MAURO MANICA
COSCIENZA E INTUIZIONE Psicoanalisi al tempo della pandemia
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I Edizione, 2021
Mauro Manica psichiatra e psicoanalista, già responsabile del Servizio Ambulatoriale del Dipartimento di Salute Mentale dell’ Asl 13 di Novara (sino al 2001), è membro ordinario con funzioni di training della SPI e dell’IPA. Oltre a diversi articoli su riviste scientifiche italiane e internazionali ed in volumi collettanei, ha pubblicato i libri Guardare nell’ombra. Saggi di psichiatria psicoanalitica (1999), Psicoanalisi in situazioni estreme (2004), Il suicidio. Amore tragico, tragedia d’amore (con E. Borgna e A. Pagnoni, 2006), La musica della psicoanalisi (2007), Fare psicoanalisi, vivere la clinica, sognare la teoria (2010), Ogni angelo è tremendo. Esplorazioni ai confini della teoria e della clinica psicoanalitica (2013), Intercettare il sogno. Sviluppi traumatici e progressione onirica nel discorso psicoanalitico (2014) presso le Edizioni Borla, L’arte di guarire. Breviario di psicoanalisi contemporanea (2016) presso Franco Angeli, Fearful Symmetry/Spaventose Simmetrie. Psicoanalisi e stati primitivi/creativi della mente (con M.G. Oldoini, 2018) presso Celid Edizioni, Dalla psichiatria alla psicoanalisi. Per una pratica terapeutica gentile (2019) presso Franco Angeli ed infine Psicoanalisi del traumatico. Sogno, dissociazione e Linguaggio dell’Effettività (2020) presso Alpes Italia. È stato redattore della Rivista di Psicoanalisi. Ha rappresentato la Società Psicoanalitica Italiana (SPI) in incontri scientifici con l’Associazione Psicoanalitica Argentina (APA) e con la Società Francese di Psicoanalisi (SPP). È stato relatore al 44th Congresso dell’IPA (Rio de Janeiro, luglio 2005), al 46th Congresso dell’IPA (Chicago, luglio 2009) ricevendo il Ticho award, e al 49th Congresso dell’IPA (Boston, luglio 2015). Alcuni suoi lavori sono stati tradotti in Francia, in America Latina e negli Stati Uniti. Attualmente lavora in ambito privato come psicoanalista.
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INDICE Prefazione Anna Bassetti e Sandro Panizza.........................................................
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Introduzione........................................................................................................
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Coscienza. Co-scienza, coscienza onirica e funzione α ............................ Per iniziare ........................................................................................................ Una premessa freudiana ................................................................................. Una digressione (quasi) filosofica ................................................................. Flavia e il lavoro del sogno-della-veglia........................................................ Per concludere .................................................................................................
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Psicoanalisi al tempo della pandemia. Trauma individuale ed esperienza traumatica collettiva. Sognare il traumatico ........................... Gli effetti del trauma....................................................................................... Che forma può assumere il trauma in un tempo di pandemia? ............... Un paradosso.............................................................................................. Sono saltati i garanti metasociali e metapsichici? .................................. Come è cambiata la stanza d’analisi in tempo di pandemia? .................... Una breve vignetta clinica in remoto ...................................................... Forme di realtà e stati mentali diversi ..................................................... Un esempio clinico .................................................................................... Il setting interno dell’analista ................................................................... Che cosa si può fare di fronte al trauma? ....................................................
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Intuizione. Telepatia e intuizione: continuità e trasformazioni nella tecnica analitica .................................................................................................. Unerkannte e interpretazione........................................................................ Laura e l’infinito ......................................................................................... Bion: ♀↔♂, K→O.............................................................................................. Alberta e il bambino nero......................................................................... Lezione XXX...................................................................................................
53 53 67 70 73 78 III
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La coperta di Fiammetta........................................................................... Winnicott e la trasformazione in sogno.......................................................
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Bibliografia ..........................................................................................................
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PREFAZIONE Anna Bassetti e Sandro Panizza Nel sottolineare la stretta intersezione tra coscienza e inconscio, l’autore innanzitutto evidenzia una forte parentela tra l’intersoggettività e l’inconscio: come se ‘inconsciare’ la coscienza, (cioè trasformare beta in alfa, parafrasando Bion), fosse possibile solo nella relazione intersoggettiva del fluire creativo degli eventi psichici. Manica affronta l’aspetto inconscio della ‘co-scienza’ come un filo rosso che attraversa i vari capitoli, inanellandoli in modo inaspettato nei diversi domini della mente e della cultura attuale. Innanzitutto affronta direttamente nella prima parte del libro la questione della co-scienza, laddove emerge una coscienza primaria nel neonato, il protomentale di Bion, che può evolvere solo nel legame trasformativo del caregiver, cui spetta il ‘compito-alfa’, di inconsciare gli elementi beta (protosensazioni e protoemozioni) commutandoli in elementi alfa, che diventano pittogrammi e diventeranno sogno, parola e pensiero. Seguendo l’autore si entra nel territorio della filosofia per reperire le radici della “co-scienza”: col presocratico Anassimene compare un “archè-coscienza incarnata” nel respiro, coscienza-inconscia, sulla falsa riga dei poemi omerici (Onians aveva parlato di thumos, frenes, psychè, vedendoli come rimandi al respiro che si incarnano nel diaframma, nel cuore e nel cervello). Successivamente, bypassando il razionalismo di Socrate, Platone e Aristotele, Manica sostiene che il cristianesimo Agostiniano, e Paolino prima ancora, quindi la filosofia razionalista del suo alfiere cartesiano, dissoceranno la coscienza dal corpo (inconscio), creando le anime belle, lontane da una dinamica degli affetti. Nella seconda parte del libro, il filo rosso si articola con i meandri del trauma e della pandemia e l’autore torna ad approfondire il discorso psicoanalitico. Se la pandemia, nel momento drammatico dell’attualità, viene rivista attraverso gli occhi dell’autore, si aprono delle riflessioni creative che vanno oltre la paura e l’incertezza. Ferenczi, anticipando Bion, ha visto nell’esuberanza dei contenuti, o nella debolezza del contenitore l’origine del trauma personale, dove la coscienza-corpo si frammenta e si dissocia; l’autore propone che il trauma sociale pandemico abbia effetti analoghi: disarticola la continuità del tempo, che appare senza progettualità e trasformazione, appiattisce lo spazio, sempre uguale, come un deserto infinito, V
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mette in crisi l’identità, rimasta orfana di ‘garanti sociali’, affossati dalla situazione di impotenza istituzionale, e privi al momento di soluzioni valide, e dei garanti metapsichici, sprofondati nell’incertezza esistenziale. Secondo l’autore il lavoro da remoto, stressato dal Covid, può secondo la sua esperienza personale, trasformarsi nel segno positivo, costituendosi come barriera di contatto, anziché come schermo invalicabile e appiattente, simile allo schermo beta. Come le sinapsi nervose, lo specchio bidirezionale telematico filtra il passaggio tra due regni: quello conscio e quello inconscio, in modo da enfatizzare il bagaglio di creatività del paziente. E, precisa l’autore, il catalizzatore per il passaggio di emozioni alfabetizzate è ancora una volta la relazione intersoggettiva, che si qualifica come ‘terzo analitico’: un prodotto del campo comune. Il filo rosso del traumatico, che il Covid evoca, secondo alcuni autori può essere neutralizzato ‘religiosamente’, e secondo altri ‘poeticamente’. Mauro Manica introduce un nuovo fattore che possiede questa capacità trasformativa, né sacrificale, né estetizzante. Il sogno. Ispirandosi a Bion e Grotstein, vede nel sogno tanto notturno, quanto della veglia, quella capacità alchemica, in grado di trasformare gli effetti del trauma, che lasciano indelebili tracce nel conscio-inconscio. Nel momento in cui Mauro Manica introduce il problema del traumatismo, si accosta inevitabilmente alle patologie gravi: nelle patologie gravi, dove il campo analitico deve ammalarsi della malattia del paziente, mentre l’analista tiene da conto la sua riserva di salute soggettiva, entra in azione non tanto la parola, ma la Tenerezza della personalità dell’analista che riduce antiche ferite. È curioso che un famoso libro di Panskepp (2012), di matrice neuro-scientifica-affettiva, colga l’essenza di questi affetti primordiali feriti, e a sua volta non affidi alla parola del terapeuta il compito di sanarli, ma piuttosto li affidi agli affetti del curante. Il fattore tenerezza, che pare restituire al paziente quanto gli è mancato, promette la costruzione di un nuovo mondo per il paziente stesso, dove per la prima volta può sentirsi accolto. Accanto alla tenerezza, come due ancelle, compaiono la fiducia e la speranza che molti autori avevano presagito ( Ferenczi, Searles, Bion, Winnicott, Ferro). La terza parte del libro è dedicata all’intuizione. È un insieme di capitoli molto ricco e articolato, che accosta autori lontani nel tempo, nello spazio e nella teoria, è un insieme che mostra la difficoltà, la complessità ma anche la profondità tecnica del tema che Mauro Manica si propone di affrontare. Negli abissi dell’inconscio – aveva scritto Freud nel 1900 – compare “l’ombelico del sogno”, dove non solo svaniscono gli oggetti, ma evapora lo stesso sé: un buco nero, in cui lacanianamente “sparisce il soggetto”. VI
Prefazione
L’ignoto di Bion si approccia a O: un O che sfugge ai sensi e alla conoscenza ed è catturabile a tratti attraverso altre vie; attraverso l’intuizione e la fede nell’atone-ment. L’intuizione conduce l’autore a rivisitare i luoghi della telepatia, passando per Jung e per Freud. Freud (1932) nella Lezione XXX di Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) aveva ripreso il discorso della comunicazione fra inconsci bypassando la coscienza. In questo scritto un gioco di nomi annuncerà telepaticamente la sostituzione di un paziente con un altro, alludendo ai sentimenti di gelosia e di abbandono che sono sottesi. Secondo Manica il dreaming ensemble riesce a bypassare l’ombelico del sogno: introduce la comunicazione fra inconsci, come la telepatia e l’intuizione. Così compie un passo che va oltre la concezione nominale di Freud del fenomeno telepatico, che si avvale del gioco analogico delle parole: trapassa il buco nero della coscienza nominale verso l’ignoto e lo esplora. Nella parte finale del libro l’autore, accostando Winnicott e Bion, ci presenta un proprio caso clinico commovente, e mostra come “l’essere e non il fare” (Winnicott, 1971) – analogamente all’“essere senza memoria e desiderio e comprensione” (Bion, 1970) – senza attivare presuntuosamente la risposta del paziente, possa attraversare l’ombelico del sogno e dare inizio a una vita autentica.
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INTRODUZIONE Questo libro è sostanzialmente articolato in tre parti. La prima è dedicata a una riflessione sul concetto di “coscienza” in una prospettiva psicoanalitica. La seconda riguarda un approfondimento del rapporto tra “sogno” e “trauma”, all’interno di un discorso reso senza dubbio particolare dal contesto in cui questo approfondimento si è realizzato. E infine, la terza parte rappresenta una proposta di rilettura del concetto di “intuizione”, condotta sempre da un vertice psicoanalitico, ma in cui viene proposta l’idea che l’intuizione (intuition), che ha preso rilievo e consistenza tecnica nel pensiero di Bion (1970), possa aver preso le mosse dall’attrazione (sempre contrastata, ma insopprimibile) che i fenomeni occulti – e in particolare la telepatia, la trasmissione del pensiero – hanno sempre esercitato su Freud nel corso della sua intera opera. A una prima impressione, le tre parti del libro sembrano riguardare temi diversi e non integrabili. In realtà, sono connesse e collegate tanto da un nesso cronologico ed esistenziale quanto da un filo rosso tematico, in cui viene dato un rilievo fondamentale alle funzioni del sogno e del sognare all’interno del processo psicoanalitico. Senza dubbio il nesso cronologico è fornito dal dramma della pandemia da Covid19 che ha sconvolto (e che sta sconvolgendo) non solo il nostro paese, ma il mondo intero. Il primo capitolo del libro è tratto da un lavoro sulla “coscienza” che è uscito sull’ultimo numero del 2019 della Rivista di Psicologia Analitica, con il titolo Coscienza, coscienza onirica e funzione α. In realtà, ho avuto tra le mani il fascicolo della rivista all’inizio del 2020, quando ormai l’epidemia da Covid-19 stava assumendo dimensioni pandemiche, senza però che fosse ancora possibile prevedere in quali modi e in quali misure avrebbe sconvolto l’organizzazione dell’esistenza di ciascuno di noi. Forse un po’ profeticamente, la mia riflessione sulla “coscienza” intuiva come fosse necessario un pensiero rivolto alle dimensioni relazionali e intersoggettive della co-scienza (come l’ha brillantemente definita Stefano Carta [2019]), in un periodo in cui, di lì a poco, ogni nostra coscienza sarebbe stata impregnata da ombre di tragedia che avrebbero oscurato la coscienza collettiva dell’intera umanità: la tragedia di una crisi epocale e la coscienza collettiva che avrebbe partecipato a quella crisi. Il fatto che la coscienza di qualcosa avvenga in una dimensione relazionale costituisce un processo che è denso di conseguenze. Infatti, la coscienza è co-scienza, IX
Coscienza e intuizione
perché è intrinsecamente vincolata all’Altro, che viene a fondare la mia stessa esperienza psichica e la realtà soggettiva della mia esperienza. Ogden scrive (M)other per indicare che il primo Altro da cui si viene generati è la “madre”, tanto nelle dimensioni consce quanto nelle scansioni dell’inconscio. Ma il nostro stesso “corpo”, in quanto contemporaneamente soggetto e oggetto di se stesso, si pone come Altro in modo forse ancor più vincolante e fondativo. E in particolare, come ci ha mostrato la pandemia, quando diviene un corpo malato e che, in circostanze estreme, può essere imprigionato e mi imprigiona nelle agonie scatenate da una sala di rianimazione. Anche etimologicamente la coscienza è un “conoscere qualcosa con qualcuno” (con-scío): e in quest’epoca malata, abbiamo conosciuto il nostro dolore attraverso il dolore degli altri, la nostra paura con la paura degli altri, la nostra solidarietà attraverso la solidarietà degli altri, le nostre incomprensioni con le loro incomprensioni. Riferendomi poi alla teoria dei legami di Bion, che sostanzialmente sostituisce una metapsicologia degli affetti alla metapsicologia delle pulsioni, mi sono trovato a formulare un’idea della coscienza come parte di un campo relazionale (quello delle relazioni originarie, delle relazioni comuni della vita e, inevitabilmente, della relazione tra paziente e analista) di cui essa percepisce le qualità – era stato Freud, del resto, a suggerire una definizione della coscienza come organo per la percezione delle qualità psichiche – in base al livello di comunicabilità e al tipo di legame che si realizza. Si avrebbe così un sapere-con se il legame è K (Knowledge), un sentire-con se il legame è L (Love) o H (Hate) e potrebbe aversi un sognare-con quando si realizza nelle dimensioni di O. E senza voler stabilire a priori una rigida gerarchia di valori, la coscienza in O potrebbe rappresentare la forma più alta di “consapevolezza comunicabile” (Bion, 1992) di cui può arrivare a disporre l’essere umano. Una consapevolezza che, generandosi nel contatto con la verità dell’esperienza emotiva propria e dell’altro, non può che avvenire – come si vedrà nel testo – in stretta connessione con i funzionamenti onirici della mente. Ecco allora comparire la traccia di quel filo rosso che sarebbe diventato il primo organizzatore di questo libro: il sogno e il sognare. Ma quasi immediatamente questo primo organizzatore si era connesso al secondo, al nesso cronologico. Perché negli ultimi giorni del febbraio 2020, la casa editrice Alpes riusciva a dare alle stampe il mio libro Psicoanalisi del traumatico. Sogno, dissociazione e Linguaggio dell’Effettività. Pochi giorni dopo la pubblicazione il “lockdown” per la pandemia avrebbe reso impossibile qualsiasi incontro in presenza e dal vivo. Stava iniziando l’epoca che, al di là di ogni nostra volontà, avrebbe intensificato la nostra esperienza di psiX
Introduzione
coanalisi “in remoto” (via Skype, Whatsapp, ecc.) e che avrebbe dato inizio a incontri scientifici o a scambi culturali e organizzativi tramite “internet” (via Zoom o Google, per esempio). Così si erano trovate a essere annullate tutte le presentazioni che erano state previste per il nuovo libro di Alpes. Ma “trauma” e “sogno” erano temi che stavano assumendo un’attualità sempre più incalzante e drammatica. E allora, prima il portale romano (del traumatico) e poi l’ Associazione Psicoanalitica Abruzzese, con sede a Chieti, mi hanno invitato a partecipare a due Webinar di presentazione e di discussione del mio libro. Zoom permetteva di alimentare la speranza che fosse possibile continuare a incontrarsi per fare psicoanalisi, per viverne la clinica e per sognarne la teoria (Manica, 2010). E in quelle due occasioni, occorse il 15.05.2020 e il 6.06.2020, si sono create le possibilità – sempre stimolanti, ricche e intensamente partecipate – non soltanto di discutere del libro, Psicoanalisi del traumatico, ma anche di riflettere su come l’impingement della pandemia si fosse abbattuto in modo trasfigurante sulle nostre organizzazioni esistenziali e sui nostri modi di fare psicoanalisi. È così nata la seconda sezione di questo nuovo libro, tratta dalla rielaborazione di quei due Webinar, dove non viene semplicemente ripresa l’argomentazione contenuta in Psicoanalisi del traumatico, ma vi sono idee e intuizioni che, in continuità con il primo capitolo, quello dedicato alla coscienza, si riversano inevitabilmente nella terza sezione di questo nuovo volume, rivolta più specificamente all’intuizione. Il leitmotiv del secondo capitolo riprende certamente il tema del rapporto tra “trauma” e “sogno”, e parte senza dubbio dalla considerazione che se il trauma è ciò che si dà come insognabile, il sogno diventa una “frontiera immunitaria” (Grotstein, 2007) che tenta di neutralizzare, di bonificare e di trasformare gli antigeni del traumatico. In questo drammatico momento storico, però, il traumatico aveva assunto le forme di una pandemia e i suoi antigeni sembravano quasi assumere i volti mutevoli delle diverse varianti virali del Covid-19. Non assumevano certo la forma microbiologica di vere e proprie mutazioni virologiche, ma ne diventavano le inquietanti rappresentazioni e risonanze emotive: fantasmi terrifici che, come “spikes” traumatici in continua evoluzione, ci hanno diversamente minacciato nelle varie fasi della pandemia, costringendoci a creare e ricreare, diversi assetti di ascolto, differenti tecniche di cura e nuove forme di “esorcismo psicoanalitico” (Grotstein, 2007) Così nella seconda parte del libro, in un modo senza dubbio schematico e discorsivo – come si potrà vedere – mi sono trovato a riflettere su come la pandeXI
Coscienza e intuizione
mia avesse fenomenologicamente mutato (o addirittura, rivoluzionato) i nostri ordinamenti esistenziali e su quali effetti avesse prodotto il “remoto” sul setting analitico e sulle possibilità di rendere sognabili tanto i traumi individuali che giorno dopo giorno si affacciavano nelle relazioni analitiche, quanto il trauma collettivo in cui tutti eravamo coinvolti. Per concludere questa introduzione, potrei dire che anche la terza parte del libro mantiene lo stesso filo rosso e una continuità di nessi cronologici. Infatti, sul piano tematico prosegue una riflessione sullo spettro dell’onirico e su quali strumenti una tecnica analitica più attuale possa utilizzare per arrivare a intercettare gli stati mentali più informi e più disorganizzati. La terza, è una sezione che ho incominciato a pensare durante il periodo del primo “lockdown” e chi mi ha portato a rileggere Bion, soprattutto il Bion dei Seminari, e a rileggere più attentamente Winnicott, il Winnicott clinico, un Winnicott come analista dentro la sua stanza d’analisi. E questo studio ha confermato il mio interesse per la clinica, per quanto veramente succede e può essere trasformativo nel corso di una cura analitica. L’inizio della scrittura di questa terza parte è venuto più o meno a coincidere con l’avvio della “fase 2” di gestione della pandemia e ha richiesto un impegnativo, anche se stimolante, lavoro di elaborazione e ri-elaborazione delle idee. Sono tornato anche a Freud e, in particolare, alla Lezione XXX (1932) di Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni), dedicata a “Sogno e occultismo”. Sono stato sospinto dal pensiero che nell’interesse di Freud per la “trasmissione del pensiero” (la telepatia) si celasse – o venisse mascherata – l’intuizione di un funzionamento mentale inaccessibile all’interpretazione e comunque coinvolto nella genesi delle sofferenze psicopatologiche più gravi. Così, mi sono sempre più convinto che tra le molteplici anime del pensiero ve ne fosse anche una (o più di una) che si sentiva limitata e soffocata dal riferimento esclusivo a un modello psicologico unipersonale. Quello, cioè, incentrato sull’esistenza di una mente isolata, costruita fantasmaticamente intorno all’intrapsichico e imbrigliata da rigide cesure tra conscio/inconscio, processo primario/processo secondario, principio di piacere/principio di realtà, rappresentazione di cosa/rappresentazione di parola, pulsione di vita/pulsione di morte. E così, come in altri testi – penso, per esempio, al riferimento all’“intendersi tra madre e bambino” fatto nel Progetto di una psicologia (1895) – si ha la netta impressione che negli scritti dedicati alla telepatia compaia un Freud che ha autenticamente fede nella comunicazione inconscia e che, in più, sembra riuscire a pensare a un inconscio che non sia semplicemente topico o dinamico, ma che possa essere inteso come una funzione della mente e, addirittura, di una mente fondamentalmente bipersonale e intersoggettiva. XII
Introduzione
Partendo da qui, appare indubbiamente più breve il passo che porta al Bion che pensa all’inconscio come alla funzione psicoanalitica della personalità o a un Ogden che si rivolge al sogno come alla forma più sofisticata di lavoro psicologico inconscio. Ma è certamente anche più breve il passo che potrebbe portare a una rivoluzione del paradigma psicoanalitico originario.
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