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by GOLF&TURISMO
PROFESSIONE GOLF Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - Lo - Mi - ISSN 1123-4830 - GO.TU. S.u.r.l. Editore
RIVISTA QUADRIMESTRALE - ANNO 7 - N°19 - 8 EURO
PROSPETTIVE Dopo i Compact arriva il Bar Golf
INTERVISTE
Camilla Tolomei Fabrizio Pagliettini Alessandro De Luca
FUTURO
Un avversario chiamato PAN
TOP GOLF
La rivoluzione dei grandi Tour
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Quadrimestrale dedicato agli operatori dei circoli di golf Anno VII - numero 19 - Primavera 2019 - 8,00 euro Direttore Responsabile: Fulvio Golob fulvio.golob@golfeturismo.it Creative Director: Patrizia Chiesa Redazione: redazione@golfeturismo.it Andrea Ronchi (02 42419218) Federica Rossi, Roberta Vitale (02 42419315) Comitato tecnico: Stefano Boni (Dottore Agronomo e Superintendent Diplomato), Paolo Croce (consulente tecnico), Alessandro De Luca (Tappeti Erbosi Federgolf), Mariano Merlano (Area Verde AITG), Fabrizio Pagliettini (Presidente AITG), Marta Visentin (Impegnati nel Verde) Hanno collaborato a questo numero: Stefano Boni, Salvatore Brancati, Paolo Croce, Marco Dal Fior, Alessandro De Luca, Isabella Data, Donato Di Ponziano, Corrado Graglia, Davide Lantos, Paolo Montanari, Filippo Motta, Fabrizio Pagliettini, Luca Porcu, Graziano Semiani, Albert Tamietto, Maurizio Trezzi, Andrea Vercelli, Marta Visentin Editore: Go.Tu. Surl Presidente: Alessandro Zonca Vice Presidente: Silvio Conconi Direzione, redazione, amministrazione: Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Telefono: 02 42419.1 r.a. - Fax: 02 48953252 redazione@professionegolfclub.it amministrazione@professionegolfclub.it Sito web: www.professionegolfclub.it Abbonamenti: 02 424191 - 02 42419217 - abbonamenti@professionegolfclub.it (L’abbonamento alla rivista parte dal primo numero raggiungibile all’atto dell’effettivo pagamento) Pubblicazione periodica mensile registrata al tribunale di Milano con il numero 255 del 19/7/2013. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - DCB Milano. Concessionaria esclusiva per la pubblicità: Publimaster Surl, Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Tel. 02 42419.1 r.a. - Fax 02 47710278 - publimaster@publimaster.it Amministratore Delegato: Alessandro Zonca Ufficio traffico/commerciale: Nadja Terzolo (02 42419229) - nadja.terzolo@professionegolfclub.it Diritti di riproduzione: è vietata la riproduzione, anche se parziale, e con qualsiasi mezzo, di fotografie, testi e disegni. Testi e foto inviati in redazione non verranno restituiti eccetto dietro esplicita richiesta. L’Editore resta a disposizione degli interessati quando, nonostante le ricerche, non sia stato possibile contattare il detentore di riproduzioni di eventuali fotografie o testi. Ai sensi dell’art. 2 comma 2 del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca-dati personali di uso redazionale presso la sede di via Winckelmann 2, 20146 Milano. Gli interessati potranno rivolgersi al responsabile del trattamento dei dati - sig.ra Federica Vitale - per esercitare i diritti previsti dal Decreto Legislativo n. 196 del 30 giugno 2003.
Stampa: Tiber Spa - Via della Volta, 179 - 25124 Brescia © 2019 Go.Tu. Surl
EDITORIALE - Come sta il golf in Europa? Fulvio Golob
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NOTIZIE a cura della redazione
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NOTIZIARIO AITG a cura dell’Associazione Italiana Tecnici di Golf
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AIAG - Ma che regole d’Egitto! Isabella Data
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INTERVISTA - Fra storia, tradizione e futuro Maurizio Trezzi
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REGOLE E DECISIONI - Grave scorrettezza Corrado Graglia e Davide Lantos
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FORE! - Turismo e golf: un peccato mortale Donato Di Ponziano
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PERSONAGGI - Rapallo nel cuore Fulvio Golob
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CIRCUITI MONDIALI - Una vera valanga di dollari a cura della redazione 36 INTERVISTA - In passerella sul green carpet a cura della redazione
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GOLF E DIRITTO - La procura federale Paolo Montanari
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PROSPETTIVE - Proposte per ripartire Paolo Croce
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ECOCOMPATIBILITÀ - Come sopravvivere al piano di azione nazionale a cura della redazione 62 LAVORI IN CAMPO - Nuovo impianto sotto la Mole a cura della redazione 66 TESTIMONIANZE - Un giorno da arbitro Albert Tamietto
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CAMPI E CAMPUS - Sacche in aula magna Marta Visentin e Stefano Boni
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INFORMATICA - Sul tee di partenza con il piede giusto a cura della redazione 72 MANUTENZIONE - Zolle nuove sull’Old Course a cura della redazione
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MANUTENZIONE - I giganti di St Andrews a cura della redazione
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IMPIANTI E FUTURO - Un anno di transizione Salvatore Brancati
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PROGETTI - Terza meraviglia in terra greca Federica Rossi
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CLUBHOUSE - Il golf con G “maiuscola” a cura della redazione
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BACKTEE - In silenzio Marco Dal Fior
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Editoriale /Fulvio Golob
COME STA IL GOLF
in Europa? Fulvio Golob
IL TREND DELLA DIFFUSIONE DEL NOSTRO SPORT IN ITALIA E NEL RESTO DEL VECCHIO CONTINENTE È ABBASTANZA SIMILE. C’È INFATTI UN PO’ DOVUNQUE LA TENDENZA A UNA PICCOLA CONTRAZIONE, CON L’ESCLUSIONE DEI PAESI DELL’EST, CHE RISULTANO IN CRESCITA
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a fotografia del golf italiano rimane più o meno uguale a se stessa da qualche anno. Se osserviamo la tabella ufficiale dei tesserati (in basso), il numero dei giocatori al 31 dicembre scorso era leggermente inferiore a quello di 12 anni fa, nel 2007. Il picco del 2011, oltre la fatidica soglia dei 100.000, è purtroppo durato lo spazio di una stagione. Poi ci si è assestati con circa diecimila tesserati in meno e si sarebbe scesi ancora se, a fine del 2018, non si fosse registrata un’improvvisa risalita degli juniores, tornati a un 12% del totale. Sperando che questi giovani siano qualcosa di più di una semplice prova “mordi e fuggi” e che continuino ad appassionarsi al nostro sport, chiudiamo questo inizio di articolo confermando che gli uomini rappresentano sempre i tre quarti dei praticanti (74,4%, 67.739) lasciando alle donne il quarto rimanente (25,6%, 23.426) Questo andamento in realtà non è molto differente nei Paesi dell’Europa occidentale. Sui 4,2 milioni di giocatori a fine 2017 (ma stiamo parlando solo dei “registered golfer”: in realtà gli appassionati sono molti di più), secondo l’ormai tradizionale ricerca KPMG le dieci prime posizioni della classifica rimangono stabili da tempo. Al vertice c’è l’Inghilterra, seguita da Germania, Svezia, Francia,
IL GOLF IN ITALIA (2007 – 2018) Anno 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018
Tesserati 91.791 95.430 100.317 100.548 101.817 98.824 93.087 91.713 90.027 90.259 90.173 91.165
Campi 248 262 269 265 268 233 280 280 289 289 288 238
C. pratica 110 116 109 121 138 175 137 130 128 125 121 160
C+C.p. 358 378 378 386 406 408 417 410 417 414 409 398
Junior 9.614 10.223 11.004 11.970 11.504 11.337 9.552 8.913 8.687 8.823 8.564 11.015
Olanda, fino ad arrivare al 14° posto dell’Italia, preceduta da Svizzera, Norvegia e Austria. Per quanto ci riguarda, la conseguenza è che il livello di partecipazione (popolazione divisa per il numero dei golfisti) è solo dello 0,15%, contro lo 0,78% della Germania, lo 0,63% della Francia, lo 0,58% della Spagna. E non andiamo a scomodare percentuali astronomiche come il 2,28 dell’Olanda, il 4,73 della Svezia e l’incredibile 5,03 dell’Islanda record continentale assoluto. Il che significa che, sui circa 340.000 abitanti della gelida isola dei geyser, sono oltre 17mila quelli che, appena arriva la bella stagione, si scatenano sui campi di golf. Sono dati ormai abbastanza consolidati. Dopo le crisi economiche degli ultimi anni, i numeri sono cambiati di poco, tanto in Gran Bretagna quanto nei Paesi guida del Vecchio Continente. Se vogliamo individuare un trend di medio periodo, la tendenza è appena negativa e nelle differenze fra 2016 e 2017 parla di un punto di diminuzione. In controtendenza invece l’Est europeo, anche se i numeri positivi sono piuttosto piccoli per essere significativi. Quindi, se vogliamo guardare in casa nostra, non ci discostiamo molto dalla situazione generale. Il problema è che, quando il movimento golfistico è cresciuto in Italia, nell’ultimo decennio del secolo scorso e nei primi anni dopo il Duemila, il salto è stato discreto e non eccezionale come in altre nazioni. Ma, se vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno, molte sono le iniziative che qualche successo lo stanno ottenendo, dall’Austria alla Repubblica Ceca, dall’Olanda alla Germania e alla Polonia, soprattutto per avvicinare donne e giovani al golf. I numeri uno in fatto di giocatrici sono Germania, Austria e Svizzera, che possono vantare circa il 35% di quote rosa, mentre in Inghilterra, Scozia e Galles la percentuale precipita al 13. Noi invece, siamo in perfetta media europea (25%). In compenso, per non perdere troppo terreno, la Gran Bretagna sta sviluppando numerosi tentativi di accorciare giri di campo e tempi di gioco. Le ricette sono molte. Ma quali saranno quelle più efficaci? fulvio.golob@golfeturismo.it
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Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / N EMILIA ROMAGNA Nuove destinazioni italiane L’Emilia Romagna Golf presenta il nuovo catalogo 2019 che propone i suoi campi, gli alberghi e tutte le attrazioni che la Regione può offrire
LAZIO - FIUGGI I russi nteressati al Grand Hotel e al golf Secondo indiscrezioni, sono 17 i milioni di euro offerti per l’acquisto delle strutture legate a uno dei più antichi percorsi di golf italiani
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disponibile l’edizione 2019 del catalogo di Emilia Romagna Golf, l’associazione che raggruppa i campi da golf della Regione in possesso di almeno 9 buche certificate e giocabili e una selezione dei migliori alberghi regionali. Realizzato in 8.000 copie ed in quattro lingue (inglese, tedesco, francese ed italiano) il nuovo catalogo di Emilia Romagna Golf verrà distribuito alle principali Fiere del settore ed agli Open di Golf, verrà inviato agli indirizzi della mailing list della Regione, ai principali circoli di golf europei e a tutti gli addetti ai lavori, ai Tour Operator specializzati nel golf e alle riviste di settore. Nelle 32 pagine del catalogo 2019 vengono presentati, con tutte le informazioni necessarie ai turisti, i 25 campi da golf della regione affiliati alla Federazione Italiana Golf, i 27 alberghi aderenti al progetto 2019 e le principali attrazioni regionali da abbinare ad una vacanza golfistica nella Regione. Oltre ai pacchetti turistici settimanali saranno diverse le azioni a sostegno dell’offerta golfistica con diverse iniziative promozionali in Germania, Austria, Svizzera, Olanda, Regno Unito, Irlanda, Francia, Paesi Scandinavi e Repubblica Ceca. Un lavoro che contribuirà al successo delle promozioni in corso che cercano sempre più di affermare la regione Emilia-Romagna come una nuova meta golfistica internazionale.
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i sarebbe un’importante agenzia turistica russa in pole position per l’acquisto del Grand Hotel Palazzo della Fonte di Fiuggi, per una cifra che si aggirerebbe intorno ai 17 milioni di euro. Gli stessi imprenditori sarebbero intenzionati, una volta andato a buon fine l’acquisto del Grand Hotel, a ottenere la gestione del Golf Club fondato oltre 90 anni fa. La notizia, qualora confermata, renderebbe felice il Comune di Fiuggi in credito con l’Hotel di circa due milioni di euro. Sempre di nazionalità russa sarebbero gli acquirenti dell’Hotel Centrale, a Fiuggi Fonte.
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ST ANDREWS NON SI FERMA MAI
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a Casa del golf ha iniziato i lavori del nuovo polo operativo che riunirà tutte le strutture e il personale in un unico ufficio di 1.200 metri quadrati. Un ambiente incredibile dove lavorare tutti insieme offrendo ulteriori miglioramenti e a tutti i golfisti e visitatori.
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s / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie LOMBARDIA Golf Club Lecco, dieci anni per l’ampliamento Grazie a un accordo con il Comune, la struttura passerà da turistica a residenziale
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ieci anni di tempo per il Golf Club Lecco per realizzare l’ampliamento autorizzato dal Comune, con il primo step tra 18 mesi con la realizzazione di opere pubbliche – tra cui la riqualificazione di
via Poncia e la realizzazione di un importante tratto di pista ciclabile a lago - per un totale di oltre 900mila euro. È di poco tempo fa la notizia che il consiglio comunale ha approvato l’aggiornamento della conven-
zione tra l’amministrazione e i privati a cui fa capo il percorso di Annone Brianza: la Fin Golf e la Devero Costruzioni. La convenzione, valida per 10 anni, prevede una riduzione della volumetria autorizzata
da 9.000 a 7.500 metri quadri, ma con la trasformazione della destinazione d’uso da turistico-alberghiero a residenziale; la realizzazione di locali multifunzione con centro benessere, bar, sala convegni e di una piscina esterna convenzionata; un versamento di 150mila euro in favore del Comune e la ridefinizione delle opere di urbanizzazione per un importo di 900mila euro. «In questi anni – ha spiegato il sindaco Patrizio Sidoti – gli interventi non sono mai partiti perché a fronte di un monte costi di 900mila euro erano state imposte opere per un milione e mezzo. Con il nuovo accordo siamo ritornati ai valori di legge, elemento che dovrebbe consentire l’avvio dei lavori, dettagliatamente ripartiti tra i due soggetti privati coinvolti, e con un preciso cronoprogramma.».
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Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / News / Notizie / N UNA CERTIFICAZIONE DA DODICI E LODE
VENETO - ASIAGO Il Golf Club punta ad allargarsi
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a oggi il Golf Italiano può fregiarsi di dodici circoli Geo Certified. A raggiungere l’ambito traguardo è stato questa volta il Toscana Resort Castelfalfi. Presso questa struttura d’eccellenza, tra le top destination in Italia per il golf, la sostenibilità ambientale permea ogni aspetto della gestione: dalla produzione di energia rinnovabile tramite un impianto a biomassa all’approvvigionamento idrico, che per l’irrigazione del campo si basa esclusivamente sul recupero di acqua piovana e reflua grazie agli enormi bacini di accumulo realizzati in fase di costruzione, vere e proprie calamite per la biodiversità assieme alle notevoli fasce incolte poste a contorno delle buche. Non mancano poi gli aspetti di multifunzionalità, che permettono di vivere appieno un’esperienza all’insegna del benessere attivo anche a chi non gioca a golf, per esempio percorrendo sentieri con viste mozzafiato sul panorama toscano. Sul fronte dell’approvvigionamento, poi, il concetto del chilometro zero è applicato alla precisione: Castelfalfi produce infatti direttamente diversi dei prodotti che arrivano sulla tavola del golfista, tra cui olio e farro ottenuti con metodo biologico. Il tutto fa da cornice ad un patrimonio storico che è stato restaurato e portato a nuova vita nel rispetto del paesaggio, creando posti di lavoro per un’intera comunità. Non c’è dubbio, dunque: la Certificazione GEO di Castelfalfi è da dodici e lode.
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on un aumento del capitale sociale votato dai soci del Golf Club Asiago il potenziamento del circolo altopianese fa un altro passo in avanti con una serie di interventi che hanno preso il via da questa primavera grazie ai progetti già in fase esecutiva stilati dagli studi Benetti Grigolo di Vicenza, European Golf Design di Londra e la vicentina Nexteco. Il tutto nella prospettiva di un ampliamento a 27 buche dell’impianto. In
particolare i lavori consisteranno in un restyling totale del campo da gioco. Parallelamente a questa ristrutturazione sarà anche potenziato l’impianto di irrigazione e l’elettrico oltre a costruire una struttura polifunzionale. I finanziamenti comprenderanno anche lavori sul campo pratica adeguandolo alle mutate esigenze dei golfisti, la creazione di target green e di una nuova area putting, bunker, approcci e ospitalità golf clinic.
EMILIA ROMAGNA - RAVENNA Al via il primo campo pratica
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stata una lunga attesa ma finalmente anche Ravenna ha il suo campo pratica, che cavalca un’idea innovativa: i giocatori si allenano non sul classico campo in erba, ma sull’acqua, a bordo lago. Sono già un’ottantina gli iscritti, provenienti anche da fuori provincia, che si ritrovano al laghetto sportivo dell’Aquae Sport Center di Porto Fuori, che vanta anche piscina, sala corsi per corpo libero, sei campi “beach”, due da
tennis in terra rossa, altri due da calcetto e un altro, unico in provincia per il calcio a 7. Il giocatore, effettuando il suo swing, lancia la pallina – galleggiante - nel lago allestito con obiettivi, isole e bandierine galleggianti. I costi di manutenzione, rispetto a un campo pratica tradizionale, sono dimezzati ma l’allenamento non ne risente. Coloro che partecipano ai corsi avranno la possibilità di essere abilitati al gioco.
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Notiziario / Associazione Italiana Tecnici di Golf
Sei anni trascorsi
FRA TANTI AMICI AL TERMINE DEL SECONDO MANDATO, FABRIZIO PAGLIETTINI LASCIA IL RUOLO DI PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA TECNICI DI GOLF. ECCO UNA PARTE DEL LUNGO SCRITTO, DEDICATO A TUTTI I MEMBRI, CHE CONTIENE IL SUO SALUTO E UN GRANDE IN BOCCA AL LUPO AI FUTURI COMPONENTI DEL CONSIGLIO di Fabrizio Pagliettini
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s one I am fragile, together we are strong”. Rivolgersi a un giovane che sta iniziando un percorso lavorativo nel mondo del golf e spiegargli i motivi che si nascondono dietro la scelta di associarsi ad AITG non è semplice. È proprio a loro che ci rivolgiamo con questa apertura di newsletter, con il proposito di dare un senso più compiuto a una Associazione che dal 1972 ci rappresenta e ci sostiene. Indubbiamente partecipare alla vita associativa crea vantaggi professionali indiscutibili: il confronto con i colleghi, la partecipazione ai meeting, ai seminari, il contatto con gli sponsor, il continuo aggiornamento, la condivisione dei problemi. Tutto questo fa di AITG il luogo ideale per crescere professionalmente, per tornare ai propri Circoli con un bagaglio di esperienza maggiore. Ma il distinguo tra AITG e le altre associazioni professionali sta nel cuore: Gianfranco Costa e tutti i pionieri ideatori e fondatori di AITG erano un gruppo di amici. E per amicizia hanno messo il loro tempo e le loro conoscenze a disposizione gli uni degli altri. A distanza di anni, in tempi ben più difficili, in una situazione numerica molto più elevata e pertanto molto meno gestibile, l’obiettivo deve essere ancora e comunque questo: “Faccio parte di una Associazione nella quale il rispetto etico del collega, il piacere di stare insieme, il poter essere di aiuto, sono i valori principali, più ancora della mia crescita professionale”. Questo dobbiamo difendere con determinazione. Ci rivolgiamo a tutti, giovani e meno giovani, facciamo in modo che essere membro di AITG voglia dire scegliere di far parte di una famiglia. Una famiglia vera dove si discute, si possono avere opinioni diverse ma con eguali obiettivi sostenuti da valori importanti. Lo spirito di volontariato che muove un direttivo, per esempio, quello che da un senso a investire tempo per la collettività, è identico a quello che ci fa felici quando risolviamo un problema a un collega con una telefonata o un consiglio. Ecco il perché di una scelta… perché AITG mi forma e al tempo stesso mi consente di entrare in un gruppo che difende
la sua essenza: “As one I am fragile, together we are strong”. Non c’è stanchezza o rilassamento dietro questo finale di mandato; c’è solo la consapevolezza di uno statuto che democraticamente e doverosamente impone che inizi una nuova avventura. Tutto il resto si riassume in una frase simbolicamente efficace, che vorremmo che restasse il ricordo del nostro Direttivo: “E’ stato un onore!” È stato un onore raccogliere in eredità il prezioso lavoro di Gianfranco Costa e Massimiliano Schneck e dei loro direttivi. Lo è stato rappresentare tutti gli Associati, farlo con il massimo delle nostre energie possibili, con un mix di opinioni e esperienze portate con sincerità e lealtà sul tavolo delle nostre discussioni. È stato un onore anteporre la collettività al pensiero del singolo, rivalutando anche situazioni che in prima battuta potevano sembrarci inadatte. È stato un onore raccogliere la voce dei più giovani, inserendoli attraverso i meeting nella nostra vita associativa. È stato un onore confrontarci con tutti i Soci, ricevere comunicazioni, elogi e rimbrotti, e pesare allo stesso modo entrambi. È stato un onore considerare gli sponsor come facenti parte della nostra Associazione, colonne portanti e determinanti È stato un onore rispettare il mandato a dialogare con FIG, PGAI, Scuola Nazionale, Consorzio dei Campi da golf; con loro provare a instaurare un rapporto produttivo e concreto, non formale. È stato un onore cercare di dare un peso alla professionalità dei nostri Associati coinvolgendo i Presidenti dei Circoli, provando a tutelare una professionalità troppo spesso non considerata o considerata male. È stato un onore sbagliare …. ma rialzarsi sempre imparando dall’errore e guardando al futuro piuttosto che al passato È stato un onore che può essere ricambiato solo con un “Grazie” collettivo Grazie per la fiducia e per l’appoggio Fabrizio Pagliettini
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Notiziario / Associazione Italiana Tecnici di Golf
Leggi nuove
PER IL GOLF IL 2019 È INIZIATO ALL’INSEGNA DELLE GRANDI NOVITÀ PER IL MONDO SPORTIVO E ALTRE SONO ATTESE NEL CORSO DELL’ANNO
L
a prima menzione deve essere certamente riservata alla agevolazione contenuta nella Legge di Bilancio attraverso cui viene finalmente estesa anche alle “associazioni e società sportive dilettantistiche senza fini di lucro riconosciute dal Coni” l’esenzione dall’imposta di bollo per tutti “gli atti, documenti, istanze, contratti nonché copie anche se dichiarate conformi, estratti, certificazioni, dichiarazioni e attestazioni posti in essere o richiesti” a decorrere dal 1° gennaio 2019. Non si dovrà più apporre la marca da bollo,
tra le altre cose, anche sulle ricevute rilasciate per gli incassi di corrispettivi superiori alla soglia di € 77,47. Altra previsione di sicuro interesse per i circoli golf è l’esonero dall’obbligo della fatturazione elettronica (FE) per le ASD che hanno optato per la determinazione delle imposte secondo le regole di cui al regime fiscale forfettario disciplinato dalla L. 398/1991 e che nel periodo d’imposta precedente hanno avuto un volume di proventi commerciali inferiore alla soglia di € 65.000. Le associazioni in regime forfettario che, invece, nel
periodo d’imposta precedente hanno conseguito dall’esercizio di attività commerciali proventi di importo superiore a €65.000 saranno tenute ad assicurare che la fattura sia emessa per loro conto dal cessionario o committente soggetto passivo d’imposta. Riguardo questa seconda categoria di soggetti (cui appartengono molti golf club), viste le difficoltà interpretative che si erano prospettate nella concreta attuazione della previsione normativa, è intervenuta l’Agenzia delle Entrate fornendo importantissimi chiarimenti operativi.
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Notiziario / Associazione Italiana Tecnici di Golf In occasione del “Videoforum” dello scorso 15 gennaio, infatti, l’amministrazione finanziaria in relazione ai soggetti con volume di proventi commerciali superiore a € 65.000, ha chiarito che: “Si potrà riscontrare, a partire dalla seconda metà del mese di febbraio 2019, nell’area riservata dell’Associazione (ndr o dell’ente in regime L. 398/91) le FE emesse per suo conto da parte del cliente”. Le regole di registrazione e liquidazione non cambiano. La disposizione normativa prevede che l’ASD assicuri l’emissione della FE da parte del cessionario/committente: pertanto, quest’ultimo predisporrà una FE riportando gli estremi dell’ASD (P. IVA e altri dati anagrafici) nella sezione “cedente/ prestatore”, i suoi estremi nella sezione cessionario/committente e specificherà che la fattura è emessa per conto del cedente/prestatore. Nulla cambia in termini di registrazione della fattura (che risulterà “attiva” per l’ASD e “passiva” per il suo cliente titolare di P.IVA). L’Agenzia delle Entrate ha aggiunto che, comunque, pur essendo potenzialmente esonerata dall’obbligo di fatturazione elettronica, “nulla vieta che sia l’ASD a emettere autonomamente la FE ma esponendo l’IVA nel documento”. L’Amministrazione ha confermato, poi, la predisposizione nel cassetto fiscale delle realtà in regime di L. 398/91 con volume d’affari superiore alla soglia di € 65.000, di apposita area nella quale sarà visibile l’avvenuta emissione da parte dei propri cessionari delle fatture eventualmente emesse per loro conto, consentendo così le necessarie verifiche e eventuali richieste di correzione al fine di rispettare l’adempimento degli oneri previsti dalla normativa. Infine, visto il richiamo normativo operato dalla norma contenete l’esonero dall’obbligo di fatturazione elettronica unicamente ai soggetti di cui agli articoli 1 e 2 della L. 398/91, nei quali si fa riferimento solo alle associazioni sportive dilettantistiche, al fine di includere tra i soggetti esonerati anche tutti gli altri enti che, in virtù di norme successive o richiami, applicano il regime forfettario tra cui le SSD, l’Agenzia delle Entrate ha confermato che “la disposizione nor-
mativa stabilisce che l’esonero in parola riguarda tutti i soggetti che operano in regime di legge n. 398/1991”. La “Legge annuale per il mercato e la concorrenza” ha introdotto una serie di obblighi di trasparenza e pubblicità relativi a sovvenzioni, contributi, incarichi retribuiti e comunque a vantaggi economici di qualunque genere ricevuti dalle Pubbliche Amministrazioni o da soggetti pubblici in generale nell’anno solare precedente superiori a complessivi € 10.000. Per le associazioni la legge prevede l’obbligo della pubblicazione, nei propri siti o portali digitali (in mancanza del sito internet, è possibile adempiere anche attraverso la pubblicazione sulle pagine “social” dell’ente medesimo) mentre per le SSD l’adempimento deve avvenire attraverso la pubblicazione di tali informazioni nella nota integrativa del bilancio di esercizio e nella nota integrativa del bilancio consolidato, ove esistente. Spetta alle singole Pubbliche Amministrazioni eroganti l’onere di verificare l’avvenuto adempimento degli obblighi in questione da parte degli enti interes-
sati. Importante è il chiarimento fornito riguardo l’ambito di applicazione della sanzione prevista dalla legge in caso di mancato rispetto dell’onere in esame consistente nell’obbligo di restituzione ai soggetti eroganti delle somme ricevute - poiché a riguardo, come confermato anche dal Consiglio di Stato, secondo l’interpretazione letterale della norma la sanzione restitutoria è applicabile esclusivamente alle imprese (ivi comprese le SSD). È stato chiarito, altresì, che tra le elargizioni oggetto di pubblicazione rientrano anche i contributi del cinque per mille. Le informazioni di cui si dovrà dare notizia sono: 1. denominazione e codice fiscale del soggetto ricevente; 2. denominazione del soggetto erogante; 3. somma incassata per ogni singolo rapporto giuridico sottostante; 4. data di incasso; 5. causale. Gli obblighi di informazione in esame sono ulteriori e vanno distinti dagli obblighi di rendicontazione del vantaggio ricevuto ai quali gli enti beneficiari sono tenuti nei confronti della P.A. che ha attribuito l’ausilio finanziario.
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A regola d’arte / Associazione Italiana Arbitri Golf
Ma che REGOLE d’Egitto! LE PRIME APPLICAZIONI DELLE NOVITÀ RILEVATE DURANTE LE GARE D’ESORDIO DELL’ALPS TOUR E ILLUSTRATE DAL PRESIDENTE DELL’AIAG, ROBERTO BALLINI. IN PARALLELO, STA CONTINUANDO LA MASSICCIA ATTIVITÀ DI INFORMAZIONE E DI FORMAZIONE PARTITA GIÀ LO SCORSO ANNO di Isabella Data
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uesto avran pensato i Pro che hanno affrontato la Winter season 2019 dell’Alps Tour in Egitto, lo scorso mese di febbraio, ad Ain El Soknah, nelle gare Ein Bay Open prima e nel Little Venice Open poi. Ne parliamo con Roberto Ballini, Presidente AIAG – Associazione Italiana Arbitri di Golf - e parte del Comitato di gara in entrambe le manifestazioni. Poiché le nuove regole sono state varate e dal 1°gennaio sono in applicazione, può essere utile offrire qualche spunto sulle esperienze effettuate nei primi mesi nei tornei professionistici. Come sono andate le cose in Egitto? Per aiutare i giocatori a evitare fraintendimenti nell’applicazione delle nuove regole e quindi penalità, prima di iniziare le gare abbiamo tenuto una riunione con loro per presentare i cambia-
menti generati dalla Modernizzazione 2019. Tutti i 120 membri del field erano presenti. L’incontro è stato molto utile per fugare dubbi e perplessità. Tra i temi più discussi il droppaggio, sia per quanto riguarda il come (knee height), sia per quanto riguarda il dove (relief area). Altro tema ostico è stato il back on the line, con raccomandazione ai giocatori di marcare sempre il punto di riferimento. La problematica dell’allineamento del caddie, discussa, non ha avuto grandi richieste di chiarimenti in quanto sufficientemente digerita dai giocatori. Punto importante della riunione il Pace Of Play con particolare attenzione all’utilizzo del Ready Golf. L’incontro di chiarimento ha quindi reso più fluida la gestione delle gare. In particolare… A destra, Roberto Ballini, Arbitro dal 1994. Dal 2011 è Arbitro Internazionale: opera come Chief Referee nel circuito Alps Tour dal 2012 ed è presente come Guest Referee anche in gare dell’European Tour. Qui accanto, un’immagine ripresa durante l’incontro di Modena
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Sì, è stato un momento utile. Aggiungerei le considerazioni del Comitato a fine gara. Ein Bay Open: tempo perfetto, temperature gradevoli e mancanza di vento, campo in ottime condizioni, tanto che non si è piazzato, con putting green buoni ma non eccessivamente veloci. L’uso sistematico del Ready Golf ha consentito di completare le 18 buche in una media di 4,19 ore con anticipi max di 10 minuti e ritardi max di 3 minuti. Nel concetto di Ready Golf importante l’uso della Regola che consente di puttare con l’asta della bandiera lasciata nella buca. I giocatori hanno fatto ricorso a quest’opportunità per putt da notevole distanza o con linea di gioco influenzata da pendenze. Altro incentivo al gioco veloce: il tempo massimo di ricerca palla di tre minuti. Il Read Sea Little Venice Open è stato condizionato da forte vento per tutti i tre giorni di gara, con brusco calo della temperatura. Abbiamo avuto problematiche proprio sul discorso vento. Sono stati necessari diversi ruling per chiarire da dove la palla dovesse essere giocata dopo essere stata mossa dal vento (forze naturali, il vento non è agente estraneo!), una volta che era stata marcata, alzata e ripiazzata nel punto originale sul putting green. Anche in quest’Open l’uso del READY GOLF ha consentito di terminare ogni singolo giro con ritardi contenuti nei 10 minuti. Si è notato chiaramente come la riduzione del tempo massimo consentito per la ricerca della palla sia un fattore importante per la velocità del gioco. Sulle pagine Facebook di AIAG, molto interessanti, ci sono poi le osservazioni di Andy Mc Fee, Senior Referee dell’European Tour, raccolte nel primo mese di applicazione, integrate da annotazioni giunte anche dai colleghi arbitri americani. Materiale molto utile… Sì, ogni esperienza insegna. Raccogliamo tutto e pubblichiamo sia sulle pagine Facebook o sul nostro sito. Quando poi la Federazione inoltra informative su questi temi o pubblica nuove traduzioni, inviamo comunicazione a tutti gli associati sia con mail sia tramite whatsapp, facebook ecc. In questo modo manteniamo viva la nostra Learning Community AIAG. A proposito di Learning Community, AIAG si è distinta con grande impegno in una massiccia attività di informazione/formazione sulle Regole. Già dalla fine dell’anno scorso, con il primo incontro al Golf Ugolino… Modena, gennaio 2019, una sessantina di partecipanti. Sempre gennaio, al Marco Simone, un’altra sessantina. A febbraio, al Molinetto, altri 50. Abbiamo dovuto rimandare per maltempo l’incontro organizzato ai Girasoli, ma è riprogrammato. Così come anche il Veneto avrà un incontro formativo. In questi incontri, sono particolarmente graditi i momenti di Role Play, molto approfondito, compiuti in campo. Vedere e discutere nella pratica aiuta tutti tantissimo. Perciò grazie a Marcello Franchi, Enrico De Gemini, Giovanni Drago, Nicola Pitré, Paolo Remonato, Paolo Santi, i nostri soci che hanno principalmente
preparato e animato questi incontri. Grazie anche ai Circoli che ci hanno ospitato, comprendendo l’importanza di ogni momento formativo. AIAG ha poi fatto una capatina anche a Parma, a febbraio, in occasione della Fiera di settore, tenendo un incontro congiunto AIAG-Federazione Italiana Golf sulla Modernizzazione delle Regole. Siamo stati invitati dal CONI Emilia Romagna a tenere un incontro informativo sulle Regole al Salone del Golf di Parma. Sono andati come rappresentanti contemporaneamente, sia di AIAG sia della Federazione (sono a capo della Sezione Zonale FIG 4, Emilia Romagna-Marche) Marcello Franchi e Maurizio Ren. Hanno incontrato una ventina di giocatori, appassionati di golf, che hanno dedicato un paio d’ore all’incontro sulle nuove Regole. La nostra riflessione è molto positiva. Che degli appassionati rinuncino a due ore di scouting tra gli stand delle attrezzature e novità golfistiche per attrezzarsi sulle regole, è un segnale d’interesse altamente positivo! In linea con la volontà, mostrata dalla Modernizzazione 2019, di responsabilizzare maggiormente i giocatori nell’applicazione doverosamente corretta delle Regole del Golf .
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Interviste / Camilla Tolomei di Lippa
Fra storia,
TRADIZIONE E FUTURO di Maurizio Trezzi
SULLO SFONDO DI UNA MAGNIFICA BUCA DEL GOLF CLUB UGOLINO, CAMILLA TOLOMEI DI LIPPA, PRESIDENTE DEL CIRCOLO FIORENTINO DAL 2017
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Interviste / Camilla Tolomei di Lippa
FIORENTINA DI NASCITA E NEI WEEKEND, MILANESE NEI GIORNI LAVORATIVI, GRANDE GIOCATRICE DI GOLF, LA PRESIDENTE DELL’UGOLINO CI RACCONTA LA SUA BELLA E STIMOLANTE SFIDA. È INIZIATA DUE ANNI FA, QUANDO HA PRESO LE REDINI DEL CELEBRE CIRCOLO GIGLIATO, FONDATO NELL’ORMAI LONTANISSIMO 1889…
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ufficio al secondo piano di un palazzo milanese a due passi dal quadrilatero della moda è essenziale, quasi spoglio. Uno spazio tipico da consulente che passa le sue giornate lavorative più spesso dai clienti che non seduto alla sua scrivania. Dalla finestra arrivano gli echi e il clamore del via vai dei turisti. Niente a che vedere con la tranquilla serenità che si respira sui dolci declivi alle porte del Chianti dove, ogni fine settimana, Camilla Tolomei di Lippa torna per dirigere il Circolo Golf Ugolino, del quale è Presidente dal marzo 2017. “Ho sposato un milanese quindi non se ne parla nemmeno di restare in città durante il weekend! E poi da un paio d’anni ho questa responsabilità nel Circolo dove sono cresciuta e che amo. Il venerdì si parte per Firenze, ci si lascia alle spalle Milano e ci si butta in una nuova sfida”. La sfida è quella di gestire il Circolo italiano con più anni di storia alle spalle, fu fondato infatti nel 1889 su terreni a nord di Firenze da un gruppo di appassionati inglesi, prima di trasferirsi nel 1934 nella sede attuale. Oggi i 650 soci hanno a disposizione un campo fra i più scenografici e curati dell’intera penisola e vivono all’ombra un blasone da sostenere e preservare e da cui far crescere nuove progettualità. Camilla Tolomei all’Ugolino ci è cresciuta, si è affermata come una delle migliori golfiste italiane degli anni 80 – oggi ha un handicap di 4.6 - e anche quando il lavoro l’ha portata lontana da Firenze non ha mai smesso di vivere il Club. “Dopo la laurea in economia ho imparato sul campo quello che sarebbe stato il mio lavoro girando in positivo una serie di eventi negativi. L’azienda di famiglia, la Pontello Costruzioni, non versava in buone acque. Fu così che da Milano arrivarono dei consulenti per cercare di risanarla. Mi affiancai al team e imparai i trucchi del mestiere. L’azienda di famiglia non si salvò ma iniziai così la mia carriera come esperta di credit management e ristrutturazioni aziendali. E sempre così conobbi anche mio marito con cui oggi siamo colleghi”.
Adesso però, oltre a salvare aziende, c’è da gestire un Circolo prestigioso con 18 buche fra le più suggestive e affascinanti d’Italia. “La presidenza mi onora ed è, se vogliamo dire, il completamento di un percorso. Ho iniziato a giocare all’Ugolino. Ne ho respirato l’atmosfera, la tradizione, l’eleganza. Insieme a mia sorella Pia abbiamo vissuto qui i momenti più importanti della nostra gioventù. Poi sono arrivate la Nazionale e qualche bella vittoria. Il golf è sempre stata passione, un vero amore. E ora, dopo una prima esperienza in Consiglio, è arrivata, due anni fa, la Presidenza”. Con quale programma e quali obiettivi? “Ovviamente la mia formazione e la mia professione mi fanno guardare prima di tutto ai conti, elemento essenziale di una corretta gestione. Il tentativo è quello di aumentare i ricavi senza gravare sulle quote dei soci, il nostro primo patrimonio. Le maggiori entrate, insieme alle economie di scala, ci servono per dare più servizi. La parola d’ordine sono parsimonia e metodo: quello che sto cercando di dare al Consiglio anche nel modo prendere le decisioni, cosa che in passato forse è un po’ mancata”. Servizi, su cosa state puntando? “Dobbiamo manutenere e conservare la nostra struttura che ha pregi storici e architettonici indubbi. E poi lavorare sul campo. Gli ultimi investimenti hanno riguardato il rifacimento della zona approcci, dove siamo stati aiutati da Baldovino Dassù e più recentemente la realizzazione delle stradine per i golfcar. Serviranno a facilitare l’accesso al campo ai soci e anche a incrementare le entrate, grazie al noleggio e alla velocizzazione del gioco con un conseguente maggior numero di giri giocati”. I vostri soci sono tanti ma il momento è difficile per tutti. Come si sta lavorando per far quadrare i conti? “Il nostro è sempre stato un Circolo con tanti iscritti. Ovviamente, con il passare degli anni, l’età media cresce
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Interviste / Camilla Tolomei di Lippa e abbiamo bisogno di ricambio generazionale. Abbiamo avviato una promozione, con un abbonamento semestrale, in modo da far provare i nostri servizi e far respirare l’aria del Club a chi non è mai stato affiliato. È’ una delle nostre caratteristiche. All’Ugolino si viene per giocare a golf ma soprattutto per essere parte di una grande famiglia. E questo per noi continua a contare molto”. Si lavora anche sui giovani? “Certamente, grazie all’impegno di Max Secci e di Federica Dassù - da quest’anno anche Responsabile Sportivo del Circolo - abbiamo oltre 60 ragazzi nel Club dei Giovani, un bell’investimento per il futuro. Li seguiamo sia sotto l’aspetto tecnico sia sotto quello comportamentale grazie all’apporto di
Mauro Ravinetto che li motiva e gli insegna lo “Spirit of the Game”. E spesso arrivano gli ottimi risultati, come quelli più recenti di Letizia Bagnoli, ora volata negli USA, ma fino allo scorso anno portabandiera dell’Ugolino”. Altra fonte importante per le entrare di un circolo sono i greenfee. È così anche da voi? “Purtroppo non ancora a sufficienza. Durante la settimana il campo è certamente sotto utilizzato. Questo da un lato ci fa piacere, perché significa averlo in condizioni sempre perfette - anche grazie al sapiente lavoro dei nostri tecnici guidati da Vanni Rastelli – ma dall’altro impoverisce la voce entrate dei nostri conti. Abbiamo tentato di aumentare l’incoming turistico con successi alterni”.
Eppure siete a due passi da Firenze... “Si è vero ma credo che oggi il turista tipo che visita gli Uffizi e Piazza della Signoria non sia così interessato al golf. Si tratta più di un turismo mordi e fuggi, di persone interessante alla città e poco a vivere il territorio circostante. Certo non è per tutti così. Per questo abbiamo contribuito a ridare impulso al Golf in Florence, insieme a Poggio dei Medici e a Le Pavoniere. Partecipiamo a Fiere ed eventi turistici, come l’IGTM, ma i risultati non sono particolarmente incoraggianti. Probabilmente scontiamo il fatto di non essere un resort e di non offrire, in loco, una sistemazione alberghiera. Piuttosto stiamo lavorando bene con le aziende che in settimana organizzano all’Ugolino meeting e convention”. Beh, ora però ci sarà la Ryder Cup… “Ne sono felice e spero davvero sia un grande successo. Il Presidente Chimenti l’ha fortemente voluta e ora ci sta mettendo l’anima. L’auspicio è che possa fare da traino e da volano per far crescere il numero dei golfisti in Italia. Sarebbe davvero di giovamento per tutti”. Tornando all’Ugolino quali saranno le prossime azioni delle sua Presidenza? “Innanzitutto dare ai soci la serenità e la tranquillità che sono certa siano gli elementi che caratterizzano il Circolo. Nonostante il lavoro occupi gran parte del mio tempo, cerco sempre di essere molto presente nella vita del Club anche se non sono fisicamente a Firenze. L’obiettivo è incrementare il numero dei soci senza però snaturarci. Vogliamo mantenere quell’ambiente e quella familiarità che io ho vissuto e che sono certa siano il nostro valore aggiunto. Perché, come mi piace dire spesso, ‘l’Ugolino è un altra cosa’. E di questo dobbiamo sempre andare fieri”.
QUI ACCANTO CAMILLA TOLOMEI E IL PRESIDENTE DELLA FEDERGOLF, FRANCO CHIMENTI, RITRATTI INSIEME DI FRONTE ALLA MAGICA RYDER CUP
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Gioco in campo / Regole e decisioni
GRAVE
scorrettezza
Corrado Graglia
Davide Maria Lantos
ANALIZZIAMO INSIEME UNA DELLE DECISIONI PIÙ IMPORTANTI PRESE DI RECENTE IN APPLICAZIONE ALLE NUOVE NORMATIVE. PARTIAMO DAL CASO DI SERGIO GARCIA AL SAUDI INTERNATIONAL DISPUTATO ALL’INIZIO DI FEBBRAIO. IL CAMPIONE SPAGNOLO È STATO SQUALIFICATO PER IL SUO COMPORTAMENTO IN BASE ALLA REGOLA 1.2A
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abato 2 febbraio durante il terzo giro del Saudi International giocato presso il Royal Green Golf & Country Club, King Abdullah Economic City, in Arabia Saudita, Sergio Garcia ha perso il controllo di se stesso sulle prime nove buche del campo, causando una serie di danni ai green. Tale gesto ci ha dato spunto per approfondire da un punto di vista tecnico quanto accaduto e trasportarlo nella vita di un comune circolo di golf italiano, dove l’intensità dell’attività sportiva dilettantistica provoca diverse situazioni, talvolta spiacevoli, dovute a reazioni emotive eccessive che poco hanno a che fare con lo spirito del gioco del golf. Riteniamo che una delle bellezze dello straordinario gioco del golf sia l’abilità del giocatore di recuperare un colpo “sbagliato” e di mantenere la calma; le regole del golf in molti casi aiutano permettendo di ovviare da situazioni delicate, nonché di consentire al giocatore una corretta sfida con il campo. La regola 1.2a “Condotta prevista di tutti i giocatori” spiega che ogni giocatore deve essere onesto, agire con integrità, mostrare considerazione per gli altri e prendersi cura del campo ripiazzando le zolle, livellando i bunker, riparando i pitch-mark e ultimo, ma non meno im-
portante, nel non provocare danni inutili al campo. Sergio Garcia invece, con i suoi gesti, fra l’altro ripetuti più volte, ha provocato danni inutili al campo che lo hanno portato a una inevitabile squalifica per grave scorrettezza secondo la regola 1.2a. Per gli appassionati di regole è possibile capire più in profondità il significato di grave scorrettezza leggendo l’interpretazione 1.2a/1, anche se in realtà invitiamo tutti i lettori a leggere l’interpretazione citata e così potranno approfondire gli esempi di situazioni, purtroppo molto comuni durante le gare di circolo, in cui i giocatori commettono gravi infrazioni. Ci sono molti fattori che possono far
perdere la pazienza. Oltre alla classica “giornata storta”, nella quale anche la fortuna sembra non esistere, il gioco lento, la temperatura, una compagnia non eccellente e molto altro ancora generano situazioni delicate. I Comitati di Gara, a nostro giudizio, devono essere molto severi nel giudicare azioni sconsiderate, attivando se necessario le commissioni disciplinari. La bellezza del gioco non può essere rovinata da gesti completamente opposti allo spirito del gioco e proprio per questo l’edizione delle regole del golf 2019 ha voluto trasformare in “regola” quelle che nel passato erano semplici indicazioni contenute nel settore etichetta all’inizio del libro.
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Fore! /Donato Di Ponziano
TURISMO E GOLF:
un peccato mortale Donato Di Ponziano
FRA LE INFINITE ANOMALIE DEL GOLF DI CASA NOSTRA, CHE VIVE IN UN MONDO DAVVERO A PARTE SE CONFRONTATO CON QUELLO DEGLI ALTRI GRANDI PAESI OCCIDENTALI, C’È SOPRATTUTTO QUELLA DI NON ESSERE RIUSCITO A CRESCERE NEI DESIDERI DEI GIOCATORI STRANIERI,NONOSTANTE UN TERRITORIO STRAORDINARIO
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l golf italiano è un caso più unico che raro nel suo genere, praticamente impossibile da comprendere per coloro che lo guardano da lontano, difficilissimo anche per chi come noi lo vive da addetti ai lavori. Per esempio,
un amico di origine italiana che vive a Boston, responsabile dei nuovi resort per la catena alberghiera Marriott, non perde mai occasione di chiedermi del perché l’Italia, con tutte le sue attrazioni storico/artistiche, i suoi campi da golf,
il suo clima, il suo sud ricco di cose belle da offrire, il suo mare e la qualità della sua enogastronomia, non riesca a intercettare il flusso di golfisti che si muovono nel mondo per turismo. È per lui una cosa incomprensibile e lo
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dice sempre scuotendo la testa, direi da rassegnato. Già, perché una persona normale, senza spiccate conoscenze a riguardo, ma solo con un minimo di sale in zucca, non può capacitarsi di questa madornale lacuna nel cervello dei nostri governanti. Se poi chi giudica è un esperto del settore, non potrà mai comprendere, per nessuna ragione, del perché stiamo ancora a guardare i tanti paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo migliorare la loro economia attraverso il golf, senza che noi si decida di giocare anche la partita. Nel bene e nel male, l’Italia del golf fa storia a sé. È una piccola voce tra quelle che cantano nel panorama golfistico europeo, stonata da una parte, ma pronta anche a far sentire i suoi acuti dall’altra grazie al grande Chicco Molinari che il tricolore ce l’ha cucito addosso. Quindi un vero trionfo tra Yin e Yang, cioè la massima espressione di una
dualità che è forza e debolezza allo stesso tempo. Nel nostro caso, per quanto attiene alla nostra capacità di cogliere le opportunità rappresentate da quei milioni di persone in movimento che decidono di scegliere una località per passare la vacanza sulla base o meno dell’esistenza di un campo da golf ad una distanza massima di un’ora da dove decideranno di andare, non si può esprimere un giudizio, poiché purtroppo, mi dispiace dirlo, non esiste azione concreta. È pure peggio dello sbagliare, il non fare è un peccato mortale. Se poi si considera che potremmo partire in vantaggio rispetto a tanti paesi che provano a giocare la carta del turismo golfistico avendo oggettivamente poche chance di raggiungere un risultato significativo, allora per noi il viaggio all’inferno è assicurato. Per carità, qualche piccolo progetto portato avanti pur con caparbietà a li-
vello locale o regionale ha dato qualche piccolo frutto, ma manca il sistema a livello nazionale, una forza più consistente che possa mettere insieme le eccellenze utili a formare un pacchetto allettante di opportunità per gli stranieri che potrebbero sceglierci. Tra poco, nel 2022, ci sarà la Ryder Cup a Roma e la maggior parte della sua forza attrattiva per il turismo del golf, dobbiamo dirlo, non durerà in eterno. Anzi direi che già tre anni dall’inizio dell’avventura sono passati senza aver mosso foglia all’interno dei circoli italiani. A dir tanti ne abbiamo altri cinque per capitalizzare l’immane sforzo economico chiesto a tutti gli italiani. Guardo ai miei poveri scritti di qualche anno fa e mi rendo conto che l’inesorabile countdown verso l’inizio del torneo più importante del golf non ha sinora prodotto fatti utili alla nostra crescita. Sarebbe un dramma arrivare a fare questo ragionamento a Ryder giocata. UNA BELLISSIMA PANORAMICA DEL SAN DOMENICO, PERCORSO PUGLIESE COLLEGATO CON UNO DEI MIGLIORI RESORT DEL MEDITERRANEO, BORGO EGNAZIA, CHE SI INTRAVEDE SULLA DESTRA. A SINISTRA, LA BIANCA SAGOMA DELLA CLUBHOUSE
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Personaggi / Fabrizio Pagliettini
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NEL CUORE di Fulvio Golob
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LUNGA INTERVISTA CON IL DIRETTORE DEL CIRCOLO LIGURE E PRESIDENTE AITG, ARRIVATO AL TERMINE DEL SUO MANDATO. PER LUI IL GOLF È SOPRATTUTTO...
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Personaggi / Fabrizio Pagliettini
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redo che, nel golf italiano, siano poche le persone che possano confrontarsi con lui per esperienza, dedizione, passione per il proprio lavoro. Da quasi 35 anni Fabrizio Pagliettini ha stretto un legame indissolubile con il Circolo Golf & Tennis di Rapallo, storico club italiano che sta per spegnere 90 candeline. Da sei è presidente dell’Associazione Italiana Tecnici di Golf, incarico che sta lasciando al termine dei due mandati oltre i quali, secondo Statuto, si deve passare la mano. E personalmente, quello con Fabrizio è uno dei rapporti umani più belli e gratificanti che sono riuscito a cucire nei miei 20 anni di giornalismo legato al golf. Nato il 30 marzo 1965 a Chiavari (Genova), “Fabri” è ligure fino al midollo, nel senso che ama fino all’ultima zolla della sua difficile terra, compressa fra onde e montagne e martoriata negli ultimi anni da mareggiate, dissesti idrogeologici e tragedie come quella del Ponte Morandi. Direttore del club Rapallo dal 2000, Pagliettini ha perfezionato con corsi e master la sua appartenenza al settore del golf. Per anni Vice Presidente Federazione Golf Disabili, è sposato da 30 anni. Vice Presidente del Panathlon Tigullio Chiavari, è componente di diverse associazioni benefiche, a cui si è avvicinato anche per essere più vicino al figlio, ipovedente, con cui ha uno straordinario rapporto e con cui divide il grande piacere per la musica. Ma anche per il calcio gli capita di spendere qualche momento del suo (poco) tempo libero. E su questo terreno gli amori sono due, l’Entella di Chiavari e la Juventus. Quando e come sei entrato al Golf Rapallo? Avevi esperienze di lavoro precedenti? Era il 1985 e venivo da un anno di militare terribile, tra nonnismo e difficoltà ambientali. Ero pronto a tutto. Paolo Magoni, segretario storico di Rapallo, uomo con un carisma straordinario, mi guardò dritto negli occhi e mi disse: “Non esistono feste e domeniche a casa, le ferie le fai quando le giornate hanno poche ore di luce, scordati di am-
malarti…” Non esitai un secondo, sorridendo mi resi disponibile. Dopo una settimana, pur non sapendo neanche dove sarai andato a lavorare e di cosa mi sarei occupato, ero in Segreteria. È stato un amore professionale a prima vista? Sì. diciamo che mi è sempre piaciuto stare in mezzo alla gente, mi sveglio spesso con il sorriso e mi sento stanco due o tre volte l’anno. Con questi presupposti lavorare a Rapallo può essere possibile. Poi è chiaro c’è voluto molto tempo per conoscere questo mondo, i suoi meccanismi, le sue difficoltà. Dopo cinque anni idilliaci in cui ero il terzo di Segreteria dietro due “colossi” come Magoni e Capurro, entrambi per motivi diversi lasciarono Rapallo. Persi due guide, due amici e mi ritrovai da solo. Smarrito? No, molto preoccupato ma sorretto da coraggio e determinazione. Posso dire di aver vinto la scommessa: sono ancora qui. Ho però la consapevolezza di avercela fatta perché sono stato fortunato a lavorare con persone speciali. Molti dipendenti sono al mio fianco da tanti anni, senza il loro apporto non avrei fatto nulla. Questo non vuol dire che tutto sia andato sempre bene, ci sono state e ci saranno discussioni e incomprensioni. Ma con una stima alla base e un rispetto che li rende, per me, determinanti. Com’è cambiato il tuo lavoro da quando hai iniziato? Negli ultimi tempi in modo repentino e radicale. Il direttore di club sino a fine anni Novanta doveva essere una persona sempre presente, attenta al socio, alle sue esigenze. Doveva essere capace di gestire al meglio il personale, di avere contatti con gli sponsor e capace di gestire le problematiche interne. Era una figura che lavorava comunque in un mondo particolare, senza troppi problemi di cassa e senza ansie notturne causate dal quotidiano. Doveva riuscire ad essere un tuttologo ma lasciando lo spazio di movimento e di decisione ai vari direttivi. Un lavoro molto delicato,
NELLA PAGINA PRECEDENTE, FABRIZIO PAGLIETTINI E IL GREEN DELLA BUCA 8 DI RAPALLO, LA PIÙ IMPEGNATIVA DEL FAMOSO CIRCOLO LIGURE, DI CUI VEDIAMO QUI SOPRA LA BELLA SALA CARTE
ma tutto sommato solido. Questo il mio caso, questo nella maggioranza dei casi. E oggi? Sono rimaste le prerogative di presenza sorridente e continua e di attenzione al socio ma è molto importante lavorare sull’incoming, trovare soluzioni per migliorare gli incassi, tagliare i costi, gestire un personale meno motivato perché meno gratificato e ridotto al minimo. Sono aumentate le ansie notturne, si
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fitta di appuntamenti? Beh, ancora oggi se in un giorno del weekend non c’è gara il circolo si svuota… Tutto farebbe pensare che siano i soci a volere un calendario fitto. Penso che per molti valga questo concetto. È vero anche che siamo noi, intesi come addetti ai lavori e dirigenti, che abbiamo creato il tessuto nel quale si inseriscono i giocatori. Noi che, anche per motivi di “cassa”, li educhiamo alla gara a tutti i costi. Certo, forse a volte si perde il gusto di giocare per il piacere di farlo con un amico, scoprendo l’enorme privilegio di fare sport nel paradiso dei nostri campi. E finire magari con una spaghettata condivisa in clubhouse. Cosa chiede un socio al proprio circolo? Chiede di giocare, di utilizzare i servizi, di avere opportunità per frequentare. Forse non cerca più una seconda casa come un tempo: troppi i motivi legati anche e soprattutto al poco tempo che ormai ci rimane da dedicare a noi stessi. Su questo dobbiamo lavorare intensamente, difendere il Circolo come “casa del Socio”. La sala carte, per esempio, in molti club è un ambiente quasi superato. Cosa ricercano i giovani oggi? C’è da lavorare. Non è una battaglia persa ma merita attenzione massima.
evidenziano i segnali della crisi e della trasformazione necessaria e obbligatoria del club in una azienda. Aver fatto bene, almeno penso, il direttore negli anni Novanta mi aiuta ad operare al meglio anche oggi, ma se non avessi cambiato pelle non sarei più adatto a questo lavoro. E invece ho lavorato molto su me stesso. È la mia salvezza e, in parte, il mio orgoglio personale. Il 2019 segna i 90 anni del Golf Rapallo. Come li celebrerete? Intanto ogni gara del calendario, se possibile, si trasforma in un piccolo evento. Poi avremo il 30 giugno un evento sociale di grande spessore al quale stiamo già lavorando. Un libro sul-
la nostra storia e alcune iniziative con sponsor di altissimo livello faranno da corollario prezioso a questo traguardo. Negli anni, sono stati molti i tentativi di modificare il tracciato del campo. Sono situazioni superate? Se ne parla sempre, a fasi alterne. La cosa che manca rispetto al passato sono gli euro da investire. Quindi presumo che se ne continuerà a parlare ancora per un po’… I calendari dei circoli italiani sono pieni di gare, un fatto forse unico al mondo. Sono davvero i soci a volere una stagione tanto
A proposito di giovani, qual è la situazione a Rapallo? Buona, non ottima ma abbiamo la guardia ben alta. E soprattutto siamo in crescita. Ovviamente ci sono anche difficoltà generazionali, momenti in cui ti nasce tra le mani un campioncino e lui da solo ti crea un movimento. Abbiamo una squadra femminile molto buona, abbiamo aderito al progetto scuola della Federazione Italiana Golf e soprattutto c’è un comitato attivissimo che sta lavorando seriamente. Io credo nei frutti dati dal lavoro. Con i giovani ci vuole pazienza e determinazione. Il momento del nostro golf non è dei migliori. Come sta il tuo circolo? Meglio rispetto a qualche anno fa. Stiamo cercando di mantenere alto il
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Personaggi / Fabrizio Pagliettini livello di servizi e di cura del campo pur facendo i conti… con i conti! Non è semplice, abbiamo costi di gestione altissimi, un affitto con la Regione Liguria fermo a 20 anni fa e oggi veramente pesante. Il mio Presidente e il Direttivo stanno lavorando bene e i risultati ci sono ma il club ha una fisionomia diversa. Siamo più moderni, non necessariamente più belli ma certamente più solidi. Un club con una storia e una tradizione tanto importanti deve sempre puntare al miglioramento. I programmi futuri? Senz’altro continuare il dialogo con le istituzioni per avere un po’ di spazio di manovra per fare lavori importanti e necessari. Dobbiamo migliorare diverse strutture come il caddie master, il deposito operai, dobbiamo mantenere alto il livello del percorso perché in primis siamo un campo di golf e che, anche per le norme restrittive ben conosciute, tenere un campo in ordine oggi è difficilissimo. I progetti sono tanti, lentamente ma con continuità riusciremo ad arrivare su tutto. Ne sono certo. Cosa si dovrebbe fare per incrementare il numero dei giocatori?
A medio lungo termine bisogna operare tra i bambini, nelle scuole, coinvolgere i genitori, i docenti, dare una immagine “giovane”. Quale sport unisce nonno e nipote, genitore e figlio, che diverte entrambi? Non ne esistono altri… Invece, per avere dei risultati in tempi brevi, è necessario puntare sul binomio golf e salute: il golf consente di fare sano movimento in ambiente curato. 12 chilometri per due o tre volte la settimana sono una terapia efficace per molti problemi over 50. Poi ovviamente velocizzare il gioco. Io non amo le gare a nove buche ma è un dato di fatto che il tempo sia un problema per tutti.
questo speriamo che le deroghe per i fitofarmaci siano approvate.
La Ryder Cup 2022 sarà un argomento decisivo per lo sviluppo del nostro golf? Ci credo, voglio crederci, dobbiamo tutti fortemente crederci! Si parlerà molto di golf, di Italia, di movimento turistico. Speriamo solo di essere all’altezza, speriamo che i nostri campi si presentino al top, per affiancare il nostro clima, le nostre bellezze e peculiarità uniche. L’ospite straniero che viene a giocare in Italia e si trova bene torna e fa tornare altri amici. Chi si trova male, chi gioca su un campo non in condizione crea un vortice negativo inimmaginabile. Per
Sei al termine del tuo secondo mandato come presidente AITG. Il bilancio di questi sei anni? Meraviglioso. Nell’ultima newsletter del mandato che riassume il percorso svolto in questi sei anni, ho scritto: “Siamo onorati!”. Personalmente è stato un onore occupare un posto di privilegio che fu di Gianfranco Costa e di Massimiliano Schneck. Ma senza la mia splendida squadra non avrei fatto nulla. Grazie, quindi, ai soci per averci dato questo privilegio e ai consiglieri per il lavoro svolto. Fammi fare un ringraziamento particolare a Rita
Una chiave per aiutare il golf italiano è legata al turismo. Cosa state facendo in questo settore? Nel mio Circolo è uno degli aspetti che stanno cambiando. Prima aspettavamo il turista che, attratto da Portofino e dalla Riviera, scopriva anche il piacere di giocare a Rapallo. Oggi abbiamo la consapevolezza di essere una leva turistica importante per tutto il Tigullio, per la Regione. Ci muoviamo in sinergia con le attività turistiche, stiamo preparando eventi mirati proprio a questo. Insomma… è il futuro.
IN QUESTE PAGINE, FABRIZIO PAGLIETTINI IN COMPAGNIA DI COSTANTINO ROCCA (QUI ACCANTO), RITA GENOVESE (SEGRETARIA AITG) E ANTONELLO BOVARI (PRESIDENTE PGAI). A DESTRA, LA CLUBHOUSE DI RAPALLO IN UNA BELLA IMMAGINE SERALE
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Genovese, la nostra segretaria instancabile e preziosa. Il problema più rilevante che state affrontando adesso è quello del PAN? Si, per vari motivi che ho elencato anche nel corso dell’intervista. Ma ci sono molti aspetti da affrontare. Il nuovo Consiglio avrà da fare, AITG ormai è una macchina che macina molto lavoro e ha tante responsabilità. Cosa auguri a chi prenderà il vostro posto nel Consiglio dell’AITG? Ogni bene e ringrazio sin d’ora chi metterà il suo tempo a disposizione
dei colleghi. Ci vorrà passione, cuore, rispetto e spirito di squadra. E collaborazione da parte di tutti, io per primo sarò sempre a disposizione. Cosa ti piace di più del tuo lavoro e di cosa invece faresti volentieri a meno? Il contatto con la gente, il piacere di regalare un’emozione, un sorriso: questo è il massimo! Per contro ci sono aspetti amministrativi e gestionali che impongono decisioni dolorose, a volte riguardanti persone che ti lavorano a fianco. Ed è un aspetto che, nelle poche volte che mi è capitato, ho cercato di svolgere difendendo un’etica di base.
Per guardarmi allo specchio alla sera e non provare fastidio. Le tua passione numero uno quando sei lontano dal golf? La famiglia. Ho la fortuna di poter abbracciare ancora mio padre, mia madre e mio fratello. Ho una moglie splendida e un figlio per mille motivi unico e prezioso. Cosa voglio di più? Nel poco tempo libero scrivo canzoni, spesso per bambini. Scrivere per loro mi fa stare bene, mi dà la possibilità di riappropriarmi del sorriso che solo un bimbo sa “indossare”. E poi cammino… Cerco la solitudine per apprezzare di più il piacere di stare bene in mezzo a tanta gente. E a tanti golfisti!
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TICKET TO PARADISE I primi otto classiďŹ cati delle due categorie si aggiudicheranno un soggiorno in una destinazione paradisiaca. Scopri il calendario completo e i dettagli su www.golfeturismo.it nella sezione Ticket to Paradise
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Formula di gara: 18 buche Stableford, 2 categorie Premi: 1°, 2° e 3° netto per categoria, 1°lordo (campi a 18 buche) Premi: 1°, 2° netto per categoria (campi a 9 buche)
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Circuiti mondiali / Grandi manovre TUTTO NUOVO PER LA STAGIONE 2019: IL PGA TOUR DETTA LEGGE CAMBIANDO IL SUO CALENDARIO E AUMENTA ANCORA IL DISTACCO NEI CONFRONTI DELL’EUROPEAN TOUR, CHE PER RESTARE ALMENO IN SCIA CERCA ALTROVE NUOVI SPAZI. LE NOVITÀ SONO ARABIA SAUDITA E KENIA
A
nno fondamentale il 2019 per i Tour mondiali. I calendari del PGA e dell’European sono stati coinvolti in una vera e propria rivoluzione. Mentre entusiasticamente salutiamo la vittoria di uno scatenato Francesco Molinari nell’ultratitolato Arnold Palmer Invitational, sul PGA Tour, come in una partita di domino spostare una tessera importante quale il Pga Championship ha innescato una reazione a catena. Trasferito da agosto a maggio, il major più “giovane” (è nato nel 1916) ha celebrato quest’anno l’edizione numero 100 e deciso di lasciare la sua collocazione estiva. È atterrato in primavera, creando un vero e proprio sconquasso nei calendari e obbligando soprattutto quello dell’European Tour a rivedere i suoi appuntamenti. Il motivo di questo spostamento è dovuto alla concorrenza con la NFL, la grande lega pro di football americano. Le ultime gare della stagione, le finali della FedEx Cup, andavano in collisione con l’avvio del campionato della palla ovale e la sovrapposizione creava non pochi problemi di audience al golf. Nel 2020 ci sarebbe poi stata la difficile coabitazione con l’Olimpiade di Tokio. E vediamo adesso in dettaglio cosa cambia nei due circuiti più importanti del mondo.
PGA TOUR: CLOU A INIZIO ANNO L’atterraggio nel mese di maggio (dal 16 al 19) di un compagno di viaggio importante e scomodo come il PGA Championship ha fatto anticipare anche altri tornei di grande spicco. È il caso di The Players, il più ricco del mondo, major esclusi, che è stato costretto a spostare quelli che quest’anno i suoi ben 12,5 milioni di dollari di montepremi (nelle nuove date dal 14 al 17 marzo. Due mesi di anticipo e quindi una raffica di appuntamenti di grande richiamo che al 31 marzo avranno anche visto la disputa di tre dei quattro WGC in programma. Il quarto (HSBC Champions in Cina) per gli americani farà già parte del calendario 2019/2020. Queste quattro gare valgono naturalmente anche per l’European Tour, al pari dei major, che scandiranno uno dopo l’altro i mesi di aprile (Masters), maggio (PGA Championship), giugno (U.S. Open) e Open Championship (luglio). Le cartucce più importanti vengono perciò sparate tutte a inizio anno, che per il calendario a stelle e strisce è comunque nella parte centrale, visto che la sequenza dei tornei 2018/2019 ha preso il via fin dal 7 ottobre. FEDEX PLAYOFF: CAMBIA TUTTO Grandi novità anche per il finale della stagione. La FedEx Cup, come già accen-
nato, anticipa e gioca le sue carte entro agosto (il Tour Championship si concluderà il 25). I Playoff perdono però uno dei quattro appuntamenti, e cioè il Dell Technologies che si disputava a Boston, noto per iniziare al venerdì e poi concludersi il lunedì. Cambia anche il metodo per incoronare il vincitore. All’ultimo atto di Atlanta, anziché partire al primo giro tutti con lo stesso punteggio, il primo della classifica in quel momento prenderà il via con un bonus di 10 sotto il par, il secondo invece inizierà a -8, il terzo a -7. Poi quarto a -6 e quinto a -5. I restanti 25 ammessi alla finale avranno questa situazione: -4 dal 6° al 10°, -3 dall’11° al 15°, -2 dal 16° al 20° e infine -1 dal 21° al 25°. Per i restanti cinque, score senza “regali. Il risultato finale perciò sarà quello delle consuete 72 buche, ma modificato dalla tabella dei premi di cui abbiamo parlato qui sopra. Questa nuova regola consentirà di avere sempre sotto gli occhi la situazione, senza dover ricorrere a calcoli e punteggi, fatto che sicuramente gioverà allo spettacolo, rendendo tutto molto più semplice da capire. Alla prima delle tre gare dei Playoffs (Northern Trust) verranno ammessi 125 giocatori, che scenderanno a 70 nella seconda (BMW Championship) e infine a 30 per il Tour Championship.
a cura della redazione
Una vera valanga di DOLLARI CLUB
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Francesco Molinari È già andato a segno nella nuova stagione, raccogliendo il suo secondo successo negli U.S.A., dove ha vinto con un ultimo straordinario giro un torneo di grande richiamo e tradizione come l’Arnold Palmer invitational di Orlando (florida). Nella foto, eccolo con il trofeo, a cui si sono aggiunti 1.638.000 dollari CLUB
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Circuiti mondiali / Grandi manovre EUROPEAN TOUR 2019 25 novembre 2 dicembre 2 dicembre 9 dicembre 16 dicembre 19 gennaio 27 gennaio 3 febbraio 10 febbraio 17 febbraio 24 febbraio 3 marzo 10 marzo 17 marzo 24 marzo 31 marzo 31 marzo 14 aprile 28 aprile 5 maggio 12 maggio 19 maggio 26 maggio 2 giugno 16 giugno 23 giugno 30 giugno 7 luglio 14 luglio 21 luglio 28 luglio 4 agosto 11 agosto 18 agosto 25 agosto 1 settembre 8 settembre 15 settembre 22 settembre 29 settembre 6 ottobre 13 ottobre 20 ottobre 27 ottobre 3 novembre 10 novembre 17 novembre 24 novembre
Honma Hong Kong Open Australian PGA Champ. AfrAsia Bank Mauritius Open South African Open Alfred Dunhill Champ. Abu Dhabi HSBC Champ. Omega Dubai Desert Classic Saudi International Nuovo per EuroTour Vic Open Nuovo per EuroTour ISPS Handa World Super 6 WGC-Mexico Champ. World Golf Champ. Oman Open Qatar Masters Kenya Open Nuovo per EuroTour Maggiobank Champ. WGC-Dell Techn. Match Play World Golf Champ. Hero Indian Open Masters Tournament Major Trophée Hassan II Volvo China Open British Masters PGA Championship Major Made in Denmark Belgian Knockout U.S. Open Major BMW International Open Valderrama Masters Dubai Duty Free Irish Open Rolex Series Aberdeen Scottish Open Rolex Series The Open Championship Major WGC-FedEx St. Jude World Golf Champ. TBA Shot Clock Challenge D+D Real Czech Masters Scandinavian Invitation Omega European Masters Porsche European Open KLM Open BMW PGA Championship Rolex S. – Flagship event A. Dunhill Links Champ. Celebrity Pro-Am Open de España Italian Open Rolex Series Open de France Portugal Masters WGC-HSBC Champions World Golf Champ. Turkish Airlines Open Rolex Series Nedbank Golf Challenge Rolex Series DP World Tour Champ. Finale Rolex Series
Hong Kong Australia Mauritius Sudafrica Sudafrica Emirati Arabi Rolex Series Emirati Arabi Arabia Saudita Australia Australia Messico Oman Qatar Kenya Malesia U.S.A. India U.S.A. Marocco Cina Inghilterra U.S.A. Danimarca Belgio U.S.A. Germania Spagna Irlanda Scozia Nord Irlanda U.S.A. TBA TBA Repubblica Ceca Svezia Svizzera Germania Olanda Inghilterra Scozia Spagna Italia Francia Portogallo Cina Turchia Sudafrica Emirati Arabi
MONTEPREMI DA FAVOLA Altra grande novità i 10 milioni di dollari che finiranno nelle tasche dei top ten della classifica al termine del Whyndam Championship, ultimo torneo della stagione regolare che termina il 4 agosto. Un bell’incentivo per chi vorrà portare a casa dollari e punti per iniziare i FedExPlayoff in un’ottima posizione. Nuovo sarà anche il montepremi per il vincitore, che passerà da 10 a ben 15 milioni di dollari. Da sottolineare infine l’estensione dell’accordo fra FedEx e PGA, che hanno siglato un contratto per ulteriori dieci anni, con altri soldi in aggiunta sul circuito americano, decisamente più attraente rispetto all’European Tour. Nel 2007, quando sono nate, le finali di stagione prevedevano 35 milioni di dollari di “borsa” complessiva. L’anno prossimo la cifra sarà invece esattamente doppia: ben 70 milioni, un vero fiume di denaro. EUROPEAN TOUR: UN DIFFICILE INSEGUIMENTO La valanga di dollari che inonda il circuito americano mette inevitabilmente in crisi quello del Vecchio Continente. I montepremi d’oltreoceano valgono in media più del doppio di quelli europei e questo fatto, inevitabilmente, non passa inosservato quando si devono operare le scelte sui tornei a cui partecipare. La prova incontestabile è che lo spostamento del PGA Championship a maggio si è tradotto in un vero e proprio terremoto per l’European Tour. Trasloca a settembre (19-22) il BMW PGA Championship di Wentworth, seconda gara più importante del circuito dopo The Open, che quest’anno fra l’altro lascia dopo tempo immemore l’isola britannica per disputarsi in Irlanda del Nord, al Royal Portrush. Finiscono a ottobre gli Open di Spagna (3-6), Italia (10-13), Francia (17-20) e Portogallo (24-27), che fanno invece anticipare a maggio (9-12) il British Masters. Da sottolineare come il torneo parigino perda la corona delle Rolex Series, riducendo in modo sensibile il montepremi. Al suo posto l’Abu Dhabi HSBC di metà gennaio, che prende il suo posto nel club dei sette milioni di dollari insieme a Irlanda, Scozia, Inghilterra, Italia, Turchia e Sudafrica. A otto si conferma invece l’atto conclusivo di Dubai.
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Novità del calendario il Saudi International, che si è tenuto dal 31 gennaio al 3 febbraio), prima assoluta dell’Arabia Saudita sul palcoscenico del Grande Golf. Il campo scelto è stato il recente Royal Greens, nella King Abdullah Economic City, centro a poco più di cento chilometri da Gedda, sul Mar Rosso, e il montepremi è di buon livello (3.500.000 dollari). New entry anche il Kenya Open (14-17 marzo), promosso dal Challenge Tour, che prende il posto dell’Oman Open, uscito dal circuito. Scompare per il momento il Rocco Forte Sicilian Open, mentre nel Challenge Tour, in giugno si gioca a Terre dei Consoli. RACE TO DUBAI: I NUOVI PUNTI Cambia completamente il calcolo dei risultati che sull’European Tour determinano la classifica generale della stagione. Il sistema è piuttosto complicato e quindi non entreremo nei dettagli. A grandi linee possiamo dire che tutte le gare in programma vengono divise in nove fasce, ciascuna relativa a un determinato intervallo di dollari nel montepremi. Si va dai 2.000 punti disponibili in tornei fino a 1.749.000 dollari ai 10.000 che spettano solo ai quattro major. Questa scelta non dovrebbe avere un impatto eccessivo sui leader della Race to Dubai, ma permettere ai giocatori di rincalzo di non venire penalizzati troppo, cosa che succedeva in precedenza con un differenziale fra gare top ed eventi di prima fascia di 12:1 e che quest’anno scende invece a 5:1. Per fare un esempio pratico, il WGC Bridgestone e l’Open Championship avevano l’anno scorso più o meno lo stesso montepremi. Ma il 50° della gara americana, inserita come WGC nel calendario dell’European Tour, portava a casa 55.000 punti per la Race to Dubai contro i 37.000 del major britannico. Un’evidente disparità che il nuovo regolamento cerca di eliminare. Dubai ha confermato anche per il 2020 la sua sponsorizzazione alla classifica, che comporta cinque milioni di jackpot e otto per la vittoria nel DP Tour. Il golf, presente negli Emirati Arabi Uniti da ormai 40 anni, è diventato una vera e propria industria per la zona, con un fatturato che, secondo una recente ricerca di Deloitte vale circa 240 milioni di dollari all’anno. Ma in Italia, purtroppo, questi dati sembrano non importare a nessuno…
PGA TOUR 2019 7 ottobre 14 ottobre 21 ottobre 28 ottobre 4 novembre 11 novembre 18 novembre 23 novembre 2 dicembre 9 dicembre 6 gennaio 13 gennaio 20 gennaio 27 gennaio 3 febbraio 10 febbraio 17 febbraio 24 febbraio 3 marzo 10 marzo 17 marzo 24 marzo 31 marzo 7 aprile 14 aprile 21 aprile 28 aprile 5 maggio 12 maggio 19 maggio 26 maggio 2 giugno 9 giugno 16 giugno 23 giugno 30 giugno 7 luglio 14 luglio 21 luglio Major Champ. 28 luglio 4 agosto 11 agosto 18 agosto 25 agosto
28 ottobre 24 febbraio 31 marzo 21 luglio 28 luglio
Safeway Open CIMB Classic CJ Cup WGC-HSBC Champions World Golf Championship Shriners Hospitals Mayakoba Golf Classic RSM Classic The Match: Tiger vs Phil Hero World Challenge QBE Shootout Sentry Tourn. of Champions Sony Open in Hawaii Desert Classic Celebrity Pro-Am Farmers Insurance Open Waste Management Phoenix AT&T Pebble Beach Pro-Am Celebrity Pro-Am Genesis Open WGC-Mexico Championship World Golf Championship The Honda Classic Arnold Palmer Invitational The Players Championship Flagship event Valspar Champ. WGC-Dell Techn. Match Play World Golf Championship Valero Texas Open Masters Tournament Major RBC Heritage Zurich Classic Team event Wells Fargo Championship AT&T Byron Nelson PGA Championship Major Charles Schwab Challenge The Memorial Tournament RBC Canadian Open U.S. Open Major Travelers Champ. Rocket Mortgage Classic Nuovo torneo 3M Open Nuovo torneo John Deere Classic The Open Championship WGC-FedEx St. Jude World Golf Championship Wyndham Champ. The Northern Trust FedEx Cup Playoffs BMW Championship FedEx Cup Playoffs Tour Championship FedEx Cup Playoffs Altri eventi Sanderson Farms Champ. Puerto Rico Open Corales Puntacana Resort Barbasol Champ. Reno-Tahoe Tournament
California Malesia Corea del Sud Cina Nevada Messico Georgia Nevada Bahamas Florida Hawaii Hawaii California California Arizona California California Messico Florida Florida Florida Florida Texas Texas Georgia Sud Carolina Louisiana Sud Carolina Texas New York Texas Ohio Ontario California Connecticut Michigan Minnesota Illinois Irlanda del Nord Tennessee Carolina del Nord New Jersey Illinois Georgia
Mississippi Puerto Rico Rep. Dominicana Kentucky Nevada
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11° INVITATIONAL San Domenico Golf
AD APRILE IL CEO CHAMPIONSHIP CEO CHAMPIONSHIP NORD
CEO CHAMPIONSHIP NORD
WEB RANKING
Castelconturbia e Bogogno Golf 5-6 aprile 2019
CEO CHAMPIONSHIP SUD
CEO INVITATIONAL
WEB RANKING ONLINE Premiazioni mensili dei primi classificati
CEO CHAMPIONSHIP SUD
NETWORKING: ENTERPRISE CHALLENGE
Borgo Egnazia - San Domenico Golf 10 maggio 2019
Gara di doppio a squadre aziendali 4 ottobre 2019
CEO INVITATIONAL
NETWORKING: ENTERPRISE IN TOUR
Borgo Egnazia - San Domenico Golf 10-12 maggio 2019
Gare di golf itineranti organizzate dalle aziende iscritte al Club
Chief Executive Officer, Chairman, Business Owner, Country Manager, Chief Operating Officer di società di capitale e Presidenti di Golf Club. Queste le figure aziendali che possono iscriversi al CEO CLUB 2019. Ma quest’anno il Ceo Club raddoppia. È infatti possibile effettuare l’iscrizione come azienda all’ENTERPRISE CLUB e partecipare agli eventi giocando con i colori aziendali. Molti i momenti di condivisione e le opportunità (consulta la programmazione completa su www.ceoclub.it) Quota di iscrizione CEO CLUB: EURO 50 + IVA La quota di iscrizione offre:
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Intervista / Alessandro De Luca
di Fulvio Golob
In passerella
SUL GREEN CARPET a cura della redazione
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INELLE FOTO, ALESSANDRO DE LUCA E LA BELLA CLUBHOUSE DE LA MONTECCHIA, DOVE LAVORA QUANDO NON È IN GIRO PER ISUOI MILLE IMPEGNI
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Intervista / Alessandro De Luca SE QUELLO ROSSO È IL TERRENO PER I POCHI, GRANDI VIP DEGLI APPUNTAMENTI MONDANI E CINEMATOGRAFICI, LA VERSIONE VERDE È IL NATURALE TEATRO DI DECINE DI MILIONI DI GOLFISTI. IN ITALIA, UNO FRA I MASSIMI ESPERTI DEI TAPPETI ERBOSI LI CALPESTA CON SUCCESSO DA UNA TRENTINA DI ANNI. ECCO LA SUA STORIA
L
a strada che lo ha portato ad avvicinarsi al golf è stata quasi casuale. Ce lo spiega lui stesso: Alessandro De Luca, agronomo specializzato in tappeti erbosi a intenso uso sportivo, consulente tecnico della Federgolf e docente alla Scuola Nazionale di Sutri. E oggi uno dei massimi esperti italiani del nostro settore, con grande esperienza alle spalle e una voglia di sperimentare e innovare che l’hanno fatto conoscere anche a livello mondiale.
“Dopo la Laurea in Agraria e finito il servizio militare, ho iniziato a collaborare a Roma con un’importante compagnia di assicurazioni che stava acquistando una grande azienda agricola – racconta De Luca -. In attesa di formalizzare l’acquisto, mi proposero di entrare nella compagnia come ‘produttore’, cioè come venditore di polizze assicurative. Il lavoro, benché gratificante dal punto di vista economico, non rispondeva però alle mie aspettative, alle ragioni cioè che mi avevano spinto a scegliere quel genere di laurea. Questa opportunità mi permise, però, di conoscere molte persone e alcune di queste giocavano a golf”.
Da venditore di polizze d’assicurazioni a studioso di tappeti erbosi. Un percorso abbastanza strano. Com’è successo? “In quel periodo la Federgolf aveva appena istituito la Sezione Tappeti Erbosi e organizzato il primo corso per Superintendent. Istintivamente decisi di approfondire l’argomento, per me assolutamente nuovo e affascinante. La decisione fu immediata: mollai le assicurazioni e mi gettai a capofitto in questa magnifica avventura facendo scelte non facili.” Quali? “Il mio proposito iniziale era quello di specializzarmi alla Scuola federale e poi trovare lavoro come Superintendent in un circolo di golf. Per raggiungere questo obiettivo, prima ancora di iscrivermi ai corsi federali, andai a lavorare come operaio presso una cooperativa agricola che prestava manodopera al Conero Golf. Dal punto di vista economico posso dirfe che non fu certamente un passaggio indolore, ma nell’ottica dell’arricchimento personale fu estremamente utile.”
IN ALTO, ALESSANDRO DE LUCA IN UN MOMENTO DI SVAGO SU UN CAMPO DA GOLF. A DESTRA, IN PIAZZA DEL POPOLO A ROMA CON MARTA VISENTIN, STEFANO BONI E JONATHAN SMITH, CEO DI GEO
Finito il corso andò a lavorare in qualche circolo come era nelle sue intenzioni? “No. La Sezione Tappeti Erbosi allora era diretta da Paolo Croce, il quale mi propose di collaborare con lui per incrementare ulteriormente l’attività didattica della Scuola e anche per sviluppare i nuovi progetti e i nuovi programmi di attività previsti. Accettai ovviamente la proposta con grande felicità. Paolo mi pose una sola condizione: prima di dedicarmi al nuovo incarico dovevo effettuare un ulteriore approfondimento andando a specializzarmi negli Stati Uniti dal suo Maestro, il professor James B. Beard, allora massimo esperto mondiale nel settore. Ricordo molto bene la mia risposta: la valigia è già pronta! Mi iscrissi così al master in ‘Turfgrass Science’ presso la Texas A&M. Oltre che una grande esperienza di vita, si trattò anche una magnifica occasione per conoscere la realtà delle università americane, i loro metodi di studio e di ricerca oltre a instaurare un ottimo
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rapporto professionale, che è poi diventato di amicizia, sia con Beard che con altri importanti esperti internazionali del settore.” Quanto è durata l’esperienza americana? “Circa un anno. Al mio rientro in Italia, era il 1991, iniziò la collaborazione con la FIG. Negli anni questo rapporto si è via via consolidato e sono arrivate anche le prime collaborazioni con i circoli privati e con alcune Università.” Di cosa si occupa esattamente la Sezione Tappeti Erbosi della Scuola Federale? “Insieme a Massimo Mocioni, Marta Visentin e Stefano Boni, i colleghi con i quali collaboro, organizziamo corsi
per Superintendent, per Segretari e Direttori, per Maestri e per Addetti alla manutenzione. In qualità di tecnici della Commissione Impianti ed Ambiente della FIG effettuiamo, inoltre, sopralluoghi per le nuove iniziative e per l’omologazione delle strutture, partecipiamo a vari gruppi di lavoro (tra questi Golf Europe dell’EGA, Streering Group di GEO, Impegnati nel Verde e Biogolf della FIG) oltre che a vari convegni e seminari, di cui a volte siamo anche organizzatori. Siamo anche molto attivi sul fronte della ricerca e delle questioni ambientali. In che modo? “Il Settore di Ricerca, nato con la supervisione di Beard e in collaborazione con varie Università italiane, quali Torino, Pisa, Bologna, Padova e Roma,
dal 1992 a oggi ha prodotto risultati di grande rilievo scientifico. Molti di questi studi sono stati presentati a convegni internazionali, ad esempio in Canada, Stati Uniti, Spagna, Portogallo, Germania, Olanda, Regno Unito, eccetera. Per quanto riguarda l’attività nel settore della sostenibilità ambientale, avviata anche grazie alla collaborazione con i colleghi di varie Federazioni europee, va rilevato che nel 2000 ha portato all’avvio del progetto Impegnati nel Verde e del programma di certificazione ambientale dei percorsi di golf, oggi diventato Golf Environment Organisation, forse meglio conosciuto con l’acronimo di GEO”. Oltre al lavoro con la Sezione Tappeti Erbosi di cosa si occupa? “Svolgo attività di consulenza, ricerca e formazione con vari circoli di golf, con
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Intervista / Alessandro De Luca alcune università e con società private. Collaboro inoltre, in qualità di Componente del Consiglio direttivo, con enti e associazioni del settore quali l’ITS, International Turfgrass Society, e l’ETS, European Turfgrass Society. Soprattutto questo secondo incarico mi vede impegnato ultimamente in prima linea, con l’organizzazione del prossimo ‘ETS Field Day’ che si svolgerà in Italia, ospitato dall’Università di Padova e dal Golf della Montecchia” Per lei parlare del Golf della Montecchia significa parlare di casa propria. Negli ultimi anni questo circolo è stato protagonista di diversi cambiamenti. Ce ne può parlare? “Io vivo, lavoro e gioco al Golf della Montecchia. Approfittando anche della filosofia che anima questo club, ispirata all’innovazione e alla sostenibilità ambientale, ho potuto avviare proprio qui moltissimi studi e ricerche in collaborazione con i miei colleghi e con varie Università. Tra le più importanti segnalo il pionieristico utilizzo della Bermuda, i cui enormi vantaggi in termini ambientali, qualitativi ed economici hanno aperto la strada alle specie macroterme anche nel nord Italia, non solo nel settore golf, e l’innovativa esperienza in corso con il “Biogolf case study”, che sta attirando l’attenzione dei ricercatori di tutto il mondo.
Visto come è andata, non potevo chiedere di meglio” Cosa si aspetta per il futuro? “Continuare a imparare e a fare sempre nuove esperienze. E magari anche trovare il tempo per migliorare il mio gioco, sia per soddisfazione personale che per esigenze familiari. Mia moglie Maria Paola è infatti una professionista di golf….. “ Parliamo del golf in Italia. Dal suo punto di vista professionale qual è la situazione dei nostri campi rispetto a quelli di altre nazioni a noi vicine? “L’Italia si trova in una zona climaticamente definita ‘di transizione’, con inverni rigidi ed estati calde e asciutte. Si tratta di situazioni che in questi ultimi anni si sono ancora di più estremizzate. Gestire un percorso di golf da noi
è quindi particolarmente impegnativo, anche considerando i budget spesso appena sufficienti e, non ultimo, il recente divieto di uso dei fitofarmaci. Nonostante ciò, la qualità dei nostri percorsi non ha nulla da invidiare a quelli delle nazioni vicine. Questo grazie alla grande professionalità dei nostri Superintendent, sicuramente tra i più preparati in Europa, anche perché abituati da sempre a gestire situazioni difficili. Capita a volte di sentire commenti del tipo ‘Sono stato a giocare in Spagna/ Portogallo/Marocco ecc.. e ho trovato campi fantastici!’. Senza mettere in dubbio la parola di nessuno, bisogna considerare che sono impressioni di persone in vacanza. E quando si è in vacanza è tutto bello!” Quale sarà l’evoluzione dei
Soddisfatto di come sta procedendo la tua carriera? “Molto e di questo devo ringraziare il mio mentore Paolo Croce, che nel 1989 mi diede fiducia includendomi nello staff della Sezione Tappeti Erbosi, ma anche i miei colleghi e amici Massimo Mocioni, Marta Visentin e Stefano Boni. Ovviamente non posso non citare anche tutta la mia famiglia, in particolare mia moglie, che mi ha sempre supportato, e pure sopportato, nonostante le continue trasferte. Quando tanti anni fa mi iscrissi alla Facoltà di Agraria, il mio sogno era quello di trovare un lavoro che mi consentisse di viaggiare e di stare all’aria aperta.
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campi da golf nei prossimi anni? “Le limitazioni imposte dalla direttiva sui fitofarmaci, che presto interesseranno anche l’impiego dell’acqua, stanno indiscutibilmente portando dei cambiamenti. Cosa da valutare assolutamente in chiave positiva. Avremo, infatti, percorsi che, senza rinunciare alla giocabilità, saranno sempre più naturali e ben inseriti nel contesto e quindi ambientalmente ed economicamente più sostenibili.
Ogni volta che avvengono cambiamenti non tutti accettano volentieri la nuova realtà, ma in questo momento vedo un futuro roseo solo per quei campi che avranno il coraggio di affrontare queste nuove situazioni. Anche negli Stati Uniti, dove da sempre il golf è all’avanguardia, si sta assistendo, anche se più lentamente, a un processo simile. Mike Kenna, Direttore della Green Section della USGA, mi ha recentemente confidato che fino ad oggi
IN QUESTE PAGINE, ALTRE FOTO DI ALESSANDRO DE LUCA. A SINISTRA CON VOLTERRANI, MAGNI, GROSSI, CROCE E MOCIONI, DALL’ALTO: I 25 ANNI DEI TAPPETI ERBOSI, AL MICROFONO DELLA TURFGRASS SOCIETY CONFERENCE IN GERMANIA, ALLE ROBINIE CON CROCE, RIVETTI, BRAMBILLA E MOCIONI
siamo stati noi europei ad andare negli USA per imparare, ma presto saranno gli americani a venire in Europa per raccogliere le nostre esperienze.”
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GOLF CLUB ACAYA AMBROSIANO ARCHI DI CLAUDIO ARGENTARIO ARONA ASIAGO ASOLO BAGNAIA BARLASSINA BIELLA BOGOGNO BROLO BASSANO CAMPO CARLO MAGNO CAMUZZAGO CANSIGLIO CARIMATE CASENTINO CASTELCONTURBIA CASTELFALFI CASTELGANDOLFO CASTELLARO CAVAGLIA’ CERVIA CESENATICO CILIEGI COLLI BERICI COLLINE DEL GAVI CONERO CUS FERRARA DES ILES BORROMEES DOLOMITI FILANDA FIORDALISI FIRENZE UGOLINO FLORINAS FRANCIACORTA FRASSANELLE FRONDE GARDAGOLF GARFAGNANA GOLF NAZIONALE HERMITAGE IS ARENAS IS MOLAS LE FONTI LES ILES MARGARA MENAGGIO & CADENABBIA MIGLIANICO MILANO MIRABELLA MONTECCHIA NAZIONALE OLGIATA PADOVA PARCO DEI MEDICI PARCO DI FIRENZE PARCO DI ROMA PARMA PERUGIA PINETINA PONTE DI LEGNO PUNTA ALA PUSTERTAL QUARRATA RAPALLO ROVEDINE ROYAL PARK I ROVERI SAN DOMENICO SAN MICHELE SANT’ANNA SANREMO SATURNIA SERRA TANKA VILLASIMIUS TIRRENIA TORINO UDINE VARESE VERDURA VERONA VILLA CONDULMER VILLA D’ESTE
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CERTIFICAZIONE G.E.O.
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IMPEGNATI NEL VERDE Cat. Acqua 2013 e Cat. Patrimonio culturale 2017 Cat. Energia 2013 Cat. Patrimonio culturale 2017 Cat. Acqua e Biodiversità 2011 Cat. Energia 2014 Attestato di Merito 2007 – Cat. Paesaggio 2015 Cat. Paesaggio 2016 Cat. Acqua 2013 Certificazione Nazionale 2001 Attestato di Merito 2004 Cat. Paesaggio 2016 Attestato di Merito 2008 Cat. Energia 2018 Cat. Biodiversità 2010 Certificazione Nazionale 2001 Cat. Acqua 2011 Attesto di Merito 2007 Cat. Patrimonio culturale 2018 Cat. Energia 2016 Cat. Acqua 2012 Attestato di Merito 2004 Attestato di Merito 2005 - Certificazione Nazionale 2007 Attestato di Merito 2008 Attestato di Merito 2008 Cat. Energia 2014 Attestato di Merito 2008 Attestato di Merito 2008 Cat. Energia 2017 Cat. Paesaggio 2014 Att. di Merito 2004 - Cat. Biodiversità 2013 e Cat. Paesaggio 2014 Cat. Paesaggio 2016 e Cat. Patrimonio culturale 2018 Cat. Energia 2014 - Cat. Acqua 2016 Cat. Energia 2012 Cat. Paesaggio 2015 e Cat. Patrimonio culturale 2017 Cat. Energia 2012 - Cat. Paesaggio 2013 Cat. Energia 2017 Attestato di Merito 2007
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Attestato di Merito 2004 - Certificato Nazionale 2007 Cat. Biodiversità 2016 Cat. Acqua 2016 Cat. Recupero ambientale 2015 e Cat. Biodiversità 2017 Attestato di Merito 2005 Ric. Cat. Energia 2013 - Cat. Patrim. storico, artistico e culturale 2016 Cat. Acqua 2010 Attestato di Merito 2007 Cat. Energia 2015 GEO CERTIFIED 2013 & 2016 Attestato di Merito 2007 - Cat. Acqua 2012 Cat. Acqua 2014 Cat. Acqua 2011 Cat. Energia 2015 Cat. Recupero ambientale 2018 Cat. Recupero ambientale 2015 Cat. Acqua 2013 Cat. Acqua 2011 Cat. Energia 2017 GEO CERTIFIED 2010 & 2013 Att. di Merito 2005 - Certif. Naz. 2007 - Cat. Energia 2011-2015 Certificato Nazionale 2004 Cat. Acqua 2011 Cat. Energia 2016 Cat. Acqua 2011 Cat. Paesaggio 2014 Cat. Energia 2010 Cat. Biodiversità 2014 Cat. Patrimonio culturale 2017 Cat. Biodiversità 2015 Cat. Patrimonio storico, artistico e culturale 2016 GEO CERTIFIED 2014 Cat. Paesaggio 2014 Cat. Energia 2011 Cat. Acqua 2018 Cat. Biodiversità 2018 Attestato di Merito 2005 - Certificazione Nazionale 2007 GEO CERTIFIED 2011 & 2015 Certificato Nazionale 2005 - Cat. Energia 2015 GEO CERTIFIED 2015 Att. di Merito 2004 e 2007 – Cert. Naz. 2008 – Cat. Paesaggio 2017 Cat. Biodiversità 2014 Certificato Nazionale 2001 Cat. Acqua 2017 GEO CERTIFIED 2015 Cat. Acqua 2010
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Impegnati nel Verde premia i Circoli di golf che hanno adottato tecnologie, metodologie e gestioni che hanno consentito dei miglioramenti ambientali nei seguenti campi: PATRIMONIO STORICO, ARTISTICO E CULTURALE - ACQUA - BIODIVERSITÀ - PAESAGGIO - ENERGIA
Ad oggi sono oltre 70 i Circoli che hanno ottenuto questo premio. Impegnati per l’ambiente e unisciti a loro: sarà il primo passo per arrivare all’ambita Certificazione G.E.O.!
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Golf e diritto / L’angolo giuridico
LA PROCURA
federale
ESAMINIAMO IN DETTAGLIO L’ORGANO, CON SEDE A ROMA, DI CHI HA IL COMPITO DI ESERCITARE L’AZIONE DISCIPLINARE NEI CONFRONTI DI TESSERATI, AFFILIATI E DEGLI ALTRI SOGGETTI LEGITTIMATI SECONDO LE NORME DELLO STATUTO, NELLE FORME E NEI TERMINI CHE SONO PREVISTI DAL REGOLAMENTO DI GIUSTIZIA di Paolo Montanari
N
ell’ambito della struttura della giustizia federale un posto di rilievo è occupato dalla Procura federale. L’Art. 67 del Regolamento di Giustizia specifica che l’ufficio del Procuratore federale è costituito al fine di promuovere la repressione degli illeciti sanzionati dallo Statuto e dalle norme federali. La Procura federale è presieduta dal Procuratore federale ed ha sede in Roma. L’ufficio è composto dal Procuratore federale ed eventualmente da uno o più Procuratori Aggiunti nonché da uno o più Sostituti Procuratori, il cui numero è determinato in base alle competenze territoriali del Tribunale Federale e della Corte federale di Appello. Il Procuratore federale, gli Aggiunti e i Sostituti sono nominati dal Consiglio federale e sono scelti tra i soggetti indicati dalla Commissione federale di Garanzia. Il mandato del Procuratore federale, dei Procuratori Aggiunti e dei Sostituti Procuratori, dura quattro anni. Il mandato di Procuratore federale non può essere rinnovato più di due volte, anche non consecutive. Le funzioni del Procuratore federale sono esercitate nelle indagini preliminari, nei procedimenti di primo grado e nei giudizi d’impugnazione. Esse sono svolte personalmente ovvero mediante assegnazione delle questioni a uno o più addetti al medesimo Ufficio. Con l’atto di assegnazione il Procuratore
può stabilire i criteri ai quali l’addetto all’Ufficio deve attenersi anche relativamente alla fase dibattimentale. Lo Statuto della Federazione assicura l’indipendenza del Procuratore federale e dei relativi Sostituti e garantisce che il Procuratore federale e i Sostituti in nessun caso assistano alle deliberazioni del giudice presso il quale svolgono le rispettive funzioni ovvero che possano altrimenti godere, dopo l’esercizio dell’azione, di poteri o facoltà non ragionevoli né equivalenti a quelli dei rappresentanti della difesa. Il Procuratore federale esercita l’azione disciplinare nei confronti di tesserati, affiliati e degli altri soggetti legittimati secondo le norme dello Statuto, nelle forme e nei termini previsti dal Regolamento di giustizia, quando non sussistono i presupposti per l’archiviazione. L’archiviazione è disposta dal Procuratore federale se la notizia di illecito sportivo è infondata; può altresì essere disposta quando, entro il termine per il compimento delle indagini preliminari, gli elementi acquisiti non sono idonei a sostenere l’accusa in giudizio ovvero l’illecito è estinto o il fatto non costituisce illecito disciplinare ovvero ne è rimasto ignoto l’autore. Il Procuratore federale prende notizia degli illeciti di propria iniziativa e riceve le notizie presentate o comunque pervenute. L’azione disciplinare è esercitata d’ufficio; il suo esercizio
non può essere sospeso né interrotto, salvo che sia diversamente stabilito. Quando non deve disporre l’archiviazione, il Procuratore federale, informa l’interessato della intenzione di procedere al deferimento e gli elementi che la giustificano, assegnandogli un termine per chiedere di essere sentito o per presentare una memoria. Dopo il provvedimento di archiviazione la riapertura delle indagini può essere disposta d’ufficio nel caso in cui emergano nuovi fatti o circostanze rilevanti dei quali il Procuratore federale non era a conoscenza. La prescrizione inizia a decorrere dal giorno in cui si verifica il fatto disciplinarmente rilevante; nel caso di tentativo dal giorno in cui è cessata l’attività illecita. L’esercizio dell’azione disciplinare interrompe la prescrizione. L’azione disciplinare si prescrive entro: a) un anno successivo al giorno in cui è stato commesso il fatto, ovvero l’ultimo atto diretto alla realizzazione della violazione, qualora si tratti di illeciti relativi allo svolgimento della gara; b) sei anni successivi a decorrere dal giorno in cui è stato commesso il fatto, ovvero l’ultimo atto diretto a realizzare la violazione, qualora si tratti di illeciti commessi in materia gestionale ed economica; c) otto anni successivi a decorrere dal giorno in cui è stato commesso il fatto, ovvero l’ultimo atto diretto a rea-
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lizzare la violazione, qualora si tratti di illeciti relativi alla alterazione dei risultati di gare, competizioni e campionati, ovvero di illeciti commessi in violazione della normativa sportiva Antidoping; d) quattro anni a decorrere dal giorno in cui è stato commesso il fatto, ovvero l’ultimo atto diretto a realizzare l’illecito, in tutti gli altri casi. Sono cause interruttive: a) l’interrogatorio davanti al Procuratore federale; b) l’invito a presentarsi davanti al Procuratore per rendere l’interrogatorio; c) la richiesta di rinvio a procedimento disciplinare; d) la decisione di condanna; e) la decisione che applica la misura cautelare della sospensione. Se gli atti interruttivi sono molteplici, la prescrizione decorre dall’ultimo di essi, ma in nessun caso i termini di cui sopra possono essere prolungati oltre un quarto. La sopravvenuta estraneità all’ordinamento federale da parte di chi abbia commesso o concorso a commettere violazioni di qualsiasi natura non impedisce l’esercizio dell’azione disciplina ma sospende la prescrizione finché non sia nuovamente acquisita posizione rilevante nell’ordinamento sportivo. La prescrizione è sempre espressamente rinunciabile dall’imputato. Il Procuratore federale ha il dovere di svolgere tutte le indagini necessarie
all’accertamento di violazioni statutarie e regolamentari di cui ha notizia. A tal fine, iscrive nell’apposito registro le notizie di fatti o atti rilevanti. La durata massima delle indagini è di quaranta giorni a decorrere dalla data di iscrizione nel registro del fatto o dell’atto rilevante, salvo giustificati motivi di proroga. Su istanza congruamente motivata del Procuratore Federale, la Procura generale dello sport autorizza la proroga di tale termine per un periodo massimo di 80 (ottanta) giorni, eventualmente prescrivendo gli atti indispensabili da compiere. Gli atti di indagine compiuti dopo la scadenza del termine non possono essere utilizzati. Possono sempre essere utilizzati gli atti e documenti in ogni tempo acquisiti dalla Procura della Repubblica e dalle altre autorità giudiziarie dello Stato. Il Procuratore federale, concluse le indagini, se ritiene di non provvedere al deferimento comunica entro cinque giorni il proprio intendimento di procedere all’archiviazione alla Procura Generale dello Sport. Ferme le attribuzioni di questa, dispone quindi l’archiviazione con determinazione succintamente motivata. Il Procuratore federale, in ogni caso, è tenuto a comunicare la determinazione conclusiva delle indagini ai soggetti alle stesse sottoposti e di cui risulti compiutamente accertata l’identità.
Il Procuratore federale, se durante le indagini prende notizia di fatti rilevanti anche per l’Ufficio del Pubblico Ministero, trasmette senza indugio copia degli atti al Presidente federale affinché questi informi l’Autorità giudiziaria competente, ovvero vi provvede direttamente. Qualora la Procura della Repubblica trasmetta le risultanze del procedimento penale al Procuratore federale, gli atti e documenti trasmessi sono da lui tenuti nel debito riserbo che sia consentito da ciascuna fase del procedimento. Qualora il Procuratore federale ritenga che presso l’Ufficio del Pubblico ministero ovvero altre autorità giudiziarie dello Stato siano stati formati atti o raccolti documenti rilevanti per lo svolgimento delle proprie attribuzioni, ne richiede l’acquisizione direttamente o per il tramite della Procura Generale dello Sport. Il Procuratore Federale ha il dovere di collaborare con la Procura Antidoping del Coni, nonché con l’ufficio del Pubblico ministero. Il Procuratore federale, se durante le indagini rileva che l’illecito appartiene alla competenza della Procura Antidoping del Coni, trasmette senza indugio gli atti all’ufficio competente. Da ultimo occorre aggiungere che il Procuratore federale ha facoltà di astenersi quando esistono gravi ragioni di convenienza.
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Prospettive / Idee per il futuro
IN QUESTA IMMAGINE, UN ANGOLO DI BOLD, LA BELLISSIMA STRUTTURA MILANESE INAUGURATA DA POCO PER ALLENARSI AL COPERTO, CON IL SUO PUTTING GREEN E IL LOUNGE BAR
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PROPOSTE
per ripartire DA QUALCHE ANNO E DOPO UN PERIODO DI DISCRETA CRESCITA, I NUMERI DEL GOLF NOSTRANO SI SONO BLOCCATI. SEGNI DI CRISI CI SONO ANCHE ALL’ESTERO, MA LE IDEE NON MANCANO PER CERCARE DI SUPERARE IL MOMENTO CRITICO. DA NOI... di Paolo Croce
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Prospettive / Idee per il futuro
I
l primo numero di Professione Golf Club uscì nell’estate 2013. Da allora, quando il momento si prestava, quando ve ne erano i presupposti e quando ovviamente le mie conoscenze lo permettevano, non ho mai rinunciato, dalle pagine della rivista, all’occasione di proporre idee e progetti per contribuire alla crescita numerica, alla popolarità e alla diffusione del nostro golf. Questo per limitarci agli ultimi anni, senza pertanto scomodare il passato remoto o addirittura la preistoria golfistica, quando i miei magazine di riferimento si chiamavano Golf Digest, il Giornale del Golf e addirittura Piemonte & Liguria Golf. In quegli anni ci ripetevano costantemente il mantra che sarebbe bastato disporre di un campione che potesse essere di esempio ai ragazzini e di una maggiore collaborazione da parte dei media, per avere, quasi per generazione spontanea, una miriade di nuovi appassionati in grado di riempire e persino ingolfare i nostri golf club. Contemporaneamente (1986) la Dirigenza Federale di allora pensò di nobilitare la presenza dei campi pratica, tradizionali serbatoi di nuovi giocatori per i campi tradizionali, elevandoli al rango di golf club, con lo scopo di accompagnare in modo più capillare la
prevista crescita di giocatori e ovviamente di tesserati. Questo meccanismo in qualche modo funzionò almeno inizialmente, con incrementi medi annuali di tesserati intorno al 10% fino grosso modo agli inizi degli anni ’90. All’epoca si potevano contare 109 campi a nove o più buche e 11 campi pratica. Nel decennio successivo il ritmo medio di crescita annuale calò scendendo al di sotto del 7%. Nell’anno 2000
i campi a nove e più buche erano 222 mentre i campi pratica salivano a 49. Analizzando ancora il decennio successivo ci accorgiamo che l’incremento medio annuale scende al di sotto del 6%. Nel 2010 i campi a nove e più buche sono 265 e i campi pratica sono saliti a 121. Negli otto anni successivi, fino ai dati FIG del 31 dicembre 2018, l’incremento medio annuo di tesserati è poco meno dell’1,5%. Se poi prendiamo in considerazione gli ultimi sette
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QUI ACCANTO, UNA DELLE STRAORDINARIE STRUTTURE PER IL GOLF-DIVERTIMENTO REALIZZATE NEGLI STATI UNITI DA TOP GOLF (IN QUESTO CASO SIAMO A LAS VEGAS) E COSTATE CENTINAIA DI MILIONI DI DOLLARI
anni (2011 record storico di 101.817) siamo passati addirittura a un decremento medio annuo di circa 1,5%. Nel 2018 i dati FIG parlano di 238 campi a nove e più buche, anche a seguito di una riaggregazione tra campi pratica e campi promozionali che insieme arrivano al numero di 160. In un momento come questo, inchiodati alla cifra di poco più di 91.000 tesserati, pressoché gli stessi numeri del 2007, nonostante l’attribuzione della
Ryder 2022, che avrebbe dovuto costituire un eccezionale volano di crescita e la presenza di un campione (Chicco Molinari) autore di straordinarie vittorie come mai successo nel golf agonistico italiano, ci si domanda se è finalmente lecito parlare di crisi di sviluppo che attanaglia il nostro golf e se non sia finalmente il caso di trovare tutti insieme una via di uscita. Sono infatti passati più di tre anni dalla assegnazione all’Italia della Ryder Cup
2022 (14 dicembre 2015) e si può cominciare a ragionare su quanto sia stato fatto per onorare al meglio questa grande opportunità. Si potrà obiettare che si tratta comunque di un bilancio provvisorio, e questo è certamente vero, ma si tratta comunque di un lasso di tempo già sufficiente nel corso del quale le politiche, le strategie e le proposte possono avere posto basi solide per impostare i programmi di sviluppo legati all’impegno della Ryder. Leggiamo infatti dal sito federale:” ...Con l’assegnazione della Ryder Cup 2022, la Federazione Italiana Golf, si impegna in un arco temporale di 12 anni (dal 2016 al 2027) a sviluppare il movimento golfistico, toccando diversi ambiti e proponendosi di raggiungere diversi obiettivi: dall’aumento del numero degli appassionati alla crescita di nuovi campioni; dall’azione educativa del golf sin dai banchi di scuola al ribadire il connubio con l’ambiente; dal sottolineare il carattere inclusivo e di aggregazione sociale di questo sport all’aumentare la consapevolezza che giocare a golf fa bene alla salute; dalla realizzazione di nuove strutture impiantistiche al favorire l’incremento del turismo golfistico....”. E poi ancora:”...Dal confronto fra la Federazione Italiana Golf e i circoli sono emerse difficoltà gestionali che spes-
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Prospettive / Idee per il futuro so comportano tagli al personale (dai greenkeeper ai segretari, passando per i maestri o gli addetti alla ristorazione). L’incremento dell’attività golfistica connesso al Progetto Ryder Cup bloccherà questo trend negativo e al contrario permetterà di difendere i posti di lavoro esistenti, creando un nuovo flusso occupazionale. Tutti gli eventi e i format legati alla Ryder Cup 2022 offriranno infatti nuove opportunità di impiego per i giovani italiani.”.
I CAMPI PRATICA HANNO CONTRIBUITO ALLA CRESCITA IN TUTTO IL MONDO E NEGLI ULTIMI TEMPI SONO STATI AFFIANCATI ALL’ESTERO DA NUOVE STRUTTURE COME I COMPACT GOLF
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Trascorso ormai il 25% dell’arco temporale sopra indicato, le attività in corso per rispettare gli obiettivi indicati sono ancora piuttosto in fase embrionale, al di là delle varie manifestazioni sotto l’egida “Road to Rome 2022”, che al momento non hanno prodotto effetti significativi . Sul previsto incremento di tesserati alla fine del dodicennio inizialmente ci si sbilanciò con numeri presi un po’ a caso, nella foga di colpire l’attenzione del grande pubblico e dei media. Più recentemente questi numeri sono stati ampiamente ridimensionati ad un numero più consono (130.000), ma pur sempre ottimistico visto l’attuale trend negativo instauratosi negli ultimi 7 anni.
Per il momento registriamo purtroppo una chiusura di alcuni impianti, fra questi quelli destinati ad ospitare il turismo golfistico come i Resort. Solo in Sicilia (e lo potete leggere in dettaglio nell’articolo di questo numero firmato da Salvatore Brancati e destinato alla situazione del golf nell’isola), ad oggi dei sette Resort esistenti due sono chiusi, uno è alla nona ordinanza di vendita dopo il fallimento del 2012 e uno non è mai stato completato e quindi aperto al gioco. Ha colpito poi gli appassionati golfisti la più recente chiusura di un Resort storico, quello di Riva dei Tessali in Puglia, sede di Open e campo di grande storia e tradizione golfistica. Onestà intellettuale vuole che tali difficoltà, che interessano ormai numerosi impianti golfistici italiani, siano evidentemente acuite da una crisi sociale ed economica iniziata ormai nel 2008, e che sembra ad oggi non voglia mostrare soluzioni di continuità. I motivi di disagio degli attuali impianti esistenti in Italia sotto il profilo della loro frequentazione e di conseguenza dei bilanci, le scelte imprenditoriali che ne hanno determinato la costruzione e la successiva gestione, così come la crisi economica di cui sopra, non sono ovviamente ascrivibili al timone che dirige il golf nazionale. Sostenere questo sarebbe scorretto e ingiusto. È vero però che a livello di
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strategia complessiva sul dove e come orientare il movimento golfistico nazionale, un indirizzo chiaro, preciso, con progetti di largo respiro e di facile impatto si debba richiedere a chi si trova i vertici. Si dirà che i progetti ci sono, che occorre tempo per metterli a punto e che la fase di avvio è già partita. Ad
esempio, parole testuali di Giampaolo Montali, Direttore Generale FIG per la Ryder Cup 2022:” Abbiamo lanciato il Progetto 50 Compact BioGolf da realizzare su aree depresse cittadine da recuperare. La FIG si comporterà da fase esecutore con dei format per facilitare l’operato degli imprenditori privati”(Intervista a SKY – Festival dello
Sport a Trento, nell’ottobre 2018). Parlo solo di questo progetto e non di altri (Inclusione sociale, Golf 4Autism, Golf e Scuola, ecc), perché è quello di cui ho testimonianza diretta essendone, quale copromotore, parte in causa. Il progetto è stato lanciato ad aprile 2016 da un gruppo di lavoro formato dagli stessi Enti che avevano in pre-
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NELLA FOTO, UN BELL’ESEMPIO DI DRIVING RANGE ILLUMINATO A DUE PIANI, TIPICA STRUTTURA IN CUI È POSSIBILE PRATICARE ANCHE DOPO GLI ORARI DI UFFICIO
cedenza dato vita al Progetto BioGolf a dicembre 2014 e cioè: Istituto per il Credito Sportivo, Golf Environment Organisation, Legambiente, FederParchi, Fondazione Univerde, FIG. Di entrambi i progetti si è scritto ampiamente dalle pagine di questa rivista. (Ad esempio: ”Compact è bello” PGC n° 11 – Estate 2016).
Nel tempo intercorso, le persone che hanno dato anima al progetto lo hanno messo a punto, hanno trovato una intesa con l’Istituto per il Credito Sportivo (sempre pronto e disponibile a studiare un meccanismo premiante per gli imprenditori “virtuosi”), hanno organizzato una presentazione e una conferenza stampa al Senato della Re-
pubblica (dicembre 2017). Per ultimo, hanno persino trovato un General Contractor disposto a realizzare il format (i campi avrebbero tutti filosofie costruttive simili...). Siamo quindi più che pronti a muoverci A oggi però nulla è partito e si rimane in attesa che, al di là delle lodevoli intenzioni di agire, dei comunicati stampa, delle interviste, dei siti web, si possa finalmente avviare il meccanismo organizzativo per realizzare realmente queste strutture indispensabili a rivitalizzare il nostro movimento. L’idea non è nuova, i francesi l’hanno proposta nel 2012 per la loro Ryder Cup 2018 ed in soli sei anni hanno realizzato 130 “petites structures golfiques”, che hanno consentito di avvicinare al golf decine di migliaia di nuovi appassionati. Ma l’effetto volano sarà ancora più importante negli anni a venire, così come giustamente è stato calcolato anche per l’Italia (progetti fino al 2027). Ancora al fine di dare un contributo alla causa, in un recente articolo, sempre su queste pagine (“Il futuro è dei giovani” – PGC n° 18 – Autunno Inverno 2018) ho ricordato alcune idee circolate nei mesi scorsi, ma rimaste senza un riscontro. Ad esempio il ripristino dei Giochi della Gioventù (anche solo a livello golfistico), che avrebbero il pregio, grazie all’ingegnoso meccanismo agonistico allora elaborato, di avvicinare e appassionare al golf giovani principianti e neofiti, purché studenti di scuole elementari e medie inferiori. Un altra proposta, che presento per la prima volta su queste pagine potrebbe
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Prospettive / Idee per il futuro ricondursi al progetto “i Bar del Golf”. Eccola in breve sintesi. Il golf indoor ha molto successo nei paesi golfisticamente avanzati e soprattutto negli Stati Uniti. Oltreoceano viene spesso associato a bar e pub dove i giovani imparano a conoscere questo sport e i meno giovani hanno la possibilità di godersi un drink e nel contempo giocare 18 buche in modalità “virtuale” su qualsiasi campo da golf del mondo. Tutto questo è possibile grazie all’uso dei golf simulator, cioè delle complesse apparecchiature tecniche che permettono di giocare contro uno schermo e sono in grado di simulare perfettamente le condizioni di gioco e le caratteristiche del campo prescelto. I bar sport dove si pratica il gioco del golf non sono quindi semplici locali dotati di megaschermi dove i clienti possono guardare match dei loro sport preferiti, ma strutture e locali per il tempo libero a tutti gli effetti. Posto di incontro dove è possibile giocare in realtà virtuale, senza condizionamenti meteorologici e senza tempi morti di spostamento e nel contempo sorseggiare una bibita, mangiare uno snack o bere un aperitivo in compagnia di golfisti e non golfisti. Il progetto potrebbe consistere nel realizzare 10/20 Golf Bar in tutta la penisola allo scopo di diffondere e promuovere il gioco del golf soprattutto fra i giovani (ma non necessariamente solo fra loro). L’intento è avvicinare a questo sport nuove fasce di popolazione, andando a fare promozione direttamente nei locali di svago e relax. L’obiettivo deve essere quello di produrre nuovi appassionati i quali, una volta superata la “fase virtuale, trovino anche nel golf outdoor e quindi nei campi veri e propri, il modo di soddisfare la propria nuova passione. I Golf Bar dovrebbero essere realizzati nelle maggiori città italiane o comunque in tutte le aree dove è riconosciuto un
possibile bacino di utenza. Visti gli ampi spazi che possono essere richiesti per la coabitazione tra zona bar vera e propria e zona sportiva, spazi non sempre facilmente reperibili nei centri cittadini, può essere possibile localizzare la struttura anche in zone non precisamente centrali, purché facilmente raggiungibili anche con mezzi pubblici. I gestori dei locali dovrebbero possedere ovvie capacità manageriali e al-
trettanto ovvie conoscenze del settore ricreativo. È però anche importante una minima conoscenza del gioco del golf in modo da fornire anche ai totali principianti i primi rudimenti e la possibilità di divertirsi in assoluta sicurezza. Ecco perché sarebbe auspicabile che delle gestioni facciano parte in prima persona, o in associazione, anche i gestori degli attuali impianti di golf e - perché no?
IN QUESTA PAGINA, ALCUNI MOMENTI DELL’INAUGURAZIONE DI BOLD, MODERNISSIMA STRUTTURA MULTISPORT IN CUI IL GOLF È GRANDE PROTAGONISTA, APERTA A MILANO IN VIA WASHINGTON, ANGOLO VIA COSTANZA
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- i maestri di golf. L’intervento dell’Istituto per il Credito Sportivo, che già preliminarmente è stato contattato, sarebbe auspicabile al fine di attivare un finanziamento ad hoc per i potenziali imprenditori/gestori di questi locali. Naturalmente vi sono anche altre idee da discutere e mettere in atto, ma occorre una precisa volontà di ascoltare le opinioni altrui, di verificare i contesti di attuazione, di organizzare le strutture
operative, di destinare risorse congrue, e soprattutto di darsi da fare. Mancano meno di 4 anni all’appuntamento di Marco Simone, il tempo stringe e se è vero che l’evento Ryder avrà echi postumi fino al 2027, è anche vero che il golf italiano è in difficoltà e quindi è indispensabile approfittare della mediaticità della manifestazione per mettere in pratica le cose che dobbiamo fare.
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Ecocompatibilità / Percorsi e fitosanitari
Come sopravvivere
AL PIANO DI AZIONE NAZIONALE
In basso, l’apertura della fiera di parma dedicata a sport e tempo libero: al centro del gruppo il presidente della federgolf, Franco Chimenti. A destra il salone di una delle varie mostre in progamma
SITUAZIONE MOLTO DIFFICILE QUELLA CREATA DALL’ORMAI ULTRANOTO PAN. A PARMA, IN UN INCONTRO NELL’AMBITO DELLA FIERA DEL GOLF, È STATO AL CENTRO DI UN ACCESO DIBATTITO a cura della redazione
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o scorso 15 febbraio, nell’ambito della Fiera del golf organizzata a Parma, si è svolto un incontro sull’argomento di maggiore attualità per tutto il golf italiano. Stiamo naturalmente parlando del PAN (Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari). Assieme al presidente della FIG, Franco Chimenti, erano presenti vari Consiglieri federali e numerosi Presidenti di circolo provenienti da almeno quattro regioni italiane. Nel suo intervento introduttivo, Chimenti ha dichiarato: “La Federgolf è vicina ai circoli e sappiamo bene quale sia la situazione dei nostri percorsi per i problemi causati dalle limitazioni imposte dal PAN. Lo scorso anno questi problemi li abbiamo toccati con mano all’Open organizzato a Gardagolf e speriamo perciò che quest’anno all’Olgiata la situazione possa essere molto migliore. Come sempre, la FIG farà il suo dovere per aiutare i circoli, intervenendo per quanto possibile sulla richiesta di deroghe, ma non possiamo compiere miracoli. La decisione non è nostra, spetta al Governo.” Dal canto suo Gian Paolo Montali, Di-
rettore Generale del Progetto Ryder Cup 2022 ha detto: “L’eco-sostenibilità e la corretta manutenzione dei campi da golf sono due aspetti di grande rilievo nel Progetto Ryder Cup 2022. Ringrazio tutti i componenti della Sezione Tappeti Erbosi della FIG per il prezioso lavoro che da anni viene portato avanti con grande professionalità. Nel percorso di avvicinamento alla Ryder Cup, la FIG si è impegnata a favorire il recupero di aree dismesse, trasformandole in campi da golf biocompatibili e accessibili a tutti. Attraverso queste iniziative, il Progetto Ryder Cup contribuisce così alla difesa del territorio e alla valorizzazione di tutto il Paese, da nord a sud, da un punto di vista del turismo golfistico.” In sala rilevante la presenza di esperti del settore dei tappeti erbosi. Al tavolo della conferenza era seduto Piero Catelani, che da tempo affianca l’AITG nel non facile compito di venire a capo dei vincoli, per certi versi assurdi, imposti dal PAN. A lui sono state rivolte molte domande e i toni della discussione sono stati in alcuni casi anche molto animati, soprattutto per l’intervento deciso e preoccupato di alcuni presidenti di circolo.
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Ecocompatibilità / Percorsi e fitosanitari “Stiamo facendo ogni verifica per cercare di ottenere concreti risultati con le deroghe al PAN – ha detto Catelani -. Forse nel 2020 ci potrebbe essere una revisione completa del Piano. Se, come speriamo, dovesse succedere, in futuro non saranno più necessarie le deroghe che oggi stiamo chiedendo.” Importante anche l’intervento del presidente AITG, Fabrizio Pagliettini, anche lui presente a Parma assieme a vari altri membri dell’Associazione. “Il lavoro che sta facendo la Federgolf, dietro nostra sollecitzione – ha affermato Pagliettini - è stato quello di attivare una richiesta di deroga al PAN presentata ai Ministeri coinvolti, Salute e Agricoltura, e per seguire il complesso iter burocratico di questa azione ci siamo anche stavolta affidati al professor Catelani.” Da tutti, l’auspicio che questi interventi possano dare i risultati sperati. In caso contrario, l’orizzonte del golf italiano potrebbe non essere dei più rosei. IL GRIDO DI DOLORE DI EMILIA ROMAGNA GOLF E una forte testimonianza sulla situazione difficile dei nostri percorsi, è arrivata proprio nei giorni della fiera di Parma dal Consorzio Emilia Romagna Golf. Qui di seguito, la lettera inviata ai partecipanti all’incontro dello scorso 15 febbraio.
Emilia Romagna Golf, l’Associazione che dal 2001 raggruppa tutti i campi da golf affiliati alla FIG della Regione Emilia-Romagna e 27 alberghi dislocati su tutto il territorio, desidera segnalare con forte preoccupazione che i grandi problemi di manutenzione che i nostri campi da golf stanno fronteggiando da quando è diventato operativo il PAN (Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari) stanno gravemente compromettendo l’azione promozionale in atto sui principali mercati turistici internazionali. In particolare, nel corso del 2018, abbiamo dovuto verificare con grande rammarico un forte incremento di recensioni negative da parte dei turisti stranieri venuti a giocare sui nostri percorsi e questo sta creando un pericolosissimo passaparola negativo che rischia di compromettere gli esiti della nostra promozione in atto ormai da quasi 20 anni. Oltre a ciò il nostro timore è che quanto prima anche l’Assessorato al Turismo della nostra Regione ed Apt Servizi, che da tanti anni affiancano Emilia Romagna Golf nella promozione internazionale, chiedano rassicurazioni sulla qualità dei nostri percorsi per non veder vanificati gli investimenti fatti a supporto del sistema golfistico regionale o, ancora peggio, decidano di interrompere il supporto alla nostra promozione in attesa che il livello qualitativo dei nostri percorsi ritorni ad essere in linea con quanto richiesto dai minimi standard internazionali. In particolare desideriamo segnalare che l’adozione del PAN in Italia ha creato un forte svantaggio competitivo per i nostri percorsi ed una grande differenziazione qualitativa con l’offerta golfistica delle nostre nazioni concorrenti, che hanno recepito in maniera decisamente diversa tale Piano riuscendo in tal maniera a proporre un’offerta golfistica qualitativamente decisamente migliore. Anche i Tour Operator stranieri, che da qualche anno hanno iniziato a promuovere con regolarità le varie proposte golfistiche italiane, non conoscendo le varie differenze di adozione del PAN nelle singole nazioni, lamentano un aumento delle recensioni negative da parte dei loro clienti minacciando di eliminare dalle loro proposte commerciali quei campi da golf italiani in condizioni di manutenzione non ottimali. Con la presente, l’Assemblea di Emilia Romagna Golf, riunitasi a Bologna il 9 febbraio scorso chiede a tutti coloro in grado di farlo un urgente intervento nelle sedi istituzionali opportune per allineare quanto prima l’adozione del PAN nell’ambito dei campi da golf italiani ai criteri adottati da impianti dello stesso settore nei principali mercati golfistici europei. Maurizio de Vito Piscicelli Promoter Emilia Romagna Golf
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Effettuato il pagamento Vi preghiamo di voler allegare copia del bonifi co al seguente modulo e di inviarci il tutto ai recapiti sopramenzionati. Informativa ai sensi degli art. 13 e 14 del GDPR 2016/679. I dati da Lei trasmessi ci autorizzano a utilizzarli per l’iniziativa in oggetto, per l’invio di informazioni relative agli interessi da lei scelti, nonché per fi nalità promozionali della nostra attività. I dati verranno raccolti, registrati ed elaborati anche elettronicamente con riservatezza e nel rispetto della legge sulla privacy. Lei potrà in ogni momento accedere ai dati e chiederne la correzione o la cancellazione, scrivendo a privacy.gdpr@publimaster.it
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Lavori in campo / Irrigazione
NUOVO IMPIANTO
sotto la Mole
IL CIRCOLO GOLF TORINO, DOVE SONO DI CASA ALCUNI DEI PIÙ NOTI CAMPIONI ITALIANI, PROPRIO IN QUESTO PERIODO STA AFFRONTANDO UN IMPORTANTE PROGETTO DI RINNOVO SUI SUOI CELEBRI PERCORSI. E IL RISULTATO È UN SISTEMA DI GESTIONE DELL’ACQUA ULTRAMODERNO, PRECISO, FLESSIBILE E CONTROLLATO a cura della redazione
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l Circolo Golf Torino, come tutti sappiamo, ha due splendidi percorsi da 18 buche, un’ottima giocabilità e una posizione splendida. Tuttavia, negli ultimi anni sempre più frequentemente sono emersi problemi legati al sistema di irrigazione. Nel 2017, quando sono iniziati i lavori di ammodernamento, l’impianto era dotato di tubi in pvc con raccorderia in ferro che alimentavano irrigatori spesso troppo lontani tra loro e dislocati in maniera non uniforme. Il manutentore era obbligato a sovrairrigare alcune zone con conseguenti ristagni in altre e perdita del tappeto erboso. L’impianto soffriva la mancanza di un sistema di controllo centrale: ogni programmatore agiva in maniera indipendente, ignorando la quantità d’acqua utilizzata da quelli accanto, con sprechi idrici e tempi terribilmente lunghi per il
completamento di un normale ciclo irriguo. E il risultato finale era comunque una bagnatura disomogenea. Da queste premesse nel 2017 il Circolo Golf Torino decise di rinnovare l’impianto di irrigazione in più fasi. La prima è terminata nella primavera del 2018 e in questi giorni, dopo la conclusione della seconda tranche di lavori, si sta procedendo all’inserimento dei dati nei nuovi software di gestione. ACQUAFERT Green, incaricata del progetto del nuovo impianto irriguo, ha per prima cosa installato il sistema di gestione centralizzato Toro Linx® e decodificatori GDC. Oggi tutte le operazioni possono essere coordinate direttamente dal campo tramite smartphone o tablet. La rete idraulica è stata progettata a triplo rango per gran parte delle buche, con un doppio irrigatore sul perimetro dei green
e gestione singola di tutti gli irrigatori. Il greenkeeper dispone ora della massima flessibilità di gestione. Il Sistema Toro Linx® governa la programmazione di ciascun irrigatore, così da fornire a ogni area di gioco la giusta quantità di acqua. il progetto garantisce che la disposizione degli irrigatori copra il campo con un’uniformità di pioggia pari al 90% e permetta di bagnare separatamente aree di gioco con diverse esigenze, isolando, ad esempio, i fairway dai rough o i green dagli avant-green. Il manutentore può anche scegliere, dove necessario, di ridurre i tempi dell’irrigazione per evitare l’allagamento dei bunker. Con il nuovo impianto il ciclo irriguo standard per 36 buche sarà completato in circa 8/9 ore. L’attuale filosofia progettuale mira ad apportare una precisa quantità di acqua utilizzando irrigatori Toro Infinity® con portate controllate, un raggio di azione ridotto e una sovrapposizione pari al raggio di lavoro. Durante l’estate 2018 i miglioramenti sono stati evidenti, soprattutto sul tappeto erboso. Il vecchio e il nuovo sistema di irrigazione hanno funzionato a pieno regime e in maniera integrata, superando bene il periodo estivo.
Nelle foto di queste pagine, in azione gli irrigatori del nuovo impianto del circolo golf torino, realizzato da Acquafert green
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Testimonianze / Vita in campo
Un giorno da ARBITRO
COME SI ARRIVA A DECIDERE DI TRASCORRERE I PROPRI WEEKEND CON IN MANO IL SACRO LIBRO DELLE REGOLE DEL GOLF INVECE CHE CON SACCA E BASTONI AL SEGUITO? I MOTIVI POSSONO ESSERE MOLTI. UN NOSTRO COLLEGA, GIORNALISTA VALDOSTANO, VI RACCONTA QUAL È STATO IL SUO PERCORSO PER DIVENTARE ARBITRO di Albert Tamietto
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urante una gara di golf capita spesso di vedere sotto gli alberi o in cima alla collinetta un signore seduto su un cart che, con occhiali da sole, cappellino in testa e un’aria un po’ annoiata, si guarda attorno. Quel signore è l’arbitro, un appassionato di golf come tanti ma che, invece di essere in campo a giocare, se ne sta seduto ad osservare i giocatori, a controllarli e ad aiutarli. “Ma se è così appassionato, perché non gioca anche lui?” vi domanderete. Già, è proprio qui il nocciolo del problema. Gli arbitri giocano quasi tutti, spesso male, ma giocano. Avete presente gli arbitri di calcio? Sono stati spesso mediocri calciatori e per questo, alla fine, si sono messi a fare gli arbitri. Può valere lo stesso discorso per quelli del golf? Diciamo che gli arbitri si dividono in due grandi categorie: quelli che lavorano nei circoli con vari incarichi, e quindi lo sono diventati anche un po’ per necessità, e quelli che, stando dall’altra parte (cioè quella del giocatore), si sono resi conto che difficilmente si sarebbero trovati un giorno a giocare con Jordan Spieth o Francesco Molinari. Ecco, io appartengo a questa seconda categoria. Cercate di capirmi: ho sognato anch’io di diventare ‘one digit’ e, in qualche modo, mi ci sono avvicinato. Poi, però, ho cominciato a prendere virgole su virgole e la sensazione di relatività del golf ha preso il sopravvento. Ho
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finalmente capito che non sempre, ad una dedizione assoluta fatta di campo pratica, approcci e putting green, corrispondono risultati degni di tanta fatica. Gary Player disse “Più mi alleno, più divento fortunato”. Io no. Ma fare l’arbitro non è stata una scelta subordinata a un fallimento. Diciamo che il giocare male mi ha dato la spinta. La passione per l’arbitraggio o, meglio, per le regole, è cominciata molto prima. Forse dai tempi in cui sentivo dire da quelli ‘che sanno le regole’ che “una palla è mossa quando ha fatto mezzo giro”, oppure da quando ho visto un giocatore fare il tee shot con una Inesis e finire la buca in par con una Titlest. Fino ad allora il libro delle regole, fatto l’esamino per essere ammesso alla élite del fairway, finiva in cantina, nel cestino delle ‘varie ed eventuali’, tra palline trovate in qualche ruscello, marchini di varia forma e colore, vecchi score pasticciati testimoni di sfide all’ultima birra. Poi, un giorno, al termine della gara nasce una discussione se la palla che tocca la linea bianca è fuori limite o no, oppure se la palla, in una particolare situazione, vada droppata o piazzata. Ed ecco che mi sono ritrovato a sfogliare quel libretto ormai spiegazzato, sgualcito e sopravvissuto a qualche temporale. Ma non sempre ho trovato la risposta desiderata: “Sì, questa regola si avvicina alla situazione, ma non è proprio quella che cerco” era una frase che sempre più mi girava in testa. E così scopro l’esistenza del ‘Libro delle Decisioni’, un tomo di 543 pagine dove sono riportate le risposte a tutte le situazioni che sono capitate nel mondo, ai quesiti posti da circoli e da giocatori: sono puntuali, dettagliate, rigorose, catalogate con precisione e qualche volta anche un po’ micragnose. Ma, si sa, i latini dicevano “Dura lex sed lex” e quindi le decisioni del R&A di St. Andrews non si discutono: si applicano. Da lì il passo per diventare arbitro è stato breve, ma non facile. L’esame non è stato una passeggiata, anche se le regole le sapevo. La lotta contro il tempo per rispondere a quiz complicatissimi, a trovare la soluzione a situazioni ingarbugliate inventate dagli esamina-
tori (o probabilmente successe davvero) o anche solo per ricordarsi che cosa dice la regola 27/1, è una roba da panico quando hai un orologio che scandisce i minuti in maniera inesorabile: bisogna raggiungere il punteggio richiesto, se no “…ci vediamo l’anno prossimo”. Molti ci hanno provato e poi, andata male la prima volta, hanno rinunciato. Io ci ho riprovato ed ora eccomi qui a raccontarvi la mia esperienza di cinque anni. La mia prima gara fu il Trofeo Umberto Agnelli al Royal Park di Torino: ovviamente ero ‘osservatore’, cioè quell’arbitro che, pur abilitato, è meglio che impari ancora un po’. Ed è vero: ricordo il panico e la tensione nel dare un ruling per una palla in ostacolo d’acqua laterale, nel cronometrare il tempo per la ricerca di una palla o anche solo nell’osservare una palla in volo per saperne poi indicarne la posizione al concorrente che l’aveva tirata. In gara, quel giorno, c’era un certo Renato Paratore, allora ancora dilettante ma dal già allora intuibile futuro. Da quella volta la mia passione è cresciuta tra trofei giovanili e gare nazionali, imparando un modo diverso di arbitrare a seconda della situazione. In maniera didattica e quasi paterna con i bambini, spiegando loro perché hanno sbagliato (e consolandoli quando scoppiano in pianti dirotti per una
penalità che per loro era inattesa), in maniera rigorosa e professionale quando si tratta dei grandi, di gare importanti o quando ci si trova di fronte a situazioni non proprio gradevoli e rilassate. In questi pochi anni ho vissuto tanti momenti, molti belli, divertenti e gratificanti, qualcuno meno. Il momento più brutto per un arbitro? Quando si becca un giocatore disonesto, quello che corregge lo score, quello che trova la pallina sul bordo del fairway quando tutti l’hanno vista volare nella marana più fitta, quello che aggiusta la posizione della palla con un calcio e la spedisce un po’ più in là. Il più bello? Quando un giocatore di una gara importantissima, al termine del giro, segnati i colpi con i compagni di match, verificato il totale nella scoring area, consegnato lo score, davanti a una birra con gli amici al bar si accorge (lui e solo lui) di avere dichiarato un colpo in meno. Si presenta al direttore di torneo accompagnato dagli increduli compagni di match e denuncia l’errore: squalifica inevitabile. Ma con i complimenti di tutta il Comitato e dei compagni per la correttezza, l’onestà e l’integrità: questo è ciò che si intende “The Spirit of the Game”. Albert Tamietto Arbitro Regionale – Zona 1
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Campi e campus /Le Università del golf
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in aula magna VI PRESENTIAMO SEI REALTÀ PARTICOLARI, CHE IN CAMPANIA, EMILIA-ROMAGNA, LAZIO, LIGURIA E PIEMONTE DISTRIBUISCONO A STUDENTI E NON SOLO L’OPPORTUNITÀ DI PRATICARE IL NOSTRO BELLISSIMO SPORT A COSTI MOLTO RIDOTTI di Marta Visentin e Stefano Boni
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egli Stati Uniti da molti anni esistono corsi universitari che preparano i futuri Superintendent, dopo esami e stage sui campi, a mantenere i tappeti erbosi in maniera efficiente e funzionale. Non manca mai per questi studenti la possibilità di praticare il golf presso strutture distanti meno di un wedge dall’aula di studio. Ma anche in Italia esistono le “Università del Golf”. Uno dei primi centri di questo tipo è stato senz’altro il campo di golf del CUS Ferrara, che nacque nel 1988 da un’idea di Giovanni Trasforini. Realizzato inizialmente su una superficie di otto ettari divisi da una siepe naturale formatasi sul letto di una strada dismessa, che fungeva da vero e proprio ostacolo naturale, si è andato via via ampliando fino a diventare una struttura a 18 buche con oltre 200 soci, rivolta in modo particolare ai più giovani che qua possono
usufruire gratuitamente di attrezzatura e palline. Il punto forte di questa struttura è anche la sua collocazione urbana: si trova a un solo chilometro dal centro storico e può essere raggiunta agevolmente in bicicletta. In Emilia-Romagna troviamo anche un’altra splendida città d’arte dotata della sua “Università del Golf”: Parma. Il CUS Golf Parma proprio lo scorso dicembre ha organizzato una “due giorni” di prova del golf con gli studenti di Scienze Motorie, a completamento di un’annata come sempre molto attiva sul piano di promozione di questo sport, non solo tra i giovani. In questa struttura tutti hanno infatti l’opportunità di apprendere e praticare il gioco frequentando a costi modici il campo pratica e le sei buche executive. In Piemonte è attivo invece il CUS Torino, inserito nell’area del Parco Colonnetti. Questa realtà si è dedica-
ta, fin dalla nascita, alla promozione del golf anche tra i diversamente abili che possono usufruire di postazioni speciali. Altra caratteristica interessante è che i suoi cinque target green possono trasformarsi all’occorrenza negli arrivi di vere e proprie buche, ovviamente a campo pratica chiuso. Si trova invece nell’oasi verde di Quarto Alto, al riparo dal vivace trambusto dell’operosa città, la CUS Genova Golf Academy: dotata di una vista impareggiabile sul Golfo, dispone di un campo pratica e di un’area dedicata al perfezionamento del gioco corto. In posizione panoramica è situato anche il CUS Napoli, che con il suo driving range e le tre buche si sviluppa sotto la splendida collina di Posillipo. Chi non avesse il tempo, per motivi di impegni, di allenarsi sotto lo splendente sole del Mezzogiorno qua può farlo anche la sera: l’intera area è illuminata. E l’illuminazione notturna è uno dei servizi che è possibile trovare anche al Garden Golf University, sorto nel 2014 nei terreni dell’Orto Botanico di Tor Vergata, a Roma, a pochi passi dai campi che ospitarono nel 2000 la Giornata Mondiale della Gioventù. Il campo pratica e le 18 buche pitch & putt non condividono con l’orto botanico solo gli spazi ma anche l’attenzione alla ricerca sulle specie vegetali, dalle arbustive fino alle tappezzanti che rivestono ed abbelliscono i cancelli di entrata. Cancelli sempre aperti, secondo la filosofia che accomuna queste realtà: quella di un golf accessibile a tutti.
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NELLA FOTO, MARTA VISENTIN E LA SUA LOLA AL GARDEN GOLF UNIVERSITY DI ROMA, STRUTTURA CON 18 BUCHE PITCH & PUTT APERTA NEL 2014. A SINISTRA, I TARGET IN CAMPO PRATICA
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Informatica / Verso l’Europa
SUL TEE DI PARTENZA
con il piede giusto
GREENFEE365 AVVIA UNA PARTNERSHIP STRATEGICA CON SYSGOLF / GESGOLF, CHE CONSENTIRÀ AI CIRCOLI ITALIANI DI SFRUTTARE AL MEGLIO LE POTENZIALITÀ MESSE A DISPOSIZIONE DALLA RETE PER VENDERE GREEN FEE A ESTERNI E STRANIERI a cura della redazione
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a piattaforma di prenotazione europea Greenfee365.com, che ha riscosso un enorme successo in Spagna ed è recentemente entrata in Portogallo, ora si presenta anche sul mercato italiano. Insieme al principale fornitore di software per tee sheet in Italia - Sysgolf / Gesgolf – è stato firmato un accordo che consente ai club italiani di golf di vendere i loro tee time in diretta su larga scala, attra-
verso la piattaforma di greenfee365.com. La partnership tra le due aziende è un passo strategico e importante per guidare la digitalizzazione dell’industria golfistica italiana e raggiungere i golfisti di tutta Europa. “Le vendite in tempo reale e automatizzate dei tee time saranno presto lo standard nel settore del golf – ha dichiarato
Marcus Ekeberg, CEO e co-fondatore di Greenfee365 -. Siamo davvero entusiasti della partnership con Sysgolf / Gesgolf. La nostra società ha già dialoghi avanzati con un certo numero di Circoli di golf che utilizzano Sysgolf / Gesgolf in Italia. A breve pubblicheremo online i primi golf club italiani che venderanno i loro tee time nella nostra piattaforma. Insieme a Sysgolf / Gesgolf vogliamo rendere accessibile
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tutta l’Italia attraverso la nostra piattaforma di prenotazione. L’Italia ha un enorme potenziale di crescita quando si tratta di modernizzare il turismo legato al golf per i club italiani. Puntiamo a prendere l’iniziativa insieme a Sysgolf / Gesgolf, lavorando su base individuale con ogni circolo.” Una visione europea di club e giocatori di golf Nel corso del 2019 Greenfee365 ha iniziato il lavoro nel fornire la piattaforma di prenotazione ai golfisti attraverso il loro modello di iper-targeting avanzato sia con i golfisti turisti che con i golfisti residenti. Per i club di golf partecipanti questa è un’opportunità unica per sfruttare gli sforzi di marketing su larga scala e vendere i tee time in diretta ai giocatori ai propri prezzi e alle proprie condizioni. Tutto quello che c’è da sapere Greenfee365 è un centro di vendita e marketing globale ad adesione libera e al 100% basato sulle prestazioni, dove i golf club possono vendere i loro tee time
IDENTIKIT DI UN LEADER Sysgolf è numero uno in Italia nello sviluppo e nella vendita di software gestionali per il mondo del golf, individuando da più di 30 anni soluzioni che dal un lato rendono più semplice il lavoro delle segreterie e dall’altro offrono servizi a valore aggiunto per i golfisti. Proprio da questa intuizione si è sviluppato il progetto Gesgolf, il portale che consente di pubblicare le informazioni legate all’attività sportiva, come orari di partenza delle gare, classifiche e statistiche, diventato presto punto di riferimento per i giocatori e che in Italia vanta numeri da leader. “Condividiamo la visione di Greenfee365 - spiega Marina Cuneo, CEO di Sysgolf - e pensiamo che la prenotazione on-line, integrata con nostre soluzioni diffuse nelle segreterie, sia uno strumento fondamentale per il golf club. Con questa integrazione, offriamo ai circoli la possibilità di aprirsi facilmente alle crescenti opportunità offerte dal turismo “incoming” e dai giocatori “mobili”. Il mercato sta cambiando molto velocemente e noi vogliamo essere pronti. Siamo molto soddisfatti di questa partnership, perché abbiamo la stessa visione su cosa sia importante per i giocatori, vale a dire chiarezza e usabilità, e su che cosa sia importante per i golf club, cioè semplicità d’uso, libertà di decidere orari di partenza e prezzi. In una parola: flessibilità. direttamente ai golfisti di tutto il mondo. Attraverso un hyper-targeting avanzato collega i club con i giocatori in una piattaforma di prenotazione facile da usare. I golf club possono facilmente iniziare a
vendere le loro riserve di tee time in diretta e collegate al loro tee sheet. Tutto ciò che il golf club deve fare è decidere tempi e prezzi da inserire nella piattaforma di prenotazione.
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Manutenzione / Tappeti erbosi
ZOLLE NUOVE
sull’Old Course ANCHE GREENKEEPER ITALIANI SONO STATI COINVOLTI NEGLI IMPORTANTI INTERVENTI SVOLTI DA UN TEAM INTERNAZIONALE DURANTE IL PERIODO INVERNALE. OLTRE UN MESE DI LAVORO PER RIPARARE I DIVOT SCAVATI LUNGO IL PERCORSO, “TAPPANDO” CON PAZIENZA CERTOSINA TUTTE LE ZONE DANNEGGIATE a cura della redazione
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a stagione del grande gioco è ormai alle porte e l’Old Course del St Andrews Links, cuore insostituibile della “home of golf”, ha ultimato la sua importante opera di manutenzione, concentrata nei brevi periodi di minore attività, con la riparazione dei divot lungo il percorso. Il mantenimento del perfetto stato di St Andrews Links, che come noto gestisce ben sette percorsi per un totale di 117 buche, richiede una serie di operazioni le cui intensità e frequenza varia da stagione a stagione, secondo un preciso piano di intervento. Il lavoro, dal sapore internazionale, è
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Nelle foto, alcune immagini riprese durante gli importanti lavori di manutenzione dell’old course. qui sotto, il celebre swilcan bridge alla 18 stato svolto da una squadra di greenkeeper provenienti da Spagna, Italia e Scozia. “Il processo - racconta il greenkeeper Jose Valenilla - inizia controllando il vivaio del tappeto erboso e selezionando le aree con il terreno e l’erba più consistenti. Una volta individuata la superficie migliore, si estraggono all’incirca 400 buche alla volta, si caricano sui camion e ci si dirige verso le aree da ripristinare andando a ‘tappare’ le zone danneggiate dalle infestanti, dai giocatori e dai mezzi”. Il lavoro di copertura e riparazione del tappeto erboso lungo tutto l’Old Course è durato un mese. Per il ripristino di queste aree si è ricorso a un vero e proprio trapianto con rotoli e piastre di erba.
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Manutenzione / Bunker
I GIGANTI di St Andrews
TEMPO DI GRANDI INTERVENTI SUL CAMPO PIÙ FAMOSO DEL MONDO, L’OLD COURSE, EMBLEMA DELLA CASA DEL GOLF IN SCOZIA. I SUOI CELEBRI E TERRIBILI BUNKER HANNO SPESSO BISOGNO DI UNA MANUTENZIONE PARTICOLARE E APPROFONDITA, MA DOPO QUALCHE ANNO DI “LAVORO” DEVONO ADDIRITTURA ESSERE RIFATTI a cura della redazione
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enza alcun dubbio, anche sui percorsi del St Andrews Links, il periodo invernale è il momento dell’anno in cui la manutenzione è all’ordine del giorno per tutti gli operai e greenkeeper addetti al campo. A raccontarci i grandi interventi a cui i bunker sono stati sottoposti nel 2018 è Craig Berry in persona, Supervisor dell’Old Course e massima autorità in quel di St Andrews per quanto riguarda i lavori in campo. Il punto di partenza è stato il bunker della buca 7, conosciuto con il nome di Shell Bunker, uno dei “giganti di sabbia” più famosi dell’Old Course
nonché quello più “visitato” dai giocatori nei diversi livelli di gioco. Sono trascorsi sette anni dal primo grande lavoro di manutenzione e quindi, ci ha spiegato Berry, è stato corretto iniziare proprio da lui. Oltre a Shell, sono tre gli altri famosi colossi del percorso: il Cartgate alla buca 3, il Cottage alla 4 e il più celebre di tutti, lo Hell, alla buca 12, un inferno (come dice chiaramente il suo nome) di sabbia di 300 mq e profondo circa tre metri. La manutenzione del colosso della buca 7, grazie alle sue dimensioni, è stato di facile approccio rispetto
ad altri bunker molto più piccoli, che spesso non consentono nemmeno uno swing completo per poter uscire dalle difficoltà. Il greenkeeper ha potuto lavorarci direttamente entrandovi al suo interno con il trattore (!) scavando la base con il metodo tradizionale formato da pali su diversi livelli. La sabbia è stata recuperata dal vivaio di Kincaple, appena fuori da St Andrews, e la struttura che circonda il bunker tagliata in blocchi con uno spessore di cinque centimetri. Solitamente, spiega ancora Craig Berry, in un bunker di dimensioni “normali” i “mattoni” che lo circondano hanno uno spessore della metà ma, a causa della grandezza di Shell e del peso del terreno, si è deciso per un taglio più spesso per evitare il collasso del rivestimento. Un altro importante aspetto da tenere in considerazione è evitare il sovraffollamento del personale. Uno staff composto da troppe persone in un unico punto comporta solamente incertezza e confusione sul lavoro da svolgere. L’ultimo passaggio è la sistemazione della parte frontale (faccia) del bunker. Una volta lavorato sulla base e sistemato sui bordi, bisogna lasciare che la parte relativa all’altezza del bunker si stabilizzi da sola. Due settimane dopo si è infine tornati da Shell per gli ultimi ritocchi.
qui a sinistra, una bella panoramica dell’old course, con st andrews sullo sfondo. Nelle altre immagini, gli importanti lavori appena realizzati su molti grandi bunker
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Un anno di TRANSIZIONE di Salvatore Brancati
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NELLA FOTO, UNA VEDUTA AEREA GENERALE SULLA GRANDE ESTENSIONE DEL VERDURA RESORT, GIÀ RIPARTITO DOPO L’ESONDAZIONE DEL TORRENTE OMONIMO CHE AVEVA BLOCCATO L’ATTIVITÀ SUL FINIRE DELLA SCORSA STAGIONE
FOTOGRAFIA A LUCI E OMBRE DELLO STATO DEL GOLF NELLA PIÙ GRANDE ISOLA D’ITALIA E DEL MEDITERRANEO, CHE COMUNQUE NON RIESCE A DECOLLARE COME MERITEREBBE
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Impianti e futuro/Sicilia
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egli ultimi 12 mesi in Sicilia si sono registrate tante novità, si sono alternate belle notizie ad altre meno entusiasmanti, alcuni percorsi sono stati oggetto di interventi importanti, uno addirittura è stato progettato ex-novo, altri ancora purtroppo sono stati chiusi. La notizia che però ha fatto scalpore più di tutte ha riguardato il Donnafugata Resort, quando un contenzioso giuridico ha trovato esecuzione nella primavera del 2018 e la società proprietaria di alcune parti della tenuta, la “Donnafugata Resort s.r.l.”, è stata dichiarata fallita. La vicenda ha campeggiato in molte testate per alcuni mesi, evidenziando sin da subito l’assurdità della situazione. Da fine novembre la struttura è rimasta chiusa nonostante tantissime richieste di prenotazioni sia per l’inverno 2018 che per la stagione 2019 che sarebbe dovuta ripartire a gonfie vele sin dal primo marzo scorso. Il Donnafugata, infatti, gode di tanta visibilità ed un’ottima reputazione, sia come impianto golfistico, che meramente come struttura turistica. Questo, purtroppo, nulla ha potuto contro le maglie della Giustizia, i cui organi hanno deciso di offrire in gestione la struttura a fronte di un canone di affitto, tempi e garanzie che finora hanno scoraggiato i più. Il curatore fallimentare, l’avvocato Giovanni Gurrieri, non ha infatti trovato strumento migliore che proporre un affitto molto breve, giusto il tempo di procedere alle attività peritali propedeutiche a una probabile futura vendita del bene. Alcuni soggetti potenzialmente interessati hanno quindi desistito, ritenendo molto difficile il raggiungimento di un equilibrio in così breve tempo. Il Resort resta allora chiuso, costringendo anche le maestranze (oltre 40 persone) a rimanere in attesa di nuovi sviluppi senza percepire alcuna somma. Ad una stagnante situazione, fa invece da contraltare una realtà estremamente dinamica e in rapida ascesa: il Golf Club Palermo Parco Airoldi. Nell’aprile dello scorso anno, infatti, il giovane imprenditore palermitano Luciano Basile ha rilevato la maggioranza delle
azioni del circolo del capoluogo siciliano: “Non potremo certo diventare il più bel campo di golf della Sicilia – dice Basile - perché essendo il nostro un nove buche non può competere con circoli che di buche ne hanno almeno 18, ma di certo puntiamo a diventare il più bel circolo dell’isola”. E proprio in questa ottica il 2018 ha già fatto registrare una serie di migliorie che hanno completamente cambiato volto al Golf Club Palermo, facendolo immediatamente diventare il circolo siciliano con il maggior numero di tesserati. Tra le diverse novità anche la nuova clubhouse che è ospitata al piano terra della settecentesca Villa Airoldi e che offre saloni, palestra, spogliatoi e, tra breve, anche un ristorante. La squadra dei collaboratori è stata inoltre arricchita da professionisti ben noti nell’ambiente: il Direttore, Massimiliano Infantino, proveniente dal Verdura, e il superintedent Giovanni Scalici, già responsabile dei campi del Donnafugata. “Abbiamo ancora tanti programmi – conclude Luciano Basile - per far crescere il club all’altezza dei più importanti e bei circoli italiani. Abbiamo la fortuna di essere a pochi passi dal centro città e vogliamo sfruttare questa nostra peculiarità per far conoscere ancor di più il nostro sport. Vogliamo investire molto sui ragazzi e sulla diffusione nelle scuole, abbiamo creato un Club dei Giovani molto competitivo che si avvale anche della Mediterranea Junior Golf Academy del maestro Giuseppe Marra dalla quale sono già usciti i migliori atleti dell’isola”. In merito alle attività giovanili, abbiamo sentito il Delegato regionale della Federazione Italiana Golf, Salvatore Leonardi, che afferma: “Il 2018 è stato un anno di cambiamenti per quanto riguarda le attività periferiche della Federazione Italiana Golf. Infatti sono state costituite le macro regioni e la Sicilia è stata inserita in quella del Sud. I programmi sono iniziati con un certo ritardo e inoltre gestire sei regioni del sud, che hanno problemi di distanza e collegamenti, non è stato semplice. Comunque è stato fatto un buon lavoro, grazie anche al supporto di Dorotea Cancelliere, responsabile per la Sicilia
NELLA FOTO, IL MONTE PELLEGRINO DOMINA LA ZONA DELLA FAVORITA DOVE, OLTRE AL NOTO STADIO DI CALCIO, TROVANO POSTO ANCHE LE NOVE BUCHE DEL GOLF CLUB PALERMO VILLA AIROLDI
dell’attività giovanile che è stata nominata referente anche la macroregione del sud. Sono stati organizzati due raduni macrozonali di due giorni (Verdura e Miglianico) e i ragazzi sono stati seguiti in quattro gare nazionali disputate sul nostro territorio, oltre che al Campionato Europeo Under 16 maschile e under 18 femminile. Si sono distinti Luca Civello (giocatore di interesse nazionale) Ginevra Coppa, Federico Randazzo, Alessandro Alfano, Nicolò e Andrea Cordio, Ferruccio Saglimbene, Dario
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Picone, Angelo Ferla e Francesco Saraceno”. Per l’anno in corso, le attività promozionali sembrano andare oltre il progetto federale ‘Golf a Scuola’ che si svolgerà all’interno delle palestre degli Istituti. “Avrà uno sviluppo su quattro anni scolastici, fino al 2021 - continua Leonardi -. L’attività verrà sviluppata in tre classi per scuola e integrerà e/o sostituirà la lezione di educazione motoria. Inoltre, gli Istituti Scolastici sono stati scelti vicini ad un Circolo di Golf per rendere possibile e agevole il proseguimento dell’attività anche nell’extra scuola. Verrà dato più supporto all’organizzazione dei raduni regionali per i ragazzi dell’attività giovanile e verranno organizzate due gare nazionali. Inoltre si sono manifestate diverse iniziative re-
lative alla realizzazione di nuovi impianti golfistici e la Federazione ha fornito la propria disponibilità per verificare la disponibilità dei progetti”. Pieno di vitalità anche il Verdura Resort. In autunno il complesso turistico è stato oggetto di un evento meteorologico assolutamente imprevedibile. In poche ore si sono abbattute nella zona copiose piogge che hanno generato in tutta l’area numerosi danni. La struttura è stata interessata dallo straripamento del fiume confinante la proprietà che ha danneggiato diverse buche dei due percorsi. Nonostante questo evento, il personale si è immediatamente attivato ed ha riportato il tutto alla normalità in tempi record. Nel marzo 2019, infatti, il Resort ha riaperto al massimo del suo splendore, offrendo un nuovo campo
che ha coniugato il meglio dei due percorsi preesistenti. È così venuto fuori un par 70 di 6.547 metri. “Il nuovo disegno rappresenta l’eccellenza del golf del Verdura – racconta il Golf Director Roberto Castelo - in quanto offre le ultime sei buche fronte mare e rappresenta una vera sfida per i giocatori che si cimenteranno in un percorso molto simile a quello dello Sicilian Open. Questo ci fornirà l’opportunità di ripristinare i danni subiti e soprattutto di aggiornare i due percorsi tradizionali del Verdura per offrire un’importante novità alla loro riapertura”. Pari ottimismo si ostenta aI Monasteri Golf Club. Dal gennaio 2018 la struttura siracusana è gestita da JSH Hotels & Resorts che ha immediatamente dato il massimo per lanciare la
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Impianti e futuro/Sicilia struttura. “Il greenkeeper scelto è stato Salvatore Leonardi, uno tra i più apprezzati professionisti del settore in tutta Italia – riferisce il Segretario Sportivo Gabriele La Cava – mentre il nostro campo è la base della Mediterranea Junior Golf Academy dedicata ai giocatori under 18, creata da Giuseppe Marra e Monica Anzalone”. La JSH ha, infatti, investito molto anche sulla promozione giovanile ed
ha accresciuto i rapporti con questa prestigiosa Academy che offre la sua collaborazione anche ad altri due campi siciliani (Palermo e Il Pìcciolo). “Il successo di questo slancio – continua La Cava – ha trovato immediati riscontri anche nel campo turistico. Le prenotazioni sono quasi raddoppiate, mentre il numero dei nostri soci giocatori si è decuplicato in seguito anche alle migliorie del campo”.
A questo buono stato di salute del campo siracusano, però la fa da contraltare la chiusura de Le Saie Golf Club di Carlentini, vicino Catania. Nel giugno scorso, infatti, il campo ha dovuto chiudere i battenti “sino a nuove disposizioni”. Nonostante il numero dei giocatori e la grande vitalità nell’organizzare gare e le altre attività sociali, purtroppo la struttura si è dovuta arrendere temporaneamente alle pesanti contingenze imprenditoriali. Il campo catanese, infatti, è solo una parte di un grandissimo progetto che abbraccia una struttura di quasi 1.200 posti letto e un altro insediamento turistico in prossimità di Taormina. In questo secondo sito, oltre alla struttura ricettiva di lusso, era previsto un altro campo, disegnato da Costantino Rocca e completato nelle prime nove buche. A causa della complessità di questo ambizioso progetto, il 2018 ha quindi assistito all’interruzione delle attività del circolo, che ha costituito per tante gare il baricentro geografico dell’attività golfistica siciliana. Una sorte simile continua a gravare sul beneamato Le Madonie Golf, meraviglioso complesso vicino Cefalù. Purtroppo in questo caso le procedure giudiziarie hanno prodotto ben nove aste andate deserte e ancora non sembra vedersi nulla di buono all’orizzonte. In merito abbiamo ascoltato nuovamente il Delegato regionale della Federazione Italiana Golf, Salvatore Leonardi. “Purtroppo questo non è un fenomeno che non riguarda solo la Sicilia. Anche altre regioni italiane ed estere hanno avuto lo stesso problema. Le cause sono state la crisi che una decina di anni fa ha colpito il settore turistico e quello immobiliare, la mancanza di infrastrutture in Sicilia e gli scarsi col-
QUI ACCANTO, L’ETNA DOMINA IL PERCORSO DEL PÌCCIOLO, IL PRIMO CLUB DI GOLF SICILIANO CHE QUEST’ANNO COMPIE 30 ANNI. A DESTRA, IN ALTO, L’ARRIVO DEL PARKLAND COURSE E LA CLUBHOUSE AL DONNAFUGATA, SOTTO DUE SCORCI DELLE ZONA CAMERE E DELLA GRANDE PISCINA AL VERDURA RESORT
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legamenti aerei con i mercati di riferimento. Ci stiamo attivando con le istituzioni regionali, come assessorati competenti e associazioni di categoria, perché possano essere individuati provvedimenti in grado di evitare la chiusura definitiva e irreversibile di queste strutture”. Musica diversa, invece, al Pìcciolo Golf Club, dove le note risuonano allegre. Il Segretario Sportivo Antonio Lazzaro ci racconta felice che “il Pìcciolo è più antico campo da golf siciliano e quest’anno festeggia i primi trent’anni di attività. Lo scorso anno la stagione è andata molto bene, specie per quanto riguarda il segmento della clientela del golf resort. Infatti, grazie al lavoro svolto dall’ufficio golf booking, coordinato da Guy Roberts, sono aumentate le golf clinic e gli individuali nei mesi primaverili e autunnali. È stata molto apprezzata la qualità del campo da golf, dell’hotel e della clubhouse, nonostante quest’ultima sia stata oggetto di un incendio, che ha danneggiato seriamente la zona ristorante e foresteria. Ma dopo pochi mesi già gran parte della clubhouse è stata resa operativa e a ottobre è stata completata, con un nuovo look, molto apprezzato dalla clientela”. Ma, abbiamo chiesto, qual è il nuovo assetto organizzativo e i suoi obiettivi nel 2019? “Per quest’anno JSH Hotels, che oltre all’albergo gestisce anche il campo da golf, ha previsto nuovi investimenti con l’aumento del personale di segreteria e quello adibito all’erogazione dei servizi sia in clubhouse che nel campo. Il percorso si presenta in ottimo stato, grazie alle condizioni del tempo, che sono state molto favorevoli. Molta attenzione è stata rivolta alla manutenzione di alberi, arbusti e del rough, che hanno reso il gioco molto più scorrevole ed agevole. Anche per questo motivo le previsioni di occupazione da parte della clientela golfistica, anche alla luce delle prenotazioni ricevute, sono destinate a raddoppiare rispetto all’anno precedente”. Ma la notizia che forse ha reso tutti più felici è stata la presentazione di un nuovo percorso il Sicilia’s Golf Torre di Casalotto. Negli scorsi mesi,
infatti, è stato avviato l’iter autorizzativo per creare una campo entry level di 9 buche ad Acicatena, in provincia di Catania. L’iniziativa è stata promossa da una coppia di fratelli imprenditori (Andrea e Francesco Scrofani). Il primo dei due ci racconta: “Noi siamo appassionati golfisti e miriamo a far conoscere il golf al grande pubblico, offrendo un’esperienza inclusiva, accattivante e molto divertente. Il percorso di
snoderà su nove buche per un totale di poco più di 1.800 metri e godrà di molti passaggi interessanti sia per gli scorci panoramici che per le pendenze lungo i fairway, ci saranno buche par 3 e par 4. La struttura offrirà saloni per l’intrattenimento, il driving range, la Golf Academy e un fornitissimo ristorante dove si potrà gustare una selezione di prodotti tipici siciliani di altissima qualità”. In bocca al lupo!
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QUATTRO meraviglie IN TERRA greca di Federica Rossi
DOPO I DUE CAMPI A 18 BUCHE DISEGNATI DA BERNHARD LANGER E ROBERT TRENT JONES JR, LO SPLENDIDO RESORT DEL PELOPONNESO SI APPRESTA A DIVENTARE IL VERO PROTAGONISTA NEL MEDITERRANEO GRAZIE AD ALTRI DUE PERCORSI, CHE PORTANO LA PRESTIGIOSA FIRMA DEL FUORICLASSE JOSÉ MARÍA OLAZÁBAL
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Progetti / Costa Navarino
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osta Navarino, nel Peloponneso sud-occidentale, è diventata il paradiso incontaminato più ecosostenibile del Mediterraneo. Lunghi litorali, tra i più estesi del Paese, costeggiati dagli ulivi e incorniciati da dolci pendii e rilievi rocciosi sono soltanto una delle numerose sorprese che questa meta turistica ha da offrire. Prime tra tutte il golf. Grazie a due incredibili percorsi incastonati armonicamente tra mare e uliveti: il Dunes Course, il primo campo da golf greco nato dalla mente del due volte campione Masters Bernhard Langer, e il Bay Course, progettato da uno degli architetti più famosi e quotati del panorama golfistico, Robert Trent Jones Jr. Gli amanti del golf avranno un motivo in più per prenotare presso la destinazione golfistica greca per eccellenza grazie a due nuovi campi da golf ideati e progettati dal capitano di Ryder Cup nonché due volte Masters Champions, José María Olazábal. I due percorsi a Navarino Hills si affacceranno direttamente sul Bay Course e sulla storica baia di Navarino con vista panoramica sulla costa e sul Mar Ionio. In base a un successivo progetto sempre di Olazábal, nel 2021 Costa Navarino avrà poi ben quattro campi da golf, tutti entro la distanza di 13 km IN APERTURA, I RESTI DEL CASTELLO DI METHONI, A COSTA NAVARINO. QUI SOPRA, LA SPLENDIDA E RIPARATISSIMA BAIA SUL MEDITERRANEO, CON IL BAY COURSE DISEGNATO DA ROBERT TRENT JONES JR. A DESTRA LA CLUBHOUSE DEL DUNES E QUI ACCANTO JOSÉ MARÍA OLAZÁBAL
dal resort, tutti sotto un’unica gestione, diventando, di fatto, una delle poche destinazioni golfistiche al mondo con questa caratteristica. Abbiamo incontrato José María Olazábal e ci siamo fatti raccontare i dettagli di questo progetto davvero spettacolare. Come ci si sente nella veste di progettista? Si sente responsabile nel creare un percorso adatto a tutti e non solo
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ai professionisti di golf? Sì certo, quando progetti un campo da golf prima di tutto devi pensare al golfista che gioca durante il fine settimana. Bisogna progettare un percorso adatto a tutti i tipi di hcp, dove tutti possano divertirsi e mettere alla prova loro stessi. Ha preso ispirazione da altri campi in giro per il mondo? – Sì, credo sia naturale. Ogni volta che giochi su un percorso resti colpito da determinati elementi e caratteristiche e pensi che, qualora dovessi fare tu un progetto, potresti prenderne spunto. È il guru del gioco corto, questa caratteristica sarà presente nel suo progetto? – Dire che è inevitabile (ride). Non mi piacciono i green enormi, li preferisco
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Progetti / Costa Navarino da sempre piccoli e ben protetti. Mi piace l’idea di creare diverse occasioni di gioco che richiedano diversi tipi di bastone e una buona dose di creatività. Si deduce che i campi non saranno lunghissimi ma molto delicati intorno al green… Un campo non deve essere necessariamente lungo 7.500 metri per essere divertente ma, allo stesso tempo, non è nemmeno giusto ricreare delle situazioni nelle quali un giocatore medio sia obbligato a fare un flop perfetto e far spinnare la pallina. Voglio invece dare la possibilità a tutte le categorie di gioco di esprimersi al meglio, di sfidare se stessi e godersi le proprie 18 buche. Ci presenti la struttura a Navarino Hills. Cosa offrirà ai golfisti e quale saranno i plus rispetto ad altre mete golfistiche? L’ambiente è incredibile, ci sono già due percorsi da 18 buche e altri due in lavorazione. L’East Course scenderà lungo la valle e sarà un percorso molto alberato attraverso le colline. Il West Course si troverà invece proprio a bordo della scogliera con una vista mozzafiato sulla baia. A tutto questo ci aggiungi un clima ideale tutto l’anno, un mare cristallino, una cucina straordinaria e tante escursioni e attività nel cuore della culla della civiltà. Quali saranno le caratteristiche dei due campi? Abbiamo dovuto adattarci ai diversi elementi che la natura ci ha fornito ad esempio un terreno roccioso e poco malleabile. L’East Course sarà più una passeggiata privata tra gli alberi in cima alla collina, mentre il West Course offrirà una vera sfida ai giocatori e, allo stesso, tempo, una vista meravigliosa sul Mar Ionio. Su entrambe le 18 buche
IN QUESTE PAGINE, PANORAMICA DI UNA SCENOGRAFICA BUCA DEL BAY COURSE, CHE SI AFFACCIA SULLA BAIA DI NAVARINO, SULLA COSTA OCCIDENTALE DEL PELOPONNESO
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IN ALTO, IL RENDERING DI UNO DEI DUE CAMPI, L’EAST E IL WEST, CHE JOSÉ MARÍA OLAZÁBAL (QUI A DESTRA DURANTE UN MOMENTO DI GIOCO) STA REALIZZANDO A COSTA NAVARINO. A SINISTRA LA HALL DEL WESTIN, UNO DEI DUE ALBERGHI DI LUSSO DEL RESORT, E INFINE LA MAGNIFICA ZONA DI STRAKTIRIA
bisognerà essere molto precisi dai tee di partenza e intorno al green, modellando i colpi anche grazie ai dogleg naturali che metteranno alla prova anche i golfisti più esperti. Com’è stato coinvolto nel progetto e qual è stata la sua prima impressione?
Ho ricevuto la notizia dell’eventuale opportunità dal mio agente, ho quindi fatto un paio di viaggi per vedere la terra prima di iniziare a disegnare. Sono rimasto da subito impressionato dalla potenzialità del territorio e dalla sua bellezza e ho sentito la piacevole responsabilità di poter ricreare un percorso all’altezza senza intaccare la natura incontaminata del po-
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sto. L’elemento che più mi ha colpito è stata la scogliera, quindi ho progettato diverse buche dalle quali poter ammirare la baia. Qual è stato l’aspetto più interessante del suo lavoro? Tutta l’area è ecosostenibile ed è stato bello disegnare un nuovo campo nel pieno rispetto dell’ambiente integrando la natura e tutti i suoi elementi all’interno del progetto usandoli a proprio vantaggio. E il momento più divertente? Solo vedere coma da un pezzo di roccia nasca un progetto pensato e costruito da te è già sorprendente. Ma la parte che più mi diverte è proprio assistere al cambiamento, da una striscia di terra al risultato finale. In quel momento mi sento davvero orgoglioso di quello che faccio.
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Clubhouse/ Roma Acquasanta SONO BEN 116 LE PRIMAVERE VISSUTE DAL PIÙ ANTICO PERCORSO D’ITALIA, APERTO NEL 1903 E CON UNA LUNGA STORIA COSTELLATA DA FATTI E PERSONAGGI FAMOSI. TRE LE VERSIONI DELL’EDIFICIO CHE RACCOGLIE I SERVIZI DEL CIRCOLO, L’ULTIMA DELLE QUALI VENNE TERMINATA NEL 1971, PROGETTATA E FIRMATA DAI DUE ARCHITETTI RENATO VENTURI E GUIDO DI CARPEGNA
a cura della redazione
IL GOLF “ ” CON LA MAIUSCOLA
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Clubhouse / Roma Acquasanta
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Acquasanta di Roma ha superato di slancio il traguardo dei suoi primi 115 anni di vita. Lo storico circolo capitolino, che ruota attorno al meraviglioso percorso più antico d’Italia, è da sempre una vera icona del nostro golf. Fondato nel 1903 lungo l’Appia Nuova, in ogni angolo del suo percorso nasconde storie di grande golf, di sfide passate agli annali, di personaggi che hanno scritto leggende del nostro sport. Basta scorrere la lunga lista dei presidenti, con nomi e titoli altisonanti per capire che da sempre, all’Acquasanta, il Golf merita di essere onorato dalla “G” maiuscola. Nella bacheca dei ricordi sfilano principi, conti, ammiragli, diplomatici, ambasciatori, accanto a mitici caddie e maestri leggendari spesso partiti molto dal basso, che qui hanno iniziato dinastie celebri. Inglesissimo per nascita, il club, come si legge nelle lettere ufficiali dell’epoca, aveva trovato posto nella campagna romana “at or near Acqua Santa”, grande pascolo di proprietà del principe Torlonia in cui le pecore lasciavano, dopo aver brucato, ampie zone di terreno dov’era possibile giocare. E la lingua d’Albione era stata, fino al 1928, l’unica utilizzata negli atti ufficiali. Oggi al vertice del club c’è Silvio Plazzotta, mentre al timone dello staff da molti anni figura ormai Angelo Cori, che sovrintende a ogni attività in campo e nella clubhouse. E proprio a quest’ultima dedichiamo le pagine di chiusura del numero di primavera di Professione Golf.
Quando nacque il circolo, la clubhouse trovò la sua sede nel “Casale dell’Arco”, l’edificio che si trova proprio all’ingresso. Onorò il suo compito fino al 1938, quando Galeazzo Ciano, Ministro degli Affari Esteri dal 1936 al 1943 e genero di Benito Mussolini, fece costruire dall’architetto Pater un nuovo edificio. Realizzato in “populit” (pannelli di lastre in legno, con predominanza del pioppo, da cui il nome), fu inaugurato il 4 dicembre 1938 ed era caratterizzato dalla terrazza e dalla piscina tuttora in uso. Quella che per tutti i soci era stata “la clubhouse di Ciano”, venne demolita nel corso del 1968 e al suo posto è stata costruita l’attuale, aperta nel 1971. Il costo dell’operazione fu complessivamente di 500 milioni, con il progetto affidato agli architetti Renato Venturi e Guido di Carpegna. Qui di seguito, pubblichiamo uno scritto di quest’ultimo, intitolato “Il cuore del Circolo”. “La Casina Sociale dell’Acquasanta era una struttura autarchica e precaria. Aveva resistito agli anni duri della Guerra. Ma nel 1969, come si dice a Roma, ‘era proprio arrivata’! Bisognava rifarla. Considerando però che per i soci quella era stata la loro Casa felice, era necessario mantenerne le caratteristiche, conservando la volumetria imposta dal severissimo regolamento edilizio della zona archeologica dell’Appia Antica. Il nostro Golf è il più antico d’Italia. E dunque, ci è sembrato giusto evitare ogni stile
In Queste Pagine, Alcuni Scorci Dell’esterno E Degli Interni Della Clubhouse Di Roma Acquasanta troppo ‘contemporaneo’. Abbiamo pensato a una struttura rustica, a un casale di campagna che si inserisse nel panorama, senza disturbarlo. Per quel che riguarda l’interno abbiamo voluto creare spazi diversi per le varie attività, ma intercomunicanti fra loro. Abbiamo tentato, cioè, di fare in modo che i soci avessero l’impressione di frequentare un unico spazio, dove tutti potessero ritrovarsi facilmente. Troppi Circoli sono suddivisi in cento stanze separate: lì un socio può passare un’intera giornata ignorando la presenza di un caro amico! Da noi, invece, la struttura dell’edificio fa in modo che non ci si senta mai soli o isolati. Anche la forma del bar promuove questa
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questa idea: è un ‘cuore’, un circolo dentro un Circolo, un luogo che invita a riunirsi. Accanto c’è la zona del camino avvolti in pareti di legno, nella penombra: un posto per i pomeriggi d’inverno. Il soffitto del salone è altissimo, tanto che, al momento delle votazioni sul progetto, un famoso avvocato domandò in assemblea: ‘Come puliremo tutte le ragnatele lassù?’ Non c’è mai stata risposta. I finestroni si affacciano sulla terrazza, che a noi sembra bella come poche altre al mondo. D’inverno è protetta dai venti di tramontana, d’estate è esposta al famoso Ponentino. Tanto è amata dai cultori del sole che i soci prenotano sempre i tavolini meglio situati. Quello a due posti, proprio nell’angolo più protetto, viene ancora chiamato con il nome del professor Sposito, che lo godette per anni, prima di lasciarci”.
CIRCOLO DEL GOLF DI ROMA ACQUASANTA ASD Via Appia Nuova, 716 - 00178 Roma Tel 06 7803407 golfroma@golfroma.it www.golfroma.it Stagione: aperto tutto l’anno Giorno di chiusura: lunedì non festivo o prefestivo Fondazione: 1903 Presidente: Silvio Plazzotta Segretario: Angelo Cori In segreteria: Alessandro Muzi, Antonella Colombi, Alessandro Venturelli, Tiziana Maggiaioli (amministrazione) Maestri: Mario Peri, Alessandro Bandini, Stefano Betti, Luca e Marco Bernardini, Massimo Mannelli, Mario Sardella Membro Hall Of Fame Pgai: Roberto Bernardini Greenkeeper: Diego Giorgi Caddie Master: Massimo Cianfichi, Antonio Plazzo 18 buche, par 71, m 6.000, CR 70,7, Slope 131; donne m 5.309 Strutture e servizi: driving range, putting -green, area gioco corto, bunker, clubhouse, pro shop (Golf ’Us), noleggio cart e sacche, ristorante (Nigivia, tel. 06 7886159), bar, piscina, sala biliardo, Club dei Giovani Altitudine: metri 25 slm
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Backtee / Marco Dal Fior
In SILENZIO Marco Dal Fior
MOTORINI IN IMPENNATA, SMARTPHONE A PALLA, AUTORADIO OLTRE IL MURO DEL SUONO. MA RITROVARE UN’OASI DI TRANQUILLITÀ È POSSIBILE: BASTA PENSARE SOLO AL PROPRIO SWING E GIOCARE A GOLF
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uando gli storici del quarto millennio dovranno definire i tempi nei quali navighiamo con fatica, potrebbero scegliere come definizione “la civiltà del rumore”. Mai è capitato, nei secoli che ci hanno preceduto, di vivere con un brusio di fondo come succede in questi tempi. È vero: già i nostri padri e nostri nonni, abbandonata la quiete dei campi, hanno dovuto fare i conti con la civiltà industriale e lo sferragliare operoso dei telai e delle macchine sempre più sofisticate e autonome. Ma siamo noi quelli della televisione sempre accesa, delle interminabili code ai semafori, dei motorini in furiosa impennata, dei telefoni perennemente connessi e inesorabilmente trillanti. E siamo sempre noi quelli degli smartphone a palla con cuffietta ben calcata sulle orecchie per mettere una barriera di musica tra noi e il mondo che ci circonda. Per non parlare delle autoradio oltre il muro del suono, capaci di far pulsare le portiere della turbo e di contagiare con il tum-tum-tum della techno music anche l’esterrefatto taxista in attesa del verde nell’auto accanto. Dovremo confessarcelo un giorno o l’altro: abbiamo paura del silenzio, di questo vuoto di stimoli che stuzzica i pensieri, accende i ragionamenti, spinge i neuroni fino all’acrobatica panoramica su noi stessi che i vecchi catechisti dell’oratorio chiamavano “esame di coscienza”. Il silenzio spinge a riflettere, a pensare, ad analizzare. E non sempre il risultato di queste introspezioni è esaltante. Meglio allora accendere la tv e seguire le peripezie di finti famosi sugli atolli di cartapesta o le scontrose filippiche dei professori-chef contro gli aspiranti cuochi in salsa masochistica. Uno dei mille motivi per cui mi piace il golf è che si gioca in silenzio. Che non significa una regola monacale per cui non ci deve scambiare mezza parola pena il soggiorno di qualche anno purgatorio. Ma indica l’ambiente dove possiamo in libertà dare sfogo ai nostri swing. Un’oasi silenziosa nella quale il tambureggiare del picchio sulla corteccia di un abete diventa un assolo da applausi. O il cinguettio di chissà quale volatile sottolinea il nostro peregrinare tra i fairway con la stessa intensa enfasi di una colonna sonora di Ennio Moricone. Diciotto buche diventano così una splendida immersione nel silenzio con in più, però, un salvagente geniale: se i pensieri, per caso, diventassero troppo prepotenti e spingessero verso conclusioni inopportune, la pallina consente sempre cambi di direzione improvvisi. Quando i ragionamenti silenziosi si avvitano in gorghi inestricabili, basta concentrarsi di nuovo sullo swing e sui suoi misteri. Un silenzio, si direbbe oggi, “on demand”. Vi pare poco? mdalfior@alice.it
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