Settantadue Poesie di
Giuseppe Leccardi
© A.V. Editoria © Giuseppe Leccardi Via B. Crespi, 1 24021 ALBINO (BG) 1^ edizione aprile 2018 Stampato in Italia A.V. Editoria è un marchio di A.V. Marketing & Comunicazione www.aveditoria.it info@aveditoria.it Codice ISBN 9788894854138 Tutti i diritti sono riservati ed ogni riproduzione, anche parziale, dovrà essere espressamente autorizzata.
PREFAZIONE alla Raccolta Poetica dal titolo: “Settantadue” di Giuseppe Leccardi Mi capita proprio in questi giorni di commentare pubblicamente come la crisi di popolarità della Poesia e la sempre più scarsa presa presso il grande pubblico dei lettori abbia tante differenti cause. Molte riconducibili all’edonismo corrente che tiene in poco conto i valori della cultura se rapportati alla logica del danaro e del potere. Causa primaria della caduta della poesia nell’interesse della gente è la sua insignificanza nel mondo moderno e questa insignificanza è per buona parte da imputare agli stessi autori. Oggi è ampia la possibilità di comunicare le proprie emozioni nelle forme della poesia attraverso i vari siti letterari che consentono la pubblicazione a costo zero, la stessa cosa è possibile anche a costi contenuti per via della stampa digitale anche da parte della piccola editoria di settore. Molto perciò il materiale disponibile specie quello di modesta, spesso troppo modesta qualità. Per altro verso basta affacciarsi ai piccoli scaffali destinati alla poesia all’interno delle grandi librerie per incontrare materiale di scarso potere attrattivo. Tanta, troppa poesia è illeggibile o comunque di troppo ardua lettura, così che il libro prelevato viene presto rimesso al proprio posto. La Domanda di Poesia però rimane ampia e sentita anche se l’offerta non è quasi mai all’altezza delle richieste. Per questa ragione grande è l’entusiasmo davanti alle poche raccolte di 9
poesia leggibile e comunicativa. Nessuno pretende che la poesia sia “facile”. Non è facile la poesia di Dante che Benigni porta in giro nelle piazze, non è assolutamente facile ma possiede un Primo Piano di lettura così immediato da coinvolgere anche persone di limitatissima cultura. Qualunque buona poesia deve possedere un Primo Piano di immediata presa emotiva. La Poesia Alta avrà anche tanti altri differenti Piani di Lettura che gli interessati potranno approfondire nel tempo. Un lungo preambolo per dire che accostarsi a un genere poetico come quello di Giuseppe Leccardi apre immediatamente il cuore. La sua poesia è di un fascino immediato e semplice perché le emozioni sono forti e delicate insieme e vengono comunicate con una tecnica accessibile e accattivante. La parola è ricca di aggettivazioni di modo che la frase diventa molto esplicativa ed esaustiva perché gli espedienti semantici fanno riferimento a una tradizione colta. Rare le rime e più frequenti le assonanze per sottolineare la musicalità del testo. Molto frequente il tributo alla indiscutibile perfezione dell’endecasillabo ma senza una sottomissione cieca e acritica a un rigore di maniera perché la discorsività del testo porta non raramente a scivolare in versi ipermetrici, spesso dodecasillabi. Tanto l’endecasillabo che il dodecasillabo, per essere versi lunghi sono naturalmente discorsivi ed esplicativi e per questa ragione agganciano più di altri la tradizione colta che appartiene al patrimonio personale di ciascuno di noi, patrimonio acquisito attraverso la scuola e lo studio. 10
“Luci di un circo di periferia / sotto il nero tendone della notte.” da “Lucciole”. “Per quanto il treno corra e sia veloce / divorando pianure e le colline / mai potrà raggiungere il confine/che da te mi separi e mi allontani.” da “Frecciarossa”. Solo pochi versi per esemplificare l’interesse di Leccardi per i temi della quotidianità, degli affetti e in particolare dell’amore per la donna del cuore e per dare un saggio della perizia metrica e del controllo della musicalità delicata e suadente. Poeta Leccardi di buone letture e chi molto ha letto e legge dei poeti più grandi, porta dentro la propria parola poetica il gusto e il sapore delle letture anzidette. Gli apparentamenti che tanti critici attribuiscono ai vari autori anche di alta notorietà non devono suonare come riduttivi. L’importante è che dopo aver metabolizzato tutto ciò che si è letto e amato un autore riesca ad esprimersi secondo registri personali di indiscutibile originalità. Leccardi esprime una poesia molto riflessiva dove le emozioni anche più forti e impegnative trovano modi di grande tenerezza, spesso di piacevole sapore crepuscolare. Poeta della mezza luce e della penombra, poeta antiretorico che deve trattenere quasi le proprie emozioni per custodire meglio la propria personale riservatezza. Gli ambiti poetici sono quelli quasi gozzaniani del proprio intorno familiare. La casa, il paese natale, la città abitata, il lago e le sue atmosfere, le rare fughe nell’irrealtà dei viaggi in 11
terre lontane, tutto è riportato e restituito con i colori delle albe e dei tramonti di casa. Uomo dai solidi affetti, coinvolge tutto ciò che ama nella sua poesia, Livraga, Lierna e Milano, per non parlare delle persone care, Nevia prima di tutti. Una raccolta poetica come questa di Leccardi rappresenta un evento letterario di vasto interesse al quale auguriamo il più significativo successo. Siamo certi che nello scaffale della Poesia delle librerie più accreditate susciterà l’attenzione di molti e otterrà la giusta e meritata visibilità per la sua schiettezza espressiva. Caratteristica questa di tutte le opere di valore. Rodolfo Vettorello
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IL TEMPO Vorrei che il tempo si fermasse a questa soglia d’anni, a questa età matura, a questa luce che promette l’alba e t’accarezza il viso di dormiente, sereno e dolce come il primo giorno. Vorrei che il tempo si fermasse a questo lungo autunno, stagione d’oro che però mi strugge e mi consuma come cera al fuoco, ma ancora ha giorni carichi d’amore e sguardi di speranza e di silenzi. Vorrei che il tempo si fermasse sulla scia dell’ultimo sogno, sui titoli di coda d’una vita per certi aspetti semplice, normale, per tanti altri invece eccezionale come l’amore che ci lega e appaga. Vorrei che il tempo si fermasse all’ombra silenziosa dei ricordi, fiori appassiti delle mie stagioni, ma fonte sempre viva d’emozioni, profumo della terra dei miei padri. 15
VOLO PER FUERTE VENTURA Anime appese all’ala, sottile lamina d’argento che oscillando sfida la gravità e il vento. Si dissolve così ogni pensiero, ogni ragionamento nel soprassalto di nubi contromano di passaggio. Torna il gioco infantile dei perché senza motivo e il tempo che mancava ora è superfluo, lento; più non inganna ma tracima nel lattice d’un cielo evanescente che porta, lungo strade di foschia, al nulla inesplorato ed all’oblio. L’assenza del presente ora prevale su ogni altra logica corrente, su ogni idea che la nostra mente elabora paziente ed a memoria. E quell’ala sottile, semovente ora diventa … la bandiera bianca della nostra resa. 16
GLI OCCHI DI MILANO Milano ha mille occhi, finestre delle case nero-fumo, ha il volto grigio-scuro del suo cielo e l’anima di cenere un po’ stinta. Grigi i volti, i vestiti dei suoi figli ingranaggi di fabbriche e negozi. Le piazze sono angoli di nebbia come le vene d’acqua dei navigli. Corre il tempo e corre la gente, è una città che mette l’ansia addosso a chi è in ritardo e a chi non ha nessuna fretta. Corrono tutti in ordine sparso, cieche formiche senza orientamento, s’affollano sui tram e nella metro o sono ostaggi nelle auto in coda. Lo sguardo perso su quel formicaio che segue un ritmo frenetico, stressante, per “motu proprio” o un ordine dall’alto, dalla riva del giorno un po’ in disparte guardo chi arriva e subito riparte verso una meta o un sogno più distante. Poi mi distrae una luce intermittente: l’insegna d’un famoso ristorante. 17
LEGNA VERDE Come pesa sulle spalle la legna secca degli anni, sottobosco del tempo trascorso esposta all’incendio dei tramonti ed ai fuochi dell’ultima passione. Non proverei stupore, né rimorso se diventasse cenere all’istante ma aspetterei paziente l’occasione per l’ultimo volo insieme, grigie spirali dello stesso fumo. Come rimpiango ora il tempo della legna verde che si beveva il sole a primavera nei giorni dello studio e dell’attesa, le strade larghe, aperte a tutti i sogni.
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ALL’ALBA All’alba chiara e al lago chiedo solo una misura colma di bellezza, un amore vero come un sogno e una mistura dal dolce sapore che m’avveleni sì, ma poco a poco, come il tramonto che consuma il giorno con tutta la sua luce e il suo splendore.
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OCCASIONI Pigri galleggiano i pensieri come ninfee e fiori di loto su zattere di foglie sopra il vuoto di specchi d’acque limpide ed immote. È l’alba e poche volte il giorno offre immagini riflesse di luce sfolgorante fra chiaroscuri d’ombre. Ancor meno la vita, col passare del tempo, le occasioni.
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VERSI SCIOLTI Mi esprimo in versi sciolti e qualche volta in rima, scrivendo di me stesso mi faccio l’anteprima. A volte mi racconto, perfino mi confesso mettendo a nudo l’anima davanti a tutti e al mondo. Altre volte per gioco invece mi nascondo sentendomi più fragile degli alberi già spogli. Altre volte ancora all’ombra mi riparo d’uno scudo fatto di parole, ad arte seminate sopra i fogli.
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ANGELI DEL MARE Angeli neri, angeli senz’ali, angeli sporchi di sangue per le ferite e le mille piaghe, anime senza volti né sorrisi ombre già invisibili da vive. Angeli che non sapevano nuotare caduti nell’abisso che misura tutta la profondità del mare col metro della nostra indifferenza. Angeli che ora dormono in pace dopo tanti mesi di calvario in viaggio tra dolori, sofferenze, gente ostile e il silenzio dei deserti. La vostra tomba è un’urna di cristallo senza nomi incisi né una data, fossa comune senza confini che vi conserva nell’acqua salata come statue d’un presepe del dolore. La storia non registra i vostri dati confusi nella cronaca dei giorni, la vostra vita di stenti e di miserie è solo un diario di pagine bianche. Prima le grida, le urla disperate i tonfi dei corpi nel mare in tempesta, il terrore negli occhi di una madre 22
che partorisce il figlio per la morte e nell’attimo del primo vagito per istinto se lo stringe al petto accompagnandolo verso l’infinito. Poi la quiete, il silenzio del mattino, il volo dei gabbiani nel sereno, il vento che ora soffia piÚ leggero. Nel cimitero d’acqua riposano vicini, cullati dalle onde e dalla sabbia, le madri, i padri, i loro bambini e su quei volti gonfi, stralunati un gioco di correnti e di conchiglie cancella per un attimo la rabbia che resta intatta in chi, sopravvissuto, nulla ha potuto fare per salvarli.
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TERRA PROMESSA Vado dove mi trasporta il treno fra le verdi pianure e le colline, ai piedi di montagne di cristallo severe sentinelle di confine. Assorto nei ricordi e nei pensieri non so dove il treno mi conduce correndo su binari di metallo, forse da te oppure a nuovi lidi. Vado dove suggerisce il cuore sul ponte curvo dell’arcobaleno che unisce due punti equidistanti, due sogni che sembrano rimpianti. Vado dove vola il mio pensiero, nello spazio dove c’è più luce in cerca di silenzio e della quiete scivolando su nuvole di seta. O alla scoperta finora infruttuosa, d’una terra promessa sconosciuta senza visti d’ingresso e passaporti dove non esistano guerre, né paure, dove nessuno si senta uno straniero.
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