Viaggi Giornale storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura n. 27

Page 1

GIORNALE STORICO DEL CENTRO STUDI DI PSICOLOGIA E LETTERATURA Semestrale

Rivista del Centro Studi di Psicologia e Letteratura Fondato da Aldo Carotenuto www.centrostudipsicologiaeletteratura.org Volume XV - novembre 2018 Fascicolo 27

Viaggi SOMMARIO Editoriale............................................................................................... 3 Antonio Dorella - La pazienza del nulla. Il viaggio nel deserto di Arturo Paoli........................................................................................ 9 Amato Luciano Fargnoli - E, infine, c’è quel viaggio al quale non possiamo opporci............................................................................... 21 Adele Boldrini - Wanderlust.................................................................... 29 Benedetta Rinaldi - Agorafobia e l’arte di sapersi perdere............................. 39 Virginia Salles - Il viaggio dell’Eroe tra insidie, trabocchetti e la riconquista del Tesoro........................................................................... 49 Luca Sarcinelli - Viaggi e sciamani .......................................................... 61 Franca Cirone - Terra! Terra!................................................................... 71 Daniela Costantini e Silvia Donfrancesco - Il femminile acquatico nella generazione dell’individualità .......................................................... 81 Sonia Moretti - Il sintomo come compagno di viaggio ............................... 91 Silvia Panzeri - La funzione individuativa e de-individuativa del viaggio ..... 101 Nadia Punzo - Nascita e morte: parallelismi simbolici nei riti ................... 111 Giulia Valerio - Viaggiare: un incontro con l’alterità radicale .................... 123 Valentina Virgili - Odisseo migrante. Mitologia di uno straniero................ 133 Claudio Widmann - Il viaggio a oriente. Una destinazione simbolica nel percorso di individuazione .................................................. 143 Alpes Italia s.r.l. info@alpesitalia.it - www.alpesitalia.it


2

Amato Luciano Fargnoli

GIORNALE STORICO DEL CENTRO STUDI DI PSICOLOGIA E LETTERATURA Semestrale Rivista del Centro Studi di Psicologia e Letteratura fondato da Aldo Carotenuto Direttore responsabile: Amato Luciano Fargnoli Comitato direttivo: Adele Boldrini, Antonio Dorella, Amato Luciano Fargnoli, Francesco Frigione, Marina Malizia, Benedetta Rinaldi, Virginia Salles, Luca Sarcinelli, Alessandro Uselli Segreteria di redazione: Antonio Dorella, Daria Filippi, Benedetta Rinaldi, Luca Sarcinelli Direzione e Redazione: via dei Caudini 4, 00185 Roma Abbonamento per l’Italia, euro 25 Abbonamento per l’estero, euro 50 Versamento sul conto corrente postale 69504744 intestato a Alpes Italia s.r.l.: GIORNALE STORICO DEL CENTRO STUDI DI PSICOLOGIA E LETTERATURA La collaborazione è aperta a tutti gli studiosi. Gli eventuali articoli (max. 20.000 caratteri spazi inclusi) e i libri per le recensioni vanno inviati alla direzione. Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 70/2006 del 14 febbraio 2006

In copertina: dipinto “Levitazione” (2018) di Gilberto G.Villela jr/GilVillelas, psicoanalista-artista www.premioceleste.it/artista-ita/idu:75842 - www.facebook.com/pages/GilVillelasArte-e-Pensiero/ - www.artmajeur.com/itartist/valegloria E-mail: gilguimaraes@libero.it

Stampa per conto di Alpes Italia s.r.l., Via G. Romagnosi 3, 00196 Roma, presso Global Print s.r.l. – Via degli Abeti, 17/1 – 20064 Gorgonzola (MI)


Editoriale

3

Editoriale Viaggiare è un’azione complessa, dobbiamo distinguere: non solo l’azione di un corpo o un oggetto che si muove nello spazio, spinto da una forza interna, oppure da una che agisce su di esso, dall’esterno. Appartiene a questo viaggiare del corpo una intenzionalità quando decidiamo di spostarci nello spazio. Possiamo viaggiare senza meta (vagare, vagabondare, come oggetti spostati dal vento) oppure viaggiare con una destinazione scelta. Due parole-azioni vanno aggiunte all’idea del viaggio, e sono narrazione di un andare, dentro, o verso, e di un tornare. Viaggio come “distacco”, dunque separazione: viaggiare è separarsi, ma anche incontrare/incontrarsi. Da un luogo, una persona, un sistema di relazioni, ma anche aprirsi a nuovi spazi e nuovi incontri. Principio fondante del viaggiare è il movimento, ovvero, l’interruzione di uno stato di quiete. L’intero cosmo è un perenne andare verso, secondo la teoria dell’espansione dell’universo. E la vita è un viaggio da un punto iniziale, che chiamiamo nascita, verso un punto conclusivo, che determina l’interruzione del viaggiare, che chiamiamo morte. La vita, spesso descritta come “viaggio terreno” è una condizione percepita e descritta come un viaggiare nel tempo, accedere alla durata, con un punto definito di inizio: la data della nostra nascita. Nulla si sa di ciò che accadrà durante il percorso e, soprattutto, di come, dove e quando, finirà. Questa condizione di incertezza ontologica ci urge, e così siamo necessitati, a dare un senso, un significato, al viaggio, e alla nostra collocazione nel mondo. Presto scopriamo non solo di non essere padroni della direzione/orientamento del viaggio, ma anche che il puro “esistere biologico” non è sufficiente, a “vivere”. L’aspetto centrale in questi “viaggi”è il superamento di una condizione, il qui e ora, in cui sono immerso e da cui sono condizionato: il viaggio è un’apertura a qualcosa d’altro che mi consente l’illusione di sfuggire alle maglie di quella tela che, con instancabile pazienza, tessono le Parche. Viaggiare, spesso, nasconde un tentativo: sottrarsi a quello che appare come un “percorso obbligato”,


4

Amato Luciano Fargnoli

“necessario”, a cui non si può sfuggire. In questo caso diventa una metafora della fuga, dall’oggi, dal “qui ed ora”, in fondo da se stessi. Una fuga da Cronos e Ananke. Accade, anche, che viaggiare paradossalmente si risolva in un “ritorno a se stessi”, un ritrovarsi. Ma è pur vero che sperimentiamo anche altri tipi di viaggio, stando praticamente immobili: quel viaggiare della mente che chiamiamo Fantasia, o quel ribollire di immaginari che ci cattura, portandoci via da dove siamo. Come il viaggio senza sosta dello psicotico, immerso nel crogiuolo dei suoi immaginari, senza via d’uscita. Senza ritorno. Accade così, nella dissociazione schizofrenica, quando mente e corpo coesistono, divisi, separati nella percezione del soggetto che “vede se stesso” muoversi nello spazio, e compiere azioni che non riesce ad attribuirsi. Il Viaggio Spirituale del Mistico, che attraverso le sue “visioni” trascende il corpo vissuto come “limite”, confine, che gli impedisce l’accesso all’esperienza del Sacro e all’unione col Divino. In questo ambito rientra anche il viaggio dello sciamano, nella sua funzione di “guaritore”, “medicine-man” e traghettatore di “anime ferite”. Oppure in quella del Brujo, lo “Stregone” che, invece, esercita il suo potere attraverso azioni malvage, rappresentando così il versante oscuro della società cui appartiene. Anche occhi che guardano intensamente altri occhi, dicono di un viaggio: quello che consente di uscire da se stessi ed “entrare” nel mondo dell’altro, guardandolo. In questa esperienza, il sigillo che mi tiene chiuso nel mio mondo viene aperto dalla presenza dell’altro: da me a te, e ritorno. Qualche volta lo sguardo dell’altro si impone come una forza che ci cattura, non ci consente di tornare indietro e si resta “prigionieri” della forza, del potere dell’altro: siamo “incantati”, presi, catturati da quella presenza intensa. È la fascinazione, quello stato che “… un soggetto può subire al cospetto di qualcosa o di qualcuno la cui forza si impone in modo incontrollabile”1. Non dimentichiamo quel viaggio che si fa nell’analisi, luogo dell’incontro, del silenzio e della parola, dove la relazione si rivela come viaggio nelle profondità e nell’intersoggettività. Viaggi nel tempo: siamo abituati a pensare allo scorrere del tempo in modo lineare vettoriale, “irreversibilmente progressivo”2, e solo la me Galimberti, U., Dizionario di Psicologia, Torino, utet, 1994, p. 474. Pethes, N., Ruchats, J., Dizionario della memoria e del ricordo, Milano, Bruno Mondadori, 2002, pp. 608-610.

1 2


Editoriale

5

moria degli eventi ci fa “tornare indietro nel tempo”, oppure ci fa fare “balzi in avanti” in un futuro che può essere vissuto soltanto immaginativamente. Eppure, matematici, fisici e scrittori che in modo diversificato ritengono siano “teoricamente possibili”. Sempre Pethes e Ruchat (cit.) ci suggeriscono che: “Già nelle favole e leggende di diverse culture si trova il motivo del viaggiare nel tempo dormendo o sognando, ciò che fa comparire i protagonisti in un tempo ‘posteriore’ rispetto al proprio”. E poi, quel viaggio psichedelico, mediato dall’uso di sostanze psicotrope: mescalina, peyotl, psilocibina (v. Michaux e Castaneda); o il Volo Magico3 (v. Leonzio), rappresentano, tutti, tentativi di trascendere e/o liberarsi del condizionamento del corpo. Infine quel viaggio speciale che compie la nostra coscienza, il nostro Io, quando viene catturato dalle immagini di un sogno: un viaggio negli immaginari che la Psiche “produce” per spingerci a navigare “nella propria interiorità” e scoprire, in alternativa alla vita cosciente una seconda opportunità: nell’esplorazione di questo “mondo altro”, troviamo la nostra cifra più autentica. Vediamo, adesso, le declinazioni del viaggio di quelli che hanno contribuito a questo numero. Giulia Valerio esplora il tema del viaggio in termini di “chiamata” all’individuazione. Quando è giunta l’ora del compimento di una fase della vita, bussa alla porta Ananke: ad essa non ci si può sottrarre. Il viaggio che lei ci racconta, apparentemente in un altro luogo geografico della terra, si rivela come un profondo incontro con se stessa, un’apertura all’Alterità. Un’esperienza che avrebbe: “coinvolto le radici stesse della mia personalità, facendole tremare”. L’effetto di trasformazione profonda avvenuto a seguito di questa esperienza ha dato inizio, al suo ritorno, all’istituzione di un’associazione (Metis Africa) che le consentirà non solo di incidere nel sociale, ma anche di sperimentare, soprattutto su se stessa, la forza inarrestabile delle trasformazioni. Un delicato, personale, esempio di un passaggio nella propria individuazione. Valentina Virgili, che del viaggiare ci racconta, affidandosi alla figura di Odisseo “l’eroe errante nel Mediterraneo”, mediante il Leonzio, U., Il volo magico, Sugar editore, Milano, 1969)

3


6

Amato Luciano Fargnoli

quale sviluppa un’osservazione sull’incontro. Figura che letta nella metafora archetipica, ci parla di quel bisogno assoluto dell’uomo di “andare oltre”. Ci propone, così, un confronto con l’attualità storica, attraverso la figura del migrante che spinto da un’urgenza di salvezza, lascia la sua terra ed affronta l’ignoto. Sonia Moretti affronta il tema da un punto di vista squisitamente clinico individuando nel “sintomo” la presenza di un vero e proprio “compagno nel viaggio della vita”. Il sintomo come elemento di collegamento fondamentale nella relazione tra la psiche e il corpo: esso rivela, dimostra, ciò che la psiche non dice. Ma, è proprio l’avvento del sintomo che ci consente di lavorare su noi stessi, per mirare ad una “restitutio ad integrum” della trama psichica “lacerata” dal trauma. Segnale di ciò che sta avvenendo al di là della nostra vista e nello stesso tempo funzione che indica il “viaggio verso la guarigione”. Segnale simbolico di una “storia smarrita, ignorata e perduta nella propria rete semantica”. Virginia Salles si introduce in quel flusso di “narrativa archetipica” così ben rappresentata non solo attraverso le proposte dell’immaginario dell’arte cinematografica ma soprattutto attraverso quello della narrazione scritta in romanzi e in storie mitiche. Elemento centrale è “il viaggio dell’Eroe”. L’Eroe rappresenta il massimo delle potenzialità che un essere umano può esprimere, un elemento di tensione ideale che ci fa dire: ciò che può essere immaginato può essere realizzato. Figura esemplare che mostra un percorso, perché ognuno di noi possa riscoprire “il simbolo di quell’immagine divina e redentrice che è nascosta dentro ognuno di noi”. Spinta necessaria e fondante per la nostra individuazione. A firma congiunta, Daniela Costantini e Silvia Donfrancesco, attraverso il racconto di sogni di un uomo, ci narrano di un processo evolutivo, che si attua attraverso il dialogo con le immagini interne e ci mostrano come vi sia un collegamento archetipico tra le immagini-guida, che compaiono nei sogni, e lo sviluppo della personalità. Adele Boldrini esplora con scrittura fluida, ricca di riferimenti, i vissuti raccontati in un romanzo mettendo a confronto il viaggio di un “eroe moderno” con i viaggi dell’antichità. Ci fa scoprire, attraverso la figura di Goethe, come si sia venuto configurando il sentimento del “nostos” proponendoci una vera e


Editoriale

7

propria “psicologia del viaggio”. Benedetta Rinaldi entra direttamente in contatto con la sofferenza del viaggiatore e ci conduce per mano in un’esplorazione della “modernità” di questa esperienza, mostrando quali sono le ansie e i timori, i patimenti di un viaggiatore che si sente “inibito nel movimento”. Come accade a chi avverte la profonda angoscia di attraversare spazi, che, proprio perché ignoti, accedono all’esperienza del “fantasma della distanza”. Quella patologia così moderna e attuale che esprime l’oscuro bisogno di restare nella dipendenza dal luogo dell’origine: la famiglia. Nadia Punzo ci richiama al valore di alcuni riti che rappresentano “matrici simboliche” di un processo iniziatico che costituisce “la fonte mercuriale entro cui vaga l’anima”, riti che hanno la funzione specifica di agevolare questo “viaggio” e segnano quindi il tempo delle “trasformazioni”. Porta come esempio la danza sacra, intesa come un rito, un cammino di iniziazione che, ci consente di “dar forma al luminoso, al misterico, al divino”. Franca Cirone ci ricorda che “nell’universo non esiste l’espressione “in questo momento” e gli eventi del nostro mondo reale, per quanto organizzati in un determinato spazio, non sono elementi di un coro che segue un unico direttore di orchestra. Ci pone la questione della durata e della qualità della durata nello scorrere del tempo. Ognuno di noi nel realizzare la sua individualità fa i conti con “l’intensità emotiva con cui percepiamo il nostro vissuto”. Viaggiare, in definitiva, è cercare il senso del proprio cammino. Silvia Panzeri ci ricorda che del viaggio, metafora del vivere nella quale si alternano il concreto e il simbolico, è possibile definire due aspetti che intravede come polari: viaggio con funzione individuativa, viaggio con funzione de-individuativa e ci suggerisce come possa accadere che, pur nel continuum dell’azione del viaggiare, possa avvenire un “rovesciamento nell’opposto” che diventa stimolo e processo continuo di conoscenza di sé. Claudio Widman, attraverso un “paradigma psico-spaziale” ci narra di un viaggiare della coscienza, orientata nel “viaggio a oriente”: il tentativo di una coscienza che, per recuperare la sua totalità, si muove dalle “regioni del tramonto, della morte e dell’inconscietà”, identificate con l’occidente e quelle “dell’alba, della vita e della coscienza”, ad oriente. Un viaggiare che si muo-


Amato Luciano Fargnoli

8

va lungo questo asse est-ovest consentirebbe di sottrarre l’Io alla “poca consapevolezza egoica” per accedere alla completezza della totalità: siamo nel pieno di una lettura “metafisica della luce”. Riprendendo, così, il discorso del “mundus immaginalis” che Corbin considera “luogo elettivo del fare anima”. Un viaggiare archetipico che, in una parola, consente “una riformulazione della consapevolezza di sé dei propri scopi, progetti e valori”. Antonio Dorella, citando Luigi Zoja, esordisce immediatamente con un’idea forte: “l’essere non conosce il suo valore finché non fronteggia il nulla: la possibilità di non esistere” e ci conduce attraverso il libro di un viaggiatore, un sacerdote “maestro di una spiritualità militante”, ad esplorare un aspetto centrale dell’esperienza umana, il silenzio, che prevede l’ascolto, la sospensione del giudizio razionale, il rispetto di ciò che è l’ignoto e, non ultimo, il valore del simbolo. In questo particolarissimo viaggio, nel deserto, ci ricorda che non solo “impariamo a stare da soli, senza maschere”. Ma ad affrontare quel “luogo dove diventano risibili tutti i nostri proclami”. E torna a ricordarci quella pazienza dovuta verso un “nulla che è unità di misura della nostra capacità di crescere”. L’esperienza del viaggio attraverso il deserto “essicca i desideri personali per farli rifiorire”. Luca Sarcinelli nel suo lavoro ci parla dei viaggi sciamanici. Oltre ad una disamina sul concetto di viaggio sciamanico, ci propone una lettura di questa esperienza anche attraverso l’opera di Carlos Castaneda, il quale, a sua volta, ci spinge ad una riflessione fondamentale del nostro grado di percezione di una realtà che lui considera “frutto della costruzione dovuto ad un consenso” da questa costruzione è escluso tutto ciò che può indicare una realtà differente: in uno dei suoi libri la chiama realtà separata che sarebbe invece quella realtà fonte di conoscenza assoluta. Per accedere a questa realtà, e quindi realizzare il viaggio sciamanico, sarebbe stato necessario alterare gli stati di coscienza ordinaria, utilizzando strumenti della natura come funghi allucinogeni, piante psicotrope, che dessero soprattutto una “rilettura” del mondo.

Il direttore Amato Luciano Fargnoli


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.