Invito alla festa. Facilitare i gruppi con lo psicodramma

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Stefano Padoan

Invito alla Festa Facilitare i gruppi con lo psicodramma

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© Copyright Alpes Italia srl - Via G. Romagnosi, 3 – 00196 Roma, tel./fax 06-39738315 I Edizione, 2019

Stefano Padoan, psicologo psicoterapeuta psicodrammatista, facilitatore professionale, ipnologo, consulente per lo sviluppo manageriale ed organizzativo, fondatore dell’Istituto di Psicodramma e Arti Sociali “Proscenia” di Torino (www.proscenia.it), ideatore, responsabile scientifico e didatta della Scuola di Psicodramma con approccio estetico-relazionale per l’evoluzione dei gruppi.

In copertina: Hilma af Klint, The Ten Largest No.3 Group IV, 1907.

TUTTI I DIRITTI RISERVATI Tutti i diritti letterari e artistici sono riservati. È vietata qualsiasi riproduzione, anche parziale, di quest’opera. Qualsiasi copia o riproduzione effettuata con qualsiasi procedimento (fotocopia, fotografia, microfilm, nastro magnetico, disco o altro) costituisce una contraffazione passibile delle pene previste dalla Legge 22 aprile 1941 n. 633 e successive modifiche sulla tutela dei diritti d’autore.


Dedico questo libro a mia moglie Cristina e ai miei figli Riccardo e Sebastiano la cui presenza viva e vitale alimenta ogni giorno la mia vocazione.



Indice generale Introduzione............................................................................

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Estetica e poetica............................................. 1 Le parole per dirlo.................................................................................. 1

PSICO-dramma estetico-relazionale.............................................. 3 Psico-DRAMMA estetico-relazionale............................................. 6 Psicodramma ESTETICO-relazionale........................................... 8 Psico-dramma estetico-RELAZIONALE....................................... 13 Lo PSICODRAMMA ESTETICO-RELAZIONALE: una definizione 17

La teatralità psicodrammatica............................................................ 19

La teatralità interna........................................................................ 20 La teatralità esterna........................................................................ 23 La teatralità psicodrammatica in azione.......................................... 27 La teatralità psicodrammatica in sintesi.......................................... 29

Estetica del cambiamento.............................................................. 30 Poetica della relazione.................................................................... 36

2

Grammatica e sintassi.........................................

41

Il facilitatore psicodrammatista: le funzioni.................................. 41

La dimensione regolativa................................................................ 42 La dimensione affettiva.................................................................. 43 La dimensione evocativa................................................................ 45

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Il facilitatore psicodrammatista in azione...................................... 47 La punteggiatura e il montaggio scenico........................................ 48 L’amplificazione............................................................................. 49 Il doppiaggio.................................................................................. 51 L’immedesimazione........................................................................ 52 La destrutturazione e la ristrutturazione......................................... 54

La dinamica del gruppo in psicodramma................................... 56 La curva di coinvolgimento........................................................... 60

L’accoglienza del gruppo................................................................ 61

L’apertura e il riscaldamento.......................................................... 63 La teatralizzazione e la drammatizzazione dei vissuti...................... 64 La condivisione dei vissuti affettivi (sharing)................................... 66 Il confronto e l’appropriazione dell’esperienza (processing).............. 69 Il commiato del gruppo................................................................. 71

La regia psicodrammatica.............................................................. 73

Le strategie registiche fondamentali................................................ 73

Le proposte sceniche strutturate..................................................... 80

3

Prassi e testimonianza........................................

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Premessa........................................................................................... 107 Il gruppo di psicodramma continuativo per la terapia emotiva 108 Il gruppo formativo nel training sanitario con lo psicodramma 114 Il gruppo di facilitazione psicodrammatica in azienda............ 122

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Indice generale

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Approfondimenti.................................................

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Prontuario per il facilitatore psicodrammatista......................... 129 Il ciclo di consapevolezza.................................................................. 133

Cosa stai vedendo?......................................................................... 134 Come ti tocca ciò che vedi e come ti riguarda?............................... 135 Cosa provi nel vedere quello che vedi?............................................ 137 Come ti fa agire ciò che provi?....................................................... 137

Il ciclo espressivo............................................................................. 139

L’evocazione................................................................................... 140 La concretizzazione........................................................................ 141 La personificazione........................................................................ 142 L’incontro...................................................................................... 143 L’appropriazione............................................................................ 143

Concretizzare: verbo rivolto all'infinito...................................... 144 Bibliografia..............................................................................

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Introduzione Per introdurre questa guida sento la necessità di cominciare dall’inizio, dall’origine di quell’approccio “favoloso” all’evoluzione dell’umano che prende il nome di psicodramma. E l’origine dello psicodramma, qualunque sia la sua declinazione, non può che essere la teatralità, quella forma speciale di teatro in cui la messa in scena, la rappresentazione coincide con la grande Festa originaria. Se l’origine dello psicodramma è la teatralità, l’origine di questa teatralità è la Festa in cui l’essere umano metteva in scena la sua relazione con il cosmo, con la natura, con il trascendente. La Festa è un evento teatrale collettivo, un gioco di rappresentazioni, una messa in scena di gruppo, un carnevale di maschere che rigenera lo spirito vivente di una comunità, che rianima ognuno di coloro che vi partecipa. Nella Festa c’è abbondanza, assenso alla vita, pausa ricreativa: il tempo produttivo si sospende per lasciare spazio ad un tempo di gratuità, di dono, di spreco creativo. La Festa è una cerimonia pubblica, una danza sociale in equilibrio tra la festosità allegra e frenetica dello spettacolo e la festività della celebrazione che onora il vincolo indissolubile che unisce la terra con il cielo, l’uomo con il sacro. Facciamo festa per oscillare tra lo sconvolgimento di Dioniso e la padronanza di Apollo: facciamo festa per riprendere il nostro respiro vitale. Abbiamo bisogno di ritrovare la Festa nelle nostre esistenze, di ricominciare a festeggiare autenticamente nei gruppi che frequentiamo, nelle organizzazioni che abitiamo, nella società a cui diamo la nostra vita ogni giorno. La Festa è l’origine più antica del teatro. Quando facciamo teatro, ancora oggi, cerchiamo di rinnovare, laicamente, il contatto con l’antica sacralità del “dramma”, prima che esso diventasse un genere di scrittura e un modo della rappresentazione. Abbiamo bisogno di fare teatro, di teatralizzare e di drammatizzare le nostre vite per ridare loro trascendenza, slancio, profondità di campo. Agendo teatro i movimenti del corpo ridivengono gesti apportatori del nuovo, la voce si riapre al suo canto e le parole ricominciano a narrare le storie che intrecciano la psiche di ognuno a tutte le altre. Abbiamo bisogno di fare psico-dramma, perché ogni autentico psicodramma è una Festa rinnovata, è il teatro che ridiventa Festa ospitale per tutti. Lo psicodramma festeggia la vita, la sua fioritura, lo fa creando relazioni belle, producendo estetica relazionale tra esseri umani che in gruppo si riconosco affini pur nel loro infinito differenziarsi. Questo testo è l’invito che rivolgo a chi desidera partecipare alla festa dello psicodramma, a chi vuole venire a conoscere un modo libero e fecondo di dare fiducia piena all’umanità che si incontra, che si impegna, che cerca di IX


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migliorarsi, che si vuole abbondante ed ampia ed accogliente. Con questa guida rivolgo un invito particolare a chi è interessato a condurre la festa dello psicodramma, a chi vuole diffonderla e promuoverla nei gruppi che facilita e che aiuta a formarsi. Per me, fare psicodramma significa, innanzitutto, portare la Festa nei gruppi, nelle organizzazioni, nella comunità; diffondere in tutti i contesti professionali nei quali siamo chiamati ad agire come promotori di cambiamento un atteggiamento relazionale più generoso ed arricchente, in cui l’incontro di ognuno con tutti gli altri sia sempre opportunità di scoperta e di nuova progettualità. Per questo, scrivendo questa guida, ho scelto di confrontarmi con un pubblico molto eterogeneo. Mi rivolgo a chi è interessato allo psicodramma, a chi ne ha sentito parlare e vuol capire meglio di cosa si tratti. Mi rivolgo a chi vuole diventare psicodrammatista, si sta formando alla sua metodica ed è in cerca di un nuovo inquadramento teorico-pratico per approfondirne le qualità e le caratteristiche. Mi rivolgo a chi già pratica psicodramma e, provenendo da altri approcci, desidera estendere i suoi orizzonti incontrando ed esplorando una sua differente declinazione. Questa guida si rivolge in modo particolare ai facilitatori di gruppo ed ai formatori interessati ad utilizzare un approccio esperienziale ed espressivo nei loro interventi professionali. Per facilitare efficacemente è fondamentale coinvolgere e stimolare i partecipanti non solo nella loro dimensione cognitiva ma anche nella loro corporeità, nella sfera emotiva, nella loro disposizione relazionale. Allo stesso tempo, nella formazione degli adulti assume sempre più centralità l’apprendimento collaborativo in azione, in cui la comprensione di un qualsiasi fenomeno complesso passa attraverso il fare, lo sperimentarsi, l’agire concreto assieme ad altri. Le aule tradizionali, anche e soprattutto nel training aziendale, si trasformano sempre di più in autentici laboratori esperienziali in cui ci si mette in gioco esprimendo sé stessi nella soluzione di problemi pratici, nell’esercizio del pensiero analogico ed immaginativo, nelle sinergie collaborative per raggiungere obiettivi comuni. Il facilitatore ed il formatore esperienziale potranno trovare in questo manuale spunti, suggerimenti, indicazioni utili per trasferire la filosofia dello psicodramma nella loro pratica professionale e per rispondere meglio alle esigenze dei mondi professionali a cui si rivolgono. I gruppi e le organizzazioni chiedono sempre meno, sia a chi facilita sia a chi forma, la semplice riproduzione di esercizi e giochi d’aula appresi nei molti prontuari disponibili. Ad entrambe queste figure viene richiesto soprattutto un atteggiamento ed una disposizione abilitante verso le persone, che permettano di creare nei gruppi le giuste condizioni relazionali ed emotive per promuovere evoluzione e cambiamento spontaneo. Nella consulenza aziendale, nel coaching, nella supervisione, nel training esperienziale, ma anche nella facilitazione educativa, nell’in-

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Introduzione

segnamento, nella terapia devono essere attivate nei soggetti coinvolti le risorse creative e rigenerative già presenti, spesso in forma latente, affinché ciascuno di essi evolva in modo proprio rispettando il proprio desiderio e le richieste dell’ambiente di vita. Esattamente ciò che la facilitazione con lo psicodramma permette e promette nei suoi differenti interventi. Questo testo si rivolge, infine, agli psicoterapeuti, agli operatori della cura in generale e in particolare a quelli formatisi alla terapia psicodrammatica che cercano indicazioni e suggestioni interessanti per arricchire il loro modo di lavorare con i gruppi. L’atteggiamento estetico e relazionale nell’intervento clinico con le persone, che contrappongo a quelli normalizzanti e moralistici, richiama questioni cruciali del nostro lavoro terapeutico: il rispetto della verità soggettiva del cliente, la rinuncia del terapeuta ad ogni intrusione ideologica nell’esistenza altrui, l’accoglimento ed il rispetto per come il cliente si manifesta momento per momento, la messa tra parentesi del familismo, del sentimentalismo, della vittimizzazione, dell’infantilizzazione a favore di uno sguardo fenomenologico rispettoso di ogni apparire soggettivo. Per un clinico mettersi in una relazione estetica con il proprio paziente significa rinunciare al ruolo di chi rieduca, reintegra e consiglia per assumere quello di chi crea le condizioni affinché l’altro possa riuscire da sé a farne qualcosa di nuovo di quello che gli succede e che gli è successo1. Se l’obiettivo specifico di questa guida è invitare alla scoperta dello psicodramma, la sua finalità più ampia è proprio quella di diffondere la visione estetica e relazionale nel rapporto con l’altro in tutti quegli ambiti professionali, dalla facilitazione alla clinica, in cui la qualità di questo rapporto diviene un fattore imprescindibile. Questo testo nasce con un obiettivo: quello di offrire una guida utile a quanti desiderano comprendere ed approfondire un modo particolare di interpretare lo psicodramma che ho definito “estetico-relazionale”. Una guida è un invito a venire ad incontrare, è un pre-testo per incuriosire gli interessati e per avviarli alla comprensione e all’approfondimento. Per questo motivo questa guida allo psicodramma si sofferma sul “cosa” e sul “come” della facilitazione con la teatralità, ma anche e soprattutto sul “perché” dando ampio spazio al senso ed al valore degli interventi espressivi con i gruppi. In questa guida descrivo il modo in cui lavoro con le persone in facilitazione ed in formazione, a partire da come vedo e leggo esteticamente il cambiamento positivo e lo sviluppo ecologico dei collettivi siano essi gruppi informali, équipe sanitarie, team aziendali, intere organizzazioni. Desidero presentare la mia lettura festiva del “fare gruppo” perché sono 1 Ad accompagnarmi sempre nel mio lavoro di psicodrammatista e di clinico sono le parole di J.P. Sartre: “L’importante non è quel che si fa di noi, ma quel che facciamo noi stessi di ciò che hanno fatto di noi.” (1972, p. 51).

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convinto che ci sia bisogno di ridare fiducia alla nostra capacità spontanea di trovare in autonomia e tutti assieme modi creativi per convivere, per produrre, per sostenerci e promuoverci tra noi. Questa mia proposta proviene dalla rilettura della tradizione inaugurata dal fondatore dello psicodramma classico originario, Jacob Levi Moreno, e di questa tradizione e dei suoi continuatori mi considero erede. In un suo contributo dedicato al tema dell’ereditare, Massimo Cacciari (2015) nota come il termine “erede” provenga dal latino heres che ha la stessa radice del greco cheros, che significa deserto, spoglio, mancante. Chi eredita non si carica di beni o di contenuti già dati da altri, ma al contrario volendo scegliere una nuova vita per sé si riconosce nudo, spogliato da ciò che lo precede, e proprio per questo diventa capace di raccogliere un’autentica eredità. Il filosofo suggerisce che non c’è differenza tra l’erede e l’orfano perché chi può davvero ereditare è solo chi si scopre orbus, orphanos. Ogni autentico ereditare suppone il taglio, la separazione, il trauma dell’abbandono del padre e della madre, l’esperienza della perdita, del ritrovarsi, appunto, orfano. Seguendo la traiettoria di questa meravigliosa suggestione, mi riconosco erede a tutti gli effetti della tradizione che da Moreno è giunta fino ai nostri giorni ma per essere all’altezza di questa eredità, per ereditarla davvero, ho scelto di rendermi in parte orfano di essa, separandomi da molti suoi aspetti. Ho scelto di trattenere e conservare solo ciò che sento ancora appartenermi come mia sensibilità estetica e gusto personale, ciò che ho metabolizzato e tradotto nel mio stile, e mi sono invece alleggerito da quanto considero non più indispensabile nel mio modo espressivo di lavorare con le persone. Prima di introdurre il mio approccio estetico-relazionale ci tengo a riconoscere ad alcuni di coloro che mi hanno preceduto lungo la via creativa dello psicodramma il merito di avermi insegnato, in modo diretto o indiretto, intenzionale o inconsapevole, a considerare questa mia individuazione il mio personale contributo creativo alla grande tradizione psicodrammatica. E per questo vorrei cominciare da Jacob Levi Moreno, l’inventore dello psicodramma classico originario, senza il cui genio e la cui fantasia non esisterebbe lo psicodramma né esisterebbero le sue innumerevoli declinazioni presenti in ogni proposta che utilizza la teatralità e la drammatizzazione per la cura e lo sviluppo personale. L’opera di Moreno in tutte le sue espressioni, da quelle più tecniche ed operative a quelle più evocative e poetiche, costituisce una presenza fondamentale nello sfondo implicito del mio lavoro di psicodrammatista. In questa guida ho scelto di limitare le citazioni dirette del suo lavoro seminale e di indicare solo alcuni dei suoi contributi fondamentali, ma questo non significa che la figura di Moreno non mi accompagni silenziosamente lungo il cammino

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Introduzione

che ho intrapreso. Accanto alla figura del fondatore, vorrei ricordare quella di Giovanni Boria, l’animatore della prima vera scuola di formazione alla psicoterapia psicodrammatica in Italia, lo “Studio di Psicodramma” di Milano, scuola nella quale molti anni fa mi sono formato come terapeuta. Ci tengo ad attribuirgli il merito di aver reso lo psicodramma moreniano una vera materia di insegnamento, di aver provato con perseveranza a sistematizzarne la struttura di base e di averlo diffuso nel nostro paese in anni di impegno e di instancabile dedizione alla promozione del “metodo”, come in passato amava chiamarlo. Ora che mi trovo impegnato ad insegnare ad altri e ad altre la filosofia e la prassi dello psicodramma, mi accorgo di quanto il lavoro pionieristico di Boria abbia contribuito a trasformare la magmaticità dei testi moreniani in modelli concettuali più definiti, meglio condivisibili e per questo anche perfezionabili. La mia rilettura estetica dello psicodramma è stata influenzata profondamente da Mario Buchbinder, medico, psicoterapeuta, psicodrammatista, drammaturgo argentino, fondatore dell’Instituto de la Máscara di Buenos Aires. Il confronto con lui e la formazione nel suo Istituto mi hanno permesso di apprendere l’arte poetica del mascheramento e dello smascheramento e l’uso della maschera come potente catalizzatore disvelativo. Un ricordo affettuoso, infine, voglio rivolgerlo a Mario Valzania, intenso psicodrammatista italiano, promotore di importanti iniziative per la formazione ai metodi attivi, l’incontro con il quale mi ha insegnato, al di là di ogni falsa retorica, come rendere davvero poesia il lavoro scenico con le persone. L’ispirazione per scrivere questa guida mi giunge come un invito proveniente dallo sfondo formato dagli insegnamenti intrecciati di tutte queste personalità allo stesso tempo così affini e contraddittorie. Nel mio teatro interno il contrasto estetico tra queste presenze alimenta ogni giorno la mia vocazione allo psicodramma, conscio di aver appreso molto da ognuno e di averlo nel contempo tradito traducendolo nella mia eredità. Il desiderio di comporre questa guida non arriva solo dagli stimoli del passato, ma si alimenta della vitalità del presente e si rivolge con slancio verso il futuro. Questo testo non avrebbe senso di esistere se non ci fossero attorno a me le allieve e gli allievi della scuola di psicodramma estetico-relazionale che ogni anno rinnovano in me con la loro presenza partecipe il senso ed il valore del trasmettere pratica e sapere. Assieme ad Alessandra Bruno, mia partner professionale ed amica, abbiamo fondato l’Istituto “Proscenia” di Torino proprio allo scopo di diffondere l’approccio estetico-relazionale preparando chi desidera promuoverlo nella formazione, nella facilitazione e nella consulenza. Il nostro teatro è uno spazio aperto ed ospitale dove insegniamo a fare psicodramma facendo maturare nelle nostre allieve e nei nostri allievi una disposizione festiva ed abilitante verso sé stessi e verso gli altri. La relazione con Alessandra, il

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contatto quotidiano con il suo entusiasmo, con la sua passione professionale, con il suo coraggio di investire nel futuro mi ha sempre sostenuto nell’impegno di dare forma estetica ai miei pensieri, di renderli tangibili anche per gli altri, anche attraverso questo testo. La guida è organizzata in quattro parti distinte che esplorano ed approfondiscono le principali dimensioni della teoria e della mia pratica psicodrammatica. Nella prima parte mi preoccupo di far emergere lo sfondo poetico che ispira l’approccio estetico-relazionale, esplorando la ricchezza semantica che rivelano parole come “psico” e come “dramma” quando vengono considerate più attentamente. Con un linguaggio evocativo ricostruisco la trama immaginativa profonda che ispira e sostiene tutte le azioni concrete del facilitatore psicodrammatista, dando loro significato e potere trasformativo. Dopo aver approfondito, elemento per elemento, la definizione del mio approccio descrivo come lo psicodramma considera la teatralità ed il suo linguaggio scenico e presento la lettura estetica del cambiamento in gruppo, indicando i principi di base che orientano il mio modo di animare i gruppi professionali in facilitazione ed in formazione. La seconda parte è più operativa ed è dedicata all’analisi della prassi concreta della facilitazione psicodrammatica. Esamino in dettaglio il ruolo e le funzioni di base del facilitatore psicodrammatista, la curva di coinvolgimento del gruppo, le strategie registiche più diffuse ed efficaci nonché alcune delle soluzioni e delle attività strutturate che utilizzo più frequentemente nel mio lavoro. La terza parte è dedicata, invece, alle mie esperienze di conduzione e prendo in considerazione tre differenti modi di declinare professionalmente lo psicodramma estetico-relazionale: nei gruppi di formazione, nella facilitazione aziendale e nei percorsi continuativi esperienziali. Attraverso il racconto della conduzione reale dimostro l’applicazione pratica dei principi e delle regole esposte in precedenza fornendo al lettore interessato suggestioni utili per immaginarsi il facilitatore in azione. Nelle ultime pagine ho inserito delle schede di approfondimento nelle quali descrivo con maggiore precisione alcune dinamiche sceniche cruciali quali il ciclo di consapevolezza ed il ciclo espressivo ed ho aggiunto, inoltre, un prontuario essenziale con consigli utili per i facilitatori in formazione, pensando anche alle esigenze delle mie allieve e dei miei allievi della scuola di psicodramma.

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