4 minute read

Boulevard • La collana dedicata a cinema, musica e audiovisivi

BOULEVARD

«Boulevard è una passeggiata tra le arti, sotto la luce calda dei lampioni del Novecento o davanti alla luce blu dei dispositivi da cui spesso oggi fruiamo i prodotti culturali. Racconta la musica, il cinema, le varie forme dell’audiovisivo. Esplora scene e movimenti, opere e artisti che in diversi modi hanno influenzato il nostro immaginario». testi della collana di saggistica “pop” targata Les Flâneurs Edizioni. Le materie che abbraccia sono moltissime, le tematiche eterogenee. Qual è dunque la cifra stilistica che ne raccoglie i titoli dentro la stessa cornice? Risposta: la leggerezza. L’intento divulgativo. Tuttavia, si potrebbe obiettare, argomenti del genere sono stati trattati infinite volte da innumerevoli esperti del settore, che novità apporta l’ennesimo saggio sul rock o su Federico Fellini? Risposta: l’approccio laterale. Lo sguardo alternativo. Che sia un sapiente miscuglio di fiction e non-fiction, una chiave di lettura che collega menti e opere concettualmente lontane o il cappello dell’autobiografia sulla storia di una generazione, ciò che conta è quel quid di soggettività che dona sfumature irripetibili a qualcosa che il lettore credeva di conoscere e che invece si ritrova a guardare da un nuovo punto di osservazione.

Advertisement

LA COLLANA DEDICATA A MUSICA, CINEMA E AUDIOVISIVI

Questo recita la nota editoriale che precede i

di Arianna Caprioli

LES FLÂNEURS MAGAZINE - 24

È proprio questa la bellezza di cui Boulevard si fa promotrice: l’impossibilità di dire cose già dette poiché non c’è esperienza di vita uguale a un’altra, non c’è sguardo che non possa recare qualcosa di emozionante e originale, magari opinabile ma sempre generato da una passione. Del resto, la sopracitata nota editoriale specifica la natura non accademica dei libri in questione: a muoverli è appunto la passione, o un’intuizione, un tentativo di farsi archivio di memoria in un momento storico in cui il flusso incessante del digitale minaccia di lasciarsi dietro un deserto documentario. In tale ottica i testi critici ma anche i ricordi personali, le collezioni, i reportage narrativi, le biografie romanzate, le raccolte di recensioni acquisiscono un proprio valore intrinseco. Un valore dato dal fatto di essere piccoli ma tangibili contributi alla conservazione di testimonianze della cultura postmoderna, appetibili non solo per i nostalgici e i retromaniaci di cui parla Simon Reynolds, ma per chiunque volesse riscoprire in essi frammenti della propria identità.

E allora tutti invitati a passeggiare su questo viale, lentamente, alla maniera dei flâneurs. Il paesaggio è cangiante dal centro alle periferie, dal presente al passato; perdendovi lungo la via scoprirete orizzonti sempre diversi, incontrerete sempre nuovi ciceroni pronti a illustrarvi la loro personalissima visione sull’arte.

Internet ha ucciso il rock di Giancarlo Caracciolo (Pagg. 268 • € 15)

Lizzy è un’adolescente di Liverpool che rifugge dalle oppressioni della famiglia per cercare di incontrare il suo amore platonico, Paul McCartney. Jack ha il compito di trovare nei pressi di Woodstock un terreno grande abbastanza da ospitare il festival del secolo. Tyler vive nella Seattle degli anni Novanta e sogna di sfondare con la sua band per aiutare economicamente la sua famiglia. Vivono in tempi e luoghi diversi, ognuno con le proprie battaglie da combattere e i propri sogni da rincorrere ma tutti con la stessa passione: la musica. Alternando momenti narrativi ad altri di carattere divulgativo, undici fotografie di altrettante epoche storiche raccontano come i progressi tecnologici influenzino la musica e come questa a sua volta influenzi la società. Quello che resta è la portata rivoluzionaria del rock in tutte le sue declinazioni, la sua capacità di stravolgere un destino. E l’inesorabile affievolimento della sua fiamma nell’era digitale.

Edificio Fellini. Anime e corpi di Federico di Isabella Cesarini (Pagg. 160 • € 14)

Ogni artista trova spontaneamente la fonte cui attingere per rinverdire il proprio immaginario. Federico Fellini si è nutrito di letteratura, poesia, umorismo e cultura popolare ma anche di psicoanalisi e di un certo esoterismo. Questa è un’indagine sui personaggi che hanno incrociato la sua formazione e dunque la sua carriera, un viaggio tra le sue fondamenta culturali che va da Italo Calvino a Charles Dickens, da Tonino Guerra a Edgar Allan Poe, da Dino Buzzati a Gustavo Rol. Il tutto osservato attraverso la lente della psicologia analitica, poiché un’assidua frequentazione ha legato per molti anni il regista romagnolo a Ernst Bernhard, allievo di Jung. Anni in cui il suo estro ha dato vita a un cinema che è una vera e propria festa onirica, una discesa nelle viscere dell’inconscio, tanto più profonda quanto più vertiginosa è la scalata della sua arte.

La terra promessa. Autobiografia rock di Otello Marcacci (Pagg. 386 • € 20)

Raccontarsi significa ripercorrere mentalmente la propria esistenza, le persone incrociate, i viaggi compiuti. E la musica ascoltata. Accade così che una storia personale diventi paradigmatica della storia collettiva di una subcultura, che i sogni di un individuo incarnino i sogni di intere generazioni e che l’autobiografia sia solo un filo conduttore, un pretesto per rievocare canzoni e concerti, star mondiali e magnifici perdenti, locali underground come il CBGB o strade come Abbey Road, che hanno fatto da sfondo a eventi memorabili dando loro un volto e assorbendone l’anima. La terra promessa. Autobiografia rock è una cartografia di questi luoghi bramati e talvolta raggiunti, un archivio di memoria, una bussola che consenta ai nostalgici di rivivere i propri anni d’oro e ai “retromaniaci” di orientarsi nelle terre del rock.

This article is from: