Collana La Luna e il Tasso
Marcello F. Turno
Storie nere in stanze d’analisi
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I
© Copyright Alpes Italia srl – Via G. Romagnosi, 3 – 00196 Roma, tel./fax 06-39738315 I edizione, 2019
Marcello F. Turno è psichiatra e psicoanalista, membro dell’International Psychoanalytical Association (IPA) e della Federazione Europea di Psicoterapia Psicoanalitica (EFPP). Appassionato di scrittura sperimentale è stato autore di numerose azioni sceniche per teatro danza, fra cui Pater noster, Ichspaltung, Metamorphosis, Saffeides, realizzate dal Nouveau Theatre du Ballet International di Venezia e da Immagine Danza di Roma. Ha scritto per il teatro Electra e Io Cesare, Bruto, forse la rivoluzione, messo in scena con un gruppo di tossicodipendenti inseriti in un programma di recupero, di cui ha curato anche la regia. Ha collaborato alla sceneggiatura del TV movie L’uomo del vento. Ha pubblicato per questo editore Il mancato suicidio di Luigi Pirandello (2013). Vive e lavora a Roma.
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Indice
Presentazione di Karen Rubin.................................................... V Una questione di transfert...................................................
1
Analisi interminabile..............................................................
17
La seduta d’analisi...................................................................
51
Enactment................................................................................
63
Psicoanalisi futura.................................................................
99
III
Presentazione di Karen Rubin
Storie nere in stanze d’analisi sono vicende cliniche che si trasformano in narrativa noir. Come accade nel percorso terapeutico c’è una rivisitazione di eventi in successione che porta a una rivelazione, ma è narrativa perché ai personaggi reali e ai loro accadimenti si sostituisce la fiction. Turno sa indagare la psiche dove i fatti sono modificati dalla lente soggettiva e dalla fantasia della persona che li ha vissuti. Queste fantasie di avvenimenti portano i personaggi del Turno giallista a compiere omicidi spinti da passioni veraci e incontrollabili gelosie che l’autore, psicoanalista per formazione, conosce bene e ci svela fin nei piccoli dettagli. Nei racconti procede con una indagine indiziaria da vero detective, come avrebbe voluto Charles Sanders Peirce e come può fare soltanto uno psicoanalista che da sempre ha un amore per questo genere letterario: qua e là si colgono tributi ad autori come James Hadley Chase, Dashiell Hammet e Raymond Chandler. Il risultato è avvincente perché si condensano nell’autore la capacità dell’analista di svelare il nascosto partendo dall’interpretazione di sensazioni, pensieri e parole riportate dal paziente e quella da Sherlock Holmes di cogliere dati di realtà nonostante l’omicida occulti le prove che fatalmente lo priverebbero della sua libertà. Il paziente e l’assassino svelano inconsapevolmente qualcosa che l’analista-investigatore intuisce e lo conduce alla rivelazione. In “Analisi interminabile” il brigadiere Ghevara capisce che steso su un lettino d’analisi alla presenza di uno strizzacervelli anche un criminale non avrebbe via di scampo. «Alibi, menzogne e sicurezza sarebbero alla mercé dell’uomo seduto in poltrona e gli interrogatori diventerebbero una passeggiata, altro che la luce in faccia». In Frammento dell’analisi di un caso d’isteria Freud scrive: «So che vi sono molti medici che vorranno leggere un caso clinico di questo genere non già come un contributo alla psicopatologia delle nevrosi ma come un Roman à V
clef destinato al loro divertimento». Nel caso di Dora la promessa è allettante. Nella prefazione l’autore scrive di successive rivelazioni di particolari sessuali: «Mi limiterò a rivendicare gli stessi diritti del ginecologo» dice Freud. I racconti di Turno hanno una narrazione che ci spinge a proseguire la lettura perché stimolano la nostra curiosità primordiale, vogliamo scoprire, attraverso la sua arte investigativa su mente e realtà, cosa succederà poi e come andranno a finire le storie di questi personaggi dipinti con precisione nelle loro pericolose ossessioni. Scrivere e leggere racconti noir come quelli di Turno può essere per il lettore una sana modalità per dare libera espressione ai sentimenti negativi, per lo scrittore la possibilità di una abreazione di pulsioni distruttive che inevitabilmente riemergono nel corso della vita. I film e i romanzi noir hanno successo perché conosciamo le premesse interiori che conducono a quelli atti, abbiamo provato anche noi per diverse o uguali ragioni rabbia e paura ma poi le abbiamo rimosse perché inaccettabili alla nostra coscienza. Lo psicoanalista Turno comprende molto bene cosa muove il suo paziente e per questo può raccontare ma anche prendersi cura senza pregiudizi e paura di qualsiasi emozione, positiva o negativa, rivelazioni di eventi traumatici che nel setting potrebbero fare la loro comparsa. Sospendere il giudizio di fronte a un nuovo caso è quello che fa il commissario Maigret per mettersi in attento ascolto dell’ambiente in cui si è consumato il delitto su cui sta indagando. George Simenon nel Il ladro di Maigret spiega che il commissario francese evitava più a lungo possibile di farsi un’opinione per rilevare a mente libera tutti gli indizi e i segni che i sospettati potevano inviare. Soltanto alla fine di una lunga e attenta osservazione Maigret creava una relazione di significazione e risolveva il caso sottolineando la fallibilità dell’essere umano. La citazione di una Biblioteca intitolata anarchicamente a Umberto Eco è il giusto tributo da pagare alla semiologia e a quello che gli ha dato in questi anni, sicuramente molto più di dissertazioni di colti colleghi, su cui ogni tanto una battuta innocente non riesce proprio a trattenersi dal farla. In “Analisi interminabile” il brigadiere Cosimo Ghevara si meraviglia quando viene a sapere che la donna su cui sta indagando, a causa di una dismorfofobia che interessava l’estetica dei suoi padiglioni auricolari, andava in seduta dal dottor Durfè quattro volte alla settimana. Il brigadieVI
re esclama: «Quattro volte a settimana per anni per capire se uno ha le orecchie messe nella giusta posizione?». Fu in quel momento, narra Turno, che il militare comprese definitivamente l’essenza di quella raffinata tortura. Sono motti di spirito che saltano agli occhi perché politicamente scorretti e servirebbe uno psicoanalista per decidere se quelle di Turno sono battute innocenti o tendenziose. Per quanto mi riguarda le inserirei nella prima categoria, anche se dell’amico apprezzo particolarmente l’essere una voce fuori dal coro, per cui la verità e la persona valgono più dell’artificioso e del personaggio con il suo abito e il suo titolo più o meno pomposo. Roma 16 gennaio 2019
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