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Gli imperdibili • Le recensioni di Dino Cassone

Le recensioni diDino Cassone

THRILLER MADE IN ITALY

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Davvero intrigante “Progetto R.” (Pagg. 158, € 14), l’ultimo romanzo scritto dal pugliese Antonello Marchitelli. Un thriller, che consigliamo a tutti gli appassionati del genere, ambientato nella nostra Italia, tra Roma, Torino e Ovindoli, che si sviluppa tra le pieghe oscure della rete informatica, proprio lì dove si annida il male peggiore.

Un progetto dal nome sinistro di Redrum (ma attenzione a leggerlo al contrario perché la parola diventa murder, ovvero omicidio), diventato un sito on-line dove si danno appuntamento internauti ignari di essere incappati in una rete da cui non si può più tornare indietro. E proprio in questa rete sono cascate due donne, rispettivamente mogli di Mario Berni e di Carlo Tebaldi, le cui vite saranno inevitabilmente e similmente sconvolte a distanza di cinque anni.

Cosa ha spinto le due donne a lanciarsi entrambe dal balcone della propria abitazione con i rispettivi figlioletti? Cosa avrà scoperto l’investigatore privato assunto da Tebaldi che a sua volta ha coinvolto un giovanissimo e talentuosissimo hacker di nome Sugarfree? Perché un’organizzazione segreta, che ha affidato all’intraprendente Ivan il compito di dare la caccia a un fantomatico personaggio soprannominato il Creativo (l’ideatore ormai fuori controllo del pericoloso Progetto R. del titolo) finisce anche sulle tracce dei due vedovi e non solo, affidando però il lavoro sporco a uno spietato killer che si fa chiamare “il Pediatra”?

Grazie a una scrittura ritmata e fluida Marchitelli ci regala qualche ora di puro svago, non senza togliersi la soddisfazione di mettere il dito in una piaga quanto mai attuale, uno dei grandi pericoli che è sotto gli occhi di tutti: il web.

Come è nata l’idea di Progetto R.?

Nasce dalla contaminazione tra due paure: una è quella di veder precipitare una persona da una grande altezza, che mi è stata trasmessa anni fa da un’amica che si trovò per caso sul luogo dove era appena avvenuto un suicidio di questo genere; l’altra è la paura di essere manipolati ed essere costretti a fare ciò che mai si vorrebbe fare.

ANTONELLO MARCHITELLI (Bari, 1969). Dopo la maturità classica (1987), consegue la laurea in Giurisprudenza nel 1997 e collabora con uno studio legale e civilista fino al 2002. Scrittore prolifico, fra i suoi romanzi gli ultimi sono Gillo Armadillo, Un futuro radioso, vincitore del Premio della Giuria Narrativa Edita al Concorso Letterario “Città di Pontremoli” Ed. 2016 e della Menzione d’Onore al Premio Letterario “Bari Città Aperta” Edizione 2016 e L’ineluttabile destino dello scarabeo stercorario.

UN’AVVENTURA

TUTTA DA RIDERE

Per creare il protagonista del suo romanzo “La maledizione della pecora” Maurizio Parlati, che nella vita fa l’attore di teatro, regista e sceneggiatore, ha deciso di giocare in casa. Il suo personaggio principale, Antonio Elia, infatti è un attore. Simpatico il nostro Antonio, maldestro, povero in canna e sfigato quanto basta, che è innamorato perso – e non contraccambiato – della bella collega Silvia, e ha come migliore amico uno strampalato e drogatissimo regista di nome Alessandro. Ma la vita riserva sempre sorprese ed ecco che una sera appare Paolina Avitabile, un conturbante avvocato che gli rivela di essere l’unico erede di una fortuna esagerata lasciata da un prozio mai visto prima, Mario Elia. Insieme alle numerose proprietà – e una misteriosa terra chiamata Diospyros con tutti gli abitanti – il nostro imparerà anche di aver ereditato pure un maleficio che non può essere sconfitto ma solo tramandato di generazione in generazione, di erede in erede.

Da qui parte una girandola di gustose – per il lettore – avventure che porteranno Antonio ad essere come il protagonista di uno di quei film di serie B di una volta, sconclusionato, pieno zeppo di personaggi bizzarri e sempre sopra le righe: il malavitoso Mimì il Gigante, l’irascibile domestico Ernesto, spacciatori, trafficanti di armi e chi più ne ha più ne metta. Eppure il personaggio più bello di tutti, disegnato dall’abile penna di Parlati, è il morto; sì perché a un certo punto, ci troviamo a leggere le pagine più belle del libro, quelle di una seduta spiritica, e grazie a una medium agèe facciamo la conoscenza del famigerato prozio Mario: cazzutissimo e spassosissimo che ha capito tutto della vita.

«Ah, adesso ricordo» rispose Mario nel corpo di Samantha. «Tu sei il povero fesso che ho incastrato. Dimmi, come ti trovi nei miei panni? Ti sei già pentito di aver accettato l’eredità?».

«Ma no, zio. Mi hai lasciato un mucchio di soldi. Pensavo di doverti ringraziare».

«Questo vuol dire che ho scelto la persona giusta».

«Perché dimostro senso di responsabilità e abnegazione?».

«No. Perché sei ancora più fesso di quanto immaginassi. Ma non temere, se non ti sei già pentito, presto lo farai».

Non vi resta che leggere “La maledizione della pecora” dunque. Una sana risata non fa mai male.

Come è nata l’idea della Maledizione della pecora?

Nasce dall’esigenza di combattere un grave malessere personale. L’angosciante incapacità di tollerare l’incomunicabilità derivante dal sovraccarico di comunicazione, tipico dei nostri giorni, che trasforma la sovrabbondanza di messaggi in semplice rumore. Dove il dialogo diviene parodia di se stesso poiché il confronto dialettico sempre più spesso si riduce ad abbracciare acriticamente una versione della realtà che prescinde, non solo dalle argomentazioni dell’interlocutore, ma anche dalla semplice logica razionale e perfino dai fatti stessi. Questi vengono declassati a opinioni e come tali accettati o respinti secondo gradimento. Per combattere tale malessere ho scelto di utilizzare l’arma più potente a disposizione dell’intelletto: l’ironia, che amo brandire per randellare cinismo, trasformismo e mediocrità. Strumenti di manipolazione di massa tanto cari ai truffatori dell’informazione.

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