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vivere in compagnia p6 la bici ipertensione p11 carte di credito p12 san romedio p14 separazioni e diritti p17 ricordi di cent’anni fa
n. 14 SETTEMBRE 2011
editoriale
Pollicino Ve lo ricordate Pollicino? Quel bimbetto minuscolo che una sera sente che i genitori hanno intenzione di abbandonarlo nel bosco assieme ai fratellini perché avevano paura di non riuscire a sfamarli tutti. Pollicino, quello che ha lasciato le tracce con i sassolini per tornare a casa, che ha rischiato l’ultimo pezzo di pane pur di avere un futuro. Pollicino, quello che non si è arreso nemmeno davanti all’orco che voleva mangiarselo, “ucci ucci sento odore di cristianucci”. Quel Pollicino che alla fine torna ricco a casa e sistema tutti. Bene, quel Pollicino lì è diventato vecchio, molto vecchio, lui e tutti i suoi tanti fratellini, ma pensate che i suoi guai siano finiti? Macché, la storia si ripete, ancora una volta Pollicino avverte attorno a lui e ai suoi vecchi fratelli nuovamente un clima teso. Il “papà stato” o la “mamma provincia” in effetti sono molto preoccupati su come faranno ad occuparsi di tutti i Pollicini che invecchiano, ora che la dispensa appare meno piena. Le carestie al tempo di Pollicino avevano trasformato la benedizione di una famiglia numerosa in disperazione per un peso insopportabile e oggi la benedizione della vita che si allunga rischia di fare lo stesso effetto. Dobbiamo aiutare Mamma e Papà a non sentirsi soli nel decidere che scelte fare, i tagli per la spesa sociale sembrano essere l’unica cosa che viene in mente a chi ci governa. Se vogliamo tornare a casa, o forse è meglio dire rimanere a casa, servono tanti Pollicini, vecchi e giovani, che ascoltano cosa dicono i genitori e con caparbietà seminano sassolini o briciole per non perdere quella strada che porta a costruire comunità attive e solidali capaci di trovare quelle risorse, magari togliendole ai ricchi (orchi), per far star bene tutti. Novalis
servizi
VIVERE IN COMPAGNIA I servizi per gli anziani durante l’estate, e non solo di Alessandra Cattani Quando si parla di estate solitamente si pensa a viaggi e divertimento, ma per molte persone è un periodo tutt’altro che facile. Spesso ci si dimentica di chi è costretto a rimanere a casa e finisce per passare le giornate in solitudine. Sono soprattutto gli anziani ad avere difficoltà in questa stagione, poiché si trovano a fare i conti, oltre che con le giornate di caldo afoso, anche con l’assenza di famigliari e parenti su cui possono contare abitualmente. Fare la spesa, cucinare, fare le pulizie, trovare qualcuno con cui chiacchierare diventano veri e propri problemi da affrontare, soprattutto per coloro che non godono di una perfetta salute. La cooperazione sociale e l’associazionismo, attenti ai bisogni dei più deboli, offrono diversi servizi per rispondere ai bisogni delle persone anziane che rimangono sole nel periodo estivo: dalla “compagnia telefonica” alla compagnia a domicilio, dalle residenze estive ad attività nei centri servizi. Vediamo alcune delle proposte per l’estate organizzate dalle realtà del territorio. settembre 2011 T 3
Compagnia… telefonica o a domicilio? Chi si sente solo ed ha bisogno di qualcuno con cui parlare può rivolgersi ai diversi servizi di “telefonia sociale”. Il Centro Auser del Trentino (Associazione per l’autogestione dei servizi e la solidarietà), associazione di volontariato e di promozione sociale che si occupa di anziani, ha attivato ormai da diversi anni questo tipo di assistenza: le persone bisognose possono fissare un appuntamento chiamando il numero 0461 391408 in modo da essere ricontattate dai volontari del servizio al momento stabilito, per chiacchierare, sfogarsi e alleviare il proprio senso di solitudine. Un servizio simile è quello proposto dall’Associazione Telefono d’Argento, dove dal lunedì al sabato, dalle 9.00 alle 12.00 si alternano una cinquantina di volontari per intrattenere e sostenere telefonicamente le persone bisognose. Chi
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avesse bisogno di un po’ di compagnia, in questo caso può chiamare il numero 0461 981144. Per chi non ama parlare al telefono e preferisce le relazioni dirette, entrambe queste organizzazioni prevedono anche un servizio di compagnia a domicilio: i volontari si recano a casa degli anziani soli con l’obiettivo di intrattenerli chiacchierando, giocando a carte, ecc. Vacanze in una residenza estiva Il luogo ideale per gli anziani che vogliono fare una vacanza senza andare troppo lontano o che non sono completamente autonomi da poter rimanere a casa soli, in assenza dei propri famigliari, è Casa Santa Maria, una residenza situata a Vigolo Vattaro, sull’Altopiano della Vigolana. La struttura, gestita dalla cooperativa sociale Kaleidodscopio, coniuga l’idea della vacanza con l’idea della cura e della sicurezza: qui gli
servizi
anziani possono soggiornare seguiti da personale qualificato per la cura e l’assistenza della persona quali assistenti e infermiere, animatori ed educatori, avendo a riferimento un medico del posto. Casa Santa Maria è anche un luogo per sentirsi meno soli, passando le giornate in compagnia di altre persone. Quotidianamente vengono proposte numerosi momenti di intrattenimento e di svago. Ogni mattina, subito dopo la colazione, è prevista un’ora di ginnastica dolce, seguita dalla lettura dei quotidiani, e nel pomeriggio, dopo il riposo, sono previste diverse attività: sia di tipo ludico, come ad esempio giocare a carte o a tombola, sia culturali quali incontri sui fiori e sulle erbe medicinali, incontri con produttori locali per il racconto del proprio lavoro e la degustazione di prodotti come marmellate e formaggi. Ma anche laboratori, ad esempio con l’utilizzo di stoffe, e passeggiate nei
dintorni alla scoperta dei luoghi più belli e significativi del paese. La domenica sono previsti anche momenti di poesia, musica o racconti a cura di artisti locali. Casa Santa Maria è dunque un luogo dove rilassarsi immersi nella natura, stare in compagnia e trovare tutte le comodità, essendo accolti e seguiti da professionisti. In seguito alla ristrutturazione della Casa, avvenuta grazie al sostegno dell’Amministrazione Comunale di Vigolo Vattaro, è in progetto di tenere aperta la struttura tutto l’anno a partire dal 2012. Per informazioni Centro Auser del Trentino: 0461 391408 Casa Santa Maria: 0461 848568 Telefono d’Argento: 0461 981144
Nonni! Cosa facciamo oggi? Nonni attivi, pieni di energia. Nonni con una vita piena, spesso impegnati con nipoti e nipotini. I nonni di oggi sono anche questi, anzi sono sempre più questi. È a loro che ha pensato Annalisa Pomilio (donna – si definisce lei – “in età da nonna”) quando ha deciso di “costruire” il sito web Noinonni, uno spazio pensato per nonni giovani, dove il lato informativo si mescola a quello più “amichevole”, che sa di consigli. “In futuro vorrei che diventasse un modo per scambiarsi commenti e opinioni, ma un passo alla volta. Il sito è online solo da maggio e ha già avuto moltissime visite.” Nel sito c’è ad esempio lo spazio Filodiretto, dove si parla del rapporto nonni – nipoti, ma anche nonni-genitori. “Eh sì – spiega Annalisa – perché dai nonni partono, per così dire, due strade. Si trovano, cioè, a gestire due tipi di rapporti. In quello con i propri figli devono capire di essere in seconda linea, non devono sovrapporsi a loro o imporre linee educative diverse; dall’altro lato è da considerarsi una fase di crescita per i nonni stessi, un’opportunità per vivere il rapporto con i propri figli in un modo diverso. La relazione con i nipoti è per entrambi una splendida opportunità. I nonni possono riscoprirsi, tramandare ricordi, condividere esperienze. Se sono
in salute li possono accompagnare, ascoltare le loro confidenze e giocare. Il bello del rapporto con i nipotini, poi, è che lo possono vivere senza lo stress della responsabilità che vivevano da genitori, diciamo che se la possono godere un po’ di più. Io credo – continua Annalisa Pomilio – che questa tranquillità, questa linea di rassicurazione la debbano trasferire anche ai figli che invece spesso vivono l’essere genitori con ansia.” Nel sito ci sono poi anche altre sezioni: quella del benessere, con consigli per sé stessi e per i più piccoli; quella con idee e attività da fare con i nipoti (schede per i compiti, lavoretti manuali da fare a casa, filastrocche, storie da leggere insieme etc.). Infine c’è l’area del tempo libero, con consigli di viaggio, mostre, fattorie didattiche o gite da fare sempre e comunque con i nipoti. Soprattutto durante l’estate, quando le vacanze dei bambini spesso non coincidono con quelle dei genitori e si ritrovano quindi a trascorrere molto tempo insieme a nonno e nonna. www.noinonni.it (Miriam Branz) settembre 2011 T 5
Sport e viaggio migliorano la vita In bicicletta alla scoperta della memoria di Alessandra Cattani
Muoversi fa bene, a tutte le età. E fa bene non solo al corpo ma anche alla mente: lo sport oltre che attività fisica, è infatti anche occasione per stare all’aria aperta, svagarsi e passare momenti piacevoli in compagnia. Lo sport, praticato come divertimento, evitando gli sforzi eccessivi, è consigliato a tutti, non solo a bambini e giovani, ma anche agli anziani, perché fa invecchiare meno e meglio. L’Uisp, Unione Italiana Sport Per tutti, nata con l’obiettivo di estendere il diritto allo sport a tutti i cittadini, realizza un apposito programma di attività sportive rivolte agli anziani: pedalate, escursioni con le ciaspole e a piedi, corsi di ballo, corsi di ginnastica in acqua, fitness e pilates a seconda delle preferenze di ogni persona. All’interno delle attività “perlagrandetà” la Uisp ha organizzato per il 2011 “Memorie in bicicletta”, una serie di escursioni che permettono di unire l’utile al dilettevole, coniugando la passione per lo sport con il piacere del viaggio e della scoperta e del passare una giornata in compagnia. Il programma prevede delle gite di uno o più giorni con pedalate in bicicletta e soste per la visita a luoghi simbolo della memoria del lavoro, della memoria storica, della resistenza e del gusto, alla scoperta del nostro passato. Le uscite in bicicletta della Uisp sono iniziate ad aprile e si concluderanno ad inizio ottobre, con un’agenda fitta di appuntamenti. Per la memoria del lavoro la carovana della Uisp ha fatto tappa presso luoghi simbolo del territorio trentino 6 T settembre 2011
quali l’ex Manifattura Tabacchi di Borgo Sacco a Rovereto, fabbrica che, chiusa definitivamente nel 2008 dopo oltre 150 anni di attività, ha dato un contributo determinante allo sviluppo economico dell’intera Vallagarina. E poi la “Vecia Ferovia” di Ora che ha rappresentato lo strategico punto di partenza della Ferrovia della Val di Fiemme, molti tratti della quale sono diventati oggi piste ciclabili o strade forestali che è possibile percorrere attraversando le storiche gallerie, viadotti, e ponti. Tra i luoghi simbolo della memoria della resistenza ci sono invece la zona del bellunese, seguita da via Resia a Bolzano dove
tempo libero poco più di sessanta anni fa sorgeva il famoso lager nazista di cui oggi rimane solamente il muro di cinta, per finire con la Risiera di San Sabba a Trieste, il cui essiccatoio venne utilizzato dai nazisti per le esecuzioni e successivamente trasformato in forno crematorio. Per la memoria storica, invece, in programma visite a luoghi molto noti: il campo di concentramento di Mauthausen, l’Altopiano di Asiago, territorio dove rimangono tutt’oggi numerose fortificazioni, trincee e gallerie della Prima guerra mondiale e la città di Bologna, per la staffetta in ricordo della strage del 2 agosto del 1980 alla stazione ferroviaria, uno degli atti terroristici più gravi avvenuti in Italia. Infine, per i buongustai, alcune tappe riguardano il percorso della memoria del gusto con visite a produttori locali, quali aziende casearie. Per settembre sono previsti tre appuntamenti: il Giro delle Marocche con pedalata fino al lago
di Santa Massenza e visita ad un’azienda produttrice di vini bio certificati; la visita al Castello di Salorno con pedalata fino ad Egna per visitare il museo di Cultura Popolare; una gita di due giorni in Val Passiria al museo di Andreas Hofer e al Museo di Castel Tirolo. Si chiude poi con l’appuntamento di domenica 2 ottobre per la “Ciclovia del Sile”, una pedalata da Treviso fino al mare di Punta Sabbioni. Per chi non ha nulla in programma per i prossimi weekend, basta una bicicletta e una buona dose di entusiasmo per passare delle giornate in compagnia alla scoperta di luoghi di importanza storica. Informazioni e prenotazioni Bici Uisp – Trentino – Alto Adige: 331 8370070 bici.trento@uisp.it Uisp comitato del Trentino: 0461 231128 www.uisp.it/trento
Libro “Sudditi fedeli e contro” 10 settembre 1943: Trento, Bolzano, Belluno sotto il controllo delle truppe tedesche. Per ordine di Hitler le tre province vengono annesse al Terzo Reich: nasce
l’Alpenvorland, la Zona operativa delle Prealpi, affidata a Franz Hofer in qualità di Commissario Supremo. Una delle conseguenze dell’8 settembre, data che segnerà l’inizio della Resistenza Italiana. Ma cos’è stata la Resistenza nell’Alpenvorldan? Ce ne regala un importante spaccato Giuseppe Sittoni, con il suo ultimo libro, edito da Publistampa uscito ad Aprile 2011: “Sudditi fedeli e contro. Durante l’occupazione nazista. Trento – Bolzano – Belluno”. Scritto intrecciando i fili di memorie diverse, il libro raccoglie le esperienze personali di alcuni partigiani appartenenti al Battaglione “Gherlenda”, una formazione che lottò nel Tesino, l’altopiano laterale della Valsugana (Tn), a ridosso delle Dolomiti. Racconti di vita, la vita quotidiana delle singole persone che descrivono quei 20 mesi in cui tut-
to accadde e tutto fu possibile: speranza e disperazione, forza e debolezza, orgoglio e rassegnazione. E tra le pagine si può leggere il racconto di Gian Luigi Corso per il quale la Resistenza è attacco e fuga, fame e paura, entusiasmo e cameratismo, sgomento per il compagno impiccato e rabbia. Ma è anche il fermarsi, il mimetizzarsi, il riprendere fiato. Ci sono i racconti di Mario Mascarello sulla guerra in Russia, di Corrado Pontalti disertore dal Corpo di Sicurezza Trentino (la polizia locale agli ordini dei nazisti), il profilo di Giovanni Gozzer, facente parte del CLN del Trentino e tante altre testimonianze. Pagine preziose portatrici di storia, quella vissuta dalle persone, che si intreccia nei paesi e nelle città, gravata dalle decisioni assunte a livelli politici più alti. (Paola Pedergnana) settembre 2011 T 7
IPERTENSIONE ARTERIOSA Cosa fare quando si scopre di Miriam Branz
“Mi fai alzare la pressione!” Un modo di dire, spesso legato a un’emozione forte, passeggera. Ma quando la pressione alta diventa uno stato permanente può essere ipertensione, una malattia che abbiamo voluto approfondire con il dott. Cornelio Bertagnolli, cardiologo e primario di medicina interna dell’Ospedale di Cles. L’ipertensione è una condizione patologica legata all’aumento dei valori della pressione arteriosa del sangue, le cui cause, nella maggior parte dei casi (95%) sono ignote. Può colpire anche i giovani (in tal caso è legata ad altre patologie), ma prevalentemente riguarda gli anziani. È una malattia silente, che spesso viene scoperta casualmente o con accertamenti mirati a seguito di eventi cardiovascolari. L’ipertensione si associa sempre, presto o tardi, a un danno degli organi considerati bersaglio, cioè cuore, reni e cervello. Un danno che si sviluppa negli anni, più o meno velocemente a seconda delle condizioni personali (ad esempio obesità, età, abitudine al fumo) e della presenza di altre patologie (diabete, colesterolo alto). L’ipertensione e il danno ad un organo, con o senza la presenza di altri fattori, hanno come denominatore comune l’aterosclerosi, una malattia degenerativa ed infiammatoria cronica delle arterie di grosso e medio calibro legata alla crescita di placche (gli ateromi), cioè depositi di grasso biologicamente attivi. Il danno avviene quando l’ateroma aumenta riducendo il calibro del 8 T settembre 2011
vaso sanguigno fino a chiuderlo, oppure per una complicazione – rottura della placca – che causa il deposito di piccoli coaguli di sangue sulla placca che possono chiudere il vaso improvvisamente (caso dell’infarto miocardico acuto o dell’ictus ischemico). Cosa fare? Quando si scopre di avere la pressione alta bisogna innanzitutto verificare se è davvero ipertensione o se è un fatto episodico. Lo si appura misurandosi la pressione regolarmente per un certo periodo (anche a casa propria con un misuratore di pressione) o con un monitoraggio pressorio delle 24 ore che ne stabilisce l’andamento di giorno e di notte. Se risulta essere ipertensione, è necessario – sempre e in ogni caso – cercare il danno nei 3 organi bersaglio. Nei reni attraverso l’ecografia e gli esami delle urine; nel cuore con l’elettrocardiogramma e – se risulta nella norma – con un’ ulteriore ricerca attraverso l’ecocardiografia che va a verificare la presenza o meno di un’ipertrofia (un aumento di spessore delle pareti) al cuore. Questo va fatto anche se non si hanno sintomi cardiaci. Infine, va cercato nel cervello attraverso due modalità. La prima è l’ecodoppler dei vasi del collo che verifica l’eventuale danno ai vasi sanguigni di medio e grosso calibro, l’altra è una visita oculistica alla retina che contiene i piccoli vasi. Va ricordato, infatti, che la retina è una parte periferica del nostro cervello, pertan-
salute
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to lo stato dei vasi di questa rispecchia lo stato di tutti i vasi del cervello. Fatto questo, vanno misurati anche la glicemia (per verificare la presenza di diabete) e il colesterolo; va verificata l’eventuale presenza di familiarità, l’abitudine al fumo e l’obesità dell’iperteso. Questo va fatto perché se c’è un danno a un organo più o meno diffuso e con più o meno complicanze (con o senza sintomi), si calibra il trattamento dietetico e farmacologico per curare l’ipertensione, sapendo che alcuni farmaci vanno scelti in base all’eventuale combinazione del danno d’organo. Nella cura va tenuto conto anche della sensibilità che ciascuno ha rispetto al clima. Col caldo, infatti, i vasi sanguigni si dilatano e la pressione sanguigna diminuisce, mentre l’inverno succede l’opposto. Il primo passo è partire dal trattamento dei fattori di rischio, quindi riducendo il peso se superiore alla norma (che ha già l’effetto di un buon farmaco antipertensivo) e diminuendo l’utilizzo del sale da cucina (ce n’è già molto negli alimenti). Il trattamento dietetico e farmacologico va quindi fatto su misura della persona: il medico, proprio
come un sarto, taglia, cuce, scuce, torna indietro fino a trovare l’abito, cioè il trattamento, giusto per il paziente. Non esiste l’ipertensione, ma l’iperteso, con la sua storia personale. Se la cura fallisce Seguendo la cura farmacologica prescritta a seguito di tutti gli accertamenti, l’iperteso sta bene. Tuttavia, anche se la cura riduce notevolmente il rischio cardiovascolare, non lo azzera. Non se ne conosce il motivo; probabilmente perché è una malattia complessa che coinvolge tutto l’equilibrio dell’organismo. Nel corso della vita, poi, ci possono essere dei fattori che fanno fallire il trattamento, momenti in cui si registra un’accelerazione del danno a un organo legato all’aumento di pressione per motivi inspiegati (nella donna solitamente legati alla menopausa e nell’uomo all’invecchiamento). Un’altra causa di fallimento farmacologico è l’apnea notturna che si può correggere semplicemente con il cambio di posizione a letto, col dimagramento, fino ad arrivare all’ausilio di apposite maschere.
L’Amore non ha età “Non ho l’età, non ho l’età; per amarti, non ho l’età” cantava Gigliola Cinquetti nel lontano 1964. Ma chi dice che c’è un età per amare? O che l’amore abbia un’età in cui nascere, crescere, morire? Al Centro Diurno Anziani di Gardolo, Arianna raccoglie stralci di vita, di ricordi, di emozioni vissute: è una ragazza in Servizio Civile e vuole, attraverso il suo lavoro, far riscoprire il senso della parola Amore, quella con la “A” maiuscola, nascosta nelle storie e nei ricordi degli abitanti della “casa” di Gardolo. Il risultato del suo lavoro è un piccolo libro in cui raccoglie vere e proprie tradizioni, una sorta di “manuale d’amore” che racchiude tutti i passaggi della coppia verso il matrimonio. E così, prima di sposarsi, i giovani fidanzati dovevano avere 10 T SETTEMBRE 2011
l’approvazione da parte dei genitori: giovedì e sabato erano i giorni prestabiliti per questa importante richiesta. Poi c’era da preparare la dote, bisognava passare l’esame del parroco e c’era l’annuncio ufficiale in chiesa durante la messa domenicale. C’erano regole precise per il vestito e il bouquet, per il banchetto e per il viaggio di nozze. E guai se dal matrimonio alla nascita del primo figlio passavano meno di 9 mesi: le pettegole del paese li contavano e se passava meno tempo la coppia si faceva una brutta reputazione. Un libro dedicato a tutti quelli che, nonostante i tempi cambiati, rimangono degli inguaribili romantici. La storia del matrimonio “così come mai più ci sarà”... o forse, chissà... (Soma Visintainer)
Per informazioni e per acquistare il libro contattare: cooperativa sociale Kaleidoscopio Tel. 0461 950700 crivelli.kal@consolida.it
servizi bancari
Carta di credito Comoda, utile, vantaggiosa A cura delle Casse Rurali Trentine Averla nel proprio portafoglio è un motivo di soddisfazione. Il perché è presto detto. Una carta di credito è il segno tangibile che la persona merita fiducia. O meglio: il socio o il cliente merita credito perché quello strumento di pagamento gli permette di fare acquisti in tutta comodità (senza utilizzare il denaro contante) potendo contare sulla fiducia riservatagli dal suo istituto di credito. In Trentino la diffusione di queste tessere magnetiche è in crescita. Gli esperti del settore ne sono convinti anche perché, i dati in loro possesso, riflettono fedelmente l’impennata registrata nel periodo più recente. Sono però altrettanto chiari e onesti quando sostengono che “in Trentino non è facile sradicare l’abitudine, tramandata da generazioni, di utilizzare il contante. E questo espone a un rischio in più. Infatti, in caso di sottrazione, il contante non è più recuperabile. Se, invece, viene sottratta la carta di credito è sufficiente presentare denuncia alle forze dell’ordine e alla propria banca per bloccarne la funzionalità ed evitarne l’utilizzo fraudolento”. Anche le Casse Rurali Trentine, in questi ultimi anni, hanno investito massicciamente in questa direzione. Da una parte ampliando il pacchetto di opportunità indirizzate al risparmiatore che vuole fruire di una o più carte di credito. Dall’altro facendo opera di sensibilizzazione, mettendo in luce i vantaggi legati all’utilizzo della carta di credito. È un metodo di pagamen-
to veloce e sicuro sia per il risparmiatore ma anche per il titolare dell’esercizio commerciale dove si effettuano gli acquisti. I mercati locali, nazionali e internazionali, offrono diverse tipologie di carte di credito destinate a soddisfare le esigenze della clientela. Card con limite di spesa che variano a seconda del target. Esistono le “carte base” ma anche quelle a elevato posizionamento. Le più gettonate sono le “base”: quota associativa annuale accessibile a tutte le tasche e limite di spesa mensile che tiene conto delle reali possibilità di spesa del suo titolare nell’arco dei trenta giorni. “Per favorirne la diffusione sono state spesso incluse nel cosiddetto conto corrente ‘a pacchetto’, spiegano le Casse Rurali. Quando il risparmiatore si reca da noi per attivare un conto corrente gli viene garantito, oltre al bancomat, anche una carta di credito. Quando se la ritrova nel portafoglio e comincia a farne uso scopre in modo concreto e immediato i vantaggi (servizi assicurativi nell’ambito dei viaggi, della protezione degli acquisti, della casa e delle spese mediche). Molte volte, dopo averla utilizzata, torna da noi per esprimere la sua soddisfazione. A volte chiede anche l’aggiuntiva, una carta in più per i familiari”. Per saperne di più: www.casserurali.it
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IL SANTUARIO DI SAN ROMEDIO Un millennio di storia fra bosco e roccia
di Miriam Branz
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Riscoprire il trentino
Una passeggiata nel silenzio, seguendo il rio e le alte falesie che riparano dalla calura estiva, è quello che precede la meta di questo “giro nel Trentino”: il Santuario di San Romedio. Arrivati a Sanzeno, in Val di Non, si lascia l’auto nei pressi del Museo Retico per iniziare (dall’altra parte della strada) l’itinerario nella roccia realizzato sul tracciato di un antico canale irriguo ottocentesco. La passeggiata, di circa 2,5 km, alterna il sentiero nel bosco alla passerella in legno ed è adatta a tutti, essendo pianeggiante e al fresco (solo chi soffre di vertigini in alcuni punti potrebbe avere qualche capogiro!). Arrivati alla fine della strada si scorge il retro dell’eremo che, seguendo il profilo della roccia di quasi 100 metri di altezza, è circondato dal alberi che da oltre 1.000 anni lo proteggono. San Romedio è formato da 5 chiesette sovrapposte, costruite in epoche diverse, e collegate da una ripida scalinata di 131 gradini fiancheggiata da centinaia di ex voto donati da pellegrini di ogni Paese a testimonianza del culto iniziato già nel 1500. La salita verso l’alto è un viaggio a ritroso nel tempo: la prima Chiesa che si incontra è la più recente, quella dell’Addolorata (costruita dopo la 1ª Guerra Mondiale), a cui seguono quella di San Giorgio (1487), quella di San Michele (1514) e la Chiesa Maggiore di San Romedio (1536) per poi arrivare in cima alla Chiesa più antica dove sono conservate le reliquie di San Romedio.
Tra storia e leggenda si narra che Romedio, nobile tirolese vissuto attorno al 1000, decise di abbandonare la vita agiata per iniziare un pellegrinaggio a piedi nei diversi santuari d’Europa. Arrivato nei pressi di Sanzeno decise di costruire in fondo alla gola, dov’è tuttora, un piccolo eremo. Un giorno, volendo fare visita al vescovo di Trento Vigilio, scoprì che il suo cavallo era stato sbranato da un orso. Romedio, senza alcun timore, addomesticò l’orso, lo sellò e si recò a Trento in groppa all’animale. Da allora l’immagine del santuario è sempre rimasta legata a quella degli orsi che, fino a qualche anno fa, erano “ospiti” stabili dell’eremo. Il santuario si può raggiungere anche in auto: dalla piazza di Sanzeno, seguendo le indicazioni. Maggiori info APT Val di Non 0463 830133 info@visitvaldinon.it
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l’esperto
Separazioni: i diritti dei nonni
Come mantenere la relazione con i nipoti quando i figli si separano di Paola Pedergnana
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l’esperto
Foto di Stefania Bordignon
stione di questo diritto mettendolo “nero su bianco” e stabilendo che “anche in caso di separazione dei genitori il figlio minore ha il diritto [omissis] di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale.”
È assai frequente che siano i nonni a prendersi cura dei nipotini mentre i genitori sono al lavoro. Figure fondamentali nella crescita di un bambino, i nonni sono una risorsa non solo perché risolvono questioni pratiche, ma anche perché hanno un importante ruolo formativo. Ma cosa succede quando i genitori si separano e il rapporto tra nonni e nipoti viene reso difficile o a volte addirittura negato? Lo abbiamo chiesto all’avvocato e mediatrice familiare Monica Cappello. Esiste un “diritto” dei nonni nella relazione con i propri nipoti? Sì, in Italia la modifica fatta nel 2006 all’art. 155 del codice civile introduce il diritto dei nonni a vedere i nipoti anche in caso di separazione. Una legge che ha affrontato per la prima volta la que-
Ma cosa accade concretamente quando i genitori si separano e uno dei due ostacola o impedisce la relazione con i nonni? La tutela dell’equilibrio e della qualità della vita dei bambini è il principio essenziale a cui si ispira tutta questa riforma e il diritto a mantenere e coltivare i rapporti con nonni e parenti ne è un aspetto essenziale. Una norma che va a privilegiare quei rapporti nonno-nipote già instaurati – in caso di separazione – prima della stessa. Se un bambino aveva già un legame con i nonni ecco che sarà suo interesse (e diritto) continuare a coltivare quel rapporto. Ma questo non è un diritto soggettivo “dei nonni”, sancito a loro tutela, bensì del nipote, previsto solo ed esclusivamente a protezione della sua qualità di vita e del suo sviluppo. Per esperienza diretta posso senz’altro dire che nei casi di separazione, spesso uno dei motivi di conflitto è il diritto di visita nei confronti dei nonni. Le coppie arrivano alla separazione con forti conflittualità che esprimono anche negando od ostacolando la frequentazione dei figli con gli ex-suoceri. Quando fino a pochi mesi prima la nonna era una risorsa e poteva occuparsi senza problemi del nipote, dopo la separazione tutto cambia e questo diritto viene negato. Nel caso in cui la nonna abbia già maturato un certo rapporto con il nipote il suo diritto a continuare a vederlo troverà sicuramente riconoscimento. settembre 2011 T 15
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Ci sono però anche casi in cui la negazione di tale diritto non dipende dalla separazione tra genitori ma dalla rottura del rapporto di un genitore con la famiglia di origine. Anche in questo caso c’è un rimedio giuridico: i nonni possono agire attraverso il tribunale dei minori. Possono cioè tutelare il loro “diritto di visita” attivando la procedura prevista dall’art. 333 c.c., sulla cui applicazione è competente unicamente il tribunale per i minorenni. I nonni in questa sede potranno richiedere al giudice l’accertamento di condotte del genitore pregiudizievoli per i figli, costituite in questo caso dall’ingiusta soppressione del diritto dei bambini alla conservazione dei rapporti familiari. In primo piano è sempre l’interesse del minore e quindi il genitore che impedisce questa relazione deve avere dei motivi gravi e validi per giustificare tale mancanza.
sociale perché sia attivata un’attività di mediazione: vengono organizzati degli incontri in forma protetta con l’obiettivo di risolvere la conflittualità esistente affinché la famiglia riesca a gestire le incomprensioni nell’interesse del figlio. Poi è chiaro che se questi strumenti falliscono, il tribunale può comunque imporre un provvedimento per tutelare l’interesse del minore. Chiaramente in questi casi c’è anche da pensare al benessere del bambino che si trova in una situazione difficile: un genitore che non accetta per vari motivi un contatto tra nonno e nipote passerà questo disagio al figlio, che ne sarà vittima. In ogni caso lo strumento legale dovrebbe essere l’ultima spiaggia, perché spesso anche se vengono riconosciuti dei diritti “sulla carta”, ma a livello emotivo non sono risolti i problemi, il disagio aumenta. Il percorso giuridico non è complesso, il problema sta nel carico emotivo, molto doloroso, che lo accompagna.
Cosa succede quando si contatta il tribunale dei minori? In presenza di una grave conflittualità tra genitori del bambino e nonni, il tribunale può, ad esempio, incaricare del personale con competenze specifiche come i servizi sociali o enti del privato
Piazza Dante in paradiso Il Parco di Piazza Dante, considerato uno dei luoghi più difficili della città di Trento, quasi a dire “un inferno”, trasformato per un giorno in un Paradiso? Sì! È accaduto il 10 settembre scorso grazie ad un evento inconsueto che, prendendo spunto proprio dalla Divina Commedia, ha visto il parco diviso nei dieci cieli del paradiso dantesco e animato con momenti artistici, creativi, culturali, ludici quali concerti, spettacoli teatrali, laboratori e giochi per bambini, ma anche con momenti informativi riguardanti l’approfondimento delle problematiche relative alla 16 T settembre 2011
piazza. Il progetto “Piazza Dante in Paradiso” nasce con l’idea di rovesciare, in modo provocatorio, l’immagine negativa di questo luogo: il Paradiso vuole essere il simbolo di uno spazio di inclusione, dove tutti possono entrare e partecipare, in modo da restituire alla piazza la propria funzione di luogo pubblico, a disposizione di tutta la comunità. La partnership progettuale è composta dalle cooperative sociali Arianna, Delfino, Kaleidoscopio, Progetto 92; dal consorzio Con-
solida; dalla Fondazione Comunità Solidale; dalla associazione culturale Il Funambolo. Il progetto è sostenuto dal Comune di Trento e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. (Alessandra Cattani) Per informazioni: Cooperativa sociale Arianna Tel. 0461 235990
storie di vita
LA PAURA DI LINA I segni indelebili della Guerra
Foto di Stefania Bordignon
testimonianza raccolta da Silvia De Vogli
storie di vita
Sotto: Campo profughi a Katzenau Nella pagina a fianco: profughi nel campo di Braunau am Inn e Campo profughi a Braunau am Inn
Non so se fossimo felici. Eravamo una famiglia normale. Vivevamo tutti insieme in una grande casa sulla strada per Bosentino; eravamo in 17: i nonni, mio padre e mia madre, io, le mie sorelle e mio fratello, uno zio con la moglie e il figlio. La casa era in mezzo ad un grande frutteto: 1000 alberi di pere del dottor Dallarosa che per tanti anni aveva vissuto a Vienna dove era diventato famoso perché faceva la vivisezione dei cadaveri per studiare le malattie. Non eravamo ricchi, ma non ci mancava nulla ed eravamo sereni. Fino a quando non è arrivata la guerra. E prima della guerra, la paura. Nel 1915 avevo cinque anni e la notte sentivo i grandi in cucina parlare: “l’Italia vuole prendersi il Trentino. Moriremo di fame!”, “non ci daranno più niente, neanche le patate”, “se diventiamo italiani è finita, moriremo tutti!”. Voci che vibravano di paura e che in me bambina si trasformavano in vero e proprio terrore. Per notti e notti non ho dormito, anche se poi di giorno la vita, per un po’, è andata avanti come prima. Fino a quando mio padre non è partito: soldato in Russia. Ogni tanto arrivavano le sue lettere scritte sulle cortecce di albero. Allora si usava così perché la carta non si trovava più. Poi è toccato a noi: era notte e io dormivo un sonno agitato dalla feb-
bre; mi ha svegliato una vicina di casa che mi ha preso in braccio e mi ha portato in stazione. Lì c’era la mia famiglia e tutto il paese. Ho ancora negli occhi l’immagine di un uomo disperato che voleva buttarsi nel lago di Caldonazzo, non voleva partire, gridava: “è la rovina! Gli italiani ci faranno mangiare sassi”. Ci sono voluti 4 uomini per fermarlo. Tutti pensavano che in Italia si stesse male. Credo fosse perché alla festa di San Giuseppe i contadini del paese scendevano a Trento e compravano i ragazzi
Le ricette di Samira Come si conoscevano bene le erbe una volta! L’arnica per i dolori muscolari, lo sciroppo di mugo per i bronchi, il lattice del tarassaco per le verruche. Chi meglio dei nonni potrebbe insegnarcele? È una ricchezza, con trucchi e i segreti, che si tramanda di generazione in generazione, ma che è andato via via sempre più perdendosi. Oggi, però, l’uso delle erbe si sta riscoprendo, e non solo come uso medico, ma anche estetico, per mantenersi belli fuori. Così ha fatto Samira Fatih, una giovane esteti18 T SETTEMBRE 2011
sta di origine araba da molti anni in Italia, che sfrutta le loro proprietà combinandole assieme per crearne creme, maschere e sieri da fare in un batter d’occhio e da usare quotidianamente. Ve ne proporremo in ogni numero di Tracce. Cominciamo con una maschera per rendere la pelle matura più elastica e idratata, per proteggerla dal sole e dall’aria. (Miriam Branz)
Maschera all’aceto di mele Ingredienti: 1 tuorlo d’uovo 1 cucchiaio di zucchero 1 cucchiaio di aceto di mele 5 cucchiai d’olio d’oliva Sbattete il tuorlo d’uovo con una forchetta, poi aggiungete lo zucchero, l’aceto e l’olio mescolando il tutto fino ad ottenere una crema morbida. Spalmatela sul viso lasciando in posa per 20 minuti, poi sciacquate con acqua fredda.
che venivano su dall’Italia. Erano affamati, poveracci che venivano a cercare lavoro. Li chiamavano i “famei” e li impiegavano per lavorare la campagna. Durante la guerra pensavamo che avremmo fatto anche noi la fine dei “famei”. Poi non è stato proprio così, anche se la fame per qualche anno l’abbiamo patita. Eccome! Comunque quella notte ci hanno fatto salire sul treno: era bello coi sedili di velluto, ma con quello siamo arrivati solo fino a Trento. Erano le 4 del mattino quando ci hanno fatto scendere e messi tutti in fila. Una signora dava a noi bambini un uovo lesso e una fettina di pane, ce lo metteva così in mano, mentre noi stavamo fermi, immobili, allineati. Poi ci hanno fatto salire sui treni delle bestie, c’era tutta la sporcizia delle mucche e delle pecore. Non avevamo quasi nulla con noi, solo tanta disperazione. A me scappava la pipì, ma non potevo che farmela addosso: mi bagnavo tutta piangendo dalla paura. Il viaggio è durato 4 giorni e 4 notti, mangiando quasi nulla. Spesso ci si fermava lungo qualche troncone dei binari per lasciare passare i treni dei soldati. Li ho ancora davanti quei treni merci con i vagoni aperti e i soldati seduti sul bordo con le gambe che penzolavano. Siamo arrivati in Moravia che era giorno, ci hanno fat-
to scendere e attraversare un ponte malmesso. La nonna con la corona in mano continuava a ripetere a bassa voce: “come faremo? come faremo? Moriremo tutti di fame. Siamo nelle mani di Dio!”. Ci hanno assegnato una casa; la nostra era quasi normale, le altre avevano il tetto di paglia, pioveva dentro e faceva freddo. Stavamo tutti in una stanza; per mesi abbiamo dormito sul pavimento, poi ci hanno dato dei materassi di paglia; ci procuravamo come potevamo da mangiare: qualche patata e un po’ di latte. Poco niente! Ci avevano detto che saremmo dovuti rimanere lì per 2 mesi e invece sono passati più di 2 anni. Quando siamo tornati la guerra non era ancora finita. Abbiamo trovato la nostra casa piena di soldati, ma del resto non c’era più niente, ci avevano portato via tutto. Mi ricordo mia madre che girava di casa in casa a chiedere una pentola, qualche scodella. Poi è tornato anche mio padre, impestato di una brutta malattia: la sifilide. Colpa di quelle donne che c’erano là in Russia. Mia sorella Antonietta, che era appena nato quando lui era partito non lo ha riconosciuto, piangeva e implorava mia madre: “paralo via quel om, sa che el fa qui vè?”. Io invece sapevo che era mio papà, anche se avevo soggezione. Lo ascoltavo che ci raccontava della Russia: estensioni eterne di campi coltivati di frumento che loro dovevano raccogliere. E poi l’inverno con la neve e il gelo a dormire nelle stalle con gli altri soldati. Poi la guerra è finita, ma la paura mi è rimasta. È ancora qui con me quasi 100 anni dopo. settembre 2011 T 19
TRACCE
Rivista trimestrale di proprietà del consorzio Con.Solida. realizzata in collaborazione con le cooperative sociali Antropos, Delfino, Spes, Assistenza e Stella Montis. Comitato di redazione Direttore responsabile: Walter Liber Comitato di redazione: Silvia De Vogli (coordinatore), Cristian Aiardi, Miriam Branz, Nicola Rizzi, Soma Visintainer Hanno collaborato: Stefania Bordignon e Samira Fatih Fotografie: Stefania Bordignon, archivio Designfabrik, archivio Panato, archivio Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto Progetto grafico e impaginazione: Designfabrik – Rovereto Stampa: Tipografia Grafiche Futura Srl – Mattarello
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