Coraggio è di nuovo lunedì

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Coraggio, è di nuovo Lunedì


Impaginazione e grafica a cura di Alberto Gianfranco Baccelli La pubblicazione anche parziale del contenuto di questo libro è severamente vietata! Per eventuali richieste o informazioni scrivere a: bagdesign@tin.it


Coraggio, è di nuovo Lunedì



MALTOSC.....ovvero quando le parole sono inutili.

Ci troviamo, a mio avviso, di fronte ad un surrealismo alienante degno di Franz Kafka, in cui un moderno Gregor Samsa, invece di trasformarsi lui stesso in un gigantesco insetto, ingaggia altresì una sua personale e quotidiana battaglia con la propria cravatta.
La burocrazia vista come un tritacarne spersonalizzante, quella stessa burocrazia che ha generato le storiche figure dell’impiegato per eccellenza, prima letterarie ed in seguito cinematografiche, ossia il ragionier Ugo Fantozzi e Giandomenico Fracchia.
Personaggi, questi, ormai talmente radicati nell’immaginario collettivo di intere generazioni di italiani, da essere entrati a far parte, a pieno titolo, del nostro costume.
L’impiegato suddito di una burocrazia cieca che annienta e rende l’uomo un semplice ingranaggio di un meccanismo molto più grande di lui, un moderno Chaplin di “Tempi Moderni” in cui la figura dell’operaio alla catena di montaggio è stata sostituita da quella di un qualsiasi impiegato di una delle tante “mega” ditte esistenti negli anni settanta. Il nostro maldestro protagonista è un soggetto apparentemente semplice, dal tratto, oserei dire, essenziale, ma esaustivo e coinvolgente.
Benché quasi sempre raffigurato o dietro alla propria scrivania o dietro un qualsiasi tipico macchinario da ufficio, tipo una fotocopiatrice, quasi a volerne puntualizzare il limitato campo d’azione, riesce, con quel tocco leggero, come quello di una cravatta di seta, ad arrivare forte e chiaro a tutti noi, benché privo di parola.
Già, perché questo nostro impiegato dai capelli a spazzola e dalla cravatta indossata sulla immancabile camicia a mezze maniche (degna del personaggio di Luca Bizzarri nella sitcom “Camera Cafè”) non parla MAI.
Lui parla con la sua espressività, qualche ruga sulla fronte, un sopracciglio alzato, la bocca corrucciata.
Chi parla per lui è la cravatta rossa, alter ego della sua mediocrità e della sua incapacità.
Una semplicissima cravatta rossa che riesce a prendere ogni forma possibile ed immaginabile trasformandosi nella peggior nemica del protagonista.
Spesso quel rosso è l’unica nota di colore presente all’interno della vignetta, proprio a sottolinearne l’importanza sulla scena. Il tratto preciso e vincente del disegno, quasi ci ricorda il tratto della famosissima linea di Osvaldo Cavandoli.
Perché se l’idea è buona ed il tratto azzeccato, ossia se c’è rispondenza tra una mente fertile ed una buona mano, il risultato non può che essere ottimo.

Alessandra Moschini 11 Giugno 2017










































































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Due parole sull’autore. Sotto lo pseudonimo di Maltosc (maledetto toscano) si nasconde bag. Chi è bag? Se proprio siete curiosi cercatelo su internet... Buona fortuna!



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