Cavalieri della Bruna al piccolo trotto nella tradizione della Festa del 2 Luglio, tra fede e passione, voglia di ben figurare e di trasmettere ai giovani consigli utili su come tenere le redini nella “Cavalcata”. Loro, i cavalieri, riuniti in Associazione, chiamano così la partecipazione alla scorta della Protettrice “Maria Ss. della Bruna” che procede sul carro trionfale di cartapesta tra luminarie, suoni e gli applausi della gente. Una giornata intensa, quella dei cavalieri, illustrata nelle pagine di questo librointervista attraverso ricordi, dati,impressioni, spigolature. E parlano i protagonisti. Generali e cavalieri, rappresentanti dell’Associazione “Maria Ss. della Bruna”, artigiani che lavorano di fino metalli e tessuti, raccontano una giornata da tramandare nella memoria della gente e della Festa. Quasi un secolo di eventi, alcuni da incorniciare, altri di monito perché episodi poco edificanti
non si ripetano. Ma le pagine di questo libro sono servite anche a riflettere sulle potenzialità di valorizzazione della Festa e in particolare del corpo dei cavalieri. Si pensa alla costituzione di un vero e proprio Ordine cavalleresco con un impegno continuo nei settori religioso, sociale, culturale e turistico. I cavalieri “ambasciatori del 2 Luglio”? Un impegno ambizioso che fa leva su una maggiore partecipazione alla vita dell’ Associazione e alle finalità indicate nello Statuto. La partecipazione di una rappresentanza dei cavalieri al pellegrinaggio giubilare a Roma, guidato da mons. Antonio Ciliberti, l’incontro con Papa Giovanni Paolo II con il dono di un artistico elmo decorato, hanno costituito un buon viatico per raggiungere questi obiettivi. Una scelta obbligata per Matera, per la Festa, per il 2 luglio, l’evento di un anno più atteso dai materani.
Franco Martina - Note biografiche
a cura di Franco Martina Fede, tradizione, ricordi e progetti dei “devoti a cavallo” di Maria Ss. della Bruna, attraverso il racconto dei protagonisti
Associazione “Maria Ss. della Bruna” Associazione Cavalieri della Bruna
Stampa ecologica digitale • Grafiche Paternoster - Matera
L. 36.000
Franco Martina, giornalista, corrispondente dell’ANSA, è materano d’adozione. Apprezza in particolare la cultura orale, quella a rischio di estinzione, fatta di eventi e tradizioni locali. Un aneddoto, una espressione italo-dialettale sono uno spunto importante per calarsi nella memoria e nella vita della città. Ha all’attivo numerose esperienze giornalistiche presso emittenti locali, periodici e quotidiani. In precedenza ha scritto le guide turistiche “Alla scoperta del Metapontino”, ed. Archimede Potenza (1994) e su Matera “La città scavata nella roccia”, edizioni Giannatelli Matera (1998).
Foto d’epoca
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attività sul piano solidaristico, promozionale e culturale. La strada dei gemellaggi e la partecipazioni ad altri eventi, attraverso la piena applicazione dello statuto, rappresentano il contributo che i Cavalieri della Madonna della Bruna possono fare per valorizzare e promuovere la Festa.
’ha ggj’ alla Calvchet p’ la Madenn d’ la Bbrin” (an diamo alla cavalcata per la Madonna della Bruna). Una frase dialettale ripetuta dai cavalieri che riassume la volontà a partecipare alla festa del 2 luglio. L’evento in onore della Protettrice di Matera, Maria Santissima della Bruna, ha una tradizione secolare che affonda le radici nella devozione popolare. Non staremo qui a ripetere quanto ampiamente descritto, a volte con qualche forzatura, sulla storia spesso mista a leggenda della Festa. Mi preme evidenziare quanto i cavalieri riescono a dare, e potrebbero dare, nelle fasi della “cavalcata”, come la si continua a chiamare, il loro rapporto con la gente, con i cavalli e con quanti contribuiscono a far fare loro buona figura. Devozione ma anche voglia di mettere in mostra divise, finimenti e cavalli bardati per la festa. Un lavoro preparatorio che in qualche caso comincia già il 3 luglio, al momento di riporre abiti e armature nell’armadio. La fantasia di valenti sarte e la voglia di stupire dei cavalieri hanno prodotto divise, per colori e scelte dei tessuti, che hanno finito con l’alterare una tradizione adattata ai tempi. Eccessi contro i quali, e gradualmente, si sta ponendo mano grazie alla sensibilizzazione e il senso di responsabilità degli stessi cavalieri. La nascita di una Associazione dopo lo spontaneismo e le divisioni del passato hanno costituito un momento positivo per far accrescere la coesione del Corpo e per attivare alcune
Franco Martina
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Cavalieri per scelta di devozione, passione e tradizione
Il generale Cancelliere 10
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avalieri per tradizione. Alla Festa del 2 luglio per la “Calv’chet” (la Cavalcata come continuano a chiamarla) o meglio per la scorta al carro trionfale e alla Protettrice, ci andavano padri, fratelli e zii con i cavalli sottratti per quel giorno al lavoro dei campi. D’obbligo “u m’stozz alla sant’Austocck”, i baffetti del patrono di Matera Sant’Eustachio, spirito di sacrificio, senso di appartenenza alla comunità locale ed ecclesiale e tanta voglia di far bene. Un vestito più bello, ma in linea con la tradizione, la commissione a una sarta, la lucidata ad elmo e armature, la cura dei finimenti e infine la scelta del cavallo. Momenti e spaccati della storia dei cavalieri della Bruna, che hanno contrassegnato la civiltà contadina e la vita dei Sassi. La realtà dei vicinati, con una più marcata testimonianza devozionale, legata anche alle grazie ricevute e all’incidere della vita dei campi e delle botteghe artigiane. Lo svuotamento degli antichi rioni se da una parte ha attenuato i presupposti di quella spinta ne ha giunti degli altri, che hanno legato la devozione alla Protettrice - simbolo della città - alla identità e alla promozione della Festa del 2 luglio, divenuto tra gli eventi di richiamo più importanti dell’offerta turistica e culturale di Matera. Motivazioni in evoluzione, transitate dalla realtà dei vicinati ai quartieri, ai borghi, dalla partecipazione spontanea al coordinamento dell’Associazione dei Cavalieri e del Comitato festa patronale. Partecipano gli anziani, ma anche i giovani 11
per un giorno da protagonisti e per un evento che coinvolge una intera città. Con questo lavoro, di taglio giornalistico, ho inteso aprire un confronto tra e sui Cavalieri della Bruna, intervistando i protagonisti e raccogliendone ricordi e proposte, in grado di favorire partecipazione e rilancio attraverso la piena attuazione degli obiettivi statutari.
Memorandum per la “cavalcata” Cavalli di ogni razza e per tutte le taglie Cavalli di stazza possente, bai e sauri, pomellati, lipizziani, avelignesi e a volte anche splendidi esemplari di Appaloosa e di pony per i baby cavalieri. Cavalli o giumente bardati con una “gualdrappa” scura (a righe blu e amaranto nella tradizione contadina) posta sotto una sella nera, fiori e pennacchi sulla testa. Cavalli comunque maestosi, che devono reggere alla prova dell’incendio delle batterie che si effettua sul piazzale del Duomo il 23 giugno. Tanta cura è riservata ai cavalli, con un rapporto che si rafforza se il cavaliere ha un animale di proprietà e ha la possibilità di cavalcarlo periodicamente. In altri casi l’equino viene preso in prestito e affittato per i giorni della festa e ciò comporta che si proceda ad un affiatamento in tempi brevi. È importante che l’animale si abitui alla folla e al clima della festa, al clamore dei fuochi pirotecnici e allo sfavillio delle luci.
Divise, una moda in evoluzione Su questo tema si è incentrato il dibattito degli ultimi anni nell’ambito di un’azione svolta dal Comitato feste patronali “Maria Ss. della Bruna” per valorizzare e riscoprire i valori della Festa. Uno studio è stato condotto, in proposito, dal professor Erberto Aversa le cui indicazioni hanno consentito di proporre e realizzare nel 1998 il prototipo di una divisa d’epoca legata alla tradizione spagnolesca. L’istituzione dei cavalieri al carro trionfale si deve al conte napoletano Carlo Tramontano, trucidato dai materani a causa della sua tirannide, che inviò alle porte della città i suoi armigeri aragonesi per scortare il carro trionfale per una “Signora” d’eccezione, apparsa a un contadino come narra la leggenda. Una scorta regale, dunque, per la regina e protettrice di Matera Maria Ss. della Bruna, a cui parteciparono anche 33 canonici a cavallo in cappa magna. La scorta regale dei cavalieri spagnoli probabilmente aveva una divisa di colore scuro con corpetti di velluto e gorgiere, stivaletti scuri, corti brachieri sfrangiati, un camicione rigato giallo e rosso, calzamaglie e mantello, elmo piumato, armature con l’indicazione della casata e armi bianche (spade e alabarde). Fin qui lo studio dello storico, che indica un quadro del pittore Mattia Preti raffigurante l’armigero spagnolo custodito nel museo civico di Rende (Cosenza). Uno studio - proposta che guarda con attenzione al passato e che
Uno stress che lega cavallo e cavaliere fino alla stracciata del carro trionfale. Per il cavaliere d’obbligo il ricorso all’esperienza: tirare la mordacchia quanto basta e ogni tanto zuccherino e acqua per alleviare la fatica dei destrieri. Nella economia della cavalcata si fa attenzione alla disposizione delle giumente e degli stalloni, la cui vicinanza potrebbe compromettere lo snodarsi della cavalcata. Discorso a parte per i costi. L’affitto di un cavallo per un giorno varia dalle 300.000 a 1 milione di lire. Se i cavalieri avessero un maneggio convenzionato o di proprietà i costi sarebbero contenuti. Giriamo la proposta agli organizzatori. Palafrenieri, un ruolo prezioso Un cavallo ben ferrato e una verifica in tempo reale sulla tenuta dei finimenti sono il presupposto, insieme alla maestria dei cavalieri, per ben figurare. La scelta e il posizionamento dei ferri, gli zoccoli che calzano una scarpa di gomma, è un operazione che il maniscalco effettua con accortezza, alfine di evitare disagi e quindi una cattiva resa del cavallo che deve percorrere fondi stradali di vario tipo: asfalto, acciottolato, pavimentazione con cubetti di porfido o lastricato di marmo. Il palafreniere, che non ha una divisa, accompagna cavallo e cavaliere passo dopo passo svolgendo funzioni preziose di assistenza. Porgere l’acqua al cavaliere e talvolta abbeverare il cavallo quando fa troppo caldo, controllare i finimenti o dispensare consigli utili se qualcosa non va. 12
Generale Indossa una divisa elaborata con tessuti di pregio. La scelta dei tessuti cade su velluti e raso di colore blu, verde, amaranto, giallo, arancio, bianco. D’obbligo una fascia trasversale, spalline, frangie dorate ed altri elementi di passamaneria che esaltano la carica del più decorato tra i cavalieri. Vaporose le piume dell’elmo, che sulla visiera presenta altri elementi decorativi e di richiamo con la divisa. Il generale porta oltre alla spada anche uno spadino, posto alla cintola, con il manico e il fodero impreziositi a volte di stoffe e strasses. Spetta al generale rinsaldare lo spirito di corpo e assicurare che siano rispettati tutti gli adempimenti per la buona riuscita della cavalcata e della scorta al carro trionfale, fino alla sua stracciata.
attende di essere recepita e attuata, quando e se ci saranno le condizioni per farlo. Dallo scaffale alla scorta dei nostri giorni. La popolazione nel tempo ha messo da parte le divise spagnole, rimuovendo dalla memoria (è un’ipotesi) un segno della dominazione straniera e di tirannide, per quello che aveva rappresentato la presenza del conte Tramontano a Matera. I cavalieri, di estrazione contadina ed artigiana, hanno preferito rifarsi sia pure per linee generali a divise romane (sant’Eustachio?) e medievali. Nel frattempo va avanti la divisa dell’ultimo secolo, che propone liberamente un ibrido fatto di segni ed elementi romani e medievali, in qualche caso di confusione - soprattutto negli ultimi anni - tra la divisa da cavaliere che tende ad assomigliare a quella di un generale o di un suo vice. Ma vediamole, queste divise, cucite addosso ai protagonisti il giorno della Festa attraverso la citazione di un detto popolare, allo stesso tempo inteso come un apprezzamento verso i cavalieri, che sintetizza questo sincretismo di segni, colori e stili: “ve’ cam n’ pagghjjs” che può essere liberamente tradotto con un “come si pavoneggia”. Indichiamo pertanto, e di seguito i tratti essenziali e per grandi linee della attuale divisa, rimandando al regolamento allegato allo Statuto le prescrizioni ufficiali.
Vicegenerale Anche per il vicegenerale (sono in tre) divisa commisurata al grado e che si distingue per pochi particolari decorativi. Non ci sono “greche e torri” da contare, come accade per l’esercito e altre forze dell’ordine, ma occorre visionare l’intensità e i cromatismi delle decorazioni. Gli addetti ai lavori sintetizzano con un dialettale ed efficace “llstresc cckju ppucck” ossia “brilla di meno” riferito alla divisa. Coadiuva il generale nel posizionamento della scorta, posta davanti, ai lati e dietro al carro trionfale.
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Portavessilli Indossano la divisa da cavaliere e hanno il compito di portare l’immagine dell’Associazione. Trombettiere Pantaloni lineari bianchi, scarpe nere a punta, mantello di raso ricamato sui bordi o recante l’effige della Madonna della Bruna. Elmo e armatura in alpacca o zincati. Tromba con gagliardetto recante l’effigie della Bruna. Cavalieri Pantaloni lineari bianchi, scarpe nere a punta, camicia bianca, mantello di raso ricamato sui bordi o recante l’effige della Madonna della Bruna, guanti bianchi Armatura: Corazza dorata a maglie strette in lamine di alpacca. Elmo in alpacca o zincato, sormontato da nastrini multicolori. Lancia a punta zincata e asta di legno bianco a righe rosse. Armi Spade per gli ufficiali e lancia con bandierina crociata per i cavalieri.
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Il presidente Belgrano: l’obiettivo è costituire un ordine cavalleresco
Il presidente dell’Associazione e del Comitato esecutivo per i festeggiamenti in onore di “Maria Ss. della Bruna” arch. Luigi Belgrano con il generale Angelo Raffaele Tataranni
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uigi Belgrano, presidente dell’Associazione e del comitato esecutivo per i festeggiamenti in onore di Maria Ss. della Bruna, non ha dubbi sullo sforzo da compiere per valorizzare appieno l’apporto dei cavalieri, ma - precisa nell’ambito dei valori della Festa e degli eventi del 2 Luglio. Un obiettivo che passa per una rilettura della tradizione, riappropriandosi di valori, funzioni e di usi che gli storici hanno ampiamente descritto nelle loro ricerche. “Occorre ricondurre la presenza dei Cavalieri nella processione del 2 Luglio alla loro originaria funzione - afferma Belgrano - che era quella di scorta alla Madonna della Bruna, collocata sul carro trionfale. Il ‘come’ passa attraverso i concetti di responsabilità, comportamento, unità, riscoprendo quella attenzione verso la propria divisa che negli anni ha evidenziato eccessi, stravolgimenti e personalizzazioni. Un processo di riappropriazione lento, che deve partire dagli stessi cavalieri e magari con l’apporto propositivo di esperti - afferma - Basterebbe insediare una commissione, composta anche da cavalieri nei diversi gradi, per verificare e consigliare, recuperare il tempo perduto. Occorrono volontà e umiltà e magari vedere cosa fanno altre realtà come la nostra che hanno fatto della tradizione la forza della propria festa. Ai giovani soprattutto - e di questo dovrebbero essere d’esempio gli anziani - vanno trasmessi i veri valori della Festa, che sono religiosi, culturali e comportamentali. È riduttivo pensare di limitarsi alla sola partecipazione del 2 Luglio: l’impegno dei cavalieri e dell’Associazione debbono durare tutto l’anno e con iniziative, attività che possono abbracciare
vari settori”.Le opportunità indicate dal regolamento e dallo Statuto, del resto, offrono ampie possibilità per concretizzare questi azioni. Un impegno, una esortazione che giunge nel decennale di attività da presidente del Comitato. E non è stato facile, come spesso è accaduto nella storia dei sodalizi che hanno gestito la Festa, mandare avanti l’organizzazione. “Dieci anni che giungono nell’anno giubilare con l’obiettivo afferma - che il processo di riappropriazione e di conoscenza dei valori del 2 Luglio deve coinvolgere tutti se vogliamo ottenere buoni risultati - dice il presidente - ci sono stati momenti difficili, ma anche iniziative che gradualmente stiamo realizzando. Ricordo l’Associazione, che coinvolge enti diversi, l’avvio della scuola di arti applicate ‘Bruna 2000’ per giovani cartapestai, i gemellaggi con Praga e la Terra Santa, la visita al Santo Padre del maggio scorso con il dono di una icona della Bruna, la promozione in diversi settori. L’iniziativa della Terra Santa ritengo che sia quella che meglio abbia caratterizzato l’edizione giubilare della Festa. Ad Ain-Karem, Basilica della Visitazione, sarà eretta l’edicola monumentale dedicata alla celebrazioni del ‘2 luglio’ materano, e contenente la riproduzione affrescata dell’icona bizantina del XIII secolo, venerata nella Basilica cattedrale di Matera col titolo di Maria Ss. della Bruna”. Un lavoro dalle notevoli potenzialità per il consolidamento e la valorizzazione della Festa, della stessa immagine di Matera, con una data millenaria il “2 Luglio” della Visitazione punto di riferimento di ogni progetto di rilancio. 17