Rileggere adoloscenze e devianze

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Introduzione

Sonia Moretti - Cira Stefanelli (a cura di)

Rileggere adolescenze e devianze Fare Sicurezza e Trattamento negli Istituti penali e nei Servizi minorili

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I edizione, 2018 Sonia Moretti, Psicologo clinico forense, Psicoterapeuta, esperta in Psicologia Giuridica e Psicopatologia delle condotte criminali. Lavora come consulente tecnico psicologo-criminologo nel settore penale. Svolge attività di Docente formatore in diversi Atenei Nazionali e Enti Istituzionali. Ha collaborato con altre Forze di Polizia sempre in tema di Scienze forensi e Progetti sulla Legalità rivolti ai giovani. Già Docente collaboratore esterno presso l’allora Istituto Centrale di Formazione di Roma e Castiglione delle Stiviere del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità nei Corsi di Specializzazione per la Polizia Penitenziaria. Ha pubblicato diverse monografie e articoli di settore. Cira Stefanelli, Dirigente Ufficio III, Direzione Generale della Formazione, Dipartimento Amministrazione Penitenziaria. Si occupa della progettazione e realizzazione di programmi formativi rivolti al personale appartenente ai ruoli della giustizia minorile. Lavora dal 1992 nell’Amministrazione della giustizia minorile nell’ambito della quale ha svolto diversi ruoli a partire da quelli più operativi. Ha svolto attività di docenza a contratto per 10 anni presso la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università LUMSA di Roma. Ha pubblicato alcuni articoli su tematiche riguardanti il proprio ambito di lavoro. In copertina: Foto di Sonia Moretti.

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Indice Introduzione di Sonia Moretti, Cira Stefanelli.................................................

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Riflessioni sulla Sicurezza e sull’Educazione............................................... 11 Franca Olivetti Manoukian Il processo penale minorile: profili teorici ed aspetti operativi del D.P.R. n. 448 del 1988..................... 23 Claudio De Angelis Rileggere adolescenze, devianze e sistemi educativi.................................... 47 Sonia Moretti Radicalismi in adolescenza. Il contributo della psicoanalisi....................... Philippe Gutton, Paola Carbone

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Minori stranieri, minori diversi, diversi disagi?........................................... Paolo Cianconi

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Relazionarsi con i giovani e la tossicodipendenza....................................... Massimo Barra

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Dal branco antisociale al gruppo................................................................. Daniele Biondo

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Trattare con gruppi di giovani sudamericani: riconoscere le dinamiche, agire le risorse..................................................... Silvio Ciappi

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Adolescenti e giovani detenuti fra legalitĂ e cultura criminale: la gestione degli eventi critici....................................................................... Gioacchino Lavanco

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Sulla regola e i dispositivi educativi per i ragazzi........................................ Mario Schermi

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Rileggere adolescenze e devianze La cooperazione con le altre figure professionali e i dispositivi di organizzazione e formazione................................................ Matteo Lo Schiavo Alcuni casi di operatività del ruolo di Polizia Penitenziaria minorile......... Davide Lancioni Intorno ad alcuni pregiudizi sull’uso della forza negli Istituti Penali Minorili........................................................................ Giuseppe Mandalari, Alfio Bosco

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Alcune riflessioni conclusive...................................................................... Sonia Moretti, Cira Stefanelli

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Note a margine e ringraziamenti................................................................. Cira Stefanelli

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Introduzione di Sonia Moretti, Cira Stefanelli

Gli ultimi dati sulla popolazione degli Istituti Penali, dei Centri di Prima Accoglienza e dei Servizi minorili, evidenziano la presenza di adolescenti e giovani di culture, linguaggi e dinamiche di difficile comprensione e gestione per il sistema dei Servizi della Giustizia Minorile nello svolgimento dei loro compiti di educazione e sicurezza. Di fronte alle grandi trasformazioni economiche e culturali, che moltiplicano i disagi e le rappresentazioni, oggi non sembra più sufficiente la mera osservanza delle norme per garantire i diritti, ma sempre più necessaria sembra divenuta l’attivazione di processi che avvengono tra più attori che tra loro riconoscono e convengono sui problemi, sulle criticità e sulle condizioni possibili per una riformulazione di interventi educativi e di sicurezza. Sono cambiate le modalità di comunicazione dei disagi individuali e sociali, delle dinamiche intramurarie tra i giovani e il personale preposto al trattamento. Si rileva invece, una sempre maggiore complessità che si esprime attraverso la presenza di minori con disagi psichici e tratti psicopatologici, manifestati anche attraverso gesti antisociali come autolesionismi di varia natura, liti tra bande di etnia diversa, aggressioni e, di contro, attivano conseguentemente una maggiore reattività alle proposte educative e al piano trattamentale. L’idea di realizzare questo volume, per effettuare una rilettura delle adolescenze e delle devianze, nasce da una serie di riflessioni e spunti suggeriti da numerosi operatori del settore minorile, quindi dalla consapevolezza che entrare in relazione e in dialogo con la nuova tipologia di adolescenze, è di fatto un compito delicato e complesso per gli adulti, e lo è ancora di più soprattutto per chi, quotidianamente per ruolo e professione, si imbatte in vissuti di sofferenza come quelli dei ragazzi

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Rileggere adolescenze e devianze che per diverse ragioni entrano nel circuito della Giustizia e dei Servizi minorili e da cui, spesso, fanno fatica ad uscire. I contenuti di questo volume, di fatto, sono frutto di un lungo lavoro di incontri, narrazioni e condivisioni di esperienze raccolte in quattro anni di lavoro intenso, appassionante e di grande spessore umano con gli Agenti di Polizia Penitenziaria del settore minorile impegnati in un progetto formativo di revisione delle loro competenze, professionali e personali, acquisite nel corso degli anni al servizio della Giustizia Minorile. I circa 750 Agenti del Corpo di Polizia Penitenziaria e i numerosi operatori dei Servizi appartenenti a tutto il territorio nazionale, si sono incontrati nelle diverse edizioni del Corso di Specializzazione “Specialista nel trattamento dei detenuti minorenni”, e hanno dialogato oltre che tra loro, anche con Ricercatori, Docenti ed Esperti mettendo a confronto realtà territoriali, tipologie di utenze, modalità di lavoro, gestione di eventi critici e situazioni complesse. I Laboratori esperienziali attivati durante il Corso, infatti, si sono rivelati uno strumento prezioso per ritornare sui temi specifici dei minori reclusi e sull’esperienza di ricerca condotta insieme anche con l’intento di riattualizzare l’operatività del proprio ruolo in relazione alle complesse trasformazioni sociali, dei sistemi educativi e rieducativi del fare sicurezza e trattamento. Il volume contiene solo alcuni dei contributi proposti dai Ricercatori e dai funzionari del Corpo di Polizia Penitenziaria che si sono avvicendati durante il percorso formativo, ma che risultano assai preziosi proprio alla luce dei numerosi cambiamenti di cui nel corso degli ultimi anni siamo ancora testimoni, spettatori e in qualche misura anche attori. Tre le macro-aree specifiche di contesto per definire e focalizzare al meglio il tema delle adolescenze e delle devianze, troviamo l’analisi di alcune espressioni delle attuali adolescenze e della tipologia di utenza con cui gli operatori si relazionano, il quadro di riferimento istituzionale e normativo, a cui si aggiunge una parte dedicata alla specificità della Tecnica Penitenziaria minorile, che mette in luce alcune considerazioni specifiche che maggiormente sollecitano, e hanno sollecitato, confronti e dibattiti sia sulla specificità del ruolo professionale sia rispetto ad alcune 6


Introduzione situazioni che in molti casi hanno richiamato il clamore mediatico per la complessità e la delicatezza degli argomenti. Il primo contributo apre ad alcune riflessioni sul senso e significato di Educazione e Sicurezza, sulla difficile connessione e integrazione tra due funzioni intrinsecamente compresenti nelle finalità che istituzionalmente caratterizzano gli Istituti penali e i Servizi minorili; riflessioni che prendono spunto dalla complessa situazione attuale resa ancora più difficile, se ci si trova a dover fare i conti con trasformazioni consistenti sia nei comportamenti che negli atteggiamenti degli adolescenti rispetto ai reati, con famiglie che abbandonano o che si irrigidiscono in pretese e chiusure, quando cresce il numero di ragazzi stranieri arrivati come “minori non accompagnati” o, ancora, quando si riscontrano sintomi di psicopatologie preoccupanti. A seguire, alcune focalizzazioni specifiche per analizzare e riflettere sui minori e le loro modalità di azione, interazione e reazione. Una rilettura delle adolescenze e delle devianze in relazione alle trasformazioni della società e dei sistemi educativi, una riflessione sulla funzione educativa dell’adulto in relazione ad una serie di “emergenze sociali” ad essa collegate, che sembrano strettamente correlate ad una certa quota di instabilità della condotta: l’impulsività espressa attraverso agiti trasgressivi, tipica in parte del passaggio evolutivo adolescenziale che sembra essere divenuta una delle più evidenti manifestazioni della inquietudine interiore e/o del disagio vissuto. Nel corso del volume, vengono messe in luce, quindi, alcune configurazioni che, allo stato attuale, definiscono situazioni che accomunano sia minori che incontriamo al di fuori dei circuiti penali sia ad adolescenti e giovani adulti che i Servizi minorili oggi accolgono. Un numero sempre maggiore di minori stranieri, in balia delle difficoltà dovute alle migrazioni e alle proprie storie di vita in cui l’appartenenza, la residenza, la cittadinanza, i diritti, le identità e i transiti, si sono relativizzati e in cui, spesso gli stessi soggetti transitano velocemente sfumando da una condizione ad un’altra. Situazioni nuove e complesse in cui è impossibile sottovalutare la difficoltà dello sforzo teso a raggiungere delle sicurezze identitarie, politiche e legali, in un mondo che transita e che, nemmeno 7


Rileggere adolescenze e devianze più per i nativi, garantisce tali certezze. Mai come in questo passaggio storico, l’adolescente trova in alcune situazioni specifiche, la via attraverso cui esprimere il proprio disagio, come nell’uso di sostanze stupefacenti, l’affiliazione a bande o nella radicalizzazione verso altre realtà, come la Jihad, in cui trovare le risposte a tutte quelle domande che egli stesso si pone e che gli vengono proposte come una soluzione perfetta che sembra fatta su misura, una realtà senza chiaroscuri, assoluta e senza dubbi, ma decisamente tragica, perché fatta di certezze monolitiche, apparentemente protettive, però sostanzialmente soffocanti. Seguono alcune riflessioni sulla funzione del gruppo e sulle dinamiche che vi si innescano: se possiamo affermare che nel primo caso l’adolescente riceva dal gruppo la spinta ideale e progettuale attraverso cui può realizzare sé stesso e quanto sia importante offrire agli adolescenti antisociali la possibilità di fare l’esperienza del gruppo educativo rappresenti la migliore prevenzione delle recidive dei comportamenti devianti, nel secondo caso, la riflessione si concentra sull’analisi delle dinamiche gruppali come espressioni di estreme forme di provocazione e prevaricazione che, se non riconosciute e gestite, possono creare situazioni critiche anche all’interno della situazione detentiva. Un dato statistico, da non sottovalutare infatti, sono le inchieste giudiziarie che negli ultimi anni hanno subìto un aumento a carico di minori sudamericani; situazioni di giovani che in molti casi si inventano, per così dire, un’identità latina come vera e propria risposta adattiva a un ambiente sociale fortemente frammentato e a metà tra la cultura d’origine, mal assimilata, e la cultura del paese di arrivo. Condizioni in cui il far parte di un gruppo, consente il recupero di una vera e propria dimensione di libertà, di una cultura propria, per acquisire diverse forme di socialità come occasioni per costruire identità condivise. Dagli agiti sregolati, “sul margine incerto della nostra contemporaneità, diffusamente interessata da processi di deregolazione”, una dovuta considerazione sulla regola e sui dispositivi educativi utilizzati con i minori; una questione primariamente pedagogica per capire cosa ne facciamo delle regole, e interrogare anche cosa è contenuto e cosa è in gioco 8


Introduzione nelle nostre pratiche di regolazione, per meglio comprenderne le funzioni in termini educativi. Riconoscere le dinamiche, dunque, consente di agire le risorse. Se i Servizi per la Giustizia Minorile, concorrono a realizzare l’obiettivo di coniugare le istanze di giustizia con quelle educative per dare risposta al reato commesso, salvaguardando il percorso di crescita del minore autore di reato, fondamentali risultano: A) le normative di riferimento centrali e qualificanti il processo penale minorile, nei suoi aspetti teorici ed operativi del D.P.R. n. 448 del 1988, che istituisce una serie di risposte e interventi per creare le condizioni idonee a tutela dei diritti dei minori in carcere; B) i processi di cooperazione con le altre figure professionali e l’utilizzo dei diversi dispositivi istituiti nei regolamenti degli Istituti Penali Minorili (I.P.M.), dei Centri di Prima Accoglienza (C.P.A.) e di comunicazione interna con le altre aree dei diversi Servizi. Risorse fondamentali nella gestione degli eventi critici che possono verificarsi con i giovani detenuti nella quotidianità degli Istituti e dei Servizi minorili, proprio per la particolarità dell’utenza e delle diverse dinamiche che possono intrecciarsi tra le “sofferenze taciute” dei minori ristretti, il loro “passaggio evolutivo critico” e la funzione educativa rappresentata dall’operatore, anche nella rilettura del reato commesso. Per concludere, alcune focalizzazioni sulla tecnica penitenziaria minorile attraverso l’analisi di alcuni casi pratici ed una dovuta riflessione intorno ad alcuni pregiudizi sull’uso legittimo della forza (art. 41 dell’Ordinamento Penitenziario) negli Istituti Penitenziari Minorili, che da sempre è una delle questioni più controverse sia dal punto di vista operativo che per gli aspetti deontologici della professionalità. Questo volume, in sostanza, non ha la pretesa di restituire al lettore un lavoro esaustivo, certamente un contributo che non rende appieno la complessità del lavoro di chi opera nel settore ma di rendere leggibile la ricchezza dei confronti e delle elaborazioni delle esperienze che si sono verificati con incontri formativi di intenso scambio e confronto che ha reso questa esperienza, una esperienza professionale e umana speciale.

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