Prefazione a cura di Simona Scaini1
Per diversi anni l’adolescenza è stata considerata soltanto come una fase di preparazione alla vita adulta; un’età di passaggio per la formazione di quelle abilità necessarie per assolvere il ruolo di adulti competenti nell’ambito occupazionale-professionale, nonché nella vita sociale e sentimentale. A partire dagli anni ’60 la psicologia, ed in particolare la psicologia dello sviluppo, ha ridefinito l’adolescenza come un periodo specifico della vita dotato di un proprio e profondo significato. L’adolescente si trova, infatti, ad affrontare diversi compiti di sviluppo derivanti dai mutamenti evolutivi (biologici, psicologici e sociali) che vive, cercando nuovi schemi e strategie per affrontare questi significativi cambiamenti. Proprio a partire dalla seconda metà del ‘900 diversi studiosi hanno iniziato ad interessarsi all’adolescenza non soltanto in riferimento a situazioni cliniche o patologiche, ma come importante periodo evolutivo connotato da un processo di riorganizzazione della propria esperienza in diversi contesti di vita (scuola, famiglia, gruppo dei pari), al fine di far fronte ad una molteplicità di compiti di sviluppo. Questo cambio di prospettiva ha comportato un significativo aumento degli studi condotti con adolescenti e l’ideazione di nuovi strumenti di indagine da utilizzare in questa fascia di età. Al contempo il panorama internazionale si è contraddistinto per la nascita di Società Scientifiche orientate allo studio della psicologia dell’adolescenza e di riviste specializzate nel settore. Gli studi che ne sono derivati hanno ben delineato la complessa natura di questa fase di vita. Diversi sono infatti i compiti di sviluppo che gli adolescenti si trovano ad assolvere per portare a termine l’intero processo di crescita adolescenziale. Durante la fase adolescenziale l’individuo deve affrontare, non solo compiti biologici, ma anche sociali, definiti come “compiti di sviluppo”, compiti che si presentano “in un determinato periodo della vita di un individuo e la cui buona risoluzione conduce alla felicità e al successo nell’affrontare i problemi successivi, mentre il fallimento di fronte a esso conduce all’infelicità, alla disapprovazione da parte della società e a difficoltà di fronte ai compiti che si presentano in seguito”.2 I compiti di sviluppo in adolescenza sono numerosi e implicano una sostanziale riorganizzazione del proprio assetto psicologico. I primi compiti 1 Docente di Psicologia e Psicopatologia dello Sviluppo Sigmund Freud University Milano. 2 Havighurst R. J., Developmental Tasks and Education, New York, Davis McKay, 1952, in Palmonari A., Psicologia dell’adolescenza, Bologna, Il Mulino, 2011, p.43.
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