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Roberta Rosin
Spunti di vista Tra libertà, diversità, omologazione e vergogna
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Indice
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Introduzione: le domande Premessa: spunti per una lettura
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Spunti di vista: i tredici Spunti di relazione: le nostre storie L’abbraccio: da spunti a punti fermi Per voi: fogli bianchi...
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A Quinter. Alle bambine e ai bambini dell’Africa. Alle mamme delle bambine e dei bambini dell’Africa. Al Cuamm e a don Dante Carraro che li aiutano a vivere e sorridere.
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Introduzione
Il viaggio, nel suo divenire, mi porta a pensare. È a Capo Verde, con mio figlio Giovanni, davanti all’Oceano dell’isola ventosa di Sal, che ho pensato alle relazioni importanti della mia vita, quasi ricapitolandole. Questa meditazione ha fatto emergere quanto sia sempre stata attratta dai cosiddetti pluriversi, nello spasmodico tentativo di capire e di capirsi. Da sempre scomoda e ingombrante per gli altri - qualche buon amico lo ha confidato senza mezzi termini -, esattamente come sono scomoda e ingombrante per me stessa, non ho mai smesso di chiarire, approfondire, discutere, nel tentativo impossibile di non lasciare nulla d’intentato, pagandone infine un alto prezzo: la rottura delle relazioni che non si concedono alla verità. Nell’essere psicoterapeuta dentro, mi è ormai connaturato indagare indifferentemente mondi simili e diversi dal mio, fatti comunque sempre di sofferenza e di pena, ma anche di rivincite e conquiste (questo è il dolore, che al contempo è la gioia, del nostro straordinario mestiere). La curiosità ha allargato l’ambito delle domande e allungato il tempo delle risposte che ancora oggi non ho, e forse non avrò mai: sulla fede, sul bene e sul male, sulla vergogna e sulla cattiveria... Quando penso a cosa potrebbero rispondere ad alcune domande complesse le persone che conosco, comprendo in anticipo che mai potrò giungere a una risposta univoca, perché ciascuno si muove dal proprio osservatorio, con il cumulo di esperienze e pregiudizi che gli appartiene. Proprio questo rende difficile e affascinante, dolorosa e gioiosa, qualsiasi seria riflessione che si proponga una sintesi efficace xi
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spunti di vista
(nella nostra esplorazione dell’intimo oscilliamo sempre in una sorta di altalena emozionale). Ma la questione davvero spinosa si è palesata quando mi sono chiesta a chi porre le nuove domande che sono sorte, come frutti maturi, dall’indagine che mi ha assorbito in questi ultimi anni. In quel momento si è aperto lo scenario della mia vita, o meglio lo sfondo entro cui mi muovo e spazio, pieno di persone così diverse per estrazione, cultura, formazione, abitudini, fede, pregiudizi. Ma con una caratteristica che credo li accomuni tutti: l’onestà intellettuale. Fin da ragazza ho coltivato il piacere di unire, di mettere insieme, in una sorta di simbolico amicale che non sempre ha funzionato, nonostante gli sforzi. Il mondo della militanza con gli amici della parrocchia; con gli illuminati studenti di psicologia; con la sonnecchiante élite di padovani-centrini; con coppie etero relativamente felici; con coppie non etero relativamente felici; con preti illuminati e curiosi; con preti paurosi e afflitti; con timidi o sgallettanti transgender; con donne intransigenti e poco lungimiranti... Un bel caleidoscopio, uno stimolante avvicendarsi di luci e ombre, immagini, figure, idee e sentimenti diversi e spesso contrastanti (d’altra parte vestivo un Sari dalle tinte viola-giallo-fucsia al mio matrimonio celebrato con rito cattolico). Non cerco soluzioni o verità (che per chi ha fede sono già rivelate) quanto punti di vista, o meglio spunti di vista: che non vuole essere un semplice gioco di parole. Il punto è fermo. Spunto vuole invece valere nel suo significato più genuino e profondo del “suggerimento come avvio, come punto di partenza, occasione iniziale da cui si prende ispirazione”. Vorrei prendere ispirazione dalle persone che, per motivi diversi, oggi rappresentano per me punti fermi, o punti di riferimento - o anche solo esempi o stimoli -, così da poterli trasformare da punti in spunti, preziosi artefici di una forma dinamica di conoscenza ulteriore.
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introduzione
Le domande che vorrei porre, e che spesso mi pongo e a volte mi tormentano, sono legate alle ecologie che vivo e abito. L’obiettivo, come detto, non è una sintesi univoca, quanto dotarsi di occhi e menti più aperte, capaci di offrire un panorama di differenti linguaggi e logiche di partenza - che altrimenti tra loro difficilmente potrebbero comunicare -, per determinare infine un condensato di prospettive che dei diversi osservatori esaltino le profondità, oltre che le provenienze. Roberta Rosin
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spunti di vista
Le domande Sono quattro i quesiti che ho voluto porre - sempre uguali - a persone amiche e comunque care, che fanno parte a vario titolo dei miei percorsi, esistenziali, professionali, spirituali. Avevo bisogno, urgenza, di conoscere prospettive differenti - e spesso divergenti tra loro - su temi che per me rivestono la massima importanza. Un’occasione, anche, di accogliere persone che stimo in un’ideale assemblea; di vederle all’opera nel fornire il proprio contributo; di sentirle in tal modo ancora più vicine a me. Un grande, profondo grazie a tutte loro. E un augurio di buona lettura a chi vorrà sfogliare queste pagine.
1. Cosa significa, all’interno del tuo vissuto, fare concretamente del bene? 2. Perché molte persone temono il termine gender? 3. Di cosa si dovrebbe vergognare un essere umano? 4. In un mondo disincantato e secolarizzato si può ancora parlare di valori capitali?
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introduzione
Al termine del proprio intervento, ciascuna persona si presenterà - nel modo da essa ritenuto più opportuno -, per dire qualcosa in più su di sé e precisare il motivo per cui ha accettato di partecipare. Il presentarsi solamente dopo aver fornito le proprie risposte, è dovuto alla volontà di non influenzare preventivamente il lettore con notizie sull’identità, il retroterra, le occupazioni quotidiane di chi scrive. Di scoprire tutto ciò in seconda battuta, solo dopo averne già conosciuto il pensiero.
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Premessa: spunti per una lettura
Come fruire di un libro come questo? La risposta migliore potrebbe certo essere - anzi, è - quella che vale per qualunque altra pubblicazione, ossia: nel modo in cui il lettore preferisce. Tuttavia - per facilitare la comprensione di come è stato strutturato - ritengo sia meglio integrarlo con questa piccola premessa che descrive il contenuto e il senso dei singoli capitoli. Il capitolo Spunti di vista: i tredici, presenta i contributi di altrettante persone appartenenti al mio “mondo”, che hanno scelto di regalare un prezioso tempo di riflessione rispondendo - con grande serietà e responsabilità - a quattro domande da me proposte. La decisione di svelare solo alla fine delle risposte chi ne fosse l’autore o autrice, è stato un modo - semplice - per uscire dal pregiudizio: una sfida. Che il lettore possa sentire un accordo o disaccordo con quanto scritto, al di là di chi ne sia l’autore, lo ritengo importante. Scopro sempre più frequentemente quanto sia facile essere influenzati, affascinati - o giudicanti - dai titoli - accademici, onorifici, pubblici o altro - di chi scrive. “Se lo dice uno psicologo sarà interessante e degno di nota...”; “è una persona separata, che esempio potrà darci...”; “è un uomo di legge, quello che dice non può essere falso...”; potrei collezionare miliardi di esempi in cui il pregiudizio può essere timone delle nostre scelte, affossandoci in una anestesia critica che nega la condivisione e la messa in discussione. Poter scoprire che siamo d’accordo con parole e concetti che provengono da persone che, se incontrate per strada, non considereremmo in quanto a noi sconosciute, mi è parsa una bella sfida. Entrare in una dimensione in cui l’essenza conta più dell’apparenza. Quindi dare precedenza ai xvii
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spunti di vista
contenuti, e non a chi li ha scritti, è un semplice tentativo per andare oltre “il conosciuto”, non farsi influenzare dai loro nomi, dalle loro scelte, dai loro ruoli sociali o politici, dalle loro professioni di fede o da qualsivoglia altra attribuzione. Solo al termine delle risposte si dichiareranno nella loro identità e motiveranno il perché hanno deciso di accettare la mia proposta. La quale ha un doppio valore: esporsi, su temi che oggi hanno davvero bisogno, urgenza di risposta; e, al contempo, sostenere con il ricavato delle vendite uno dei progetti del Cuamm: la Scuola per infermieri e ostetriche annessa all’ospedale di Wolisso in Etiopia. Un’ultima cosa: nessuno di loro sapeva né chi avrebbe scritto, né quanti avrebbero scritto. Hanno accettato a scatola chiusa, fidandosi della mia proposta e dimostrando che dentro a questo confronto il “chi c’era” risultava ininfluente. Un gioco, una sorpresa, un’attesa. Anche per questo sono loro grata. Il capitolo Spunti di relazione: le nostre storie, rappresenta il mio sguardo. Perché ho scelto loro, cosa mi insegnano quotidianamente, perché li desidero e li stringo al mio fianco. Perché li ho preferiti. Aneddoti, ricordi, che ci vedono assieme nella nostra umanità: oltre le scelte, le provenienze... Piccole e grandi schegge di vissuto che mi hanno arricchito e dato forza; che porto nel cuore. Il capitolo L’abbraccio: da spunti a punti fermi, è un tentativo di sintesi in cui vengono raccolte e amalgamate le risposte a ciascun quesito proposto. La sezione Per voi: fogli bianchi..., è un luogo d’intimità, uno spazio vuoto dove il lettore - se lo desidera - può annotare le proprie risposte e riflessioni circa i temi trattati. Un invito - se ne avrà tempo, desiderio e coraggio - a partecipare; ad unirsi, idealmente, a noi. Riempiendo le pagine - bianche perché lì ad attenderlo - con il suo senso, la sua prospettiva. Il solo pensare fluttua e a volte si disperde; scrivere mantiene il pensiero. Un tentativo di fare il punto.
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