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TrasportoUnito Maurizio Longo

Maurizio Longo

TrasportoUnito

Oltre al problema sanitario, per il quale il sistema Paese dovrà riorganizzarsi, le cinque missioni contenute nel PNRR riguardano, sia direttamente che indirettamente, tutto il settore dei trasporti. Gli interessi infatti sono molteplici, e variano dalla funzionalità delle infrastrutture stradali all’utilizzo della digitalizzazione documentale, dal tipo di motorizzazione dei veicoli industriali alle reti distributive dei carburanti e delle fonti di energia, dalla rete portuale alle attività intermodali e quindi al grado di coinvolgimento delle imprese di autotrasporto di merci, senza escludere l’inserimento di conducenti e di nuove fi gure professionali e parallelamente una inevitabile revisione dei modelli di impresa mediante una riforma complessiva del settore.

Per tutto il mondo dei trasporti il punto di partenza non può che essere una semplifi cazione che si traduca nella dematerializzazione dei documenti di viaggio e nello snellimento di tutte le operazioni, anche amministrative e burocratiche, inerenti e connesse al fl usso delle merci.

L’autotrasporto, nell’attuale contesto, sembra essersi anche autocondannato a subire le scelte quando dovrebbe dettarne, se non altro per conoscenza. Negli ultimi anni, il settore ha promosso incentivi per i veicoli più ecologici e fortemente penalizzato i veicoli meno ecologici (accise e sconti dei pedaggi autostradali), ma ora si parla di una svolta globale: sono quindi convinto che si presenteranno opportunità di sviluppo e cambiamento sia sul versante degli investimenti e sia, soprattutto, su quello delle riforme di carattere orizzontale. L’autotrasporto italiano deve cogliere l’occasione per rielaborare un quadro normativo, in linea con le riforme generali, che sappia rinnovare tutele e garantire sicurezza e produttività.

La transizione energetica e digitale nel settore dei trasporti prevede risorse economiche per circa 10 miliardi di euro. A mio giudizio, ol-

tre a puntare prioritariamente sul rinnovo delle flotte, occorre cogliere l’occasione per incentivare modelli organizzativi in grado di ridurre i viaggi a vuoto, privilegiare acquisti e progettualità collettive anche di tipo infrastrutturale, generare reti informatiche e di comunicazione in tempo reale non solo per la gestione veicolare ma anche per aree di sosta, infrastrutture portuali e nodi interportuali. Alle risorse citate per i “trasporti puliti” si aggiungono anche 250 milioni per incentivi legati agli investimenti tecnologici e digitali finalizzati ad accompagnare la crescita e l’efficienza delle imprese.

Abbiamo sempre sostenuto la tesi secondo la quale per migliorare ed aumentare i flussi intermodali occorre strategicamente partire dal lato strada e non viceversa. Un maggiore coinvolgimento delle imprese di autotrasporto sia sul versante ferroviario (al quale sono destinati 24,7 miliardi di euro) sia nell’uso delle infrastrutture del mare, unitamente alla eliminazione di eventuali ostacoli infrastrutturali, potrebbe determinare effetti concretamente positivi.

La distribuzione urbana ovvero il trasporto dei container e quello delle casse mobili, che pure danno continuità ai trasporti combinati, dovrebbero essere maggiormente tutelati affinché non si determini un tracollo qualitativo provocato da forme di esasperazione della concorrenza. A nostro giudizio si può fare molto di più e meglio nel governo dell’ultimo miglio, così come si può fare di più anche nei settori strategici dell’autotrasporto, quali ad esempio il trasporto dei container: è il caso di ricordare che proprio in questi giorni nel settore container è stato sottoscritto un significativo accordo fra committenza e associazioni dell’autotrasporto.

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