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Festa al trullo, il party più glamour dell’estate

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Dispacci italiani

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UNA SOLA PROTAGONISTA, LA FESTA, E TANTI PERSONAGGI CHE LA COLORANO DELLA PIÙ VARIA UMANITÀ. UNA COMMEDIA NERA, CHE RACCONTA L’ORGANIZZAZIONE DI UN GRANDE EVENTO MODAIOLO IN VALLE D’ITRIA

«L a musica, le luci, il faro che, posizionato in alto sulla casa, colpiva gli ulivi come un fulmine ripetuto, immortalando per frazioni di secondo in pose spettrali. Per Mimmo tutto questo era solo l’anticipazione di quanto temeva accadesse di lì a poco in quella terra, se non si fosse arrestata l’avanzata da sud della Xylella: un cimitero monumentale di piante. In cui però non sarebbero mancate bellissime feste».

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Ci sono memorie affettive e olfattive importanti, in questo libro di Chicca Maralfa, a far da contorno efficace al vero motivo portante della narrazione: la considerazione reale che non c’è più, in nessuna cosa, una bellezza oggettiva che possa uniformare inequivocabilmente i giudizi ma solo l’interpretazione personale che ognuno rende all’immaginario collettivo. Una sorta di dittatura dell’emoticon dal pollice alzato, che impone opportunismo e ri

di Teresa Antonacci

vela i risvolti del ritorno di immagine sociale, quel sentirsi parte di qualcosa di omologato che, in una sorta di sudditanza psicologica, impone tendenze – cannibalizzandole – solo per fare incetta di like in un mondo ormai globalmente fondamentalista. Della stessa protagonista, Chiara Laera, si legge nel romanzo che: «… nell’assecondare più l’apparire che l’essere, si era persa per strada i contenuti veri dell’esistere».

Virtuale e reale diventano quindi parte integrante di una festa che racchiude all’interno tutto questo e che interpreta fisicamente il grande nulla fatto di news, fake e social network.

Non basta più “soltanto” la fiabesca atmosfera dei trulli e della campagna salentina; non si impone la maschia visione dei nodosi ulivi centenari, feriti dalla Xylella, che pure dominano prepotenti la scena; non è sufficiente l’atmosfera simil-felliniana, che accoglie e comprende attori improvvisati che interpretano se stessi, in una sorta di grande circo folk tradizionale ma d’avanguardia al tempo stesso: Chicca Maralfa padroneggia tutto questo, nel suo

Festa al trullo (pag. 190, € 14) non è solo un romanzo ma anche un concept editoriale. L’uscita del libro è stata preceduta da una campagna teaser sui social dedicati (Facebook, Instagram e Twitter), creando curiosità e aspettativa intorno all’organizzazione di una fantomatica festa in Valle d’Itria, un evento assolutamente glamour. Promotrice Chiara Laera, la più importante influencer mondiale nella moda. Intorno a lei una inarrestabile macchina organizzativa.

Nella homepage del sito www.festaltrullo.it ha campeggiato per quasi due mesi un countdown accompagnato dal messaggio: “La festa è quasi pronta. E tu sei sicuro di essere fra gli invitati?”, e qualcuno si è davvero invitato alla festa. Terminato il conto alla rovescia si è svelato l’arcano: la festa c’è, ma solo nel romanzo. Per parteciparvi bisogna leggerlo.

Nel sito i personaggi vengono raccontati come fossero protagonisti di una fiction, i luoghi in cui si svolge il romanzo diventano set paesaggistici che viene voglia di visitare, e le tradizioni e i piatti citati sono integrati in metatesti di approfondimento di quanto narrato in questa black comedy. Per sapere come va a finire, si deve leggere il libro.

In un momento storico in cui il troppo tempo trascorso sui social allontana dalla lettura, gli stessi social, i loro linguaggi e contenuti sono stati usati per l’operazione inversa: riavvicinare alla lettura. Una sorta di rimedio omeopatico, un esperimento di promozione editoriale che ci ha molto divertito e speriamo diverta anche i lettori.

CHICCA MARALFA È nata e vive a Bari. Giornalista, è responsabile dell’ufficio stampa dell’Unioncamere Puglia. Si è laureata in Giurisprudenza per tenere contento suo padre e ha sempre scritto storie – mai pubblicate – fra cui, ai tempi del Liceo Classico, una biografia non autorizzata dei Rolling Stones. Appassionata di rock indipendente, ha collaborato per le pagine culturali della Gazzetta del Mezzogiorno, i periodici Ciao 2001 e Music, Antenna Sud e Rete 4. Si è occupata anche di cronaca nera. È stata ideatrice del concorso internazionale di fotografia “Bariphotocamera”, insieme a Cosmo Laera, curando il catalogo edito da Federico Motta. Viaggia spesso, è fan sfegatata della band americana The National. Ha una figlia femmina, Nicole, e due gatti maschi, Storm e Noel.

romanzo, saggiamente cosciente delle origini che descrive e che domina, con le sue citazioni. Perché, come lei stessa scrive a proposito di Vanni Loperfido – lo stilista a cui Chiara Laera ha dedicato la festa al trullo, «le sue linee parlano, danno voce al nostro presente ma anche alle nostre contraddizioni, a quel tempo di mezzo, ormai indefinibile, che è la nostra vita».

Anche i suoi personaggi sono descritti meticolosamente, nel loro vissuto passato che a tratti stride con il percorso 2.0 che poi hanno intrapreso. Mimmo in particolare, che è il custode del trullo, è la contrapposizione più evidente, che impone carattere alla storia e che, probabilmente, restituisce in maniera diretta il messaggio che Chicca Maralfa vuol lanciare: la quiete della campagna contrapposta al turismo invasivo; l’uso sconsiderato che si fa delle tradizioni e della saggezza ancestrale verso la pochezza degli invasori virtuali; i mutamenti globali che inficiano la qualità di vita e infondono insofferenza per il futuro di una terra dalle secolari virtù; i timori che accompagnano questi cambiamenti e l’inadeguatezza dei suoi abitanti a cambiare rotta.

Perché non sempre la promozione commerciale e la valorizzazione del territorio vanno di pari passo.

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