Dovrei essere altrove

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EMILIO GERARDO GIUGLIANO

EMILIO GERARDO GIUGLIANO

è nato a Venosa (Pz) il 12 maggio 1966. Si è laureato in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Bari. Vive e lavora a Potenza occupandosi di formazione professionale e di finanza agevolata. Opera da oltre 20 anni nel volontariato internazionale e ha maturato esperienze di cooperazione in Africa e in America Latina. Ha contribuito all’organizzazione di premi letterari e cinematografici. Coltiva la passione per la poesia e la letteratura. Ha già pubblicato le raccolte Trasparenze, Fili di canapa, Succede di Notte. Per Altrimedia ha pubblicato, nel 2017, la raccolta Questione di prospettive e nel 2020 Il vento è solo un capriccio.

Introspezione, nostalgia, malinconia: i versi del poeta

sono le sfumature di un attimo. Emilio Giugliano coglie spunti poetici nella vita di tutti i giorni e, in Dovrei essere altrove, si mette a nudo in prima persona, descrivendo le proprie emozioni. Lo fa con uno sguardo maturo, carico di significati, coraggioso nella sua ambizione di andare oltre le apparenze, penetrando nelle ansie e nelle contraddizioni di una società non più abituata a guardarsi dentro.

ISBN

Dovrei essere altrove e invece sono qui. Attendo.

978-88-6960-133-0

9 788869 601330

Dovrei essere altrove oggi ma sono qui ancora a pensarti, aspettarti, a scommettere con me stesso come arriverai: di notte, di giorno, con il suono delle campane al vespro, con le nubi che coprono l’occidente o con la neve che tutto ricopre del suo candore.

10,00


Come le pietre Sospesa nel ventre di una montagna Vita che non dai volto ai sogni e ti arrampichi per sentieri inesplorati. Ti fuggo ormai cercandoti altrove, dove i sogni hanno colore e musica le parole, oh Vita! Che semplicemente ti dai negli sguardi sperduti degli amanti e che di essi hai limiti inespressi. Non fuggirmi (tu). Non mostrarmi il tuo lato peggiore. Non macchiare la fedele ombra della durezza delle parole. Sono come le pietre. Potenza, 9 marzo 2019

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Istruzioni per un funerale Morirò di certo forse presto. Solo, come ho vissuto, come vivrò nel resto di questi giorni. Maledetti. Morirò con poche certezze. Perché la testa cerca altrove soluzioni improbabili ai suoi dilemmi. E allora l’incerto per il certo cambierei, nel resto di questi giorni. Maledetti. Dai miei peccati non vorrei perdono. Del mio ricordo non fate bandiera. Delle mie colpe fatene menzione ma non cogliate gigli per la merda. Che quella, prima o poi, diventa fiore. E il funerale, sia anima certa. Una bara, sola e bianca. I vessilli delle poche mie fedi. La croce, le bandiere e il Potenza. E niente fiori, per favore, niente fiori.

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E De Andrè, La buona novella, in sottofondo. Musica che non conosce compromessi. Che solo i poveri capiscano il vuoto di una bara. E che mai si dica: la vita è adesso. E a voi ipocriti, lacchè e voltafaccia, Statemi lontano, anche da morto. Che siano lontani donne e uomini senza amore. I loro volti posino altrove lo sguardo. Lontano trovi riposo il loro cuore. Con me solo anime candide. Solo occhi che conobbero i miei occhi, e di essi non provarono vergogna. Due bimbe, un prete e basta. E poi sia notte! Potenza, 16 marzo 2019

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Sarò come tu mi vuoi Sarò come tu mi vuoi. Il silenzio segnerà la linea degli sguardi posati altrove. Fuori da ogni limite di tempo, lontano da ogni iride a scoprire un mondo che non si manifesta con parole. Potenza, 17 marzo 2019

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Di goccia in goccia Di goccia in goccia il sangue sgorga da vene aperte. Le ferite sono apertura dell’anima. Sanguinano per respirare. Ho il tuo sguardo nel cuore. Duro. Una condanna senza appello. Una scia di sangue che non trova fine. Un uomo alla sbarra che mi somiglia. Potenza, 28 marzo 2019

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La condanna Ricordo la mia condanna. Guardarti negli occhi sfugge a ogni logica del cuore, perché tu canti il passare del tempo, canti l’imbiancar dell’anima e dei miei capelli. E mi rifletto, come sempre, colpevole. Potenza, 30 marzo 2019

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Risveglio Quasi non ti riconosco notte selvaggia che non mi dai pace. Il sogno sovrasta il riposo e l’ansia prende forma di corse selvagge. Non ti riconosco alba argentata che non mi dai pace E cerco conforto in qualcosa di nuovo. Nel sole che ancora non vedo. Potenza, 1 aprile 2019

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I ponti del Basento Sotto i ponti del Basento scorre musica e tormento. È acqua benedetta che fugge dai monti. È sangue e linfa per rocce e terre e alberi secolari che affondano radici nelle anime silenti dei lucani. E noi, i lucani, feriti a ogni richiamo, dimentichi di musica, ereditiamo il tormento, e un cuore che batte forte e scava solchi per fonti di acqua pura. Ma sopra i ponti del Basento il richiamo del nibbio rompe il silenzio. Potenza, 11 aprile 2019

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I matti Non c’è sonno che fermi stanchezza. Non c’è notte che freni i pensieri, e le ombre che seguono i sorrisi dei matti. E non vale nascondersi dietro la folla delle miserie: i tuoi occhi sorridono e splendono irriverenti. E tu ti appoggi all’idea più folle del mondo ché in fondo, siamo tutti matti. Potenza, 30 maggio 2019

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Per uno sbaglio Se un giorno tornassi bambino non giocherei a pallone nei cortili, attenderei la tua venuta dieci anni e ancor di più per osservarti com’eri. Trasferirei i miei passi altrove per ripercorrere vie oggi note, e ridisegnare storie e lieti risvolti saziati dal tempo. Andrei dritto per una meta certa che allora non vidi, non riconobbi, per ricambiare tutti i doni che desti. Ma le vie tortuose son quelle che guardo, e a ogni bivio, cieco, mi oriento. E sbaglio. Son qui, e tu sei qui, per uno sbaglio. Potenza, 17 giugno 2019

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