molto diversa da quella delle altre 9 – cioè che 9 buche abbiano un rating ben diverso da quello delle altre 9; il calcolo viene fatto come se si trattasse di un campo di 9 buche da giocare due volte. Ricordiamo però che per la validità di uno score su 9 buche tutte le buche devono essere state giocate. Nell’articolo precedente abbiamo già visto, come vengono gestiti gli score per una gara su 18 buche, ma come detto più sopra, per la validità ai fini handicap di uno score su 18 buche nel nuovo sistema non è necessario giocare tutte le 18 buche, ma è sufficiente che ne siano state giocate almeno 10. GESTIONE DI SCORE INCOMPLETI La clausola che specifica che è sufficiente che siano state giocate anche solo 10 buche e non tutte le 18 buche ci permette fra l’altro la gestione dei cosiddetti NR. Nelle nostre gare di Circolo capita che alcuni giocatori interrompano il gioco prima di avere concluso le 18 buche; se la ragione è valida (una emergenza, oppure il giocatore si è sentito male, ecc.) è previsto ovviamente il “Ritiro” – che deve essere
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FUOCHI D’ARTIFICIO DAVANTI ALLA CLUBHOUSE DELL’OLD COURSE DI ST ANDREWS, LA RICONOSCIUTA “CASA DEL GOLF” MONDIALE. A POCHI PASSI, LA SEDE DEL ROYAL & ANCIENT, MASSIMA ORGANIZZAZIONE GOLFISTICA CON LA USGA AMERICANA. INSIEME HANNO MESSO A PUNTO IL SISTEMA UNIVERSALE PER IL CALCOLO DEL HANDICAP
Regolamenti / World Handicap System giustificato dal Comitato di Gara: in tal caso sullo score si indica RIT, e lo Score non ha validità ai fini handicap (questo caso è previsto ovviamente anche per le gare su 9 buche). Ma attualmente capita purtroppo anche con una certa frequenza - che un giocatore decida, per ragioni non giustificate dal Comitato di gara, di non voler che il suo score abbia valore ai fini handicap e scriva pertanto NR. Questa prassi non sarà più possibile. Ricordiamo che prendendo parte alla gara il giocatore si impegna fra l’altro a consegnare lo score; una eventuale indicazione di NR - con il nuovo sistema - vorrà solamente significare che il giocatore vuole ritirarsi dalla classifica della gara e il risultato ottenuto non verrà pubblicato sulla classifica, ma il suo score verrà tenuto valido ai fini handicap. Se il giocatore ha giocato tutte le buche, si terrà conto ovviamente dei risultati ottenuti in ciascuna di esse, ma se il giocatore non dovesse aver più giocato – dopo aver completato almeno 10 buche – lo score verrà integrato, per le buche non giocate, con lo stesso criterio utilizzato per portare a 18 buche gli score su 9 buche - aggiungendo cioè alla prima buca non giocata uno score equivalente a un “bogey netto” e uno score uguale a “par netto” per tutte le altre buche non giocate. Nel caso che le buche giocate siano 14 o più, si tralascia il “bogey netto” e si registrano tutti “par netti”. Nel caso di gara Stableford si aggiunge 1 punto alla prima buca non giocata e 2 punti a tutte le altre; sempre 2 punti se le buche giocate sono 14 o più. Ricordiamo inoltre che nel prender parte a una gara il giocatore non solo si impegna a consegnare lo score, ma ci si aspetta anche che agisca con integrità, che cerchi a ogni buca di realizzare il miglior risultato possibile seguendo le “regole del golf”, e altresì che si impegni a seguire le “regole dell’Handicapping” evitando di utilizzarle o aggirarle allo scopo di ottenere un “unfair advantage”. Sacrosante parole, riportate nelle prime pagine del nuovo Sistema Handicap dove si parla appunto anche delle responsabilità del giocatore. Nel caso che i Comitati Handicap di Circolo, dovessero notare che un giocatore utilizzi questo stratagemma per ottenere variazioni - in su o in giù - del
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proprio handicap, o che comunque abusi dell’uso degli NR, la Commissione Handicap Nazionale potrà intervenire, inserendo nella scheda Handicap dei “penalty scores” o nei casi più gravi anche arrivando alla sospensione dell’Handicap per un periodo più o meno lungo. GARE SU 12 BUCHE? Lo stesso criterio sopra descritto potrebbe portarci a rendere valide ai fini handicap anche gare su 12 buche – cosa questa che nel sistema EGA non era possibile in quanto la clausola che prevede la validità di uno score su 18 buche, anche quando se ne fossero giocate solo 10 o più, non
era prevista. Una decisione finale in tal senso non è ancora stata presa a livello WHS, ma la nostra Federazione – insieme ad altre Federazioni europee - è fra quelle che hanno richiesto una chiara posizione al riguardo. Nel caso che - come auspichiamo - tale possibilità verrà confermata, ovviamente ai fini gara sarà necessario completare le 12 buche previste e in base ai risultati ottenuti verrà stilata la classifica. Ai fini handicap - per le 6 buche non giocate - verranno aggiunti 1 “nett bogey “ 5 “nett par” (o 11 punti Stableford). Bisognerà mettere a punto anche il sistema informatico, in modo che - come già avviene per le gare su 9 buche - anche per le
bero portare lontano dalla clubhouse, e si potrebbe magari definirne altre buche. Cosa questa però che potrebbe complicare lo svolgimento della gara, in quanto i giocatori che giocano queste buche supplementari potrebbero intralciarsi con quelli che stanno finendo le prime 9 buche. Ogni Circolo dovrà pensarci bene! b) Sui campi a 18 buche valgono le stesse considerazioni. Un Circolo potrà definire che si giocheranno le prime 9 e poi diciamo magari 10, 11 e 18; oppure le seconde 9 e poi la 1, la 2 e la 9. Tutto dipende dal layout del campo. Ma anche qui bisognerà
pensarci a fondo. c) Sui campi di 12 buche (e in Italia ne abbiamo al momento tre o quattro) si potrà fare la gara giocando tutte le 12 buche ma bisognerà ben stabilire quali sono le restanti 6 buche che dovranno essere ritenute a complemento delle 18 ai fini “rating”, del calcolo dei colpi ricevuti ecc. In linea di massima quindi sembra che la cosa potrà essere possibile, ma andiamoci piano a cantar vittoria, e ogni circolo dovrà ben pensare a quali buche individuare a tal fine. Con questo articolo abbiamo finito la presentazione del nuovo WHS. Ovviamente non abbiamo toccato ogni dettaglio, ma riteniamo di aver dato a tutti i golfisti una visione abbastanza completa del nuovo sistema. Per gli addetti ai lavori rimandiamo alle riunioni che verranno organizzate a tal fine nelle varie Zone. E fino a fine anno quando entrerà in vigore il WHS - rimarrà valido l’attuale sistema EGA e a esso dovremo continuare ad attenerci!
DA SINISTRA, MIKE DAVIS E MARTIN SLUMBERS, CEO RISPETTIVAMENTE DELLA UNITED STATES GOLF ASSOCIATION E DEL ROYAL & ANCIENT, LE DUE PRINCIPALI ORGANIZZAZIONI GOLFISTICHE MONDIALI
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eventuali gare su 12 buche il calcolo possa essere automatizzato. Ma dobbiamo fare attenzione ad alcuni dettagli: le 12 buche devono essere parte di un percorso ben definito di 18 buche; solo sul percorso di 18 buche è definito un rating - in base al quale si assegna l’handicap di gioco - e sono indicate le buche ove si ricevono i colpi di handicap. Pertanto: a) Su un campo di 9 buche – andrà bene specificato quali saranno le tre buche che si giocheranno quali buche 10-11-12. Non necessariamente la 1, 2 e 3 perché potreb-
Gioco in campo / Regole e decisioni
AREA di partenza Corrado Graglia
Davide Maria Lantos
LA REGOLA 6.2B COPRE TUTTI I CASI IN CUI LA PALLA DEBBA ESSERE GIOCATA DAI BATTITORI. LE NOVITÀ INTRODOTTE NEL GENNAIO 2019 SONO STATE NUMEROSE E ALCUNE HANNO LASCIATO ADDETTI AI LAVORI E GIOCATORI A BOCCA APERTA
L’
area di partenza è una delle cinque zone definite del campo dove il golfista inizia a giocare la buca. Tutte le altre “posizioni di partenza”, compresi i tee - come per esempio quello delle signore o dei senior - sono considerate area generale, quindi alla stessa stregua di un fairway o del rough. Ciò significa che se dovessi fare un colpo e la mia palla finisse sul tee delle signore, non applico le regole dell’area di partenza ma le stesse che utilizzerei se fossi in fairway… Ma devo comunque pagare da bere! Il golfista deve iniziare la buca giocando una palla dell’area di partenza; il disegno nella pagina accanto illustra chiaramente cosa significhi. Una palla è considerata all’interno dell’area di partenza quando la tocca o si trova al di sopra. Se durante una gara stroke play (quindi medal o Stableford) si dovesse giocare il teeshot fuori da questa zona, il colpo non conta e, oltre a incorrere in due colpi di penalità, si deve correggere l’errore giocando una palla da dentro l’area di
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partenza. Perché? Si tratta di un buon esercizio da fare, anche per capire bene lo “spirito” con cui le regole sono scritte, incrociando definizioni e regole. La definizione di “palla in gioco” stabilisce, tra le altre cose, che una palla è considerata tale quando il colpo viene effettuato dall’interno dell’area di partenza. Quindi, se un golfista dovesse farlo dal di fuori di tale zona, sostanzialmente non l’avrebbe mai messa in gioco. Per questo il colpo non conta, si incorre nella penalità per infrazione alla regola ma l’errore deve essere corretto, mettendo in gioco una palla dall’interno dell’area di partenza, altrimenti si potrebbe anche essere squalificati. In match-play è un po’ diverso. Vi è sempre l’obbligo di effettuare il primo colpo dall’area di partenza, ma se si dovesse giocarlo da fuori, l’avversario è una sorta di “giudice” nel decidere se accettare il risultato di quel colpo – allorché la palla è in gioco – oppure richiedere di annullarlo, senza penalità, e rieffettuare questo dall’interno della zona corretta.
rubrica a cura di Corrado Graglia e Davide Maria Lantos
BROOKS KOEPKA SPAZZA CON IL SUO DRIVER LA PALLINA DAL TEE NELL’AREA DI PARTENZA, IN UNA GARA DEL PGA TOUR
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Se l’avversario chiede al giocatore di annullare il colpo, questi non può rifiutarsi di procedere rigiocando una seconda palla. Quando il giocatore inizia una buca, la palla può essere posizionata direttamente sul terreno, oppure può anche essere supportata da un “tee” (che deve essere conforme alle regole dell’equipaggiamento) o anche da un mucchietto di terra. Vi sono anche situazioni in cui il giocatore sceglie oppure deve rigiocare dall’area di partenza (per esempio procedendo secondo la regola di “colpo e distanza”). La palla deve essere sempre giocata all’interno dell’area e, analogamente al primo colpo, può essere giocata da un tee posto dentro o sopra il terreno o dal terreno stesso. Il “terreno” include sabbia o altri materiali naturali sistemati per posare sopra la palla o il tee. Prima di eseguire un colpo dall’area di partenza, il giocatore può fare delle azioni, non concesse nelle altre parti del campo, come per esempio:
u creare una depressione con il bastone o il piede (Laura Davies è famosa per non utilizzare un tee, ma creare una “montagnetta” colpendo il terreno col bastone); urimuovere rugiada, brina e acqua dalla superficie; urimuovere o schiacciare sabbia e terreno dalla superficie; u muovere, piegare o rompere erba o altri oggetti naturali attaccati e vegetanti nel terreno. Il comma (5) della regola 6.2b spiega che la palla non è in gioco fino a quando il colpo non viene eseguito, a prescindere che questa sia supportata o che sia sul terreno. E questo è vero sia quando si inizia la buca sia quando si gioca nuovamente dall’area di partenza secondo una regola (per esempio la palla provvisoria oppure il terzo colpo dopo aver perso la palla fuori limite). Altro passaggio importante e sicuramente particolare è ciò che può avvenire quando la palla in gioco si trova sull’area di partenza dopo un colpo (per esempio per aver colpito un albero che ha rimandato la palla indietro, oppure dopo aver mancato la palla con un air-shot). La regola prevede la possibilità per il giocatore di alzare o muovere la palla oppure di giocare la palla originale o un’altra palla, come si trova o da qualsiasi parte all’interno dell’area di partenza, tutto ciò senza alcuna penalità. Insomma, sull’area di partenza ci troviamo in una specie di “zona protetta” per il gioco della palla. Riceviamo molte domande da parte di giocatori e colleghi con richieste di chiarimento, in quanto si tende a pensare che le aree del campo abbiano tra loro parti in comune riguardo le procedure operative. Non è così e il giocatore attento potrà utilizzare la regola 6.2b per rendere il suo gioco più semplice in questa particolare zona del campo.
Gioco in campo / Regole e decisioni
GOLF IN SICUREZZA IL COVID-19 STA INFLUENZANDO ANCHE LE NORME DI COMPORTAMENTO DURANTE IL GIOCO. IL ROYAL & ANCIENT SUGGERISCE ALCUNE LINEE GUIDA PER CONTINUARE L’ATTIVITÀ MINIMIZZANDO I RISCHI DI CONTATTO
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uanto stiamo vivendo in questi giorni è qualcosa di assolutamente inusuale e, chi ha l’età per ricordarlo, sostiene sia paragonabile a ciò che accadde nel mondo tra il 1939 e il 1945. Siamo convinti che non appena possibile si tornerà a giocare le gare di golf ma sarà necessario, almeno per un primo periodo, mantenere alcune accortezze per garantire la sicurezza dei giocatori. Il Royal & Ancient, a seguito di numerose richieste pervenute nella regione del Fife, dove si trova St Andrews, ha provveduto a stilare alcune linee guida temporanee per la gestione delle gare che ogni comitato di gara, o Commissione Sportiva, può decidere d’introdurre. Prima di procedere vogliamo precisare che quanto spiegheremo è solo a titolo “informativo” e, per essere messo in pratica, necessita dell’approvazione della Federazione Italiana Golf, sia per l’applicazione delle regole del golf sia per il sistema di handicap in vigore. Ribadiamo che si tratta quindi di una possibilità molto teorica scrivendo regole locali specifiche temporanee. Interessante che, anche in questo caso, l’ultima volta che l’R&A si è trovato a dover redigere delle regole speciali fu proprio durante la Seconda Guerra Mondiale.
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GESTIONE DEI PUNTEGGI NELLE GARE (REGOLA 3.3B) Gli score, come previsto dalla regola, possono essere in formato cartaceo, ma è consentito anche il formato elettronico. Per evitare troppi contatti nello scambio dello score tra i giocatori, i Comitati possono scegliere di consentire metodi di punteggio nel gioco che non sono strettamente conformi alla Regola 3.3b (Registrare il punteggio in stroke play), o non rispettare i normali metodi utilizzati sempre secondo la stessa Regola. Vediamo alcuni esempi: u i giocatori possono inserire i propri punteggi delle buche sullo score (non è necessario che lo faccia un marcatore);
u non è necessario disporre di un marcatore che certifichi fisicamente i punteggi delle buche del giocatore, ma dovrebbe aver luogo una qualche forma di “certificazione verbale”.
unon è necessario restituire fisicamente lo score al comitato purché il comitato possa accettare i punteggi in un altro modo.
BUCA La definizione di “buca” rimane in essere e non sono consentite modifiche (sappiamo che i golfisti avrebbero gradito una buca più grande, magari con un po’ di pendenza verso di essa, ma questo non è possibile). Ma se un comitato dovesse decidere di non seguire i requisiti della definizione e quindi attivarsi per avere la buca di 20 cm anziché dei canonici 10,8, o di adottare altre linee guida sulla definizione di “palla imbucata”, per minimizzare o eliminare contatti fisici nel raccoglierla dalla buca, occorre valutare attentamente se tali punteggi siano accettabili ai fini dell’handicap.
CONCLUSIONI Speriamo di essere stati chiari sul fatto che in un momento così particolare della nostra storia, le regole si sono dovute adattare, proponendo una variante. Come accennato all’inizio, un comitato non è obbligato a introdurre tali linee e soprattutto devono essere rispettate tutte le normative e le decisioni del Governo italiano, che hanno ovviamente la priorità. Confidiamo sul fatto di non creare confusione ma di destare il vostro interesse. Riteniamo infatti importante portare a conoscenza degli appassionati che seguono la nostra rubrica la continua necessità di aggiornamento delle regole, per far fronte a ogni esigenza operativa nell’interesse di sviluppo e divulgazione moderni del gioco del golf.
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ASTA DELLA BANDIERA I comitati possono scegliere di adottare le seguenti linee guida: urichiedere che i giocatori lascino sempre la bandiera nella buca. Spetta al comitato decidere se stabilire questa politica mediante un codice di condotta o una regola locale e se prevede una penalità, secondo il codice di condotta o un’infrazione della Regola locale. u non avere affatto l’asta della bandiera nella buca.
BUNKER È possibile che una commissione sportiva o la direzione del club abbia rimosso tutti i rastrelli dal campo oppure abbia espressamente proibito ai giocatori di toccare i rastrelli. In tal caso si può accettare che i bunker non debbano per forza essere livellati, indipendentemente dalla presenza o meno dei rastrelli. In tali circostanze al comitato di gara non è consigliato apportare modifiche alle regole del golf mentre ai giocatori è richiesto di livellare i bunker usando i piedi o un bastone, per ovvie ragioni di rispetto nei confronti degli altri giocatori e del campo. Se, a causa dell’assenza di rastrelli, il comitato decidesse di introdurre una regola locale relativa ai bunker - per esempio come previsto nella definizione di “bunker” che permette al comitato di definire gli stessi bunker come “area generale”, perdendo il loro status originale - il comitato dovrebbe assicurarsi con il comitato handicap FIG sul fatto che i punteggi ottenuti a seguito dell’applicazione di tale regola locale siano accettabili ai fini dell’handicap.
Ecologia / Ricariche in campo
Circoli sempre più “PLUG IN” di Federica Rossi
LA MOBILITÀ ELETTRICA È IN CRESCITA ANCHE IN ITALIA. MOLTI GOLF CLUB HANNO ADOTTATO LE COLONNINE PER LA RICARICA DELLE AUTO “A SPINA”. UN METODO EFFICACE PER RIDURRE IN CONCRETO L’IMPATTO SULL’AMBIENTE
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GOLF CLUB MARGARA
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Ecologia / Ricariche in campo
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iocare a golf in modo sostenibile è la missione che, da diversi anni a questa parte, sta espandendosi nella maggior parte dei circoli italiani. La sostenibilità ambientale è un modello di sviluppo che guarda al futuro delle risorse naturali e alla loro capacità di rigenerarsi. Ecco perché questo termine, ormai sulla bocca di tutti, è da intendersi come un concetto “olistico”, non solo perché strettamente connesso con quello economico e sociale, ma perché riguarda la totalità delle nostre azioni. Il mondo del golf italiano sta perciò diventando sempre più green non solo grazie alle diverse iniziative e progetti come “Impegnati nel Verde”, ma adottando anche strumenti che permettano di ridurre l’inquinamento favorendo la mobilità elettrica, vera e propria rivoluzione atta a contrastare la crisi climatica cercando di ridurre il più possibile l’impatto sull’ambiente. Nei paesi europei la mobilità elettrica sta riscuotendo sicuramente un maggior successo rispetto all’Italia, anche grazie al numero di colonnine di ricarica. Solo in Olanda se ne contano 37mila, seguita a ruota dalla Germania con oltre
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27mila colonnine, dalla Francia con 25mila e dal Regno Unito con 19mila torrette. Al vertice assoluto c’è però la Norvegia, nazione ultraecologica, con il numero più alto in assoluto di centraline rispetto al numero degli abitanti. In questa graduatoria ci collochiamo notevolmente indietro rispetto agli altri Stati ma, dall’inizio del 2019 a questa parte, la situazione sta nettamente migliorando. Oggi siamo a quota 8mila postazioni per la ricarica dell’auto elettrica. E anche in numerosi circoli si stanno progressivamente disponendo i punti di ricarica. Nella tabella al termine di questo articolo riportiamo alcuni golf club che da tempo stanno contribuendo a facilitare la mobilità elettrica. Si nota come la maggior parte delle torrette di ricarica si trovino al nord anche grazie alla vicinanza al confine con gli altri Paesi, dove abbiamo visto le auto elettriche e plug in hybrid prendere sempre più spazio. I costi di ricarica dalle colonnine pubbliche variano molto in base all’azienda che le gestisce. In linea di massima, la media è di 45-50 centesimi per ogni kWh prelevato, ma a questa media si devono aggiungere una serie di variabili
lo rende l’infrastruttura più potente dell’Alto Adige. Il Golf Club Eppan persegue con costanza la strada verso un futuro sostenibile optando consapevolmente per il Green Gas di Alperia, il gas naturale climaticamente neutro. Con questa offerta tutte le emissioni di gas a effetto serra prodotte nell’ambiente vengono compensate con un progetto certificato a tutela del clima. “Lavoriamo per plasmare il futuro in modo intelligente e sostenibile e siamo costantemente impegnati nell’espansione della nostra rete di ricarica per auto elettriche”, afferma Sergio Marchiori, direttore di Alperia Smart Region, la Business Unit di Alperia per l’innovazione e l’e-mobility. Solo in Alto Adige Alperia gestisce infatti più di 300 punti di ricarica pubblici e tutte le colonnine di ricarica sono alimentate al 100% con energia verde proveniente da fonte idroelettrica altoatesina. Dall’Alto Adige alla Lombardia e precisamente al Golf NELLE FOTO, I CAMPI DI FRANCIACORTA E APPIANO-EPPAN. A SINISTRA, UNA NUOVA VOLVO PLUG-IN COLLEGATA A UNA CENTRALINA DI RICARICA (ACCANTO). QUI SOTTO IL CRUSCOTTO DI UNA MERCEDES-BENZ IBRIDA
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perché alcuni fornitori offrono un listino con tariffe flat. Enel X, il principale operatore coinvolto nella realizzazione di punti di ricarica in Italia, propone ad esempio un abbonamento small (25 euro/mese per 60 kWh) e un abbonamento large (45 euro/mese per 120 kWh). Superate queste soglie si paga a consumo: 45 o 50 centesimi a kWh, dipende dalla velocità della colonnina usata. Il Golf Club Margara si è affidato a Enel X per le sue due torrette in corrente alternata con due tipologie di presa: tipo 3A e tipo 2 da 22 kW. Gian Marco Griffi, direttore del circolo piemontese, trova che il binomio tra golf e mobilità elettrica rispecchi a pieno la filosofia del circolo: “Possedere un’auto elettrica fa bene all’ambiente e all’ecologia, così come noi addetti del settore teniamo alla sostenibilità dei nostri tappeti erbosi. Ma non solo, pensiamo ai tempi di ricarica. Anche se la nostra torretta è a ricarica veloce (massimo due ore), il golfista può lasciare la sua macchina ibrida o elettrica in carica e godersi la giornata in campo. Questa soluzione è ideale anche per chi come noi ha un hotel, favorendo l’ingresso del turismo proveniente da Germania, Francia e Svizzera dove l’utilizzo dell’elettrico è di gran lunga maggiore del nostro. Sulla scia di questo verranno inaugurate a breve altre due colonnine Porsche in occasione del nuovo lancio della Taycan. Con l’installazione delle due nuove prese, tutti i possessori Porsche potranno ricaricare la propria vettura gratuitamente, gli altri avranno i costi in base alle tariffe predisposte”. Nella classifica delle colonnine “più potenti” una nota di merito va al Golf Club Appiano-Eppan. Sei minuti per 100 chilometri: questa è infatti la prestazione di ricarica del nuovo hypercharger messo in funzione al circolo bolzanino. Si tratta della seconda stazione super veloce attivata in Italia, dopo quella di Merano, dove è possibile ricaricare la propria auto elettrica con energia verde in meno di 30 minuti. Eppan offre infatti il parco di ricarica con una potenza fino a 150 kW, il triplo di una normale stazione di ricarica veloce. Oltre al nuovo hypercharger, il circolo dispone di tre colonnine di ricarica Tesla, il che
Ecologia / Ricariche in campo I CLUB ITALIANI CON COLONNINE PER LE AUTO ELETTRICHE CIRCOLO
Miglianico Croara Ducato Riviera Castello di Spessa Lignano Udine Arzaga Chervò Franciacorta Torrazzo Biella Cavaglià Castelconturbia Margara Monferrato Argentario Firenze Ugolino Parco di Firenze Poggio dei Medici Punta Ala Saturnia Dolomiti Appiano-Eppan Perugia Albarella Cà Amata Colli Berici Colli Euganei Montecchia Padova Verona
PROVINCIA
REGIONE
Chieti Abruzzo Piacenza Emilia Romagna Parma Emilia Romagna Rimini Emilia Romagna Gorizia Friuli Venezia Giulia Udine Friuli Venezia Giulia Udine Friuli Venezia Giulia Brescia Lombardia Brescia Lombardia Brescia Lombardia Cremona Lombardia Biella Piemonte Biella Piemonte Novara Piemonte Alessandria Piemonte Alessandria Piemonte Grosseto Toscana Firenze Toscana Firenze Toscana Firenze Toscana Grosseto Toscana Grosseto Toscana Trento Trentino Alto Adige Bolzano Trentino Alto Adige Perugia Umbria Rovigo Veneto Treviso Veneto Vicenza Veneto Padova Veneto Padova Veneto Padova Veneto Verona Veneto
Club Franciacorta, uno dei primissimi circoli a inserire nel proprio parcheggio due torrette di ricarica. “È da diversi anni che abbiamo nel nostro pacchetto la possibilità di ricaricare gratuitamente le vetture elettriche”, ha spiegato Diego Cancarini, direttore del circolo. “Chiunque venga a giocare da noi può senza nessun costo aggiuntivo ricaricare la propria auto elettrica e Tesla. Questa proposta è stata ben accolta dai nostri soci, che da tempo ci chiedevano dove poter usufruire delle torrette di ricarica e dagli ospiti stranieri, abituati a una mobilità elettrica decisamente superiore alla nostra”. CENTRALINA DI RICARICA AL GOLF CLUB IL TORRAZZO
GOLF CLUB FIRENZE UGOLINO
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Campi italiani / Occasioni mancate
Ghost COURSE di Paolo Croce
AFFETTUOSO AMARCORD DI COME IL GOLF SIA CAMBIATO NEGLI ULTIMI DECENNI E DI QUANTE SPERANZE DI NUOVI PERCORSI SIANO RIMASTE NEL LIBRO DEI SOGNI NON REALIZZATI
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avorare in un Club di golf ai primi anni 80, non è stata cosa facile. Soprattutto quando la segreteria era un locale ristretto e privo degli strumenti tecnologici che oggi, bene o male, ne sono corredo indispensabile. Non mi riferisco ovviamente a PC, cellulari, tablet, e via discorrendo, che erano molto al di là da venire, ma anche ad ausilii già in uso a quei tempi, quali una semplice fotocopiatrice e una macchina da scrivere elettronica. I telefoni (uno) erano a disco rotante, per l’amministrazione si usava la calcolatrice a manovella e gli orari di partenza venivano battuti a macchina con più copie carbonate in carta velina. Per non parlare dei tabelloni gara che venivano rigorosamente compilati a mano con pennarelli di diversi colori. L’aiuto di una contabile mi era necessario, ma il suo orario era part time e il sabato pomeriggio e l’intera domenica, giorni tradizionali di gara, respiravo in totale solitudine l’odore di muffa dei faldoni disposti nell’archivio a vista e
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quello del cloro della piscina frapposta tra segreteria e tee buca 1. Le giornate di gare prevedevano un minimo di 14 ore continuative alternate tra funzioni di starter, centralinista, controllo score, giudice arbitro. E soprattutto quelle di ascoltatore professionista quando i giocatori, al rientro dal campo, snocciolavano le 18 buche raccontando colpo dopo colpo e con estrema dovizia di particolari il loro 98. Durante la settimana le cose andavano un po’ meglio e potevo dedicarmi con più attenzione alle cure del campo ed alla sua manutenzione, Avevo la fortuna di potermi avvalere dei consigli di Attilio Filippi, ex Greenkeeper del Golf Torino e forse il primo perito agrario che si sia occupato di tappeti erbosi in Italia. Questa telegrafica sintesi di tre anni di segretariato golfistico potrebbe sembrare irriverente e forse un filo irrispettosa. Non è così. Devo molto invece al Golf Club Le Fronde di Avigliana (in queste pagine, una foto della
Il disegno prevedeva un grande campo pratica, quattro corte buche appena al di fuori della pista (che nel corso dell’anno riuscimmo a seminare) e cinque buche di maggior respiro all’interno. Queste ultime ci fecero piuttosto dannare. Con pochi mezzi e risorse e guidando personalmente camion e ruspe, si affrontarono ostacoli tecnici di non poco conto. Scoprii infatti in quel periodo quanto bizzosi e imprevedibili potevano essere i puledri da Gran Premio i quali, abituati alla loro routine quotidiana, non tolleravano cambiamenti alle loro abitudini. Tra queste, anche quella di una visione omogenea del turf da calpestare. Scartata l’ipotesi di usare elicotteri (per ovvie ragioni di costi) e l’impiego di ponticelli mobili tipo Baley, si colse l’occasione delle grandi gelate invernali dell’85, quando, tanto per intenderci, metà degli ulivi toscani non arrivò a primavera. In quel mese di gennaio si lavorò di notte, a temperature
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buca 2), per l’esperienza che mi ha permesso di vivere e per i bei ricordi dei soci e dirigenti che serbo da sempre nel mio cuore. Lasciai il Circolo nelle fidate mani di Sergio Tealdo, amico e compagno di scritture, sul finire dell’83, con l’idea di finire gli studi di agraria e di poter un giorno occuparmi sempre di campi da golf, ma dal punto di vista della loro costruzione e manutenzione. Non dovetti però attendere molto perché nella primavera successiva Alberto Chiaraviglio, ingegnere ma anche Presidente del Comitato Regionale FIG del Piemonte, mi propose di realizzare, su suo progetto. Era un campo da golf a nove buche all’interno del galoppatoio di Vinovo, l’ippodromo di Torino. Il Conte Melzi d’Eril, che con la sua società gestiva anche gli ippodromi di San Siro e Capannelle, era il principale finanziatore. Era il 1984 e cominciava la mia avventura nella costruzione dei campi da golf.
Campi italiani / Occasioni mancate stabilmente inferiori a - 10 °C, realizzando passerelle di sabbia, di almeno 30 cm di spessore, poi bagnate e quasi immediatamente gelate, consentendo il transito dei mezzi. In meno di una settimana si effettuarono tutti i trasporti necessari e si portarono via i blocchi di sabbia gelata. Il piano della pista risultò sufficientemente integro e la poca sabbia rimasta venne. Il Golf Club Vinovo venne aperto sul finire dell’85 e si giocò fino agli inizi del nuovo millennio quando la Juventus acquistò l’area del galoppatoio e ne fece il proprio centro di allenamento. Conservo ancora una foto aerea del campo, ed è tutto quello che è rimasto del campo di Vinovo in oltre 15 anni di attività. Il circolo di Vinovo può essere considerato a tutti gli effetti un ghost course. Il fatto che tutto sommato la sua area abbia comunque avuto un riutilizzo, non limita più di tanto l’amarezza del fatto che un piccolissimo pezzo del patrimonio golfistico italiano non ci sia più. In realtà il problema vero è che Vinovo non è il solo ghost course della nostra penisola. Spesso mi sono domandato se sia possibile fare un censimento preciso degli impianti golfistici che abbiamo perso nel corso degli anni. In effetti non è cosa facile, a volte infatti gli impianti hanno cambiato nome, mantenendo il campo, ma variando il nome del Club (Torvajanica che diventò Mare di Roma ad esempio). A volte il nome del club è
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rimasto, ma è cambiato il campo e qui gli esempi sono molti e tra i più importanti possiamo citare il GC Torino (impianto prima a Mirafiori, poi alla Maddalena e infine alla Mandria), l’Ugolino (prima alle Cascine e poi sulla Chiantigiana), Varese (prima in Valganna e poi a Luvinate). Piuttosto che scartabellare i vecchi annuari calendari FIG confrontando gli elenchi dei campi da golf di allora con la lista sul sito web della FIG e poi incrociare i dati con le foto di Google Earth per accertare se il campo sia tuttora in essere, preferisco in questa sede affidarmi ai ricordi, legandomi soprattutto alle iniziative alle quali ho collaborato, oppure ho avuto in qualche modo a che fare anche per brevi periodi e/o semplici visite. La mia non vuole essere una elencazione scientifica di impianti scomparsi, ma un semplice amarcord di un golf che non c’è più, e pazienza se farò errori ed omissioni, il tempo passa anche per me e la memoria ne risente... Per iniziare da zone che in teoria dovrei conoscere bene mi vengono in mente gli impianti di Monforte d’Alba, 9 buche in mezzo ai vigneti, di Mondovi (9 buche), di Barolo (9 buche, ma progetto di 18). Per quest’ultimo sembra che ci sia uno spiraglio QUI SOTTO, UNA GRADEVOLE BUCA DE L’OASI, PERCORSO DI 18 BUCHE (EX EUCALYPTUS) CHE ERA APERTO AD APRILIA (LATINA)
QUI ACCANTO, IL DISEGNO DEL PROGETTO DI GARY PLAYER E FRANCO PIRAS PER LE 18 BUCHE DI CORTONA. NE SONO STATE REALIZZATE NOVE, MA IL PERCORSO NON HA MAI APERTO
con progetto di ulteriori 9. Oggi resistono in qualche modo le vecchie prime nove buche, mentre le buche “spiaggiate” sono in condizioni di emergenza. Del resto non vi è più nulla. È ancora viva la delusione della chiusura di Riva dei Tessali in Puglia, 18 buche disegnate sempre da Marco Croze all’interno della Pineta che lambisce lo Ionio. Si è a conoscenza di tentativi di salvataggio e si spera che in questo caso la sparizione sia reversibile... Niente da fare invece in Calabria per i campi di Porto d’Orra (9 buche nei pressi di Catanzaro) e di Sibari, altre 9 buche completate, ma mai aperte al gioco. Per la Sardegna, mi viene in mente il campetto a 9 buche di Tortolì ad Arbatax, e mentre si è in attesa di capire cosa succederà alle 18 buche di Is Arenas (OR) e al campo a 9 buche di Flumini (Cagliari). Occorre citare anche le 9 buche di Stintino, di cui ricordo, oltre alla magnifica posizione, anche una troppo fugace presenza nel novero dei campi italiani. E chiudiamo con la Sicilia, dove sembra proprio che il golf non ce la faccia ad attecchire. In ordine cronologico di chiusure occorre dare la precedenza al campetto di Pantelleria, di cui nessuno probabilmente ricorda l’esistenza, per poi catalogare le 18 buche delle Madonie, messo una prima volta all’asta giudiziaria nel 2014 ed arrivato a novembre dell’anno scorso alla decima e positiva ordinanza di vendita. Le nove buche in contrada Trappitello, sul versante nord dell’Etna (ma il progetto era di 18 con tanto di resort), sono state realizzate e subito abbandonate anni fa. Oggi fungono da argine del fiume Alcantara e lo scheletro in cemento armato delle strutture dell’albergo ne rappresenta lo sfondo. Migliore sorte non ha avuto il GC Le Saie (18 buche a firma Franco Piras) a Carlentini (medesima proprietà) ad oggi sequestrato con relativo resort e completamente abbandonato. L’unica buona notizia siciliana consiste nel Verdura, la cui riapertura è programmata, virus permettendo, con buche nuove di zecca.
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di una nuova rinascita e attendiamo con piacere buone nuove. Spostandomi in Toscana, regione che amo molto e nella quale molto ho lavorato, abbiamo il caso limite di Cortona, progetto di 18 buche di Gary Player/Franco Piras di cui 9 integralmente realizzate con resort, anch’esso quasi terminato, e abbandonato da ormai quattro lunghi anni. Abbiamo anche il campo di Maremmello (9 buche nei pressi di Fonteblanda), e il progetto di Cavalsani Senior a Follonica le cui 18 buche sono state modellate, ma mai terminate. Anche se si parla adesso di un nuovo intervento dell’industriale Carlo Paolo Negroni. Nei pressi dell’attuale GC Bagnaia e dell’aeroporto di Ampugnano bisogna poi ricordare il GC Contea le Segalaie (9 buche). In Emilia ho solo l’esempio delle 9 buchette di Cesenatico, mentre nelle Marche occorre annoverare il GC Schito a Treia (9 buche) e 9 buche di cui quasi nessuno ha ricordo, quelle di Pieroni nei pressi di Monteferro (AN). In Abruzzo abbiamo il campo già modellato di Avezzano (18 buche) mai arrivato alla semina, mentre nel Lazio l’elenco delle sparizioni diventa corposo. Cominciò il campo di Nettuno, 18 buche su progetto di Marco Croze, che inaugurato nei primi anni 90, oggi ospita in parte un vivaio di tappeto erboso. Seguirono le 9 buche del GC Pallavicina a Zagarolo, poi il campetto della Ferratella all’Eur e quindi in tempi relativamente più recenti le 18 buche dell’Arco di Costantino. Spiace poi annoverare tra i più recenti ghost course anche il GC l’Oasi (già Eucalyptus) di Aprilia, 18 buche da sempre proprietà dei coniugi Lanza. Spingendoci più a sud le cose non migliorano. In Campania come non ricordare le 18 buche del G.C. le Costiere nei pressi di Salerno e anche l’ampliamento al contrario del campo del GC Volturno a Castelvolturno. Qui nel 2003, su progetto di Davide Mezzacane, presero il via i lavori per il raddoppio delle originarie 9 buche andando direttamente a modellare la spiaggia. Le 18 buche vennero inaugurate due anni dopo e in contemporanea si avviarono i lavori per altre 9 buche
Backtee / Marco Dal Fior
La voce del SILENZIO OLTRE A QUELLO ATMOSFERICO, ESISTE UN’ALTRA FORMA DI INQUINAMENTO: IL RUMORE. IN QUESTO PERIODO Marco Dal Fior
LE CITTÀ DESERTE CI RISPARMIAMO I DECIBEL ECCESSIVI. E CI RICORDANO LA MERAVIGLIOSA COLONNA SONORA CHE SIAMO ABITUATI AD ASCOLTARE SU UN CAMPO DI GOLF
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i hanno spiegato che il lungo periodo passato agli arresti domiciliari, prigionieri del Covid 19 e dei rischi connessi, ci ha sì rotto all’inverosimile i cabasisi, ma ha anche dato una bella ripulita all’ambiente. Le meduse a spasso nei canali di Venezia, i canguri saltellanti per le città australiane, i cerbiatti a caccia di cibo nei giardini di paesi e città sono stati un effetto secondario ma niente affatto spiacevole della quarantena. A sentire gli studiosi, anche i livelli di inquinamento sono precipitati a livelli quasi accettabili. A Pechino girare in bici, oggi, non è più una pedalata nella camera a gas. Quando pensiamo all’inquinamento, di solito, fermiamo l’attenzione su quello atmosferico. Ci concentriamo su ossido di carbonio, polveri sottili, ozono e loro derivati. Ma esiste anche un’altra forma di ammorbamento dell’ambiente: il rumore. Quando gli storici del quarto millennio dovranno definire i tempi nei quali navighiamo con fatica, potrebbero scegliere come definizione proprio “civiltà del rumore”. Mai è capitato, nei secoli che ci hanno preceduto, di vivere con un brusio di fondo come succede in questi tempi. È’ vero: già i nostri padri e i nostri nonni, abbandonata la quiete dei campi, hanno dovuto fare i conti con la civiltà industriale e lo sferragliare operoso di telai e macchine sempre più sofisticate e autonome. Ma siamo noi quelli della televisione sempre accesa, delle interminabili e rombanti code ai semafori, dei motorini in furiosa impennata, dei telefoni perennemente connessi e inesorabilmente trillanti. E siamo sempre noi quelli degli iPod a palla con cuffietta ben calcata sulle orecchie per mettere una barriera di musica tra noi e il mondo che ci circonda. Per non parlare delle autoradio oltre il muro del suono, capaci di far pulsare le portiere della turbo e di contagiare con il tum-tum-tum della techno music anche il distratto taxista in attesa del verde. Dovremo confessarcelo un giorno o l’altro: abbiamo paura del silenzio, di questo vuoto di stimoli che stuzzica i pensieri, accende i ragionamenti, spinge i neuroni fino a quell’acrobatica panoramica su noi stessi che i vecchi catechisti dell’oratorio chiamavano “esame di coscienza”. Il silenzio spinge a riflettere, a pensare, ad analizzare. E non sempre il risultato di queste introspezioni è esaltante. Meglio allora accendere la tv e seguire le peripezie dei finti famosi sugli atolli di cartapesta o i mercanteggiamenti dei pacchi con milione incorporato.
CLUB
PROFESSIONE GOLF 96
La reclusione da Coronavirus ci ha in parte liberato, oltre che dai gas, anche dal rumore. Città silenziose, nelle quali si è potuto dialogare da un balcone all’altro, caos calmo senza acuti, effetto sordina sulla civiltà del frastuono. Perfino le metropoli sono diventate silenziosamente accoglienti come un campo da golf. Perché è l’assenza di rumori che fa – o dovrebbe fare - da colonna sonora al nostro sport. Silenzio che non significa una regola monacale per cui non ci deve scambiare neppure mezza parola in fairway. Ma indica la quiete nella quale possiamo dare sfogo in libertà ai nostri swing. Un’oasi muta nella quale il tambureggiare del picchio sulla corteccia di un abete diventa un assolo da applausi. O il cinguettio di chissà quale volatile sottolinea il nostro peregrinare tra i green con la stessa intensa enfasi di una colonna sonora di Ennio Morricone. Una splendida immersione nel silenzio, ma con l’aggiunta di un salvagente geniale: se i pensieri, per caso, diventassero troppo prepotenti e spingessero verso conclusioni inopportune, la pallina consente sempre repentini cambi di direzione. Basta lasciare che i ragionamenti si avvitino in gorghi inestricabili e, mentre ci si avvicina al prossimo colpo, concentrarsi di nuovo sullo swing e sui suoi misteri. Un silenzio, si direbbe oggi, “on demand”. Vi pare poco? (mdalfior@alice.it)