Un educatore da favola

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Introduzione

Roberto Latella

Un educatore da favola Riconoscere il proprio stile educativo attraverso i personaggi delle favole

Alpes Italia srl - Via G. Romagnosi 3 - 00196 Roma tel./fax 06-39738315 - e-mail: info@alpesitalia.it - www.alpesitalia.it

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© Copyright Alpes Italia srl - Via G. Romagnosi, 3 - 00196 Roma, tel./fax 06-39738315 I edizione, 2019

Roberto Latella, Sociologo Formatore e Counselor esperto di lavoro sociale ed educativo è autore di diverse pubblicazioni in ambito pedagogico e sociale. Collabora con molte cooperative e enti di formazione della Regione Lazio come formatore, supervisore di servizi socio-educativi e ricercatore, con particolare attenzione alle tematiche dell’adolescenza e dell’infanzia. Si misura da diversi anni con le metodologie narrative e con l’uso della metafora in campo formativo ed educativo.

L’immagine di copertina e le illustrazioni interne sono a cura di Valentina Anzellotti. www.babbuillustrazioni.it www.facebook.com/babuillustrazioni

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l TUTTI I DIRITTI RISERVATI Tutti i diritti letterari e artistici sono riservati. È vietata qualsiasi riproduzione, anche parziale, di quest’opera. Qualsiasi copia o riproduzione effettuata con qualsiasi procedimento (fotocopia, fotografia, microfilm, nastro magnetico, disco o altro) costituisce una contraffazione passibile delle pene previste dalla Legge 22 aprile 1941 n. 633 e successive modifiche sulla tutela dei diritti d’autore.


Introduzione

Indice generale Prefazione .................................................................................................... IX Introduzione................................................................................................ XV

La grammatica di un’educazione possibile. ...............................................

1

L’educatore approssimativo.................................................................... 3 L’educatore errante ................................................................................ 6 L’educatore artigiano.............................................................................. 11 L’educatore politico................................................................................ 15 L’educatore creativo................................................................................ 19

Alla ricerca dell’origine della scelta educativa......................................

25

La metafora come ponte........................................................................ 28 Il mondo delle favole e gli stili educativi ................................................ 31

Gli stili educativi e i personaggi delle favole. .........................................

35

L’educatore Peter Pan............................................................................. 38 L’educatore Grillo parlante..................................................................... 42 L’educatore Robin Hood........................................................................ 45 L’educatrice Cenerentola ....................................................................... 48 L’educatrice Alice nel paese delle meraviglie .......................................... 52 L’educatore Pifferaio magico................................................................... 55

III


Un educatore da favola L’educatrice Mary Poppins..................................................................... 59 L’educatore Mago................................................................................... 62 L’educatore Brontolo.............................................................................. 66 L’educatore Bagheera ............................................................................. 69 La cassetta degli attrezzi.........................................................................

75

Esercitazione 1: Un gioco di ruolo per entrare nei personaggi................ 75 Esercitazione 2: Mediando tra i personaggi............................................ 78 Esercitazione 3: Giochiamo ad individuare il nostro stile........................ 79 Esercitazione 4: Un laboratorio narrativo con gli stili educativi.............. 85 Un laboratorio per imparare dall’errore.................................................. 96 Conclusioni.................................................................................................. 101 Bibliografia.................................................................................................. 103

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A mio Padre che ha provato a fare del suo meglio... ... e a mio figlio che mi permette ancora di provarci

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Ringraziamenti

Il mio primo ringraziamento va alla mia compagna di vita e di strada Claudia e a mio figlio Valerio che mi sostengono con la loro fantasia e la loro energia impedendo che venga meno la mia capacità di abitare mondi fantastici. A Claudia devo lo stimolo e la possibilità di intrecciare e condividere da anni vita personale, passione politica per il cambiamento e pratica professionale, ricordandomi del gioco più grande della vita. Valerio lo devo invece ringraziare per non avermi fatto perdere la passione per le storie, per la fantasia e per il gioco, impedendomi di sedermi sull’età adulta. A loro devo anche molte idee sui personaggi di questo libro, frutto di anni di condivisione tra storie e cartoni animati. Nella scrittura del libro devo ringraziare per i suggerimenti, il sostegno e le mille riletture, oltre mia madre Ida, mai banale nelle osservazioni, Claudia; Antonella Martini e Milena Masciarri, persone e professioniste che mi hanno dimostrato nel tempo una lealtà, una vicinanza commovente e un’intelligenza non comune. Devo inoltre ringraziare per il contributo fattivo alle illustrazioni del libro e per l’energia creativa di cui da anni mi nutro Valentina Anzellotti, ma anche per la profondità del suo sguardo e del suo sostegno che mi aiuta spesso a cambiare prospettiva. Inoltre questo libro non ci sarebbe senza tutti quegli educatori e quelle educatrici con cui in questi anni ho condiviso le speranze, le fatiche, le gioie, le delusioni e le emozioni di questo mestiere affascinante, tanto nel lavoro sul campo che nelle aule di formazione. Sono loro i testi su cui ho studiato per scrivere questo libro e delinearne i personaggi. Un ringraziamento particolare va a quelle cooperative e organizzazioni che accolgono il mio lavoro, i miei sforzi e talvolta i miei errori da tanto tempo.

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In particolare ai miei amici della cooperativa Folias compagni di strada e di sogno; all’associazione Arci solidarietà con cui condivido idee e passioni; all’ente formativo Speha Fresia dove maggiormente mi misuro e sono cresciuto come formatore; alle cooperative Alicenova e Il Pungiglione e l’associazione People di Roma. E ce ne sarebbero molte altre che meriterebbero il mio ringraziamento se lo spazio me lo permettesse. Sono tutte realtà dove ancora sociale ed educazione fanno rima con sperimentazione e dove è possibile generare nuove idee e cambiamento fuori da logiche strettamente economiche. Ringrazio ancora anche Beatrice Biondo per la sua preziosa storia che ho potuto inserire nel quarto capitolo e che aggiunge un pezzetto di fantasia in più al libro. Non ultima ringrazio Patrizia Sentinelli, amica di vecchia data con cui non smettiamo di riincontrarci, per la bellissima prefazione che ha regalato a questo libro. E infine ringrazio anticipatamente tutti i lettori per le critiche, i contributi, le osservazioni che vorranno regalarmi per rilanciare un dibattito. L’invito è quello di scrivere il vostro contributo alla mail dedicata per il libro: educatoredafavola@gmail.com, con l’obiettivo di rilanciare idee, contatti, scambio di buone prassi e sperimentazioni a partire dalle sollecitazioni che spero il libro potrà lasciarvi. Da parte mia mi impegno a rilanciare e far rimbalzare i vostri contributi e le vostre riflessioni per far sì che dal libro si generi una discussione più ampia e completa.


Prefazione

Insieme nella favola Il libro che vi apprestate a leggere è un saggio sull’educazione con un grande pregio: chiarire immediatamente quale approccio muove l’autore nel formulare le sue riflessioni e nel fornire indicazioni per educatori ed educatrici. Latella esordisce dicendo che l’educazione è una pratica sociale prima di essere una teoria. Il libro appare sovversivo, in questi tempi in cui si vuol far prevalere un’idea ordinativa e tecnocratica. Contribuisce sapientemente a smantellare gli stereotipi educativi che imprigionano in griglie di valutazioni standardizzate i risultati con effetti depressivi sul sistema scolastico ed educativo nel suo complesso. L’educazione è prima di tutto processo relazionale e va in crisi quando l’intero sistema sociale viene modellato sul merito e la competizione. Conosco l’autore, la sua lunga esperienza di educatore e la grande passione per il suo lavoro. È una premessa indispensabile per chi si accosta al libro che non è frutto di una banalizzazione delle dinamiche educative né un compendio di consigli per saper educare. Latella, non a caso, suona le corde della pedagogia di Freire e invita a vedere l’altro come protagonista della propria vita e non un oggetto da plasmare. Offre una panoramica di stili che possano, se miscelati tra loro, evitare di presentarsi in veste di educatore che impartisce lezioni di vita piuttosto che una persona che facilita la relazione con il mondo perché si riesca a conseguire autostima e autonomia. L’indice del libro è fondamentale e ci dice molto fino dal primo capitolo affrontando i temi di un’idea di educazione: • La relazione educativa come pratica approssimativa e la disponibilità a “errare”; • La relazione educativa come pratica artigianale; IX


Un educatore da favola • La relazione educativa come pratica creativa; • La relazione educativa come pratica politica. Ognuna di queste parti conduce a ripensare criticamente il ruolo che ha l’educazione rendendo l’intero libro un libro politico perché mette al centro la persona con i propri desideri capace di avere un progetto di vita condiviso in una collettività. È un libro politico perché vede l’educazione come processo dinamico verso il cambiamento che ognuno avrebbe il diritto a costruire a partire dal proprio vissuto. L’educazione è un’avventura straordinaria se liberata dai lacci burocratici e impositivi, se sprigiona creatività ed energie assumendo la funzione fondamentale quale componente di una democrazia partecipata. Il processo educativo contempla dunque la sperimentazione e in essa l’errore. Quante volte nel nostro lavoro ci siamo sentiti dire da alcuni operatori che vorrebbero vedere il loro impegno ripagato da risultati immediati e oggettivi che occorre dotarsi di procedure e metodi standard omogenei perché altrimenti si rischia l’approssimazione. Quante discussioni per arrivare a un punto condiviso: preferire la pratica relazionale che ci fa scoprire la ricchezza e la potenza della sperimentazione. Mettersi in relazione vuol dire anche accettare l’errore, il proprio e quello dell’altro e farlo divenire spazio di crescita e di riflessione. Il mio lavoro nell’associazione Altra Mente condivide con Latella molti orizzonti e pratiche, pertanto questo libro mi ha dato una spinta salutare per svolgere il mio compito con maggiore serenità e consapevolezza. Ad Altra Mente, come dirò più avanti, ci troviamo spesso ad operare in territori vischiosi con giovani studenti che sfuggono all’impegno quotidiano di uno studio faticoso e critico. Questa particolare situazione ci rende vulnerabili e spesso alcuni nostri volontari educatori chiedono norme di comportamento che li possano aiutare a far studiare questa strana miscellanea di adolescenti. D’altra parte invocare un compendio di regole da impartire sembra la ricetta salvifica. Ma poi riflettere insieme sull’esperienza agita ci conduce, proprio come ci indica Latella, a camminare più X


Prefazione disinvoltamente sulla strada dell’incertezza e imparare a leggere il contesto, a entrare nelle vite degli altri, scoprire che il confronto, il rispetto dei tempi di apprendimento, gli errori sono ingredienti fondamentali per aiutare a crescere e a costruire il proprio progetto di vita. D’altra parte non vogliamo essere precettori bensì facilitatori nel complesso percorso formativo. Latella ci offre, attraverso una gamma interessante di stili educativi presi in prestito dai personaggi delle favole, le qualità che le educatrici e gli educatori devono avere e con sapienza ci mette in guardia sui rischi e le trappole in cui si può cadere nell’agire. Ci avverte altresì di quanto sia importante rischiare prendendo il largo, poi fermarsi in qualche oasi pe riflettere insieme sul fare e poi riprendere la rotta. La metafora ha un grande potere e, oltre a proiettarci nel nostro passato, ci fornisce la chiave della conoscenza ed è così che Peter Pan, il Grillo parlante, Robin Hood, Cenerentola, Alice, il Pifferaio magico, Brontolo, Profeta, Baghera, Mary Poppins diventano la nostra bussola. Ho rivisto, nel quadro che disegna, le mie stesse radici che hanno alimentato, prima, il mio lavoro di insegnante, poi quello politico e ora quello di operatrice sociale. Non ho avuto difficoltà a riconoscermi in Robin Hood – certamente per il tempo in cui ho abitato luoghi istituzionali – ma anche in Alice per l’impulso che mi muove per inventare come divertimi e divertire. È quello che faccio ad Altra Mente, l’associazione di cui sono presidente. Mi piace pensarla come spazio educativo, di accoglienza e di agio che cerca di realizzare una relazione orizzontale e circolare, anche quando so di esercitare un potere maggiore di coloro che provano ad imparare la lingua italiana perché originari di altri paesi o destreggiarsi nelle discipline scolastiche senza cumulare debiti formativi o addirittura bocciature. Altra Mente opera in una scuola pubblica e collabora nel difficile compito di renderla sempre più presidio di democrazia. La scuola non è infatti un servizio pubblico che ospita utenti, bensì un organo costituzionale centrale della democrazia della Repubblica. Ho imparato facendo e studiando che educare è accompagnare a stare nel mondo, e a starci con occhi aperti e curiosi, a saper ascoltare, dire e XI


Un educatore da favola scambiare. Il rapporto educativo di cui parla Latella è una modalità di vita, rovescia la postura autoritaria per arrivare a quella cooperativa. Nella scuola formale questo purtroppo talvolta o troppo frequentemente non si verifica. Lo svolgimento burocratico dei programmi mortifica la creatività e oscura la diversità degli allievi e delle allieve; prevale ancora oggi la didattica frontale dove la classe diventa il luogo dell’omologazione perdendo di vista l’unicità della persona in crescita. C’è un mal di vivere che la relazione educativa sa riconoscere. L’educatrice o educatore intraprende un percorso accidentato mai scontato negli esiti, ma che richiede la continua ricerca di una breccia da aprire per dare autonomia e senso critico. Il lavoro di cesello e di revisione è divertente puoi farlo in solitudine per riflettere e ripartire. In un tempo in cui purtroppo la scuola, subisce le tristi incursioni di una politica che la vuole vendere al mercato e/o lacerare per lacerare la Repubblica abbiamo bisogno di pensieri r/esistenti. Il libro ci dona saggi consigli in proposito e con le metafore individuate mutuate dalle favole offre piste di riflessioni utili e salutari per imparare meglio a cambiare postura. A testa in giù si sta meglio. All’inizio sembra scomodo ma con un po’ di esercizio capisci che proprio la posizione scomoda – non autoritaria né rassegnata – ci fa orientare meglio e camminare più sicure e sicuri insieme. In anni recenti ad Altra Mente con una mia carissima amica, Fiorella Palomba, abbiamo realizzato laboratori di scrittura con ragazze e ragazzi intrecciando insieme a loro con dedizione e divertimento i fili del saper e del saper fare fino a produrre un libro per ogni laboratorio forti dell’insegnamento di Munari e di De Bartolomeis. Le parole dapprima stentate e disordinate hanno preso via via forma e sono divenute storie e libro facendo del gioco l’elemento guida cosicché quella relazione educativa di cui parla Latella si è realizzata nel rispetto delle diverse capacità e propensioni. Serve perciò filo per cucire, ma anche stoffa per riparare rispettando il tempo che ad ognuna e ad ognuno occorre per divenire protagonista del proprio lavoro. Una esperienza analoga la realizziamo con Alessandra De Luca nei laboratori di lettura e in quell’impresa ormai quinquennale che chiamiamo XII


Prefazione “Pezzettini”: una festa della lettura nata come evento di due giorni e che è cresciuta fino a divenire “Pezzettini” tutto l’anno. Qui è la lettura che si fa collante prezioso per riparare le ferite come il Kinsugi1 fa dell’oro l’elemento riparatore per il restauro della ceramica. In un mondo sempre più frammentato ci si sente sempre più Pezzettini e per non arrendersi e provare a cambiare il mondo abbiamo scelto la lettura: in questo caso diventiamo Peter Pan per trovare la forza di non arrendersi e volare lontano. Ma anche Cenerentola per valorizzare il lavoro oscuro e costruire un clima familiare che invita a stare bene insieme anche quando siamo feriti – grandi e piccoli – dalla vita.

Patrizia Sentinelli Presidente Associazione Altra Mente2

1 Letteralmente “riparare con l’oro”, è una pratica giapponese che consiste nell’utilizzo di oro o argento liquido o lacca con polvere d’oro per la riparazione di oggetti in ceramica. 2 Altra Mente Scuola per Tutti - APS è una scuola popolare di educazione civica che promuove la ricostruzione del faticoso piacere dell’apprendere. Organizza doposcuola, corsi di italiano, promozione della lettura. È un luogo di ricerca, di studio, di mutualismo. www.altramente.org.

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Introduzione

L’educazione prima di essere una teoria è una pratica sociale quotidiana millenaria. Questa banale considerazione rappresenta uno dei fondamenti della pedagogia come di altre scienze sociali. Nessun genitore è andato a scuola per essere educatore prima di occuparsi del proprio figlio, come spesso accade anche per altre figure adulte che si occupano di relazione educativa. Questo significa che i processi educativi e la pedagogia non hanno bisogno di un apparato teorico o di una riflessione metodologica? Assolutamente no, anzi, proprio perché vi è un inevitabile invischiamento tra dimensione della vita quotidiana e riflessione sulle linee generali di sviluppo la pedagogia richiede un surplus di riflessività e di elaborazione di pensiero intorno alle proprie pratiche. Insomma è particolarmente vero in questo campo che la teoria senza pratica è vuota e la pratica senza teoria è cieca. Anche quando in ambito educativo siamo convinti di agire in base al “buon senso” o a “ciò che si è sempre fatto” mettendo in atto quelle che Bruner chiamava “teorie ingenue”1, stiamo comunque sempre rispondendo a dei presupposti teorici impliciti, di cui non siamo necessariamente consapevoli e che ci sembrano essere parte inevitabile e “naturale” di ciò che è necessario fare. Il fatto stesso che la pratica educativa nasca ben prima di qualsiasi riflessione sulla sua essenza e i suoi obiettivi, e che sia innanzitutto una pratica relazionale, rende particolarmente importante la ricerca dei fondamenti teorici e culturali delle diverse “pedagogie” tra le pieghe delle azioni quotidiane, piuttosto che nei trattati scientifici. Come ci ricordava Dewey2: «La realtà ultima della scienza dell’educazione non si trova nei libri, né nei laboratori sperimentali, né nelle aule scolastiche dove viene insegnata, ma nelle menti degli individui impegnati nella direzione delle attività educative». Dobbiamo in1 Bruner J.S. (1983), La ricerca del significato per una psicologia culturale, Torino: Bollati Boringhieri, 1992. 2 Dewey J. (1973), Le fonti di una scienza dell’educazione, Firenze: La Nuova Italia editrice.

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Un educatore da favola somma liberarci definitivamente da un’idea di una teoria dell’educazione che precede la pratica concreta, e sempre di più dobbiamo immaginare una scienza dell’educazione come elaborazione di un pensiero che nasce dalla riflessione cognitiva ed emotiva a partire dalle azioni concrete: una teoria dunque che si distilla “strizzando” le pratiche quotidiane, per poi poter produrre anche generalizzazioni e “tendenze” riconoscibili. È insomma dall’osservazione di una relazione educativa e delle sue pratiche ricorrenti che possiamo estrarre i presupposti pedagogici impliciti che “reggono” quella pratica, presupposti a volte non chiari neanche a chi agisce. Si tratta dunque di dimenticarsi di tutte le pretese di linearità per cui un’azione sarebbe il risultato di un pensiero e di un’intenzione programmata e consapevole, per entrare nel mondo complesso e affascinante dell’“approssimazione”, dove le pratiche educative più generative e raffinate navigano mari incerti, senza la pretesa di renderli prevedibili e governabili ma con la speranza di scoprire nuove terre e imparare dai propri errori. Come diceva Morin: «Bisogna apprendere a navigare in un oceano di incertezza attraverso arcipelaghi di certezza»3. Da questa base muove questo libro nel tentativo di aiutare gli educatori a incontrare e riconoscere il proprio stile e i propri presupposti pedagogici a partire dalle proprie pratiche, le proprie azioni quotidiane. Partire dalle proprie metafore di riferimento, dai mondi simbolici a cui ancorano la propria nave, metafore guida che nascono da una parte da tratti soggettivi e dalla propria esperienza di vita e dall’altro da convinzioni e valori che danno sostanza al proprio stile educativo. Ci cimenteremo in un viaggio alla ricerca delle rotte di navigazione per un’educazione alla libertà che nasca non già da un insieme di precetti teorici e/o protocolli tecnici, quanto dall’esplicitazione delle esperienze e delle buone ragioni che sorreggono le nostre pratiche e i nostri tentativi di fare del processo educativo un processo di accompagnamento alla scelta. Concretamente il libro si articolerà in tre parti: una prima in cui si illustreranno le riflessioni che hanno sollecitato l’autore verso questo la3 Morin E. (2004), I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Milano: Raffaello Cortina Editore, p.14.

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Introduzione voro di rappresentazione degli stili educativi attraverso le metafore delle favole e le ragioni che legano, per chi ha scelto di fare dell’educazione un mestiere, le dimensioni dell’identità professionale con l’identità personale e nello stesso tempo le diverse accezioni di una grammatica educativa che punta sull’approccio maieutico. Nella seconda parte ci si soffermerà nella descrizione dei 10 personaggi che diventano altrettanti stili educativi attraverso il potere della metafora. Per ogni personaggio si descriveranno le caratteristiche, i punti di forza e di debolezza, al fine di aiutare il lettore ad esplorare, attraverso le favole, il proprio specifico stile o quello di altri educatori con cui si trova a collaborare. Infine l’ultima parte, chiamata, “la cassetta degli attrezzi” sarà dedicata a illustrare alcuni strumenti che possono favorire l’emersione degli stili educativi e un lavoro riflessivo, tanto a livello individuale che a livello di gruppo e di equipe di lavoro. Questi strumenti nascono da molti anni di esperienza durante i quali l’autore ha portato queste metafore in aule e laboratori attivi di educatori professionali e insegnanti o con gruppi di genitori e volontari.

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